12 agosto 2023 – Marinella Perroni ricorda Michela Murgia

11 agosto 1023 L’Osservatore  romano

Un ricordo di Michela Murgia  La vita, la teologia e le polpette
di Marinella  Perroni

Il 10 agosto è morta, a 51 anni, la scrittrice Michela Murgia. Ne pubblichiamo un ricordo personale della teologa Marinella Perroni.

L’ultimo suo post su Instagram è stata una piccola ode alle polpette. Ho scaricato Instagram negli ultimi mesi solo per seguire lei, perché mi aveva detto che era quello il modo che aveva scelto per restare in contatto con tutti coloro che le volevano bene, le erano cari, la seguivano. E io mi sono sempre sentita soltanto una dei tanti, innumerevoli, suoi amici. Per me, però, averla conosciuta è stata anche una sorta di “grazia di stato”. Sì, dato che la passione per la riflessione teologica è sempre stato uno dei fili portanti delle nostre, purtroppo rare, ma lunghissime conversazioni. Perché per Michela fede e teologia non potevano che convergere, l’una a sostegno e garanzia dell’altra, ma anche l’una in grado di far deflagrare l’altra.

Lei lo ha raccontato diverse volte nei suoi libri. Ci siamo conosciute quando ancora intorno a lei non si era andato raccogliendo il mondo intero, scrittori e stilisti, scienziati e politici, intellettuali e giornalisti. E, con loro, un numero incalcolabile di “amici” che hanno goduto della sua capacità davvero unica di esprimere in parole acute e taglienti, scevre da qualsiasi preziosismo, la sua intelligenza delle cose, del mondo e delle persone. Una intelligenza limpida, che andava alla velocità della luce, che mai si piegava al male della banalità, che sempre intravvedeva la ricaduta politica di ciò che siamo e facciamo.

Era la sera dell’8 marzo 2010 e da un paese della provincia di Nuoro di qualche centinaio di abitanti mi avevano invitato a tenere una tavola rotonda su “donne e chiesa”, uno dei tormentoni che va avanti ormai da decenni. Mi avevano contattato dicendomi che, accanto a due teologhe che venivano dal continente (insieme a me c’era Cristina Simonelli), ci sarebbe stata una giovane scrittrice sarda.

Michela aveva 38 anni e per 13 anni — tanti per quanto è stata capace di darmi, troppo pochi per quanto mi avrebbe potuto ancora regalare — mi ha fatto sentire sempre la sua presenza, anche se riuscivamo a vederci troppo poco. Era questa la sua forza: esserci con tutta la potenza della sua vitalità, sapendo che nessuna lontananza può mai dividere ciò che Dio ha unito. Perché per lei le relazioni erano espressione di Dio: non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer quelle pagine davvero magiche di teologia trinitaria se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani. Una Trinità che si espande a dismisura in tutto ciò che uomini e donne fanno per rendere il mondo degno di loro, ma anche di Dio.

Poi è venuta Accabadora, la sorpresa di Ave Mary in risposta a una mia richiesta che pensavo ormai archiviata dato il suo prorompente e incalzante successo. Mai però in lei il successo ha avuto il sopravvento sulle relazioni. Poi sono venuti tutti gli altri libri di cui, a volte, mi leggeva lei stessa capitoli interi. Ultimamente, anche passando ore sedute al tavolino del ristorante Il cambio, a Trastevere, dove si sentiva tra amici fraterni, protetta almeno un po’ dalla cattiveria che le si rovesciava contro giorno dopo giorno in modo direttamente proporzionale a ogni sua parola pubblica.

Era diventata instancabile: la “causa” per la quale investiva tutte le sue energie, cioè non rinunciare mai alla qualità politica di ciò che siamo, pensiamo, diciamo e facciamo, era per lei fuoco che brucia senza consumarsi perché la vita genera sempre altra vita. Questo era il “credo politico” di Michela e lei sapeva, per di più, che il tempo si era fatto breve. Paradossalmente — ma non per lei — la malattia non l’aveva vinta ma le aveva piuttosto fatto accelerare il ritmo. E ha voluto mangiare tutti i frutti che la vita le ha messo tra le mani, li ha saputi gustare perché avevano il sapore della complessità della vita.

Le polpette, sì. «Metafora del queer», così le chiama in quell’ultimo saluto con cui si è congedata dalla vita. Perché tra le tante cose che Michela ha insegnato ai suoi figli c’è anche l’arte del cucinare. Michela cara, anche per me sarà sempre metafora quel piatto di spaghetti con mazzancolle e zucchine che hai imbandito per me il sabato di Pasqua di quest’anno e che ci siamo gustate, sedute nella mia cucina a parlare di morte e risurrezione. Metafora della vita, della fede, dell’amicizia. Ma anche del dolore e del mistero.

di MARINELLA PERRONI

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-08/quo-185/la-vita-la-teologia-e-le-polpette.html

 

11 Agosto 2023Permalink

8 luglio 2023 _ Luigi Sandri della redazione di Confronti sul Caso Mortara

Luigi Sandri (Redazione Confronti)

Il film Rapito di Marco Bellocchio, dedicato a Edgardo Mortara – il bambino ebreo di Bologna (allora parte dello Stato pontificio), nel 1858 nascostamente battezzato da una “colf” cattolica, e quindi fatto rapire da Pio IX e portato a Roma, per essere educato nella fede cattolica – ha fatto assai discutere sui media italiani. Non ci addentriamo, però, in queste valutazioni, ma ci soffermiamo su alcuni aspetti storico-teologici che ci sembra importante ulteriormente illuminare, per evidenziare l’arretratezza culturale e la caparbietà ecclesiale di papa Mastai Ferretti; e le contraddizioni di successivi pontefici.

Reticenze della stampa vaticana sul caso del piccolo ebreo rapito 

Anche L’Osservatore Romano non poteva evitare di confrontarsi con il lavoro di Bellocchio, e dunque con l’operato di Pio IX: e il 30 maggio ha dedicato due pagine al film appena uscito. Sul quotidiano vaticano ne parlano Andrea Tornielli e Andrea Monda – firme autorevoli di quel giornale, e poi una voce esterna, quella di Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane. Il racconto dei due giornalisti ci appare corretto nella ricostruzione dei fatti storici e, tuttavia – a nostro parere – reticente nel giudizio sull’operato del pontefice che regnò ben trentadue anni (dal 1846 al 1878) sulla cattedra di Pietro: il più lungo pontificato della storia.

È ben vero che è improprio giudicare il passato con il senno di poi, e una mentalità dell’Ottocento con quella prevalente, anche nella Chiesa romana, nel terzo millennio. Ma, proprio ponendoci centocinquanta anni fa, possiamo constatare che già allora vi erano fermenti, in campo cattolico, che iniziavano a mettere in questione alcune prassi in vigore, come quella precisata da Benedetto XIV che, nel 1747, aveva stabilito, ricorda Tornielli: “Ogni bambino battezzato doveva essere educato cattolicamente anche contro la volontà dei genitori”.  Decisione tremenda che, al tempo, fu denunciata dai filosofi illuministi, ma che il magistero papale, arroccato nella difesa della “verità” (o che tale appariva ai suoi occhi) non volle mettere mai in discussione.

Ora, già nel 1858 nel variegato mondo cattolico vi erano intellettuali (scrittori, storici, filosofi e teologi) che – interpellati – forse avrebbero fatto comprendere al papa del tempo che mantener fede a quanto stabilito da un suo predecessore di cento anni prima non era affatto una scelta “necessaria”. Antonio Rosmini era ormai scomparso: ma non ci sarà stato qualche suo discepolo e forse amico, come Alessandro Manzoni, che potesse dare un saggio consiglio al pontefice?

In campo laico, l’imperatore francese Napoleone III e il “premier” sabaudo italiano Camillo Cavour cercarono di persuadere il papa a restituire finalmente alla famiglia natia il bambino ebreo “rapito”. Ma il pontefice fu irremovibile: era convinto che Dio stesso gli imponesse di trattenere Edgardo, per educarlo cattolicamente e in tal modo “salvarlo”. Lo stesso “rapito” era ormai riconoscente al suo rapitore che, pur dopo la presa di Porta Pia (20 settembre 1870) che minò alla radice il potere temporale dei papi, rifiutò di farlo tornare a Bologna: Edgardo proseguì nella nuova fede fino e farsi sacerdote (con grovigli di coscienza che non possiamo indagare, e che forse perfino il dottor Freud avrebbe faticato a dipanare).

Stanti così le cose, non è pregiudizio, ma onesta conclusione tratta non solo dei fatti narrati da Rapito ma anche da una indagine indipendente sulle fonti storiche, affermare che Mastai Ferretti era veramente preda della cecità ecclesiale. Non era una colpa personale ma, diciamo così, istituzionale: la deliberata volontà vaticana di non ascoltare mai gli input dell’Illuminismo (che non era certo infallibile, ma che affermava anche verità indiscutibili sulle quali sarebbe stato atteggiamento prudente misurarsi). Afferma Tornielli: “Oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi perché la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare prospettiva”.

Certo: ma non era il caso di riconoscere su L’Osservatore che oggettivamente le idee di Pio IX, che pur caratterizzano anche molti suoi predecessori, e che durarono, in parte, anche dopo, hanno provocato immensi danni alla Chiesa?

E papa Wojtyla proclama “beato” Pio IX

Ventitré anni fa, nel 2000, il numero di marzo di Confronti riportava un’ampia intervista ad Elèna Mortara, la cui bisnonna paterna era sorella dello sfortunato ragazzo. A parte il ribadire quanto fu doloroso, per la sua famiglia, la vicenda del rapimento ordinato a suo tempo da Mastai Ferretti, ella esprimeva sdegno per il papa regnante all’alba del terzo millennio, Giovanni Paolo II. Questi, infatti, aveva appena deciso di “beatificare” insieme, entro pochi mesi – il 3 settembre successivo – Pio IX e Giovanni XXIII.

La notizia giunta dal Vaticano sollevò naturalmente molte proteste non solo nelle comunità ebraiche, ma anche in alcune delle cattoliche. Ma Karol Wojtyla non sentì ragioni, e alla data prefissata elevò Pio IX alla gloria degli altari. A giustificazione della sua decisione, nell’omelia per l’occasione affermò: «Ascoltando le parole dell’acclamazione al Vangelo: “Signore, guidaci sul retto cammino”, il pensiero è andato spontaneamente alla vicenda umana e religiosa del Papa Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti. In mezzo agli eventi turbinosi del suo tempo, egli fu esempio di incondizionata adesione al deposito immutabile delle verità rivelate. Fedele in ogni circostanza agli impegni del suo ministero, seppe sempre dare il primato assoluto a Dio ed ai valori spirituali. Il suo lunghissimo pontificato non fu davvero facile ed egli dovette soffrire non poco nell’adempimento della sua missione al servizio del Vangelo. Fu molto amato, ma anche odiato e calunniato.

Ma fu proprio in mezzo a questi contrasti che brillò più vivida la luce delle sue virtù: le prolungate tribolazioni temprarono la sua fiducia nella divina Provvidenza, del cui sovrano dominio sulle vicende umane egli mai dubitò. Da qui nasceva la profonda serenità di Pio IX, pur in mezzo alle incomprensioni ed agli attacchi di tante persone ostili. A chi gli era accanto amava dire: “Nelle cose umane bisogna contentarsi di fare il meglio che si può e nel resto abbandonarsi alla Provvidenza, la quale sanerà i difetti e le insufficienze dell’uomo”.

Sostenuto da questa interiore convinzione, egli indisse [nel 1869] il Concilio ecumenico Vaticano I, che chiarì con magisteriale autorità alcune questioni allora dibattute, confermando l’armonia tra fede e ragione. Nei momenti della prova, Pio IX trovò sostegno in Maria, di cui era molto devoto. Proclamando il dogma dell’Immacolata Concezione, ricordò a tutti che nelle tempeste dell’esistenza umana brilla nella Vergine la luce di Cristo, più forte del peccato e della morte».

Per il papa polacco, dunque, non vi era stata nessuna ombra nel comportamento di Pio IX, che sconsigliasse la sua attuale esaltazione; nessun cenno, perciò, al rapimento di Edgardo. A conforto della sua imbarazzata censura Karol Wojtyla avrà letto il lunghissimo commento che nel 1858 La Civiltà cattolica – la battagliera rivista dei gesuiti fondata otto anni prima – aveva dedicato al famoso rapimento: una difesa d’ufficio che, pur fatta la tara dei diversi tempi tra allora e il terzo millennio, oggi lascia stupefatti per l’arroganza morale e la miopia ecclesiale con cui difende l’indifendibile: e, cioè, la pienissima liceità (anzi, il dovere!) per il papa di rapire un bambino ebreo battezzato contro la volontà dei genitori, per educarlo nella “vera fede”. Del resto – spiegava la rivista – i diritti del Padre celeste vengono ben prima di quelli del padre terreno!!! Ragionamenti lontani anni-luce da quanto, a proposito dell’atteggiamento della Chiesa cattolica verso gli ebrei, affermerà un secolo dopo la Nostra aetate, dichiarazione del Concilio Vaticano II, approvata nel 1965, dedicata relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane.

Ora si rimane basiti nel constatare che, trentacinque anni dopo quell’evento, al quale Giovanni Paolo II aveva personalmente partecipato come arcivescovo di Cracovia, questi non fosse sfiorato da nessun dubbio sulla opportunità di beatificare il “santo rapitore”. Tuttavia, proprio nel 2000 da più parti, all’interno stesso del mondo cattolico, si sottolineò: quali che siano stati i “meriti” di Pio IX, proprio per la vicenda di Edgardo Mortara quel papa non (non!) andava beatificato: egli, invece, andava lasciato nel chiaroscuro del suo tempo e del suo pontificato, con gli storici, ed i fedeli, liberi oggi di apprezzarlo per alcune sue scelte, e di criticarlo per altre. O è una “calunnia” ricordare oggi che Pio IX ordinò di fatto il rapimento di Edgardo?

Commentando su L’Osservatore il film di Bellocchio, Morselli scrive: «Le reazioni che esso susciterà negli ambienti cattolici  diventeranno una cartina di tornasole della recezione degli insegnamenti di Nostra aetate e della diffusione delle acquisizioni del dialogo ebraico-cristiano. È ora necessario che sia l’idea stessa di “conversione degli ebrei” ad essere ripensata dalla riflessione teologica». Auspicio del tutto condivisibile, ma non sappiamo se davvero recepibile – e recepito – dall’Istituzione-Chiesa romana.

 

Il Codice canonico: sì al battesimo a ignari bambini non cristiani

Il rinnovato – alla luce del Vaticano II – Codice di Diritto canonico, varato da papa Wojtyla nel 1983, al canone 868, § 2, afferma: “Il bambino di genitori cattolici e perfino di non cattolici in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori” (in latino: etiam invitis parentibus). Dunque, in teoria è possibilissimo che si ripeta, magari aggiornata, una vicenda Mortara. Forse, oggi, un piccolo bambino ebreo, battezzato segretamente da una colf che lo ha considerato in pericolo di vita, non sarà rapito (come si potrebbe, davanti alle tv, giustificare un tale delitto?). Ma, pur nel silenzio, e nell’impunità, sarebbe violata la volontà dei genitori.

Rimane un enigma: come, nel post-Concilio, e mentre le strutture vaticane sempre lodano Nostra aetate, è stato possibile varare una tale aberrazione giuridica valida erga omnes (magari in India con un bambino indù, o in Congo con il figliolo di una famiglia seguace di una religione tradizionale africana, o in una clinica del Pakistan, dove la maggioranza della popolazione è musulmana). Ma la spiegazione è semplice, e ferrea: la Chiesa romana, ritenendo che quel bambino, morendo senza battesimo, finirebbe all’inferno (non più al limbo, dato che l’esistenza di quel “luogo” è stata messa in dubbio perfino da papa Ratzinger!), propone di battezzarlo anche contro la volontà dei genitori. Quindi niente segreto: magari una furiosa lite in una stanza di ospedale, dove l’infermiera, obbediente cattolica, riesce infine ad aver la meglio sugli straziati genitori. Ma se questi – supponiamo che il caso avvenisse in Italia – per difendere il loro diritto chiamassero i carabinieri, questi debbono arrestare i genitori che si oppongono al Codice di Diritto canonico, o mettono le manette all’infermiera che viola le leggi di uno Stato laico?

Sullo sfondo, rimane la teologia cara a Pio IX, e tuttora viva sotto traccia nel pensiero di molti prelati: la Chiesa romana, pur “invitis parentibus”, deve far di tutto per battezzare i bambini nati da famiglie non cattoliche e che siano (o sembrino) morenti. Non è nemmeno sfiorata dall’idea che tutti i bambini del mondo, quale che sia la religione o non religione delle loro famiglie, se muoiono vanno dritti dritti in paradiso, seppure non battezzati. Dio è grande e giusto, e non domanda carte di identità ai bambini: per salvarli, se battezzati, e punirli, se non lo sono. NO: il Padre li salva tutti.

Altra cosa, ovviamente, è se si tratta di genitori cattolici che, almeno in teoria, dovrebbero essere felici che il loro piccolo sia  battezzato. Non ci addentriamo, però, in questa problematica che riguarda la prassi, per alcuni fedeli giustissima ma per altri discutibile, di battezzare gli infanti, incapaci di decidere.

Torniamo al figlio di “non cattolici”: la gravità teologica di quel § 2 del canone 868 è evidente, perché trasmette una idea inammissibile di Dio. Eppure rimane nel Codice canonico: come mai, allora, già dalla parte cattolica, non si alza un tuono di proteste per cancellarlo? Oggi la Chiesa romana – ufficialmente – non vuole battezzare gli ebrei; non lo voleva nemmeno ai tempi di Benedetto XIV e di Pio IX. Ma si è riservata, come già allora, una eccezione furba: ove un bambino ebreo sia stato infine validamente battezzato, sia pure invitis parentibus, ormai è cristiano a tutti gli effetti. Dunque “nostro”; e “sbattezzarlo” è arduo. Che fare? I tempi sono calamitosi, ed è “impossibile”, per  ragioni politiche, rapirlo: infatti, un tale atto, pur eseguito invocando il beato Pio IX, susciterebbe un clamore mediatico tale da distruggere il Vaticano. E allora, far finta di niente e lasciare il bambino battezzato, se sopravvive, ai rabbini? Un mare di contraddizioni inestricabili.

L’unica soluzione degna e onesta è che un papa – Francesco oggi regnante, o chi verrà dopo di lui – cancelli quel canone, sostituendolo con un altro che proibisce espressamente di  battezzare in punto (vero o presunto) di morte bambini di famiglie non cattoliche. Tornielli e Monda nei loro commenti su L’Osservatore Romano, ignorano la spinosa questione del canone 868. Ma potrebbero sempre riprenderla…

Da questa pur schematica panoramica, innescata dal film Rapito di Bellocchio, ma esondata anche su altri fatti, emerge che nella Chiesa romana permane una legislazione canonica che sfocia in una violenza oggettiva profonda, seppur in parte diversa da quella che attuò Pio IX contro il piccolo Edgardo. L’ipotesi di un battesimo di bambini (veri o presunti ammalati gravi) invitis parentibus, contraddice frontalmente il Concilio Vaticano II, in particolare la Dignitatis humanae, dichiarazione sulla libertà religiosa. Dunque, quel § 2 del canone 868, e iniziando proprio dal fronte cattolico, andrebbe scardinato, sotto il profilo storico, giuridico, ecclesiale e teologico. Se non ora, quando?

 

7 Agosto 2023Permalink

6 luglio 2023_ ancora una volta il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti -Vasto

Premetto:  Inserisco questo articolo, su cui ritornerò con mie considerazioni personali, e ricordando i ‘precedenti’  dell’autore (noto teologo) come appaiono su diariealtro
https://diariealtro.it/?p=3863  29 giugno 2015
https://diariealtro.it/?p=8204  27 dicembre 2022

1 luglio Il dibattito.
I giorni dei Pride e l’idea cristiana di persona

Sono stati diversi gli eventi organizzati in Italia in queste ultime settimane o programmati per quelle a venire sotto la denominazione di Gay Pride, tanto da far parlare da parte degli organizzatori di un’Onda Pride 2023, che va dal Nord al Sud del Paese. La stessa titolazione degli eventi è da molti considerata superata, tanto che i promotori invitano sempre di più a parlare semplicemente di Pride, perché l’orgoglio che si vuol rivendicare è quello di tutte le persone che si sentono o sono discriminate, e non soltanto quello degli omosessuali.

Alla diffusione del fenomeno e al battage mediatico che lo accompagna non mi sembra abbiano corrisposto finora abbastanza contributi critici, che ne mostrassero i possibili valori in gioco, ma anche i limiti e le eventuali manipolazioni: proporre l’abbozzo di un tale contributo alla luce della visione cristiana dell’uomo è lo scopo delle riflessioni che seguono. Va osservato, anzitutto, che il messaggio di non discriminare nessuno non può che essere condiviso a partire dalla pari dignità di ogni essere umano davanti a Dio e in rapporto a chiunque altro: questo messaggio decisivo è stato elaborato proprio dal pensiero cristiano, grazie ai dibattiti cristologici della fine del IV secolo e della prima metà del V attraverso la definizione del concetto di “persona”, che può considerarsi il grande apporto della fede cristiana all’idea che possiamo farci dell’uomo.

Soggetto consapevole della propria storia, libero e responsabile nel costruire rapporti con altri e nell’accogliere con rispetto chiunque, quale che sia la sua provenienza culturale, sociale, politica o religiosa, la persona nella sua assoluta singolarità è il baluardo contro ogni massificazione e manipolazione dei protagonisti storici. Proprio in forza di questa convinzione il cristiano si riconoscerà chiamato a rispettare ogni persona e a rifiutare ogni emarginazione o discriminazione, quale che ne sia il motivo ispiratore. Di conseguenza, ogni impegno a favore del rifiuto di qualsivoglia ghettizzazione o logica discriminante troverà nei credenti e nella Chiesa convinti e motivati alleati. Fatta questa necessaria premessa, è non meno importante esporre alcuni motivi di riflessione indirizzati a tutti, a chi ha preso o prenderà parte agli eventi dell’Onda Pride come a chi vi si asterrà, sentendo questo tipo di manifestazioni estraneo o contrario alle proprie convinzioni e alla propria cultura.

Mi ispiro per quanto segue a quanto affermato con chiarezza da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, al numero 155: «L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune… Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”».

Alla luce di queste parole ritengo utile ricordare alcuni aspetti della visione cristiana della vita, che mi sembrano di portata largamente umana. In primo luogo, chi crede nutre in generale una profonda gratitudine per aver avuto nella propria infanzia un papà e una mamma ed essere cresciuto all’interno di una famiglia aperta alla vita. Le Assemblee del Sinodo dei Vescovi del 2014 e 2015 e l’esortazione apostolica a esse seguite Amoris laetitia  (19 marzo 2016) hanno sostenuto senza esitazione la consapevolezza che donare la vita è la gioia più grande e il dono più augurabile per tutti e per ciascuno, poiché in questa relazione vitale si esprimono l’amore reciproco degli sposi e la sua fecondità. Nella medesima linea si pone l’invito all’accettazione del proprio corpo come dono di Dio, necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono nella casa comune: l’apprezzamento del nostro corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere noi stessi nell’incontro con il diverso da noi. In tal modo, ci è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirci reciprocamente.

Questa convinzione è rilevante specie in relazione all’accompagnamento educativo degli adolescenti e dei giovani, che tanto più e meglio sapranno relazionarsi agli altri quanto più sapranno apprezzare la propria dignità di persone nella loro identità sessuale e nella loro specifica capacità relazionale. Nella visione cristiana la differenziazione sessuale è considerata vitale e arricchente per la crescita di tutti, per il semplice motivo che più siamo capaci di accoglierci in maniera autentica sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le persone diverse da noi, provenienti da altre etnie, lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica, diventando così anche più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo. Ce lo ricordano diverse parole di papa Francesco: anzitutto quelle famosissime pronunciate il 28 luglio 2013 sul volo da Rio de Janeiro a Roma in riposta alla domanda di un giornalista: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate, ma accolte».

Poi, fra le tante affermazioni possibili, quelle che il Papa ha fatto all’Angelus del 27 giugno 2021: «La malattia più grande della vita… è la mancanza di amore… Finiamola di giudicare gli altri! Gesù ci chiede uno sguardo non giudicante, ma accogliente. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri perché solo l’amore sana la vita… Non giudicare e lasciate vivere, amate gli altri e cercate di vivere con amore… Gesù guarda sempre il modo di salvarci e non la storia negativa che possiamo avere. Gesù va oltre i peccati, Gesù va oltre i pregiudizi, non si ferma alle apparenze. Lo stile di Gesù è avvicinarsi ». Quale sarà, allora, il nostro stile, anche verso chi sentiamo diverso o lontano dal nostro modo di vedere e di vivere?

Arcivescovo di Chieti-Vasto

 

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/lidea-cristiana-della-persona-nella-stagione-dei-pride-un-messaggio-che-d

 

6 Luglio 2023Permalink

2 luglio 2023 – Calendario di luglio

.1 luglio 2002 –   Entra in vigore il tribunale Penale Internazionale .
…………………………………………………………………………….. …[nota 1].
.2 luglio 2016 –   Morte di Elie Wiesel
.3 luglio  1883–    Nascita di Franz  Kafka
.3 luglio 1995 –   Morte di  Alexander Langer
.3 luglio 2022_    Crollo del ghiacciaio della Marmolada
.4 luglio 1976 –   Dichiarazione dei Diritti dei Popoli del Tribunale  Russel
.5 luglio 1963 –   Algeria: Indipendenza dalla Francia .
……………………… Festa nazionale
.6 luglio 1415 –    Morte sul rogo di Jan Hus
.6 luglio 1967 –    Inizio della guerra civile nigeriana (o guerra del .Biafra)
.6 luglio 2016 –    Pubblicazione del rapporto  Chilcot       [nota 2]
.7 luglio 1535 –    Morte di Tommaso Moro
.7 luglio 1960 –    Morti di Reggio Emilia
.8 luglio 1978 –     Sandro Pertini Presidente della Repubblica
.9 luglio 2002 –    Nasce a Durban l’Unione Africana
.9 luglio 2011 –     Indipendenza del Sud Sudan
. 10 luglio 1940 –    Nascita del governo collaborazionista di Vichy
10 luglio 1976 –    Nube tossica a Seveso
11 luglio 1979 –     Assassinio Ambrosoli – Milano
11 luglio 1995 –     Caduta di Srebrenica                           [nota 3]
12 luglio 1973 –     Giovanni Franzoni si dimette da abate di San  Paolo
13 luglio 1920 –     Incendio della Narodi Dom, casa del popolo.
………………………….Era la sede delle organizzazioni slovene a Trieste.
………………………….L’incendio fu appiccato dalle camicie nere.
13 luglio 1936 –     Inizio della guerra civile spagnola
13 luglio 2014 –     Muore  la scrittrice Nadine Gordimer,
…………………………. sudafricana,  attivista contro  l’apartheid,
……………………………Nobel  per la Letteratura nel 1991
13 luglio 2016 –    Morte di Bernardo Provenzano
13 luglio 2017 –    Muoiono Giovanni Franzoni
……………………….. e Liu Xiaobo, premio Nobel per la pace 2010
14 luglio 1789 –     Parigi – presa della Bastiglia
14 luglio 2016 –    Strage di Nizza
14 luglio 2022 _     Morte di Eugenio Scalfari
14 luglio 2022_    Dimissioni di Draghi respinte da Mattarella
15 luglio 1938 –    Pubblicazione del manifesto della razza
16 luglio 1945 –     New Mexico. primo esperimento nucleare USA
16 luglio 2023 –     Morte di mons. Luigi Bettazzi, ultimo testimone del
…………………………Concilio Vaticano II
17 luglio 1566 –    Morte di Bartolomeo de Las Casas
17 luglio 2019 –     Morte di Camilleri
18 luglio 1546 –   Morte di Martin Lutero
18 luglio 1918 –    Nascita di Nelson Mandela (morte 2013)
19 luglio 1943 –    Primo bombardamento anglo-americano su Roma
19 luglio 1992 –   Strage del giudice Borsellino e della scorta
19 luglio 2023-     Mouharram 2023 –
…………………………primo giorno dell’anno  islamico 1445
20 luglio 1944 –   Attentato militare fallito vs Hitler         [nota 4]
20 luglio 1969 –   Allunaggio Apollo 11
20 luglio 2001 –   Genova- Uccisione di Carlo Giuliani durante il G8
20 luglio 2001 –   Genova – Assalto alla scuola Diaz durante il G8
21 luglio 2015 –   Strage di Suruç (Turchia)
22 luglio 2011 –   Utoeya – Norvegia.
………………………….Il neonazista Breivik uccide 76  persone.
22 luglio 2016 –  Strage di Monaco
23 luglio 1929 –  Il fascismo bandisce l’uso delle parole straniere
23 luglio 2016 –  Strage di Kabul durante manifestazione di Hazara .(sciiti)
24 luglio 2014 –  Gaza – bombardamento e strage scuola Unrwa
24 luglio 1783 –   Nascita di Simon Bolivar
25 luglio 1943 –   Caduta del fascismo – Arresto Mussolini
……………………………Governo  Badoglio
25 luglio 1968 –   Paolo VI pubblica l’enciclica Humanae vitae
26 luglio 1960 –   Fine del governo Tambroni
26 luglio 1992 –   Morte di Rita Atria
27 marzo 1993 –  Attentati mafiosi a Milano e Roma – 5 morti
28 luglio 1914 –    L’Austria dichiara guerra alla Serbia
29 luglio 1976 –    Tina Anselmi diventa ministro del lavoro
…………………………Prima donna  in Italia ad assumere un incarico di
…………………………..governo..
29 luglio 1983 –    Omicidio del giudice Rocco Chinnici – Palermo
29 luglio 2013 –    Scomparsa di p. Paolo Dall’Oglio
31 luglio 1919 –       Nasce Primo Levi.                                [nota  6]
31 luglio 1941 –   Hermann Göring inizia a pianificare la soluzione  finale

[nota 1]
ICC: International Criminal Court, Corte penale Internazionale Permanente
Pattuita a Roma il 17 luglio 1998 è entrata in vigore il 1º luglio 2002.
Si occupa di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, crimine di aggressione
La Corte penale internazionale non è un organo dell’Onu e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch’essa con sede all’Aia.

https://www.icc-cpi.int/

https://www.hrw.org/topic/international-justice/international-criminal-court

[nota 2]
Il rapporto Chilcot è un documento redatto da una commissione d’inchiesta pubblica presieduta  da sir John Chilcot.
L’inchiesta è stata voluta dall’ex primo ministro laburista Gordon Brown nel 2009, con lo scopo di ricostruire gli scenari e l’origine del coinvolgimento dell’esercito di Londra  in Iraq.
http://www.lastampa.it/2016/07/06/esteri/cos-il-rapporto-chilcot-e-cosa-dice-in-breve-a2Csy7LAHV0Hmw5ZjbyXJP/pagina.html

[nota 3]
GENOCIDIO DI SREBRENICA 11 luglio 1995
“non chiedetemi dov’ero l’11 luglio quando cadde Sebrenica e iniziò l’ultimo massacro del secolo. Non me lo ricordo. Fu il triplo dei morti rispetto a New York, ma non ci fu nessuna diretta TV e nessuno se ne accorse. Sebrenica, che roba era? Un buco tra le montagne dal nome impronunciabile” (P.Rumiz “Maschere per un massacro”)

[nota  4]
Fallimento dell’attentato a Hitler, nome in codice Operazione Walkiria.La vendetta segnò una strage. Molti dei 5000 arrestati furono giustiziati. All’operazione Walkiria partecipò anche il pastore e teologo Dietrich Bonhoeffer che, dopo la lunga prigionia a Berlino, fu impiccato a Flossemburg il 9 aprile 1945 per ordine diretto di Hitler

[nota 5]
31 luglio 1919, Nasce Primo Levi, l’ uomo che trovò le parole per dire lo sterminio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 Luglio 2023Permalink

1 giugno 2023_ Calendario di giugno in ritardo

  • .1 giugno 2018 –     Inizio XVIII legislatura
    A seguito caduta governo Conte.
    .1 giugno 2018 –      Spagna. Cade il governo Rajoy
    .1 giugno 2021    –   Scarcerazione di  Giovanni Brusca
    .2 giugno –                Festa della Repubblica
    .2 giugno 2016 –      Il parlamento tedesco riconosce il genocidio armeno
    .3 giugno 1963 –      Muore papa Giovanni XXIII   (eletto nel 1958)
    .3 giugno 2016 –       Muore il pugile Cassius Clay – Muhammad Ali
    .3 giugno 2016 –       Corleone – La processione del santo   locale si inchina
    ……………………………..alla  casa di   Salvatore Riina
    .4 giugno 1994 –       Muore Massimo Troisi
    .5 giugno             –     Giornata mondiale in difesa   dell’ambiente
    .5 giugno 1967   –      Israele – Inizio della guerra dei 6 giorni
    .6 giugno 2015 –        Visita papa Francesco a Sarajevo
    .7 giugno 1929 –        Il Vaticano pubblica la legge fondamentale che ne fa
    ……………………………..uno   stato    sovrano come previsto nel Trattato di
    ………………………………febbraio                                                     [Nota 1]
    .9 giugno 2020 –        Funerali di George Floyd – Houston
    10 giugno 1924 –       Assassinio di Giacomo Matteotti
    10 giugno 1940 –       L’Italia dichiara guerra alla Francia e all’Inghilterra
    11 giugno 1984 –      Morte di Enrico Berlinguer
    12 giugno 1964 –      Condanna all’ergastolo di Nelson   Mandela   [Nota 2]
    13 giugno 1960 –       Incontro  papa Giovanni XXIII e Juules   Isaac
    14 giugno 1966 –       Il concilio Vaticano annuncia  l’abolizione dell’indice
    ……………………………….dei libri proibiti.
    14 giugno 2022  –      Morte di  Avraham Yehoshua
    15 giugno 2007 –       Morte di Giuseppe  Alberigo                   [Nota 3]
    16 giugno 1976 –        Sudafrica: strage di Soweto
    16 giugno 2016 –        Assassinio della deputata laburista Jo  Fox  [Nota 4]
    18 giugno 1982 –        Londra: ritrovamento del cadavere di  Roberto Calvi
    18 giugno 2015 –        Papa Francesco promulga l’Enciclica    Laudato sii
    19 giugno –                  Giornata mondiale del rifugiato
    19 giugno1945 –         Birmania_ Nascita di Aung San Suu   Kyi   [Nota 5]
    19 giugno 2013 –        Viene approvata la legge di ratifica     della Convenzione
    ………………………………….di Istanbul                           (L.27 .giugno 2013, n. 77)
    20 giugno 1979 –         Nilde Jotti è eletta presidente della Camera dei deputati,.
  •                                     .prima donna     nella storia della Repubblica.
    22 giugno 1633 –        Galileo è costretto all’abiura
    22 giugno 2022 –         Morte di  Federico Carboni, primo    caso di suicidio
    ………………………………..assistito concluso  in Italia
    22 giugno 2015 –        Papa Francesco visita il Tempio valdese   di Torino
    23 giugno 1858 –       Papa Pio IX fa rapire il bambino ebreo  Edgardo  Mortara
    ………………………………..                                                         [Nota 6]
    23 giugno 2016 –        Gran Bretagna: Il referendum decreta    la Brexit
    24 giugno 2013 –        Sentenza processo  Ruby                  [Nota 7]
    17 giugno 1991 –         Fine dell’apartheid in Sudafrica
    25 giugno 1946 –        Inizio dei lavori dell’Assemblea    Costituente
    26 giugno 1967 –        Morte di don Lorenzo Milani
    27 giugno 1980 –         Ustica: esplosione del DC9.  Muoiono 81 persone
    28 giugno 1914 –         Sarajevo Assassinio di Francesco   Ferdinando e della moglie.
    28 giugno 1919 –        Trattato di Versailles.    Fine della prima guerra mondiale.
    28 giugno  1969-         Moti di  Stonewall                                   [Nota 8]
    29 giugno 2023 –        Festa islamica del sacrificio  id Al Adha     1444    [Nota 9]
    29 giugno 1934 –         Germania: notte dei lunghi   coltelli                     [Nota 10]
    29 giugno 2013 –         Muore la scienziata Margherita   Hack                [Nota 11]
    30 giugno 2005 –         Spagna: il Parlamento riconosce    matrimonio  omosessuale
    30 giugno 2017 –          Muore Simone  Weil                                        [Nota 12]
    30 giugno 2017 –           Muore Ettore Masina   [Nota 13]

NOTE

[Nota 1]

http://www.vatican.va/roman_curia/secretariat_state/archivio/documents/rc_seg-st_19290211_patti-lateranensi_it.html

[Nota 2]    L’ergastolo di Nelson Mandela si concluse dopo 27 anni    di   prigionia
l’11 febbraio 1990
Nelson Mandela fu eletto Presidente del Sud Africa il  27 aprile 1994.
Il 10 maggio 1994 pronunciò il discorso che segnò la fine    dell’apartheid.

http://www.vita.it/it/article/2013/12/06/il-discorso-di-mandela-che-ha-segnato-la-fine-dellapartheid/125515/

[Nota 3] http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-alberigo_(Dizionario-Biografico)

[        Nota 4] assassinio  deputata Jo Fox
http://ltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2016/06/19/news/omicidio-di-jo-fox-l-urlo-d-odio-del-killer-1.13688049

[Nota 5]   https://it.wikipedia.org/wiki/Aung_San_Suu_Kyi

[Nota 6]   David Kertzer, “Prigioniero del papa Re”
             http://www.davidkertzer.com/it/biografia
diariealtro:  1858 – Quando il sovrano regnante  dello stato pontificio rapì un bambino ebreo. (diariealtro.it)

[Nota 7]   Il tribunale di Milano condanna in primo grado Silvio Berlusconi a 7 anni e alla interdizione perpetua
dai pubblici uffici per il reato di concussione e prostituzione minorile
hhttp://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-24/processo-ruby-berlusconi-giudici-130213.shtml?uuid=AbNsGw7H

[Nota 8]     La notte del 27 giugno 1969 iniziava la protesta passata alla storia con il nome di Moti di Stonewall, con cui
si  inaugurava il movimento di liberazione omossessuale.
L’anno seguente la marcia dal Greenwich Village a Central Park in commemorazione dei Moti di Stonewall segnò il primo gay pride.

[Nota 9]     id Al Adha è il giorno nel quale i musulmani ricordano il sacrificio del Profeta Ibrahim as. In Ericordo del suo sacrificio e per aiutare i poveri e i bisognosi, eseguiamo il sacrificio                             della Udhiya o del Qurbani.

[Nota 10]      http://www.artspecialday.com/9art/2018/06/30/la-notte-dei-lunghi-coltelli/

[Nota 11]      https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Hack

[Nota 12]        https://it.wikipedia.org/wiki/Simone_Veil

[Nota 13]         http://www.noisiamochiesa.org/?p

 

 

30 Giugno 2023Permalink

23 giugno 2023 – Quando il pensiero di una ministra è volatile, involuto, contraddittorio. Testi copiati: decodifica a chi legge

21 GIUGNO 2023   La ministra Roccella sulle mamme gay: “Non si diventa genitori per contratto, la strada corretta è la stepchild adoption”

La ministra conferma la linea del governo, indicando l’adozione come la via giusta per le coppie omosessuali

 Non desidera entrare nel merito delle decisioni dei giudici ma per la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella: “In Italia si diventa genitori solo in due modi, o per rapporto biologico o per adozione. Lo ha ribadito anche la Cassazione. La genitorialità per contratto in Italia non esiste”.

Stepchild adoption, “non è una procedura discriminatoria”

Si tratta delle dichiarazioni al Corriere della Sera di Roccella, all’indomani del caso di Padova sulla impugnazione delle trascrizioni all’anagrafe dei bambini di 33 coppie di mamme. L’invito è a seguire la procedura già in vigore della stepchild adoption, sui cui la ministra si chiede: “Qualche anno fa veniva richiesta a gran voce. Perché adesso non va bene più? Non è una procedura discriminatoria”.

“Nessuno escluderà dalle normali attività del bambino”

Qualora la famiglia sia già costituita la una delle mamme perde la genitorialità per riacquisirla in seguito all’adozione. “È sicuramente un disagio e un dispiacere per l’adulto, ma non credo che i bambini si accorgeranno del cambiamento che probabilmente durerà pochi mesi. E nel frattempo nessuno escluderà la persona che hanno conosciuto come genitore dall’accompagnamento a scuola e dalle normali attività del bambino”, commenta Roccella.

Commento di Augusta 1: Nessuno escluderà!  Chi lo assicura.
Sarebbe opportuno che la ministra lasciasse un suo numero di cell per poterla chiamare  in  caso di sopraffazioni. Per esempio se un bambino entra per una urgenza in ospedale… che , tra l’altro non è sua  ‘normale attività’ e fosse vietato alla mamma/non mamma al papà /non papà di assisterlo

22 giugno 2023   Maternità surrogata, Roccella lancia la “sanatoria per i bambini nati fino a oggi”

“Dovremo   pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui”. Eugenia Roccella, ministra della Famiglia, Natalità e Pari opportunità, ha lanciato la proposta di una sanatoria per i figli nati da coppie che hanno fatto ricorso alla gestazione per altri. Una soluzione “pensata per quando sarà entrata in vigore la nuova legge che renderà la maternità surrogata un ‘reato universale'”, ha detto Roccella durante la registrazione de ‘La Confessione’ di Peter Gomez, in onda sul Nove venerdì 23 giugno alle 22.45,

Commento di Augusta 2 : dal che deduciamo che oggi non  vuol dire oggi, ma  è  parola  che si riferisce a un indefinito futuro, una specie di terminus ad quem che penso sarà di diffide definizione anche per le menti eccelse che popolano i ministeri.

e infine i link ai due articoli

https://www.iltempo.it/politica/2023/06/22/news/maternita-surrogata-proposta-ministra-roccella-sanatoria-bambini-nati-legge-reato-universale-36177853/

La ministra Roccella sulle mamme gay: “Non si diventa genitori per contratto, la strada corretta è la stepchild adoption” – la Repubblica

23 Giugno 2023Permalink

11 giugno 2023 _ “Rapito”, Edgardo Mortara smentisce Marco Bellocchio

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“Rapito”, Edgardo Mortara smentisce Marco Bellocchio

Il film sta ottenendo un grande e meritato successo anche al Politeama di Terni, ma è importante conoscere che cosa c’è dietro la storia che racconta. In due articoli pubblicati nel 1907 è lo stesso protagonista a sfatare la ricostruzione sposata dal regista

Il  nuovo film di Marco Bellocchio che  sta ottenendo uno straordinario – e meritatissimo – successo, regalando ossigeno a tutti i cinema italiani, è un film dagli indubbi meriti ma in cui l’estetica è inversamente proporzionale all’etica.
Un capolavoro sotto il profilo cinematografico, profondamente  disonesto   sotto quello intellettuale. Perché offre allo spettatore un pezzo di storia dimenticata con una ricostruzione magniloquente, ma la storia la falsifica, ingannando l’incauto spettatore che del caso Mortara non sa nulla e la cui percezione degli eventi viene presa in ostaggio dalla visione del più venerato regista italiano.

Più intoccabile di un dogma, più sacro del crocifisso (che per la cronaca, in Vaticano viene rimosso – per rispetto – in presenza di ebrei), Marco Bellocchio è circondato da tanta devozione che persino la critica cattolica si è inginocchiata di fronte al Pontefice Massimo della cinematografia tricolore, limitandosi a far notare timidamente che l’interpretazione del Papa offerta da Paolo Pierobon è “un po’ sopra le righe” e che la storia di Edgardo Mortara viene decontestualizzata, rendendo incomprensibile il gesto di Pio IX, che fa sottrarre un bambino ebreo per rieducarlo alla fede cristiana.

Perché, per inciso, di sottrazione e non di rapimento si tratta, quindi il film è in malafede sin dal titolo. Quello di lavorazione, non a caso, era il più corretto La conversione: ma il concetto di rapimento rimanda subito alla scomparsa di Emanuela Orlandi e la tentazione di creare un parallelo tra i due sudditi del Papa era evidentemente troppo forte.

A differenza di Emanuela Orlandi, però, Edgardo Mortara non è stato affatto rapito. Il rapimento è un’azione illegale, che vede la vittima sequestrata con la violenza e nascosta con intenti criminali, mentre Edgardo è stato prelevato dalla Polizia e portato in un collegio cattolico dove è rimasto volontariamente fino alla maggiore età. Quindi convertito sì, sottratto alla famiglia sì, ma rapito no.

Badate bene, non sto dicendo certo che strappare un figlio ai propri genitori sia una cosa legittima. Ma le parole sono importanti: tra arresto e rapimento la differenza sta nella legalità. E un conto è una legge ingiusta, un conto un atto fuorilegge.

Non a caso l’inquisitore Feletti che aveva ordinato il sequestro del bambino, dopo l’Unità d’Italia, venne arrestato e processato dalle autorità sabaude, e infine assolto proprio perché non aveva commesso un abuso.

 

Poi è risaputo che la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Ma il caso di Edgardo Mortara è semmai associabile a quello di Bibbiano, perché quello che ha fatto Pio IX è esattamente quello che fanno gli assistenti sociali che strappano i bambini a una famiglia che ritengono inadeguata. Con l’unica differenza che l’aiuto che il Vaticano voleva dare a Edgardo non era di carattere sociale ma metafisico.

E’ un concetto che il pensiero materialista di oggi difficilmente può accettare, ma in tutta la sua storia bimillenaria la Chiesa Cattolica, convinta che la vita terrena sia solo un breve transito verso l’infinito, si è interessata alla salvezza delle anime ben più che a quella dei corpi. Non a caso anche agli eretici fino all’ultimo momento veniva offerta la possibilità di redenzione, e la peggiore condanna che poteva infliggere il Papa non era il carcere o la morte, ma la scomunica.

Se si ignora completamente questa prospettiva, il caso Mortara diventa incomprensibile e può essere recepito solo in chiave simbolica.

Non a caso il pastore protestante Peter Ciaccio, nella sua recensione, legge tutto i film come paura atavica dell’Orco e del terrore – di un genitore – di vedersi strappare il proprio figlio.

Il film si presta dunque a letture metaforiche di ogni sorta. D’altra parte altri critici – difendendo la distorsione della realtà compiuta dal regista – si sono concentrati sulla poetica dell’artista, che sin dal folgorante esordio con I pugni in tasca non fa che raccontare il conflitto tra genitori e figli, e in questo caso tra papa Pio IX e il suo figlio adottivo Edgardo.

Il problema è che quando questa poetica la esprimi con una storia totalmente inventata, inverosimile e strampalata come L’ora di religione di danni ne fai pochi, ma quando ti cimenti con capitoli di storia come il caso Moro o quello Mortara rischi di dispensare ignoranza e pregiudizi. I sostenitori di Bellocchio continuano a ripetere che il film è un’operazione artistica e come tale non deve attenersi alla verità. Il problema è che Rapito non è affatto un’opera d’arte “liberamente ispirata” al caso Mortara ma un film storico che offre una ricostruzione incredibilmente dettagliata sotto alcuni aspetti, salvo poi “nascondere” particolari fondamentali.

Una domanda che sto facendo a tutti quelli che hanno visto il film (e alla quale nessuno riesce a rispondermi) è: per quale motivo Pio IX ha fatto sottrarre quel bambino alla sua famiglia?
 Quale è la ragione di una tale ostinazione da costargli uno scandalo internazionale e la stessa corona di Papa Re, visto che proprio il caso Mortara fu utilizzato dalle potenze europee per giustificare l’invasione dello Stato Pontificio da parte delle truppe sabaude? 

La verità è che in tutto il film questo motivo non viene mai spiegato e nemmeno accennato, e questo semplicemente perché attiene a una dimensione che a Bellocchio non interessa: la fede.

Il film lascia intendere che il Papa più aperto e progressista dell’epoca – un’autentica cerniera tra il mondo antico e quello moderno – fosse pedofilo, sadico, crudele, assetato di potere e affetto da delirio di onnipotenza. Si sofferma volentieri su scene cruente (come quando il Papa sogna di essere circonciso con la violenza) e sulla testardaggine con cui sfida il mondo intero pur di non fare un passo indietro (evocando gli ultimi giorni di Hitler) ma non racconta nulla di questo personaggio, che pure era stato accolto come un messia al momento dell’elezione e – grazie alla fama di sovrano illuminato – si era ritrovato a diventare il primo eroe del Risorgimento, salvo poi trasformarsi nel suo più acerrimo nemico, quando si era rifiutato di muovere guerra alla cattolica Austria. Paradossalmente, il papa additato più di ogni altro come tiranno e retrogrado, è proprio quello che aveva portato nello Stato della Chiesa la ferrovia, il telegrafo, l’illuminazione e la libertà di stampa, aveva promosso un’amnistia per i condannati politici, aperto il ghetto e concesso maggiori diritti agli ebrei.
Ma la ragione vera – e seria – che porta un papa tanto popolare a prendere una decisione così grave come strappare un bambino alla propria famiglia non viene spiegata e nemmeno detta di sfuggita.

Ed è curioso come Bellocchio abbia girato ben due film per spiegarci le ragioni dei brigatisti che rapirono Aldo Moro, mostrarci tutta la loro umanità, i tormenti, le discussioni, per lasciarci infine con l’idea che siano stati costretti a massacrare lo statista, mentre in Rapito tutti i cattolici sono cinici, freddi, i funzionari implacabili, le donne appaiono come streghe, il Papa è viscido, ambiguo, crudele, sadico e velatamente pedofilo.

Non c’è un moto di umanità in nessuno dei cristiani che compaiono nel film, tutti rappresentati come mostri senza sentimenti, guidati unicamente dalla brama di potere o dalla cieca obbedienza a un dogma. E sarà una coincidenza che l’inquisitore grigio, freddo e spietato, strumento del potere pronto a vestire i panni della vittima sacrificale, abbia proprio il volto di Aldo Moro, ovvero il grandioso Fabrizio Gifuni?

Il film ignora che nello Stato Pontificio il battesimo dei bambini ebrei era proibito, ignora i tentativi di mediazione fatti dal Papa con i Mortara, ignora i rapporti tra Edgardo e la sua famiglia (che non si interruppero mai), inserisce “trovate artistiche” che deformano la realtà, come il finale con quel “porco” gridato dal ragazzo, che vuol farci credere che covasse un odio represso verso il Papa nei confronti del quale – al contrario – le fonti testimoniano un grandissimo amore e venerazione, tanto da farsi prete e scegliere Pio come nome.

 Bellocchio mostra una schiera di ebrei “rieducati” in Vaticano, ma non ci spiega chi sono e perché stanno lì, lasciando pensare che la Chiesa avesse l’abitudine di sequestrare bambini.

Dunque se vogliamo fare un po’ di ordine, innanzitutto va ribadito che il battesimo dei bambini ebrei era proibito nello Stato Pontificio, così come era proibito ai cristiani di lavorare nelle famiglie giudaiche, proprio per evitare questi incidenti. Va detto anche che, nonostante appartenesse allo Stato Pontificio, Bologna era una città molto liberale dove la Chiesa faticava ad imporre la sua autorità tanto che, in barba alle regole, la famiglia Mortara teneva a servizio una ragazza cristiana: Anna Morisi, poverissima e analfabeta, cresciuta senza padre e tanto ignorante da non sapere indicare nemmeno la sua età.

Come spesso accadeva, ancora neonato Edgardo si era ammalato gravemente, e la domestica aveva pensato di battezzarlo.
Quel battesimo, totalmente illegale ma a tutti gli effetti valido, era rimasto segreto per sei anni, fino a quando la stessa Anna aveva tentato di battezzare un altro bambino in condizioni analoghe: questa volta era stata scoperta e fermata in tempo, e aveva confessato anche il precedente.

Anche questa storia rimane totalmente fuori dalla sceneggiatura. Addirittura Bellocchio cerca di farci credere che il battesimo non fosse mai avvenuto e che la domestica fosse stata indotta dall’Inquisitore a testimoniare il falso per offrire un pretesto al “Ratto del fanciullo”.

Quel che è certo è che secondo la dottrina cattolica una volta che quel bambino, con il battesimo, era diventato cristiano, se fosse stato educato come ebreo sarebbe incorso nell’apostasia e destinato all’inferno. Non a caso, tutti i sostenitori della famiglia Mortara sposeranno sempre e solo la tesi secondo cui il battesimo non era valido (con motivazioni assurde, come il fatto che fosse stato amministrato con l’acqua della cucina o che la Morisi fosse una prostituta).

Il Papa lo fa rapire, quindi, per salvargli l’anima. E prima di arrivare al sequestro cerca tutte le alternative possibili. La prima proposta alla famiglia Mortara era stata quella di far educare il bambino in un collegio cattolico di Bologna (restando quindi a fianco alla famiglia); una volta maggiorenne, avrebbe deciso lui se aderire alla fede cristiana o a quella ebraica. La famiglia aveva rifiutato radicalmente l’ipotesi e il rapimento dunque, arriva dopo una trattativa e non certo nel modo cruento rappresentato nel film.
Il “Non possumus” ribadito da Pio IX è relativo proprio a questo: Il Papa non poteva assumersi la responsabilità della dannazione eterna di un innocente e per questo doveva garantirgli un’educazione cattolica, lasciandogli poi la libertà, da adulto, di scegliere la sua strada.

Ora, è ovvio che da un punto di vista laico il gesto del Papa è assurdo. Ma se è per questo, dal punto di vista laico è altrettanto priva di senso la scelta della famiglia Mortara, che rinuncia al proprio figlio pur di non convertirsi al cristianesimo, o di consentire che si avvicini alla Chiesa.
Il problema è che all’ateo Bellocchio non interessa la prospettiva religiosa, che è l’unica – però – che dà un senso a tutta questa storia. 

Se togliamo la fede tanto da Pio IX quanto dalla famiglia Mortara, rimane solo superstizione e potere. L’amore e la fede restano completamente esclusi da tutta la vicenda.
Non c’è, in effetti – né sul versante ebraico né su quello cattolico – un solo momento di spiritualità, di pietà o di autentico amore, se non nello stesso Edgardo: che ama ma non è corrisposto da nessuno. Né dalla madre (che lo scaccia sul letto di morte, quando lui tenta di convertirla per “restituirle la vita” che lei gli aveva donato), né dal Papa-papà (quando lo fa cadere a terra per un moto d’affetto troppo impetuoso, viene punito e umiliato) e nemmeno da Gesù Cristo: nella scena più suggestiva del film, il piccolo Edgardo toglie i chiodi al crocifisso, il quale – liberato dal supplizio – se ne va senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Il caso Mortara per il pontefice del cinema diventa dunque solo ed esclusivamente uno scontro tra poteri: quello della Chiesa Cattolica e quello della Comunità ebraica internazionale, che riesce a creare un caso capace di smuovere politici, banchieri e giornalisti del mondo intero, in particolare negli Stati Uniti, da dove arriva anche un primo spettacolo teatrale, seguito da un altro scritto in Francia e messo in scena di fronte a Napoleone III (in cui il caso Mortara viene ricondotto al razzismo) e da un terzo in Italia, dando man forte ad una propaganda anticlericale che non lascia scampo al Papa Re.

Questo film avrebbe dovuto girarlo Steven Spielberg, che aveva già scelto gli attori e iniziato i sopralluoghi a Roma, ma che poi ha rinunciato per dedicarsi a West Side Story.
E’ un vero peccato, perché il risultato sarebbe stato agli antipodi: Steven Spielberg è un regista ebreo con una profonda sensibilità cristiana. Se l’avesse raccontata il regista di Munich, quella di Edgardo Mortara sarebbe diventata una storia di riconciliazione e non di sostanziale disprezzo per la religione, ritratta senza un briciolo di fede e umanità. E questo vale anche per l’ebraismo, ridotto da Bellocchio a un sistema di potere e di rituali, con un padre torvo e rancoroso come nelle peggiori caricature antisemite (è vero anche che l’uomo in seguito finirà in carcere a Firenze con l’accusa di aver ucciso un’altra domestica), un rabbino romano intrallazzone e servile (Paolo Calabresi, che regala un tocco di comicità all’opera) e una madre (la sempre più magnetica Barbara Ronchi, forse la migliore attrice italiana del momento) che dimostra forza e determinazione, ma che – fino all’ultimo – mette l’appartenenza confessionale davanti all’amore del figlio.
Insomma un’opera manichea, in cui è chiaro chi sono i cattivi ma non chi siano i buoni. Un affresco storico che ignora la storia. Un film incentrato su un uomo di cui non viene raccontata la vita.

Dopo la Presa di Porta Pia, Edgardo – ormai ventenne – non solo si rifiuta di tornare con la famiglia, ma temendo di essere costretto a seguirli con la forza, fugge segretamente da Roma (con tanto di travestimento) e si rifugia all’estero, diventando un abilissimo predicatore: gira il mondo, parla nove lingue, muore a 90 anni nel 1940 e nel 1907 replica sul “L’Avvenire d’Italia” ad un articolo sulla sua storia scritto da Raffaele De Cesare, smentendone la ricostruzione e argomentando con molta più lucidità e arguzia del suo avversario, e anche con una certa dose di sarcasmo.
E’ lo stesso Mortara, nelle sue lettere al giornale, a raccontare che – “come tante volte mi disse la mia madre amatissima”– nel prelevarlo “le guardie usarono tutti i riguardi e le delicatezze possibili, eccetto una che si mostrò alquanto burbera, ma non commise nessuna violenza”. Mortara racconta di aver passato “un mese intero” con i genitori alla Casa dei Catecumeni, e di averli rivisti anche nelle sue successive destinazioni, rifiutandosi sempre di seguirli.

De Cesare – nel suo articolo – per dimostrare che il sacramento amministrato dalla domestica fosse invalido scrive che Edgardo era stato sottoposto a Roma ad un “secondo” battesimo. “Visto che si occupa tanto di studi religiosi – replica Mortara – dovrebbe conoscere la differenza tra il battesimo (ricevuto a Bologna) e le cerimonie che lo accompagnano quando è amministato in maniera solenne, e che nulla aggiungono al sacramento (fatte a Roma)”.
Quando lo scrittore liquida la spiegazione del diretto interessato come “cavillo canonico”, Mortara replica “Voleva forse che portassi ragioni geografiche o botaniche?”.
Eppure la lucidità è sempre stata contestata a Mortara – come, d’altra parte, ad Aldo Moro – liquidati entrambi come vittime manipolate e affette dalla Sindrome di Stoccolma, quindi inattendibili. De Cesare stesso scrive di rendersi conto “della penosa condizione del suo spirito”: “Un triste destino lo obbliga, dopo le vicende che commossero quasi un secolo fa l’Europa civile, a difendere quanto di iniquo e di violento si compì a danno suo e della sua famiglia. Una violenza che lui stesso è costretto a giustificare dalla disciplina ecclesiastica”.
“La disciplina ecclesiastica – replica Mortara – non ha avuto sulle mie parole altro influsso che mitigare la forma assai severa con cui giudicavo i suoi apprezzamenti, intorno al fatto da lui narrato con sì poca esattezza”.

Archiviata dunque la credibilità sotto il profilo storico, è vero che la pellicola rimane un apologo sui pericoli di uno stato confessionale; un pericolo che gli israeliani conoscono molto bene, visto che la crisi in Medioriente trova la sua origine nella volontà di avere uno Stato ebraico, dove i palestinesi sono discriminati tanto quanto gli ebrei lo erano in quello pontificio.

“Rapito”, Edgardo Mortara smentisce Marco Bellocchio (ternitoday.it)

ISTESS :  Istess – Istituto Di Studi Teologici E Storico-sociali

Questo acronimo  si legge alla fine dell’articolo e inserendolo in un motore di ricerca permette di  conoscere il contesto da cui l’articolo proviene

 

11 Giugno 2023Permalink

4 giugno 2023 – Testi conciliari non più attuali

Faccio memoria per me di questi testi conciliari  quassi  totalmente rimossi dalla pratica della chiesa cattolica.
Certamente il linguaggio curiale non  ne aiuta  la  conoscenza ma nulla impedirebbe di proporli attualizzandoli  nell’espressione –
Il che non si vuol fare  soprattutto quando si  parla di diritti  umani fondamentali
Il silenzio ostentato  e praticato dai vertici /Conferenza episcopale  Italiana ) alla base del modo cattolico, sia clero che laici, fa male

CRISTIANI

«Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative, ove occorra, e ne assicurino la realizzazione. Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero. Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e legittimamente. Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall’altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa» (Gaudium et Spes, n. 43).

LA CHIESA

«La Chiesa tuttavia, non desidera affatto intromettersi nel governo della città terrena. Essa non rivendica a se stessa altra sfera di competenza, se non quella di servire gli uomini amorevolmente e fedelmente, con l’aiuto di Dio» (Ad gentes, n. 12)

«La Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Anzi essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove esigenze esigessero altre disposizioni» (Gaudium et Spes, n. 76).

4 Giugno 2023Permalink