23 febbraio 2023 – Il ministro Valditara e la scuola della Repubblica

Siamo stati informati da  tutti  i media possibili che il 18 febbraio  c’è stata una azione squadrista a Firenze  di fronte al Liceo Michelangelo.
Qualcuno mi dirà che ‘squadrista’ è un giudizio avventato  ma io non mi permetto di pensare a una ragazzata violenta dato che i media di cui sopra hanno parlato di intervento e indagini della Digos.

Agguato al liceo Michelangiolo di Firenze, la Procura indaga per violenza privata aggravata (bche) (informazione.it)

Due giorni dopo la dirigente scolastica del Liceo Leonardo Da Vinci inviava ai ‘suoi’ ragazzi una lettera resa pubblica.
Copio il testo

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Firmato
La Dirigente Scolastica
Dott.ssa Annalisa Savino

Immediata la reazione del Ministro della  Istruzione Giuseppe Valditara che dispiaciuto per aver dovuto leggere  la lettera   della Dott. Annalisa Savino si consente inattese precisazioni: “, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista  difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo”
Firenze, la lettera della preside del liceo Da Vinci sul pestaggio al Michelangelo | Sky TG24

A prescindere dal fatto che la dirigente scolastica  abbia  scelto una  modalità inconsueta di comunicazione, evidentemente  presa dall’urgenza di esprimere agli studenti una vicinanza responsabile e solidale , non posso non trovare strana  l’affermazione  del  ministro sull’inesistenza di” una deriva violenta e autoritaria” nel momento in cui fa riferimento a una aggressione recente che ha suscitato l’attenzione non smentita della procura della Repubblica ca e della  Divisione investigazioni generali e operazioni speciali

Allibita  ho sentito poco fa una  giornalista di libero (Antonella  Bolloli) che diceva che se la dirigente Savino  parla  di fascismo la mette in politica.  Io per un po’ mi sono arrovellata chiedendomi come si fa a insegnare storia europea senza dire la parola fascismo e ho  concluso che forse la signora citata era distratta o forse la sua frequenza scolastica non era stata  assidua.

Il mio blog protesta

Diariealtro mi richiama e ricorda che nelle sue pagine del 2019 c’è una storia simile a quella di oggi.

Una insegnante di Palermo (Rosa  Marta Dell’Ara ) aveva dato un tema da svolgere ai suoi studenti che ne avevano costruito un video in cui mettevano in  parallelo le leggi razziali (sento sullo sfondo la voce della senatrice Segre, razziste non razziali)  con il decreto sicurezza.

L’aver rispettato la scelta degli studenti fece sì che l’autorità scolastica di competenza le comminasse una sospensione  dall’insegnamento per un periodo definito con riduzione dello stipendio.
Forse la precipitosa scelta di inopportuna parola del Ministro dell’Istruzione  era dovuta al ricordo di quell’evento dove la censura, che  apparteneva in prima  battuta alla scuola, solo in un secondo momento era approdata al ministero, quando un imbarazzato ministro Salvini aveva detto, in risposta a un’interrogazione parlamentare che  il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato.
Probabilmente qualcuno allora  si sarà accorto che non spettava al ministero revocare un provvedimento disciplinare comminato dalle autorità scolastiche e non riuscivano a venirne fuori  finché

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni (diariealtro.it)

E così avvenne: la prof .  Dall’Ara e  i suoi delazioni studenti  in giacca e cravatta per l’occasione  furono graditi ospiti delle senatrici Segre e Cattaneo.  Nell’occasione li incontrò anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forse questo fatto, se qualcuno l’avrà reso noto all’improvvido ministro Valditara, gli avrà ispirato la fretta: se nel 2019 è arrivata prima la scuola, questa volta arriva prima il ministero .

Alla prossima puntata… perché non credo che la storia finisca qui

Chissà perchè mi viene in mente una filastrocca che avevo sentito da bambina: Libro e merletto … perfetto. Non funziona ma non ricordò la parola giusta

23 Febbraio 2023Permalink

7 febbraio 2023 – Insegniamo a sparare nelle scuole una bufala? Temo di no

Spero in una bufala ma temo sia notizia vera e non vorrei che l’acquisto degli strumenti utili alla didattica finisse come i banchi a rotelle

Martedì, 7 febbraio 2023  –  “Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Il sottosegretario avrebbe chiesto un tavolo sull’argomento al consigliere militare a Chigi: “Serve un progetto per introdurre il tiro a segno negli istituti”
“Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Governo, Fazzolari, l’idea di portare le armi nelle scuole. Il retroscena

Esplode un caso “armi” nel governo in seguito al retroscena emerso su un colloquio privato tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari con Franco Federici, consigliere militare di Palazzo Chigi. Il colloquio sarebbe andato in scena nella giornata di ieri. Sono appena terminate le dichiarazioni congiunte della premier e del primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, – si legge su La Stampa – Fazzolari si fionda a parlare con il generale Franco Federici. Ed ecco cosa gli dice: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”.

Sul finale di un’intervista di un anno fa come ospite d’onore all’Eos Show di Verona, la fiera dedicata alla caccia, Fazzolari – prosegue La Stampa – si congedava con un auspicio. Che una maggioranza differente riuscisse presto a capovolgere i pregiudizi contro pistole e tiro a segno. Fazzolari parla dallo stand della Tanfoglio, sotto il logo della famiglia che dal 1948 fabbrica armi, esportate anche nel mercato statunitense. Tra una settimana, il 12 febbraio, è di nuovo atteso a Verona, a un convegno sulla normativa e la gestione delle armi. Con lui interverranno gli amici di Armi e Tiro e il presidente di Assoarmieri, associazione che riunisce i commercianti, intermediari e appassionati.

 

7 Febbraio 2023Permalink

1 luglio 2022 _ La scuola pubblica. Quando si parla l’ombra del Concordato può dissiparsi_2

Era notizia di ieri

Verona: la precipitosa marcia indietro della Curia su Campedelli

Verona: la precipitosa marcia indietro della Curia su Campedelli

VERONA-ADISTA. «Non c’è nessuna procedura di licenziamento in corso da parte del Servizio diocesano per l’Irc nei confronti del sacerdote Marco Campedelli, anche perché il professore don Marco è incaricato annuale, con contratto che parte dal 1 settembre dell’inizio dell’anno scolastico e scade il 31 agosto dell’anno seguente. Quindi il prof. don Marco Campedelli è ancora pienamente in servizio come docente di religione presso il Liceo Maffei».

La prevedibile dichiarazione della Diocesi di Verona, il giorno dopo la diffusione della notizia del licenziamento di Marco Campedelli dal suo ruolo di professore di religione, comunicata telefonicamente al diretto interessato il 29 giugno, arriva dopo 24 ore di terremoto umano e mediatico che ha generato una massiccia mobilitazione generale da parte di cattolici della città, studenti, colleghi, amici, teologi. Una mobilitazione indignata per la misura presa dal vescovo, offesosi per la franchezza del “suo” prete;  per quel modo snaturare la Chiesa, facendone una realtà autoritaria e dispotica, indisponibile al confronto anche su temi politici; una mobilitazione ricca di partecipazione affettuosa verso il prof. Campedelli, corsa sui giornali, sui social, persino con un “presidio di solidarietà”, organizzato per questa sera alle 19 in Piazza dei Signori, e una petizione sul sito change.org che ha già raccolto, in 24 ore, più di 6.000 firme. Una reazione compatta, clamorosa e fragorosa che, comprensibilmente, deve aver spaventato il vescovo dimissionario.

Ma la comunicazione della revoca a Marco Campedelli dell’abilitazione all’insegnamento non era ancora scritta nero su bianco, e ciò, si suppone, ha consentito alla Curia di Verona di negare che nulla fosse mai accaduto, di mostrare anzi un certo stupore, allo scopo di parare il tonfo rovinoso nell’immagine del vescovo Giuseppe Zenti e di placare le acque. Tanto da sentirsi in diritto, oggi, come se nulla fosse, di compiere un cerimonioso ma grottesco atto di ossequio alla categoria tutta degli insegnanti di religione, con cui la dichiarazione si chiude: «La Chiesa di Verona manifesta in questo modo la sua vicinanza e stima ai docenti di religione e li rassicura che non è in corso alcuna deriva gestionale nei loro confronti».

E la Curia cade in piedi con una elegante giravolta.

1 Luglio 2022Permalink

21 settembre 2019 – Tre insegnanti e un Tribunale ma non solo nè sole.

La prima storia.
Da Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford

+++ Liceo da Vinci di Milano. Il Tribunale annulla le sanzioni disciplinari per le docenti che avevano chiesto un dibattito sull’omofobia +++
Il 5 febbraio del 2018, davanti a uno dei più prestigiosi istituti scolastici di Milano, il Liceo scientifico Leonardo da Vinci, venne affisso un manifesto anonimo «Gay, c’è poco da essere pride», con un lungo elenco di informazioni del tutto sbagliate su malattie sessualmente trasmissibili, di cui gli omosessuali venivano indicati come «untori».
A molti, compresi i giornalisti che riportarono la vicenda, il manifesto sembrò la risposta omofoba all’Assemblea che, il precedente 30 gennaio, gli Studenti del Liceo avevano organizzato sulle tematiche dell’orientamento sessuale e dell’educazione affettiva, e che aveva affrontato anche la storia del movimento LGBTI in Italia e nel mondo, la condivisione di esperienze di coming out e le malattie sessualmente trasmissibili.
L’organizzazione di quella Assemblea era stata preceduta da numerose polemiche, riportate da diversi quotidiani nazionali e addirittura 11 docenti avevano inviato una e-mail a tutti i genitori, lamentando l’assenza di contraddittorio su temi da loro considerati «sensibili».
Del resto, già nel 2015 una professoressa – tra i firmatari della lettera di contestazione dell’Assemblea – aveva preso posizione, sia a mezzo stampa che con un cartellone sulle scale del Liceo, contro le unioni tra persone dello stesso sesso, definite «innaturali» poiché solo la «relazione tra un uomo e una donna è naturalmente capace di generare la vita».
Anche per questa ragione, una docente del Liceo, il giorno successivo all’affissione del manifesto anonimo, decise di esporre nei locali dell’Istituto un proprio manifesto nel quale invitava la Dirigente scolastica a promuovere un momento di dialogo per commentare quanto stava accadendo nella scuola: «Le chiedo di trovare un momento comune per riportare la nostra comunità scolastica al patto di fiducia per la crescita integrale dei ragazzi, nel rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno. È a scuola che si educa al rispetto dell’altra e dell’altro». Le prime ad aderire furono due colleghe, seguite successivamente da altri docenti e molti ragazzi.
La Dirigente scolastica anziché accogliere la richiesta di confronto interno, decise di sanzionare le tre docenti con un provvedimento disciplinare. Secondo l’Istituto, le tre Professoresse avevano ecceduto «nel diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero», con un comportamento – si legge nelle motivazioni delle sanzioni – che ledeva «il decoro e l’onore della persona, mettendo in pericolo e o creando tensione all’interno del luogo di lavoro e più in generale nella comunità scolastica».
Le tre Professoresse difese dagli Avvocati Emiliano Ganzarolli e Maria Grazia Sangalli, di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI, sono ricorse contro le sanzioni disciplinari dinanzi al Tribunale di Milano, che le ha annullate con un provvedimento pubblicato il 27 agosto 2019.
Inoltre, ha condannato il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) alla integrale rifusione delle spese legali.
«Abbiamo dovuto lavorare per mesi per ricostruire con precisione il quadro fattuale e fornire al Tribunale la rappresentazione dettagliata della vicenda – sottolineano i legali -. Ciò ha consentito al Tribunale di riconoscere che la procedura disciplinare non aveva fondamento giuridico. Appariva evidente, infatti, che la contestazione era assai confusa».
Secondo le parole del Tribunale «la genericità delle contestazioni disciplinari tradisce, nel caso di specie, l’irrilevanza a livello disciplinare della condotta delle ricorrenti, mera espressione della libertà di manifestazione del pensiero delle docenti».
«Si tratta di un giudizio molto importante – commenta la Presidente di Rete Lenford, Miryam Camilleri -. Viene riaffermata la centralità del patto educativo che deve esistere tra docenti e studenti e che, per esprimersi, ha necessità di un ambiente inclusivo e plurale, in cui sia riconosciuta la libertà di pensiero degli educatori, ma soprattutto il diritto dei ragazzi e delle ragazze – come recita la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – alla libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie.
Il procedimento disciplinare intrapreso dalla Dirigente del Liceo aveva prodotto l’effetto opposto: quello di impedire il confronto di idee, ancora più grave perché portata avanti in un luogo – l’Istituto superiore – in cui il dibattito e il contraddittorio rappresentano i primi motori della crescita individuale».

La seconda storia

Quello che ho ricopiato sopra non è un episodio a se staente ma si colloca nella storia di chi conosce il significato della propria professione .. oltre il potere che non tollera competenza e responsabilità

La professoressa Rosa Dall’Aria era stata era stata sospesa dall’ufficio scolastico provinciale per due settimane in seguito alle polemiche relative a un lavoro realizzato dai suoi alunni che avevano tracciato un parallelo tra le leggi razziali del ’38 e il decreto sicurezza voluto dall’allora ministro dell’interno.
Il mio blog diariealtro lo sa e lo ricorda

24 maggio 2019 – Purtroppo ho trovato quel che cercavo               https://diariealtro.it/?p=6609

25 maggio 2019 – Una collega che mi fa guardare con rinnovato orgoglio a quella che è stata la mia professione                                                                                          https://diariealtro.it/?p=6615

Rosa Dall’Aria, quando la sua vicenda disciplinare si era conclusa, fu accolta in Senato dalla senatrice Liliana Segre e dalla senatrice scienziata Elena Cattaneo.

 

21 Settembre 2019Permalink

20 luglio 2019 – La prima laurea con protezione internazionale

Mentre ci si adopera – con le più varie e comunque ripugnanti motivazioni – a rendere difficoltosi i percorsi scolastici ed educativi degli stranieri, anche per i bambini nella scuola dell’obbligo e persino nella scuola dell’infanzia e non bastasse anche nei nidi – una notizia che indica la capacità di una università a superare i muri che invadono molte menti.
(Per i nidi si veda la nota in calce)

Ansa.it Il primo laureato con protezione internazionale dell’Università di Sassari si chiama Bakari Coulibaly, per tutti Bouba, arriva dal Mali, ha 32 anni e da due giorni è dottore magistrale in Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio. La sua favola è stata scritta ad Alghero, dove il neo architetto è arrivato nel 2016 per coronare un sogno. “Quando studiavo a Bamako desideravo tanto fare un master in Europa – racconta Bouba – sembrava un sogno irrealizzabile, si è concretizzato e sono felicissimo”.
Ha dedicato la tesi a “La cultura Maliana e gli effetti urbani delle migrazioni”, ottenendo il massimo dei voti: 110 su 110 e lode. Ad accompagnarlo lungo il percorso la fitta rete di attori istituzionali, culturali e sociali che ad Alghero scommettono nel valore della multiculturalità. Uno dei punti di riferimento è Silvia Serreli, docente al Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero, delegata rettorale per le Politiche di integrazione dei migranti e rifugiati e non a caso relatrice del dottor Coulibaly che, realizzato il suo sogno, ne ha già un altro. “Un giorno vorrei diventare professore, continuare a studiare, fare ricerca e insegnare”, rivela. Nel frattempo “lavoro nelle cucine di un ristorante di Alghero, vivo con dei colleghi e amici – conclude – e sono grato alle tante persone di Alghero e dell’Università di Sassari senza le quali questo traguardo sarebbe stato impossibile”.
Nato nel nord del Mali, Bakari Coulibaly si è immatricolato nel 2016 ed è arrivato all’Università di Sassari con una borsa di studio della Conferenza dei rettori delle Università italiane e del Ministero dell’Interno per rifugiati e titolari di protezione sussidiaria, costretti nel proprio Paese a interrompere gli studi.
Durante il corso di laurea magistrale ad Alghero, ha potuto trascorrere sei mesi alla Universitat autonoma di Barcellona col programma Erasmus Plus. La sua storia è un esempio per altri allievi dell’Università di Sassari titolari di protezione, inseriti dal 2015 nel percorso di integrazione che l’ateneo promuove con la rete territoriale dedita al progetto di una Università sempre più inclusiva.

http://www.ansa.it/sardegna/notizie/2019/07/19/la-favola-di-bouba-dal-mali-alla-laurea_5abd02cc-6066-4e36-b667-f21bcb2fa7d7.html

Nota:  Per i nidi segnalo il mio “Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine” del 14 dicembre 2018
https://diariealtro.it/?p=6278

20 Luglio 2019Permalink

27 maggio 2019 – Quando ogni mattina facebook mi chiede a cosa penso …

posso rispondere anche così

Penso a donne la cui presenza è conforto: la senatrice Liliana Segre (di cui ho scritto molto e molte volte nel mio blog diariealtro) e la prof. Dell’Aria di Palermo che non difende ma proclama la dignità della sua professione.
E non voglio dimenticare la scienziata collega della senatrice Segre, Cristina Cattaneo, di cui ho scritto il 20 gennaio scorso   e non solo.                                                                                                 [fonte 1]

 

Anche oggi continuo la narrazione del 24, 25 maggio e altra di questa mattina e comincio dalla prof. Dell’Aria

27 maggio Applausi e rose rosse per la prof sospesa a Palermo: “Felicissima di tornare a scuola”

“Sono contentissima, felice di ritornare a scuola dai miei ragazzi”.
Esprime la sua gioia per essere tornata finalmente a scuola dai suoi ragazzi, Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di lettere palermitana sospesa per due settimane con l’accusa di non avere controllato un lavoro realizzato dai suoi alunni dell’istituto tecnico «Vittorio Emanuele III» di Palermo nel quale accostavano le leggi razziali al decreto sicurezza.
I ministri Matteo Salvini e Marco Bussetti avevano annunciato il 23 maggio, nel corso di un incontro in prefettura, una soluzione, ma la prof nei giorni scorsi ha chiesto «non clemenza», ma «una dichiarazione ufficiale nella quale si dice che non ha alcuna colpa», una riabilitazione pubblica che sottolinei che è stata punita ingiustamente. Il figlio, l’avvocato Alessandro Luna, ha già annunciato ricorso al Tribunale del lavoro, perchè la battaglia continua. E’ un fatto, del resto, che la docente abbia ripreso il suo posto dopo avere ‘scontato per intero il provvedimento.
Intanto, dopo due settimane di lontananza forzata, oggi si gode la festa. I colleghi le hanno donato un mazzo di orchidee bianche, mentre i suoi studenti le hanno riservato un’accoglienza speciale: gli alunni delle sue tre classi, prima e seconda E e seconda B, in aula magna Li Muli
l’hanno accolta con un lungo applauso donandole una pergamena e 15 rose rosse,
«una per ogni giorno di sospensione dalle lezioni».

E con le rose c’era una lettera . Eccola

“Cara professoressa, scriviamo questa lettera per dirle quanto siamo orgogliosi di averla incontrata e conosciuta durante il nostro percorso di vita. Le sue critiche, i suoi rimproveri, i suoi complimenti, i suoi insegnamenti non hanno fatto altro che aiutarci a crescere. Grazie a lei abbiamo imparato a non avere paura di esprimere la nostra opinione e che il confronto è sempre la cosa migliore per risolvere tutto. Le ingiustizie si subiscono, ma per abbattere una donna forte come lei serve molto di più.

I ragazzi hanno letto il testo vergato su una una pergamena consegnata all’insegnante nell’aula dedicata a Vincenzo Li Muli, agente ucciso nella strage di via D’Amelio e che fu alunno della scuola.
I ragazzi hanno consegnato la lettera, accompagnata da 15 rose rosse.

Possiamo solamente immaginare – aggiungono i ragazzi nella missiva – quanto sia stata dura rimanere lontana dalla scuola, per una professoressa come lei che crede profondamente nel suo lavoro e sempre desiderosa di trasmettere le sue conoscenze a dei poveri disgraziati come noi, ma questo non diciamolo resta un nostro segreto. Quindici lunghi giorni che sembravano non finire mai, giorni in cui non riuscivamo quasi a respirare …  Ci mancava Dell’Aria”.

Giunta all’istituto poco prima delle 8, accompagnata dal figli , Dell’Aria ha risposto alle domande dei giornalisti, ma evitando di tornare sulla vicenda che, comunque, avrà degli strascichi.
«Ritorno perché oggi è finita la sospensione e lo faccio con gioia», ribadisce a chi le chiedeva un commento sul provvedimento di sospensione adottato dal provveditore: «Non ho altre dichiarazioni se non quelle fatte nei giorni scorsi – ripete – dico soltanto che ritorno per insegnare ai ragazzi a pensare, ad essere onesti, rispettosi delle istituzioni delle leggi. Ma anche a non essere indifferenti e a prendersi cura dell’altro. E dirò loro di continuare il nostro lavoro, e di riflettere ed essere consapevoli di ciò che accade attorno a noi». E parlerete di quello che è le successo? «Certo vorranno sapere anche se oggi, in realtà, era prevista una lezione di storia. Ma penso che parleremo dell’Europa che per me è un valore», ha proseguito.
Arriva anche il commento del vice preside dell’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, Giuseppe Castrogiovanni: “Non credo che la professoressa intenda tenersi questa, chiamiamola così, “macchia” al termine di una carriera da insegnante modello. Sono certo che i suoi legali faranno ricorso se non ci sarà un altro provvedimento che annulla la sospensione”. “Credo – ha aggiunto Castrogiovanni – che il preside abbia avviato contatti col ministero e l’ufficio scolastico per trovare una soluzione e annullare gli effetti di un provvedimento apparso ingiusto e sproporzionato a tutt’Italia»

E infine non voglio mai mancare l’incontro con la guida di questi anni, la senatrice Segre

domenica 26 maggio 2019                  Attacco alla solidarietà.
Liliana Segre: «Contro l’indifferenza rimane la Carta»            Diego Motta

La senatrice a vita, testimone della Shoah, riflette sull’attacco al volontariato: «Sembra che tutto sia stato inutile. La rottura è avvenuta con le parole oscene di esaltazione di fascismo e nazismo»
«Mi sono sempre battuta contro l’indifferenza» dice Liliana Segre. Ed è proprio la parola «indifferenza», insieme alla parola «testimonianza », a fare da cornice al colloquio della senatrice a vita con Avvenire, nel dibattito aperto sulla guerra dichiarata al mondo della solidarietà e sui rischi di un risorgente sentimento di intolleranza nei confronti degli ultimi.
Dall’aporofobia, il disprezzo per il povero evocato dall’economista Stefano Zamagni fino all’indifferenza stigmatizzata da una delle ultime testimoni viventi della Shoah, scorre il film già visto di un’Italia che si è riscoperta diversa. «Mercoledì ho accompagnato il presidente Mattarella al Memoriale della Shoah di Milano. Ci tenevo molto, consapevole del fatto che la prima visita fatta dal capo dello Stato una volta nominato, era stata alle Fosse Ardeatine. Ci siamo soffermati a lungo davanti al Muro dell’indifferenza, che accoglie tutti i visitatori». L’insofferenza verso il prossimo e a volte il linguaggio d’odio nei confronti di chi dovrebbe prendersene cura, come raccontano tutti i giorni tante realtà del Terzo settore prese di mira nel silenzio generale, sono una delle cifre di questo tempo. «L’indifferenza è rispuntata un po’ ovunque, come una malapianta. Non c’è un aspetto della nostra quotidianità in cui non ne siamo sfiorati – osserva la senatrice a vita –. Lo vediamo persino per strada ed è un segnale che rattrista, sembra che tutto sia stato inutile». Tutto è quello che è successo negli anni bui delle leggi razziali, tutto è quello che dovremmo sapere e di cui dovremmo fare memoria, tutto è forse quello che si tende a cancellare.
«Come la Storia, che va rimessa al centro dei programmi scolastici, perché è l’antidoto alla barbarie. Le tragedie sono dovute proprio all’indifferenza dei più. Per uscirne, occorre una scelta libera, una scelta di coscienza come è stato nel mio caso». È da trent’anni che Liliana Segre ha un bisogno insopprimibile di raccontare tutto quello che ha vissuto. Di parlare, come ha fatto, con decine di migliaia di studenti in tutta Italia, per spiegare quel che sono stati quegli anni, e perché non bisogna più tornare indietro. «Ho una vicenda personale che fa sì che io mi batta contro l’indifferenza, ma le mie armi sono spuntate dal tempo, dalla fatica, dall’età».
Eppure lo spazio per rimettere le cose a posto c’è e non può essere occupato solo da un’altra politica. Intendiamoci: occorre rimettere almeno in agenda i provvedimenti attesi da milioni di persone in difficoltà, ridando così prospettive e centralità a lavoratori e volontari impegnati sulle frontiere dell’accoglienza, in famiglia e fuori, dell’assistenza, negli ospedali e nelle case di cura, dell’integrazione, con gli stranieri e nelle scuole. «Pensi alla nostra Costituzione e al gran lavoro fatto dai nostri padri costituenti. La nostra Carta è tra le migliori al mondo – sottolinea Segre – e non può essere aggirata o superata facilmente». Nello stesso tempo, è un documento incompreso, poco letto e ancor meno diffuso. Eppure, senza essere esplicitamente citato, si percepisce il valore del Terzo settore nel riconoscimento della «libertà di associazione» all’articolo 18 e, ancora prima, nella tutela delle «forze sociali» inserita all’articolo 2 della Costituzione, insieme «all’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale ». «Lei mi chiede, in tutto questo, se si è rotto qualcosa… Forse si era rotto già da un po’, forse la rottura è avvenuta pian piano, con le parole oscene di esaltazione del fascismo e del nazismo. Solo che almeno prima ci si vergognava, adesso non ci si vergogna più di nulla».                                                                                                                                                               [fonte 4 ]

[fonte 1] https://diariealtro.it/?p=6386

[fonte 2]
https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/05/27/applausi-e-rose-rosse-per-la-professoressa-sospesa-a-palermo-felicissima-di-tornare-a-scuola-ee5d3e2e-866c-4497-8e06-cd3bcaf5f28c/?fbclid=IwAR3IAT6TeSvBe9wxXU4zf3sRo_-VFTQyrh8fHszZtAt-fIdnnceQc4QJrio#.XOupQNenGrw.facebook

[fonte 3]
https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/05/27/palermo-lettera-degli-studenti-per-il-ritorno-della-prof-sospesa-orgogliosi-di-lei-9d4b34b8-c620-418c-99d8-67be52b6ad0f/

[fonte 4]
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/in-campo-contro-lindifferenza-si-torni-alla-carta

27 Maggio 2019Permalink

25 maggio 2019 – Una collega che mi fa guardare con rinnovato orgoglio a quella che è stata la mia professione.

24 maggio 2019 – Non voglio clemenza, ma la riabilitazione di Redazione

La prof sospesa di Palermo: «Non voglio clemenza m ala riabilitazione «Non vorrei che passasse un messaggio sbagliato, cioè che si è trattato di un atto di clemenza o grazia nei miei confronti, perché se è stato riconosciuto ai più alti livelli che sono esente da colpe la mia unica richiesta è che ufficialmente sia dichiarata la mia estraneità e che la sanzione inflittami è ingiusta».
Lo ha detto la professoressa di Italiano e Storia dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo Rosa Maria Dell’Aria, all’indomani dell’incontro avvenuto ieri in prefettura con i ministri Matteo Salvini e Marco Bussetti. La docente era stata sospesa dall’ufficio scolastico provinciale per due settimane in seguito alle polemiche relative a un lavoro realizzato dai suoi alunni che avevano tracciato un parallelo tra le leggi razziali del ’38 e il decreto sicurezza voluto da Salvini.
«Desidero sottolineare – aggiunge la docente, che rientrerà a scuola lunedì – che l’incontro si è svolto in un clima assolutamente sereno, alla presenza anche del prefetto di Palermo, oltre che dei ministri e dei loro staff, e dati alla mano è stato detto e convenuto che la sanzione non aveva ragione di essere comminata e visto che il ministro non può intervenire direttamente si sarebbe trovata una soluzione che annullasse completamente tutti gli effetti della sanzione, cioè quelli relativi alla mia dignità professionale e quelli economici».

https://www.lasicilia.it/news/palermo/246269/la-prof-sospesa-di-palermo-non-voglio-clemenza-ma-la-riabilitazione.html?fbclid=IwAR0zpJLcuFVP4eKJK_LSTSs3L14N5KnMtyMvxjYXcBYfHgdnAHTKHqaLPHU

25 Maggio 2019Permalink

24 maggio 2019 – Purtroppo ho trovato quel che cercavo

Il precedente
All’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo la professoressa di italiano Rosa Maria Dell’Aria è stata sospesa per 15 giorni dall’insegnamento per non aver vigilato sul lavoro fatto da alcuni suoi studenti che in una videoproiezione avevano accostato le leggi razziali al decreto Sicurezza.
Il video è visibile dal link che segue

https://video.corriere.it/prof-sospesa-palermo-ecco-video-studenti-che-ha-provocato-punizione-docente/19b4ba16-7880-11e9-8596-c65b94f06070

I ruoli decisionali

Il fatto ha suscitato scalpore ed espressioni di solidarietà significative tanto da indurre il ministro Salvini a una capriola di solidarietà delegatagli evidentemente dal Ministro dell’istruzione perché non  risulta che alle funzioni del ministro dell’interno appartenga anche il governo dell’attività scolastica.
Un governo dell’attività che il Ministro Bussetti, che sembrerebbe essere responsabile del settore non  ha avocato a sé nemmeno quando una parlamentare del M5S gli ha chiesto formalmente di chiarire “secondo quale preciso procedimento, nonché su quali basi regolamentali, abbia agito l’ufficio scolastico territoriale del Ministero per sospendere la professoressa”.
E a questo punto
il ministro Salvini ha raccontato   che il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato
Ma la professoressa, che di responsabilità sembra intende per fortuna più dei ministri ha precisato : “Si sta lavorando per trovare una soluzione anche al problema particolare della sospensione. Tornerò a scuola il 27 maggio, come previsto. Il ministro Bussetti purtroppo ha chiarito anche questo aspetto: non ha potere sulle decisioni prese dal provveditore e c’è un iter che deve essere rispettato. Si sta lavorando ad una soluzione che sia conciliante”.

Era capitato quello che temevo

La precisazione è arrivata mentre i ministri ballonzolavano  trascinati in un loro vuoto cognitivo e così mi sono trovata a confrontarmi con la responsabilità che temevo : la scelta della punizione  non era una decisione ministeriale (o forse anche sì almeno nel punto di partenza) ma il ‘sistema scuola’  ne era, se non totalmente responsabile, complice.
Sarebbe bello mettere ordine nella catena delle irresponsabilità e, se sarà fatto, non  credo il risultato porterà allegria.
Per fortuna studenti, insegnati, cittadini,  lasciando perdere un infortunio governativo (eufemismo?) hanno espresso in vari modi la loro responsabile solidarietà alla prof. Dall’Aria .

24 Maggio 2019Permalink

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni

Il fatto che seguire gli interventi in merito alla vicenda della scuola palermitana oggi sia diventato una specie di impegno a tempo pieno mi consola.
I veleni –sia eccitanti che sedativi – propinati da anni (per un problema che mi è noto una decina) non hanno ancora avuto la funzione lobotomizzante su cui contavano, suppongo, molti di coloro che li avevano distribuiti e li distribuiscono. Quindi continuo

Segre e Cattaneo invitano prof sospesa al Senato   Pubblicato il: 17/05/2019 19:23

“Siamo preoccupate per la vicenda della sospensione di 15 giorni della insegnante di Palermo per ‘omessa vigilanza’ sul lavoro dei suoi giovani alunni che per la giornata della memoria, hanno fatto un raffronto tra le leggi razziali e la nuova disciplina in tema di diritto d’asilo introdotto dal cd. decreto sicurezza”.
E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta delle senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo.
“Sono, inoltre, del tutto incomprensibili -aggiungono la testimone della Shoah e la scienziata- le ragioni che, stando alle notizie di oggi, vedono gli organi di polizia entrare nella scuola per ‘ricostruire l’accaduto’. Alla ferita democratica inferta da una articolazione dello stato deputata all’ordine pubblico che entra in una scuola per interessarsi di un lavoro didattico frutto della libera elaborazione di alcuni studenti nell’ambito delle attività per il Giorno della Memoria vorremmo rispondere con l’invito che rivolgiamo alla Prof.ssa e ai suoi alunni presso il Senato per accoglierli nel cuore dell’istituzione repubblicana che sulla Costituzione e i suoi valori trova il suo fondamento”.
“Insieme -concludono- saremo felici di riflettere del valore della memoria e della sua attualizzazione che, pur nella semplificazione che può esservi stata, autonomamente e meritoriamente i ragazzi hanno fatto. Nei prossimi giorni provvederemo alla formalizzazione dell’invito alla Prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria affinché con i suoi alunni possa essere nostra graditissima ospite”.

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/05/17/segre-cattaneo-invitano-prof-sospesa-senato_CAQwROGsdVEx7UIQ4mNLYJ.html

A fronte della notizia della polizia a scuola in funzione didattica mi piace ricordare la senatrice Segre che dialoga con i carabinieri a binario 21. Ne ho scritto nel mio blog il 19 dicembre scorso.
https://diariealtro.it/?p=6308 

 

17 Maggio 2019Permalink