01 settembre 2009 – Logica e modelli – 10

Una poesia e i suoi effetti

Una bufera
di notte ha strappato tutte le foglie dell’albero
tranne una fogliolina
lasciata
a dondolarsi in un a solo sul ramo nudo.

Con questo esempio
la Violenza dimostra
che certo –
a volte le piace scherzare un po’.

(Wislawa Szymborska. La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, Milano 2009, p. 713 – Testo diffuso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo).

Non è giusto commentare la poesia, ma questa di Wislawa Szymborska, poetessa polacca premio Nobel per la letteratura, mi è stata di stimolo a rivedere ricordi e considerazioni.

Ricordi perché?
Ciò che oggi accade ha precedenti di regola ignorati che fanno parte anche della mia memoria e che mi sono d’aiuto a capire.
Solo a me? Non lo so perché nel luogo in cui vivo trionfa l’abitudine di sottrarsi al dialogo; i colloqui avvengono solo fra persone che si ritengono simili non per modalità di ragionamento e condivisioni di obiettivi ma per appartenenze, … e allora mi limito a scrivere.
Se il tempo che corre mi porterà alla perdita della memoria non voglio trovarmi inchiodata a un presente che ora giudico insensato e che la memoria e il ragionamento mi aiutano ancora a comprendere e giudicare.

Un po’ di storia
Non è la prima volta che in Italia arrivano fuggiaschi: l’arrivo in massa iniziò negli anni ’90 con la fuga degli albanesi. Poco dopo però cominciò la crisi balcanica e l’arrivo degli “sfollati delle Repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia”, come li chiamò, non senza dibattiti e difficoltà nella scelta dei vocaboli, la legge 390 del 1992.
Quella legge aveva un titolo estremamente lungo che di per sé indica la fatica di comprendere situazioni che era inopportuno dissociare: “Interventi straordinari di carattere umanitario a favore degli sfollati delle repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia, nonché misure urgenti in materia di rapporti internazionali e di italiani all’estero”.
Nel 1990 la cosiddetta legge Martelli aveva ribadito la convenzione di Ginevra sul rifugio politico negando contestualmente la validità della ‘riserva geografica’ che –fino ad allora- aveva limitato il riconoscimento possibile del rifugio politico a chi venisse dai territorio dell’Unione Sovietica.
Ma –per ragioni che non sto qui ad analizzare- quel rifugio non era estensibile a chi fuggiva minacciato ‘solo’ dalla guerra.
Di qui quel termine vago di ‘sfollati’ in cui, una società civile in rapporto con alcuni validi parlamentari, riuscì a far aggiungere nella legge 390 (e anche questa non fu un’operazione facile, ma funzionò) l’art. 2-bis: “La Repubblica italiana è impegnata a garantire comunque l’ingresso e l’ospitalità ai giovani cittadini delle Repubbliche ex- jugoslave che siano in età di leva o richiamati alle armi, che risultino disertori o obiettori di coscienza”.
Oggi il dibattito sulle possibili conseguenze operative della Convenzione di Ginevra appare devastato e degradato: i barconi vengono cacciati senza porre in atto le operazioni per verificare la possibilità di chiedere e concedere il rifugio politico e la terminologia di quella povera vecchia leggina, così precaria e così voluta, è scomparsa anche dal linguaggio della società civile.
Già perché molte associazioni, allora determinate nella costruzione della pace, sono diventate attente solo alle proprie iniziative che, anche se positive, si propongono come del tutto estranee a un qualsiasi interesse per le istituzioni. In particolare hanno dimenticato che le istituzioni della Repubblica cooperano, secondo il proprio ruolo e nei limiti delle loro funzioni, al raggiungimento della finalità fondamentali che la Costituzione indica.

Neonati e circolari ministeriali
Chi legge le mie segnalazioni avrà già visto in quel settore le informazioni che trascrivo di seguito perché le ritengo di estrema importanza e voglio quindi sottrarle alla volatilità che caratterizza le segnalazioni stesse.
In una sua nota sintetica del 7 agosto il Ministero dell’Interno, a proposito della registrazione anagrafica, precisa che:
“Le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non richiedono l’esibizione di documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”.
Mi sembra che – con una ‘virtuosa’ interpretazione della lettera g del comma 22 dell’art. 1 della legge 94/2009 – la nota sintetica, riprendendo la circolare n. 19 del 7 agosto – apra la strada per la garanzia della pubblica evidenza del rapporto di filiazione di modo che il minore non possa venir sottratto ai suoi genitori non identificati come tali.

I luoghi in cui far chiarezza ad assicurare quanto al minore è dovuto sono, evidentemente, i comuni che possono quindi farsi sedi per il rispetto delle convenzioni internazionali non attraverso occasionali ammucchiate di piazza per protestare contro il governo e il pacchetto sicurezza globalmente inteso (e probabilmente ignoto anche ai protestatari) ma per realizzare al meglio le proprie funzioni.
Nel caso specifico i comuni, regolamentando adeguatamente la circolare che concede –in non definite situazioni di sicurezza- la dichiarazione di nascita dei figli di immigrati privi di permesso di soggiorno, realizzerebbero l’articolo 7 della Convenzione di New York che afferma: “Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”. (Si veda, tra l’altro, il mio articolo del 26 luglio)

Badanti e nuovi nati
Mi è già capitato, in una disperata ricerca di informazioni presso autorità comunali sulle modalità di riconoscimento dei nuovi nati, figli di immigrati irregolari, di riceverne silenzio quando non insulti.
Appena avrò, se ne avrò, informazioni attendibili in merito a proposte competenti e ragionevoli ne scriverò.
Voglio però segnalare che la circolare che consente l’emersione delle badanti e colf ha un regolamento attuativo, diffuso anche dai maggiori organi di stampa, del tutto assente invece per ciò che concerne il riconoscimento anagrafico dei neonati figli di immigrati senza permesso di soggiorno. (sono le foglioline di Wislawa Szymborska. Ne ho scritto nel mio articolo del 1 giugno).
Per ora mi limito a ragionare su un caso esemplare che le cronache internazionali ci offrono a proposito di bambine nate ma inesistenti.

Modelli d’oltre oceano
I modelli sono sempre stati importanti nel fornire il supporto dell’analogia alla conoscenza tramite la trasmissione di indirizzi di comportamento d’altri, ritenuti degni d’essere imitati e perciò rassicuranti. (Proprio in questi giorni ne abbiamo un esempio illustre: l’operazione Feltri anti quotidiano vescovi, speculare all’operazione Repubblica anti costumi sessuali berlusconiani. L’esempio si conclude qui perché non mi piace rimestare nel pattume da qualsiasi parte prodotto).

Per la questione della possibile mancata registrazione di nascita per i nati da genitori privi di permesso di soggiorno un recente significativo modello viene dagli Stati Uniti.

Diciotto anni fa, in California, un uomo ha rapito una bambina. L’ha tenuta in stato di schiavitù con la complicità della moglie, l’ha messa incinta facendola partorire due volte di nascosto e evitando quindi alle nuove nate la registrazione anagrafica, comunque si chiami oltre Atlantico.
Le figlie – che oggi hanno 15 e 11 anni – non sono mai andate a scuola, evidentemente non sono mai state visitate da un medico (a meno che non si trattasse di complice del signore di cui sopra), nessuno – né vicini di casa, né autorità locali – le ha mai viste.
Per maggiori informazioni indico alcuni link, dalla BBC e dal Corriere della sera
Se i sindaci italiani, sceriffi, organizzatori di ronde, – o semplicemente sciattoni che ignorano il loro ruolo di garanti della popolazione del territorio di cui sono responsabili- hanno nel Far West un modello, ora possono aggiungere ai loro riferimenti internazionali anche la eventuale mancata registrazione dei neonati, se a tanto arriveranno.

NOTA: Forse questa parte del mio scritto subirà qualche modifica e integrazione se riuscirò ad avere le informazioni che sto cercando sulla registrazione anagrafica e l’obbligo scolastico in California. Per ora mi limito a segnalare ciò che so.

1 Settembre 2009Permalink