20 settembre 2014 – UNA VERA BABILONIA. Il Friuli dopo Caporetto

Anche il mensile Ho un sogno ricorda la prima guerra mondiale. Ricopio l’ultimo articolo (i precedenti  il 31 maggio e il 3 luglio)

L’esodo dal Friuli dopo la disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917) fu terribile ed enorme nelle sue dimensioni. Le autorità statali e l’organizzazione militare, del tutto impreparate ad affrontare le conseguenze della disfatta, abbandonarono completamente la popolazione civile cui non restò che la fuga. Fuggirono tutte le autorità civili, fuggì il vescovo. Restarono molti parroci. Secondo una recente ricerca, su 668 sacerdoti dell’arcidiocesi di Udine solo l’11% scelse la profuganza. Si presentò una situazione da Alto Medioevo perché il clero si trovò ad essere il solo punto di riferimento di una popolazione particolarmente debole (gli uomini in età di combattere erano al fronte) e impossibilitata a far fronte ai saccheggi, agli stupri, a ogni violenza che  la guerra conosce. Nel 1993 la Federazione regionale delle Casse rurali e artigiane del Friuli Venezia Giulia sostenne la pubblicazione di un lavoro degli storici Lucio Fabi e Giacomo Viola, che avevano attinto agli archivi parrocchiali per trovare le testimonianze di chi aveva vissuto quella tragedia e, condividendo la sorte delle vittime, ne poteva dare testimonianza. Scrive il parroco di Moruzzo che già il 20 ottobre 1917 assiste alla fuga dei militari italiani: “I nostri ci lasciano, restiamo in balia del nemico. Iddio ci assista! Il Comandante avea detto: Parroco rimanga al suo posto, la sua presenza tra i parrocchiani sarà preziosa” A volte con il “nemico” è possibile trattare. Lo testimonia sempre lo stesso parroco, che incontra il colonnello della fanteria austriaca acquartieratosi nel castello sovrastante il paese: “Sarà in breve emesso un ordine. Frattanto bisogna che vi ingegnate a nascondere”. Il colonnello sapeva che sarebbe venuta la fame.Il primo novembre il parroco di Campoformido annota: “I soldati entrano nella case e la fanno da padroni. Si assidono e divorano la cena o il pranzo preparato; dormono nei letti cacciandone i proprietari. rubano quanto possono, specialmente polleria, suini e pecore. La mia cantina subisce un salasso di sei ettolitri” “Signor Curato, è la guerra” spiega un ufficiale tedesco dopo aver consultato un vocabolario che portava con sé.

NOTE: La ricerca cui si fa riferimento è il lavoro di Elpidio Ellero, Caporetto, Gaspari Editore, 2013, mentre le citazioni dei diari dei parroci sono tratte da Lucio Fabi Giacomo Viola, Una vera Babilonia, Edizioni della Laguna, 1993

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