17 maggio 2015 – Gli atti di stato civile non sono tutti uguali

Il sindaco di Udine ha deciso di trascrivere l’atto di matrimonio di coppie omossessuali registrato all’estero. Gli avevo già scritto un messaggio di consenso all’iniziativa lo scorso mese di ottobre. Si può leggere anche da qui Poi ha deciso di fare di più e ha esposto la bandiera arcobaleno sul balcone del palazzo municipale in occasione della giornata mondiale contro l’omofobia.
Io, pensando che gli atti di stato civile sono sempre atti di stato civile quale che ne sia il soggetto che alla trascrizione ha diritto, gli ho scritto la lettera aperta che riporto di sotto.
Infatti mi sembra che la sua preoccupazione di rispettare il diritto delle coppie gay possa trasferirsi anche ai bambini che, nascendo in Italia, hanno diritto al certificato di nascita (vedi art. 7 della legge 176/1991 che rappresenta la ratifica della Convenzione di New York del 1989 sui diritti del minore. Non mi dilungo perché ho trascritto una mia ampia relazione con molta documentazione il 2 maggio).
Alla mia lettera il sindaco non ha (ancora) dato risposta ma avendola io annunciata a seguito di un pezzo su fb che valutava positivamente l’evento-bandiera mi è stato chiesto che c’entrasse il mio riferimento ai bambini con le nozze di coppie omossessuali e, a una mia sottolineatura dell’analogia (in entrambi i casi – ripeto – di atti di stato civile si trattava), l’interlocutrice – dopo alcune parole di derisione – ha rivelato una carenza lessicale confondendo registrazione anagrafica e cittadinanza.
Così ho cancellato quello che avevo scritto e passo alla lettera che proverò a replicare in fb.

13 maggio – Lettera aperta al Sindaco di Udine
Egregio prof Honsell,
sindaco di Udine Ho letto della sua iniziativa di esporre la bandiera arcobaleno sul balcone del municipio come segno celebrativo della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. Apprezzo molto questa determinazione a ricordarci che la trascrizione di matrimoni omossessuali celebrati all’estero non è un evento occasionale ma nasce dall’attenzione che ci viene proposta come propria della responsabilità di un sindaco di fronte alle situazioni di cittadini udinesi cui l’evolversi dei tempi concede finalmente di non umiliarsi in una situazione di nascondimento. Certamente questo gesto di civiltà compiuto da un sindaco rappresenta un autorevole impulso perché il parlamento si esprima in proposito con la necessaria chiarezza della legge. Voglio però ricordare che ci sono altri cittadini che hanno necessità dell’attenzione del sindaco al riconoscimento della loro esistenza legale: sono coloro che nascono in Italia, figli di migranti privi di permesso di soggiorno, cui la legge nega il certificato di nascita, subordinato all’esibizione del documento di cui i genitori, o almeno uno di loro, non dispongono. Per chiarezza tanto avviene dal 2009, a seguito dell’approvazione del cosiddetto pacchetto sicurezza, (legge 94/2009, art. 1 comma 22 lettera g). Ciò che la legge nega è ammesso con successiva circolare ma io chiedo al sindaco della città in cui sono nata e vivo se ritenga opportuno che – per un nuovo nato – il diritto a un nome, all’appartenenza familiare, all’identità, in sintesi il rispetto di un diritto che mette in condizione di avere dei diritti, sia appeso alla labilità di una circolare che potrebbe essere revocata senza intervento di legge così come è stata emanata. Sono certa, voglio essere certa, che a Udine la circolare sia sempre stata rispettata ma le chiedo di esprimere pubblicamente per queste creature senza voce la stessa consapevole responsabilità che ha voluto manifestare per la registrazione dei matrimoni omossessuali dando così un impulso all’intervento correttivo della legge in vigore per cui esistono già due progetti che non comportano oneri di spesa, ma non vengono messi a calendario. Se la sua decisione relativa ai matrimoni ha suscitato prevedibile dibattito penso che in questa scelta, se mai la farà, sarà solo e probabile oggetto di pesanti critiche. Al di là di singoli cittadini solo la Società Italiana per la Medicina delle Migrazioni ha trovato voce dignitosa e competente in proposito. Per il resto partiti e organizzazioni, sia laiche sia vicine alle chiese, hanno opportunisticamente taciuto: i neonati non portano onore e gloria, non esprimono utili consensi. Ma lei rappresenta anche chi nasce sul suo territorio senza voce come questi piccoli. Cordialmente Augusta De Piero

17 Maggio 2015Permalink