19 maggio 2015 – Il clandestino esce dall’utero valigia

Avevo scritto la prima parte di questa storia il 9 maggio e si può leggere anche da qui

Dal notiziario si rai news 24 del 18 maggio 2015
Una corsa, l’abbraccio, le lacrime. Questa volta di gioia. Finisce nel migliore dei modi l’incredibile viaggio del piccolo Adou Ouattara, il bimbo ivoriano di otto anni scovato all’interno di una valigia alla frontiera adoudell’enclave spagnola di Ceuta. La ‘foto’ scattata dai macchinari ai raggi X ha fatto il giro del mondo e l’attenzione dei media ha fatto il resto. Così Adou ha potuto riabbracciare la madre, Lucie Ouattara, arrivata in nave da Algeciras per riprenderselo. “E’ stato molto toccante”, ha detto a El Mundo l’avvocato della famiglia, Juan Isidro Fernández. “Il bambino è corso incontro alla madre, che è scoppiata a piangere”. Ora, nel giro di 15-20 giorni, i documenti necessari saranno messi a punto e Adou potrà ufficialmente risiedere in Spagna. “Era la nostra battaglia”, ha sottolineato Fernández. Il passo successivo è quello di occuparsi del padre Alí, finito in prigione dopo che i poliziotti spagnoli lo avevano individuato come il destinatario ultimo di quella ‘consegna eccezionale’ tentata – su compenso – da una giovane marocchina di 19 anni. Una volta passata la frontiera – questo era il piano – la ragazza avrebbe affidato il piccolo al padre che vive a Las Palmas, alle Canarie, con un regolare permesso di soggiorno. Invece l’uomo è stato arrestato qualche ora più tardi, mentre tentava di raggiungere il figlio a Ceuta, con l’accusa di aver messo in pericolo la vita di un minore. Non solo. Sulle prime i giudici avevano mostrato più di un dubbio sulle dichiarazioni rese dall’uomo dopo l’arresto, soprattutto per quanto riguarda le modalità del trasporto del bimbo in territorio spagnolo. Che Adou sarebbe stato infilato in una valigia, dove peraltro non respirava bene, Alí non sembrava esserne al corrente. Circostanza che ha insospettito i magistrati e ha fatto balenare l’ipotesi di un traffico di minori. Invece era solo disperazione. “Cercheremo di tirarlo fuori dalla galera in settimana”, ha detto ancora Fernández. “E’ una bravissima persona, solo una vittima in più di questa storia”. La mamma di Adou, dal canto suo, ha portato la documentazione ai magistrati locali per dimostrare il rapporto di parentela con Adou e lasciare un campione di saliva per la prova del Dna – così da escludere ogni possibile sospetto di tratta dei minori. Il piccolo resterà affidato ora alle cure dei servizi sociali mentre le pratiche burocratiche verranno ultimate. La madre, nel frattempo, risiederà a Fuerte ventura con la figlia. Poi, tra un paio di settimane, tornerà per riabbracciare Adou una volta per tutte. – Si può leggere anche da qui

Una domanda che – ormai lo so – non avrà risposta.
Il bambino nella valigia aveva un nome riconosciuto ed evidente un certificato di nascita che attesta le generalità dei genitori. Il suo nome infatti viene scritto e pronunciato con sicurezza, come fosse uno dei ‘nostri’ bambini. (Se qualcuno legge mi scuso per il possessivo che ho usato solo per chiarezza).
Il dna in questo caso (per quel che si capisce della notizia comunque reperibile anche su la Repubblica) dovrebbe accertare l’identità già nota e dichiarata del bambino anche con una prova biologica.
Se un bambino, quel bambino fosse nato in Italia e si fosse trovato senza certificato di nascita negatogli per legge cosa sarebbe accaduto?

19 Maggio 2015Permalink