20 dicembre 2017 – Vittorio Emanuele III, la maestra Stella e un suo alunno

Dalla rubrica Invece Concita (La Repubblica) di Concita De Gregorio

Grazie a Stella Salvatori, insegnante
Nei giorni del rientro in Italia della salma di Vittorio Emanuele III, trasferita in Italia da Alessandria d’Egitto a bordo di un volo militare e ora tumulata nel santuario di Vicoforte, Cuneo, a fianco della moglie, la regina Elena, ricevo questa mail da un’anziana insegnante in pensione. Il rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele, re complice del regime fascista, hanno suscitato molte polemiche e la protesta della comunità ebraica. La maestra Stella Salvatori ricorda di quando, nel 1985, portò la sua classe – una quinta elementare – in visita a Roma alle Fosse Ardeatine. Furono ricevuti dal presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini. I bambini e la maestra cercarono nel sacrario la tomba del padre di un’antica compagna di classe dell’insegnante. Oggi uno di quei bambini, diventato uomo, ha fatto una telefonata alla sua vecchia maestra, telefonata che lei trascrive per noi, anticipandola con un suo commento. Ecco le parole della maestra Stella e del suo alunno.
“Nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo c’è una epigrafe di Piero Calamandrei. Si sciolgono sulla pietra i suoi versi. ‘Lo avrai/ camerata Kesselring/ il monumento che pretendi da noi italiani/ ma con che pietra si costruirà / a deciderlo tocca a noi/ Non coi sassi affumicati/ dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio/ non colla terra dei cimiteri/ dove i nostri compagni giovinetti/ riposano in serenità. Ma soltanto col silenzio dei torturati più duro di un macigno decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo’”.  
“Questa poesia, nella sua totale stesura fu memorizzata dai miei ragazzi in procinto di essere ricevuti dal presidente Sandro Pertini al Quirinale. Era il1985. Frequentavano la quinta elementare. Furono condotti, quei ragazzi e i loro genitori, nelle cave delle Fosse Ardeatine dove, nel sacrario, cercarono la tomba del padre di Giovanna Margioni, mia compagna di collegio. Lì, in silenzio composto sostarono a lungo. Ieri mi ha telefonato uno di quei ragazzi. Mi ha detto: ‘Maestra – i miei ragazzi continuano per tutta la vita a chiamarmi maestra, anche da adulti, e questo mi fa tanto piacere – Maestra, credo che l’infame patto fra il re Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini sia stato dimenticato. La farsa della marcia su Roma trasformata in regime, dissolta. E poi il Patto d’Acciaio. La firma apposta sulla legislazione razziale… Maestra… La guerra! Quanto ci ha parlato di quella guerra che le ha portato via metà della sua famiglia! Il re in fuga. Ricorda il filmato che ci mostrò? La fila di auto sulla via Appia? Il re, il figlio Umberto, il Maresciallo Badoglio. Ricorda quanto ridemmo perché alcuni ‘dignitari’ erano aggrappati alle auto con lo sportello semi chiuso? Come si può pensare di mettere una pietra su tanta indifferenza di quel re sulle sorti della nostra patria. Patria. Terra dei padri. Quel re non merita un solo pensiero di accoglienza .Dobbiamo meditare che questo è stato. Grazie di avercelo insegnato’. Grazie a voi, ragazzi miei, di ricordarlo”.

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20 Dicembre 2017Permalink