21 novembre 2014 – Il destino è ironico quando non grottesco.

Il comma 22 è sempre in vigore

Nel 2009 avevo constatata la paradossale grottesca vicenda per cui il voto di fiducia al pacchetto sicurezza aveva imposto una numerazione che trasformava quella degli articoli del progetto di legge in numeri da attribuirsi ai commi di un unico emendamento-articolo (quello appunto su cui si sarebbe espresso il voto di fiducia).
L’articolo precedente la decisione del voto di fiducia portava il numero 45.
Il nuovo articolo si identifica nel punto specifico come comma 22 e voglio ripeterne la formulazione originaria quale pro memoria:
«Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo».
Gli aviatori americani di stanza su un’isoletta del Mediterraneo durante la seconda guerra mondiale cercavano così di difendere la propria vita, ma il cerchio era invalicabile e la vita spesso si perdeva. Il parlamento italiano nel 2009 (ma la situazione attuale è in piena paciosa, irresponsabile continuità) ha inventato un nuovo comma 22 che provo a formulare secondo attualità:
«Chi non dichiara la nascita del proprio figlio distrugge la propria paternità quale registrata per legge  ma a chi ne dichiara la nascita la paternità sarà distrutta per legge».
Praticamente questo è il senso imposto dalla legge 94/2009 con la lettera g, dell’articolo 1 del comma 22 che anche l’ONU ci chiede invano di modificare. Si veda il 7mo rapporto ONU a pag. 47
http://www.gruppocrc.net/7o-Rapporto-CRC-infanzia-e

Come non smontare il neo comma 22
La strada di cui tante volte ho scritto sarebbe la modifica dello specifico articolo del ‘pacchetto sicurezza’. Di recente il senato ha proposto un disegno di legge che porta il n. 1562 (da friulana sottolineo che nessun senatore/trice indigeno/a l’ha firmata). Per conoscerne il testo e l’ottima relazione si veda il mio blog del 24 ottobre scorso

Precedentemente era stata presentata alla Camera la pdl 740.
Avevo cercato un anno fa di promuoverne la calendarizzazione con una petizione pubblicata su change [punto] org che in un anno ha raccolto 673 firme. Poche certamente ma sono state strappate una ad una, con qualche significativo appoggio che ho sempre segnalato nel mio blog, ma le associazioni che contano in una cultura diffusa non hanno voluto assumersi responsabilità che portassero spezzare il muro che riesce ad assumere in sé le funzioni del cemento e della gomma e ostacola la calendarizzazione di entrambe le proposte facendone elemento quasi eroico di difesa nazionale per gli aderenti alla lega nord e il lega-dipendenti

Il nuovo paradosso del comma 22 si chiama 20 novembre

Il 20 novembre l’organizzazione di change mi comunica (nel rispetto delle proprie regole) che la raccolta di firme per la mia petizione si chiude (a meno che io non la rinnovi con una nuova) perché è trascorso un anno dalla presentazione della proposta stessa. Il 20 novembre è la giornata ONU per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data è stata scelta perché coincide con l’approvazione della Convenzione che in Italia è legge n. 176 dal 1991 Ne trascrivo l’art. 7, finora condannato irrispettosamente all’inefficacia programmata per una precisa e definita categoria di nuovi nati, costruita a norma del nostro comma 22:
Art. 7 1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi. 2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide.

21 Novembre 2014Permalink

13 novembre 2014 – L’intervento del gruppo regionale al Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni

Il Congresso nazionale della Società Italiana di medicina delle Migrazioni si era svolto in primavera e nei documenti conclusivi era presente una raccomandazione importante di cui ho già scritto ma che volentieri ripeto.

Dopo aver premesso «Il minore non è soltanto “oggetto di tutela e assistenza”, ma anche e soprattutto “soggetto di diritto”, e quindi titolare di diritti in prima persona […] In questo quadro, si riconosce l’importanza del riconoscimento della cittadinanza, come diritto ad avere diritti e punto di partenza per ogni possibile percorso di inserimento sociale»

Raccomandava tra l’altro di « approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–‐amministrativa dei genitori, senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno, in modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario »

Ora finalmente sono stati pubblicato integralmente gli atti del Congresso e mi è stata recapitata la relazione integrale del gruppo regionale, con un importante aggiornamento:

Dagli atti del Congresso Nazionale SIMM di Agrigento
Gruppo Immigrazione Salute Friuli Venezia Giulia

Prima dello jus soli   –  GrIS Fvg

Nel 2008 si profilavano concrete iniziative di modifica del testo della legge Bossi Fini, che assemblate sotto il nome di ‘pacchetto sicurezza’ sarebbero diventate legge nell’estate successiva (l.94/2009 – Disposizioni in materia di sicurezza pubblica). Nell’ambito della discussione parlamentare furono presentati emendamenti che prevedevano l’ abrogazione del comma 5 dell’art. 35 del D.L.286/1998 (Testo Unico sull’immigrazione). Era chiaro l’intento di trasformare le strutture sanitarie in centri di identificazione degli immigrati irregolari, che sarebbero stati quindi denunciati per il reato di ingresso e/o soggiorno illegale introdotto dalla stessa legge. Si scatenò una grande mobilitazione: l’Ordine dei Medici della Provincia di Udine, accogliendo l’appello della SIMM, pubblicamente precisò: “Qualora dovessero passare i provvedimenti annunciati dal governo, i medici dovranno rifiutarsi di denunciare i pazienti immigrati irregolari, esercitando l’obiezione di coscienza per non venir meno ai principi etici e deontologici della loro professione” .

La campagna NOI NON SEGNALIAMO costrinse i parlamentari a cancellare quell’emendamento: nonostante l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare, è infatti rimasto in vigore il dispositivo previsto dal comma 5 dell’art. 35 del TU: “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione  all’autorità, …”

Meno forte – e con caratteri di estrema occasionalità – si levò la voce contro la norma che imponeva (con formule di difficile lettura che rendono le leggi testi da decriptare) la presentazione di “documenti inerenti il soggiorno” anche per la richiesta di “atti di stato civile” (legge 94/2009 art. 1, comma 22 lettera g).

Infatti il “pacchetto sicurezza” introduceva, non solo il reato di ingresso e/o soggiorno illegale ma anche l’ obbligo di dimostrare la regolarità del soggiorno ai fini del perfezionamento degli atti di stato civile (matrimonio, registrazione della nascita, riconoscimento del figlio naturale, registrazione della morte), oltre ad altre norme atte a complicare vari adempimenti burocratici ed amministrativi cui devono sottostare gli immigrati anche ai fini dell’accesso ai servizi (con esclusione di sanità, nei termini già precisati dalle norme precedenti, e scuola dell’obbligo).

Il GrIS del Friuli Venezia Giulia nel 2011, si pronunciò contro quella norma, dichiarando esplicitamente che l’esistenza giuridicamente riconosciuta di minori nati in Italia non poteva essere affidata alla labilità di una circolare, ma doveva essere garantita dalla legge: infatti a pochi giorni dall’approvazione del “pacchetto sicurezza” era stata emanata dal Ministero dell’Interno la circolare n. 19 che sostanzialmente consente ciò che la legge nega.

Come scritto nel quinto rapporto del gruppo CRC 2011-2012 al Cap. 3.1 , “l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale previsto dalla Legge 94/2009, con il conseguente obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante , comporta il rischio che i genitori presenti in Italia privi di permesso di soggiorno possano non accedere ai pubblici servizi, compresi quelli anagrafici per la registrazione del figlio appena nato. La Circolare del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno ha cercato di porre rimedio a questa situazione, chiarendo che non è necessario esibire documenti inerenti al soggiorno per attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile). … Si deve comunque sottolineare come la Circolare Ministeriale non sia una fonte primaria del diritto e di conseguenza sia suscettibile di essere modificata o revocata dal potere esecutivo senza bisogno di alcun passaggio parlamentare. Il timore, quindi, di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato…”

Il CRC ha rilanciato la raccomandazione del Comitato ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza perché il Governo italiano si impegni a superare le restrizioni legali e pratiche rispetto al diritto dei minori di origine straniera di essere registrati alla nascita e ha sua volta raccomandato al Parlamento di attuare una riforma legislativa che garantisca il diritto alla registrazione per tutti i minori, indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori.

Alla Camera dei Deputati è stata ripresentata una proposta di legge (n.740) che, con un solo articolo, cui non necessita copertura finanziaria, ripristinerebbe il diritto ad esistere di ogni bambino: “Modifica dell’art 6 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno” presentata il 13 aprile 2013 a prima firma Rosato”.*** Il 26 febbraio di quest’anno una mozione del consiglio regionale del Friuli V.G. ne ha raccomandato l’approvazione. L’eventuale passaggio dallo jus sanguinis, come criterio primario per l’acquisizione della cittadinanza italiana, allo jus soli renderebbe comunque necessaria la correzione della norma del 2009. La cittadinanza (oggi quella dei genitori, domani – nei casi previsti – quella legata al territorio) per essere riconosciuta deve essere da qualche parte trascritta e, se il certificato di nascita non c’è, resta un principio volatile che non può garantire per sé i diritti imprescindibili del nuovo nato.

***AGGIORNAMENTO ottobre 2014: in Senato è stata recentemente presentata una proposta di legge per superare la norma introdotta nel 2009; porta il n. 1562, primo firmatario il senatore Sergio Lo Giudice.

E’ più articolata di quella (n.740) a suo tempo presentata alla camera. Per chi la volesse conoscere (ottima la relazione) segnaliamo tre link,

www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00797393.pdf
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/797393/index.html
https://diariealtro.it/?p=3401

I precedenti : ; Non voglio dimenticare la bella campagna ‘Non siamo spie’, che precedette l’approvazione in Parlamento del pacchetto sicurezza e che si arricchiva anche di un logo che riporto logo_divietodisegnalazione_400x160_01

Avevo sperato di vederne uno analogo proposto da sindaci e amministratori comunali. Ma non c’è stato

Ricordo anche il lavoro di Chiara Paccagnella (che fa capo sempre al GrIS e che ho pubblicato il 28 settembre 2013)

Infine collego i link per raggiungere i miei pezzi del 3 ottobre e del 6 novembre che si connettono a quanto scritto sopra

13 Novembre 2014Permalink

29 settembre 2014 – Una petizione che non demorde e forse non è proprio fallimentare.

Riprendo il ragionamento iniziato il 26 con una importante novità.
La petizione ha iniziato settembre, dopo nove mesi dalla sua proposta, con sole 531 firme. Il 25 settembre, ne vengono dichiarate 547, meno di una al giorno. Il 29 al mattino ne conta 573: 26 in 4 giorni. La sera sono 592. Lo scarto diventa di 45 firme in più dal 25 settembre, 9 al giorno. Come mai?
Un’amica mi ha messo in contatto con Anna Luce Lenzi della Scuola di Italiano per stranieri Penny Wirton (Roma). Anna Luce mi ha inviato alcune graziose vignette che chiedevano la firma alla petizione e le firme sono arrivate.
Le sono molto grata. Infatti, fino a quel momento, avevo dovuto strappare le firme una ad una servendomi anche della ‘amicizie’ di fb cui mi ero adeguata con perplessità e fatica allo scopo di poter promuovere la petizione che chiede il riconoscimento della esistenza giuridicamente riconosciuta dei neonati che nascono in Italia, senza discriminazioni relative alla condizione burocratica dei genitori.

Ora, mentre girano le vignette disegnate da Emma Lenzi non devo strappare nulla.
Osservo con meraviglia ciò che accade e rifletto sulle sollecitazioni che colpiscono l’emotività. Mai i miei scritti per spiegare e documentare avevano prodotto nulla del genere. Né a tanto erano arrivati scritti d’altre persone che si erano sforzate di capire e dire. Sono turbata ma non voglio approfondire ora questo aspetto.
Preferisco sperare che l’aumento delle firme agisca sui parlamentari che dovrebbero promuovere il dibattito sulla pdl 740.

Dicono le lettrici
Intanto registro un commento alla mia pagina del 26 (si può leggere anche a seguito di quella ma ci tengo a trascriverlo vista l’eccezionalità dei commenti nel mio blog) e registro anche una breve nota – breve ma significativa- che accompagna una delle firme recenti alla petizione.

Il commento:

«Sembra che questo secolo XXI inneschi un ritorno al passato con l’incremento costante ed esponenziale di azioni e leggi atte a limitare i diritti civili ed a far crescere le discriminazioni togliendo diritti e dignità a chi “possiede di meno” e concedendo qualsiasi diritto a chi “possiede di più”: dignità condizionata dal possesso!!! MENO discriminazioni e paure attiveremo e più facilmente costruiremo FUTURO»

La nota alla firma:
«Come può essere che esistano bambini invisibili? Io insegno ai miei alunni i loro diritti e i loro doveri. Uno dei diritti fondamentali è di “esistere”.  Milena»

Per conosce meglio Anna Luce Lenzi

SCUOLA PENNY WIRTON Corsi gratuiti di italiano per stranieri
Via di San Saba 19, Roma
http://www.eraldoaffinati.it/pennywirton.asp
Su Facebook sotto il nome <Penny Wirton Roma>

Per leggere la petizione copiare su Google:
http://www.change.org/p/laura-boldrini-mai-pi%C3%B9-bambini-invisibili-agli-occhi-dello-stato-italiano

Vignette efficaci  penny 1

29 Settembre 2014Permalink

26 settembre 2014 – Una petizione fallimentare che non demorde

La petizione presentata lo scorso novembre per sollecitare l’approvazione della pdl 740 ha ottenuto solo 547 firme. Ma i diritti sono diritti a prescindere dal loro peso commisurato al numero delle persone che si espongono per sostenerli, non necessariamente e non sempre disposte a sottomettersi alla logica del voto di scambio pur a mio parere dominante. So bene che a volte (ma non sempre per fortuna) le associazioni che si dicono finalizzate alla promozione dei diritti delle persone sono attente invece al consenso che si avvita fra istituzioni e ‘senso comune’. E’ un consenso che può produrre contributi (o almeno notorietà) e quindi la premura a non dare fastidio diventa quasi ossessiva e porta a scelte anche squallide.
Considerato che la proposta di legge (di cui ho pubblicato il testo il 17 giugno 2013) resta proposta ho così scritto alla presidente Boldrini, ai deputati firmatari della pdl 740 e all’on. Kyenge, segnalando un interesse, tanto raro quanto pregevole, di realtà associative, fermo restando il mio rispetto e la mia gratitudine per chi si è impegnato a firme personali. Al solito, per lo sviluppo delle informazioni, rinvio al tag anagrafe nel blog e, in calce, riporterò il sito di change.org da cui è ancora possibile firmare la petizione.

Gentile presidente Boldrini, le scrivo quale prima firmataria della petizione con cui le viene chiesto di garantire, secondo le sue competenze istituzionali, la proposta di legge 740 (primo firmatario on. Ettore Rosato) che è all’attenzione della Commissione Affari Costituzionali da più di un anno. Se approvata cancellerebbe la discriminazione che da cinque anni nega il certificato di nascita ai figli dei migranti privi di permesso di soggiorno. Si tratta di bambini che nascono in Italia cui è negato il diritto, affermato dalle norme internazionali e nazionali, di avere un’esistenza giudicamene riconosciuta con tutto ciò che ne consegue nella vita di una persona e, in particolare, di una persona debole, messa a rischio senza difese non solo dalla violenza che in tanti modi si esercita nella nostra e in altre società ma direttamente dalla legge. Ce lo chiede anche il Comitato Onu per i diritti dell’infanzia (come riferisce il settimo rapporto della Convention on the Rights of the Child)  facendo esplicito riferimento a quanto previsto dalla legge 94/2009. Pochi giorni fa la petizione è stata firmata anche dal segretario del Movimento di cooperazione educativa che ha accompagnato la sua firma con questo commento: «Gent. Presidente, in qualità di segretario nazionale del MCE-Movimento di Cooperazione Educativa, riteniamo che l’educazione alla convivenza democratica, alla pace, alla mondialità, all’intercultura non possano essere ristretti ai cittadini ufficialmente riconosciuti da uno stato ma a tutti coloro che vi vivono e/o vi sono nati, senza preclusioni. Una scuola inclusiva e democratica presuppone una società inclusiva e aperta. Ringraziando vivamente per l’opportunità, Giancarlo Cavinato». Tale adesione, motivata e consapevole, si accompagna a quanto raccomandato a seguito del recente congresso dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni: «approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico amministrativa dei genitori, senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno, in modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario». Queste voci sono state raccolte anche dalla Associazione Studi Giuridici Immigrazione che il 26 agosto scorso ha scritto in un comunicato pubblicato nel proprio sito web: «L’ASGI sostiene la proposta di legge presentata da un gruppo di Deputati per reintrodurre esplicitamente gli atti di stato civile tra quelli per i quali non è necessaria l’esibizione dei documenti di soggiorno». Non posso naturalmente citarle le parole di singole persone consapevoli che hanno cercato di far sentire la propria voce su questo problema, firmando la petizione e con altri strumenti di cui si sono voluti giovare. Contando sulla sua attenzione, porgo distinti saluti

Augusta De Piero – Udine

https://www.change.org/p/laura-boldrini-mai-pi%C3%B9-bambini-invisibili-agli-occhi-dello-stato-italiano

 

26 Settembre 2014Permalink

29 agosto 2014 – Ragionando su un documento confuso

Hypotheses non fingo

Ieri ho pubblicato un documento dell’Asgi (con tutti i link che oggi mi risparmio) e l’ho definito ‘confuso’ perché in calce al testo datato 26 agosto riporta suoi importanti documenti del 2009 senza contestualizzare il periodo di latenza durante il quale mai, a mia conoscenza, ne ha fatto menzione.
Scrivo per esperienza personale ma non così privata dato che sono andata a un convegno importante a Sasso Marconi, ho partecipato ad aggiornamenti promossi dall’ASGI, sempre sui problema dei minori e, quando segnalavo il problema della registrazione degli atti di nascita all’anagrafe ai solerti rappresentanti dell’illustre associazione mai ne è stato fatto riferimento.
Perché?
A 299 anni dalla saggia prudenza scientifica di Newton tengo le mie ipotesi per me e mi limito a considerare ciò che conosco del periodo di ASGI-latenza salvo una piccola contestualizzazione: nel 2009 regnava il presidente Berlusconi (e il trono del cav era sostenuto dalla Lega Nord).
Oggi invece…basta così, se non per ricordare come la cultura dell’inciviltà, abilmente diffusa, sia diventata dilagante senso comune.
Nonostante questo l’ASGI ha riesumato i suoi documenti.
Vedremo se ne farà uso oltre quanto ha scritto sulle squadrette di calcio negate ai figli dei sans papier (si veda mio blog dell’8 maggio) e sugli ostacoli rilevati nelle linee di indirizzo del Miur a proposito dell’iscrizione dei figli dei sans papier alla scuola dell’obbligo (si veda il mio blog del 16 maggio).

Correva l’anno 2009
e la legge, nota come pacchetto sicurezza (aggiungo io: sicurezza del pregiudizio là custodito e promosso attraverso norme assicurate se non da un rissoso consenso diffuso, almeno da un pacioso silenzio), non aveva ancora meritato l’approvazione con voto di fiducia. Sarebbe accaduto nel mese di luglio.
Fu allora che mi avvicinai al GrIS regionale, strumento operativo locale di quella ‘rete di reti’ che è la Società di Medicina delle Migrazioni, quando sostenne una campagna che riuscì a coinvolgere anche l’Ordine dei medici (ricordo il coraggioso pubblico comunicato dell’allora presidente dell’Ordine del FVG).
La campagna, condotta con competenza e determinazione, riuscì a far  rimuovere dalla proposta di legge l’articolo che avrebbe imposto ai medici la violazione del segreto sanitario se avessero curato o comunque soccorso un sans papier.
Quella fu una campagna vincente.
Al corrente degli ostacoli che sarebbero stati frapposti alla registrazione degli atti di stato civile scrissi al sindaco di Udine, nell’illusione che i sindaci si sentissero onorati dall’assicurare l’esistenza giuridica a chi nasce sul loro territorio. Non mi rispose e un assessore, da me contattato, negò il problema.
La lettera g del comma 22 dell’art. 1 del pacchetto sicurezza passò.
Nel 2011 la Corte Costituzionale (sentenza 245 – si veda tra l’altro il mio scritto del 26 giugno 2014) ristabilì la legalità per ciò che concerne i matrimoni (per due anni negati ai sans papier) ma nulla fece per i nuovi nati, la cui estromissione dal consorzio civile era ormai ratificata nell’indifferenza della complicità diffusa.
La proposta di legge 740 – che fa seguito a quella precedentemente presentata dall’on Orlando (si vedano i miei blog del 15 marzo 2011 e del 17 giugno 2013) – potrebbe porre rimedio a questa ferita di civiltà (che anche l’ONU ci chiede di rimuovere  si veda tra l’altro il mio blog dell’11 agosto) ma, se non ci sarà una spinta da parte della società cd civile, penso non ne sarà fatto nulla.

Voltare la testa. Una storia di interventi beffati
Mi limito ai titoli e poco più. Le date (se non c’è altra indicazione) si riferiscono alla pubblicazione nel blog
15 marzo 2011 e 21 dicembre 2012. Due articoli pubblicati dal mensile Il Gallo, di Genova.
Neppure quella storica pubblicazione riuscì a scuotere  la tetra totale indifferenza del mondo cattolico.
20 luglio 2010 Restando alle chiese cristiane devo registrare lo stesso atteggiamento nel mondo protestante, sebbene sia comparso anche di recente un nuovo articolo sul mensile Confronti.
Il mensile locale Ho un sogno (pure citato il 20 luglio 2010, reperibile presso la libreria CLUF di via Gemona 22 – Udine)  ha seguito costantemente la questione e ne ho sempre pubblicato gli articoli nel blog.
21 dicembre 2013 Neonati “clandestini” invisibili per lo Stato, articolo di Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu sul quotidiano Linkiesta
9 giugno 2014 – Bambini “clandestini” e diritti negati  articolo di Paolo Citran nella rivista Insegnare del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti.
11 giugno 2914Il XIII Congresso della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni scrive tra l’altro nelle raccomandazioni conclusive: «Il minore non è soltanto “oggetto di tutela e assistenza”, ma anche e soprattutto “soggetto di diritto”, e quindi titolare di diritti in prima persona […]  E prosegue con le raccomandazioni:  approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–amministrativa dei genitori, senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno, in modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario»
22 giugno 2014 Una nota del MoVI (Notizie dal MoVI n 23-2014)e un articolo di Elia Beacco con le interviste a Frigerio e a me che si possono raggiungere dai link che trascrivo

http://www.moviduepuntozero.it/bambini-proibiti/

http://www.moviduepuntozero.it/bambini-invisibili/

6 maggio 2014 – Una misera petizione
Lo scorso mese di novembre ho scritto su change.org una petizioni e per l’on. Boldrini chiedendole di impegnarsi per la promozione della pdl 740.
Le avevo già scritto appena presentata la proposta e in entrambi i casi mi ha dato riscontro, facilitando anche – nell’ambito delle sue competenze- l’attribuzione della proposta alla commissione Affari Costituzionali, un luogo evidentemente di lunga giacenza (la proposta sta in quel contenitore dal 21 giugno 2013).
La petizione  – in dieci mesi – ha ottenuto 531 firme e, per assicurare un illuminante confronto quantitativo, segnalo che una petizione per impedire la caccia all’orso nei boschi del trentino ha ottenuto in pochi giorni più di 65.000 firme.
Per l’opinione pubblica italiana i bambini non sono una specie protetta e ai loro diritti si può applicare a rovescio l’art. 3 della Costituzione dove gli ostacoli da rimuovere diventino nei loro confronti (non nei confronti degli orsi, per carità!) segnali per la discriminazione.

Infine le donne

Ho più volte citato i rapporti della Convention on the Rights of the Child dove, in particolare nei rapporti 5 e 6 (2012 e 2013) si ricorda che «Il timore di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori».
Dovrebbe essere considerato quindi non solo il danno al neonato, cui viene negata un’esistenza giuridicamente riconosciuta, alla vita familiare (di cui tanto si starnazza) ma anche alla salute della donna che partorisce di nascosto.
Da parte delle associazioni femminili – che ormai hanno evidentemente acquisito un concetto esclusivo di solidarietà nazionale e poco più– il silenzio è totale.
Non esistevano le ‘pari opportunità’?

29 Agosto 2014Permalink

21 giugno 2014 – E’ il tempo di tirare le somme [Sesta puntata]

L’ASGI e il CRC

Nel sito dell’ASGI trovo una notizia inaspettata di cui ricopio la presentazione a seguito di un mio breve commento
Perché il collegamento al 7mo rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child (CRC) e l’ampia presentazione  è per me inaspettata?
A mio parere sui minori l’Asgi ha finora traccheggiato (particolarmente inopportuna a fronte di altri silenzi  l’insistenza sui minori stranieri impossibilitati a far parte delle squadrette della FIGC) voltando consapevolmente le spalle al problema della iscrizione anagrafica che da tre anni il Gruppo CRC riporta correttamente nel suo rapporto.
In questo 7mo rapporto si vada a pag. 47 sgg.. Per i precedenti rapporti li ho citati più volte. Ricordo a titolo di esempio quanto scritto il 18 dicembre 2013 
Ora – obliquamente ma senza equivoci – l’ASGI ne prende atto (si veda il terzo paragrafo della presentazione del rapporto CRC che ricopio alla fine).
La cosa per me gravissima è che mai l’autorevole associazione è intervenuta sulle pubbliche dichiarazioni (RAI – Radio3 – 23 aprile scorso) dell’avvocato suo associato che segnalava una situazione che non oso neppure definire presente in qualche ospedale italiano.
Ne ho scritto alla presidente Boldrini il 6 maggio riportando ampie citazioni di quella intervista che ho integralmente trasmesso a tutti i deputati firmatari della proposta di legge 740. Ora l’ASGI si attiva? Speriamo. Più che un atto di fiducia sperare è un dovere.

Cosa ho fatto io

L’unica certezza dei miei faticosi cinque anni di impegno sul tema, faticoso soprattutto per le delusioni che ho vissuto e vivo nei confronti di varie persone e gruppi organizzarti (partititi, associazioni, chiesa cattolica), è la correzione che ho ottenuto in un dépliant dell’Ospedale di Udine che aveva pubblicato una notizia falsa e deviante..
Ne ho scritto, concludendo questa triste vicenda il 5 gennaio scorso.

Forse ho contribuito, scrivendo ai parlamentari locali del Pd e di SEL appena eletti, alla presentazione della pdl 740 (se ne può trovare il testo nel mio blog il 17 giugno 2013).
Forse ho contribuito, forse no. Di fatto ora tutti i 104 deputati sembrano disinteressati a far approvare o almeno discutere quanto hanno proposto.

L’ASGI pubblica il rapporto CRC

Il Gruppo CRC ha lanciato il 17 giugno 2014 il nuovo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e i suoi Protocolli Opzionali (Rapporto CRC).

Per quanto riguarda i minori stranieri molte sono le problematiche emerse e, diverse, vengono riposte all’attenzione delle autorità che non hanno dato seguito a precedenti raccomandazioni poste in precedenti rapporti sull’infanzia .

Il Gruppo CRC ribadisce, innanzitutto, la mancanza di modifiche normative necessarie ad assicurare la sicura registrazione anagrafica per i minori stranieri figli di cittadini presenti irregolarmente, così come già richiesto nel precedente rapporto e chiede alla presidenza del Consiglio dei Ministri di promuovere la riforma dell’art. 6 del Testo Unico sull’Immigrazione in modo da reintrodurre gli atti di stato civile tra i documenti per i quali non è necessaria l’esibizione del permesso di soggiorno .

Al Ministero della Salute il Gruppo CRC chiede di rendere uniformi le previsioni contenute nell’Accordo Stato- Regioni che precedono l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale dei minori figli di genitori irregolarmente presenti sul territorio italiano, vista l’attuale situazione disomogenea che genera disparità di diritti.

Famiglie e minori, reduci da viaggi faticosi attraverso il mar Mediterraneo, devono poter sostare presso i centri di primissima accoglienza il più breve tempo possibile e devono essere garantiti servizi di tutela alla salute nei centri di seconda accoglienza, si legge nelle raccomandazioni al Ministero dell’Interno.

Viene nuovamente richiesto al Parlamento di provvedere ad una modifica della normativa sulla cittadinanza rispetto all’accesso da parte di minori stranieri giunti in Italia da piccoli, nonostante alcune modifiche positive sono state rilevate.

Particolare attenzione ai minori non accpompagnati (MNA) viene data nell’ambito del capitolo dedicato alle misure speciali per la tutela dei diritti dei minoto (7) dove il Gruppo CRC raccomanda al Parlamento di approvare la proposta di legge A.C. 1658 contenente misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati . Inoltre chiede  a tutti i Garanti regionali per l’infanzia di promuovere la creazione presso le sedi giudiziarie di albi e/o elenchi riservati ai tutori volontari, nonché la stipula di protocolli di intesa che li rendano operativi, e di realizzare corsi di formazione inter-disciplinare per i tutori dei minori stranieri non accompagnati. Alle Regioni, agli Enti locali e alle Autorità giudiziarie minorili viene richiesto di di predisporre adeguati progetti di presa in carico complessiva dei MNA stranieri e di promuovere e applicare l’affido familiare laddove rispondente al loro interesse.

Riguardo alle minorenni straniere vittime di tratta va sottolineato come questo non sia  fenomeno così manifesto, dato che generalmente le minorenni vengono tenute al chiuso, negli appartamenti e nei locali, e il “ponte” coi clienti avviene tramite donne adulte e quindi meno esposte ai controlli.  Percio’ si deve prestare maggiore attenzione quando ci si trova di fronte a minori stranieri : a tal proposito  le associazioni che si occupano del tema della tratta lamentano, purtroppo, la scarsa attenzione e identificazione delle vittime di tratta tra coloro che presentano richiesta di asilo da parte delle Commissioni Territoriali che valutano tali richieste e alle frontiere, dove proprio la giovane età – e, a volte, la nazionalità – dovrebbe essere un utile indicatore di cui tener conto per identificare le vittime di tratta. La richiesta di asilo politico viene invece troppo spesso considerata  dalle forze di Polizia come “strumentale”, in quanto permette di girare liberamente sul territorio dello Stato fino alla valutazione della domanda. Essa, invece, va  considerata come “coercitiva”, in quanto sono gli sfruttatori a indicare alle vittime di tratta di seguire tale procedura.

La condizione dei minori rom, sinti e camminanti risulta ancora difficile, con una diminuzione della frequenza scolastica e l’aumento della politica dei campi e degli sgomberi che il Gruppo CRC chiede di terminare per applicare, al contrario, la Strategia nazionale per l’inclusione, assicurandone una concreta attuazione e un efficace monitoraggio, che preveda la partecipazione attiva delle comunità rom e sinte, garantendo adeguate risorse finanziarie alla sua effettiva attuazione ed esplicitando chiari obiettivi quantificabili e indicatori di risultato.

Infine il Rapporto affronta anche i casi di apolidia tra i minori stranieri, che risultano essere oltre 15 mila, chiedendo al Ministero dell’Interno di risolvere, di concerto con Prefetture, Questure e Rappresentanze Diplomatiche, la questione degli “apolidi di fatto” e di sanare, di concerto con le competenti autorità, le posizioni dei minori nati in Italia, figli di genitori scappati da Paesi in guerra, che si ritrovano a oggi a non avere uno status giuridico definito.

Questi alcuni dei temi affrontati nel 7° Rapporto CRC nei 51 paragrafi redatti dalle 87 associazioni che compongono il Network. Il Gruppo CRC si impegna ad attivare e rafforzare il dialogo con le istituzioni competenti al fine di garantire una piena ed efficace implementazione della CRC nel nostro Paese.

Per leggere tutto il Rapporto, CLICCA QUI.

6 puntata – forse continua

Segnalazione puntate precedenti (tutte contengono documenti)
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051    (petizioni Boldrini)
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056   (calcio negato ai minori stranieri)
16 maggio 2014 – https://diariealtro.it/?p=3070 (Asgi – Miur)
11 giugno 2014  –  https://diariealtro.it/?p=3110  (congresso SIMM)
13 giugno 2104    https://diariealtro.it/?p=3128   (Asgi – MCE)

A queste aggiungo, oltre i documenti citati nel testo, quelli pubblicati  il 25 maggio
25 maggio  Lettera Kyenge   https://diariealtro.it/?p=3081
7 giugno     Cittadinanza ai figli dei rifugiati   https://diariealtro.it/?p=3090 .
9 giugno     articolo Paolo Citran – CIDI  https://diariealtro.it/?p=3100
15 marzo 2011 Il gallo – Il mio primo articolo oltre il blog  https://diariealtro.it/?p=673
21 dicembre 2013 – Figlio di clandestini   Il primo articolo scritto da altri
Tommaso Canetta e Pietro Pruneddu   https://diariealtro.it/?p=2852

21 Giugno 2014Permalink

11 giugno 2014 – Chiamarmi fuori? [Quarta puntata]

Il desiderio di non occuparmi più della questione relativa alla mancata registrazione anagrafica è sempre più forte ma accade che si manifestano piccoli segnali alla cui lettura non riesco a sottrarmi.
E questa volta il segnale non è così piccolo.

Il XIII Congresso della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni.

Nelle raccomandazioni conclusive – che neritano di essere integralmente lette – ha detto a proposito della registrazione anagrafica qualche cosa di estremamente chiaro, valido e pertinente, ricordando anche i 25 anni trascorsi dalla firma della Convenzione di New York..

Ricopio alcuni passi:
«Il minore non è soltanto “oggetto di tutela e assistenza”, ma anche e soprattutto “soggetto di diritto”, e quindi titolare di diritti in prima persona […] In questo quadro, si riconosce l’importanza del riconoscimento della cittadinanza, come diritto ad avere diritti e punto di partenza per ogni possibile percorso di inserimento sociale»

E prosegue con le raccomandazioni: 

->  «Accelerare l’iter di riforma della legge sulla cittadinanza per garantire ai minori nati o cresciuti in Italia una piena inclusione e contemporaneamente portare avanti un nuovo concetto di cittadinanza per un’Italia più inclusiva e meno discriminatoria;

->  approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–‐amministrativa dei genitori, senza la necessità di esibire documenti inerenti al soggiorno, in modo da evitare che ci siano “nati invisibili” con conseguenze aberranti di ordine sociale e sanitario»

E buffo ma trovo consolante la chiara distinzione fra cittadinanza e registrazione anagrafica, e la correttezza della loro connessione, trattandosi di concetti il cui significato sfugge – a mia più volte verificata conoscenza –  anche a politici e amministratori che di ciò si occupano o dovrebbero occuparsene.

Segnalo ancora che per la prima volta a mia conoscenza un documento che proviene da un’organizzazione della società civile indica con chiarezza l’elemento politicamente fondante della questione: approvare una legge che garantisca il diritto alla registrazione anagrafica per tutti i figli indipendentemente dalla situazione giuridico–amministrativa dei genitori

Spero che la Simm abbia un ascolto migliore di quello che non ho ottenuto io.

La documentazione specifica a questo punto si infittisce.
Per ora segnalo le più recenti puntate precedenti:
6 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3051;
8 maggio 2014 –https://diariealtro.it/?p=3056
16 maggio 2014https://diariealtro.it/?p=3070

A queste aggiungo  documenti pubblicati il 25 maggio https://diariealtro.it/?p=3081,
il 7 giugno   https://diariealtro.it/?p=3090  e il 9 giugno  CIDI   https://diariealtro.it/?p=3100

 

11 Giugno 2014Permalink

8 maggio 2014 – In conclusione il nemico è svelato [Seconda puntata]

Riprendo le considerazioni conclusive del sei maggio, riportando anche il testo che allora avevo trascritto. .

Un pezzo, datato 5 maggio che ricopio per intero,  dimostra l’attenzione civile e professionale che  l’Associazione Studi Giuridici Immigrazione riserva all’attualità.
E’ chiaro che con legalitaria diligenza l’Asgi si occupa di minori che esistono, la cui esistenza è comprovata da un certificato di nascita, concesso da una pietosa circolare non dalla legge,  ma non possono realizzare il loro desiderio di prendere a calci un pallone all’interno delle organizzazioni a quegli specifici calci deputate  perché, pur se sono nati e risiedono in Italia, sono stati caricati del peccato dei loro genitori di essere privi del permesso di soggiorno.

-5 maggio  Calcio negato ai minori stranieri se i genitori non hanno il permesso

Sono ragazzini e vorrebbero giocare a calcio. Vorrebbero partecipare ai tornei ufficiali in cui gareggiano molti loro coetanei. Ma devono rinunciare perché la legge del calcio lo vieta. Sono i tantissimi adolescenti tagliati fuori dalle competizioni della Figc (Federazione italiana gioco calcio) perché i loro genitori non hanno il permesso di soggiorno 
1 Centinaia in tutta Italia, alcuni nati nel nostro Paese.
. Il permesso di soggiorno a cui si fa riferimento è quello dei genitori, visto che la regolarità in suolo italiano del minore straniero dipende dalla posizione giuridica della madre e del padre
. 2
Una norma che ricalca il regolamento internazionale della Fifa eimmigrazione irregolare, ma che spesso finisce per condannare i bambini, tutti quei bambini che avrebbero diritto allo sport ma che non possono giocare a causa della situazione legale dei genitori. Una norma che è finita al centro del mirino di numerose società calcistiche, spesso costrette a rifiutare tesseramenti di adolescenti stranieri ma perfettamente integrati in Italia, e di varie associazioni tra cui l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), la quale parla esplicitamente di “discriminazione”.
Secondo Alberto Guariso dell’Asgi, “la Figc nega il diritto allo sport dei minori, violando la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, secondo la quale nessun minore può essere trattato diversamente in relazione allo status giuridico dei genitori”  2.
Secondo Guariso “la Figc dovrebbe adeguarsi agli altri settori della società italiana come la scuola e la sanità, dove qualsiasi minore ha diritto allo studio e alle cure mediche, indipendentemente dalla regolarità dei genitori in territorio italiano”  3.

Tanto più che, aggiunge Guariso, “i minorenni non possono essere espulsi dall’Italia in base all’articolo 19 del Testo Unico. Un paradosso – precisa l’avvocato – visto che il minore può restare in Italia ma contestualmente non può praticare sport”.
Un principio su cui sostanzialmente si è espressa anche la magistratura. Nello specifico il altro affermato come il diritto alla pratica sportiva costituisca un diritto fondamentale perché attraverso di essa trova espressione la personalità dell’individuo e l’attività sportiva costituisce certamente uno strumento di integrazione sociale così come una possibilità di fonte di reddito e di accesso al lavoro.
E proprio in base a questi principi, risulterebbero esclusi dai tornei ufficiali anche i minori non accompagnati, quelli cioè presenti in Italia senza genitori e non ancora adottati 2. Anche in questo caso, esiste una sentenza del tribunale di Pescara datata giugno 2011 che giudica discriminatorio il rifiuto del tesseramento a una società calcistica del minore straniero non accompagnato affidato in Italia. In questo caso si trattava di un minore senegalese in affido ad una coppia di italiani in attesa di regolarizzarsi. (js)

A seguito di alcuni dei tratti in rosso ho scritto dei numerini cui corrispondono i tre passi che seguono con cui propongo le citazioni di norme corrispondenti ai tratti evidenziati/colorati  sopra.

1.F.I.G.C. – Settore Giovanile e Scolastico -Carta dei diritti dei bambini e dei doveri degli adulti                                           http://www.figc.it/other/Carta_diritti_06.pdf
La Carta della FIGC si giova del marchio del Ministero del lavoro e Politiche sociali e dell’UNICEF, allineati in questo contesto alle formulazioni della F.I.G.C. e meno interessati al diritto di garantire ai nuovi nati un’esistenza giuridicamente riconosciuta quale è assicurata dalla registrazione anagrafica di cui non sembrano occuparsi. Proclamano invece ‘diritti’ la cui formulazione non si trova nella Legge 27 maggio 1991, n. 176  (si veda il punto successivo) ma interessano evidentemente l’organizzazione calcistica limitatamente ai ragazzini che, per il fatto di essere riconosciuti giuridicamente esistenti, hanno chi assicura loro voce e possono quindi essere utilmente allevati per le funzioni attinenti il calcio.
Se parla anche, nello stesso quadro di indifferenza per chi è privato della registrazione anagrafica, in un articolo reperibile in rete  

2.  Legge 27 maggio 1991, n. 176  Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989

Art. 7  – Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi.
– Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide.

Art. 8 –. Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni familiari, così come riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali.
-. Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costitutivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile.

Art. 31 –. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
-. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

3. Leggo nella comunicazione dell’ASGI: “la Figc dovrebbe adeguarsi agli altri settori della società italiana come la scuola e la sanità, dove qualsiasi minore ha diritto allo studio e alle cure mediche, indipendentemente dalla regolarità dei genitori in territorio italiano”.
Qui segnalo due punti che non posso condividere:
–  lo studio – nel pacchetto sicurezza per i minori figli di persone senza permesso di soggiorno lo studio è assicurato solo per le ‘prestazioni scolastiche obbligatorie’, quindi per far assicurare al  proprio figlio la possibilità di frequenza della scuola per l’infanzia e del percorso scolastico successivo alla scuola dell’obbligo occorre il permesso di soggiorno. E tale permesso occorre anche per l’iscrizione al nido così importante per l’apprendimento della lingua italiana che in chiacchiere diffuse viene beffardamente dichiarato fondamentale strumento di integrazione.
– cure mediche. “Sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio […]. Sono, in particolare, garantiti: a) la tutela sociale della gravidanza e della maternità, […] b)la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;  c)  le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni” (legge 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g)”.
(Si veda Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)
Per altre modalità di cura, assicurate ai minori, si vedano i riferimenti all’accordo stato-regioni nel sito della Società di Medicina delle Migrazioni (www.simmweb.it )

CONCLUDO PER ORA:
Nei documenti che ho citato il diritto dei bambini al gioco  come affermato dalla Convenzione di New York  viene intrappolato dentro le maglie dei regolamenti FIGC che a me non sembrano del tutto conformi alla Convenzione stessa
Ripeto il testo dell’art. 31 della Convenzione di New York:
Art. 31 1. Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

L’Italia è stato parte o no?

Ma soprattutto non voglio dimenticare che i bambini senza certificato di nascita in ogni caso sono tagliati fuori dall’esistenza giuridicamente riconosciuta assicurando così alla società (in)civile il loro ruolo di capro espiatorio.

2 continua

NOTA: Oggi 7 maggio il sito dell’Asgi riporta nella colonna di sinistra il testo che ho trascritto e a destra, nella colonna notizie, si ferma al 29 aprile                            http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=3228&l=it


 

8 Maggio 2014Permalink

6 maggio 2014 – Piano piano il nemico si svela [Prima puntata]

Una storia fastidiosa per molti

Il 30 aprile scorso pubblicavo una petizione destinata alla presidente Boldrini con cui le chiedevo di adoperarsi per promuovere il dibattito sulla proposta di legge 740 che si giace in parlamento da più di un anno, affidata alla Commissione Affari Costituzionali dallo scorso mese di giugno  (pure silente). Ne ho trascritto l’iter lo scorso 21 dicembre.
Quella petizione – a riprova del successo della cultura ampiamente diffusa oltre i propri limiti dalla Lega Nord – ha meritato meno di 400 firme e perciò ho inserito nello spazio concesso da  change un aggiornamento, di nuovo riferendomi alla presidente Boldrini.
Eccone il testo:

Gentile Presidente Boldrini
se la mia conoscenza del funzionamento del sito  change.org è corretta dovrebbe  esserle arrivato il testo di una petizione, pubblicata in quel sito nel mese di novembre 2013 (e di cui le allego la trascrizione, mentre le invierò per posta l’elenco delle firme raccolte dal 19 novembre 2013 e il 30 aprile 2014).
Con quella petizione Le viene chiesto di fare quanto nelle sue possibilità personali e competenze istituzionali per promuovere il dibattito in merito alla proposta di legge 740 (presentata il 13 aprile 2013 e assegnata alla I Commissione Affari Costituzionali in sede Referente il 21 giugno 2013), finalizzata alla modifica dell’articolo 6 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, per il punto che impone la presentazione del permesso di soggiorno per registrare gli atti di nascita,  come stabilito dall’art 1, comma 22, lettera g  della legge 94/2009.
Sebbene a pochi giorni dall’approvazione della legge 94  sia stata emanata la circolare 19 che afferma essere possibile la registrazione delle nascite dei propri figli anche per i migranti irregolari (e perciò privi di documento di soggiorno) il gruppo Convention on the Rights of the Child, che ha il compito di monitorare la Convenzione di New York sui diritti del minore (ratificata con legge 176/1991), ci informa, nella sua relazione 2012, che “Il timore di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori”.

A conoscenza del fatto che le norme sulla tutela della maternità consentono alle partorienti una protezione di sei mesi che si estende anche al loro bambino, sembrava che negare a un padre – o alla madre eventualmente sola – il diritto di dichiarare in comune la nascita del proprio figlio fosse l’aspetto dirimente della vicenda che poteva essere sanata con una corretta informazione fino alla approvazione della proposta di legge 740 che tutti i firmatari della petizione auspicano.
Ora sappiamo che non è così.
Il 23 aprile, nel corso della trasmissione RAI  ‘Tutta la città ne parla’ (ore 10, Radio3, trasmissione ascoltabile in podcast), un avvocato che ha declinato le proprie generalità e si è dichiarato membro dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione (associazione che gode di ottima fama) ha affermato, tra l’altro, quanto letteralmente trascrivo:

“C’è un problema relativo a una questione  molto più grave (ndr: della registrazione anagrafica).  Cioè la possibilità da parte di due persone che senza permesso di soggiorno, ma anche senza un documento di identità (la donna che è priva di un passaporto) di poter riconoscere il proprio figlio. Nel senso che sicuramente la normativa nazionale e internazionale le  riconosce questo diritto. Però questo diritto è stato posto in discussione più volte. […] Per cui non è raro – purtroppo non è raro – il fatto che al momento del parto venga negata alla donna che ha partorito in ospedale, la possibilità di riconoscere il figlio senza documento di identità, per cui una serie di strutture mediche trovano escamotage tipo per esempio la richiesta di testimoni che possano testimoniare che quella donna ha partorito quel figlio o anche altri stratagemmi assolutamente stravaganti”.

Apprendiamo così che ci sono in Italia ospedali del sistema sanitario pubblico dove una donna non può riconoscere come suo (con un atto che precede la registrazione anagrafica che si fa in comune) il suo bambino e sarebbe quindi costretta a ridurlo in uno stato di abbandono che può renderlo adottabile o, peggio, vittima dei mercati più turpi che sappiamo esistere ed essere operanti.

La verità è che la normativa non è chiarissima”, ha aggiunto l’avvocato intervistato, sottolineando conseguentemente la necessità di approvare una norma che faccia chiarezza – e di cui sia data adeguata informazione – quale è la proposta 740 citata sopra.
Come cittadina europea, italiana e come donna e madre conto sul contributo che Le sarà possibile assicurare per modificare una situazione che giudico sconvolgente e umiliante per tutti noi nel momento in cui esclude alcuni neonati dalla possibilità di un’esistenza giuridicamente riconosciuta, e nega loro il certificato di nascita che assicurerebbe la tutela dei genitori, rischiando di arrecare contemporaneamente anche un grave danno alla salute della madre.
Ringrazio per l’attenzione e porgo distinti saluti.
Augusta De Piero

Inviato questo testo alla Presidente il primo maggio ricevevo il 5 la risposta che trascrivo.

La Presidenza della Camera dei deputati ha ricevuto la sua e-mail.
Al riguardo, desideriamo comunicarle che è stato disposto che anche copia della sua nuova nota sia trasmessa alla Commissione parlamentare competente, affinché i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione.
Cordiali saluti.
La Segreteria della Presidente della Camera dei deputati

Chi ha paura dei neonati?

Sono andata subito nel sito dell’Asgi (Associazione Studi Giuridici immigrazione) ritenendo di poter trovare qualche cosa sulla terribile rivelazione fatta da un avvocato loro associato sulla impossibilità per madri prive di documento di identità di riconoscere il proprio nato (ho riportato il passaggio dell’intervista in questione nella lettera di aggiornamento inviata alla presidente Boldrini e pubblicata su change – si veda passaggio in grassetto) e nulla ho trovato in proposito.
Un pezzo, datato 5 maggio che riporto per intero,  dimostra l’attenzione civile e professionale dell’associazione in questione all’attualità.
E’ chiaro che con legalitaria diligenza l’Asgi si occupa di minori che esistono, la cui esistenza è comprovata da un certificato di nascita, concesso da una pietosa circolare non garantito dalla legge,  ma non possono realizzare il loro desiderio di prendere a calci un pallone all’interno delle organizzazioni a quegli specifici calci deputate  perché, pur se sono nati e risiedono in Italia, sono stati caricati del peccato dei loro genitori di essere privi del permesso si soggiorno..

05.05.2014  – Calcio negato ai minori stranieri se i genitori non hanno il permesso

Sono ragazzini e vorrebbero giocare a calcio. Vorrebbero partecipare ai tornei ufficiali in cui gareggiano molti loro coetanei. Ma devono rinunciare perché la legge del calcio lo vieta. Sono i tantissimi adolescenti tagliati fuori dalle competizioni della Figc (Federazione italiana gioco calcio) perché i loro genitori non hanno il permesso di soggiorno. Centinaia in tutta Italia, alcuni nati nel nostro Paese. Su questo punto le regole della Federcalcio sono chiare: i calciatori stranieri minorenni che richiedono il tesseramento per una società della Lega Nazionale Dilettanti, devono presentare “il certificato di residenza anagrafica attestante la residenza in Italia e il permesso di soggiorno che dovrà avere scadenza non anteriore al 31 gennaio dell’anno in cui termina la stagione sportiva per la quale il calciatore richiede il tesseramento”. Il permesso di soggiorno a cui si fa riferimento è quello dei genitori, visto che la regolarità in suolo italiano del minore straniero dipende dalla posizione giuridica della madre e del padre.

Una norma che ricalca il regolamento internazionale della Fifa e che intende essere fedele alle leggi statali sull’immigrazione irregolare, ma che spesso finisce per condannare i bambini, tutti quei bambini che avrebbero diritto allo sport ma che non possono giocare a causa della situazione legale dei genitori. Una norma che è finita al centro del mirino di numerose società calcistiche, spesso costrette a rifiutare tesseramenti di adolescenti stranieri ma perfettamente integrati in Italia, e di varie associazioni tra cui l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), la quale parla esplicitamente di “discriminazione”.

Secondo Alberto Guariso dell’Asgi, “la Figc nega il diritto allo sport dei minori, violando la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, secondo la quale nessun minore può essere trattato diversamente in relazione allo status giuridico dei genitori”. Secondo Guariso “la Figc dovrebbe adeguarsi agli altri settori della società italiana come la scuola e la sanità, dove qualsiasi minore ha diritto allo studio e alle cure mediche, indipendentemente dalla regolarità dei genitori in territorio italiano”. Tanto più che, aggiunge Guariso, “i minorenni non possono essere espulsi dall’Italia in base all’articolo 19 del Testo Unico. Un paradosso – precisa l’avvocato – visto che il minore può restare in Italia ma contestualmente non può praticare sport”.

Un principio su cui sostanzialmente si è espressa anche la magistratura. Nello specifico il tribunale di Lodi, che nel 2010 aveva accolto il ricorso presentato da un calciatore togolese richiedente asilo in Italia. In questo caso la magistratura ha dichiarato discriminatorie le norme della Figc che impongono ai cittadini stranieri che richiedono il tesseramento il possesso di un permesso di soggiorno valido fino al termine della stagione sportiva corrente. Il tribunale di Lodi aveva tra l’altro affermato come il diritto alla pratica sportiva costituisca un diritto fondamentale perché attraverso di essa trova espressione la personalità dell’individuo e l’attività sportiva costituisce certamente uno strumento di integrazione sociale così come una possibilità di fonte di reddito e di accesso al lavoro.

E proprio in base a questi principi, risulterebbero esclusi dai tornei ufficiali anche i minori non accompagnati, quelli cioè presenti in Italia senza genitori e non ancora adottati. Anche in questo caso, esiste una sentenza del tribunale di Pescara datata giugno 2011 che giudica discriminatorio il rifiuto del tesseramento a una società calcistica del minore straniero non accompagnato affidato in Italia. In questo caso si trattava di un minore senegalese in affido ad una coppia di italiani in attesa di regolarizzarsi. (js)
Fonte : Redattore Sociale
1 continua

 NOTA: Oggi 6 maggio la trasmissione Tutta la città ne parla del 23 aprile  (di cui ho scaricato la registrazione) è sempre presente nel podcast
Il sito dell’Asgi riporta nella colonna di sinistra il testo che ho trascritto e, a destra nella colonna notizie, si ferma al 29 aprile

Rinvio i miei commenti alla prossima puntata

6 Maggio 2014Permalink

30 aprile 2014 – diariealtro trascurato

Un appello inutile, ma lo propongo lo stesso.

Nessun giornalista, nessun telecronista, nessun fotografo, nessun operatore di qualsiasi mezzo di informazione, nessun curioso si avvicini alla struttura in cui opererà Silvio Berlusconi, quando inizierà la sua attività.
Sarà volontario coatto accanto ai malati di Alzheimer.
Già mi sembra inopportuno che persone malate e i loro familiari diventino i capri espiatori di una presenza ingombrante: cerchiamo, se esiste una società civile, di risparmiare chi soffre per quanto possibile.

Ho pubblicato su facebook, ricevendo molte risposte tutte (finora) di consenso.

Una petizione a Laura Boldrini

Parecchi mesi fa ho pubblicato su change org una petizione per la presidente Laura Boldrini di cui riporto il testo già segnalato su facebook e inviato per la firma a parecchie persone

Mai più bambini invisibili agli occhi dello Stato Italiano.

Gentile Presidente Boldrini,

Le scrivo quale cittadina italiana per chiedere il suo impegno affinché sia garantita per legge la registrazione anagrafica di tutti i bambini che nascono in Italia.
Oggi purtroppo non e cosi: la Legge 94/2009 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica – art. 1, comma 22, lettera g – prevede che gli stranieri debbano esibire agli uffici della pubblica amministrazione “i documenti inerenti al soggiorno” per una serie di obiettivi fra cui la registrazione degli atti di stato civile.
E’ evidente che i cittadini extracomunitari in situazione di irregolarità non dispongono del permesso di soggiorno e se tale documento fosse loro richiesto, per evitare il rischio di espulsione, potrebbero privare il nuovo nato del certificato di nascita, un documento indispensabile per la vita e per la dignità di ogni persona.
In mancanza del certificato di nascita il bambino non risulta esistere quale persona e quale individuo destinatario delle regole dell’ordinamento giuridico.
In mancanza del certificato di nascita, che testimonia l’identità della madre e del padre, al bambino non viene assicurata la tutela da parte dei genitori.
In mancanza del certificato di nascita il bambino e condannato ad essere un apolide: e privato di qualunque cittadinanza ed e invisibile agli occhi dello Stato.
Recentemente e stata presentata al Parlamento una proposta di legge (n. 740, primo firmatario On. Rosato) che, se approvata, risolverebbe il problema senza alcun onere di spesa pubblica, ma non vorremmo che nel momento di difficoltà che l’Italia attraversa e il parlamento rispecchia, si ritenesse opportuno rinviarne l’approvazione a un indefinito futuro.
I bambini per nascere non attendono l’approvazione di leggi e norme che li tutelino.

Le firme ottenute  (veramente poche, meno di 400)  sono state apposte a ‘ondate’, via via che si proponeva un sollecito.

Chi volesse firmare la petizione potrà raggiungerla da qui
http://www.change.org/it/petizioni/laura-boldrini-mai-pi%C3%B9-bambini-invisibili-agli-occhi-dello-stato-italiano

30 Aprile 2014Permalink