07 luglio 2009 – Una sola sicurezza: l’infamia – 2

2 luglio: il Senato approva
Il testo delle ‘disposizioni in materia di sicurezza pubblica’ (approvato dal Senato con il numero di codice 733-B) si avvia a compiere il suo percorso. Presto sarà legge operativa per volere di questo governo e con tante, troppe, complicità.
Proveniva dall’approvazione fiduciaria della Camera, dove il numero di codice identificativo era 2180, a sua volta preceduto dal primo dibattito in Senato (codice 733). Si è arrivati all’approvazione definitiva con due passaggi attraverso voti di fiducia, una parola il cui significato è stato umiliato dall’uso che il parlamento italiano ne ha fatto.
Ho già proposto una piccola rassegna stampa nel mio testo datato 6 luglio.
Continuo riportando alcune citazioni, frammentarie e insufficienti per illustrare l’ampiezza e la serietà dei contributi che cito e che, pur se riferiti in forma così inadeguata, escono dal generico mantra antiberlusconiano.
Certamente fondato ma insufficiente.
Occorre conoscere e capire per opporsi in forma valida e forse queste citazioni possono offrire almeno spunti di riflessione.

La Stampa 3 luglio pag. 35 (segue dalla prima) “Una svolta che non aiuta la giustizia” di Carlo Federico Grosso
”Immagino che numerosi lettori applaudiranno la nuova norma, ritenendo che essa costituisca un esempio di reazione forte dello stato all’ingresso clandestino in Italia di stranieri delinquenti. In realtà il nuovo reato appare, ai tecnici del diritto, più che altro un ‘manifesto’ privo di logica e utilità se non, addirittura, una novità foriera di danni per l’esercizio della giustizia. <.Segue un’ampia, interessante disamina di alcune norme e infine la conclusione> Il ‘segno distintivo’ della nuova legge è comunque, senza dubbio, il reato di immigrazione clandestina. Ed è su tale profilo che deve essere, pertanto, misurato il livello di civiltà, o di inciviltà, del ‘legislatore nuovo’ che si accinge, in un modo o nell’altro, a trasformare lo Stato Italiano a sua immagine”.

Riprendo un testo dal Sole 24 Ore del 4 luglio (pag. 6 – Marco Ludovico. Ma la mia Svetlana è fuori legge?).
“ <…> sono tutti concordi nel sostenere che le procedure amministrative per l’espulsione rimangono intatte. Certo, la novità è che oggi si affianca un procedimento penale, con il giudice di pace che può condannare l’immigrato, comminando la sanzione economica da 5 a 10mila – ma nessuno crede che gli interessati pagheranno – e poi decretare l’espulsione. Un migrante irregolare tout court rintracciato fino a ieri subisce oggi la stessa sorte, con la differenza che scatta anche la denuncia delle forze dell’ordine al giudice. L’epilogo ò sempre lo stesso: il decreto di espulsione e l’allontanamento, che può avvenire se è stata possibile l’identificazione. Negli stessi rischi incorre il migrante con il permesso di soggiorno scaduto, che non ha potuto rinnovarlo perché ha perso il lavoro (e i casi di questo genere, con la recessione in corso, sono sempre di più).
Il vero problema, come sostiene una fonte qualificata del Viminale, ‘non è la quantità delle espulsioni, ma la loro qualità, intesa come la capacità dello Stato di allontanare innanzitutto e soprattutto il maggior numero di soggetti pericolosi per la pubblica sicurezza’.

Avvenire 3 luglio pag. 11. ‘Molti no dalla galassia dell’associazionismo’ di Marco Iasevoli
”Insorgono anche i medici cattolici: ‘Siamo contrari a qualsiasi norma che introduca l’obbligo di denunciare gli immigrati irregolari. Siamo anche pronti <…> a fare delle campagne in questa direzione’. D’accordo l’ordine dei medici: ‘Se un nostro collega dovesse incorrere in sanzioni penali lo sosterremmo, fino ad arrivare all’autodenuncia’. Sicuramente nuova è la convergenza tra magistrati e penalisti. Per l’ANM, il segretario Giuseppe Cascini parla di ‘norme dannose, ingiuste e senza nessun effetto positivo per la sicurezza dei cittadini’. Fanno eco i penalisti: ‘E’ un provvedimento propagandistico, inaccettabile che segna una involuzione autoritaria del sistema’ ”

La Repubblica 3 luglio pag. 41 (continua dalla prima) “Adriano Sofri. Ora L’Italia è più cattiva”.
Insieme ad altre interessanti considerazioni, Sofri tocca un punto che pochi hanno considerato, quello delle carceri: ”Mai nella storia del nostro Stato si era sfiorato il numero attuale di detenuti: 64mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge riempirà a dismisura i loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: ‘Le carceri scoppiano, c’è da temere il ritorno della violenza, un’estate di rivolte’. Può darsi. Ma non dovrebbe essere lo spauracchio delle rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l’umanità schiacciata delle galere è oggi capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere gli uni sugli altri, stranieri gli uni agli altri. La domanda se questi siano uomini”.

Corriere della sera 4 luglio pag. 13 “Il monsignore critica Maroni ma il Vaticano non lo difende” di Alberto Melloni.
” conclusione molto interessante e da verificare quando sarà il momento. Dopo aver ricordato il comunicato della sala stampa vaticana che sembra prendere le distanze dalle critiche di mons. Marchetto, segretario del pontificio consiglio per i migranti, l’autore aggiunge: Quel comunicato “…non può dare l’impressione che la Santa Sede appoggi una legge che crea inquietudine e disagio nei vescovi italiani?
Un dubbio che non durerà molto: un provvedimento pontificio di gennaio ha infatti stabilito che, a differenza di quanto accaduto negli ultimi ottant’anni, la Santa Sede recepirà caso per caso le leggi italiane come fonti del proprio diritto, legge Maroni inclusa. Questione di tempo, dunque, e a mons. Marchetto sarà resa giustizia?”
La faccenda mi incuriosisce anche perché mi chiedo: se no n recepiranno che faranno? Ripristineranno il diritto d’asilo con campeggio nei giardini vaticani?

E infine un documento firmato da alcuni artisti italiani che ho ripreso da il sito ildialogo.org.
Lo riporto perché c’è il passaggio, per me essenziale, relativo al diniego del riconoscimento dei neonati.
Mi chiedo però perché finora tanto silenzio e tanti silenzi e parole, quando ci sono, tardive?
Nel prossimo scritto di questa breve serie cercherò di riportare e analizzare quelli che mi hanno impressionato e che ho tentato di analizzare a livello locale, sperando che qualcuno mi scriva dal suo luogo: forse riusciremo a capire di più di un silenzio che turba.

Contro il ritorno delle leggi razziali in Italia
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009

7 Luglio 2009Permalink