14 dicembre 2023 _ Parla il nuovo Presidente Corte Costituzionale, Augusto Barbera

Sono riuscita ad inserire nel mio blog questo  video con le dichiarazioni del nuovo Presidente della Corte Costituzionale  (resterà in carica, a quanto ho capito, fino al mese di dicembre  2024).
Mi è  molto piaciuto anche un  precedente video in cui stigmatizzava pesantemente il  voto di fiducia, “segno di debolezza”
Dal 2009  quel segno di debolezza è diventato forza nello stimolare l’indifferenza e plumbei silenzi  tombali.
Qui  in un discorso evidentemente improvvisato (lo ha proposto 2 giorni dopo la sua elezione) lascia trasparire tutta la sua sapiente professionalità,  ripercorrendo strade del passato che, conosciute, potrebbero  aprire a nuovi obiettivi da raggiungere nel futuro.  .
Lo invierò ad alcun i amici e, se  avrò risposte , le  trascriverò.
Mi ha molto emozionato leggere in tanti momento di quel percorso che il Presidente Barbera delinea  la mia partecipazione a movimenti della società civile attivi ed efficaci almeno nel promuovere conoscenza , movimenti che oggi sembrano spenti in un atteggiamento di annoiata indifferenza per molti, di pigra  rassegnazione per altri
Penso ai piccoli nati in Italia destinati per legge ad  essere senza nome, senza identità , senza famiglia .
Non posso immaginare un  soprassalto di decenza  in un parlamento neghittoso  capace di schiamazzi. ma non di risoluzioni attente al problema dei diritti come proclamati nei primi articoli della Costituzione
Se ne parlasse almeno nella società civile ….

14 Dicembre 2023Permalink

19 novembre 2023. Ieri era l’anniversario della morte di Adriana Zarri

In memoria di Adriana ZARRI, morta a 91 anni alle Crotte di Strambino, nella campagna piemontese, il 18 novembre 2010. Aveva vissuto gli ultimi trent’anni della sua esistenza in cascine solitarie, in cui conduceva, per scelta, una vita eremitica. Ma era, ed era sempre stata, impegnatissima sul fronte pubblico, come teologa progressista, scrittrice, giornalista (teneva una rubrica settimanale sul “Manifesto), militante delle cause civili (a favore della legge 194 sull’aborto) e politiche (nel 2004, alle elezioni europee, era stata candidata nelle liste di Rifondazione Comunista).
Scrisse la sua epigrafe in forma di poesia:
«Non mi vestite di nero:/è triste e funebre./Non mi vestite di bianco:/è superbo e retorico./Vestitemi/a fiori gialli e rossi/e con ali di uccelli./E tu, Signore, guarda le mie mani./Forse c’è una corona./Forse/ci hanno messo una croce./Hanno sbagliato./In mano ho foglie verdi/e sulla croce,/la tua resurrezione./E, sulla tomba,/non mi mettete marmo freddo/con sopra le solite bugie/che consolano i vivi./Lasciate solo la terra/che scriva, a primavera,/un’epigrafe d’erba./E dirà/che ho vissuto,/che attendo./E scriverà il mio nome e il tuo,/uniti come due bocche di papaveri».
Altre sue citazioni, per capire il modo in cui viveva la sua fede cristiana:
«Un amico auspicava il momento (quanto lontano non si sa ma temo – ahimé – lontanissimo) in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato un papa con consorte al seguito annunciando: “questa è mia moglie”. Ma io vado più avanti: quando si affaccerà un papa donna col principe consorte al seguito, annunciando: “questo è mio marito”?».
«Non credo nell’inferno perché mi sembra un insulto alla bontà di Dio. Anche la nostra cultura laica non ammette più la giustizia puramente punitiva. E la concepisce solo come capacità di riscatto, di reinserimento. In una pena che dura per sempre come quella dell’inferno questo riscatto non c’è. Penso sia difficile ritenere che gli uomini sono più buoni di Dio. Quindi all’inferno non credo”.
Ho copiato questo testo, che condivido totalmente  dal post nella pagine facebook di Alberto Panaro
19 Novembre 2023Permalink

17 novembre 2023 _ Storia di un olocausto strisciante: i bambini vittime in pace e in guerra_ 2

16 novembre 2023      Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto

La premier ha incontrato a Palazzo Chigi le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del personale di Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco.

Dai punti chiave elencati e visibili a chi legge il testo linkato accessibile anche audio
 copio il passaggio che segue e associo  alla norma , più volte descritta in questo mio blog, che  dal 2009 nega con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier

Esecuzione della pena in caso di detenute madri

Previsto un regime più articolato per l’esecuzione della pena per le donne condannate quando sono in stato di gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni. Non è più obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della pena, ma è mantenuta tale facoltà in presenza dei requisiti di legge. Tra gli elementi che possono influire nella valutazione del giudice ci sarà, per esempio, la recidiva. È stata poi prevista la possibilità che la pena sia scontata presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, fermo restando il divieto del carcere per le donne incinte e le madri dei bambini più piccoli (fino a un anno di età).

Una nota personale che sembra chiudere il cerchio della mia vita politica:
da consigliera comunale ignara ma non prostrata all’innocenza fasulla del consueto “non lo sapevo, non avevo capito ” il primo caso di cui mi occupai  (era il 1976 o 1977) fu quello delle madri in  carcere con i minori a Udine.  Ne ricevetti una robusta sberla da personaggi tanto istituzionali quanto vili per cui capii l’importanza che avevano  per  ‘lor signori’  i minori sgraditi  a causa della loro origine e fu il primo incoraggiamento a proseguire come ho fatto in varie circostanze. Perciò continuai  fino ad approdare  al beffato e negletto provvedimento che ostacola  con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier , un  provvedimento che piace a politici, società civile e persino ai vescovi  italiani che nel loro sinodo sulla famiglia (CEI 2015) hanno consapevolmente scelto il silenzio sulla criticità della negata registrazione anagrafica ai nati in Italia , figli di migranti non  comunitari irregolari.
I primi senza nome per legge,  un’abile beffa all’articolo 3 della Costituzione

Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto – Il Sole 24 ORE

17 Novembre 2023Permalink

15 ottobre 2023 – La conoscenza fa paura, ovunque

14 OTTOBRE 2023              Sospeso il premio per la palestinese  Adania Shibli alla Fiera del Libro di Francoforte.
                                             Scrittori e case editrici arabe lasciano l’evento di Shady Hamadi |

La Fiera del Libro di Francoforte annuncia la cancellazione della cerimonia di premiazione di Adenia Shibli, autrice palestinese del libro “Un dettaglio minore”. La motivazione, diffusa in una nota da Litprom, agenzia letteraria che organizza il premio, è “la guerra in Israele”. In compenso, “spazio addizionale sarà concesso alle voci israeliane”, ha fatto sapere, quasi in contemporanea, Juergen Boos, direttore della fiera tedesca.

Il libro della Shibli si trascina dietro polemiche fin da questa estate, cioè da quando Ulrich Noller, giornalista e membro della giuria del premio, si era dimesso contro la decisione di premiare la scrittrice palestinese. A riaccendere la discussione c’è stato poi un articolo di giornale, uscito questa settimana, in cui il libro, che racconta la vera storia di una beduina stuprata e uccisa dai soldati israeliani nel 1949, è stato accusato di “descrivere Israele come una macchina assassina”. Il volume, tradotto e pubblicato in tedesco nel 2022, si è aggiudicato il prestigioso premio LiBeraturpreis, dato ad autori provenienti dall’Asia, Africa e Mondo arabo. Annualmente, il riconoscimento viene consegnato durante una cerimonia solenne alla Fiera del Libro di Francoforte che è uno dei più grandi e autorevoli ritrovi dell’editoria mondiale.

Le dichiarazioni di Boos e la cancellazione della cerimonia di premiazione della Shibli hanno sollevato la protesta delle case editrici arabe e di molti autori. Dall’Autorità del libro di Sharja, fino all’Associazione degli editori arabi degli Emirati, passando per molte case editrici indipendenti arabe e scrittori, è arrivato l’annuncio del ritiro della loro partecipazione dall’evento a Francoforte. “Sosteniamo il ruolo della cultura e dei libri – scrive in un comunicato l’associazione degli editori arabi degli Emirati –, per incoraggiare il dialogo e la comprensione fra le persone”. E concludono: “Crediamo che questo ruolo sia importante ora più che mai”.

Said Khatibi, celebre scrittore algerino, ha anche lui annunciato la cancellazione della sua partecipazione perché, scrive su Facebook, “speravamo che la letteratura giocasse un ruolo importante per costruire un dialogo fra le parti”. Ma, continua Khatibi che aveva in programma due incontri, “la fiera ha preso una posizione politica di una sola parte contro l’altra”, i palestinesi. Nei giorni passati, il direttore Boos aveva dichiarato che “la fiera condannava fermamente il barbaro terrore di Hamas” e che “il loro pensiero era per le vittime, i loro parenti e le persone che stanno soffrendo per questa guerra”, non menzionando le vittime a palestinesi. A tentare di spegnere le polemiche è la Litprom che, dopo il polverone, ha comunicato di voler riorganizzare la cerimonia. Ma soltanto dopo la fine della fiera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/14/sospeso-il-premio-per-la-palestinese-adania-shibli-alla-fiera-del-libro-di-francoforte-scrittori-e-case-editrici-arabe-lasciano-levento/7323358/

 

Un precedente italiano documentato il 4 marzo 2022
https://diariealtro.it/?p=7858

15 Ottobre 2023Permalink

12 agosto 2023 – Marinella Perroni ricorda Michela Murgia

11 agosto 1023 L’Osservatore  romano

Un ricordo di Michela Murgia  La vita, la teologia e le polpette
di Marinella  Perroni

Il 10 agosto è morta, a 51 anni, la scrittrice Michela Murgia. Ne pubblichiamo un ricordo personale della teologa Marinella Perroni.

L’ultimo suo post su Instagram è stata una piccola ode alle polpette. Ho scaricato Instagram negli ultimi mesi solo per seguire lei, perché mi aveva detto che era quello il modo che aveva scelto per restare in contatto con tutti coloro che le volevano bene, le erano cari, la seguivano. E io mi sono sempre sentita soltanto una dei tanti, innumerevoli, suoi amici. Per me, però, averla conosciuta è stata anche una sorta di “grazia di stato”. Sì, dato che la passione per la riflessione teologica è sempre stato uno dei fili portanti delle nostre, purtroppo rare, ma lunghissime conversazioni. Perché per Michela fede e teologia non potevano che convergere, l’una a sostegno e garanzia dell’altra, ma anche l’una in grado di far deflagrare l’altra.

Lei lo ha raccontato diverse volte nei suoi libri. Ci siamo conosciute quando ancora intorno a lei non si era andato raccogliendo il mondo intero, scrittori e stilisti, scienziati e politici, intellettuali e giornalisti. E, con loro, un numero incalcolabile di “amici” che hanno goduto della sua capacità davvero unica di esprimere in parole acute e taglienti, scevre da qualsiasi preziosismo, la sua intelligenza delle cose, del mondo e delle persone. Una intelligenza limpida, che andava alla velocità della luce, che mai si piegava al male della banalità, che sempre intravvedeva la ricaduta politica di ciò che siamo e facciamo.

Era la sera dell’8 marzo 2010 e da un paese della provincia di Nuoro di qualche centinaio di abitanti mi avevano invitato a tenere una tavola rotonda su “donne e chiesa”, uno dei tormentoni che va avanti ormai da decenni. Mi avevano contattato dicendomi che, accanto a due teologhe che venivano dal continente (insieme a me c’era Cristina Simonelli), ci sarebbe stata una giovane scrittrice sarda.

Michela aveva 38 anni e per 13 anni — tanti per quanto è stata capace di darmi, troppo pochi per quanto mi avrebbe potuto ancora regalare — mi ha fatto sentire sempre la sua presenza, anche se riuscivamo a vederci troppo poco. Era questa la sua forza: esserci con tutta la potenza della sua vitalità, sapendo che nessuna lontananza può mai dividere ciò che Dio ha unito. Perché per lei le relazioni erano espressione di Dio: non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer quelle pagine davvero magiche di teologia trinitaria se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani. Una Trinità che si espande a dismisura in tutto ciò che uomini e donne fanno per rendere il mondo degno di loro, ma anche di Dio.

Poi è venuta Accabadora, la sorpresa di Ave Mary in risposta a una mia richiesta che pensavo ormai archiviata dato il suo prorompente e incalzante successo. Mai però in lei il successo ha avuto il sopravvento sulle relazioni. Poi sono venuti tutti gli altri libri di cui, a volte, mi leggeva lei stessa capitoli interi. Ultimamente, anche passando ore sedute al tavolino del ristorante Il cambio, a Trastevere, dove si sentiva tra amici fraterni, protetta almeno un po’ dalla cattiveria che le si rovesciava contro giorno dopo giorno in modo direttamente proporzionale a ogni sua parola pubblica.

Era diventata instancabile: la “causa” per la quale investiva tutte le sue energie, cioè non rinunciare mai alla qualità politica di ciò che siamo, pensiamo, diciamo e facciamo, era per lei fuoco che brucia senza consumarsi perché la vita genera sempre altra vita. Questo era il “credo politico” di Michela e lei sapeva, per di più, che il tempo si era fatto breve. Paradossalmente — ma non per lei — la malattia non l’aveva vinta ma le aveva piuttosto fatto accelerare il ritmo. E ha voluto mangiare tutti i frutti che la vita le ha messo tra le mani, li ha saputi gustare perché avevano il sapore della complessità della vita.

Le polpette, sì. «Metafora del queer», così le chiama in quell’ultimo saluto con cui si è congedata dalla vita. Perché tra le tante cose che Michela ha insegnato ai suoi figli c’è anche l’arte del cucinare. Michela cara, anche per me sarà sempre metafora quel piatto di spaghetti con mazzancolle e zucchine che hai imbandito per me il sabato di Pasqua di quest’anno e che ci siamo gustate, sedute nella mia cucina a parlare di morte e risurrezione. Metafora della vita, della fede, dell’amicizia. Ma anche del dolore e del mistero.

di MARINELLA PERRONI

https://www.osservatoreromano.va/it/news/2023-08/quo-185/la-vita-la-teologia-e-le-polpette.html

 

11 Agosto 2023Permalink

31 luglio 2023 – Una pagina del Blog di Giancarla Codrignani, datatato 31 luglio. Una storia che è un po’ anche la mia.

Non voglio finire questo pesante mese di luglio con la squallida notizia che precede, stritolata fra Del Rio e Pillon.

 newsletter n. 19
Vorrei solo capire   Opinioni di Giancarla Codrignani

APPROFONDIMENTO
EFFETTO NOTTE dal 16 marzo al 19 maggio 1978
Marco Bellocchio ha girato un film, come sempre secondando la sua immaginazione, giustamente personale. Effetto notte invita, infatti, a rileggere personalmente le vecchie storie che hanno cambiato quel futuro che oggi è il presente. La memoria del cittadino anche per fatti politici determinanti il suo presente è terribilmente labile. Poi, dipende dove si era quando le cose accadevano e non se ne capiva né la realtà né il senso.
Il mio “effetto notte” è evocativo del percorso di una politica cattolica, oppositrice tenace della Dc, di cui respingeva anche il nome, “eretico” per essere una democrazia “cristiana” e non “popolare” come correttamente voleva don Sturzo. Gli interessi politici non hanno mai aiutato la Chiesa a obbedire al suo mandato, nemmeno quando era papa Giulio II. Quando poi alla presidenza della Cei arrivò il card. Camillo Ruini, la Chiesa pretese di interferire nello Stato invitando i cattolici ad astenersi dal voto.
La politica è infatti costitutivamente laica. La libertà religiosa è prevista in Costituzione – e uno dei torti democristiani è non averle mai voluto una legge di definizione al riguardo – e fa parte delle libertà democratiche: la Chiesa, sia come Chiesa Cattolica, sia come Stato Città del Vaticano, è libera, ha diritto alla critica non all’interferenza.
Per questo non ho indulgenza neppure postuma per il partito cattolico che, nonostante le persone perbene che la abitavano e che ho avuto amiche e nonostante quella Sinistra Dc che può essere simbolicamente rappresentata da Carlo Donat Cattin il cui figlio Marco fu causa delle dimissioni del padre ministro perché esponente di “Prima Linea”, organizzazione clandestina del terrorismo rosso. Io stessa, pur conservando l’indipendenza, avevo fatto il primo passo realmente politico partecipando al Consiglio di quartiere della mia circoscrizione su indicazione di un circolo della Dc bolognese che frequentavo. Quell’esperienza mi insegnò subito che in politica è fondamentale stare alla concretezza anche nelle scelte di coscienza: il capogruppo Dc era persona che, se un comunista diceva che oggi è giovedì – ed era giovedì – prendeva la parola per dimostrare che era domenica. Poiché i problemi di un quartiere non possono essere oggetto di grande divisione partitica, dopo aver votato più volte su problemi sociali di piccolo conto – come possono essere in una circoscrizione senza degrado – con il gruppo Due Torri, che nel 1970 a Bologna comprendeva ancora socialisti e comunisti uniti, abbandonai definitivamente la Dc, che aveva avuto a Bologna il precedente costruttivo – e consapevolmente sacrificale – di Giuseppe Dossetti, autore di un famoso “libro bianco” critico del sistema “comunista” bolognese, che era stato indotto nel 1956 dal card. Lercaro a presentarsi candidato sindaco con la certezza della sconfitta. Giuseppe Dossetti – poi don Giuseppe – rappresentava la coscienza civile di una fede religiosa, “politica” perché incarnata – e questo spiega la successiva scelta di vita religiosa – impegnata nel sociale (l’invenzione del decentramento urbano fu sua), ma estranea ai metodi clientelari di una Dc destinata a scomparire nel 1994. Per chi avesse perplessità sulla storia della Dc basta vederne le conseguenze nella deriva del consenso popolare, che finì per riversare i grandi numeri elettorali su Forza Italia. Non a caso Dossetti, quando Berlusconi tentò l’assalto alla Costituzione, tornò leader politico e alzò la voce guidando l’opposizione alla difesa democratica, uscendo dal riserbo e istituendo i “comitati” che presero il suo nome e che contribuirono a vincere il referendum sul presidenzialismo.
Un filo legava le esperienze del primo Dossetti a quelle degli anni Settanta – sessantotto compreso – che spostarono l’asse politico sul piano della laicità e accusavano la Chiesa di connivenza poco evangelica con un “partito dei cattolici”, ancora memore della scomunica contro l’ideologia comunista non più sentita necessaria in una società che reclamava i propri diritti, uguali per tutti.
Il Concilio dava i suoi frutti e la politica sociale contraddiceva la carica assistenzialistica e clientelare della DC: la “lotta di classe” era diventata parametro comune dell’agire politico. In campo ecclesiale i credenti a cui era vietato leggere la Bibbia, avevano scoperto l’ecumenismo e chiamavano “compagni” gli amici delle Acli rinnovate. Con i protestanti si pubblicò “COM” (diventato subito Com/Nuovi Tempi”), una parola interrotta per una “comunità” che sentiva un’eco positiva tra “comunione” e “comunismo”. Nacquero perfino i Cristiani per il Socialismo che in qualche modo cadevano nell’errore dei demo-cristiani. Erano gli anni propizi al cambiamento reale di cui anche Il Sessantotto studentesco dimostrava la necessità: troppe cose erano logore, bisognose di passi avanti per non restare bloccate nella conservazione. Anche l’opposizione di sinistra risentiva del freno di un passato che impediva le riforme e che reagiva con la divisione interna.
Sono passati gli anni e tra poco registreremo mezzo secolo dal 1976, quando le elezioni politiche videro avanzare il Pci italiano in un paese che non aveva mai sperimentato l’alternanza di governo – e in questo si configura il vizio d’origine della storia italiana -, se è vero che la Dc nel 1963 aveva incorporato nel sistema l’alleato Psi, che, con la segreteria Craxi, avrebbe superato le spregiudicatezza dei maestri. Io non ero comunista (il mio babbo socialista aveva contestato la nascita del Partito comunista d’Italia nel 1921, danno per Turati e beneficio per il già violento fascismo) mi ero impegnata a sostenere le libertà in anni in cui c’era un bisogno sentito di “più democrazia” a cui si contrapponeva l’insidia di disegni reazionari che tramavano contro lo Stato, pronti agli attentati non potendo tollerare la crescita di una sinistra progressista e istituzionale, nominalmente “comunista”. C’era stato un papa, Giovanni XXIII singolarmente coraggioso, la cui encicliche furono rivoluzionarie, c’era stato il Concilio Vaticano II e nella dinamica della storia i credenti sembravano aver perduto la patina di sospetto e timore che li teneva estranei alla vita politica e, in fondo, ignari della stessa Parola di Dio, che li teneva ancora lontani dalla lettura della Bibbia. A Parma i giovani “occuparono” il Duomo. A Brescia le donne “celebrarono”. La scuola passava attraverso i progetti di riforma restando asfittica, mentre i ragazzi avevano bisogno di respiro più libero. C’era stato il Vietnam. C’era stato il Cile e Berlinguer aveva scritto due articoli per avvertire le possibilità di ulteriori crisi (anche economiche) e reazioni da non sottovalutare. All’Abbazia Fiesolana p. Balducci pensava cose strane e personalità cattoliche di grande levatura si disposero a una scelta in sintonia con il progetto del segretario del partito comunista italiano – poco “sovietico” nella sua linea istituzionale – che auspicava un’unità delle culture comunista, socialista e cattolica.
Un “compromesso storico”, in una società civile plurale (non pluralista) in movimento, sembrava nelle cose. Nel 1976 divenne programma di quel partito di lotta e di governo, finalmente consapevole delle dinamiche storiche in cui avanzava diritti una società civile matura, progressista, perfino femminista ma anche “cattolica”, per la prima volta non intimidita dalla sua appartenenza di fede. Intelligentemente il partito diede vita a un gruppo parlamentare autonomo, la Sinistra indipendente, di cui si è perduta la memoria, ma che dava voce a una laicità libera dai lacci dell’obbedienza alle ideologie politiche, sia di partito, sia di una Chiesa tradizionalmente legata al partito cattolico. Tra gli indipendenti finii anch’io, richiesta dalle donne (che volevano un’indipendente) mentre il partito conosceva gli interventi sui problemi internazionali e pacifisti fatti con Pax Christi.
Contemporaneamente il malcontento della sinistra radicale giovanile con grandi responsabilità della parte – università di Trento – cattolica contro il malgoverno, alzava il tiro di rivendicazioni ritenute incompatibili con la lenta strategia delle riforme che accompagnava l’evoluzione del paese in cui all’on. Moro sarebbero arrivati i voti anche del Pci. Da tempo si era grandemente preoccupati: nessuno degli indipendenti, tanto meno i cattolici, pensava che quella stagione potesse essere rivoluzionaria. Anzi, la nostra presenza era già un inedito: simbolicamente apriva un percorso sperimentale. A Montecitorio la politica istituzionale era pane quotidiano, ma l’esterno introduceva ansie e premonizioni. Ero inquieta, una sera vidi il film di Bergman L’uovo del serpente e le scene devastanti delle prime azioni naziste mi inquietarono, rimasi agitata e insonne. Il 16 marzo 1978 avevo dormito fuori Roma e rientravo per andare a eleggere il. “nuovo” governo: il tassista mi disse del rapimento. Fu la fine delle inquietudini che non mi appartengono, il recupero della razionalità: all’ingresso di Montecitorio c’era Susanna Agnelli che, anche lei fredda e composta, mi disse “La Malfa è impazzito: chiede la pena di morte”. Poi in lacrime Tina Anselmi che ripeteva “Bisogna resistere, bisogna resistere…”. Lo sconvolgimento era di tutti, i democristiani amici non nascondevano il timore di essere coinvolti. Era l’effetto notte. Splendeva il sole ma era transitata l’ombra della storia, agita da forze che puoi mentalmente elencare, senza capire la follia degli esecutori. Che non potevi negare di aver in qualche modo conosciuto perché l’estremismo sta sempre nel contesto. Quando però arriva a colpire le istituzioni democratiche devi ristabilire i confini del potere, anche perché resta l’interrogativo del cui prodest, dei depistaggi percepiti, dell’interrogativo senza risposta di chi era il vero autore. Solo che il governo non poté andare all’on.Moro e la “sinistra estrema” (come era chiamato il Pci nei verbali d’aula) mantenne il primato/condanna all’opposizione. D’altra parte si sapeva che il “sogno” di Berliguer passava per un accesso al consenso popolare che non usciva dal processo elettorale: l’Italia del socialismo strozzata nel ’21 e non mantenuta autonoma da Nenni fu la più colpita. Tornò la “normalità”. Nel 1980 ci fu l’attentato alla stazione di Bologna: davvero Moro non era morto come conclude Bellocchio e faceva ancora paura. Nell’ ’84 moriva Berlinguer che Moro non poté votarlo ma vide la parabola discendente non nella sconfitta dei fatti, ma nella divisione del partito che lo lasciava osannare nelle piazze ma forse non lo avrebbe rieletto segretario: l’intervista a Scalfari è la confessione di uno sconfitto non dalle conseguenze in Parlamento, ma dall’opportunismo consociativo di quei compagni che avevano già inteso il compromesso storico con la Dc come approccio consociativo al potere sulla cosa pubblica che aveva già causato l’adozione di metodi e tecniche spartitorie nelle amministrazioni locali. Berlinguer le aveva bollate in aula come pericolo di partitocrazia e inutilmente si era richiamato alla “questione morale”. Il contagio. Anch’io chiudo il mio film con un “effetto notte”: perché il paese in quegli anni sarebbe stato già pronto per un partito democratico, ma il Pci aveva scelto il consociativismo dimentico del confronto con la sua piazza. Il Pci elesse alla presidenza della Repubblica Kossiga (1985) senza nemmeno aspettare l’abbassamento del quorum, fece decadere l’esperienza della Sinistra Indipendente, lasciò andare allo sbaraglio Stefano Rodotà, non salvò Prodi e aspettò l’89: per chiudere un capitolo scomodo della cui fine sapeva tutto ma al cui crollo non aveva preparato la sua gente. Non per dirsi che anche da opposizione in Parlamento doveva riprendere a giocare la carta del potere della minoranza che, corrispondente al governo, presenta le sue carte con competenza e coraggio per il bene del paese (come in fondo faceva il Pci) per dare fiducia alle aspettative allora non banali della gente, senza finalizzare il voto alle percentuali di possibili alleati vincenti. Prodi fece risorgere la speranza che, essendo la più difficile delle teologali, venne silurata non una volta sola per scarsa intelligenza politica.
Bellocchio proietta nel futuro un Moro che non è morto. D’accordo: ma allora rifacciamo i conti con la storia, apriamo le case e le piazze alla conoscenza e agli impegni di una politica matura, che riordini le idee e rifaccia coscienza sul proprio voto, sulle istituzioni, compresi i partiti, soprattutto compresa l’Europa. Fiducia o sfiducia significano capacità o incapacità di lettura della realtà. Senza illusioni, ma con la determinazione di chi fa della politica la questione morale della democrazia. Che è la condizione per avere rispetto di sé e dei propri interessi. Prendendo per mano i partiti che non sanno più a quale effetto notte stanno andando.
https://diariealtro.it/?p=8500

 

31 Luglio 2023Permalink

23 giugno 2023 – Quando il pensiero di una ministra è volatile, involuto, contraddittorio. Testi copiati: decodifica a chi legge

21 GIUGNO 2023   La ministra Roccella sulle mamme gay: “Non si diventa genitori per contratto, la strada corretta è la stepchild adoption”

La ministra conferma la linea del governo, indicando l’adozione come la via giusta per le coppie omosessuali

 Non desidera entrare nel merito delle decisioni dei giudici ma per la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella: “In Italia si diventa genitori solo in due modi, o per rapporto biologico o per adozione. Lo ha ribadito anche la Cassazione. La genitorialità per contratto in Italia non esiste”.

Stepchild adoption, “non è una procedura discriminatoria”

Si tratta delle dichiarazioni al Corriere della Sera di Roccella, all’indomani del caso di Padova sulla impugnazione delle trascrizioni all’anagrafe dei bambini di 33 coppie di mamme. L’invito è a seguire la procedura già in vigore della stepchild adoption, sui cui la ministra si chiede: “Qualche anno fa veniva richiesta a gran voce. Perché adesso non va bene più? Non è una procedura discriminatoria”.

“Nessuno escluderà dalle normali attività del bambino”

Qualora la famiglia sia già costituita la una delle mamme perde la genitorialità per riacquisirla in seguito all’adozione. “È sicuramente un disagio e un dispiacere per l’adulto, ma non credo che i bambini si accorgeranno del cambiamento che probabilmente durerà pochi mesi. E nel frattempo nessuno escluderà la persona che hanno conosciuto come genitore dall’accompagnamento a scuola e dalle normali attività del bambino”, commenta Roccella.

Commento di Augusta 1: Nessuno escluderà!  Chi lo assicura.
Sarebbe opportuno che la ministra lasciasse un suo numero di cell per poterla chiamare  in  caso di sopraffazioni. Per esempio se un bambino entra per una urgenza in ospedale… che , tra l’altro non è sua  ‘normale attività’ e fosse vietato alla mamma/non mamma al papà /non papà di assisterlo

22 giugno 2023   Maternità surrogata, Roccella lancia la “sanatoria per i bambini nati fino a oggi”

“Dovremo   pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui”. Eugenia Roccella, ministra della Famiglia, Natalità e Pari opportunità, ha lanciato la proposta di una sanatoria per i figli nati da coppie che hanno fatto ricorso alla gestazione per altri. Una soluzione “pensata per quando sarà entrata in vigore la nuova legge che renderà la maternità surrogata un ‘reato universale'”, ha detto Roccella durante la registrazione de ‘La Confessione’ di Peter Gomez, in onda sul Nove venerdì 23 giugno alle 22.45,

Commento di Augusta 2 : dal che deduciamo che oggi non  vuol dire oggi, ma  è  parola  che si riferisce a un indefinito futuro, una specie di terminus ad quem che penso sarà di diffide definizione anche per le menti eccelse che popolano i ministeri.

e infine i link ai due articoli

https://www.iltempo.it/politica/2023/06/22/news/maternita-surrogata-proposta-ministra-roccella-sanatoria-bambini-nati-legge-reato-universale-36177853/

La ministra Roccella sulle mamme gay: “Non si diventa genitori per contratto, la strada corretta è la stepchild adoption” – la Repubblica

23 Giugno 2023Permalink

24 aprile 2023 – Cerco conforto nel blog di Giancarla Codrignani

newsletter n. 8

Vorrei solo capire

opinioni di Giancarla Codrignani

24 aprile 2023
Il 21 aprile la liberazione di Bologna. A casa mia era arrivato un giovane, collega del mio babbo a suonare per tirarci giù dal letto: sono arrivati gli inglesi. E ricordo che venivano giù avanti sotto le torri e mio padre andava per conto suo ai suoi contatti di antifascisti, tutto fiero del suo distintivo del Comitato di Liberazione Nazionale. Rientrò a casa che lo portava in tasca: lo aveva visto all’occhiello di persone che non ne erano degne. L’antifascismo resta da sempre nello spirito della Costituzione e della storia.

*****

Infatti. Il ministro dell’agricoltura non aveva letto Theodore Bilbo senatore americano razzista degli inizi del secolo scorso “Scegliete: separati o bastardi”. Pazienza, ma come cittadino italiano sa che cosa significa sostituzione etnica, espressione che gli è venuta non per caso.
Il ministro della Giustizia emette una sanzione a carico della magistratura milanese che ha preso i provvedimenti per il figlio del magnate russo fuggito dalla richiesta di rigore del governo americano. Come se non esistesse la separazione dei poteri: andiamo bene!
Il governo vorrebbe detassare chi fa figli: a parte l’inevitabile richiamo al fascismo riproduttivo di figli della lupa destinati carne da cannone, bisognerà fare due conti sulla titolarità di un ministero minacciosamente ostile soprattutto alle donne: Ministero della Famiglia, della Natalità, delle Pari Opportunità: per le donne la parità della gravidanza?

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Chi avrebbe detto che la Svezia: Dall’Osservatore Romano del 18 aprile: “In Svezia esercitazioni militari con Ucraina e altri dodici Paesi. Sono “le più grandi” da venticinque anni. “Insieme con le forze armate svedesi e ucraine ci saranno inoltre quelle di altri 12 Paesi: StatiUniti, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Norvegia, Estonia,Lettonia, Lituania, Danimarca, Austria, Germania e Francia. I militari impegnati nelle esercitazioni saranno 26.000. Lo scopo è quello di migliorare il potenziale delle truppe nel contrastare un eventuale attacco armato al Paese. Le esercitazioni, che vedranno il coinvolgimento di forze di terra, aria e mare e che si concluderanno a maggio, si terranno in varie parti della Svezia e coinvolgeranno Esercito, Aeronautica, Marina e guardia nazionale svedese”.

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Per il 25 aprile. Ignazio La Russa deve rendersi conto che, se stare dalla parte degli indiani, cioè, la parte giusta, deve emanciparsi dal padre e invertire i paradigmi storici: rispetto a noi e al futuro dei figli, patrioti sono, secondo logica,  i partigiani, mentre i fascisti, complici attivi delle stragi naziste,

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La Wagner responsabile anche nella guerra in Sudan: ma quanti sono? Come i lanzichenecchi trovano che la violenza contro i propri simili è il mestiere migliore per spendere la loro vita?

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L’orso. Anche quelli che, conoscendo il dna dell’orso omicida in Trentino, l’hanno trovato e lo uccideranno (con iniezione letale, umanitaria!) evocano la stessa violenza originaria dell’occhio per occhio: la violenza consapevole “giustizia” quella ignara di una femmina che forse temeva per i suoi bambini.
Comunque a Bologna sugli orsi storia diversa: un esemplare di origine iraniana era finito a fare il partigiano prima a Montecassino (decorato dal gen.Anders per aver trasportato cassette di munizioni), poi in Emilia, dove, come “caporale Wojizek”, ha ottenuto un monumento a Imola….. Noi di Bologna siamo così.

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Infatti noi di Bologna siamo strani non solo con gli orsi. E’ successo che il personale del celebre Istituto Rizzoli è sceso in sciopero – precedendo la lentezza di PD e sindacati, per denunciare il disastro dei tagli di bilancio alla sanità
Sempre noi di Bologna, per non farci perdere nulla di innovativo e strano, abbiamo un vicario diocesano che ha buttato lì l’idea di accogliere nelle chiese le urne delle persone che hanno scelto la cremazione.

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I finanziamenti anche agli americani sono necessari. Se hanno bisogno di soldi vanno dove sperano che il denaro sia sicuro. Il 2022 si è chiuso per la Saudi Aramco dell’Arabia Saudita con 161 mld di dollari di profitto e la Silicon Valley (il cuore della California del business informatico) sta meditando qualche joint venture…. E lo yuan giapponese avanza nelle scelte monetarie. La sicurezza del dollaro pencola un po’.

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Comunque continuiamo la guerra: il segretario della Nato Stoltenberg darebbe il via libera anche agli aerei in Ucraina. C’è altro? C’è anche la marina italiana che fa manovre vicino a Taiwan.

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E intanto. La foto terribile sulla prima pagine dell’Osservatore Romano del 21 aprile: Kalil, un ragazzino afgano di quindici anni che solleva un braccio e il lembo della camiciola sul corpo adolescente a mostrare il giovane corpo violato da una cicatrice: una foto del danese Mads Nissen che ha vinto il World Press Photo Story 2023. Uno scatto che inchioda non appena si viene a conoscenza della causa che ha prodotto la ferita: dolore, pietà ma anche il senso confuso di una colpa che investe anche chi guardava senza vedere. Perché a Herat, un operaio edile che perde il lavoro e non sa più come dare da mangiare a una moglie e dodici figli, dopo aver chiesto prestiti ad amici e conoscenti, quando viene costretto a saldare il debito, non è riuscito, sotto il regime dei talebani, a trovare altra via d’uscita che andare in ospedale e vendere il rene del figlio. Per 3.500 dollari.

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RISCHIAMO DI SENTIRCI SOPRAFFATTI.
MA IL 25 APRILE E’ LA FESTA DELLA RESISTENZA, CHE FORTUNATA

24 Aprile 2023Permalink

15 marzo 2023 – Omicidio Attanasio, l’appello della moglie: “No alla pena di morte per gli imputati”

Attraverso una nota Seddiki Attanasio ha dichiarato: “Luca non avrebbe mai voluto. Era contro la pena di morte”

Da Agenzia Dire:  Pubblicato:13-03-2023 13:49

Ultimo aggiornamento:13-03-2023 20:22

Canale:Mondo    Autore:Brando Ricci

ROMA – “No alla pena di morte” per i responsabili dell’omicidio dell’ambasciatore d’Italia nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio. A scandirlo in un appello è la Fondazione Mama Sofia, presieduta dalla vedova del diplomatico, Zakia Seddiki Attanasio. Il messaggio è giunto dopo che una corte di Kinshasa ha proposto la pena capitale per le sei persone attualmente imputate per l’assassinio di Attanasio, rimasto ucciso il 21 febbraio 2021 in un agguato nella provincia orientale del Nord Kivu nel quale persero la vita anche il carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) Mustafa Milambo. La famiglia dell’ambasciatore, dopo aver appreso della condanna richiesta dall’accusa, ha anche presentato la richiesta di ritiro della costituzione di parte civile, che è stata poi accolta dai giudici congolesi.

LEGGI ANCHE: 43 borse di studio nate dagli ideali di Luca Attanasio

LUCA ATTANASIO ERA CONTRO LA PENA DI MORTE

In una nota Seddiki Attanasio dichiara: “Ho accolto con dolore la richiesta di condanna alla pena di morte per gli imputati, nel processo in corso a Kinshasa, per l’assassinio di Luca, Vittorio e Mustafa. Luca era un uomo buono, mosso da profonde motivazioni umanitarie e di elevatissimi ideali ed era assolutamente contro la pena di morte. Ne avevamo parlato spesso e desidero testimoniarlo ora, di fronte a questa richiesta di condanna alla pena capitale”. L’appello prosegue: “Chiediamo al ministero degli Affari esteri, che era la sua casa, e all’Ambasciata d’Italia a Kinshasa, parte civile nel processo, di trasmettere a chi dovrà emettere il giudizio, questo nostro desiderio, questo nostro appello. Luca avrebbe voluto proprio questo”.

“Attraverso l’associazione Mama Sofia – si legge ancora nel comunicato -, ideata e fortemente voluta da Luca, vi chiedo di aggiungere la vostra firma contro la pena di morte in questo processo e più in generale nel mondo. Sono convinta – conclude Saddiki Attanasio – che sia il modo giusto di onorare la memoria di Luca e di promuovere quegli ideali di amore per l’umanità cui egli si è sempre ispirato”.

www.dire.it
Sito di riferimento della Agenzia Dire, da cui ho tratto questo post

 

15 Marzo 2023Permalink

23 febbraio 2023 – Il ministro Valditara e la scuola della Repubblica

Siamo stati informati da  tutti  i media possibili che il 18 febbraio  c’è stata una azione squadrista a Firenze  di fronte al Liceo Michelangelo.
Qualcuno mi dirà che ‘squadrista’ è un giudizio avventato  ma io non mi permetto di pensare a una ragazzata violenta dato che i media di cui sopra hanno parlato di intervento e indagini della Digos.

Agguato al liceo Michelangiolo di Firenze, la Procura indaga per violenza privata aggravata (bche) (informazione.it)

Due giorni dopo la dirigente scolastica del Liceo Leonardo Da Vinci inviava ai ‘suoi’ ragazzi una lettera resa pubblica.
Copio il testo

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Firmato
La Dirigente Scolastica
Dott.ssa Annalisa Savino

Immediata la reazione del Ministro della  Istruzione Giuseppe Valditara che dispiaciuto per aver dovuto leggere  la lettera   della Dott. Annalisa Savino si consente inattese precisazioni: “, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista  difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo”
Firenze, la lettera della preside del liceo Da Vinci sul pestaggio al Michelangelo | Sky TG24

A prescindere dal fatto che la dirigente scolastica  abbia  scelto una  modalità inconsueta di comunicazione, evidentemente  presa dall’urgenza di esprimere agli studenti una vicinanza responsabile e solidale , non posso non trovare strana  l’affermazione  del  ministro sull’inesistenza di” una deriva violenta e autoritaria” nel momento in cui fa riferimento a una aggressione recente che ha suscitato l’attenzione non smentita della procura della Repubblica ca e della  Divisione investigazioni generali e operazioni speciali

Allibita  ho sentito poco fa una  giornalista di libero (Antonella  Bolloli) che diceva che se la dirigente Savino  parla  di fascismo la mette in politica.  Io per un po’ mi sono arrovellata chiedendomi come si fa a insegnare storia europea senza dire la parola fascismo e ho  concluso che forse la signora citata era distratta o forse la sua frequenza scolastica non era stata  assidua.

Il mio blog protesta

Diariealtro mi richiama e ricorda che nelle sue pagine del 2019 c’è una storia simile a quella di oggi.

Una insegnante di Palermo (Rosa  Marta Dell’Ara ) aveva dato un tema da svolgere ai suoi studenti che ne avevano costruito un video in cui mettevano in  parallelo le leggi razziali (sento sullo sfondo la voce della senatrice Segre, razziste non razziali)  con il decreto sicurezza.

L’aver rispettato la scelta degli studenti fece sì che l’autorità scolastica di competenza le comminasse una sospensione  dall’insegnamento per un periodo definito con riduzione dello stipendio.
Forse la precipitosa scelta di inopportuna parola del Ministro dell’Istruzione  era dovuta al ricordo di quell’evento dove la censura, che  apparteneva in prima  battuta alla scuola, solo in un secondo momento era approdata al ministero, quando un imbarazzato ministro Salvini aveva detto, in risposta a un’interrogazione parlamentare che  il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato.
Probabilmente qualcuno allora  si sarà accorto che non spettava al ministero revocare un provvedimento disciplinare comminato dalle autorità scolastiche e non riuscivano a venirne fuori  finché

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni (diariealtro.it)

E così avvenne: la prof .  Dall’Ara e  i suoi delazioni studenti  in giacca e cravatta per l’occasione  furono graditi ospiti delle senatrici Segre e Cattaneo.  Nell’occasione li incontrò anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forse questo fatto, se qualcuno l’avrà reso noto all’improvvido ministro Valditara, gli avrà ispirato la fretta: se nel 2019 è arrivata prima la scuola, questa volta arriva prima il ministero .

Alla prossima puntata… perché non credo che la storia finisca qui

Chissà perchè mi viene in mente una filastrocca che avevo sentito da bambina: Libro e merletto … perfetto. Non funziona ma non ricordò la parola giusta

23 Febbraio 2023Permalink