11 luglio 2019 – Una capitana coraggiosa e le parole d’odio

11 luglio 2019 _ Carola Rakete , ecco la querela contro Salvini:    
                            “Sequestrate i suoi account Facebook e Twitter”  

Le 22 offese del ministro alla Capitana e la richiesta di chiudere le pagine ufficiali.
“Sono mezzi di propagazione dell’odio”. Diffamazione e istigazione a delinquere i reati ipotizzati. Salvini: “Ridicolo”. di Fabio Tonacci

 

ROMA – L’aveva annunciato già nell’intervista esclusiva a Repubblica di alcuni giorni fa, ora è passata ai fatti. Carola Rackete presenterà oggi pomeriggio (al più tardi domani mattina) alla procura di Roma una querela contro il ministro dell’Interno per “diffamazione aggravata” e “istigazione a delinquere”. Non solo. Nella denuncia chiede ai magistrati di sequestrare i mezzi attraverso cui passa quello che lei definisce il “messaggio d’odio”: le pagine ufficiali su Facebook e Twitter di Matteo Salvini.

Nelle quattordici pagine della querela l’avvocato di Carola, Alessandro Gamberini, riporta 22 offese del ministro, contenute nei sui tweet, nelle dirette Facebook e in alcune interviste televisive. “Matteo Salvini – si legge nel documento – mi ha definito pubblicamente e ripetutamente sbrufoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati: la gravità della lesione al mio onore è in sé evidente”.
Pronta la replica di Salvini su Facebook. “La comunista tedesca, quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza, ha chiesto alla Procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter. Non c’è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram???”.
Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, commenta l’esposto della capitana della Sea-Watch.

La trentunenne tedesca ricorda ancora una volta che le sue azioni sono state motivate esclusivamente dalla necessità di tutelare la vita e l’incolumità fisica e psichica dei naufraghi a bordo. “La legittimità della mia condotta è stata riconosciuta allo stato dall’autorità giudiziaria (la gip di Agrigento Alessandra Vella, ndr) che l’ha valutata come adempimento di un dovere”. La Capitana Carola ricostruisce anche la “campagna diffamatoria” che da settimane il ministro conduce nei confronti della ong Sea-Watch. “Dice che si tratta di un’organizzazione illegale e fuorilegge, sostenendo che i suoi rappresentanti sarebbero complici di scafisti e trafficanti. Tali affermazioni sono lesive della mia reputazione e mettono a rischio la mia persona e la mia incolumità, in quanto dipendente e rappresentate della Sea-Watch”.

Sull’incolumità personale messa a rischio, come dimostrano centinaia di messaggi di offese e minacce apparsi su Internet (“contro di me si è generata una spirale massiva e diffusa di violenza”) si incardina la seconda parte della denuncia. “Non posso non aver paura di parole che provengono da chi esercita un ruolo pubblico così rilevante come quello di ministro, tra l’altro dell’Interno, che dovrebbe avere il ruolo, semmai, di tutelare anche la mia persona. Nelle parole di Matteo Salvini sono veicolati sentimenti viscerali di odio, denigrazione, delegittimazione e persino di vera e propria deumanizzazione”.

C’è anche la fotografia, pubblicata da Salvini, in cui il ministro è ritratto insieme a un gruppi di donne in divisa, e sotto la foto di Carola con la scritta “una criminale”. Per i legali di Carola, “è un’immagine che assume la connotazione di una segnalazione pubblica e rimanda ai manifesti dei ricercati, e quindi si tratta di un’istigazione pubblica a delinquere”. Nella denuncia sono trascritte le offese sessiste apparse in Rete e nei commenti ai post di Salvini, sugli account ufficiali. Motivo per cui la Capitana chiede il sequestro preventivo degli account ufficiali del ministro, sia quello su Facebook sia quello su Twitter: “La richiesta è legittimata dalla giurisprudenza della Corte Suprema – motiva l’avvocato Alessandro Gamberini – che autorizza il sequestro dei servizi di rete e delle pagine informatiche che non rientrano nella nozione di stampa e quindi non godono delle garanzie costituzionali in tema di sequestro di stampa”. [Fonte 1]

Un documento regionale del FVG  ben si connette alle ragioni del ‘caso’ della capitana
Mozione n. 55 “Sulla necessità di completare l’iter e approvare al più presto il Ddl nazionale S. 362” –

La mozione , presentata dal consigliere regionale Honsell il 19 febbraio 2019 è stata respinta nella seduta n. 83 del 26 giugno 2019

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
VISTO il Disegno di legge nazionale S. 362 “Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”, presentato in data 14 maggio 2018;
APPURATO che il suddetto disegno di legge non ha ancora iniziato l’esame presso la prima Commissione permanente a cui è stato assegnato in data 26 giugno 2018;
RAVVISATO che recentemente l’ODIHR (Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo), istituito dall’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), ente che si occupa di censire gli hate crimes in diversi Paesi del mondo, ha aggiornato i dati relativi al censimento dei crimini d’odio, intolleranza o razzismo, perpetrati in Italia nel 2017, rilevando che i crimini sono aumentati di circa il 30% rispetto al 2016 e quasi del 60% rispetto al 2013;
CONSIDERATO che i suddetti dati, su stessa specificazione dell’ODIHR, potrebbero rappresentare una stima a ribasso in quanto basata su crimini riconosciuti come tali dallo Stato italiano, il quale riconosce quali crimini d’odio i reati previsti dalla legge Mancino del 1993, che però si limita a punire l’odio razziale;
RILEVATO che il Codice Penale italiano non prevede una definizione di “crimine d’odio” e di conseguenza una legislazione specifica dedicata ai crimini d’odio verso altre categorie a rischio come ad esempio persone con disabilità, LGBTQ o appartenenti a minoranze, quale che sia la connotazione;
ATTESO che numerosi sono i casi di cronaca che testimoniano crimini d’odio perpetrati anche nel territorio regionale;
Tutto ciò premesso
impegna la Giunta regionale
1. ad attivarsi con le Presidenze di Camera e Senato e con la Presidenza del Consiglio affinché si inizi al più presto l’esame del Disegno di Legge citato al fine di velocizzare e rendere il più possibile condiviso il testo della legge e l’iter di approvazione;
2. ad attivare politiche di sensibilizzazione e promozione sul territorio regionale anticipando in tal modo i contenuti e il senso della proposta legislativa della senatrice Segre, con la finalità di ribadire e rafforzare la tradizione di civiltà e apertura della nostra comunità regionale.

Post scriptum:

Il 28 ottobre dello scorso anno, nella relativa pagina del mio blog, ho presentato un breve commento alla “proposta Segre” [Fonte 2]  e, quando il consigliere Honsell ha presentato la mozione trascritta sopra, ho letto con particolare favore il punto 2 delle conclusioni:

Il Consiglio regionale impegna la giunta regionale:
“ad attivare politiche di sensibilizzazione e promozione sul territorio regionale anticipando in tal modo i contenuti e il senso della proposta legislativa della senatrice Segre, con la finalità di ribadire e rafforzare la tradizione di civiltà e apertura della nostra comunità regionale”.

Credo che a questo punto un minimo di elaborazione culturale condivisa sia urgente e indispensabile.
Non sarà un no dell’istituzione regionale a bloccare il desiderio di conoscere e la necessità di capire le ragioni di ogni parte.
Se è facile però capire quelle della proposta (tra l’altro molto ben illustrate nella relazione di presentazione) non conosco ancora quelle di chi vi si è opposto.
Spero di poterne prendere atto quando riuscirò ad avere un verbale d’aula o altra documentazione.
Bastino per ora le significative conclusioni del Consigliere proponente:

OpenFVG: Honsell, Aula perde occasione per contrastare discorso d’odio.

Il Consiglio Regionale oggi ha perduto un’occasione per contrastare il “discorso d’odio” che sta imbarbarendo la comunicazione sui social e sui media, dai giornali alle televisioni: ha votato infatti contro la mia mozione di sostegno al Parlamento della legge Segre e la richiesta di anticiparne i contenuti in questa regione istituendo un osservatorio che monitori il fenomeno. Questo voto negativo è un fatto grave anche perché il dibattito in aula di alcuni consiglieri è stato un chiaro esempio di discorso d’odio.

[Fonte 1]
https://www.repubblica.it/cronaca/2019/07/11/news/carola-230955102/
[Fonte 2]

29 ottobre 2018 – La prima proposta di legge della Senatrice Segre

11 Luglio 2019Permalink

5 luglio 2019 – Provando e riprovando, sperando senza fiducia

Quando cominciarono a girare in Europa le immagini dei sopravvissuti ai lager lo sgomento, l’incredulità sopravanzarono il dovere di capire; prevalse un a sorta di rigetto che indusse persino l’editrice Einaudi (che pur si avvaleva di un ottimo comitato di consulenti) a rifiutare, in prima battuta, il libro di Primo Levi, Se questo è un uomo, che solo più tardi sarebbe stata pubblicato e che rappresenta ancora una voce importante nel nostro panorama storico e letterario.
Credo che altrettanto stia succedendo oggi per i fuggiaschi dai porti libici, libici loro stessi o provenienti da altri stati africani, persone disperate approdate al bordo del cimitero mediterraneo nella speranza di una traversata.
Per questo probabilmente M.S., vicepremier, ministro dell’interno e riferimento di molti oltre il partito di cui è leader, può chiudere i porti, insultare i magistrati, indifferente alle condizioni di chi sta giocando la propria sopravvivenza nello spazio fragile di una nave di disperati.
Chissà perché a me vengono i mente i giochini di battaglia navale che si facevano sottobanco a scuola: colpito, affondato..
Già ma quei giochini erano pezzi di carta …
Pezzi di carta: qui scatta la mia reazione perché i pezzi di carta non sempre sono giochini ma fondamento di vita e ce n’è uno che è essenziale alla vita di ognuno di noi, che è essenziale alla vita dei nostri figli: il certificato di nascita.
Dieci anni fa R.M., predecessore di M.S. in almeno due dei ruoli che costui ricopre fece approvare con voto di fiducia le ”Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, la legge che contiene un punto a mio parere dirimente, che descrivo al card. Parolin nella lettera che segue

A S. Em. Card. Pietro Parolin
Segretario di Stato
Palazzo Apostolico –
Città del Vaticano – 00120 ROMA                                                                              Udine 2 giugno 2019

Eminenza,
ho letto in vari quotidiani italiani la Sua dichiarazione del 29 maggio in merito a una disponibilità a dialogare con il ministro Salvini. Lei ha opportunamente sottolineato la riprovazione alla strumentalizzazione di simboli religiosi e contemporaneamente affermato che «il dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema».
Sono certa Eminenza che quando avvicinerà il ministro Salvini avrà con sé le voci di chi soffre (quale che ne sia il credo religioso o anche l’assenza di un credo qualsivoglia) in una situazione storica che ha fatto del nostro Mediterraneo una tomba e l’attraversamento di quello spazio – e di altri in Europa – luoghi di morte, violenza e devastazione.
Le chiedo però di portare con sé anche coloro cui la legge italiana dal 2009 ha deciso di spegnere la voce (legge 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g).
Sono i nati in Italia, figli di migranti non comunitari: a quei genitori la legge chiede – nel momento in cui si presentano a dichiararne la nascita – il permesso di soggiorno di cui, se irregolari, non dispongono.
Così i genitori – che non vogliono sottrarsi al dovere di garantire ai loro nati il diritto personale al certificato di nascita – vengono soffocati dalla paura che li rende vittime dei loro piccoli, innocenti umiliati per legge a spie della irregolarità di mamma e/o papà.
E quei genitori sono artatamente indotti a farsi complici del disprezzo di norme internazionali, ratificate in legge già dal 1991, per cui “Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi” (art. 7 legge 176/1991).
E’ ben vero che una circolare, emanata lo stesso giorno della approvazione della legge 94, offre loro la possibilità della registrazione ma la paura (la circolare non è adeguatamente pubblicizzata fra chi avrebbe diritto a conoscerla) potrebbe indurli a mancare al loro dovere e a nascondere i loro piccoli per non esserne separati dalla brutalità di una espulsione conseguente la loro nascita.
Il rischio è segnalato dal Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1) che da una decina d’anni vivamente raccomanda al Parlamento di legiferare in modo da garantire il diritto alla registrazione per tutti i nati in Italia, indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori, adeguando in tal senso l’ordinamento interno .
Quei piccoli di cui ho descritto la ferita loro imposta nel venire al mondo non hanno voce.
La prego Eminenza non li abbandoni, offra loro la Sua voce autorevole e partecipe.
Distinti saluti
Augusta De Piero

La lettera partì il 3 giugno e , pur prevedendo che Sua Eminenza non mi avrebbe risposto, cerco ora di renderla nota per quel poco di spazio che troverò ma soprattutto nella speranza che se ne assuma il carico una voce più accettabile della mia e qualcuno ne faccia autorevole impulso alla modifica di una legge intesa a istituire una classificazione che vuole alcuni privi di quelle caratteristiche cui ogni persona avrebbe altrimenti diritto.

E comunque già nella oscurità dell’oggi punti di riferimento e di sicurezza possono essere i sindaci se sapranno con convinzione, pronunciando parole che esprimano certezza, farsi mezzo che consenta ad ogni nato di sapersi rispettato nel suo essere, estraneo ad ogni norma che gli nega persino la certezza di un nome nel momento in cui viene al mondo

5 Luglio 2019Permalink

29 giugno 2018 — Un grazie a Michela Marzano

Ho deciso di pubblicare due pacchetti di essenziali informazioni che mi sembrano importanti per affrontare quanto sta accadendo.

27 Giugno 2019 Che cos’è la cattiveria di MICHELA MARZANO

Cos’è la cattiveria? Prima di avere davanti agli occhi l’immagine di tutte quelle lettere e quei giochi accatastati in un magazzino, di quei regali che i genitori avrebbero voluto far recapitare ai figli, allontanati da loro su ordine dei servizi sociali, avrei avuto difficoltà a qualificarla o a darne un esempio concreto. Anche semplicemente perché, dietro la cattiveria, si cela spesso la rabbia oppure la sofferenza oppure la vendetta oppure la follia. Se l’inchiesta “Angeli e Demoni” dovesse sfociare in un una condanna, saremmo però effettivamente di fronte alla definizione stessa della cattiveria. Un cattiveria senza giustificazione. Visto che, da quanto emerge dall’inchiesta, educatori, operatori-sociosanitari, terapeuti, dirigenti comunali e responsabili politici dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza e di una Onlus torinese avrebbero allontanato molti bambini dalle proprie famiglie naturali – manipolandoli con lavaggi del cervello e seviziandoli con impulsi elettrici per alterarne la memoria – e li avrebbero poi dati in affido retribuito presso amici e conoscenti, alcuni dei quali titolari di sexy shop con problematiche psichiche. Siamo ancora una volta di fronte a un caso di abuso di potere come quello raccontato dall’inchiesta Veleno di Pablo Trincia, e che una ventina di anni fa aveva coinvolto, in provincia di Modena, 16 bambini allontanati per sempre dalle proprie famiglie accusate di far parte di una setta di satanisti pedofili? Come si può tradire così la fiducia di tanti bambini e tanti genitori?
L’affido familiare è una misura-faro per la protezione dei minori, è un istituto giuridico che sarebbe estremamente pericoloso rimettere in discussione nonostante l’emozione che quest’inchiesta sta suscitando. É una disposizione estrema , perché è sempre delicato e traumatico, per un bambino, essere allontanato dalla propria famiglia d’origine, sopravvivere allo strappo, e ricostruire nuove relazioni affettive con le famiglie affidatarie. Ma, in alcuni casi, è anche una scelta obbligata per preservare il benessere dei bambini. Ci si ricorre quando l’ambiente familiare non è idoneo; quando i genitori non possono occuparsi adeguatamente dei propri figli; quando i bambini sono i pericolo, oppure sono stati segnalati ai servizi sociali episodi di violenza o di abuso. Si strappa un bimbo dalla famiglia naturale solo per permettergli di crescere in una famiglia che sia in grado di accoglierlo, accudirlo, accompagnarlo, accettarlo, sostenerlo e amarlo meglio di quanto possa accadere nella propria. È in nome del “supremo interesse dei minori” che lo si fa. Pur consapevoli della sofferenza che sempre suscita la separazione dai propri genitori, visto che anche il peggior padre (o la peggiore madre), per un figlio è pur sempre colui (o colei) che si ama di più di chiunque altro, cui si perdona sempre tutto, anche quando si è di fronte all’imperdonabile. Ecco perché, se i fatti emersi nel corso dell’indagine dovessero essere verificati, e se ci si trovasse davvero di fronte a un business di minori, invece che di fronte alla salvaguardia del loro benessere, saremmo di fronte a una delle peggiori forme di cattiveria: la strumentalizzazione della sofferenza, la distruzione della fiducia, il tradimento. Il tradimento nasce d’altronde, sempre all’interno di relazioni di fiducia – se non ci si fida di una persona, questa persona potrà al ,limite deluderci, ma non potrà tradirci. È la fiducia che ci porta a credere nelle istituzioni, a credere negli assistenti sociali, a credere nei terapeuti. Senza fiducia, il mondo si paralizza. Quando la fiducia viene tradita, però, ci vogliono anni prima che si ricominci a fidarsi di qualcuno. Soprattutto quando si è bambini, e gli adulti che dovrebbero difenderci utilizzano l’affido non come strumento di salvezza, ma come un illecito business che, tradendoci, distrugge la possibilità stessa di credere nel futuro.

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2019/06/27/news/che_cos_e_la_cattiveria-229801035/?ref=RHPPTP-BH-I229035620-C12-P1-S2.4-T1

NOTA di Augusta:
L’ottima pagina di Michela Marzano mi è di grande conforto perché vi ritrovo espressi con chiarezza, competenza e convinzione alcuni dei concetti che mi avevano guidata nella stesura del mio pezzo del 14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo – Provincia di Udine

https://diariealtro.it/?p=6278

I penalisti di Milano scrivono a Mattarella “Difendiamo la capitana”
Gli avvocati della Camera penale denunciano violazioni costituzionali verso la comandante della Sea Watch
Gli avvocati penalisti milanesi si offrono per difendere la capitana della Sea Watch Carola Rackete, indagata da ieri dalla Procura di Agrigento – per favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina e violazione dell’art. 1099 del codice della navigazione che punisce il comandante che non obbedisce all’ordine di una nave da guerra – e scrivono una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella come “garante della Costituzione” chiedendo un suo intervento “nel momento in cui vengono a gran voce reclamati interventi che violano principi fondamentali, norme positive e non solo…”
Secondo i penalisti il fatto che la capitana sia stata indagata e il ministro degli Interni ne chieda che venga perseguita, è una decisione che va contro ogni regola: “Non c’è alcun crimine da perseguire – scrivono nella lettera al Presidente- anzi vi sono crimini contro i diritti degli ultimi e il buon senso da scongiurare”. Il Presidente della Repubblica, secondo i penalisti milanesi, “può invitare tutti alla stretta osservanza della Costituzione” con particolare riferimento all’articolo 2, che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo. Per il direttivo della Camera Penale, la comandante della Sea Watch, “ha fatto solo ciò che ogni comandante di naviglio deve fare seguendo le regole del diritto internazionale e quelle del mare, scritte e non: ha prestato soccorso a dei naufraghi allo stremo delle forze e in balia del destino oltre che delle onde”. Le “vite di 42 esseri umani sono più importanti di qualsiasi gioco politico perché quelle esistenze in vita sono da noi tutelate attraverso un insuperabile parametro costituzionale e non è, pertanto, immaginabile che vi sia una legge superiore che consenta di sacrificarle o metterle ulteriormente a repentaglio”.
Secondo i legali, “se pure dovessero rilevarsi dei profili di illeceità nella condotta della Rackete, la capitana “risulterebbe scriminata dallo stato di necessità e finché il nostro sarà uno stato di Diritto, noi, in quanto avvocati – anzi, difensori – non potremmo che invocare il rispetto e la corretta applicazione della legge”.

https://www.lastampa.it/2019/06/28/milano/i-penalisti-di-milano-scrivono-a-mattarella-difendiamo-la-capitana-uJeItxHPp8TKIkFk9YEAvN/pagina.html

Mi ero accorta ancora nel 2008 dell’importanza della professionalità responsabile.
Ne riporto l’indimenticabile testimonianza e ricordo il dr. Conte che non è più fra noi

OMCeO Udine – 20 novembre 2008
COMUNICATO STAMPA DELL’ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI UDINE PREOCCUPAZIONE SU PROPOSTA EMENDAMENTO DEL C.D. “PACCHETTO SICUREZZA”

Il Medico non è un delatore e risponde all’obbligo deontologico di garantire assistenza a tutti “senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”.

Lo afferma Luigi Conte, Presidente dell’Ordine dei Medici di Udine parlando della proposta di emendamento al cosiddetto Pacchetto sicurezza ripresentato all’esame del Senato, nonostante il ritiro deciso nelle Commissioni riunite Affari costituzionali e giustizia di Palazzo Madama. Inoltre esprime profonda preoccupazione per la notizia delle agenzie di stampa del 14 novembre u.s. secondo cui il governo intende attuare rapidamente il “Pacchetto Sicurezza” (atto 733) in discussione al Senato. Ed a tale proposito, ancora più preoccupazione desta la posizione espressa dal Ministro Sacconi che ha precisato che “il medico curante deve segnalare se il paziente è un irregolare. Se è clandestino deve essere segnalato per la sua situazione di clandestinità’ ed espulso”, manifestando così , da ministro della salute, completo disinteresse per i principi di solidarietà a fondamento della professione medica.
I due emendamenti depositati da alcuni Senatori della Lega Nord (prot. 39.305 e 39.306), chiedono rispettivamente la modifica del comma 4 e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione) .
La modifica al comma 4 introduce un rischio di discrezionalità che amplificherebbe la difficoltà di accesso ai servizi sanitari facendo della “barriera economica” e dell’eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di “cure gratuite agli indigenti”), un possibile strumento di esclusione, certamente compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni .

Ma in particolare è di estrema gravità l’abrogazione del comma 5.
Esso prevede infatti che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere che territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità,
La sua cancellazione metterebbe in serio pericolo l’accesso alle cure mediche degli immigrati irregolari, violando il principio universale del diritto alla salute, ribadito anche dalla nostra Costituzione. L’art. 32 recita: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Si creerebbe inoltre una ‘clandestinità sanitaria-, pericolosa per l’individuo e per la collettività.

Ma soprattutto pretenderebbe di costringere il medico ad andare contro le norme morali che regolano la sua professione contenute nel codice deontologico.
La professione medica si ispira a principi di solidarietà e umanità (art.1) e al rispetto dei diritti fondamentali della persona (art. 20). Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò che gli è confidato o di cui venga a conoscenza nell’esercizio della professione (art. 10). La relazione tra medico e paziente è basata infatti su un rapporto profondamente fiduciario, incompatibile con l’obbligo d i denuncia.

Il Presidente della FNOMCeO, Amedeo Bianco, ha scritto il 23 ottobre u.s. al Presidente della Commissione Giustizia del Senato, al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato e, per conoscenza, a tutti i Componenti delle due commissioni, evidenziando la conflittualità insostenibile tra il provvedimento proposto e le norme d i deontologia medica .

L’Ordine dei Medici di Udine accoglie e sottoscrive l’appello di un grande numero di colleghi e cittadini e della SIMM (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni) per chiedere il ritiro degli emendamenti sopra specificati e ripresentati. Qualora dovessero passare i provvedimenti annunciati dal governo, i medici dovranno rifiutarsi di denunciare i pazienti immigrati irregolari, esercitando l’obiezione di coscienza per non venir meno ai principi etici e deontologici della loro professione.
L’approvazione degli emendamenti di cui sopra comporterebbe una fuga degli stranieri irregolari dalla sanità pubblica rendendoli non più controllabili dal punto di vista sanitario con la creazione di una sanità parallela clandestina, fuori dal controllo del Ssn, con evidenti ripercussioni sulla nostra sanità pubblica per l’aumento del rischio di diffusione di patologie anche gravi non più presenti nei cittadini italiani”.
“Con questo non si vuole negare la giusta e condivisibile attenzione che va posta al problema della sicurezza, ma riteniamo che essa vada coniugata con uguale attenzione con i principi civili e sociali del nostro Paese, da sempre ispirati alla solidarietà, all’accoglienza e alla tutela della salute, senza tralasciare la doverosa attenzione ai principi etici e deontologici fondamentali della Professione Medica”.

https://diariealtro.it/?p=4831

29 Giugno 2019Permalink

31 maggio 2019 – La prof sospesa in Senato con i suoi alunni , ospiti di Liliana Segre e Elena Cattaneo

Rosa Maria Dell’Aria e la sua classe, la II E incontrano le due senatrici a vita e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.      Segre ribadisce: “Cambiare nome alla scuola”    di TULLIO FILIPPONE

Non avevano mai provato un’emozione del genere gli studenti, 15enni dell’Iti Vittorio Emanuele III, che insieme alla professoressa Rosa Maria Dell’Aria hanno visitato, oggi, il Senato, dopo l’invito delle senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo. Sono arrivati a Roma la mattina presto, vestiti con giacca e papillon, i ragazzi della II E Informatica, a fianco della loro insegnante di storia e italiano, sospesa per non aver vigilato su un loro lavoro in power Point, dove una slide accostava le leggi razziali al decreto sicurezza
La mattina hanno visitato l’aula di palazzo Madama, dove hanno incontrato anche l’ex presidente della Repubblica e ora senatore a vita Giorgio Napolitano, a complimentarsi con i ragazzi “per il senso della memoria e della storia che li ha spinti” e il presidente del gruppo per le autonomie Julia Unterberger. Poi, nel primo pomeriggio, a palazzo Giustiani, l’incontro con le senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo. “Ricordare quello che è successo e a cosa ha portato sia fondamentale per non perdere mai di vista l’importanza di difendere valori essenziali come la libertà d’insegnamento e quella di parola”, ha detto la senatrice Segre,  sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. E in sala c’erano anche i senatori Piero Grasso e Mario Monti.

“E’ stata un’emozione grandissima – dice la professoressa Dell’Aria, che nella sala Zuccari anche ripercorso i motivi che hanno portato all’iniziativa di realizzare il video poi proiettato. “Lo studio della storia -ha sottolineato- non deve essere sterile e alcuni alunni hanno trovato che alcune parti del decreto sicurezza potevano ledere alcuni diritti fondamentali”. La senatrice Segre, invece, ha chiesto nuovamente che l’Iti Vittorio Emanuele III, che porta il nome del re che promulgò le leggi razziali, cambi nome: “Cancellare quel ‘Vittorio Emanuele III’ non deve essere un lavoro difficile, basterebbe togliere un numero romano. Se dopo tanti anni sono ancora molti gli istituti intestati a Vittorio Emanuele III vuol dire che c’è un preoccupante vuoto di memoria e di sentimenti”.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/05/31/news/la_prof_sospesa_con_i_suoi_alunni_in_senato_ospiti_di_liliana_segre_e_elena_cattaneo-227677337/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P10-S1.4-T2

I precedenti visti dal blog

17 maggio – https://diariealtro.it/?p=6600
24 maggio – https://diariealtro.it/?p=6609
25 maggio – https://diariealtro.it/?p=6615
27 maggio – https://diariealtro.it/?p=6617
27 maggio – https://diariealtro.it/?p=6622
30 maggio – https://diariealtro.it/?p=6625

31 Maggio 2019Permalink

27 maggio 2019 – Quando ogni mattina facebook mi chiede a cosa penso …

posso rispondere anche così

Penso a donne la cui presenza è conforto: la senatrice Liliana Segre (di cui ho scritto molto e molte volte nel mio blog diariealtro) e la prof. Dell’Aria di Palermo che non difende ma proclama la dignità della sua professione.
E non voglio dimenticare la scienziata collega della senatrice Segre, Cristina Cattaneo, di cui ho scritto il 20 gennaio scorso   e non solo.                                                                                                 [fonte 1]

 

Anche oggi continuo la narrazione del 24, 25 maggio e altra di questa mattina e comincio dalla prof. Dell’Aria

27 maggio Applausi e rose rosse per la prof sospesa a Palermo: “Felicissima di tornare a scuola”

“Sono contentissima, felice di ritornare a scuola dai miei ragazzi”.
Esprime la sua gioia per essere tornata finalmente a scuola dai suoi ragazzi, Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa di lettere palermitana sospesa per due settimane con l’accusa di non avere controllato un lavoro realizzato dai suoi alunni dell’istituto tecnico «Vittorio Emanuele III» di Palermo nel quale accostavano le leggi razziali al decreto sicurezza.
I ministri Matteo Salvini e Marco Bussetti avevano annunciato il 23 maggio, nel corso di un incontro in prefettura, una soluzione, ma la prof nei giorni scorsi ha chiesto «non clemenza», ma «una dichiarazione ufficiale nella quale si dice che non ha alcuna colpa», una riabilitazione pubblica che sottolinei che è stata punita ingiustamente. Il figlio, l’avvocato Alessandro Luna, ha già annunciato ricorso al Tribunale del lavoro, perchè la battaglia continua. E’ un fatto, del resto, che la docente abbia ripreso il suo posto dopo avere ‘scontato per intero il provvedimento.
Intanto, dopo due settimane di lontananza forzata, oggi si gode la festa. I colleghi le hanno donato un mazzo di orchidee bianche, mentre i suoi studenti le hanno riservato un’accoglienza speciale: gli alunni delle sue tre classi, prima e seconda E e seconda B, in aula magna Li Muli
l’hanno accolta con un lungo applauso donandole una pergamena e 15 rose rosse,
«una per ogni giorno di sospensione dalle lezioni».

E con le rose c’era una lettera . Eccola

“Cara professoressa, scriviamo questa lettera per dirle quanto siamo orgogliosi di averla incontrata e conosciuta durante il nostro percorso di vita. Le sue critiche, i suoi rimproveri, i suoi complimenti, i suoi insegnamenti non hanno fatto altro che aiutarci a crescere. Grazie a lei abbiamo imparato a non avere paura di esprimere la nostra opinione e che il confronto è sempre la cosa migliore per risolvere tutto. Le ingiustizie si subiscono, ma per abbattere una donna forte come lei serve molto di più.

I ragazzi hanno letto il testo vergato su una una pergamena consegnata all’insegnante nell’aula dedicata a Vincenzo Li Muli, agente ucciso nella strage di via D’Amelio e che fu alunno della scuola.
I ragazzi hanno consegnato la lettera, accompagnata da 15 rose rosse.

Possiamo solamente immaginare – aggiungono i ragazzi nella missiva – quanto sia stata dura rimanere lontana dalla scuola, per una professoressa come lei che crede profondamente nel suo lavoro e sempre desiderosa di trasmettere le sue conoscenze a dei poveri disgraziati come noi, ma questo non diciamolo resta un nostro segreto. Quindici lunghi giorni che sembravano non finire mai, giorni in cui non riuscivamo quasi a respirare …  Ci mancava Dell’Aria”.

Giunta all’istituto poco prima delle 8, accompagnata dal figli , Dell’Aria ha risposto alle domande dei giornalisti, ma evitando di tornare sulla vicenda che, comunque, avrà degli strascichi.
«Ritorno perché oggi è finita la sospensione e lo faccio con gioia», ribadisce a chi le chiedeva un commento sul provvedimento di sospensione adottato dal provveditore: «Non ho altre dichiarazioni se non quelle fatte nei giorni scorsi – ripete – dico soltanto che ritorno per insegnare ai ragazzi a pensare, ad essere onesti, rispettosi delle istituzioni delle leggi. Ma anche a non essere indifferenti e a prendersi cura dell’altro. E dirò loro di continuare il nostro lavoro, e di riflettere ed essere consapevoli di ciò che accade attorno a noi». E parlerete di quello che è le successo? «Certo vorranno sapere anche se oggi, in realtà, era prevista una lezione di storia. Ma penso che parleremo dell’Europa che per me è un valore», ha proseguito.
Arriva anche il commento del vice preside dell’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, Giuseppe Castrogiovanni: “Non credo che la professoressa intenda tenersi questa, chiamiamola così, “macchia” al termine di una carriera da insegnante modello. Sono certo che i suoi legali faranno ricorso se non ci sarà un altro provvedimento che annulla la sospensione”. “Credo – ha aggiunto Castrogiovanni – che il preside abbia avviato contatti col ministero e l’ufficio scolastico per trovare una soluzione e annullare gli effetti di un provvedimento apparso ingiusto e sproporzionato a tutt’Italia»

E infine non voglio mai mancare l’incontro con la guida di questi anni, la senatrice Segre

domenica 26 maggio 2019                  Attacco alla solidarietà.
Liliana Segre: «Contro l’indifferenza rimane la Carta»            Diego Motta

La senatrice a vita, testimone della Shoah, riflette sull’attacco al volontariato: «Sembra che tutto sia stato inutile. La rottura è avvenuta con le parole oscene di esaltazione di fascismo e nazismo»
«Mi sono sempre battuta contro l’indifferenza» dice Liliana Segre. Ed è proprio la parola «indifferenza», insieme alla parola «testimonianza », a fare da cornice al colloquio della senatrice a vita con Avvenire, nel dibattito aperto sulla guerra dichiarata al mondo della solidarietà e sui rischi di un risorgente sentimento di intolleranza nei confronti degli ultimi.
Dall’aporofobia, il disprezzo per il povero evocato dall’economista Stefano Zamagni fino all’indifferenza stigmatizzata da una delle ultime testimoni viventi della Shoah, scorre il film già visto di un’Italia che si è riscoperta diversa. «Mercoledì ho accompagnato il presidente Mattarella al Memoriale della Shoah di Milano. Ci tenevo molto, consapevole del fatto che la prima visita fatta dal capo dello Stato una volta nominato, era stata alle Fosse Ardeatine. Ci siamo soffermati a lungo davanti al Muro dell’indifferenza, che accoglie tutti i visitatori». L’insofferenza verso il prossimo e a volte il linguaggio d’odio nei confronti di chi dovrebbe prendersene cura, come raccontano tutti i giorni tante realtà del Terzo settore prese di mira nel silenzio generale, sono una delle cifre di questo tempo. «L’indifferenza è rispuntata un po’ ovunque, come una malapianta. Non c’è un aspetto della nostra quotidianità in cui non ne siamo sfiorati – osserva la senatrice a vita –. Lo vediamo persino per strada ed è un segnale che rattrista, sembra che tutto sia stato inutile». Tutto è quello che è successo negli anni bui delle leggi razziali, tutto è quello che dovremmo sapere e di cui dovremmo fare memoria, tutto è forse quello che si tende a cancellare.
«Come la Storia, che va rimessa al centro dei programmi scolastici, perché è l’antidoto alla barbarie. Le tragedie sono dovute proprio all’indifferenza dei più. Per uscirne, occorre una scelta libera, una scelta di coscienza come è stato nel mio caso». È da trent’anni che Liliana Segre ha un bisogno insopprimibile di raccontare tutto quello che ha vissuto. Di parlare, come ha fatto, con decine di migliaia di studenti in tutta Italia, per spiegare quel che sono stati quegli anni, e perché non bisogna più tornare indietro. «Ho una vicenda personale che fa sì che io mi batta contro l’indifferenza, ma le mie armi sono spuntate dal tempo, dalla fatica, dall’età».
Eppure lo spazio per rimettere le cose a posto c’è e non può essere occupato solo da un’altra politica. Intendiamoci: occorre rimettere almeno in agenda i provvedimenti attesi da milioni di persone in difficoltà, ridando così prospettive e centralità a lavoratori e volontari impegnati sulle frontiere dell’accoglienza, in famiglia e fuori, dell’assistenza, negli ospedali e nelle case di cura, dell’integrazione, con gli stranieri e nelle scuole. «Pensi alla nostra Costituzione e al gran lavoro fatto dai nostri padri costituenti. La nostra Carta è tra le migliori al mondo – sottolinea Segre – e non può essere aggirata o superata facilmente». Nello stesso tempo, è un documento incompreso, poco letto e ancor meno diffuso. Eppure, senza essere esplicitamente citato, si percepisce il valore del Terzo settore nel riconoscimento della «libertà di associazione» all’articolo 18 e, ancora prima, nella tutela delle «forze sociali» inserita all’articolo 2 della Costituzione, insieme «all’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale ». «Lei mi chiede, in tutto questo, se si è rotto qualcosa… Forse si era rotto già da un po’, forse la rottura è avvenuta pian piano, con le parole oscene di esaltazione del fascismo e del nazismo. Solo che almeno prima ci si vergognava, adesso non ci si vergogna più di nulla».                                                                                                                                                               [fonte 4 ]

[fonte 1] https://diariealtro.it/?p=6386

[fonte 2]
https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/05/27/applausi-e-rose-rosse-per-la-professoressa-sospesa-a-palermo-felicissima-di-tornare-a-scuola-ee5d3e2e-866c-4497-8e06-cd3bcaf5f28c/?fbclid=IwAR3IAT6TeSvBe9wxXU4zf3sRo_-VFTQyrh8fHszZtAt-fIdnnceQc4QJrio#.XOupQNenGrw.facebook

[fonte 3]
https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/05/27/palermo-lettera-degli-studenti-per-il-ritorno-della-prof-sospesa-orgogliosi-di-lei-9d4b34b8-c620-418c-99d8-67be52b6ad0f/

[fonte 4]
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/in-campo-contro-lindifferenza-si-torni-alla-carta

27 Maggio 2019Permalink

18 maggio 2019 – L’appello al voto di Mattarella e altri 20 capi di Stato:

9 maggio 2019   –   L’appello al voto di Mattarella e altri 20 capi di Stato:

“Vogliamo un’Europa forte e integrata”
“È la migliore idea che abbiamo mai avuto”. È questo il titolo dell’appello congiunto firmato da Sergio Mattarella insieme ad altri 20 capi di Stato europei in vista delle elezioni del 26 maggio. “Vogliamo un’Europa forte e integrata” scrivono i presidenti di 21 Paesi. “Abbiamo bisogno di un’Unione europea forte – si legge nel documento – un’Unione dotata di istituzioni comuni, un’Unione che riesamina costantemente con occhio critico il proprio lavoro ed è in grado di riformarsi, un’unione costruita sui propri cittadini e che ha nei suoi stati membri la propria base vitale”.

Quest’Europa, spiegano, “ha necessità di un vivace dibattito politico su quale sia la direzione migliore per il futuro, a partire dalla base fornita dalla Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017. L’Europa è in grado di sostenere il peso di un dibattito che includa un’ampia gamma di opinioni e di idee. Ma non si deve ritornare a un’Europa nella quale i Paesi siano avversari piuttosto che partner alla pari”.

“La nostra Europa unita ha bisogno di un voto forte da parte dei popoli, ed è per questo che vi chiediamo di esercitare il vostro diritto a votare. È un voto sul nostro comune futuro europeo”, aggiungono.

“Le elezioni del 2019 hanno un’importanza speciale: siete voi, cittadini europei, a scegliere quale direzione prenderà l’Unione Europea. Noi, Capi di Stato di Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Finlandia, ci appelliamo quindi a tutti i cittadini europei che hanno diritto a farlo affinchè partecipino alle elezioni per il Parlamento europeo a fine maggio prossimo”, conclude l’appello.

Oltre a quella di Mattarella, seguono le firme del bulgaro Rumen Radev, il ceco Milo Zeman Presidente, il tedesco Frank-Walter Steinmeier, l’estone Kersti Kaljulaid, l’irlandese Michael D. Higgins, il greco Prokopios Pavlopoulos, il francese Emmanuel Macron, la croata Kolinda Grabar-Kitarovi, il cipriota Nicos Anastasiadis, il lettone Raimonds Vjonis Presidente della Repubblica di Lettonia, la lituana Dalia Grybauskait Presidente, l’ungherese Jànos der, il maltese George Vella, l’austriaco Alexander Van der Bellen, il polacco Andrzej Duda Presidente, il portoghese Marcelo Rebelo de Sousa, il romeno Klaus Iohannis Presidente di Romania, lo sloveno Borut Pahor Presidente, lo slovacco Andrej Kiska, il finlandese Sauli Niinisto.

https://www.repubblica.it/dossier/politica/elezioni-europee-2019-ue-23-26-maggio/2019/05/09/news/appello_voto_europee_mattarella_e_20_capi_stato-225827579

18 Maggio 2019Permalink

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni

Il fatto che seguire gli interventi in merito alla vicenda della scuola palermitana oggi sia diventato una specie di impegno a tempo pieno mi consola.
I veleni –sia eccitanti che sedativi – propinati da anni (per un problema che mi è noto una decina) non hanno ancora avuto la funzione lobotomizzante su cui contavano, suppongo, molti di coloro che li avevano distribuiti e li distribuiscono. Quindi continuo

Segre e Cattaneo invitano prof sospesa al Senato   Pubblicato il: 17/05/2019 19:23

“Siamo preoccupate per la vicenda della sospensione di 15 giorni della insegnante di Palermo per ‘omessa vigilanza’ sul lavoro dei suoi giovani alunni che per la giornata della memoria, hanno fatto un raffronto tra le leggi razziali e la nuova disciplina in tema di diritto d’asilo introdotto dal cd. decreto sicurezza”.
E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta delle senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo.
“Sono, inoltre, del tutto incomprensibili -aggiungono la testimone della Shoah e la scienziata- le ragioni che, stando alle notizie di oggi, vedono gli organi di polizia entrare nella scuola per ‘ricostruire l’accaduto’. Alla ferita democratica inferta da una articolazione dello stato deputata all’ordine pubblico che entra in una scuola per interessarsi di un lavoro didattico frutto della libera elaborazione di alcuni studenti nell’ambito delle attività per il Giorno della Memoria vorremmo rispondere con l’invito che rivolgiamo alla Prof.ssa e ai suoi alunni presso il Senato per accoglierli nel cuore dell’istituzione repubblicana che sulla Costituzione e i suoi valori trova il suo fondamento”.
“Insieme -concludono- saremo felici di riflettere del valore della memoria e della sua attualizzazione che, pur nella semplificazione che può esservi stata, autonomamente e meritoriamente i ragazzi hanno fatto. Nei prossimi giorni provvederemo alla formalizzazione dell’invito alla Prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria affinché con i suoi alunni possa essere nostra graditissima ospite”.

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/05/17/segre-cattaneo-invitano-prof-sospesa-senato_CAQwROGsdVEx7UIQ4mNLYJ.html

A fronte della notizia della polizia a scuola in funzione didattica mi piace ricordare la senatrice Segre che dialoga con i carabinieri a binario 21. Ne ho scritto nel mio blog il 19 dicembre scorso.
https://diariealtro.it/?p=6308 

 

17 Maggio 2019Permalink

23 aprile 2019 — La voce di una richiedente asilo di ieri per i richiedenti asilo di oggi

Ho letto in un tweet della senatrice Segre:
Ho la paura della perdita della democrazia, perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi.”
L’occhio vigile è reso consapevole non solo dalla memoria della sua tragica esperienza di ragazzina ma anche dal continuo esercizio che ne ha fatto con il suo prezioso regalo a tutti noi e in particolare ai giovani con cui si è confrontata in tanti incontri.
Ha avuto la capacità di descrivere la sua tragedia con le parole dell’oggi , offrendo al nostro linguaggio un significato che trascende il tempo: «Quando mio padre decise – troppo tardi, purtroppo – la fuga dall’Italia, siamo stati dei richiedenti asilo respinti dalla Svizzera al confine».

Ho letto in un tweet di Bruno Segre.
«Quando suona a morto la campana della libertà non chiedere per chi suona, suona anche per te».
Ce lo aveva detto anche Martin Niemöller (1892-1984).
Gli costarono il campo di concentramento
«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»

Lo dice anche la mia tartarughina con  il suo tozzo collo mantenuto dritto a fronte del gallo bello e arrogante che la sovrasta minaccioso. E’ una bestia che ha successo e il suo successo suscita adesione. Ma la mia tartarughina sa che in democrazia la parola, anche un No consapevole, è più forte di  qualsiasi mitraglietta, il simulacro di chi non conosce la forza di quella  ragione il cui sonno genera mostri.

23 Aprile 2019Permalink

14 febbraio 2019 – Sull’uso delle armi improprie: dopo l’imposizione dell’inesistenza e la mensa proibita, la guerra delle frittelle

Frittelle solo ai bambini italiani
A Mantova sta creando molto scalpore un’iniziativa annunciata dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Luca De Marchi. Come riporta la Gazzetta di Mantova, per il prossimo 15 febbraio, De Marchi ha proposto di distribuire al luna park frittelle gratis ai bambini, ma solamente a quelli italiani. Ebbene sì, pare che l’iniziativa non sia affatto stata equivocata perché lo stesso consigliere comunale ha ribadito con una nota che sarà presente allo stand presso il luna park per la distribuzione di frittelle, dolce tipico della tradizione mantovana, «destinate solo ai bambini italiani».
Secondo De Marchi, l’iniziativa non sarebbe discriminatoria in quanto «puntiamo lo sguardo sulle famiglie extracomunitarie che, in realtà, godono, per quanto riguarda l’infanzia, di numerose agevolazioni, mentre le famiglie mantovane troppo spesso devono rinunciare ai momenti di svago con i figli perché subissate di pensieri riguardanti le difficoltà finanziarie».                                                                                                                                                                                  [Nota 1]
Un mio dubbio sull’operatività del provvedimento dichiarato.
Considerato che ci sono persone di pelle scura che hanno ottenuto la cittadinanza italiana e che ci sono anche bambini adottati, pure loro di pelle scura (chi ha visto la fotografia del corazziere nero lo sa)   come farà il consigliere Luca De Marchi a garantirsi che le frittelle che pagherà vadano a bambini italiani?
Un mio consiglio: assuma un vigilante che controlli i passaporti di cui si muniranno i bambini di Mantova per mangiare le frittelle del patriota consigliere.

 

 

Mensa solo a chi può pagare. Copio la più autorevole delle parole.
Caso Lodi, Liliana Segre: “Chi ha scartato quei bambini come fa poi a tornare dai propri figli?”
Nell’anniversario della deportazione nazista degli ebrei dal ghetto di Roma, la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, ai microfoni di Circo Massim, su Radio Capital, commenta i fatti di Lodi e l’esclusione dei bimbi dalla mensa scolastica: “I bambini che si vedono scartati ne risentono tutta la vita. Ma quelli che li mettono da parte perché manca un timbro, poi come vanno a casa dai loro figli? Vanno curate le menti e i cuori”. E annuncia: “Presenterò un disegno di legge contro l’odio perché le parole dell’odio, che oggi viaggiano più di quelle dell’amore, sono quelle che fanno sì che un bambino non possa mangiare con gli altri”             [Nota 2]

Fra le due foto della senatrice Segre c’è il lager

Nel 2009 la guerra è cominciata in alto loco con una battaglia incastrata fra politica e burocrazia
Allora infatti si è dichiarato per legge che chi registri la dichiarazione di nascita dei propri figli nati in Italia deve presentarsi al comune di competenza con il permesso di soggiorno.
Se non ne dispone quale occasione migliore per trasformare lo sportello del comune in un terreno di caccia per il non comunitario irregolare?
Chi volesse riprendere contatto adeguato con la notizia può andare al mio blog del 5 febbraio dove ho copiato un’autorevole descrizione del problema da un blog del Movimento di Cooperazione Educativa (MCE) del 19 gennaio
MCE ha espresso la sua preoccupazione per la negazione del certificato di nascita a nati in Italia, presente in legge dal 2009 in un blog dal nome programmatico ma non solenne: Saltamuri.
MCE ha sottolineato anche il ruolo dei comuni che possono farsi responsabili attori per salvare l’esistenza giuridica di questi piccoli che la legge 94/2009 mette a rischio.
Partiti, società civile, grandi mezzi di informazione hanno invece espresso con il loro silenzio beffardo sul problema il disprezzo nazionale per questi nati in Italia che, attraverso la registrazione resa problematica dal documento richiesto, sono promossi a spie dei loro genitori da cacciare e persino esclusi dalla consumazione delle frittelle mantovane.
Nulla è trascurato per salvarci da questa minaccia invasiva.

Una volta raggiunta la fonte il testo MCE si trova alla voce Bambini invisibili in Italia –
Il diritto alla registrazione alla nascita                                                                                            [Nota 3]

L’Europarlamento non ha assicurato comprensione al Presidente del Consiglio italiano , che pur si è presentato privo di minacciosi neonati.     

Per capire il senso dell’incontro di Strasburgo è opportuno seguire il percorso suggeritomi da un’amica solidale che ieri mi ha inviato il link per ascoltare la registrazione di quell’incontro
AMICHE E AMICI, PER PIACERE ASCOLTATE VERHOFSTADT
Mi associo all’intensità di quell’invito e trascrivo il link in nota.                                                                       [Nota 4]

E infine, fra frittelle, armi viventi e improprie, relazioni di incontri spiacevoli in terra europea scrivo al Presidente del Consiglio
Uso la formula della lettera aperta, la invio a vari giornali ma, insistendo nel realismo della speranza che almeno qualcuno la legga, ne trascrivo qui la copia

Egregio Presidente
prof. Giuseppe Conte
Sua Sede

Egregio Presidente
Il 12 febbraio 2019 nella sua veste di Presidente del Consiglio italiano lei ha parlato al Parlamento Europeo a Strasburgo e, nel contesto di un duro dibattito in cui è stata apertamente pronunciata la parola ‘burattino’ (senza dimenticare i nomi di chi sono, a mio parere opportunamente, considerati ‘burattinai’) e, accusato di crudeltà, ha affermato, “è di una gravità inaudita accusarci di lasciar morire i bambini nel Mediterraneo, DONNE E BAMBINI SONO SEMPRE STATI MESSI IN SICUREZZA”.
Per quel che io so le ONG non sono d’accordo e non lo sono nemmeno io anche per un punto particolare che voglio esporle a modo mio.
Quando lei dice che i “bambini sono stati messi in sicurezza” dice il falso e non si rende conto che negando un’esistenza giuridicamente riconosciuta ai figli nega anche la dignità dei genitori, di mamme e papà che non potranno mai dire “Questa è mia figlia! Questo è mio figlio!’ se non per l’amore che li lega a quegli esseri indifesi e vilipesi nella loro dignità di persone che non vengono riconosciute tali.
Lei, primo Presidente del consiglio della XVIII legislatura, è l’erede di una serie di governi sostenuti dalle varie e variabili maggioranze che li hanno tenuti in vita per il tempo necessario ad abbatterli.
Vogliamo elencarli?
XVI legislatura: quarto governo Berlusconi.
Il ministro Maroni (predecessore del suo Salvini) fece approvare con voto di fiducia il decreto sicurezza che (alla lettera g del comma 22 dell’art. 1 di quel decreto identificabile come legge 94/2009) afferma che i genitori non comunitari di un NUOVO NATO IN ITALIA devono presentare il permesso di soggiorno per registrarne la nascita e assicurargli così il certificato di nascita. Le parole di quel decreto sono criptiche ma il senso è questo.
Per il rischio che ne consegue, l’espulsione di chi è irregolare (tanto per intenderci i suoi sodali – con la grossolanità del linguaggio che li distingue – li chiamano clandestini), ci sono genitori che la paura di esporsi può indurre a nascondere il piccolo lasciandolo senza identità giuridicamente riconosciuta.
Ve lo dice anche il Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1).
Con la fine del Governo Monti (indifferente pure lui ad essere creatore di fantasmi per il ruolo istituzionale che gli competeva) inizia la XVII legislatura in cui i vari governi – e le maggioranze parlamentari che li sostengono – sembrano soddisfatti del ruolo, ripeto, di creatori di fantasmi tanto da mantenerlo con la continuità di una non condivisibile determinazione.
Elenchiamoli per chiarezza: Letta, Renzi, Gentiloni.
Lei, primo Presidente del Consiglio della XVIII legislatura, è l’erede di questa scelta agghiacciante: ridurre nuovi nati in Italia al massimo di insicurezza, a non esistere, secondo il verbo già maroniano ora salviniano e, per nostra vergogna, diffusamente accettato anche a livello di società (in) civ ile.
Quindi dire che i “bambini sono stati messi al sicuro” è un falso, omaggio (penso utile) alla Lega, sodali e succubi siano quelli che ne sostengono, anche per questo aspetto, la teoria e la prassi.
Con quella cordialità che obbliga alla sincerità
Augusta De Piero

NOTE
[Nota 1] “Frittelle solo ai bambini italiani”
https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lombardia/mantova-l-iniziativa-di-luca-de-marchi-fdi-frittelle-solo-ai-bambini-italiani-_3191491-201902a.shtml

[Nota 2]
http://m.iltirreno.gelocal.it/video/politica/caso-lodi-liliana-segre-chi-ha-scartato-quei-bambini-come-fa-poi-a-tornare-dai-propri-figli/110126/111720

https://www.ilpost.it/2018/10/13/lodi-bambini-stranieri-mensa-scolastica/

[Nota 3]    https://diariealtro.it/?p=6424

[Nota 4]    https://www.youtube.com/watch?v=rgyT4WtrHF8

14 Febbraio 2019Permalink

4 febbraio 2019 – La lezione di Simone Weil

La lezione di Simone Weil che merita di essere riletta: “Senza pensiero libero vince la forza”

Insegnante, filosofa, operaia, anarchica e mistica, nasceva a Parigi il 3 febbraio 1909. Albert Camus fece raccogliere i suoi scritti, per lui era ‘l’unico grande spirito del nostro tempo’

Una vita breve, un pensiero lungo, che continua ancora oggi. Simone Weil, nata a Parigi il 3 febbraio 1909 e morta il 24 agosto 1943, è stata insegnante, filosofa, operaia, rivoluzionaria, appassionata di matematica grazie al fratello André, anarchica, mistica.

Per Albert Camus, che fece raccogliere i suoi scritti da Gallimard, fu semplicemente ‘l’unico grande spirito del nostro tempo’. La forza di Simone Weil sta proprio in un pensiero personale frutto di esperienze e studi molto diversi, che tengono insieme la lettura critica di Marx, i testi di Sofocle, l’amore per Platone e una tensione verso il cristianesimo.
La sua ricerca e dunque la sua vita, visto che per lei pensiero e azione sono indissolubilmente legati, hanno come centro di gravità il rigore etico: per questo critica il senso di dismisura che vede crescere intorno a sé, per questo contesta ‘un’epoca che ci invita a espandere il nostro ego, la nostra potenza’.

Nota: A questo punto il sito propone un video del 2 febbraio cui fanno seguito alcune citazioni dagli scritti di Simon Weil.
Dialogano il giornalista Antonio Gnoli e il filosofo Marco Vannini

http://www.repubblica.it/le-storie/2019/02/02/news/simone_weil-218143678/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P17-S1.4-T2

4 Febbraio 2019Permalink