4 giugno, quarto giorno (b) da Puente la Reina (Gares), a Estella (Lizarra), a Logroño.
Estella è stata una straordinaria scoperta di una città che mi era ignota anche nel nome.
Purtroppo non mi sento di dirne nulla – se non ricordarla con l’immagine dell’ingresso di una chiesa (la immagino città ricchissima capace di attrarre scultori di vaglia) e del capitello rimasto di quella che doveva essere una sala palatina che rappresenta non un soggetto religioso, ma una figura cavalleresca, probabilmente inserita nella leggenda di Rolando e Ferragut .
E’ un vero dispiacere sorvolare sulla descrizione delle immagini e sfuggire alla descrizione e al ragionamento sui simboli che contengono ma i miei appunti sono poveri, la mia memoria pure e la mia conoscenza della storia dell’arte spagnola, che possa sostenere lacune e manchevolezze …è al livello dei miei appunti.
Quindi passo a Logroño non senza annotare lo schema di un progetto che non realizzerò mai: se rifacessi a modo mio il percorso di Santiago mi fermerei a Bilbao e a Estella cercando di approfondire la comprensione di ciò che avessi deciso di vedere.
Streghe a Logroño
Non scriverò di Logroño per i monumenti o l’ambiente, ma per la conferenza serale del prof. Cardini su un processo per stregoneria che si svolse nella città ne 1610.
Ho registrato la conferenza – ma non la trascriverò perché non sarebbe corretto nei confronti del relatore senza averne il consenso.
Però l’ho riascoltata più volte e spero che il riassunto di una parte del discorso (di cui mi assumo la responsabilità) sia pienamente rispettoso di un intervento brillante che a volte deviava anche piacevolmente dalla linea principale.
A Logroño nel 1610 arrivò un consistente gruppo di persone (sembra 1800) che fuggivano dalla Francia per i rischi che comportava il sospetto di eresia/stregoneria che gravava su di loro, attratte forse dal fatto che l’inquisizione spagnola (o, più esattamente la Santa Apostolica Suprema Inquisizione che già dal XV secolo dipendeva dai sovrani) non attribuiva con automatica generalizzazione il carattere di eresia alla stregoneria (ritenuta tale solo se comportava l’adorazione –canonicamente definita – del demonio).
I tribunali che giudicavano l’accusa in relazione ai soggetti che venivano loro presentati erano formati da tre inquisitori, per la maggior parte membri del clero con esperienza giuridica, e altri funzionari fra cui un notaio. In caso di giudizio di eresia venivano poi deferiti ai tribunali comuni che si comportavano secondo le leggi del luogo.
A Logroño. prima che intervenisse la Suprema, si era pronunciato il tribunale locale che aveva condannato a morte 12 degli imputati ed eseguita la condanna.
Il giudice della Suprema assolse tutti gli altri (dall’accusa di eresia, altre imputazioni non lo riguardavano).
Le mie domande inevase
Le mie domande inevase sono tante ma voglio scriverle a mia futura memoria, dividendole in due blocchi.
Il primo riguarda il tempo in cui l’evento accadde: 1800 persone sono un numero enorme in una zona certamente meno popolata dell’attuale. Avevano portato con sé denaro o beni che ne garantissero la sopravvivenza? O altrimenti chi le manteneva? Dove erano state collocate? Erano tutte convinte di aver avuto una qualche forma di relazione con il demonio (fosse o non fosse di adorazione) o altri erano i motivi che le avevano spinte a personali e particolari esperienze di natura religiosa? Non erano certo 1800 singoli che si erano incontrati sulla via dell’esilio casualmente uniti dalle stesse riflessioni o presunte esperienze soprannaturali. Cosa li legava?
Quanto tempo poteva aver richiesto l’istruttoria del processo?
E soprattutto che cosa dire della paura che certa ecclesiastica inflessibilità suscitava.
Era un consapevole sistema di dominio? E se tale che influenza poteva avere sui pellegrini contemporanei dell’evento processuale cui non potevano essere nascoste né 12 esecuzioni (probabilmente pubblicizzate perché potessero funzionare da utile deterrente) né 1800 persone a giudizio. E i 12 morti ‘innocenti’ suscitarono qualche seria riflessione?
Certamente quei 12 non fanno storia, su di loro non si sono scritti codici da leggere e studiare, ma sono storia umana: sono vissuti e sono morti per essersi inseriti in una scelta di vita non bene accetta dal potere.
E oggi – il mio secondo e più tormentoso dubbio – i pellegrini di passaggio per Logroño hanno cognizione – e qualcuno li informa – di quello che avevano visto i loro predecessori o alle varie organizzazioni, anche parareligiose, che di loro si occupano la cosa è indifferente?
Quel che conta è che la via del pellegrinaggio sia percorsa per la gioia dei pellegrini, con tutti i vantaggi che ne derivano per i residenti?
E’ un caso che mentre io mi pongo le mie inutili domande in Norvegia si celebri il primo anniversario della strage di Utoeya? Quale la differenza fra i fanatismi? La conoscenza consapevole del passato può aiutare a rendere più decente il presente?
Continua – precedenti puntate 18, 21, 23, 29, 30 giugno e 4, 10,
11. 17 luglio