20 luglio 2010 – Letture: Ho un sogno e Confronti

Ho un sogno è un mensile locale che esce ormai da 19 anni.
Chi volesse prenderne visione può rivolgersi alla libreria CLUF (Via Gemona 22 – Udine) o all’associazione Proiezione Peters (asspp@iol.it).


Confronti é un mensile nazionale di cui si può prendere visione – e scaricare anche alcuni articoli – nel sito web www.confronti.net
Si presenta come “una pubblicazione mensile di “fede, politica e vita quotidiana”. Al tempo stesso è un centro culturale impegnato
sui temi del dialogo tra le fedi e le culture, del pluralismo e dell’educazione alla pace”.

Sono due letture cui non manco mai e, in particolare per ciò che riguarda Ho un sogno, riesco anche a scrivere qualche cosa.
Riporto, con un po’ di megalomania dato che ne sono autrice,  l’editoriale del numero appena uscito.

Su Ho un sogno abbiamo già segnalato che il ‘pacchetto sicurezza’ (lettera g, comma 22, art. 1, legge 15 luglio 2009 , n. 94 – Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) richiede ai migranti privi di permesso di soggiorno (coloro che vengono chiamati clandestini) l’esibizione dello stesso anche per la registrazione degli atti di stato civile (nascita, matrimonio, morte). Sono atti che prevedono l’intervento del sindaco che –agendo quale ufficiale di governo- trova in queste registrazioni lo strumento per riconoscere chi, nel suo comune, nasce, vive e muore.
Purtroppo rendere difficile se non impossibile il godimento dei diritti che spettano ad una persona, indipendentemente dalla sua appartenenza a uno o ad altro stato, non ha creato diffuse perplessità o motivati dubbi in un’opinione pubblica ormai assuefatta ad accettare le discriminanti etniche come condanna e solo la labilità di una circolare del Ministero dell’Interno ha ridotto il rischio di  trasformare sistematicamente in apolidi i  neonati figli di sans papier.
Ma gli strappi alla Costituzione che il pacchetto sicurezza prevede non si fermano qui e, se l’assenza della politica è stata pressoché totale anche nel tutelare diritti sanciti dall’ONU e dalla legislazione europea, non altrettanto può dirsi della magistratura che, agendo come suo compito su casi precisi, ha cominciato ad identificarli.
Così  il Giudice di Pace di Trento (con un’ordinanza dello scorso mese  di giugno) ha sospeso il procedimento espulsivo a carico di una cittadina cilena cui erano state impedite le pubblicazioni di matrimonio con un cittadino italiano e rinviato gli atti alla Corte Costituzionale.
La stessa Corte ha già deliberato su un punto fondamentale della legge 94/2009 e.
pur riconoscendo il ‘reato di clandestinità’,  avrebbe riconosciuto l’illegittimità dell’aggravante  di clandestinità (pene aumentate di un terzo se a compiere un reato è un immigrato presente illegalmente in Italia).
Ci sembra però opportuno non ignorare l’ordinanza dello scorso mese di giugno del giudice del lavoro del Tribunale di Udine  che  ha accolto il ricorso presentato da un cittadino rumeno, sostenuto da ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), CGIL, CISL e UIL, contro il diniego all’erogazione dell’assegno di natalità regionale (meglio conosciuto come bonus bebè) da parte del Comune di Latisana per mancanza del requisito di residenza decennale in Italia e quinquennale nel Friuli Venezia Giulia,come previsto dalla relativa legge regionale.
Sempre in giugno la corte di Cassazione ha emesso una sentenza che nega il riconoscimento di idoneità all’adozione a coppie che facciano riferimento, come criterio di scelta, all’etnia dei minori adottandi. Sembra un passo importante nei confronti del rifiuto di un pregiudizio che spesso non accoglie il riconoscimento della pienezza del diritto di un minore.
Certamente l’elencazione di questi ‘frammenti’ di pronunce della magistratura (e non sono le sole) non soddisfa l’esigenza dell’affermazione di un principio di civiltà che non appartiene alle nostre leggi sull’immigrazione, sulla sicurezza e non solo, ma l’enunciazione di un principio quale che sia non è compito del potere giurisdizionale ma del legislativo che dovrebbe trovare sostenitori e oppositori in una società civile consapevole e attenta.
Non é un caso che ora a livello governativo ci si dia da fare per mutilare (o almeno pesantemente minacciare) le fonti di informazione.

 

 

20 Luglio 2010Permalink