31 ottobre 2023 – C’era una volta re Erode. E’ tornato a farci visita

Ha scritto Furio Honsell
Questa sera, quando forse suonerà alla mia porta qualche gruppetto di bimbi del quartiere, attratti dalla zucca sul muretto della casa, e darò loro qualche dolcetto in risposta alla domanda che mi porranno, penserò con ancora maggior dolore ai bimbi di #Gaza che, nati e cresciuti nell‘#apartheid, alla stessa ora non potranno fare altrettanto perché mortalmente esposti alla barbara rappresaglia dell’esercito israeliano in risposta alle barbarie del 7 ottobre.
Penserò anche a quei bambini invisibili in Italia a cui le norme del nostro Paese non permettono ancora di avere un nome senza che questo comporti dei rischi per i loro genitori, se irregolari.
E mi chiederò cosa ho fatto per ridurre aritmeticamente, come avrebbe detto Camus, l’ingiustizia nel mondo …
Sabato scorso ho partecipato a due presidi a Udine. Uno antifascista, promosso dall’#ANPI, dove sono intervenuto per ribadire come fascismo significhi negare i diritti degli altri e come antifascismo voglia dire all’opposto difendere i diritti degli altri. La scelta tra fascismo e antifascismo è la scelta tra abbruttimento ed emancipazione.
L’altro presidio, promosso da Ospiti in Arrivo, era invece di condanna del genocidio del popolo palestinese in corso a Gaza. Sono intervenuto per ricordare come più di un anno fa avevo organizzato a Trieste la presentazione del Rapporto di #Amnesty International ”Israel’s Apartheid against Palestinians” e di quanto scarsa fosse stata la partecipazione; ho concluso denunciando i “doppi standard” nel mondo occidentale.
I #diritti o sono di tutti oppure non sono.

Ho commentato anch’io

Sono vissuta per parecchi mesi in Cisgiordania (nel 2003 e nel 2005 ), ho visitato più volte Gaza in viaggi organizzati dalla rivista Confronti che mi hanno reso possibile l’ascolto di parti diverse anche in contraddizione fra loro.
Naturalmente avendo io fatto una scelta personale estranea alle diverse espressioni della società civile come schierata nella realtà in cui vivo mi sono resa conto di essere un cane sciolto non degno di ascolto. Quindi capisco l’avvertimento di Nabil Bahar.
So che occorre avere spalle molto larghe e che occorre vivere , con idee chiare, il rifiuto della follia dell’uso dei bambini come ‘bottino di guerra ‘ , usandone l’immagine per dar sapore a dichiarazioni appartenenti a schieramenti contrapposti
Condivido perciò totalmente la considerazione di Furio Honsell sui bambini nati in Italia e resi invisibili, cui una norma di legge dal 2009 crea ostacolo alla registrazione anagrafica.
Qui non siamo in regime militare ma la negazione dell’esistenza e della identità è guerra condotta con mezzi diversi da quelli militari..
Ringrazio perciò Furio Honsell per aver colto il significato pesante di quello che il parlamento italiano tutto e la società civile pure considerano un problema insignificante,
Secondo me ogni crepa nei fondamenti del nostro ordinamento costituzionale come si esprime nei suoi principi non è piccola cosa ma il segnale dell’inizio di un degrado di cui non sappiamo quando accelererà dando luogo a nuovi e imprevisti orrori.
31 Ottobre 2023Permalink

9 settembre 2023_Patrick Zaki si è sposato

Bologna, 9 settembre 2023 – Dopo la laurea all’Università di Bologna e la sua liberazione dopo tre anni di calvario giudiziariolui l’aveva ringraziata sui social per il suo amore, il suo sostegno e incoraggiamento, accanto a una foto di mani intrecciate. In occasione dell’anniversario di fidanzamento, lei gli aveva scritto una lettera colma d’emozione e di speranza, pochi giorni prima della liberazione. E già lo vedeva, quel matrimonio, “più bello di come l’abbiamo sognato”.

Oggi Patrick Zaki – l’attivista egiziano laureato Unibo e cittadino onorario di Bologna, graziato al termine di caso giudiziario in Egitto durato tre anni – si è sposato al Cairo con Reny Iskander. 

La cerimonia si è svolta presso la cattedrale copta di San Marco nel quartiere di Heliopolis della capitale egiziana, con rito copto-ortodosso.

Oltre ai genitori della sposa e dello sposo (papà George e mamma Hala) e alla sorella di Patrick, Marise, in chiesa erano presenti fra gli altri la sua avvocata principale, Hoda Nasrallah, e diversi militanti per la difesa dei diritti umani in Egitto, tra cui Ahmed Douna, come Patrick graziato quest’estate dal presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.

La sposa indossava un abito bianco con velo e Patrick un completo nero con papillon e camicia bianca. Durante la funzione Patrick ha poi indossato una pesante tunica bianca con bordature e croce dorate e Reny un’abbinata mantellina.

Reny Iskander, moglie di Patrick Zaki, si è laureata – come lo stesso attivista –nel curriculum Gemma dell’Unibo. I due sono insieme da più di quattro anni, uniti nel percorso di studi e nella vita privata.

Reny era accanto a Patrick anche prima degli anni prigionia. Una presenza importante e di riferimento: durante la sua permanenza in carcere, una visita di Iskander aveva scaldato il cuore dello studente egiziano, che le raccontava della sua situazione anche attraverso una lettera.

E poi il giorno della scarcerazione, l’abbraccio tanto atteso tra i due fidanzati ha fatto il giro dei social.

Patrick Zaki si è sposato, chi è la moglie (msn.com)

 

9 Settembre 2023Permalink

2 agosto 2023 – La giornata dei bambini fantasma

Trascrivo quanto ho trovato sui bambini morti nella strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Di loro  resta il nome, anche quello della piccola vittima polverizzata di cui nulla è stato trovato.
Non riesco a non pensare alla efferatezza di chi ha voluto nel 2009 che ai figli dei migranti non comunitari  irregolari fosse negata ogni forma di identità: fantasmi esposti a ogni possibile violenza perché nulla li tutela.  La legge come la bomba del 2 agosto.
Ormai dispero che questo problema sia risolto. Non vedo nulla cui aggrapparmi fra il cinismo politico e l’opportunismo dell’indifferenza della società civile che rifiuta ogni impegno almeno per far conoscere il problema.
E come siamo stati feriti dal lungo e penoso itinerario per identificare i colpevoli della strage  di cui ancora non  si conoscono i mandanti, dovremmo essere feriti anche dalla consapevolezza  dell’immagine di un parlamento che si è riunito 14 anni fa per dire ad alcuni nati appositamente classificati: “Tu non  esisti”.
Se qualcuno che  leggerà questa nota avesse dimenticato la questione dei bambini fantasma troverà molta documentazione in questo mio blog attivando i tag anagrafe, bambini, nascita, permesso di soggiorno.
Augusta

 Luca e gli altri: chi sono i 7 bambini morti nella strage in stazione (che Bologna non dimentica) | VIDEO

Il Comune e la Regione hanno ricordato le vittime più giovani della Strage insieme all’Associazione dei familiari e all’Istinto Aldini Valeriani

Angela Fresu, Luca Mauri, Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Manuela Gallon, Eckhardt e Kai Mader. La più piccola aveva tre anni, il più grande quattordici. Sono loro i sette bambini che hanno perso la vita nell’attentato del 2 agosto 1980 alla Stazione di Bologna.

Oggi, lunedì 1° agosto, le sette giovani vittime sono state ricordate a Villa Torchi, al quartiere Corticella, dal sindaco Matteo Lepore, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime Paolo Bolognesi e dalla presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale Silvia Zamboni e altre autorità civili e militari. Per l’occasione, gli studenti dell’Istituto Aldini Valeriani hanno deposto delle corone di fiori al monumento dedicato alle sette vittime ed hanno, inoltre, composto una lettera letta per l’occasione dall’attrice Donatella Allegro.

2 Agosto, chi sono i sette bambini vittime della Strage

Oggi Bologna ha ricordato le vittime più giovani della Strage. Sette bambini, ognuno con una storia diversa. Tra questi c’era “Eckhardt Mader, 14 anni, viveva ad Haselhorf in Westfalia ed era venuto in Italia con i suoi genitori e i due fratelli – riporta il sito della Regione Emilia-Romagna – per trascorrere una vacanza al Lido di Pomposa, in provincia di Ferrara. Il 2 agosto era in stazione con tutta la famiglia perché, arrivati da Ferrara, aspettavano il treno per tornare a casa, in Germania. Alle dieci e venticinque Eckhardt e i due fratelli erano in sala d’aspetto con la mamma, mentre il padre, avendo l’intenzione di occupare le due ore di attesa per vedere Bologna, stava per uscire dalla stazione. Lo scoppio uccise Eckhardt, il fratello Kai e la mamma Margret. Rimasero feriti l’altro fratello e il padre che scavando fra le macerie riuscì a ritrovare i suoi cari”.

C’era poi “Angela Fresu, 3 anni, abitava a Gricciano di Montespertoli, in provincia di Firenze e famiglia di origine sarda era composta dalla mamma Maria, dai nonni e dai sette fratelli della mamma. Era in stazione con la mamma e due sue amiche perché stavano andando in vacanza sul lago di Garda. L’esplosione le colpì in sala d’aspetto. Maria, Angela e Verdiana Bivona, una delle amiche della mamma, morirono mentre l’altra amica rimase ferita. Con i suoi tre anni Angela è la vittima più piccola della strage”.

E ancora: “Luca Mauri, 6 anni, avrebbe frequentato la prima elementare all’inizio dell’anno scolastico e viveva con la mamma Anna Maria e il papà Carlo a Tavernola una frazione di Como. Venerdì primo agosto erano partiti verso Marina di Mandria, in provincia di Taranto per trascorrervi le vacanze. Giunti nei pressi di Bologna ebbero un incidente automobilistico: rimasero illesi, ma l’auto si guastò. Per questo venne lasciata da un meccanico a Casalecchio di Reno, nei pressi di Bologna, e la famiglia Mauri decise di prendere il treno per raggiungere Brindisi e poi la località di villeggiatura. Il 2 agosto arrivarono in stazione poco prima dell’esplosione che li uccise”.

Sonia Burri: “Sonia, 7 anni, era partita da Bari con i genitori e il 2 agosto era in stazione con loro e con i nonni materni, la sorella Patrizia Messineo, zia Silvana – la sorella della mamma – e le cugine. Lo scoppio la sorprese in sala d’aspetto: i soccorritori la trovarono viva ma in gravissime condizioni vicino alla sua bambola rossa. Morì in ospedale due giorni dopo. La bomba la uccise assieme alla sorella e alla zia”.

Quel 2 agosto 1980, alle ore 10.25, in stazione c’era anche Francesco Cesare Diomede Fresa: “Cesare, 14 anni, era un ragazzo di Bari, assieme al papà Vito e alla mamma Errica era partito dalla loro città il venerdì primo agosto con il treno per evitare il traffico sull’autostrada. Il 2 agosto erano in stazione e lo scoppio della bomba li ha uccisi. Della famiglia rimase solo la figlia che non era partita assieme ai genitori e al fratello”.

Infine a bolognese Manuela Gallon: “Manuela, 11 anni, era di Bologna, aveva superato gli esami di quinta elementare e si preparava ad affrontare le scuole medie. I genitori l’avevano accompagnata in stazione e stavano attendendo il treno che l’avrebbe portata alla colonia estiva di Dobbiaco, in provincia di Bolzano dove avrebbe dovuto trascorrere due settimane di vacanza. I tre si trovavano vicino alla sala d’attesa e il padre si allontanò per comprare le sigarette. Proprio in quell’istante scoppiò la bomba: Manuela rimase gravemente ferita, fu ritrovata e portata in coma all’ospedale dove morì 5 giorni dopo. La mamma morì e il padre rimase ferito”.

 

2 Agosto. L’Emilia-Romagna non dimentica. Bonaccini: “Impegno condiviso per verità e giustizia”

2 Agosto, Lepore: “Questo è l’anno della verità. Lo Stato si assuma le sue responsabilità” | VIDEO

 

https://www.bolognatoday.it/cronaca/strage-2-agosto-bambini-morti-bologna.html

2 Agosto 2023Permalink

31 luglio 2023 — Fra Del Rio e Pillon, tutti insieme appassionatamente per tacitare chi nasce da famiglie sbagliate. Si comincia così

Promemoria per me

Da quando ho saputo che all’interno del Pd c’è un gruppo di cattolici (una confessione religiosa  che fa gruppo!? La rinascita della balena bianca!) e ho scoperto che questo gruppo  fa capo a Del Rio che so essere coinvolto in una specie di lobby focolarina ho paura.
Infatti nel trattare della maternità surrogata  Del Rio parte dalla tipologia della maternità  e usa la parola chiave “nascituro”  (il grassetto che metto nel testo  come promemoria è mio)
Mai parla diritto del nato . E’ chiaro che si approfitta del soggetto nato per trasformarlo in nascituro e precipitarsi ad omaggiare Pillon.
E il fondamento della censura deliberata che impedisce di assicurare il diritto dei sans papier a registrare la nascita del proprio figlio e che impedisce ancora  di assicurare la famiglia al figlio di coppie arcobaleno.
E’ molto interessante che questa  notizia sia comparsa su Il tempo.
Mi chiedo se diffonderla consenta di ragionare a chi non vuol sapere che il fondamento di ogni discorso in cui ci sia un minore (e in primis un nato!) .è il suo superiore interesse ( legge 176/1991 art. 3). La diffonderò  oculatamente ma non  voglio illudermi chi per 14 anni non ha voluto capire che chi nasce ha diritto alla registrazione anagrafica si adatti a capire e  a trarne le conseguenze.
Particolarmente rivoltante il Sinodo dei Vescovi del 2015 che si è esplicitamente rifiutato di segnalare fra le difficoltà legate alla famiglia la negazione del certificato di nascita ai figli dei sans papier, un  raggiro che ha funzionato.
Infine la beffa della citazione di  mc4,9
«Chi ha orecchi per intendere intenda!»  (CEI)
«Chi ha orecchi da udire oda» (Riveduta 2020 e Nuova Diodati)

20 luglio 2023  Maternità surrogata, anche il senatore Del Rio del Pd la boccia: “Non è  umana”

Il dibattito sulla gestazione per altri spacca la politica italiana.
La maggioranza ha proposto di rendere universale, ossia perseguibile anche se commesso all’estero, il reato di maternità surrogata. L’aula della Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e +Europa. I voti a favore sono stati 124, i contrari 187. Oggi, a tornare sull’argomento è stato il senatore del Pd Graziano Delrio.
In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, il dem ha bocciato senza mezzi termini la Gpa, presentandola come una pratica “non umana”.
Delrio, medico endocrinologo, si è detto contrario alla maternità surrogata. Il Motivo? “È una pratica in cui non c’è nulla di umanità e non c’è rispetto dei diritti del figlio. È già vietata in Italia, perché comporta lo sfruttamento di altre persone ed è un’offesa alla dignità della donna.  Lo dice la Corte costituzionale, non io. Inoltre: il diritto alla genitorialità non può essere ridotto a una logica di mercato, ignorando i diritti del nascituro“, ha affermato il senatore. Stando alle dichiarazioni di Graziano Delrio, poi, la maternità surrogata solidale, cioè una donazione senza compenso, non esiste. “La relazione tra madre e figlio è una relazione strettissima, biologica, sensoriale, come dimostrato da tutte le ricerche. Non riesco a pensare alla maternità surrogata come un atto di generosità. Perché è comunque un fatto contrattuale ma i figli non si comprano né si vendono”.

Nessun dubbio sull’emendamento Magi. “Rispetto la decisione proposta dei deputati. Avrei personalmente proposto di dire con chiarezza no in Aula: sia al centrodestra, sia alla proposta di Magi.
È un dibattito etico che non si governa con emendamenti. Ci sono implicazioni politiche e sociali: è una responsabilità enorme”, ha detto con chiarezza Graziano DelRio

https://www.iltempo.it/politica/2023/07/20/news/maternita-surrogata-gpa-graziano-delrio-pd-boccia-emendamento-magi-non-umana-36424777/

31 Luglio 2023Permalink

29 luglio 2023 Dopo il deserto africano che uccide fisicamente , il deserto italiano che crea invisibili dalla nascita..

16 Marzo 2023  MICROMEGA

Saraceno: “Discriminando i figli di coppie omosessuali si torna all’idea retrograda del ‘figlio illegittimo’

Secondo la sociologa, le recenti iniziative governative per il blocco delle procedure di riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali sono frutto di una battaglia ideologica condotta sulla pelle dei bambini. Si torna indietro a un principio secondo il quale alcuni bambini sono figli legittimi e altri illegittimi.

Cinzia Sciuto

Di recente due vicende hanno riportato al centro del dibattito pubblico la questione del riconoscimento giuridico dei figli di coppie omosessuali. Le due vicende sono da un lato la circolare del ministero dell’Interno che chiede ai prefetti di invitare i sindaci a non trascrivere più i certificati di nascita ottenuti all’estero in cui oltre al genitore biologico viene riconosciuto anche il genitore non biologico; dall’altro la risoluzione di una commissione del Senato che ha bocciato una proposta di regolamento europeo che si propone di uniformare le procedure di riconoscimento dei figli.
Ne parliamo con la sociologa Chiara Saraceno, esperta di politiche familiari e autrice di L’equivoco della famiglia.

Prof.ssa Saraceno, che idea si è fatta di queste due vicende?

Si tratta di due vicende molto tristi, ma che non mi sorprendono affatto. Stiamo pur sempre parlando di forze politiche che avevano tanto insistito perché sulla carta d’identità ci fosse “madre” e “padre” (decisione di Salvini quando era ministro dell’Interno, poi ribaltata da un tribunale, n.d.r.).

La ragione addotta dalla maggioranza per queste decisioni è che in questo modo si aggirerebbe il divieto di gestazione per altri che vige in Italia.

Innanzitutto, il regolamento europeo cerca di dare una forma più completa a delle norme che esistono già, secondo le quali i rapporti familiari che sono legali in un Paese dell’Unione devono essere in qualche modo riconosciute anche negli altri Paesi europei, ricorrendo alle forme legali più vicine. Per cui, per esempio, il matrimonio tra omosessuali celebrato in Spagna, visto che noi non abbiamo il matrimonio per gli omosessuali, viene riconosciuto come unione civile in Italia. Questo per evitare che le persone che si spostano da un Paese all’altro si ritrovino prive di tutele. Ora se questo principio vale per gli adulti, dovrebbe a maggior ragione valere per i bambini.

Quali sono le conseguenze concrete di queste decisioni per i bambini?

Questi bambini di fronte alla legge italiana sono di fatto orfani di un genitore. Anzi, peggio, perché gli orfani di un genitore hanno comunque ancora tutta la relativa parentela (nonni, zii, cugini ecc.) mentre questi bambini per i quali l’altro genitore non è mai esistito davanti alla legge sono orfani di una intera parentela. E questo significa che, per esempio, se la coppia si separa il genitore legalmente riconosciuto ha tutti i diritti sul figlio, può quindi impedire all’altro genitore (che tale è di fatto, anche se la legge non lo ha riconosciuto) di continuare a vedere il bambino. Viceversa, il genitore non riconosciuto può sparire nel nulla, senza prendersi carico del mantenimento del figlio, dato che per la legge non ha nessun diritto ma neanche nessun dovere nei suoi confronti. Se il genitore riconosciuto muore, il bambino è automaticamente orfano e non solo il genitore non riconosciuto ma anche l’intera parentela (nonni, zii) sono per la legge inesistenti. E questo vale anche per quel che riguarda cose come l’eredità ecc. Queste sono le conseguenze più pesanti, poi ci sono quelle più “banali” ma che rendono complicata la vita di tutti i giorni: andare a prendere i bambini a scuola, dal medico, assisterli in ospedale, viaggiare con loro ecc.

Ma per risolvere tutti questi problemi non è sufficiente l’istituto dell’adozione del figlio del partner?

Lo sarebbe se fosse una procedura semplice e immediata, con un effetto fin dalla nascita. Un po’ come avviene nel caso in cui in una coppia eterosessuale un uomo riconosce come proprio il figlio che la compagna ha in grembo anche se non è suo. In quel caso basta che l’uomo dichiari “quel figlio è mio” affinché venga riconosciuto come padre legittimo. Nel caso dell’adozione del figlio del partner invece devono trascorrere diversi anni, l’altro genitore deve dimostrare di essere idoneo a fare il genitore, di avere un rapporto reale con il bambino ecc. Nel frattempo il tempo passa, e i figli rimangono senza tutele. Di fatto oggi questi bambini sono trattati esattamente come venivano trattati i figli cosiddetti illegittimi, che non potevano essere riconosciuti perché nati fuori dal matrimonio ed erano dunque figli di madre nubile, con tutte le conseguenze del caso.

Nei bambini nati da gestazione per altri si pone però un problema di diritto alla verità sulle proprie origini.

Ma questo non c’entra nulla con il riconoscimento dei due genitori. Si può benissimo riconoscere giuridicamente entrambi i genitori e allo stesso tempo garantire il sacrosanto diritto dei bambini a conoscere le proprie origini. Che poi è il dibattito che c’è stato in passato sull’adozione, attorno alla quale prima vigeva l’anonimato assoluto. Usare questo argomento per impedire il riconoscimento di entrambi i genitori è pretestuoso.

Certamente, comunque, la gestazione per altri pone dei problemi etici e sociali non indifferenti.

Non c’è dubbio, e sono questioni di cui varrebbe la pena discutere ampiamente nella società, possibilmente però senza anatemi e preconcetti ideologici. Per esempio, non si può negare che la gestazione per altri è una categoria sotto la quale ci sono situazioni diversissime fra loro ed è disonesto trattare situazioni diverse con i medesimi strumenti. Quello che è inaccettabile è che si conducano battaglie ideologiche sulla pelle dei bambini.

Ma, si dice, evitare il riconoscimento dell’altro genitore rappresenta un deterrente: se tu sai che in Italia non sarai riconosciuto, ci penserai due volte prima di ricorrere alla gestazione per altri all’estero.

Innanzitutto, questo effetto di deterrenza è tutto da dimostrare.
E poi se non si vuole essere ipocriti, l’unico vero “deterrente” a ricorrere alla gestazione per altri per le coppie omosessuali (maschili, perché le lesbiche in linea di massima non hanno bisogno di ricorrervi) sarebbe consentire loro l’adozione. Ma non mi pare proprio che questo sia nel programma di questo governo. Aggiungo tra l’altro che a subire gli effetti di queste disposizioni non sono solo i figli avuti con gestazione per altri (alla quale comunque, lo ricordiamo, fanno ricorso in massima parte coppie eterosessuali), ma anche i figli di coppie lesbiche nelle quali una delle due è la gestante e l’altra talvolta è la donatrice di ovuli: in questo caso sono entrambi madri biologiche, ma per la legge italiana la madre è solo quella che porta in grembo il bambino. Colei che ha donato il suo corredo genetico – che è esattamente quello che fa il padre – non viene riconosciuta. E questo perché quello che interessa non è tutelare i bambini, ma ribadire il concetto che una famiglia è fatta da una mamma e un papà

 

Parlo anch’io  .. da 14 anni ma non demordo

Dice la Costituzione Italiana all’art. 10:
10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
Dice la Costituzione e  la legge 176/1991 che è ratifica della la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo afferma:

Articolo 7

  1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha  diritto  ad un  nome, ad  acquisire una cittadinanza e, nella misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da ess”Ho cominciato ad occuparmi di questo problema nel 2009 quando ho scoperto che  un articolo della legge 194 (per la cronaca l’art. 1 comma 22 lettera G) si faceva  beffa di questo principio  con un raggiro abile, ideato e imposto con voto di fiducia dall’allora Ministro dell’interno Roberto Maroni (il Ministro apparteneva alla Lega ed era il tempo del quarto governo Berlusconi) . Mentre la norma precedente (la cd legge Turco Napolitano) escludeva la presentazione del permesso di soggiorno  per la registrazione degli atti di stato civile, la nuova norma ne imponeva   la presentazione. .
    Così il principio del superiore interesse del minore veniva artatamente rovesciato e l’esistenza giuridica di un nuovo nato in Italia era subordinata alla  caratteristiche burocratiche dei suoi genitori, beffando  l’art. 3  della legge 176/1991. Per qualche anno ci siamo attivamente occupati di questo problema con l’ammirevole appoggio del gruppo NonSoChe che lo ha fatto emergere  con una rappresentazione teatrale.
    Quando sembrava che il Parlamento ne potesse finalmente discutere una parlamentare PD, con abile giravolta, lo ribaltò sulla società civile, umiliata a strumento di propaganda,  e tutto si è spento.
    Se fosse stato almeno noto sarebbe ben connesso al problema dei figli delle coppie arcobaleno  (ben chiariti nell’intervista che precede dalla sociologa Chiara Saraceno) ma coì non è stato.
    E i figli dei sans papier restano silenziati.


Link  a un ampio articolo sul medesimo argomento e all’intervista riportata sopra

Gravidanza per altri. Qualche riflessione e un po’ di domande – Transform! Italia (transform-italia.it)

“Discriminando i figli di coppie omosessuali torniamo al “figlio illegittimo”” (micromega.net)

 

 

 

29 Luglio 2023Permalink

6 luglio 2023_ ancora una volta il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti -Vasto

Premetto:  Inserisco questo articolo, su cui ritornerò con mie considerazioni personali, e ricordando i ‘precedenti’  dell’autore (noto teologo) come appaiono su diariealtro
https://diariealtro.it/?p=3863  29 giugno 2015
https://diariealtro.it/?p=8204  27 dicembre 2022

1 luglio Il dibattito.
I giorni dei Pride e l’idea cristiana di persona

Sono stati diversi gli eventi organizzati in Italia in queste ultime settimane o programmati per quelle a venire sotto la denominazione di Gay Pride, tanto da far parlare da parte degli organizzatori di un’Onda Pride 2023, che va dal Nord al Sud del Paese. La stessa titolazione degli eventi è da molti considerata superata, tanto che i promotori invitano sempre di più a parlare semplicemente di Pride, perché l’orgoglio che si vuol rivendicare è quello di tutte le persone che si sentono o sono discriminate, e non soltanto quello degli omosessuali.

Alla diffusione del fenomeno e al battage mediatico che lo accompagna non mi sembra abbiano corrisposto finora abbastanza contributi critici, che ne mostrassero i possibili valori in gioco, ma anche i limiti e le eventuali manipolazioni: proporre l’abbozzo di un tale contributo alla luce della visione cristiana dell’uomo è lo scopo delle riflessioni che seguono. Va osservato, anzitutto, che il messaggio di non discriminare nessuno non può che essere condiviso a partire dalla pari dignità di ogni essere umano davanti a Dio e in rapporto a chiunque altro: questo messaggio decisivo è stato elaborato proprio dal pensiero cristiano, grazie ai dibattiti cristologici della fine del IV secolo e della prima metà del V attraverso la definizione del concetto di “persona”, che può considerarsi il grande apporto della fede cristiana all’idea che possiamo farci dell’uomo.

Soggetto consapevole della propria storia, libero e responsabile nel costruire rapporti con altri e nell’accogliere con rispetto chiunque, quale che sia la sua provenienza culturale, sociale, politica o religiosa, la persona nella sua assoluta singolarità è il baluardo contro ogni massificazione e manipolazione dei protagonisti storici. Proprio in forza di questa convinzione il cristiano si riconoscerà chiamato a rispettare ogni persona e a rifiutare ogni emarginazione o discriminazione, quale che ne sia il motivo ispiratore. Di conseguenza, ogni impegno a favore del rifiuto di qualsivoglia ghettizzazione o logica discriminante troverà nei credenti e nella Chiesa convinti e motivati alleati. Fatta questa necessaria premessa, è non meno importante esporre alcuni motivi di riflessione indirizzati a tutti, a chi ha preso o prenderà parte agli eventi dell’Onda Pride come a chi vi si asterrà, sentendo questo tipo di manifestazioni estraneo o contrario alle proprie convinzioni e alla propria cultura.

Mi ispiro per quanto segue a quanto affermato con chiarezza da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, al numero 155: «L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune… Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”».

Alla luce di queste parole ritengo utile ricordare alcuni aspetti della visione cristiana della vita, che mi sembrano di portata largamente umana. In primo luogo, chi crede nutre in generale una profonda gratitudine per aver avuto nella propria infanzia un papà e una mamma ed essere cresciuto all’interno di una famiglia aperta alla vita. Le Assemblee del Sinodo dei Vescovi del 2014 e 2015 e l’esortazione apostolica a esse seguite Amoris laetitia  (19 marzo 2016) hanno sostenuto senza esitazione la consapevolezza che donare la vita è la gioia più grande e il dono più augurabile per tutti e per ciascuno, poiché in questa relazione vitale si esprimono l’amore reciproco degli sposi e la sua fecondità. Nella medesima linea si pone l’invito all’accettazione del proprio corpo come dono di Dio, necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono nella casa comune: l’apprezzamento del nostro corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere noi stessi nell’incontro con il diverso da noi. In tal modo, ci è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirci reciprocamente.

Questa convinzione è rilevante specie in relazione all’accompagnamento educativo degli adolescenti e dei giovani, che tanto più e meglio sapranno relazionarsi agli altri quanto più sapranno apprezzare la propria dignità di persone nella loro identità sessuale e nella loro specifica capacità relazionale. Nella visione cristiana la differenziazione sessuale è considerata vitale e arricchente per la crescita di tutti, per il semplice motivo che più siamo capaci di accoglierci in maniera autentica sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le persone diverse da noi, provenienti da altre etnie, lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica, diventando così anche più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo. Ce lo ricordano diverse parole di papa Francesco: anzitutto quelle famosissime pronunciate il 28 luglio 2013 sul volo da Rio de Janeiro a Roma in riposta alla domanda di un giornalista: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate, ma accolte».

Poi, fra le tante affermazioni possibili, quelle che il Papa ha fatto all’Angelus del 27 giugno 2021: «La malattia più grande della vita… è la mancanza di amore… Finiamola di giudicare gli altri! Gesù ci chiede uno sguardo non giudicante, ma accogliente. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri perché solo l’amore sana la vita… Non giudicare e lasciate vivere, amate gli altri e cercate di vivere con amore… Gesù guarda sempre il modo di salvarci e non la storia negativa che possiamo avere. Gesù va oltre i peccati, Gesù va oltre i pregiudizi, non si ferma alle apparenze. Lo stile di Gesù è avvicinarsi ». Quale sarà, allora, il nostro stile, anche verso chi sentiamo diverso o lontano dal nostro modo di vedere e di vivere?

Arcivescovo di Chieti-Vasto

 

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/lidea-cristiana-della-persona-nella-stagione-dei-pride-un-messaggio-che-d

 

6 Luglio 2023Permalink

11 aprile 2023 – NEMICI DALLA NASCITA da HO UN SOGNO N. 271

Ci tengo a sottolineare che il piccolo periodico  Ho un sogno, da cui copio il  mio pezzetto , prosegue nel riconoscimento dell’importanza del problema dei minori.
Il n. 271 del marzo di quest’anno, è il n. 5 del XXXI anno 

La Corte penale Internazionale, il tribunale per crimini internazionali che ha sede all’Aia, ha emesso un mandato di arresto contro il presidente della Repubblica di Russia Vladimir Putin quale ““Responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“. Insieme a lui è stata incriminata la sua responsabile per l’Infanzia Maria Lvova-Belova, per la sistematica deportazione di bambini ucraini delle zone occupate, quasi fossero “bottino di guerra”. Evidentemente l’avviso di un possibile mandato d’arresto è stato considerato efficace minaccia, se già si legge di restituzione di bambini rapiti.
È una notizia che stordisce: il Presidente di uno stato che ha diretta possibilità di influenza sulla sorte del mondo è considerato criminale passibile di arresto per aver sottratto bambini alla loro famiglia, al loro paese, in sostanza alla loro identità che in quella situazione si manifestava ed era riconosciuta.
A tutela di ogni nato l’Italia ha riconosciuto il principio del superiore interesse del minore (art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo, New York il 20 novembre 1989, ratificata in legge n. 176 /1991). A questo principio si ispira la legge 40/1998 – detta Turco-Napolitano – quando, tra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno, indica quella per i genitori non comunitari che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio, affinché lo possano fare nella certezza di non doversi segnalare come irregolari di fronte a un ufficiale di stato civile.
Dal 2009 la legge ne prevede invece l’esibizione, suscitando  quella paura che può indurre i genitori irregolari a nascondere il neonato, riducendolo a un essere privo di nome, di famiglia, di identità.
La misura, frutto dell’insipienza politica e della distrazione dell’opinione pubblica, ma anche di scelta, ha avuto un’improvvisa attenzione quando alle “famiglie arcobaleno” è stata limitata la possibilità di registrare in Italia i loro figli, nati e registrati all’estero, come figli di un solo genitore e non nella pienezza della loro, pur riconosciuta, unione civile.
In questo caso non c’è stato silenzio, ma si è affermato con ampio risalto che il diritto di ogni bambino a un’esistenza riconosciuta non può essere inficiato da alcuna “considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale” (art. 2 Convenzione sopra citata).
La situazione italiana – letta in parallelo al crimine riconosciuto al presidente e alla responsabile per l’infanzia  della Federazione russa – ci suggerisce quanto i diritti dei minori siano ancora fragili e manipolabili.
Se chi nasce da “genitori sbagliati” in un “posto sbagliato” viene considerato un pericolo per la società, non possiamo che costruirci un mondo pieno di nemici.

Primo Levi moriva 36 anni fa

Il mio testo, raggiungibile con il link , passa  da una situazione friulana di oggi a
una lontana nel tempo e nello spazio,  ma non nella ferocia del significato ,                  che ho intitolato in un  apposito cap itoletto con foto che ho preso io stessa
Giocattoli vintage a Majdanek 

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

E’ vero che la dimensione dei due fenomeni è incommensurabile ma  me li accosta l’indifferenza alla creazione di nati per essere fantasmi da parte della popolazione italiana e, in vista delle elezioni comunali (quelle regionali sono appena trascorse), la paciosa tranquillità  con cui si accetta che lo sportello  del Comune possa farsi  muro per chi, migrante non comunitario irregolare,  si appresti a registrare la nascita di un figlio.
Ne scriverò ancora .e presto
Per il momento mi sento solo di trascrivere una poesia di Primo Levi

Era il 10 dicembre 1984,  Primo Levi sarebbe morto  l’11 aprile 1987
Sono passati  36 anni ma – per me – è come morisse oggi dicendo al cuore che quello che accade è il seme dell’orrore possibile, soprattutto se nessuno se ne vuole accorgere .
Quando il male diventa banale perde le connotazioni che lo vorrebbero altrimenti lontano. Ce lo ha ricordato, forse inutilmente, Hannah Arendt

Non vorrei disturbare l’universo.
Gradirei, se possibile,
sconfinare in silenzio
col passo lieve dei contrabbandieri
o come quando si diserta una festa.
Arrestare senza stridori
lo stantuffo testardo dei polmoni,
e dire al caro cuore,
mediocre musicista senza ritmo:
– Dopo 2,6 miliardi di battute
sarai pur stanco; dunque, grazie e basta -.
Se possibile, come dicevo;
se non fosse di quelli che restano,
dell’opera lasciata monca
(ogni vita è monca),
delle pieghe e piaghe del mondo;
se non fosse dei carichi pendenti,
dei debiti pregressi,
dei precedenti inderogabili impegni.

 

 

11 Aprile 2023Permalink

31 marzo 2023 _ Da La Verità quotidiano indipendente

   Una  pagliacciata  voluta  da  beppe  sala e i suoi amici

   parlamento ue  coi fuorilegge  contro i giudici e il governo

    Assurda  «condanna »  per la mancata registrazione dei figli di coppie gay sancita dalla Cassazione

Un’ingerenza senza alcun fondamento.

                                                                                 

                                                                                            Per oggi basta il titolo, da ricordare

 

 

31 Marzo 2023Permalink

9 febbraio 2023 – Le parole per dire

Nel marasma caotico  da cui si hanno informazioni sulle elezioni a  Roma e a Milano  (e non bastasse la vicenda del segretario del Pd)  c’è  un silenzio  agghiacciante sul fatto che nel 2009 passò con voto di fiducia la legge che ,  imponendo la presentazione del permesso di soggiorno al cittadino non comunitario  che si presentasse allo sportello del comune per la registrazione di un atto di stato civile  , poteva bloccarne  la richiesta per una ragionevole paura di proporsi irregolare di fronte a un ufficiale di stato civile.
Nel 2011 la Corte Costituzionale, a tanto interrogata, con sentenza 245 creò le condizioni perché fosse possibile accedere alla registrazione delle pubblicazioni di matrimonio:
Restavano i nati in Italia figli di sans papier che possono essere salvati dalla inesistenza giuridica a norma di circolare 19/2009  che fu ed è – per la complessità dell’informazione per soggetti c he non  conoscono le leggi italiane  – rigorosamente  occultata
Resta quindi ragionevole pensare che l’aver trasformato gli sportelli dei comuni  in muri inaccessibili  per chi sia bloccato dalla paura  possa aver creato persone  non documentate dalla nascita e comunque la misura offende ogni cittadino consapevole di simile barbarie.
Ho  voluto cercare le parole per dire: le ho trovate nei vocabolari. le trascrivo con un grassetto che ho inserito  per rendere  visibile il significato esteso del termine

Razzismo

Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli  Zanichelli 2002

  1. Ideologia che in basa a una arbitraria gerarchia fra le popolazioni umane, attribuisce  superiori qualità biologiche e  culturali a una razza ,  affermando la necessità di conservarla pura e legittimando discriminazioni e persecuzioni nei confronti delle altre razze  considerate inferiori.
  2. (est.)  Atteggiamento di disprezzo e intolleranza verso determinati individui o gruppi basato su pregiudizi sociali radicati.Razzismo > significato – Dizionario italiano De Mauro (internazionale.it)

insieme degli orientamenti e degli atteggiamenti che distinguono razze superiori da razze inferiori e attuano comportamenti che vanno dalla discriminazione sociale, giuridica e istituzionale alla persecuzione e allo sterminio di massa, volti a tutelare la purezza della razza superiore e la sua egemonia sulle razze inferiori | estens., ogni atteggiamento discriminatorio variamente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale, sesso, opinioni religiose o provenienza geografica

razzismo in Vocabolario – Treccani
s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore: il rnazista, la dottrina e la prassi della superiorità razziale ariana e in partic. germanica, elaborata in funzione prevalentemente antisemita; il rdella Repubblica Sudafricana, basato sulla discriminazione razziale sancita a livello legislativo e istituzionale (v. apartheid); il rstatunitense, riguardo a gruppi etnici di colore, o anche a minoranze diverse dalla maggioranza egemone.
Più genericam., complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori: episodî di rcontro gli extracomunitarî.

9 Febbraio 2023Permalink

29 gennaio 2023 _ Non posso fingere di non ascoltare la voce dei senza voce

Il 27 gennaio il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso  altissimo  che spero venga conosciuto.
Io mi soffermo solo su alcuni punti, sapendo che può essere  letto integralmente nel sito del Quirinale e che si può trovare integralmente trascritto nel mio blog diariealtro in data 27 gennaio.
Afferma  il Presidente: “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi.
Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale».”

Quell’unicum però non era nato all’improvviso.
Si era inserito come  un verme strisciante fino a farsi cultura condivisa se non  subita.
E quando Mussolini parlò dal balcone  del municipio di Trieste nel 1938 per annunciare le leggi razziali,  la popolazione era già succube e disposta , per convincimento o per paura, ad accettare che vi fossero cittadini cui venivano tolti i diritti più elementari all’istruzione e alla cura e non solo.

L’arrivo del percorso perverso a quell’unicum che fu la shoah non ci è estraneo  e  la senatrice Cattaneo lo ha ben colto presentando al  Senato una mozione che fu votata all’unanimità e che, votata,  attende le leggi  che diano voce all’esigenza di istituire, anche in questa XIX  Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali.Nel mio blog l’intervento Cattaneo si può leggere in data 21 Gennaio: “Il senato italiano guarda i diritti umani”

Sempre nel blog il 22 gennaio ho riportato, documentandola, la notizia della approvazione  contemporanea della mozione della Senatrice Segre  che recita Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza 
La stessa senatrice Segre ha immediatamente rilevato la connessione fra le due mozioni.

Potremmo quindi  dirci tranquilli nell’attesa di leggi che diano norma a comportamenti conformi ai principi enunciati nelle mozioni?

Io non sono tranquilla perché la norma che dal 2009 impone la presentazione del permesso di soggiorno per documentare nei registri di stato civile  la nascita di un figlio  in  Italia è tuttora in vigore anche se una circolare interpretativa afferma il contrario.
Mi si dice che la circolare viene regolarmente applicata e che quindi problema non sussiste.
Lo scorso gennaio però ho potuto affermare, in  un pubblico intervento

«… Ad oggi purtroppo  non tutte la anagrafi seguono pedissequamente la citata circolare che stabilisce:  “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”».

Tanto aveva risposto a una mia richiesta  il  dott. Oliviero Forti. Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale  della Caritas Italiana,  consentendomi di riferire le parole che ho trascritto.

Comunque il fatto che vi sia una legge che consente di chiedere ai genitori che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio quel documento (il permesso di soggiorno o altro equipollente)  che li mette in condizione di dichiararsi irregolari e perciò suscettibili di espulsione o ammenda pecuniaria, può renderli responsabili – anteverso il nascondimento della piccola spia – della negazione del fondamentale diritto umano ad esistere.

A questo punto non è il genitore a essere solo/a in gioco ma siamo tutti noi,  costretti a destreggiarci nei meandri di una norma che è regola di una minaccia  per dire in buona fede (?) che tutto questo si può accettare.

 

 

29 Gennaio 2023Permalink