23 luglio 2024_ Nati in Italia senza nome per legge incentrano due parlamentari europei

Gentili onorevoli,
scrivo ad entrambi congiuntamente perchè il problema che vi pongo è il medesimo quindi medesima la richiesta  se  compatibile con la vostra funzione di Parlamentari Europei e se questa funzione comprende anche una attenzione  ai diritti umani fondamentali , quali compaiono nelle convenzioni dell’ONU che, in quanto stato italiano , la Costituzione ci impegna a rispettare (art. 10)

Quello che vi segnalo è un  significativo caso  di disprezzo  ‘legale’ del principio del superiore interesse del minore presente nella normativa  internazionale e italiana.
Schematizzo quello che so e ho capito, disponibile a scriverne di più se lo riterrete utile.

–        1991 legge 176: L’Italia ratifica la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (parola che oggi si preferisce opportunamente declinare come  infanzia e adolescenza;

–        1998 legge 40  (cd Turco Napolitano) “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
E’ legge che si applica (se non è stata del tutto cancellata)  “ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi” e, mentre stabilisce  che “ i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”,  indica anche le eccezioni in cui ciò non debba avvenire e precisamente:
“ per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi” ;

–        2009 legge 94, approvata con voto di fiducia nel tempo storico del quarto governo Berlusconi.
Si  tratta di un  coacervo di norme disparate che sposta significativamente il titolo del 1998 “l’immigrazione e norme sulla  condizione dello straniero”  alle  “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, minacciata evidentemente da chi nasce in Italia se figlio di sans papier.
L’operazione  fa capo all’art 1 comma 22 lettera G della legge 94 , dove  – con un’abile mossa di discriminazione indiretta – gli innominati nati da sans papier  vengono  trattati alla stregua di “licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.
I genitori che  chiedano di  registrarne la nascita devono quindi esibire il permesso di soggiorno  (e comunque un documento inerente la regolarità del loro soggiorno.

–        Non dimentichiamo che si tratta di  persone che non conoscono la nostra lingua né la complicazione delle nostre leggi e forse  vivono da lavoratori in nero in stato di schiavitù. La cronaca ce ne ha dato  un’immagine nel martirio di Satnam Singh e di sua moglie Sony per lasciarci  intravedere nel livello di abiezione  imposta , quello che può essere il livello e il risultato della paura: i genitori possono rinunciare a registrare l’atto di nascita di un figlio , facendosi esecutori   della subdola  condanna di stampo razzista che il legislatore italiano  fa pendere su loro dal 2009,  come un nuova spada di Damocle.

Contando su di voi, sull’on. Bonaccini di cui sono stata elettrice  e facendo mia una espressione della on. Picierno  “Parlamento luogo di speranza e ascolto”, voglio essere certa che il Parlamento Europeo saprà  trovare  una parola di  speranza anche per i piccoli reietti per legge di cui vi ho scritto . Per un superamento di questa norma nel Parlamento italiano  non c’è  su  questo punto indizio che possa far  ben sperare.
Cordialmente

Augusta De Piero
Italia -Udine  Via Caccia 33
tel 0432 204274
cell 3383215327
depieroaugusta@gmail.com

23 Luglio 2024Permalink

12 maggio 2024 _ Madri non festeggiabili per legge

Pier Paolo Pasolini  “Supplica a mia madre”

 

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

 

Poesia scritta nel 1962  pubblicata nel 1964

Pasolini affida a sua madre la sua diversità.

Volevo pubblicare  questa poesia nel mio blog il 17 maggio, la data scelta per ricordare che proprio quel giorno nel  1990 l’Organizzazione mondiale della sanità aveva tolto  l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
L’ho fatto oggi, 12 maggio, festa delle mamme strumentalizzate al successo del commercio d’occasione.
Soffocate da immagini di appropriati regali, non ricordiamo che la festa non è universale: ne sono escluse le mamme non comunitarie (ed  evidentemente anche i padri) che , costrette dalla legge 94/2009 a denunciare la nascita di una figlia/o in Italia presentando il permesso di soggiorno, possono essere indotte a non provvedere ad assicurare un’esistenza giuridicamente  riconosciuta alla creatura che hanno partorito per non manifestarsi prive di quel documento (e perciò irregolarmente presenti nel nostro stato con tutto ciò che ne consegue per loro e per la loro famiglia).

Preciso che la legge 15  luglio 2009 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica
affronta la scelta negazionista  del  nato ( e quindi della maternità e della paternità ) nell’articolo 1 comma 22 lettera G .
Per una precisazione storica la legge  venne   approvata nel tempo del IV governo Berlusconi  con voto di fiducia voluto all’allora Ministro dell’Interno  Roberto Maroni

12 Maggio 2024Permalink

5 maggio 2024 _ Guerra anche ai neonati . E’ gratuita per i bilanci. Solo le vittime pagano il prezzo

5 maggio 2024–  Oggi nella rassegna stampa di Prima Pagina (Rai Radio 3 mattina 7.15-8.40)  è stato segnalato un articolo  pubblicato  da La Stampa , una segnalazione che  mi  ha riproposto il problema dei nati in Italia, ridotti a fantasmi perché è loro negato  per legge. il nome che assicura la certezza giuridica della loro esistenza
Ho chiamato per dirlo nel dibattito che segue la rassegna .
La centralinista mi ha risposto. Ha segnalato la mia richiesta ma non sono stata richiamata.  E allora scrivo.
Nel  2009  è stata approvata una legge  che io considero una atto di guerra, una guerra di parola più violente delle armi
Contraddice infatti la
 Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989, Convenzione  ratificata con LEGGE 27 maggio 1991, n. 176 Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre .
Leggiamo all’art. 7
«1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi.»

Il rispetto di tale norma  era assicurato dalla legge  6 marzo 1998, n. 40 (cd Turco Napolitano) che  all’art 6 comma 2  affermava  che per la registrazione degli atti di stato civile,  e quindi per la registrazione delle nascite,  ai genitori che si prenotassero allo sportello anagrafe del comune di pertinenza non dovesse essere c chiesto il permesso di soggiorno o altro documento attestante la regolarità del soggiorno.
Purtroppo nel 2009 la legge 94 (art, 1 comma 22 lettera g)  cancellò  questa norma assimilando la richiesta della registrazione dell’atto di nascita a ogni altra richiesta presentata da cittadini non comunitari e quindi pretendendo la presentazione  del documento attestante la regolarità della  loro presenza  anche per  i  genitori che chiedessero di registrare un atto di nascita. .
Per correttezza devo riconoscere che il consigliere regionale Furio Honsell – insieme a qualche altro consigliere di opposizione  in FVG- aveva presentato  nel 2022 una proposta di legge nazionale in materia che  venne bocciata dalla maggioranza , confortata certamente dal silenzio della società civile.

Chi voglia leggere l’articolo cui faccio riferimento potrà giovarsi del testo che segue: l’ho diligentemente copiato avendo questa mattina fallito nel proporne il link che contavo portasse al testo.
L’autrice dell’articolo nomina  Putin e  a una sua collaboratrice  ma non è questo che mi interessa (anche se qualcuno ne userà per schierarsi  su uno dei fronti bellici nella guerra russo -ucraina: a me per questo problema  basta il fronte italiano dove adulti titolati scelgono a propria vittima i neonati).
Quello che mi interessa è la palese  significatività dei diritti proprie e personali del nato tali da  appartenere alla  valutazione del Tribunale internazionale dell’Aia e che non  possono invece  ridursi a un’espressione di anime belle,  liete di manifestare i propri benevolenti sentimenti, come accade.
Premetto all’articolo che ho trascritto  una nota sulla giornalista che l’ha firmato e aggiungo in calce qualche altra nota a dimostrazione dell’esistenza delle persone nell’articolo nominate , esistenza che ho voluto verificare.
L’articolo si esercita soprattutto sul concetto di cittadinanza.
In Italia siamo  più  radicali e cominciamo dalla nascita.

Anna Zafesova (in russo Анна Зафесова?Mosca1969) è una giornalista e traduttrice russa con cittadinanza italiana.

È stata corrispondente da Mosca per La Stampa fino al 2004, collaborando inoltre con Il Foglio ed altre testate.
Nel 2022, vince il 12º Premio Cerruglio per il suo libro Navalny contro Putin  e il Premio Ischia giornalista dell’anno carta stampata.

5 maggio  2024 _  DOMENICA _ LA STAMPA  pag. 4.  Primo Piano
Anna Zafesova  Nel Lugansk occupato è vietato nascere ucraino.

Da lunedì, i neogenitori della regione di Lugansk, potranno uscire da un ospedale di maternità insieme al loro pargolo soltanto dopo aver dimostrato che almeno uno dei due possiede un  passaporto russo.
In caso contrario,  il neonato verrebbe ‘confiscato ‘ alla famiglia , almeno a quanto sostiene  Artem Lyshor  il responsabile dell’amministrazione della regione ucraina.
In altre parole nei territori occupati alla Russia si potrà nascerne soltanto come russi,  almeno potenziali,  e prima di partorire la coppia  dovrà rinunciare alla cittadinanza ucraina.   Una regola che, secondo le autorità di Kiev, farebbe scattare l’accusa di ‘genocidio ‘ ,  in base all’art. 3 della Convenzione sul  genocidio che vi fa ricadere  «  anche le misure  intese a prevenire nascite all’interno del  gruppo perseguitato ».

Il territorio del  Lugansk è quasi interamente sotto occupazione russa , in alcune zone già dal 2014 , e  Lyshor in nome del governo ucraino soltanto sulla carta.  Di conseguenza an che l’Institute  for the Study of  War (Isw)  ,  che riporta la notizia sull’imposizione della cittadinanza russa ai neonati della regione,  fa la permessa     «in caso  la notizia fosse stata riferita accuratamente».  Nulla di impossibile , comunque: lo stesso rapporto dell’Isw menziona una serie di atti sulla « integrazione forzata di cittadini ucraini nel sistema russo »  nei territori occupati: soltanto negli ultimi giorni  diverse famiglie ucraine sono state spostate  dalla regione di Kherson  verso la Crimea o altre zone sotto controllo  russo , più lontano dal fronte,  e civili dalla regione di Zaporizhzhia  sono stati deportati dall’altra parte del confine, a
Rostov-sul Don. Le stesse autorità d’occupazione russe hanno pubblicato anche la notizia  sullo spostamento i decine di ragazzi di  Kherson nel campo giovanile ‘Oceano”’, dall’altra parte del mondo , vicino a Vladivostok,  dove quest’anno dovrebbero venir inviati 200 ragazzini ucraini che , secondo le testimonianze di chi ci è già passato, vengono inviati al militarismo russo e invitati a iscriversi in scuole nella Russia profonda.

Le pressioni sulla popolazione dei territori ucraini occupati per costringerla a scegliere  la cittadinanza  russa sono numerose:  dai problemi burocratici nell’accesso al welfare o alle scuole all’assistenza medica : in alcune zone, i malati di diabete che insistevano per restare ucraini venivano minacciati di rimanere senza insulina.  Fin dall’inizio dell’invasione russa il bersaglio principale sono stati i bambini: l’Ucraina accusa Mosca di aver deportato  illegalmente in Russia più di 20.000 minorenni , di  cui alcune migliaia di orfani. Molti di loro sono stati adottati  con procedure accelerate: il leader del partito Russia Giusta  Sergey  Mironov  ,  uno dei più accesi sostenitori del puntinismo, ha preso una bambina di 11 mesi  , Margarita  Prokopensko,  nonostante lei avesse  due fratelli  e una madre adottiva in Ucraina .  Alla bambina è stato cambiato il nome e il luogo di nascita, per farla risultare russa. Stessa sorte è toccata a Vania , un bambino di Donetsk, la cui storia è stata svelata pochi giorni fa dalla stessa tv russa in esilio Dozhd : nonostante avesse una sorella maggiore è stato consegnato a una  famiglia russa.
La madre adottiva ha raccontato davanti alle telecamere che Vania, che ora ha 6 anni, aveva insistito a lungo a ripetere il suo  vero cognome :  « Ma ora è  tranquilla quando dice il mio cognome , ormai si sta dimenticando la sua  vita precedente» , ha spiegato soddisfatta.
E’ stato proprio il crimine della deportazione di bambini  ucraino in Russia a meritare a Vladimir Putin e alla sua commissaria per i diritti dei minori MariaLvova-Belova , l’incriminazione al Tribunale internazionale dell’Aja il mandato di cattura che ora  impedisce al presidente russo di viaggiare  in mezzo mondo.
Forse è stata anche questa umiliazione  a spingere ieri il Cremlino a di chiarare “ricercati” – per reati non meglio specificati  Volodymyr Zaleski , il sui predecessore alla presidenza  Petro Poroshenko e una serie di altolocati comandanti militari ucraini.  Mandati che ovviamente non avranno alcun valore giuridico  internazionale, a differenza  di quello per Putin e Lvova-Belova , che proprio pochi giorni fa è stata accusata della deportazione in  Russia  anche di disabili mentali ucraini ,  che vengono affidati all’ospizio diretto da sua sorella .

Intanto l’operazione di cancellare  l’Ucraina dalla memoria  prosegue  non soltanto nei confronti degli orfani del Donbass , ma di tutti i russi: la lezione di propaganda settimanale: «Conversazioni importanti » che si terrà lunedì in tutte le scuole russe è dedicata all’anniversario della vittoria sul nazismo ,  ma dai materiali didattici  pubblicati dal ministero dell’Istruzione  manca qualunque menzione degli ucraini tra i popoli  che hanno  combattuto contro al Germania di Hitler.

Il link che segue porta a una pagina del mio blog risalente  al 2i marzo 2023
21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio (diariealtro.it)

Le note sui nomi di persone che appaiono nell’articolo copiato: 

Wikipedia  https://en.wikipedia.org/wiki/Artem_Lysohor

Artem Lysohor – Wikipedia

WEBPolitical party. Independent. Artem Volodymyrovych Lysohor ( Ukrainian: Артем Володимирович Лисогор; born on 26 April 1983), is a Ukrainian public and political  Political party: Independent

Sergej Michailovič Mironov (in russo Серге́й Миха́йлович Миро́нов?Leningrado14 febbraio 1953) è un politico russo, presidente del Consiglio Federale e della camera alta del parlamento russo dal 2001 al 2011. È leader del partito Russia Giusta presso il parlamento russo.

Dožd‘ (Дождь, “Pioggia”, conosciuta anche come Dožd’ – (The) Optimistic Channel) è un canale televisivo indipendente russo, posseduto da Natal’ja Sindeeva. Dožd’ si concentra sulle notizie, esperimenti, concerti live, discussioni, cultura, politica, rapporti economici e documentari. Il motto del canale è “parla di cose importanti con coloro che sono importanti per noi

Petro Oleksijovyč Porošenko è un imprenditore e politico ucraino, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019, Ministro degli affari esteri dal 2009 al 2010 e Ministro del commercio e dello sviluppo economico nel 2012. [al 2007 al 2012 ha diretto il Consiglio della Banca Nazionale dell’Ucraina

 

 

5 Maggio 2024Permalink

27 novembre 2023 _ Per la dignità dei bambini invisibili per legge e dei loro genitori

Spero che  il mio promemoria serva anche ad altri e perciò lo trasferirò in Facebook

PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 2

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>

Presentata dai consiglieri HONSELL, MORETTI, MORETUZZO, CAPOZZI, BULLIAN, CARLI, CELOTTI, CONFICONI, COSOLINI, FASIOLO, LIGUORI, MARTINES, MASSOLINO, MENTIL, PELLEGRINO, PISANI, POZZO, PUTTO, RUSSO

il 22 novembre 2023

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Appare molto grave che l’Italia non abbia ancora raggiunto sul piano legislativo il Target 16.9 dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, ovvero “Entro il 2030, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite”[1].

Vige ancora, infatti, quanto introdotto dalla Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, all’articolo 1, comma 22, lettera g), ovvero la modifica del comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, emanato ai sensi della Legge 40/1998 c.d. Turco-Napolitano. Questa era norma di civiltà che prevedeva che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi non fosse necessario esibire il permesso di soggiorno. Per capire fino in fondo l’importanza di questa norma, ora abrogata, è sufficiente riflettere sulla circostanza che tutti i servizi di sostegno alla persona si fondano sulla premessa che la persona possa essere identificata e se ne possano quindi verificare le condizioni per assicurare l’esercizio dei diritti che a quella persona appartengono; tuttavia, senza una certificazione di nascita, una persona è semplicemente considerata «giuridicamente inesistente».

Né va sottaciuto l’articolo 22 della Costituzione che recita “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome” e l’art. 1 del Codice Civile che recita “La capacità giuridica si acquista al momento della nascita”: ciò nel rispetto dell’art. 10 della Costituzione “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”.

Va rilevato altresì che l’Italia con la Legge 27 maggio 1991, n. 176 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo” (New York, 20 novembre 1989) ha ratificato una convenzione internazionale in assoluta contraddizione con l’articolo 1 comma 22 della Legge n. 94 del 15 luglio 2009.

Questa Proposta di Legge Nazionale vuole, ripristinare quell’aspetto della norma abrogata nel 2009, per quanto concerne il diritto, a nostro avviso inalienabile, dei bambini ad avere una certificazione anagrafica anche quando i genitori siano migranti privi del permesso di soggiorno. Riteniamo, infatti, che la certificazione anagrafica, al pari di altri atti di stato civile e dei provvedimenti inerenti all’accesso ai pubblici servizi, debba essere considerata comunque un diritto fondamentale e inviolabile, che deve prescindere dalla condizione di irregolarità dei propri genitori, come peraltro richiede la stessa Agenda 2030 che individua proprio nel rispetto dei diritti fondamentali una delle condizioni per lo sviluppo sostenibile. Il 7 agosto 2009, il Ministero dell’interno – Dipartimento per gli affari interni e territoriali, ha adottato la circolare n.19/2009, interpretativa del citato comma 2 dell’articolo 6 del Testo unico di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, che però si è rivelata priva della forza giuridica necessaria a dare certezza giuridica a queste fattispecie in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, e quindi insufficiente a convincere i migranti irregolari a riconoscere i propri figli per non rischiare l’espulsione o altre gravi forme di penalizzazione.

La presente Proposta di Legge intende, quindi, ripristinare una norma di civiltà. Basti pensare a quanti italiani, tra gli anni sessanta e settanta, hanno dovuto trovare dolorose soluzioni, scegliendo
di ridurre i propri figli in clandestinità o di separarsene in quanto lavorando come stagionali
in Svizzera non era loro consentito di tenere con sé i propri figli.

Si tratta del fenomeno dei cosiddetti «bambini nascosti» o «bambini clandestini», cioè di bambini talvolta lasciati ai nonni in Italia anche per lunghissimi periodi, costretti a vedere i propri genitori solo una o due volte l’anno oppure, più spesso, semplicemente nascosti dai propri genitori, al fine di evitare la separazione, con la grave conseguenza di essere privati di ogni diritto nel Paese di destinazione.
Questa Proposta di Legge Nazionale è molto semplice ma permette all’Italia di raggiungere un target molto importante dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 ONU. Consiste nel semplice inserimento delle parole che non prevedono più l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti riguardanti la registrazione dell’atto di nascita e la filiazione. Si aggiunge anche l’atto di matrimonio in quanto con Decisione n. 245 del 25 luglio 2011 la Corte Costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la disposizione contenuta nell’articolo 116 del Codice Civile, come modificato dall’articolo 1, comma 15, della Legge 15 luglio 2009, n. 94, la quale impone allo straniero di possedere un regolare permesso di soggiorno per potersi sposare in Italia. Dunque è un mero recepimento della sentenza della Corte Costituzionale.
Sono numerosi i motivi per i quali si ritiene importante che il Consiglio Regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia faccia propria una Proposta di Legge Nazionale sulla tematica dei bambini invisibili. In primo luogo vi è una forte sensibilità da parte di varie personalità, associazioni e realtà culturali ed educative in regione sul tema dei diritti civili, molto attive su questo tema.
Cito solo a titolo d’esempio, Augusta De Piero (prima vice-presidente donna del Consiglio Regionale della VI legislatura) che ha promosso numerose campagne, l’Università di Udine che cura il portale equal sul diritto antidiscriminatorio presso il Dipartimento di Scienza giuridiche, l’associazione Movimento Focolarini FVG e una serie di associazioni che afferiscono alla cd. Rete Dasi, Gruppo FVG-Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, ecc.

Lo stesso Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità nella seduta n. 97 del 01 ottobre 2019, la Mozione n. 92 dal titolo “Sull’ottenimento del certificato di nascita per figli nati in Italia da persone non comunitarie irregolari”, e successivamente l’Ordine de Giorno n. 106 dal titolo “Attivazione di attività di informazione rivolte agli EE. LL e alla cittadinanza su riconoscimento dell’integrale esistenza giuridica di ogni soggetto nato in FVG” in sede di approvazione della Legge Regionale n. 26 del 2020 “Legge di Stabilità 2021”, che prevede l’impegno dell’amministrazione regionale a realizzare una campagna informativa rivolta agli Enti Locali per promuovere l’applicazione della circolare interpretativa n. 19/2009 del Ministero dell’Interno riferita alla Legge 15 luglio 2009, n. 94.  Inoltre per la posizione geografica che riveste, il Friuli Venezia Giulia ha sempre svolto un ruolo importante nei processi migratori che vedono come meta l’Italia, sia relativamente alla cosiddetta “rotta balcanica” che più recentemente in occasione degli eventi bellici in Ucraina.

Il Friuli Venezia Giulia è pertanto la regione presso la quale la maggior parte dei migranti dal Kossovo, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Pakistan, presenta la richiesta di asilo. Molto alto è anche il numero di lavori stranieri temporanei in questa regione: a Monfalcone ed in altri centri industriali. Infine da decenni vi è stato un flusso e una presenza costante di parecchie centinaia di Minori Stranieri non Accompagnati in Friuli Venezia Giulia e quindi delle problematiche relative al loro inserimento raggiunta la maggiore età. La nostra Regione è dunque più esposta di molte altre regioni italiane ai rischi di mancate registrazioni alla nascita.

Art. 1  (Modifica all’articolo 6 del Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286)
Al comma 2 dell’articolo 6 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), dopo le parole <<carattere temporaneo,>> sono inserite le parole << per quelli inerenti alla registrazione della dichiarazione di nascita, alla filiazione, alla registrazione di matrimonio,>>.

 

La  mia lettera ai  consiglieri firmatari

Gentili consigliere e consiglieri  regionali che avete firmato la pdln 2.

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>.

Voglio dire il mio grazie ad ognuna e ognuno  di voi per questa iniziativa, una misura di civiltà che  testimonia un  impegno responsabile e consapevole
Nel 1998, quando la legge 40  istituì il permesso di soggiorno, stabilì  fra le eccezioni al dovere di presentare documentazione riguardante il soggiorno , la registrazione degli atti di stato civile e, segnatamente ,  la registrazione delle nascite in  Italia dei figli di migranti non comunitari su  cui  ora si misura la vostra proposta comune .
E quella proposta si è resa necessaria perchè nel 2009 venne negato  quanto precedentemente stabilito e l’eccezione che ho sopra descritto fu soppressa.
In questi lunghi 14 anni che ci separano dall’imprensibile modifica  della legge (modifica, si badi bene, introdotta con voto di fiducia) , ci sono stati movimenti che hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema .
La sensibilizzazione però può provocare  buoni  sentimenti non buone pratiche  efficaci, tali da assicurare ad ogni nato in Italia la certezza di un’esistenza riconosciuta .  Per arrivare a tanto è necessaria  una legge e la vostra proposta, se approvata, offre al parlamento  l’occasione per impegnarsi finalmente in questo compito
Per indirizzarvi  questo  messaggio ho guardato nel sito della regione  le pagine di tutte e tutti voi  dove, fra le vostre attività, è menzionata la proposta di legge nazionale n. 2

L’impegno personale arricchisce l’impegno politico e si colloca a mio parere nel quadro di un’etica condivisa  che la nostra Costituzione ben delinea

<<La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale>>.

Cordialmente
Augusta De Piero

 

27 Novembre 2023Permalink

17 novembre 2023 _ Storia di un olocausto strisciante: i bambini vittime in pace e in guerra_ 2

16 novembre 2023      Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto

La premier ha incontrato a Palazzo Chigi le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del personale di Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco.

Dai punti chiave elencati e visibili a chi legge il testo linkato accessibile anche audio
 copio il passaggio che segue e associo  alla norma , più volte descritta in questo mio blog, che  dal 2009 nega con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier

Esecuzione della pena in caso di detenute madri

Previsto un regime più articolato per l’esecuzione della pena per le donne condannate quando sono in stato di gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni. Non è più obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della pena, ma è mantenuta tale facoltà in presenza dei requisiti di legge. Tra gli elementi che possono influire nella valutazione del giudice ci sarà, per esempio, la recidiva. È stata poi prevista la possibilità che la pena sia scontata presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, fermo restando il divieto del carcere per le donne incinte e le madri dei bambini più piccoli (fino a un anno di età).

Una nota personale che sembra chiudere il cerchio della mia vita politica:
da consigliera comunale ignara ma non prostrata all’innocenza fasulla del consueto “non lo sapevo, non avevo capito ” il primo caso di cui mi occupai  (era il 1976 o 1977) fu quello delle madri in  carcere con i minori a Udine.  Ne ricevetti una robusta sberla da personaggi tanto istituzionali quanto vili per cui capii l’importanza che avevano  per  ‘lor signori’  i minori sgraditi  a causa della loro origine e fu il primo incoraggiamento a proseguire come ho fatto in varie circostanze. Perciò continuai  fino ad approdare  al beffato e negletto provvedimento che ostacola  con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier , un  provvedimento che piace a politici, società civile e persino ai vescovi  italiani che nel loro sinodo sulla famiglia (CEI 2015) hanno consapevolmente scelto il silenzio sulla criticità della negata registrazione anagrafica ai nati in Italia , figli di migranti non  comunitari irregolari.
I primi senza nome per legge,  un’abile beffa all’articolo 3 della Costituzione

Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto – Il Sole 24 ORE

17 Novembre 2023Permalink

2 agosto 2023 – La giornata dei bambini fantasma

Trascrivo quanto ho trovato sui bambini morti nella strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Di loro  resta il nome, anche quello della piccola vittima polverizzata di cui nulla è stato trovato.
Non riesco a non pensare alla efferatezza di chi ha voluto nel 2009 che ai figli dei migranti non comunitari  irregolari fosse negata ogni forma di identità: fantasmi esposti a ogni possibile violenza perché nulla li tutela.  La legge come la bomba del 2 agosto.
Ormai dispero che questo problema sia risolto. Non vedo nulla cui aggrapparmi fra il cinismo politico e l’opportunismo dell’indifferenza della società civile che rifiuta ogni impegno almeno per far conoscere il problema.
E come siamo stati feriti dal lungo e penoso itinerario per identificare i colpevoli della strage  di cui ancora non  si conoscono i mandanti, dovremmo essere feriti anche dalla consapevolezza  dell’immagine di un parlamento che si è riunito 14 anni fa per dire ad alcuni nati appositamente classificati: “Tu non  esisti”.
Se qualcuno che  leggerà questa nota avesse dimenticato la questione dei bambini fantasma troverà molta documentazione in questo mio blog attivando i tag anagrafe, bambini, nascita, permesso di soggiorno.
Augusta

 Luca e gli altri: chi sono i 7 bambini morti nella strage in stazione (che Bologna non dimentica) | VIDEO

Il Comune e la Regione hanno ricordato le vittime più giovani della Strage insieme all’Associazione dei familiari e all’Istinto Aldini Valeriani

Angela Fresu, Luca Mauri, Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Manuela Gallon, Eckhardt e Kai Mader. La più piccola aveva tre anni, il più grande quattordici. Sono loro i sette bambini che hanno perso la vita nell’attentato del 2 agosto 1980 alla Stazione di Bologna.

Oggi, lunedì 1° agosto, le sette giovani vittime sono state ricordate a Villa Torchi, al quartiere Corticella, dal sindaco Matteo Lepore, la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein, il presidente dell’Associazione familiari delle vittime Paolo Bolognesi e dalla presidente del Quartiere Navile Federica Mazzoni, la vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale Silvia Zamboni e altre autorità civili e militari. Per l’occasione, gli studenti dell’Istituto Aldini Valeriani hanno deposto delle corone di fiori al monumento dedicato alle sette vittime ed hanno, inoltre, composto una lettera letta per l’occasione dall’attrice Donatella Allegro.

2 Agosto, chi sono i sette bambini vittime della Strage

Oggi Bologna ha ricordato le vittime più giovani della Strage. Sette bambini, ognuno con una storia diversa. Tra questi c’era “Eckhardt Mader, 14 anni, viveva ad Haselhorf in Westfalia ed era venuto in Italia con i suoi genitori e i due fratelli – riporta il sito della Regione Emilia-Romagna – per trascorrere una vacanza al Lido di Pomposa, in provincia di Ferrara. Il 2 agosto era in stazione con tutta la famiglia perché, arrivati da Ferrara, aspettavano il treno per tornare a casa, in Germania. Alle dieci e venticinque Eckhardt e i due fratelli erano in sala d’aspetto con la mamma, mentre il padre, avendo l’intenzione di occupare le due ore di attesa per vedere Bologna, stava per uscire dalla stazione. Lo scoppio uccise Eckhardt, il fratello Kai e la mamma Margret. Rimasero feriti l’altro fratello e il padre che scavando fra le macerie riuscì a ritrovare i suoi cari”.

C’era poi “Angela Fresu, 3 anni, abitava a Gricciano di Montespertoli, in provincia di Firenze e famiglia di origine sarda era composta dalla mamma Maria, dai nonni e dai sette fratelli della mamma. Era in stazione con la mamma e due sue amiche perché stavano andando in vacanza sul lago di Garda. L’esplosione le colpì in sala d’aspetto. Maria, Angela e Verdiana Bivona, una delle amiche della mamma, morirono mentre l’altra amica rimase ferita. Con i suoi tre anni Angela è la vittima più piccola della strage”.

E ancora: “Luca Mauri, 6 anni, avrebbe frequentato la prima elementare all’inizio dell’anno scolastico e viveva con la mamma Anna Maria e il papà Carlo a Tavernola una frazione di Como. Venerdì primo agosto erano partiti verso Marina di Mandria, in provincia di Taranto per trascorrervi le vacanze. Giunti nei pressi di Bologna ebbero un incidente automobilistico: rimasero illesi, ma l’auto si guastò. Per questo venne lasciata da un meccanico a Casalecchio di Reno, nei pressi di Bologna, e la famiglia Mauri decise di prendere il treno per raggiungere Brindisi e poi la località di villeggiatura. Il 2 agosto arrivarono in stazione poco prima dell’esplosione che li uccise”.

Sonia Burri: “Sonia, 7 anni, era partita da Bari con i genitori e il 2 agosto era in stazione con loro e con i nonni materni, la sorella Patrizia Messineo, zia Silvana – la sorella della mamma – e le cugine. Lo scoppio la sorprese in sala d’aspetto: i soccorritori la trovarono viva ma in gravissime condizioni vicino alla sua bambola rossa. Morì in ospedale due giorni dopo. La bomba la uccise assieme alla sorella e alla zia”.

Quel 2 agosto 1980, alle ore 10.25, in stazione c’era anche Francesco Cesare Diomede Fresa: “Cesare, 14 anni, era un ragazzo di Bari, assieme al papà Vito e alla mamma Errica era partito dalla loro città il venerdì primo agosto con il treno per evitare il traffico sull’autostrada. Il 2 agosto erano in stazione e lo scoppio della bomba li ha uccisi. Della famiglia rimase solo la figlia che non era partita assieme ai genitori e al fratello”.

Infine a bolognese Manuela Gallon: “Manuela, 11 anni, era di Bologna, aveva superato gli esami di quinta elementare e si preparava ad affrontare le scuole medie. I genitori l’avevano accompagnata in stazione e stavano attendendo il treno che l’avrebbe portata alla colonia estiva di Dobbiaco, in provincia di Bolzano dove avrebbe dovuto trascorrere due settimane di vacanza. I tre si trovavano vicino alla sala d’attesa e il padre si allontanò per comprare le sigarette. Proprio in quell’istante scoppiò la bomba: Manuela rimase gravemente ferita, fu ritrovata e portata in coma all’ospedale dove morì 5 giorni dopo. La mamma morì e il padre rimase ferito”.

 

2 Agosto. L’Emilia-Romagna non dimentica. Bonaccini: “Impegno condiviso per verità e giustizia”

2 Agosto, Lepore: “Questo è l’anno della verità. Lo Stato si assuma le sue responsabilità” | VIDEO

 

https://www.bolognatoday.it/cronaca/strage-2-agosto-bambini-morti-bologna.html

2 Agosto 2023Permalink

31 luglio 2023 — Fra Del Rio e Pillon, tutti insieme appassionatamente per tacitare chi nasce da famiglie sbagliate. Si comincia così

Promemoria per me

Da quando ho saputo che all’interno del Pd c’è un gruppo di cattolici (una confessione religiosa  che fa gruppo!? La rinascita della balena bianca!) e ho scoperto che questo gruppo  fa capo a Del Rio che so essere coinvolto in una specie di lobby focolarina ho paura.
Infatti nel trattare della maternità surrogata  Del Rio parte dalla tipologia della maternità  e usa la parola chiave “nascituro”  (il grassetto che metto nel testo  come promemoria è mio)
Mai parla diritto del nato . E’ chiaro che si approfitta del soggetto nato per trasformarlo in nascituro e precipitarsi ad omaggiare Pillon.
E il fondamento della censura deliberata che impedisce di assicurare il diritto dei sans papier a registrare la nascita del proprio figlio e che impedisce ancora  di assicurare la famiglia al figlio di coppie arcobaleno.
E’ molto interessante che questa  notizia sia comparsa su Il tempo.
Mi chiedo se diffonderla consenta di ragionare a chi non vuol sapere che il fondamento di ogni discorso in cui ci sia un minore (e in primis un nato!) .è il suo superiore interesse ( legge 176/1991 art. 3). La diffonderò  oculatamente ma non  voglio illudermi chi per 14 anni non ha voluto capire che chi nasce ha diritto alla registrazione anagrafica si adatti a capire e  a trarne le conseguenze.
Particolarmente rivoltante il Sinodo dei Vescovi del 2015 che si è esplicitamente rifiutato di segnalare fra le difficoltà legate alla famiglia la negazione del certificato di nascita ai figli dei sans papier, un  raggiro che ha funzionato.
Infine la beffa della citazione di  mc4,9
«Chi ha orecchi per intendere intenda!»  (CEI)
«Chi ha orecchi da udire oda» (Riveduta 2020 e Nuova Diodati)

20 luglio 2023  Maternità surrogata, anche il senatore Del Rio del Pd la boccia: “Non è  umana”

Il dibattito sulla gestazione per altri spacca la politica italiana.
La maggioranza ha proposto di rendere universale, ossia perseguibile anche se commesso all’estero, il reato di maternità surrogata. L’aula della Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e +Europa. I voti a favore sono stati 124, i contrari 187. Oggi, a tornare sull’argomento è stato il senatore del Pd Graziano Delrio.
In un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, il dem ha bocciato senza mezzi termini la Gpa, presentandola come una pratica “non umana”.
Delrio, medico endocrinologo, si è detto contrario alla maternità surrogata. Il Motivo? “È una pratica in cui non c’è nulla di umanità e non c’è rispetto dei diritti del figlio. È già vietata in Italia, perché comporta lo sfruttamento di altre persone ed è un’offesa alla dignità della donna.  Lo dice la Corte costituzionale, non io. Inoltre: il diritto alla genitorialità non può essere ridotto a una logica di mercato, ignorando i diritti del nascituro“, ha affermato il senatore. Stando alle dichiarazioni di Graziano Delrio, poi, la maternità surrogata solidale, cioè una donazione senza compenso, non esiste. “La relazione tra madre e figlio è una relazione strettissima, biologica, sensoriale, come dimostrato da tutte le ricerche. Non riesco a pensare alla maternità surrogata come un atto di generosità. Perché è comunque un fatto contrattuale ma i figli non si comprano né si vendono”.

Nessun dubbio sull’emendamento Magi. “Rispetto la decisione proposta dei deputati. Avrei personalmente proposto di dire con chiarezza no in Aula: sia al centrodestra, sia alla proposta di Magi.
È un dibattito etico che non si governa con emendamenti. Ci sono implicazioni politiche e sociali: è una responsabilità enorme”, ha detto con chiarezza Graziano DelRio

https://www.iltempo.it/politica/2023/07/20/news/maternita-surrogata-gpa-graziano-delrio-pd-boccia-emendamento-magi-non-umana-36424777/

31 Luglio 2023Permalink

29 luglio 2023 Dopo il deserto africano che uccide fisicamente , il deserto italiano che crea invisibili dalla nascita..

16 Marzo 2023  MICROMEGA

Saraceno: “Discriminando i figli di coppie omosessuali si torna all’idea retrograda del ‘figlio illegittimo’

Secondo la sociologa, le recenti iniziative governative per il blocco delle procedure di riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie omosessuali sono frutto di una battaglia ideologica condotta sulla pelle dei bambini. Si torna indietro a un principio secondo il quale alcuni bambini sono figli legittimi e altri illegittimi.

Cinzia Sciuto

Di recente due vicende hanno riportato al centro del dibattito pubblico la questione del riconoscimento giuridico dei figli di coppie omosessuali. Le due vicende sono da un lato la circolare del ministero dell’Interno che chiede ai prefetti di invitare i sindaci a non trascrivere più i certificati di nascita ottenuti all’estero in cui oltre al genitore biologico viene riconosciuto anche il genitore non biologico; dall’altro la risoluzione di una commissione del Senato che ha bocciato una proposta di regolamento europeo che si propone di uniformare le procedure di riconoscimento dei figli.
Ne parliamo con la sociologa Chiara Saraceno, esperta di politiche familiari e autrice di L’equivoco della famiglia.

Prof.ssa Saraceno, che idea si è fatta di queste due vicende?

Si tratta di due vicende molto tristi, ma che non mi sorprendono affatto. Stiamo pur sempre parlando di forze politiche che avevano tanto insistito perché sulla carta d’identità ci fosse “madre” e “padre” (decisione di Salvini quando era ministro dell’Interno, poi ribaltata da un tribunale, n.d.r.).

La ragione addotta dalla maggioranza per queste decisioni è che in questo modo si aggirerebbe il divieto di gestazione per altri che vige in Italia.

Innanzitutto, il regolamento europeo cerca di dare una forma più completa a delle norme che esistono già, secondo le quali i rapporti familiari che sono legali in un Paese dell’Unione devono essere in qualche modo riconosciute anche negli altri Paesi europei, ricorrendo alle forme legali più vicine. Per cui, per esempio, il matrimonio tra omosessuali celebrato in Spagna, visto che noi non abbiamo il matrimonio per gli omosessuali, viene riconosciuto come unione civile in Italia. Questo per evitare che le persone che si spostano da un Paese all’altro si ritrovino prive di tutele. Ora se questo principio vale per gli adulti, dovrebbe a maggior ragione valere per i bambini.

Quali sono le conseguenze concrete di queste decisioni per i bambini?

Questi bambini di fronte alla legge italiana sono di fatto orfani di un genitore. Anzi, peggio, perché gli orfani di un genitore hanno comunque ancora tutta la relativa parentela (nonni, zii, cugini ecc.) mentre questi bambini per i quali l’altro genitore non è mai esistito davanti alla legge sono orfani di una intera parentela. E questo significa che, per esempio, se la coppia si separa il genitore legalmente riconosciuto ha tutti i diritti sul figlio, può quindi impedire all’altro genitore (che tale è di fatto, anche se la legge non lo ha riconosciuto) di continuare a vedere il bambino. Viceversa, il genitore non riconosciuto può sparire nel nulla, senza prendersi carico del mantenimento del figlio, dato che per la legge non ha nessun diritto ma neanche nessun dovere nei suoi confronti. Se il genitore riconosciuto muore, il bambino è automaticamente orfano e non solo il genitore non riconosciuto ma anche l’intera parentela (nonni, zii) sono per la legge inesistenti. E questo vale anche per quel che riguarda cose come l’eredità ecc. Queste sono le conseguenze più pesanti, poi ci sono quelle più “banali” ma che rendono complicata la vita di tutti i giorni: andare a prendere i bambini a scuola, dal medico, assisterli in ospedale, viaggiare con loro ecc.

Ma per risolvere tutti questi problemi non è sufficiente l’istituto dell’adozione del figlio del partner?

Lo sarebbe se fosse una procedura semplice e immediata, con un effetto fin dalla nascita. Un po’ come avviene nel caso in cui in una coppia eterosessuale un uomo riconosce come proprio il figlio che la compagna ha in grembo anche se non è suo. In quel caso basta che l’uomo dichiari “quel figlio è mio” affinché venga riconosciuto come padre legittimo. Nel caso dell’adozione del figlio del partner invece devono trascorrere diversi anni, l’altro genitore deve dimostrare di essere idoneo a fare il genitore, di avere un rapporto reale con il bambino ecc. Nel frattempo il tempo passa, e i figli rimangono senza tutele. Di fatto oggi questi bambini sono trattati esattamente come venivano trattati i figli cosiddetti illegittimi, che non potevano essere riconosciuti perché nati fuori dal matrimonio ed erano dunque figli di madre nubile, con tutte le conseguenze del caso.

Nei bambini nati da gestazione per altri si pone però un problema di diritto alla verità sulle proprie origini.

Ma questo non c’entra nulla con il riconoscimento dei due genitori. Si può benissimo riconoscere giuridicamente entrambi i genitori e allo stesso tempo garantire il sacrosanto diritto dei bambini a conoscere le proprie origini. Che poi è il dibattito che c’è stato in passato sull’adozione, attorno alla quale prima vigeva l’anonimato assoluto. Usare questo argomento per impedire il riconoscimento di entrambi i genitori è pretestuoso.

Certamente, comunque, la gestazione per altri pone dei problemi etici e sociali non indifferenti.

Non c’è dubbio, e sono questioni di cui varrebbe la pena discutere ampiamente nella società, possibilmente però senza anatemi e preconcetti ideologici. Per esempio, non si può negare che la gestazione per altri è una categoria sotto la quale ci sono situazioni diversissime fra loro ed è disonesto trattare situazioni diverse con i medesimi strumenti. Quello che è inaccettabile è che si conducano battaglie ideologiche sulla pelle dei bambini.

Ma, si dice, evitare il riconoscimento dell’altro genitore rappresenta un deterrente: se tu sai che in Italia non sarai riconosciuto, ci penserai due volte prima di ricorrere alla gestazione per altri all’estero.

Innanzitutto, questo effetto di deterrenza è tutto da dimostrare.
E poi se non si vuole essere ipocriti, l’unico vero “deterrente” a ricorrere alla gestazione per altri per le coppie omosessuali (maschili, perché le lesbiche in linea di massima non hanno bisogno di ricorrervi) sarebbe consentire loro l’adozione. Ma non mi pare proprio che questo sia nel programma di questo governo. Aggiungo tra l’altro che a subire gli effetti di queste disposizioni non sono solo i figli avuti con gestazione per altri (alla quale comunque, lo ricordiamo, fanno ricorso in massima parte coppie eterosessuali), ma anche i figli di coppie lesbiche nelle quali una delle due è la gestante e l’altra talvolta è la donatrice di ovuli: in questo caso sono entrambi madri biologiche, ma per la legge italiana la madre è solo quella che porta in grembo il bambino. Colei che ha donato il suo corredo genetico – che è esattamente quello che fa il padre – non viene riconosciuta. E questo perché quello che interessa non è tutelare i bambini, ma ribadire il concetto che una famiglia è fatta da una mamma e un papà

 

Parlo anch’io  .. da 14 anni ma non demordo

Dice la Costituzione Italiana all’art. 10:
10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
Dice la Costituzione e  la legge 176/1991 che è ratifica della la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo afferma:

Articolo 7

  1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha  diritto  ad un  nome, ad  acquisire una cittadinanza e, nella misura  del  possibile,  a  conoscere  i  suoi genitori ed a essere allevato da ess”Ho cominciato ad occuparmi di questo problema nel 2009 quando ho scoperto che  un articolo della legge 194 (per la cronaca l’art. 1 comma 22 lettera G) si faceva  beffa di questo principio  con un raggiro abile, ideato e imposto con voto di fiducia dall’allora Ministro dell’interno Roberto Maroni (il Ministro apparteneva alla Lega ed era il tempo del quarto governo Berlusconi) . Mentre la norma precedente (la cd legge Turco Napolitano) escludeva la presentazione del permesso di soggiorno  per la registrazione degli atti di stato civile, la nuova norma ne imponeva   la presentazione. .
    Così il principio del superiore interesse del minore veniva artatamente rovesciato e l’esistenza giuridica di un nuovo nato in Italia era subordinata alla  caratteristiche burocratiche dei suoi genitori, beffando  l’art. 3  della legge 176/1991. Per qualche anno ci siamo attivamente occupati di questo problema con l’ammirevole appoggio del gruppo NonSoChe che lo ha fatto emergere  con una rappresentazione teatrale.
    Quando sembrava che il Parlamento ne potesse finalmente discutere una parlamentare PD, con abile giravolta, lo ribaltò sulla società civile, umiliata a strumento di propaganda,  e tutto si è spento.
    Se fosse stato almeno noto sarebbe ben connesso al problema dei figli delle coppie arcobaleno  (ben chiariti nell’intervista che precede dalla sociologa Chiara Saraceno) ma coì non è stato.
    E i figli dei sans papier restano silenziati.


Link  a un ampio articolo sul medesimo argomento e all’intervista riportata sopra

Gravidanza per altri. Qualche riflessione e un po’ di domande – Transform! Italia (transform-italia.it)

“Discriminando i figli di coppie omosessuali torniamo al “figlio illegittimo”” (micromega.net)

 

 

 

29 Luglio 2023Permalink

6 luglio 2023_ ancora una volta il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti -Vasto

Premetto:  Inserisco questo articolo, su cui ritornerò con mie considerazioni personali, e ricordando i ‘precedenti’  dell’autore (noto teologo) come appaiono su diariealtro
https://diariealtro.it/?p=3863  29 giugno 2015
https://diariealtro.it/?p=8204  27 dicembre 2022

1 luglio Il dibattito.
I giorni dei Pride e l’idea cristiana di persona

Sono stati diversi gli eventi organizzati in Italia in queste ultime settimane o programmati per quelle a venire sotto la denominazione di Gay Pride, tanto da far parlare da parte degli organizzatori di un’Onda Pride 2023, che va dal Nord al Sud del Paese. La stessa titolazione degli eventi è da molti considerata superata, tanto che i promotori invitano sempre di più a parlare semplicemente di Pride, perché l’orgoglio che si vuol rivendicare è quello di tutte le persone che si sentono o sono discriminate, e non soltanto quello degli omosessuali.

Alla diffusione del fenomeno e al battage mediatico che lo accompagna non mi sembra abbiano corrisposto finora abbastanza contributi critici, che ne mostrassero i possibili valori in gioco, ma anche i limiti e le eventuali manipolazioni: proporre l’abbozzo di un tale contributo alla luce della visione cristiana dell’uomo è lo scopo delle riflessioni che seguono. Va osservato, anzitutto, che il messaggio di non discriminare nessuno non può che essere condiviso a partire dalla pari dignità di ogni essere umano davanti a Dio e in rapporto a chiunque altro: questo messaggio decisivo è stato elaborato proprio dal pensiero cristiano, grazie ai dibattiti cristologici della fine del IV secolo e della prima metà del V attraverso la definizione del concetto di “persona”, che può considerarsi il grande apporto della fede cristiana all’idea che possiamo farci dell’uomo.

Soggetto consapevole della propria storia, libero e responsabile nel costruire rapporti con altri e nell’accogliere con rispetto chiunque, quale che sia la sua provenienza culturale, sociale, politica o religiosa, la persona nella sua assoluta singolarità è il baluardo contro ogni massificazione e manipolazione dei protagonisti storici. Proprio in forza di questa convinzione il cristiano si riconoscerà chiamato a rispettare ogni persona e a rifiutare ogni emarginazione o discriminazione, quale che ne sia il motivo ispiratore. Di conseguenza, ogni impegno a favore del rifiuto di qualsivoglia ghettizzazione o logica discriminante troverà nei credenti e nella Chiesa convinti e motivati alleati. Fatta questa necessaria premessa, è non meno importante esporre alcuni motivi di riflessione indirizzati a tutti, a chi ha preso o prenderà parte agli eventi dell’Onda Pride come a chi vi si asterrà, sentendo questo tipo di manifestazioni estraneo o contrario alle proprie convinzioni e alla propria cultura.

Mi ispiro per quanto segue a quanto affermato con chiarezza da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, al numero 155: «L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune… Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”».

Alla luce di queste parole ritengo utile ricordare alcuni aspetti della visione cristiana della vita, che mi sembrano di portata largamente umana. In primo luogo, chi crede nutre in generale una profonda gratitudine per aver avuto nella propria infanzia un papà e una mamma ed essere cresciuto all’interno di una famiglia aperta alla vita. Le Assemblee del Sinodo dei Vescovi del 2014 e 2015 e l’esortazione apostolica a esse seguite Amoris laetitia  (19 marzo 2016) hanno sostenuto senza esitazione la consapevolezza che donare la vita è la gioia più grande e il dono più augurabile per tutti e per ciascuno, poiché in questa relazione vitale si esprimono l’amore reciproco degli sposi e la sua fecondità. Nella medesima linea si pone l’invito all’accettazione del proprio corpo come dono di Dio, necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono nella casa comune: l’apprezzamento del nostro corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere noi stessi nell’incontro con il diverso da noi. In tal modo, ci è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirci reciprocamente.

Questa convinzione è rilevante specie in relazione all’accompagnamento educativo degli adolescenti e dei giovani, che tanto più e meglio sapranno relazionarsi agli altri quanto più sapranno apprezzare la propria dignità di persone nella loro identità sessuale e nella loro specifica capacità relazionale. Nella visione cristiana la differenziazione sessuale è considerata vitale e arricchente per la crescita di tutti, per il semplice motivo che più siamo capaci di accoglierci in maniera autentica sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le persone diverse da noi, provenienti da altre etnie, lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica, diventando così anche più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo. Ce lo ricordano diverse parole di papa Francesco: anzitutto quelle famosissime pronunciate il 28 luglio 2013 sul volo da Rio de Janeiro a Roma in riposta alla domanda di un giornalista: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate, ma accolte».

Poi, fra le tante affermazioni possibili, quelle che il Papa ha fatto all’Angelus del 27 giugno 2021: «La malattia più grande della vita… è la mancanza di amore… Finiamola di giudicare gli altri! Gesù ci chiede uno sguardo non giudicante, ma accogliente. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri perché solo l’amore sana la vita… Non giudicare e lasciate vivere, amate gli altri e cercate di vivere con amore… Gesù guarda sempre il modo di salvarci e non la storia negativa che possiamo avere. Gesù va oltre i peccati, Gesù va oltre i pregiudizi, non si ferma alle apparenze. Lo stile di Gesù è avvicinarsi ». Quale sarà, allora, il nostro stile, anche verso chi sentiamo diverso o lontano dal nostro modo di vedere e di vivere?

Arcivescovo di Chieti-Vasto

 

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/lidea-cristiana-della-persona-nella-stagione-dei-pride-un-messaggio-che-d

 

6 Luglio 2023Permalink

11 aprile 2023 – NEMICI DALLA NASCITA da HO UN SOGNO N. 271

Ci tengo a sottolineare che il piccolo periodico  Ho un sogno, da cui copio il  mio pezzetto , prosegue nel riconoscimento dell’importanza del problema dei minori.
Il n. 271 del marzo di quest’anno, è il n. 5 del XXXI anno 

La Corte penale Internazionale, il tribunale per crimini internazionali che ha sede all’Aia, ha emesso un mandato di arresto contro il presidente della Repubblica di Russia Vladimir Putin quale ““Responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“. Insieme a lui è stata incriminata la sua responsabile per l’Infanzia Maria Lvova-Belova, per la sistematica deportazione di bambini ucraini delle zone occupate, quasi fossero “bottino di guerra”. Evidentemente l’avviso di un possibile mandato d’arresto è stato considerato efficace minaccia, se già si legge di restituzione di bambini rapiti.
È una notizia che stordisce: il Presidente di uno stato che ha diretta possibilità di influenza sulla sorte del mondo è considerato criminale passibile di arresto per aver sottratto bambini alla loro famiglia, al loro paese, in sostanza alla loro identità che in quella situazione si manifestava ed era riconosciuta.
A tutela di ogni nato l’Italia ha riconosciuto il principio del superiore interesse del minore (art. 3 della Convenzione sui diritti del fanciullo, New York il 20 novembre 1989, ratificata in legge n. 176 /1991). A questo principio si ispira la legge 40/1998 – detta Turco-Napolitano – quando, tra le eccezioni alla presentazione del permesso di soggiorno, indica quella per i genitori non comunitari che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio, affinché lo possano fare nella certezza di non doversi segnalare come irregolari di fronte a un ufficiale di stato civile.
Dal 2009 la legge ne prevede invece l’esibizione, suscitando  quella paura che può indurre i genitori irregolari a nascondere il neonato, riducendolo a un essere privo di nome, di famiglia, di identità.
La misura, frutto dell’insipienza politica e della distrazione dell’opinione pubblica, ma anche di scelta, ha avuto un’improvvisa attenzione quando alle “famiglie arcobaleno” è stata limitata la possibilità di registrare in Italia i loro figli, nati e registrati all’estero, come figli di un solo genitore e non nella pienezza della loro, pur riconosciuta, unione civile.
In questo caso non c’è stato silenzio, ma si è affermato con ampio risalto che il diritto di ogni bambino a un’esistenza riconosciuta non può essere inficiato da alcuna “considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale” (art. 2 Convenzione sopra citata).
La situazione italiana – letta in parallelo al crimine riconosciuto al presidente e alla responsabile per l’infanzia  della Federazione russa – ci suggerisce quanto i diritti dei minori siano ancora fragili e manipolabili.
Se chi nasce da “genitori sbagliati” in un “posto sbagliato” viene considerato un pericolo per la società, non possiamo che costruirci un mondo pieno di nemici.

Primo Levi moriva 36 anni fa

Il mio testo, raggiungibile con il link , passa  da una situazione friulana di oggi a
una lontana nel tempo e nello spazio,  ma non nella ferocia del significato ,                  che ho intitolato in un  apposito cap itoletto con foto che ho preso io stessa
Giocattoli vintage a Majdanek 

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

E’ vero che la dimensione dei due fenomeni è incommensurabile ma  me li accosta l’indifferenza alla creazione di nati per essere fantasmi da parte della popolazione italiana e, in vista delle elezioni comunali (quelle regionali sono appena trascorse), la paciosa tranquillità  con cui si accetta che lo sportello  del Comune possa farsi  muro per chi, migrante non comunitario irregolare,  si appresti a registrare la nascita di un figlio.
Ne scriverò ancora .e presto
Per il momento mi sento solo di trascrivere una poesia di Primo Levi

Era il 10 dicembre 1984,  Primo Levi sarebbe morto  l’11 aprile 1987
Sono passati  36 anni ma – per me – è come morisse oggi dicendo al cuore che quello che accade è il seme dell’orrore possibile, soprattutto se nessuno se ne vuole accorgere .
Quando il male diventa banale perde le connotazioni che lo vorrebbero altrimenti lontano. Ce lo ha ricordato, forse inutilmente, Hannah Arendt

Non vorrei disturbare l’universo.
Gradirei, se possibile,
sconfinare in silenzio
col passo lieve dei contrabbandieri
o come quando si diserta una festa.
Arrestare senza stridori
lo stantuffo testardo dei polmoni,
e dire al caro cuore,
mediocre musicista senza ritmo:
– Dopo 2,6 miliardi di battute
sarai pur stanco; dunque, grazie e basta -.
Se possibile, come dicevo;
se non fosse di quelli che restano,
dell’opera lasciata monca
(ogni vita è monca),
delle pieghe e piaghe del mondo;
se non fosse dei carichi pendenti,
dei debiti pregressi,
dei precedenti inderogabili impegni.

 

 

11 Aprile 2023Permalink