08 luglio 2009 – Una sola sicurezza: l’infamia – 3

2 luglio: il Senato approva
Il testo delle ‘disposizioni in materia di sicurezza pubblica’ (approvato dal Senato con il numero di codice 733-B) si avvia a compiere il suo percorso. Presto sarà legge operativa per volere di questo governo e con tante, troppe, complicità.
Proveniva dall’approvazione fiduciaria della Camera, dove il numero di codice identificativo era 2180, a sua volta preceduto dal primo dibattito in Senato (codice 733). Si è arrivati all’approvazione definitiva con due passaggi attraverso voti di fiducia, una parola il cui significato è stato umiliato dall’uso che il parlamento italiano ne ha fatto.
Tenterò, in poche puntate, una piccola rassegna stampa.
Pensavo che questa fosse l’ultima puntata della breve serie sull’ignominiosa legge votata il 2 luglio dal senato. Era mia intenzione concludere con una breve la rassegna della stampa locale, argomento che mi turba più degli altri perché mi ostino a sperare che, almeno dove vivo, l’indecenza trovi un freno. So che non é così ma mi ostino lo stesso.-
A mio conforto nel sito dell’agenzia giornalistica Fidest ho trovato una lettera di Bruno Segre, diretta al Presidente della Repubblica.
La trascrivo, dopo aver riportato un breve curriculum, che ho già pubblicato nel mio blog, rivisto e approvato da Segre stesso.

Bruno Segre, nato a Lucerna nel 1930, ha studiato filosofia a Milano alla scuola di Antonio Banfi.
Si è occupato di sociologia della cooperazione ed educazione degli adulti nell’ambito del Movimento Comunità fondato da Adriano Olivetti. Ha insegnato in Svizzera dal 1964 al 1969. Per oltre dieci anni ha fatto parte del Consiglio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano. Dal 1991 al 2007 ha presieduto l’Associazione “Amici di Nevé Shalom / Wahat al-Salam”. Ha dedicato contributi a vari aspetti e momenti della cultura e della storia degli ebrei. Autore di Gli ebrei in Italia (Fenice 2000, 1993; nuova edizione La Giuntina, 2001) e di Shoah (Il Saggiatore, 1998; nuova edizione 2003), dirige il periodico di vita e cultura ebraica Keshet.

Martedì, 7 Luglio 2009
Caro Presidente Napolitano,
sono un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell’Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d’Italia. Sull’atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell’anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere “di razza ebraica”: una dicitura che mi portero’ appresso sino alla morte. Memore del fascismo e delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il cosiddetto “pacchetto sicurezza” approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo. Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei confronti dei gruppi sociali piu’ deboli misure persecutorie e discriminatorie che, per la loro gravita’, superano persino le mostruosita’ previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico esempio, al divieto imposto alle madri immigrate irregolari di fare dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il riconoscimento della prole, fara’ si’ che i figli, sottratti alle madri che li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li dara’ successivamente in adozione. Per buona sorte, le garanzie previste dai Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri simili abusi. Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello straniero, del “diverso”, come nemico, mina alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica.
(Bruno Segre)

Altri hanno scritto al Presidente della Repubblica. Qualcuno invita i singoli cittadini e le associazioni a farlo.
Penso che lo farò anch’io: la cosa importante ora é non tacere

Intanto trascrivo la lettera di Giancarla Codrignani che ho appena ricevuto.

Caro Presidente,
non avrei voluto scriverti questa lettera e tanto meno permettermi di interferire con la tua alta responsabilità. Ma proprio perché in questo momento mi sembra necessario che si valorizzi anche la responsabilità civica di ciascuno di noi in quanto cittadino, credo di dovermi rivolgere a te per pregarti di non firmare le norme in materia di immigrazione approvate in questi giorni.
Davvero, non avrei mai pensato che dal nostro Parlamento uscisse un’offesa così grande ai diritti di libertà. Anche gli antichi, in diverso contesto, onoravano lo ius migrandi che nei nostri tempi ha avuto collocazione sia nell’art.13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, sia nell’art. 35 della Costituzione italiana. Soprattutto, mi mortifica riandare ai milioni di italiani che dalla fine del XIX secolo fino al secondo dopoguerra sono emigrati nelle più diverse parti del mondo, soffrendo le stesse pene a cui oggi questa legge condanna altri uomini e donne che, come i nostri migranti, cercano di sfuggire alla miseria e all’oppressione. Con le nuove norme neppure i rifugiati avranno garanzia di tutela, contro il dettato dell’art.10 della Costituzione che impone l’accoglimento di quanti non godano nel loro paese i diritti di libertà, addirittura, secondo gli atti della Costituente, senza reciprocità. Non a caso, perché tutti i partiti che avevano redatto la Carta del ’48 avevano avuto esuli dalle persecuzioni fasciste.
Il nostro paese non può accettare che sia reato non la condotta, ma l’identità di una persona, né che si violi l’uguaglianza discriminando gli esseri umani sulla base di criteri nazionalisti e razzisti, né che si verifichino respingimenti in forma crudele e illegale dal territorio nazionale (intendendo come tale anche la nave italiana che abbia raccolto i profughi).
Non vorrei mai avere sentito un ministro della Repubblica dire che dobbiamo essere “cattivi”. Ma vorrei anche che non solo i cittadini informati, ma anche quanti restano ancora ignari della sostanza dei problemi non corressero il rischio di venire sospinti da false paure verso sponde razziste. E come donna non vorrei mai che qualche bambino imparasse a non ritenere cittadino come lui un bimbo nato da una mamma come la sua, ma clandestina.
Caro presidente Napolitano, abbiamo entrambi conosciuto l’esperienza del lavoro parlamentare in anni non lontani, che hanno conosciuto anche eventi tragici, ma che mantenevano il massimo rispetto delle garanzie istituzionali e che avevano rafforzato la democrazia italiana nel contesto internazionale. Ti prego: aiuta il paese a mantenere quella dignità.
GIANCARLA CODRIGNANI
ex-parlamentare

8 Luglio 2009Permalink

07 luglio 2009 – Una sola sicurezza: l’infamia – 2

2 luglio: il Senato approva
Il testo delle ‘disposizioni in materia di sicurezza pubblica’ (approvato dal Senato con il numero di codice 733-B) si avvia a compiere il suo percorso. Presto sarà legge operativa per volere di questo governo e con tante, troppe, complicità.
Proveniva dall’approvazione fiduciaria della Camera, dove il numero di codice identificativo era 2180, a sua volta preceduto dal primo dibattito in Senato (codice 733). Si è arrivati all’approvazione definitiva con due passaggi attraverso voti di fiducia, una parola il cui significato è stato umiliato dall’uso che il parlamento italiano ne ha fatto.
Ho già proposto una piccola rassegna stampa nel mio testo datato 6 luglio.
Continuo riportando alcune citazioni, frammentarie e insufficienti per illustrare l’ampiezza e la serietà dei contributi che cito e che, pur se riferiti in forma così inadeguata, escono dal generico mantra antiberlusconiano.
Certamente fondato ma insufficiente.
Occorre conoscere e capire per opporsi in forma valida e forse queste citazioni possono offrire almeno spunti di riflessione.

La Stampa 3 luglio pag. 35 (segue dalla prima) “Una svolta che non aiuta la giustizia” di Carlo Federico Grosso
”Immagino che numerosi lettori applaudiranno la nuova norma, ritenendo che essa costituisca un esempio di reazione forte dello stato all’ingresso clandestino in Italia di stranieri delinquenti. In realtà il nuovo reato appare, ai tecnici del diritto, più che altro un ‘manifesto’ privo di logica e utilità se non, addirittura, una novità foriera di danni per l’esercizio della giustizia. <.Segue un’ampia, interessante disamina di alcune norme e infine la conclusione> Il ‘segno distintivo’ della nuova legge è comunque, senza dubbio, il reato di immigrazione clandestina. Ed è su tale profilo che deve essere, pertanto, misurato il livello di civiltà, o di inciviltà, del ‘legislatore nuovo’ che si accinge, in un modo o nell’altro, a trasformare lo Stato Italiano a sua immagine”.

Riprendo un testo dal Sole 24 Ore del 4 luglio (pag. 6 – Marco Ludovico. Ma la mia Svetlana è fuori legge?).
“ <…> sono tutti concordi nel sostenere che le procedure amministrative per l’espulsione rimangono intatte. Certo, la novità è che oggi si affianca un procedimento penale, con il giudice di pace che può condannare l’immigrato, comminando la sanzione economica da 5 a 10mila – ma nessuno crede che gli interessati pagheranno – e poi decretare l’espulsione. Un migrante irregolare tout court rintracciato fino a ieri subisce oggi la stessa sorte, con la differenza che scatta anche la denuncia delle forze dell’ordine al giudice. L’epilogo ò sempre lo stesso: il decreto di espulsione e l’allontanamento, che può avvenire se è stata possibile l’identificazione. Negli stessi rischi incorre il migrante con il permesso di soggiorno scaduto, che non ha potuto rinnovarlo perché ha perso il lavoro (e i casi di questo genere, con la recessione in corso, sono sempre di più).
Il vero problema, come sostiene una fonte qualificata del Viminale, ‘non è la quantità delle espulsioni, ma la loro qualità, intesa come la capacità dello Stato di allontanare innanzitutto e soprattutto il maggior numero di soggetti pericolosi per la pubblica sicurezza’.

Avvenire 3 luglio pag. 11. ‘Molti no dalla galassia dell’associazionismo’ di Marco Iasevoli
”Insorgono anche i medici cattolici: ‘Siamo contrari a qualsiasi norma che introduca l’obbligo di denunciare gli immigrati irregolari. Siamo anche pronti <…> a fare delle campagne in questa direzione’. D’accordo l’ordine dei medici: ‘Se un nostro collega dovesse incorrere in sanzioni penali lo sosterremmo, fino ad arrivare all’autodenuncia’. Sicuramente nuova è la convergenza tra magistrati e penalisti. Per l’ANM, il segretario Giuseppe Cascini parla di ‘norme dannose, ingiuste e senza nessun effetto positivo per la sicurezza dei cittadini’. Fanno eco i penalisti: ‘E’ un provvedimento propagandistico, inaccettabile che segna una involuzione autoritaria del sistema’ ”

La Repubblica 3 luglio pag. 41 (continua dalla prima) “Adriano Sofri. Ora L’Italia è più cattiva”.
Insieme ad altre interessanti considerazioni, Sofri tocca un punto che pochi hanno considerato, quello delle carceri: ”Mai nella storia del nostro Stato si era sfiorato il numero attuale di detenuti: 64mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge riempirà a dismisura i loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: ‘Le carceri scoppiano, c’è da temere il ritorno della violenza, un’estate di rivolte’. Può darsi. Ma non dovrebbe essere lo spauracchio delle rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l’umanità schiacciata delle galere è oggi capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere gli uni sugli altri, stranieri gli uni agli altri. La domanda se questi siano uomini”.

Corriere della sera 4 luglio pag. 13 “Il monsignore critica Maroni ma il Vaticano non lo difende” di Alberto Melloni.
” conclusione molto interessante e da verificare quando sarà il momento. Dopo aver ricordato il comunicato della sala stampa vaticana che sembra prendere le distanze dalle critiche di mons. Marchetto, segretario del pontificio consiglio per i migranti, l’autore aggiunge: Quel comunicato “…non può dare l’impressione che la Santa Sede appoggi una legge che crea inquietudine e disagio nei vescovi italiani?
Un dubbio che non durerà molto: un provvedimento pontificio di gennaio ha infatti stabilito che, a differenza di quanto accaduto negli ultimi ottant’anni, la Santa Sede recepirà caso per caso le leggi italiane come fonti del proprio diritto, legge Maroni inclusa. Questione di tempo, dunque, e a mons. Marchetto sarà resa giustizia?”
La faccenda mi incuriosisce anche perché mi chiedo: se no n recepiranno che faranno? Ripristineranno il diritto d’asilo con campeggio nei giardini vaticani?

E infine un documento firmato da alcuni artisti italiani che ho ripreso da il sito ildialogo.org.
Lo riporto perché c’è il passaggio, per me essenziale, relativo al diniego del riconoscimento dei neonati.
Mi chiedo però perché finora tanto silenzio e tanti silenzi e parole, quando ci sono, tardive?
Nel prossimo scritto di questa breve serie cercherò di riportare e analizzare quelli che mi hanno impressionato e che ho tentato di analizzare a livello locale, sperando che qualcuno mi scriva dal suo luogo: forse riusciremo a capire di più di un silenzio che turba.

Contro il ritorno delle leggi razziali in Italia
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera società europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state però conosciute in tempo.
In questo momento c’è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, però, un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l’adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né le costringevano all’aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all’opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall’Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009

7 Luglio 2009Permalink

06 luglio – Una sola sicurezza: l’infamia – 1

2 luglio: il Senato approva
Il testo delle ‘disposizioni in materia di sicurezza pubblica’ (approvato dal Senato con il numero di codice 733-B) si avvia a compiere il suo percorso. Presto sarà legge operativa per volere di questo governo e con tante, troppe, complicità.
Proveniva dall’approvazione fiduciaria della Camera, dove il numero di codice identificativo era 2180, a sua volta preceduto dal primo dibattito in Senato (codice 733). Si è arrivati all’approvazione definitiva con due passaggi attraverso voti di fiducia, una parola il cui significato è stato umiliato dall’uso che il parlamento italiano ne ha fatto.

3 luglio – Libero, in due paginoni annunciati in prima, propone, sotto la dicitura ‘I successi del governo’, un’intervista al ministro Maroni, curata da Gianluigi Paragone. L’intervista è preceduta da una scheda che trascrivo.
Copiarla è stata un’operazione ripugnante, ma voglio che le mie impressioni diventino, almeno per me, memoria.

I punti chiave (secondo Libero)
La clandestinità diventa reato
. Chi entra o soggiorna in maniera illegale in Italia commette il reato di immigrazione clandestina. La pena è un’ammenda da 5 a 10 mila euro. I clandestini sono sottoposti a processo davanti al giudice di pace con espulsione per direttissima.
Nascono i centri di espulsione. I Centri di permanenza temporanea (Cpt) diventano Centri di identificazione e di espulsione. La permanenza massima passa da 2 a 6 mesi.
Servizi pubblici off limits. Chi svolge la funzione di pubblico ufficiale ha l’obbligo di denuncia dei clandestini che si presentano agli sportelli.
La registrazione all’anagrafe. Il permesso di soggiorno diventa obbligatorio per qualsiasi atto: registrazione nuovi nati, matrimonio, etc.
Soggiorno a pagamento. Il permesso di soggiorno e l’acquisizione della cittadinanza italiana saranno a pagamento: da 80 a 200 euro.
Favoreggiatori’ nel mirino. Chi favorisce l’ingresso dei clandestini rischia fino a 15 anni di carcere. E chi affitta appartamenti agli irregolari .rischia fino a 3 anni di carcere.
Le ronde per la sicurezza. Associazioni di cittadini potranno pattugliare il territorio e segnalare alle forze dell’ordine situazioni di disagio sociale o di pericolo. Saranno iscritte in elenchi e dovranno essere format prioritariamente da ex agenti.
Nuovo giro di vite antimafia. Carcere duro per i reati di mafia è rinnovato non più ogni 2 anni ma ogni 4. Tutti i colloqui familiari saranno registrati. Escluse dagli appalti pubblici le imprese che abbiano omesso denunce di racket. Nei casi di infiltrazione mafiosa, lo scioglimento dei Comuni riguarderà anche gli organi amministrativi e tecnici.
Writers e vandali, pene più severe. La nuova legge prevede carcere fino a 3 mesi per chi imbratta cose di interesse artistico o storico.
Alcol e droghe, patente da rifare. E’ disposta d’ufficio la ‘revisione della patente’ per chi guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe. Si tratta della procedura che accerta il possesso dei requisiti psicofisici attitudinali per la guida. Inoltre, la revoca della patente è più facile.

E ora alcuni passaggi delle dichiarazioni del ministro dell’Interno cui aggiungo, per necessità di personale decenza, alcune mie note.

“Maroni: ..<…> Mi hanno detto che Micromega accusa il governo di aver ripristinato le leggi razziali. Affermano che vietiamo i matrimoni misti e che le donne clandestine, con questo provvedimento, non potranno riconoscere i loro figli. Così costoro saranno sottratti dallo stato come avveniva per i figli degli ebrei. Di fronte a questo genere di falsità non intendo più restare inattivo …<…>” (nota 1)

Domanda: L’appello di Micromega è stato firmato da diversi esponenti della cultura: possibile che si siano sbagliati tutti?
Maroni: Io sfido chiunque a trovare nel testo approvato da Parlamento un articolo, un passaggio, in cui è scritto quel che dice Micromega sui matrimoni misti e sui matrimoni dei clandestini”.
(nota 2)

”Maroni: <…> Ha ragione mons. Marchetto; questa nuova legge porterà dolore ai mafiosi e difficoltà ai clandestini; di contro sarà una legge a tutela delle persone perbene”.
Domanda: Ministro, non sono perbene molte colf e molte badanti che ora rischiano il penale?
Maroni: Ecco un altro esempio di malafede venduta per verità. Qualsiasi studente del primo anno di giurisprudenza sa bene che la legge penale non ha effetto retroattivo, pertanto il reato di immigrazione clandestina non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente. Di conseguenza nessuna colf o nessuna badante già in Italia, ripeto anche se entrata irregolarmente, sarà espulsa. …” (nota 3)

nota 1 – Sul problema del riconoscimento dei figlio ho riportato da marzo in qua molta documentazione da fonti autorevoli e non mi ripeto.
Una precisazione soltanto, relativa all’ignoranza del ministro Maroni, che non sarebbe un problema se la gente non gli credesse.
Le leggi razziali del 1938 non prevedevano la lacerazione del rapporto madre-figlio.
Agli ebrei era proibito il matrimonio, anche quando fossero parte di coppia mista; di conseguenza il figlio eventuale di una coppia non sposata sarebbe stato un illegittimo (così voleva il linguaggio dell’epoca), ma non ne sarebbe stata impedita la registrazione anagrafica come figlio della sua mamma e credo che il padre lo avrebbe potuto riconoscere come ‘figlio naturale’.
A strappare i figli ai genitori avrebbero provveduto, con l’apporto operativo dell’esercito tedesco occupante, le leggi naziste, e i solerti funzionari della Repubblica di Salò che garantivano l’invio degli ebrei a Fossoli, agevolando ‘legalmente’ le successive deportazioni.
Posso ancora considerare priva di significato la collocazione della repubblica di Salò in territorio padano?
Forse l’entusiasmo – sguaiatamente esibito dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza in Senato – ha fatto sì che le confuse cognizioni del ministro sovrapponessero alle leggi razziali il caso Mortara (1858) quando i gendarmi pontifici (Bologna allora faceva parte dell’ancor esteso stato papale) rapirono un bambino ebreo che una cameriera cristiana aveva nascostamente battezzato durante un grave malattia, rivelandolo poi al confessore. Secondo Pio IX quel bambino doveva essere allevato nella religione cristiana. E così fu.

nota 2 – Certamente nelle norme sulla nuova sicurezza non è esplicitamente scritto che i matrimoni misti sono vietati, che i neonati figli di sans papier diventeranno apolidi senza nome e via bestemmiando, ma semplicemente è stata soppressa la norma che nel testo unico sull’immigrazione prevedeva che non fosse necessario presentare il permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile.
Dice esattamente quel testo che ha meritato la fiducia della maggioranza parlamentare (art. 1, comma 22, lettera g, spesso ancora citato secondo il testo del primo codice 733 e del successivo 2180: articolo 45, comma 1, lettera f ) che
”Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie. i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.
Un testo da decriptare. L’ho fatto più volte nei miei articoli da marzo a giugno

 nota 3 – Questa volta non annoto io ma riprendo un testo dal Sole 24 Ore del 4 luglio (pag. 6 – Marco Ludovico. Ma la mia Svetlana è fuori legge?).
Scelgo questo quotidiano perché notoriamente estraneo alla sinistra (termine cui ormai sembra indispensabile nell’opinione comune aggiungere un aggettivo denigratorio), ammesso che esista una sinistra che, nell’abietto dibattito sul pacchetto sicurezza, sia stata capace di fondare i propri ragionamenti su concetti alternativi a quelli lego-governativi. Uniche eccezioni a questa cupa atmosfera ammorbante che io abbia avuto modo di riscontrare alcuni interventi parlamentari, di cui scriverò nelle prossime puntate.
Commentando la citazione governativa trascritta sopra, l’articolista scrive: “Secondo il ministro, quindi, sarebbero salvi anche gli stranieri irregolari approdati in Italia fini a ieri, compresi quelli che non hanno presentato domanda per i flussi. L’articolo 10 bis della legge appena approvata, però, parla di ‘ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato’. Punisce non solo chi entra clandestinamente, ma anche chi in Italia continua a vivere in questa condizione. Tutti gli addetti ai lavori interpellati dal ‘Sole 24 Ore’ sostengono: chiunque, anche se badante o colf o lavoratrice o lavoratore, in assenza di permesso di soggiorno è destinatario, in teoria, di espulsione e, da ieri, di condanna penale per il reato di clandestinità, con l’entrata in vigore del pacchetto sicurezza”.

Concludo, sempre dal ‘Sole 24 Ore’ del 4 luglio (pag.13), con le ultime righe di un articolo di Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale: “Alessandro Manzoni ci racconta delle ‘gride’ con cui il governatore della Milano spagnola intimava ai ‘bravi e vagabondi’, di ‘sgomberare il paese’, minacciando ‘la galera a renitenti’; e l’anno dopo, constatato che la città ne era tuttora piena, ordinava che chiunque constasse esser ‘riputato per bravo’ e ‘aver tal nome’, ancorché ‘non si verifichi aver fatto delitto alcuno’, fosse ‘mandato alla galea’ per un triennio, ‘per la sola opinione e nome di bravo’. Si sa quanto servivano questi provvedimenti. Ma fino a quando la nostra ‘civile’ società italiana continuerà a chiedere alla politica di emanare sempre nuove gride, anziché chiedere di affrontare con razionalità i problemi reali nelle loro radici effettive, e con i mezzi adeguati?”

6 Luglio 2009Permalink

09 giugno 2009 – Mariastella prima, graziosa sovrana.

La storia di Daria
Aveva cominciato il mattino di Napoli “io clandestina, che sogna la maturità. Daria da tre anni in un liceo di Napoli….” e poi ancora il giorno successivo: “La Gelmini a Daria: si all’esame. Napoli, é clandestina ma farà la matura”.
E ancora Repubblica –sempre l’otto- “é clandestina e senza codice fiscale,‘niente maturità’ e poi il dietrofront”.
E ancora il Corriere della sera: “Daria, bravissima a scuola, ma senza codice fiscale: niente maturità. La ragazza, ucraina e clandestina, rischia di saltare l’esame. Prof e compagni si mobilitano per lei”
La rassegna stampa del governo riporta un articolo de Il messaggero (8 giugno) dello stesso tenore che riassume la situazione così: “Questo è l’anno del suo esame di maturità, ma una circolare di Stato ha rischiato di bloccarle la strada. La ragazza ucraina è bravissima, conosce sei lingue, ma è ucraina e clandestina, non ha documenti italiani, tantomeno il codice fiscale che da quest`anno è obbligatorio per sostenere la prova scolastica”.
Sottolineo quel geniale “da quest’anno” che ci aiuterà a capire
La graziosa ministra distrattamente tranquillizzava già il 7 giugno (Cfr. La Repubblica) con un comunicato in contraddizione con quello del giorno successivo tratto dalla rassegna stampa del ministero: “Non c’è nessun motivo di legge per cui la ragazza di Napoli non possa affrontare l’esame di maturità. Ogni altra indiscrezione su questa vicenda è priva di qualsiasi fondamento giuridico”.
Si parla quindi di un errore di interpretazione da parte del dirigente scolastico, che però è sicuro: la circolare era tassativa, senza inserire i dati completi dello studente (e quindi anche il codice fiscale) sul sito del ministero, l’esame non si può fare”.
Anche un’agenzia dell’Associated Press precisa che “una circolare del 22 maggio 2009 della Gelmini vuole che senza codice fiscale non si possa sostenere l’esame”.

Il codice fiscale e il diritto allo studio.

Mi scuso a priori perché voglio contestualizzare questa notizia e darle un senso oltre l’occasionalità e perciò sarò particolarmente lunga ma sono stanca e irritata dalla confusione che regna sotto il nostro povero cielo e provo a fare un po’ d’ordine a modo mio.
Se non piace a chi legge c’é lo spazio dei commenti per farcelo sapere, per chi ne avesse voglia.

La legge ancora in vigore (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”) all’art. 6 comma 2 afferma che “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Lo scorso mese di febbraio il senato, riformando questa norma all’interno del non ancora approvato ‘pacchetto sicurezza’, eliminava (con la lettera f del comma 1 dell’art. 45) il riferimento agli atti di stato civile che si sarebbero quindi potuti registrare tutti solo presentando il permesso di soggiorno.
I medici avevano già protestato perché tale misura li avrebbe fatti spie e. a questo punto, alcuni presidi facevano lo stesso (ma non é stato chiarito se li dominasse la paura di perdere allievi o il rispetto del diritto allo studio degli stessi).
Interveniva allora il Presidente della Camera, proponendo due deroghe alla presentazione del permesso di soggiorno: l’accesso alle prestazioni sanitarie, previste anche per i sans papier dal citato testo unico 286, e l’accesso alle ‘prestazioni scolastiche obbligatorie’ per cui non sarebbe stato richiesto il permesso di soggiorno.
Oggi il Senato é chiamato a discutere ancora il pacchetto sicurezza e si trova, tra l’altro, davanti al comma 22 dell’art. 1 (ex lettera f del comma uno dell’art. 45) che, modificato dagli emendamenti approvati alla camera, potrebbe in futuro suonare così: “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Precisando che (salvo pochissimi casi che, per quelli a me noti, io ho citato e illustrato) i sindaci sono rimasti indifferenti al fatto che fra qualche tempo si potrebbero trovare a non registrare alcuni nati nel loro territorio a seguito di un discrimine razzista (e ricordo anche la mostruosa impossibilità per alcuni genitori di riconoscere i figli) torniamo al caso Daria, vittima eroina di questa vicenda che ha avuto il coraggio di denunciare, trovando ascolto e voci dignitose a suo sostegno.

Nuove leggi e legali omissioni

Già in maggio l’Asgi segnalava che alcuni presidi avevano scritto sulla lavagna i nomi degli studenti stranieri che avrebbero dovuto esibire il permesso di soggiorno.
Chi distrattamente li sosteneva parlava di minorenni senza rendersi conto che il problema riguardava anche gli ultradiciottenni.
Comunque la faccenda restava ignorata fino al caso Daria e soprattutto nessun sindaco né alcun assessore delegato ai servizi anagrafici parlava della registrazione dei minori alla nascita. Preciso che, per il caso di Daria, non ho trovato nessuna parola di solidarietà da parte della signora Jervolino, la città dove Daria studia e lavora e dove i suoi genitori lavorano. Ma neppure il sindaco della città dove vivo si é preoccupato del fatto che forse in futuro non potrà registrare alcuni neonati all’anagrafe.
I Sindaci sembrano essere diventati – nella loro maggioranza- una categoria un po’ arcaica nella concezione delle relazioni sociali e piuttosto distratta per ciò che riguarda loro compiti primari.

Contestualizzata la storia la conclusione é facile.

Oggi la graziosa ministra ha messo Daria in condizioni di ringraziarla, offrendo al buon popolo plaudente un’immagine di sé buona e pietosa caso per caso, in quell’intima relazione umana che é al di sopra di ogni legge e che di ogni contratto sociale può infischiarsi.
Domani ci sarà il comma 22 dell’art. 1 del pacchetto sicurezza a togliere all’on. Gelmini anche il fastidio di un’operante pietà.
I neonati figli di irregolari non saranno registrati (e se entreranno in Italia gia cresciuti é facile prevedere misure tali da impedire loro il godimento di diritti essenziali) e quindi le varie Darie faranno le badanti (perché a quella clandestinità nessuno farà opposizione) senza titolo di studio.
Sarà loro concessa la lettura se potranno permettersi l’acquisto dei libri.

10 giugno. L’Asgi segnala una nota legislativa sul problema degli studenti maggiorenni, permesso di soggiorno e/o codice fiscale

9 Giugno 2009Permalink

06 giugno 2009 – Bambini fantasma fra Obama e il sindaco di Udine.

Nel suo straordinario discorso all’Università del Cairo (uno dei più prestigiosi, forse il più prestigioso, centro culturale islamico) il presidente degli USA non ha dimenticato la parola dream, evocativa del grande sogno di Martin Luther King, quel sogno che ha consentito a uomo, il cui padre non poteva entrare in ristorante a causa del colore della pelle, di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.
Nel suo discorso Barak Obama, rivendicando l’arabicità del suo nome, ha ricordato molte volte i diritti dei bambini.
In Italia un diritto fondamentale, fonte di ogni altro, rischia di essere cancellato per i neonati figli di immigrati irregolari: il diritto ad avere un nome, insieme al diritto delle loro mamme e dei loro papà di essere riconosciuti genitori del loro figlio.
La realizzazione di quel diritto, minacciata dal disegno di legge in discussione in senato, non é competenza del presidente degli USA, ma dei nostri comuni.
In Friuli finora tre soltanto si sono dichiarati responsabili verso i nuovi nati; spero che preso altri se ne aggiungano.
Mentre il presidente degli USA lavora per superare le meschinità della politica della paura e in Olanda si segnala l’affermazione elettorale di un partito xenofobo, l’ASL udinese assicura agli stranieri privi di permesso di soggiorno – come previsto dal Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali”, “la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore, … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni,…gli interventi di profilassi internazionale,.. la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
A livello locale non consta (ancora?) alcun caso di spionaggio medico che il decreto 286 – ancora in vigore- vieta.
Inoltre presso un ospedale cittadino é stato messo a disposizione un ambulatorio dove operano medici volontari che offrono servizi analoghi a quelli prestati dai medici di base.
La Lega Nord, evidentemente a caccia di qualche voto da conquistarsi con la politica della paura artatamente e abilmente costruita, chiede che l’ambulatorio venga chiuso, in attesa che il pacchetto sicurezza crei negli immigrati privi di permesso di soggiorno la paura che impedirà loro di far ricorso ai sevizi sanitari.
A Pordenone la chiusura di un simile ambulatorio é già stata attuata a quanto ne so con la complicità di disposizioni regionali.
Il sindaco di Udine dichiara che l’ambulatorio presso l’ospedale “svolge un sevizio prezioso perché filtra le richieste che finirebbero al pronto soccorso. Chiuderlo significherebbe trovarsi con un pronto soccorso intasato e con maggiori spese.” (5 giugno – Messaggero di Udine pag. 2).
Da parte mia chiedo al sindaco di Udine: che intende fare qualora in senato passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera e gli fosse impedito di registrare i neonati figli di immigrati privi di permesso di soggiorno?
Chiedo ai responsabili dell’ASL: quali misure intendono prendere per il certificato che deve essere obbligatoriamente compilato dopo ogni parto, sempre nell’ipotesi che passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera?

Sono domande retoriche, dato che l’esperienza mi insegna che i signori interpellati non rispondono a una singola cittadina ma qualcuno che leggesse, avesse la grazia di essere interlocutore ascoltato, potrebbe porgliele e renderne nota la risposta.

E chiedo soprattutto agli anziani assistiti da badanti e ai loro familiari: come intendono comportarsi se la badante priva di permesso di soggiorno necessita di cure e di controlli medici, che possono essere garanzia anche per la salute degli assistiti?
Preciso che la badante priva di permesso di soggiorno difficilmente é il frutto di uno sbarco da gommoni: può essere una persona fatta entrare dagli stessi assistiti con permesso turistico (e poi trattenuta per uno stato di necessità) o una persona in origine regolarmente assunta, ‘ereditata’ da un precedente anziano la cui morte avrebbe privato la donna di lavoro e, conseguentemente, di permesso di soggiorno.
Probabilmente é tempo perso ma io invito le persone a non lasciarsi abbindolare dalla politica della paura.
Oltre ad essere indecente, non é conveniente.

NOTA:
Chi volesse leggere il testo completo della traduzione del discorso di Obama può farlo da qui.

6 Giugno 2009Permalink

24 maggio 2009 – Nemici dell’Italia: Neonati senza madre e senza padre, fantasmi senza nome.

Ne ho scritto nel mio vecchio blog, ne ho scritto in questo sito, ho scritto lettere ad amici (forse annoiandoli), ho scritto al sindaco del mio comune (senza ricevere risposta), ho scritto ad assessori del mio comune (impermeabili al dubbio, negano il problema).
Ora segnalo con ammirazione e sollievo l’odg approvato da un comune della provincia di Udine.
Ne riporto il testo e il comunicato che lo precede.

COMUNE DI PALAZZOLO DELLO STELLA
Gruppo Consiliare del Partito Democratico

Durante la seduta del Consiglio Comunale di Palazzolo dello Stella tenutosi venerdì 8 maggio u.s. è stato discusso un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare del PD avente per oggetto l’ appello dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione (ASGI) sulle conseguenze dell’art. 45, comma 1° lett. f) del D.D.L. C. 2180 sul diritto del minore a essere registrato alla nascita. Il documento, richiamata la raccolta di firme promossa dall’ASGI per l’appello in oggetto teso a sottolineare come la norma che impedisce all’ ufficiale di stato civile di ricevere la dichiarazione di nascita e di riconoscimento del figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno costituisca una misura che nega alla radice uno dei principali diritti della persona, oltre a scoraggiare una protezione del minore e della maternità, e per questo rappresenta una palese violazione sia della Costituzione che della Convenzione ONU dei diritti per l’infanzia, invita i parlamentari a tener conto di tali innegabili conseguenze e quindi a respingere la disposizione di cui all’art. 45, comma 1° lett. f) del D.D.L. C. 2180. L’ ordine del giorno del PD è stato approvato dal consiglio comunale con la sola astensione dei tre appartenenti alla Lega Nord (il sindaco e due consiglieri comunali). Il risultato della votazione (in un consiglio con maggioranza di centrodestra) è significativo e rappresenta la fine che farebbero molto probabilmente gran parte dei provvedimenti demagogici, razzisti ed incostituzionali contenuti nel disegno di legge sulla sicurezza all’esame del Parlamento senza la fiducia imposta da Maroni e Berlusconi. La prima firmataria dell’ordine del giorno palazzolese è una “nuova cittadina”, la consigliera del PD Mendez Amelia Georgina, nata a Santiago di Cuba.

Il capogruppo del PD Lorenzo Fabbro

 COMUNE DI PALAZZOLO DELLO STELLA – ORDINE DEL GIORNO

OGGETTO: “APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE (ASGI) SULLE CONSEGUENZE DELL’ART, 45, COMMA 1, LETT. F DEL DDL C.2180 SUL DIRITTO DEL MINORE ESSERE REGISTRATO ALLA NASCITA”.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI PALAZZOLO DELLO STELLA

Premesso che

– L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigraziOne – ASGI – ha promosso una raccolta firme per l’appello in oggetto, riportato nel presente Ordine del Giorno, da rivolgere alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, alla Commissione infanzia e ai Capigruppo;
– l’art. 45, comma 1, lett. F) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180) introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibire il permesso di soggiorno in sede di richiesta di provvedimento riguardanti gli atti di stato civile, tra i quali sono inclusi anche gli atti di nascita, a modifica dell’art. 6 comma 2 del D. Lgs. 286/1998, eliminando l’eccezione attualmente prevista in base alla quale il cittadino straniero è esonerato dall’obbligo di presentare il documento di soggiorno per i provvedimenti riguardanti gli atti di stato civile;
– l’ufficiale dello stato civile non potrà dunque ricevere la dichiarazione di nascita né di riconoscimento dal figlio naturale da parte di genitori stranieri privi di permesso di soggiorno;

Considerato che

– La disposizione normativa che impedisce la registrazione della nascita si configura con una misura che nega alla radice uno dei diritti principali della persona, oltre a scoraggiare una protezione del minore e della maternità apparendo dunque incostituzionale sotto diversi profili:
– in primo luogo comporta una palese violazione del dovere per la Repubblica di proteggere la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo (art. 32 comma 2 Cost.) e sfavorisce il diritto-dovere costituzionale dei genitori di mantenere i figli (art. 30 comma 1 Cost.);
– in secondo luogo viola il divieto costituzionale di privare della capacità giuridica e del nome una persona per motivi politici (art. 22 Cost.) ed è noto che la dottrina costituzionale si riferisce alle privazioni per qualsiasi motivo di interesse politico dello Stato;
– la norma è altresì costituzionale per violazione del limite previsto dall’art. 117, comma 1 Cost. che impone alla legge di rispettare gli obblighi internazionali, ponendosi infatti in palese contrasto con la convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva con legge del 2 maggio 1991, n. 176 che gli articoli 7 e 8 riconosce a ogni minore senza alcuna discriminazione (dunque indipendentemente dalla nazionalità e dalla regolarità del soggiorno del genitore), il diritto di essere “registrato immediatamente al momento della sua nascita”, il diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi”, nonché il diritto “a preservare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e sue reazioni famigliari”;
– la disposizione in oggetto violerebbe inoltre l’art. 24 comma 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato a New York il 16 dicembre 1966, ratificato reso esecutivo con legge 25 ottobre 1977, n. 81, che espressamente prevede che ogni bambino deve essere registrato immediatamente dopo la nascita ed avere un nome;

Valutato che

Le conseguenze di tale modifica normativa sui bambini che nascono in Italia da genitori irregolari sarebbero gravissime:
– i minori che non saranno registrati alla nascita resteranno privi di qualsiasi documento e totalmente sconosciuti alle istituzioni: bambini invisibili, senza identità, e dunque esposti a ogni violazione di quei diritti fondamentali che ai sensi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza devono essere riconosciuti a ogni minore: Ad esempio, in mancanza di un documento da cui risulti il rapporto di filiazione, molti di questi bambini non potranno acquisire la cittadinanza dei genitori e diventeranno dunque apolidi di fatto. Per tutta la vita incontreranno ostacoli nel rapportarsi con qualsiasi istituzione inclusa la scuola. Proprio a causa del loro essere invisibili, saranno assai più facilmente vittime di abusi, di sfruttamento e della ratta di esseri umani.
– in secondo luogo, vi è il forte rischi che i bambini nati in ospedale non vengano consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno, essendo a quest’ultimi impedito il riconoscimento del figlio, e che in tali casi venga aperto un procedimento per la dichiarazione dello stato di abbandono. Questi bambini, dunque, potranno essere separati dai loro genitori in violazione del diritto fondamentale di ogni minore a crescere nella propria famiglia (ad eccezione dei casi in cui ciò sia contrario all’interesse del minore), sancito dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e della legislazione italiana.

Valutato inoltre che

Molte donne prive di permesso di soggiorno, temendo che il figlio venga loro tolto, potrebbero decidere di no partorire in ospedale, e, anche in considerazione delle condizioni estremamente precarie in cui vivono molti irregolari, sono evidenti gli elevatissimi rischi che questo comporterebbe per la salute sia del bambino che della madre, con un conseguente aumento delle morti di parto e delle morti alla nascita.

Invita

i Parlamentari, in particolare ai membri della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, i membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, i membri della Commissione parlamentare per l’infanzia e i gruppi parlamentari della Camera dei deputati, come richiesto dall’appello dell’ASGI, a respingere la disposizione di cui all’art. 45, comma 1, lett. F) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza” (C.2180), per evitare queste gravissime violazioni dei diritti dei minori, oltre che dei loro genitori

E’ stato diffuso fra persone con ruolo istituzionale negli enti locali e ne ha dato notizia ‘persino’ un quotidiano locale’ (Messaggero Veneto di Udine 23 maggio pag. III).

Una sola precisazione: ora il pacchetto sicurezza é di nuovo in senato, trascrivo l’iter del ddl, chi volesse verificare può farlo anche da qui

S.733 – stralcio di S.733-BIS approvato 5 febbraio 2009
C.2180 approvato con modificazioni 14 maggio 2009
S.733-B assegnato (non ancora iniziato l’esame) 14 maggio 2009

24 Maggio 2009Permalink

09 maggio 2009 – Diari e altro torna a funzionare.

Quale situazione? Evidentemente quella con cui ho forzatamente concluso i miei scritti in aprile: la sottrazione –per legge- dei neonati alle madri sans papier.
La prossima settimana la camera dei deputati voterà la fiducia sui tre maxiemendamenti al cd. pacchetto sicurezza.
La fiducia verrà posta martedì 12 maggio per essere votata mercoledì 13 maggio. Previsto invece per giovedì 14 maggio, con diretta televisiva, il voto finale sul provvedimento.
Riporto il link al sito del parlamento, dove però non compare ancora il testo degli emendamenti che saranno votati il 13 maggio.

Riassumo brevemente la situazione, per quello che ne so.
L’articolo (di cui ho scritto nel mio blog – pulsante: diari e altro – a partire dallo scorso ottobre) che prevedeva l’esercizio della funzione spia per i medici (art. 45, comma 1, lettera t) é stato soppresso.
A seguito delle pressioni del presidente della camera é stato proposto un emendamento che introdurrebbe una deroga dalla funzione spia per i presidi .
Nulla é stato invece modificato della lettera f) che, decriptata perché di difficile lettura, impegna alla presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione di atti di stato civile, ivi comprese le registrazioni delle nascite di cui mi sono occupata, in questo sito il 24 aprile, il 10, 15 e 28 marzo.
Questa norma, unita alla introduzione del ‘reato di clandestinità’ non lascia ben sperare nemmeno nella certezza dell’esonero dalla funzione spia per medici e presidi.
Quando la legge sarà passata bisognerà fare estrema attenzione a regolamenti attuativi e circolari che hanno mietuto vittime addirittura in previsione dell’approvazione parlamentare.

Insisto a scriverne poiché ho registrato –almeno a livello locale- un rifiuto di questa informazione Un pubblico amministratore, cui mi ero rivolta, mi ha scritto: “Non mi sembra il caso di esagerare predicando pericoli che in realtà non ci sono” e poi ha ribadito:“Gridare al lupo al lupo per poi essere smentiti dai fatti e’, secondo la mia opinione, un grave errore” e molte persone con cui ho tentato un colloquio si sono defilate con un bonario “Impossibile!” E, non lo dicevano per pietà. ma io glielo leggevo negli occhi “perché mai dovremmo credere a una vecchia matta?”.
Unici fatti positivi registrati localmente per l’aspetto specifico: due articoli del direttore di Voce Isontina (settimanale della diocesi di Gorizia) che –bontà sua- ha creduto all’esistenza della ‘famigerata lettera f). Potete leggerli qui e qui.
Riporto anche i link a rispettabili, autorevoli documenti:
1. comunicato ASGI sulla lettera f;
2. commento Bonetti sul ‘pacchetto sicurezza’.
(Paolo Bonetti è Professore associato di diritto costituzionale nell’Università degli studi di Milano-Bicocca, membro del Consiglio direttivo dell’ASGI)

So che il respingimento della nave in Libia ha suscitato tale orrore da provocare persino una reazione dei vescovi italiani che, impegnati nel chiacchiericcio sul divorzio Berlusconi, non avevano trovato parole adeguate per la possibile sottrazione dei figli alle madri.
Escludo a priori che fossero influenzati dalla memoria del caso Mortara.
Insisto però a pensare che un orrore non ne seppellisca un altro ma che la nostra attenzione debba essere vigile su ogni aspetto.
Quindi continuo a pubblicare informazioni su fatti meno noti di altri.

9 Maggio 2009Permalink

03 marzo 2009 – Moni Ovadia. Deriva razzista e alibi della sicurezza.

Deriva razzista e alibi della sicurezza

Alimentare la paura dello straniero – come spiega a Confronti Moni Ovadia, attore, musicista, scrittore e protagonista di battaglie culturali e civili – serve soprattutto a stornare l’attenzione dai veri problemi: si strumentalizza così la paura in chiave securitaria e la si cavalca per guadagnare consenso e potere.
Da tempo assistiamo nel nostro paese ad una vera e propria deriva razzista. Un fenomeno ormai evidente, che nasce dall’uso strumentale e cinico della paura e della tipica, vecchia e putrefatta logica che da sempre guida tutte le mentalità reazionarie e conservatrici: seminare la paura e dividere la popolazione per guadagnare consenso. Naturalmente la sicurezza è un legittimo diritto di ogni cittadino, ma la propaganda securitaria non ha niente a che vedere con la sicurezza e consiste nel creare il panico per potersi poi presentare come i difensori dell’ordine.
Come notava il sociologo Ilvo Diamanti, hanno più paura coloro che guardano molto la televisione. Proprio perché la paura è uno dei sentimenti più forti che dominano gli esseri umani, i politici dovrebbero essere responsabili e cercare di contrastarla, invece la cavalcano. Purtroppo questo accade spesso anche ai politici di centro-sinistra, che hanno perso di vista il principio secondo cui la sicurezza si ottiene soprattutto creando una società aperta, dinamica, civile, che accoglie (lo ha detto persino il presidente della Camera Fini). Certo, alimentare la paura dello straniero serve anche a stornare l’attenzione dai veri problemi e dai veri responsabili. Si agita la questione della sicurezza, ma si parla poco della sicurezza economica o – per esempio – della sicurezza sul lavoro: se un uomo viene investito da un extracomunitario ubriaco diventa improvvisamente un’emergenza nazionale, ma se poi 1.100 lavoratori precipitano dalle impalcature nessuno se ne interessa.
Una delle cause di questa deriva razzista la si può ritrovare nell’abbandono del grande argine che il fondamento dell’antifascismo e della Resistenza sono stati per la nostra democrazia. La riabilitazione revisionistica e strumentale – soprattutto quella televisiva becera – del fascismo permette anche una sorta di condimento sottoculturale che finisce per legittimare l’idea che ci sia stato un tempo in cui c’era ordine, disciplina e tutto sommato le cose andavano bene… che insomma il fascismo non fosse poi così male.
Questa destra al governo ha una grande responsabilità, anche se questo non assolve l’opposizione. Si vede chiaramente che Berlusconi vuole demolire la Costituzione repubblicana, ma in fondo perché non dovrebbe farlo, visto che gli si permette di fare quello che vuole? È inutile scandalizzarsi dopo, quando i buoi sono già fuggiti dalla stalla: occorre una mobilitazione permanente. Del resto, questa destra non ha niente a che vedere con i centro-destra europei civili, democratici, attaccati ai valori dell’antifascismo. Un tempo dicevamo di non voler «morire democristiani», ma oggi se c’è da firmare per morire democristiani lo faccio immediatamente. La Dc era fatta anche di persone di grande valore, con una storia antifascista alle spalle. C’erano persone della statura di De Gasperi, ad esempio; mentre questi di oggi sono omuncoli.
Il 10 febbraio abbiamo celebrato il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe, dicendo in sostanza che gli slavi sono cattivi e malvagi e hanno fatto la pulizia etnica, ma i crimini del fascismo – volutamente – ormai non vengono più ricordati. A Trieste le bandiere erano abbrunate, cosa che però non era accaduta il 27 gennaio per il Giorno della Memoria della Shoah. Lo slavo, quindi, a causa delle foibe è un criminale, ma i fascisti italiani no, anche se hanno fatto pulizia etnica, hanno assassinato, hanno fatto i campi di sterminio… è chiaro che le foibe sono state un orrore che non va assolutamente sottovalutato. Come è chiaro che le vittime innocenti sono tutte uguali. Io ho profondo rispetto per il dramma di chi ha avuto parenti che hanno subito l’infoibamento in Italia ad opera delle truppe di Tito, però bisognerebbe capire anche perché tutto questo è successo, stabilire l’ordine delle cose, considerare le devastazioni che in Europa ha fatto il nazifascismo. Come dice il vecchio detto, «chi semina vento raccoglie tempesta». Questo non giustifica i crimini o l’espulsione degli istriani, però la storia va raccontata in modo completo. La destra invece manipola la storia e la realtà, si regge sulla ricchezza e il potere di un uomo e fingendo di essere una forza democratica.
Anche la deriva razzista e il securitarismo sono figli di questo scempio totale del senso comune della democrazia e dove l’anello più debole della catena è sempre l’extracomunitario, il rumeno. Una volta era l’ebreo, ma adesso non lo è più: ora agli ebrei si fanno le moine (e questo, da ebreo, mi ripugna ancora di più!), si va in pellegrinaggio ad Auschwitz, ci si mette la kippà d’ordinanza, si guadagna una «photo opportunity» e si crede così di essersi lavati la coscienza, ma è tutto un gioco sporco di propaganda per avere il potere. O meglio: il dominio del paese. Il presidente del Senato Schifani, quando è andato ad Auschwitz, ha detto «mi sento israeliano». Ma cosa c’entra questa affermazione? Avrebbe dovuto dire «mi sento ebreo» (oppure rom, sinti, omosessuale, testimone di Geova, antifascista…). È chiaro che è tutto finto, tutto maquillage: mentono spudoratamente, anche l’ebreo gli serve solamente per riaccreditarsi e molti ebrei delle istituzioni comunitarie ci cascano e si lasciano strumentalizzare.
Moni Ovadia

3 Marzo 2009Permalink