29 agosto 2025 _ Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio”

Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio”

Da Roma un appello che risuona soprattutto per il Medio Oriente, teatro di conflitti e tensioni, con la proposta di un incontro tra vescovi, rabbini e imam in Italia che sia “diretto, non convenzionale né confessionale, per testimoniare insieme una responsabilità comune”

Vatican News

«Questo appello nasce dalla convinzione dell’improrogabile necessità di favorire qualsiasi iniziativa di incontro per arginare l’odio, salvaguardare la convivenza, purificare il linguaggio e tessere la pace. Responsabilità di singoli e di soggetti collettivi!». È con queste parole che prende avvio l’appello interreligioso diffuso a Roma oggi e promosso dai rappresentanti delle comunità ebraiche, cristiane e musulmane di tutta Italia.

Le firme del documento

L’appello, firmato da Noemi Di Segni (Unione delle comunità ebraiche italiane), Yassine Lafram (Unione delle comunità islamiche d’Italia), Abu Bakr Moretta e Yahya Pallavicini (Comunità religiosa islamica italiana), Naim Nasrollah (presidente della Moschea di Roma) e dal cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, richiama la necessità di «trovare soluzioni a quanto umilia le nostre fedi e resistere».

L’attenzione per il Medio Oriente

Parole che risuonano soprattutto per il Medio Oriente, teatro di conflitti e tensioni sempre più tragiche. «La coscienza dei tempi oscuri che stiamo attraversando e del potere di illusione che soffia anche sulla tragedia in corso in Medio Oriente, ci richiama, come leader di comunità religiose, come credenti e come cittadini, a denunciare l’insinuarsi di pericolose generalizzazioni e dannose confusioni tra identità politiche, nazionali e religiose». I firmatari denunciano inoltre la “nefandezza di una propaganda che, sfruttando ingenuità e visceralità, ottenebra un discernimento sano e banalizza il senso profondo della nostra stessa umanità”, fomentando antisemitismo, islamofobia e avversione verso il cristianesimo cattolico e le religioni in generale. “Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi”.

Una proposta concreta

Da qui la proposta concreta di un incontro tra vescovi, rabbini e imam in Italia: «Un incontro semplice, diretto, non convenzionale né confessionale, per testimoniare insieme una responsabilità comune», con l’auspicio che le comunità religiose possano promuovere attività locali e nazionali con il coinvolgimento delle istituzioni. «Il dovere di lavorare per una responsabile convivenza ci richiama come religiosi alla necessità di promuovere coesione sociale sulla base di valori condivisi», si legge ancora nell’appello, che si conclude con un ringraziamento per le testimonianze maturate nelle scorse settimane a Bologna, Milano e Torino, come segno di speranza in un tempo segnato dalla violenza.


Cristiani, musulmani ed ebrei per la pace: “Bisogna arginare l’odio” – Vatican News

29 Agosto 2025Permalink

18 agosto _ Dal Corriere della Sera : Un testo del giurista Sabino Cassese

Prima pagine del Corriere della sera.  18 agosto
Cosa ci dice quell’incontro tra i due zar  di Sabino Cassese

Trump, 79 anni, imprenditore immobiliare, al secondo mandato come presidente degli Stati Uniti, e Putin, 72 anni, al potere come primo ministro e come presidente della Russia da 26 anni, sono due tipici rappresentanti di quella che, nel suo ultimo libro, Giuliano da Empoli ha chiamato «l’ora dei predatori»
Il libro è uscito in Francia con il titolo «L’heure  des prédateurs», edito da Gallimard 2025.

Pag  28_I rapporti.
Il vertice tra i presidenti americano e russo  ha certamente toccato questioni  oltre la  guerra in  Ucraina

L’incontro tra  i predatori di Sabino Cassese

Che cosa si siano detti ha poca importanza, perché i predatori, quando si incontrano, si annusano e misurano la forza reciproca, non scambiano idee e propositi.
Possiamo però immaginare che cosa i due abbiano pensato. L’enigmatico ex funzionario del Kgb vive nel culto di Pietro il Grande e di Caterina II e vede l’espansione a Occidente come movimento naturale della Russia.  Caterina II era prussiana e il suo preferito e amato generale Potemkin era il conquistatore di quella zona dell’Ucraina che la Russia rivendica.L’imprevedibile presidente americano, abile nell’alternare parole e silenzi per tenere l’opinione pubblica sospesa, aspira più di ogni altri ad apparire e ad essere il padrone del mondo, pensando, quindi, a una globalizzazione molto diversa da quella che finora si è realizzata, dove al centro sta lui e non l’Onu.

Se non possiamo indovinare né quel che si sono detti, né il risultato dell’incontro, possiamo intuire quale ne sia stato l’oggetto e quale il ruolo dei protagonisti

Quanto all’oggetto, è sicuro che le due parti non abbiano solo discusso la questione ucraina. Conveniva a Trump perché questo attenua la concessione che ha fatto a un aggressore, colpito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale, ricevendolo come un sovrano sul territorio della nazione che rappresenta.
Conveniva allo zar perché serve ad occultare eventuali cedimenti o arretramenti.
Conveniva ad ambedue, quindi, una decisione «a pacchetto», nella quale alla questione principale se ne aggiungono altre, per raggiungere un accordo con concessioni reciproche.
Quanto al ruolo di Trump, è evidente che, come gli è consueto, abbia tentato di sommarne più di uno: quello di esploratore in vista di futuri negoziati; quello di delegato dei Paesi europei, per avviare più equilibrati negoziati con gli interessati principali; quello di pacificatore, una specie di Onu monocratico, per supplire all’evidente fallimento dell’organizzazione internazionale in questa vicenda; quello di mediatore; quello di rappresentante dell’Occidente. Così è riuscito a coprire il fatto che non può presentarsi come il vicino di casa dell’aggredito, né come l’alleato, né come il giudice terzo tra due parti in conflitto tra di loro. Dunque, ha svolto un ruolo multifunzionale, così legittimando una sua veste di padrone del mondo.

Altrettanto ricca la panoplia dei ruoli di Putin: ha dovuto dare legittimazione all’invasione di una nazione vicina, difendendosi dall’accusa di aggressore; rinverdire il ruolo della Russia come potenza mondiale che ha spartito la gestione del mondo con l’America; dare una giustificazione della propria espansione verso Occidente.
Lo scenario aperto da questo incontro prospetta due nuove realtà, una che riguarda il mondo intero e l’altra che riguarda l’Europa.
Quella che riguarda il mondo intero ha a che fare con la globalizzazione. Essa si è svolta finora mediante il multilateralismo, la cessione di compiti regolatori a organismi universali, e in forme pubblicistiche. Ora, la globalizzazione di cui è portatore il presidente degli Stati Uniti si svolge in forza del ruolo globale di una sola nazione e vede come attori globali grandi imprese private americane. Dunque, è una globalizzazione diversa, che cambia l’ordine del mondo, da multilaterale a uni-nazionale, da statale a privatistico.

L’altra prospettiva riguarda l’Europa. Pietro il Grande nel ‘600 e Caterina II nel ‘700 hanno sempre guardato al modello occidentale e mirato all’espansione russa in Occidente. La politica estera della Francia, fino a metà dell’Ottocento, è stata quella di favorire la mancata unificazione germanica in funzione di cuscinetto rispetto all’avanzata russa (allora l’Ucraina non esisteva e la Polonia era debolissima). Fu Tocqueville che richiamò l’attenzione sulla «necessità di evitare il pericolo di cadere presto o tardi sotto il gioco e l’influenza diretta e irresistibile degli zar» (sono parole scritte nel 1850 nei suoi «Souvenirs») e che quindi l’interesse dell’Europa fosse di favorire l’unità tedesca per impedire questa penetrazione della Russia. Oggi questo ruolo di cuscinetto si è ampliato perché la Germania è unificata e la Polonia più forte. L’Ucraina è divenuta il terreno di scontro.
D’altra parte, bisogna considerare, anche se non si condividono, le parole di un noto studioso realista di scienze politiche americano, John J. Mearsheimer, secondo il quale chiunque abbia familiarità con la geopolitica avrebbe dovuto prevedere che «l’Occidente si stava infiltrando in Russia e ne minacciava gli interessi strategici. L’Ucraina, una pianura sterminata che avevano attraversato la Francia napoleonica, la Germania imperiale e la Germania nazista per attaccare la Russia vera e propria, è un cuscinetto strategico di enorme importanza per Mosca». Quasi sicuramente il presidente russo non ha letto «The Great Delusion: Liberal Dreams and International Realities», il libro del politologo americano (tradotto in italiano dalla Luiss University Press), ma altrettanto sicuramente la pensa allo stesso modo.

17 agosto 2025

https://www.corriere.it/opinioni/25_agosto_17/cosa-ci-dice-quell-incontro-tra-i-due-zar-ebf07a99-1b69-47f5-a8a4-94459e9f2xlk.shtml?refresh_ce

 

18 Agosto 2025Permalink

1 agosto 2025 _ Calendario di agosto

..1 agosto 1944 – Rivolta del ghetto di Varsavia contro l’occupazione
………………………….tedesca.
.1 agosto 1990 –  L’Iraq invade il Kuwait
.1 agosto 2014 –  Entra in vigore la Convenzione  di Istambul
……………………………………………………………………………[nota 1]
.2 agosto – ………Giornata europea in memoria del genocidio del
…………………………popolo Ro…PORRAJMOS, …….…..[nota 2]
.2 agosto 1980 – Strage  fascista alla stazione di Bologna…
.3 agosto 1940 –  L’Italia invade la Somalia britannica
.4 agosto 1974 –..Bomba sul treno Italicus vicino a Bologna
.5 agosto 1938 –..In Italia viene pubblicato il Manifesto della razza
…………………………………………………………………………. [nota 3]
.5 agosto 1981 –..Viene approvata la legge 442
………………………..Abrogazione della rilevanza penale della causa
………………………   d’onore……………………………………..[nota 4]
.6 agosto 1945 ….USA sganciano la bomba atomica su Hiroshima
.6 agosto 1978 –..Morte di Paolo VI  (Giovanni Battista Montini).
.8 agosto 1945 –..USA sganciano la bomba atomica su Nagasaki
.8 agosto 1956 –..Tragedia nella miniera di Marcinelle  (Belgio)
10 agosto 1944-   Strage di piazzale Loreto                  [nota 5]
12 agosto 1944 –  Strage nazista a Sant’Anna di Stazzema
13 agosto 1961 …..Inizia  la costruzione muro di Berlino
13 agosto 2021 –  Muore Gino Strada
14 agosto 1945 –  Resa del Giappone e fine della seconda guerra
………………………….mondiale
14 agosto 1947 – ..India – Dichiarazione di indipendenza
14 agosto  2018 –..Genova. Crollo del ponte Morandi.
14 agosto  2022-…Attentato a Salman Rushdie
15 agosto 1867 –…Regno d’Italia – Legge 15 agosto 1867, n. 3848
………………..……… Legge per la liquidazione dell’asse ecclesiastico
……………………………………………………………………………………..[nota 6]
15 agosto 1917 – …Nascita del vescovo Romero (assassinato 24
…………………………..marzo 1980)
15  agosto  2009   –  approvazione legge 94 /2009                  [nota 7]
16 agosto 1924 – ..Ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti
………………………….+(assassinato 10 giugno 1924)
17 agosto 1893 – ..Strage di Aigues Mortes (Francia)       [nota 8]
17 agosto 1945 – …L’Indonesia si proclama indipendente dai Paesi
18 agosto 1936 – Assassinio di Federico Garcia Lorca
18 agosto 2015 – Assassinio di Khaled al Asaad
…………………………direttore del sito archeologico  di Palmira
19 agosto 1954 – Morte di Alcide De Gasperi
20 agosto 1960 – Dichiarazione di indipendenza del Senegal
20 agosto 2019-  Dimissioni governo Conte 1
21 agosto 1940 – Assassinio di Lev Trotsky
21 agosto 1964 – Morte di Palmiro Togliatti
21 agosto 1968 –  L’URSS invade la Cecoslovacchia ….. [nota 9]
23 agosto 1923 – Assassinio di don Minzoni ad Argentea (FE)
23 agosto 1927 –  USA esecuzione di Sacco e Vanzetti
23 agosto 2023…Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi
……………………………..Chiude 27   (Torre Pellice)                [nota 10]+
24 agosto 2004 – Assassinio di Enzo Baldoni in Iraq
24 agosto 2016 – Terremoto in centro Italia
25 agosto 1900 – Morte di Friedrich Nietzsche
25 agosto 1989 – Assassinio di Jerry Masslo -Villa Literno (CE)
……………………………………………………………………………….[nota 11-]
26 agosto 1789 – Francia: Dichiarazione dei diritti dell’uomo
………………………….e del cittadino
26 agosto 1978 – Elezione di papa Luciani (Giovanni Paolo I)]
27 agosto 1999 –  Morte di Helder Camara Brasile   [Nota 12 ]
28 agosto 1963 – Martin Luther King guida la marcia su
…………………………..Washington per i diritti civili.
29 agosto 1991 – La mafia uccide l’imprenditore Libero Grassi a
………………………………..Palermo
30 agosto 2022_ Morte di  Mikhail Gorbaciov,  ultimo presidente
…………………………dell’URSS
31 agosto 1994 – Irlanda – L’IRA dichiara la cessazione di tutte le
………………………….operazioni militari
31 agosto 2023 _ Muoiono 5 operai, travolti dal treno a
———————-Brandizzo (TO)

NOTE:
[nota 1] Convenzione di Istanbul – contenuti  da aggiornare
https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/750635/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione2-h2_h22

[nota 2]
Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poràimos; in romaní: [pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come “grande divoramento” o “devastazione”) è il termine con cui Rom e Sinti indicano lo sterminio del proprio popolo perpetrato da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.

[nota 3] Manifesto della razza:
http://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2018/07/14/il-manifesto-della-razza-ecco-il-testo-per-non-dimenticare-80-anni-dopo_94f44111-b55a-4545-93cd-05c829211a4e.html

[nota 4]  Alla fine del 1965 venne rapita una ragazza di Alcamo, Franca Viola.
Fu la prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore.
Iniziò così il lungo processo che portò, il 5 agosto 1981 alla approvazione della legge  442  che cancellava dal codice penale italiano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.
Per arrivare a riconoscere lo stupro reato contro la persona dovettero passare ancora parecchi anni e solo con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996, “Norme contro la violenza sessuale”, si affermò il principio per cui lo stupro è un crimine contro la persona, che viene coartata nella sua libertà sessuale, e non contro la morale pubblica.

[nota 5]
Strage piazzale Loreto
Milano, 10 agosto 2025 – Milano non dimentica: questa mattina, alle 9.30, in piazzale Loreto, presso la stele dedicata ai 15 martiri, è iniziata la commemorazione dei partigiani prelevati dal carcere di San Vittore e fucilati all’alba del 10 agosto 1944 da un plotone della Legione Muti, per ordine del comando nazista. Partecipa l’assessora al Decentramento e Servizi civici Gaia Romani, insieme a istituzioni e cittadini. L’evento rappresenta un momento di riflessione e memoria, fondamentale per non dimenticare il sacrificio di chi ha lottato per la libertà.

Sito ufficiale del Comune di Cinisello Balsamo – 10 agosto 1944 – Piazzale Loreto

[nota  6]
Legge per la liquidazione dell’asse ecclesiastico
Locuzione adoperata per indicare i beni degli enti ecclesiastici nella legislazione eversiva delle proprietà ecclesiastiche, dal 1855 (anno della legge. piemontese 878, con la quale ebbero inizio le soppressioni), al 1929 (Concordato lateranense), di cui è fondamentale la l. 3096/7 luglio 1866.
Per approfondire link all’articolo di A.C.Jemolo (1929)
https://treccani.it/enciclopedia/asse-ecclesiastico_(Enciclopedia-Italiana)

[nota 7]
E’  la legge 94/2009  che in una indecente ammucchiata eterogenea ha inserito l’articolo 1 comma 22 lettera G  che con un’abile discriminazione indiretta  ostacola la registrazione nei registri di stato civile dei figli degli immigrati non comunitari irregolari.

[nota 8]
17 agosto 1893 dieci operai italiani delle saline vennero uccisi a Aigues-Mortes, in Camargue, perché si era diffusa la falsa notizia che avevano ucciso quattro  francesi.
L’odio per gli emigrati italiani che “rubavano il lavoro” scatenò il massacro e così un paese intero si scatenò contro gli operai italiani.

[nota 9]
Il 21 agosto del 1968 le truppe del Patto di Varsavia entrarono nella Cecoslovacchia per soffocare la stagione della Primavera di Praga che era iniziata  5 gennaio 1968, quando il riformista slovacco Alexander Dubček salì al potere, proseguendo fino al 20 agosto dello stesso anno, quando un corpo di spedizione dell’Unione Sovietica e degli alleati del Patto di Varsavia (ad eccezione della Romania) invase il paese.

[nota 10]

Sinodo valdese 2024, festeggiamenti per gli 850 anni del movimento di Valdo di Lione.
Il sinodo delle Chiese metodiste e valdesi si terrà a Torre Pellice (To) dal 23 al 27 agosto 2025. Questa edizione sarà particolarmente significativa perché celebrerà i 50 anni del patto di integrazione del 1975 che ha unito le due chiese, secondo Adista NewsI lavori sinodali affronteranno temi come la pace, la giustizia sociale, l’ambiente, l’ecumenismo, il lavoro, la tutela dei fragili, i diritti umani, le donne e i giovani, secondo Adista News. Sono previste anche rappresentanze ecclesiastiche internazionali.

[nota 10]  Jerry  Masslo https://it.wikipedia.org/wiki/Jerry_Essan_Masslo

[nota  12]
https://it.wikipedia.org/wiki/H%C3%A9lder_Pessoa_C%C3%A2mara

4 Agosto 2025Permalink

9 aprile 2025 – Anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer

Dietrich Bonhoeffer

Roma (NEV), 7 aprile 2025 – Riportiamo il testo della rubrica “Essere chiesa insieme”, curata da Paolo Nasonella puntata del “Culto evangelico”, programma di RAI Radio1, andata in onda domenica 6 aprile 2025.

Dal minuto 15:31 Culto Evangelico | Culto Evangelico del 06/04/2025 | Rai Radio 1 | RaiPlay Sound


Ottant’anni fa, all’alba del 9 aprile del 1945, nel campo di concentramento di Flossenbürg, fu eseguita la condanna a morte del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer. Il progetto hitleriano del Terzo Reich era ormai crollato e mancavano solo poche settimane al crollo definitivo del nazismo e al suicidio del führer eppure fu proprio lui, con un ultimo e brutale colpo di coda, ad ordinare l’esecuzione di Bonhoeffer.

Figlio della buona borghesia, questo teologo protestante aveva scelto con convinzione la strada del pastorato anche se, in breve, questa si espresse soprattutto nella forma della ricerca e della riflessione teologica.

In una Germania che virava verso il nazismo, ben presto Bonhoeffer aveva manifestato la sua avversione al führer denunciando, già nel 1933, l’immoralità delle leggi antiebraiche e il pericolo costituito dall’ascesa di un leader capace di sedurre le masse con il linguaggio facile del populismo. Con il passare degli anni, la sua opposizione al nazismo si fece militante e lo avvicinò ai circoli della resistenza per la quale svolse missioni di intelligence. È ben nota la frase attribuitagli da un compagno di prigionia a cui Bonhoeffer spiegava perché, di fronte alla tragedia e al pericolo, il cristiano non potesse restare fermo e inoperoso: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante”.

Finito nel mirino delle autorità, Bonhoeffer avrebbe potuto riparare negli Stati Uniti e svolgere una brillante carriera in una rassicurante facoltà teologica protestante. Invece, nel 1939 scelse di tornare nella sua Germania. Era lì che la coerenza cristiana era messa a più dura prova: sinodi e vertici della chiesa luterana si erano sostanzialmente accodati al regime e soltanto il piccolo gruppo della chiesa confessante ispirato dal teologo Karl Barth aveva difeso l’indipendenza della chiesa dal regime e aveva affermato che il cristiano doveva proclamare la sua unica e assoluta fedeltà a Dio soltanto e non alle autorità terrene.

Morto prima di compiere i 40 anni, Bonhoeffer lascia una consistente mole di scritti alcuni dei quali sono ormai dei classici della teologia cristiana. Il testo più noto, anche a un pubblico non specialistico, è probabilmente Resistenza e resa, una raccolta di testi datati tra il 1943 e il 1945. Nonostante si tratti di scritti dal carcere, resta deluso il lettore che in quelle pagine cerchi le parole di un manifesto o un proclama politico. La critica teologica al nazismo e alla sua ideologia risuona in quei testi, ma la sostanza è una riflessione sul cristianesimo e la sua crisi. In tempi così cambiati e così difficili, la fede cristiana non può ridursi a una religione convenzionale e consumistica, all’idea di un Dio tappabuchi che risponde alle domande umane che non trovano risposta. Dio non va cercato solo di fronte alla morte, ai limiti della nostra vita, ma al suo centro, di fronte alle questioni che più ci interrogano e più ci sfidano. In quelle pagine Bonhoeffer polemizza con l’idea di una grazia divina “a buon mercato”, grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo vivo, incarnato. La grazia di Dio impegna il cristiano, lo invita ad abbandonare le reti con le quali sta pescando per porsi nel cammino della sequela cristiana.

Sono le parole di un credente che sente il peso della storia che sta attraversando e, proprio perché crede nell’azione di Dio, sa di dover fare la sua parte e di doversi assumere le sue responsabilità di credente “adulto”. Una fede che non è un rifugio rassicurante, ma che al contrario ci espone alle sfide del mondo. In tempi drammatici come i primi anni ’40 del secolo scorso, questo appello alla responsabilità della propria coscienza di fronte al male condusse Bonhoeffer fino al patibolo. E non ci deve stupire che la sua lezione morale e teologica abbia ispirato il pensiero e l’azione di personaggi come Martin Luther King o Desmond Tutu e abbia riscosso tanto interesse anche in ambito cattolico. Molto ricca resta anche la pubblicistica su questo gigante della teologia cristiana del secolo scorso e, tra i tanti titoli, segnaliamo Bonhoeffer. Un profilo, a firma del teologo protestante Fulvio Ferrario, arrivato in libreria per i tipi della Claudiana. Qualcuno però va oltre e arriva a beatificare questo credente luterano, restato fino in fondo coerente con la sua fede e la sua tradizione. È un paradosso inaccettabile. Il protestante Bonhoeffer non va santificato e posto sugli altari dell’ecumenismo, ma invece capito e studiato. Egli rimane un pensatore complesso, segnato dal maggiore dei drammi del Novecento, che non può iscriversi nelle liste dei teorici del pacifismo o della resistenza armata, ma che continua a interrogare ogni credente che si ponga di fronte alle scelte drammatiche della storia.

Nonostante l’epilogo e il contesto così drammatico della sua morte, Bonhoeffer ci rivolge anche un messaggio di speranza. Nel 1933, in un’Europa delle dittature che scivolava verso la guerra, egli lanciò un appello che oggi risuona quanto mai attuale. Propose, infatti, un “grande concilio ecumenico della santa chiesa di Cristo” che, di fronte alle guerre passate e a quelle che incombevano, pronunciasse una parola di pace e, nel nome di Cristo, promuovesse il disarmo”. Allora le chiese non raccolsero quell’appello. Possono – devono – farlo oggi, di fronte alle guerre in atto e alle altre che, con intollerabile leggerezza, vengono ipotizzate e minacciate ogni giorno.

9 Aprile 2025Permalink

20 marzo 2025 _ Equinozio di primavera

23 h 
Documento scioccante!!!!
★★★★★
Gali Alon, che ieri ha partecipato alla manifestazione, scrive:
Ieri sono stato picchiato. Davvero.
Ieri sono stato picchiato da persone che dovrebbero proteggermi. E mentre pensavo che se fosse stata la polizia ad attaccarmi, chi mi avrebbe protetto?
Vecchio Mashbir, Gerusalemme. A proposito di ieri sera. La manifestazione è stata organizzata a mezzogiorno, ore dopo la ripresa della guerra. La sera ci siamo incontrati lì, circa 200 A. Donne, protesta contro la guerra.
Siamo riusciti a percorrere trenta metri, fino all’imbocco della via pedonale, quando i vigili hanno iniziato ad attaccare. Quelli che erano in piedi spinsero e si stesero a terra, così velocemente, ci sedette. Non ho mai provato tanta paura. Accanto a me sedeva un uomo di 60 anni, trascinato da tre poliziotti che gli hanno dato un calcio nello stomaco, mentre lui gridava “gli occhiali! ” I miei occhiali! “.
Una giovane ragazza seduta davanti a me si è rifiutata di lasciare andare il cartello che teneva in mano ed è stata presa a pugni in faccia, il sangue ha iniziato a scorrere dal pascolo. I tamburi sono stati presi e distrutti violentemente, così come i megafoni e i cartelli, che sono stati strappati in due. Accanto a me sedeva Michal, è stata colpita gravemente ed è stata costretta ad evacuare in ospedale. La mattina mi ha informato che le avevano rotto il braccio.
I poliziotti, quasi tutti, erano senza targhetta con il nome. Si sono rifiutati di essere identificati. Uno di loro è andato in giro con il casco da moto in faccia tutta la sera, picchiando la gente.
Tuttavia siamo rimasti seduti, senza megafoni, senza tamburi, senza cartelli. Abbiamo appena urlato basta. Basta guerra, che rifiutiamo, che non accettiamo di rinnovare la lotta, per genocidio. “Continueremo a gridare, non ci arrenderemo, fermate il fuoco! “.
Oggi succede questo, pensavo. Stanno per uccidere un manifestante. Ho sentito un attacco d’ansia venire verso di me a passi da gigante. Ho provato ad alzarmi e scappare, ma un poliziotto mi ha visto, mi ha afferrato e mi ha schiaffeggiato sul pavimento. Abbiamo iniziato a camminare in direzione piazza Parigi, tanto per uscire da lì, per allontanarci dalla polizia. Ci hanno inseguito, colpendo chi era rimasto indietro.
Sono caduto sul pavimento e un’ondata di persone sopra di me. Un poliziotto ha raccolto uno dei recinti usati per la separazione e l’ha trascinato, pugnalandomi alle spalle lungo la strada. Voglio credere che non dicesse sul serio, ma ora non riesco a dormire sulla schiena.
Ma è un’ipotesi, la cosa veramente brutta è vedere gli altri, soprattutto amici e parenti, essere picchiati a morte. Ciò che è veramente difficile è la mancanza di potere di fronte a questa violenza.
Qualcosa è cambiato, qualcosa si è rotto. Gerusalemme di ieri, e soprattutto via Gaza, dove vivo, è diventata una distopia, con migliaia di poliziotti e soldati e cellulari e meccatazi. Tutto bloccato, chiuso e cancello.
E ho paura.
📌*WAR ROOM* • Aggiornamenti regolari su WhatsApp https://bit.ly/3XRLmPo > https://bit.ly/3XRLmPo
20 Marzo 2025Permalink

28 gennaio 2025: – Una pagina insolita nel ricordo della Shoah

Dal 1992 vive in Italia   Božidar Stanišić, scrittore bosniaco  per non trovarsi a combattere su un territorio che allora stava perdendo anche il nome : lo chiamavamo ex Jugoslavia
Ormai cittadino italiano vive con noi la situazione confusa che caratterizza questo indecifrabile occidente .
In occasione della giornata della memoria mi ha inviato qualche pagina (che in parte riporto) dal romanzo dello scrittore  Ivan Ivanji,
“La mia bella vita all’inferno”

 

Riporto telegraficamente alcuni fatti necessari per fornire un’immagine esplicativa dell’andamento della mia bella vita scandita da brevi viaggi all’inferno. La zia Olga, suo marito Endre, mia sorella Ildi, come anche la nonna materna Gizela, sopravvissero al campo di concentramento di Bergen-Belsen e tornarono a Subotica. Lo zio Pišta, sua moglie e i loro due figli morirono soffocati dai gas di scarico, trasportati dal lager di Staro Sajmište per le vie di Belgrado su quel camion speciale delle SS, “dušegupka”, di cui si è già scritto molto, però per me questo è un capitolo concreto della mia storia familiare. Anche mia madre fu uccisa allo stesso modo. Mio padre fu internato nel campo di Topovske šupe, poi lo prelevarono e lo fucilarono come ostaggio. Avevo un altro zio, Saša, l’avevo visto solo una o due volte nella vita, dicono che era ricco e bello. Fu ucciso a Jasenovac insieme alla moglie e ai due figli. Un altro zio, Imre, ingegnere, sposato con una donna serba, Budimka, trascorse gran parte del periodo bellico dalle nostre parti, in un luogo sperduto, dove i suoi muratori lo nascosero. Riassumendo, mia nonna, una volta tornata dal campo di concentramento, non poté che constatare di aver perso tre figli, mentre altri due si salvarono, un bilancio assai positivo per una famiglia ebrea dalle nostre parti. Si può dire così? Beh, io lo posso dire, ma guai a chi si azzarda a utilizzare tali toni per parlare di quell’inferno che fu il prologo alla mia bella vita.

In ogni epoca – passata o contemporanea – il tempo del Male comprende momenti di impotenza e paura tremenda. Si pensi alle Sabine di fronte ai romani, agli ebrei di fronte alle SS, a Goethe davanti ai soldati sfrenati di Napoleone. Tuttavia, come già detto: l’ex campo di concentramento di Buchenwald lassù – la violenza – e la casa in Piazza Frauenplan a Weimar – Goethe – distano tra loro solo pochi chilometri in linea d’aria. In nessun altro posto al mondo il simbolo del Male assoluto e quello della grandezza umana assoluta sono così vicini l’uno all’altro. Da sedicenne, a Buchenwald, sulla collina di Etersburg, vicino a Weimar, non ne sapevo nulla. Non conoscevo nemmeno la leggenda della quercia di Goethe nello stesso campo. Di tanti fatti non sappiamo nulla, di molte leggende quasi nulla.

Il 16 settembre del 1939 il governo del Regno di Jugoslavia emanò due decreti riguardanti gli ebrei, di cui uno interessava anche me. Il primo decreto vietava agli ebrei qualsiasi commercio di generi alimentari. Allora? I miei genitori erano medici. Il secondo però riguardava proprio me, cioè “le persone di origine ebraica” e la loro istruzione nelle scuole superiori e nelle università. Nessuna scuola poteva accettare una percentuale di [alunni] ebrei superiore alla percentuale di ebrei sul totale della popolazione. Mio padre cercò di spiegarmelo, ritenendo che per via di tutti questi cambiamenti io dovessi essere particolarmente diligente e obbediente, ma io dissi: “Se mi vieteranno di studiare, diventerò il capitano di una nave”.

La notte di Capodanno 1941. L’ultima, ma anche la prima festeggiata in quel modo con papà. Stavo per compiere dodici anni, di certo non potevo sapere che una notte così non si sarebbe mai ripetuta, ma perché mio padre non lo aveva nemmeno intuito? Oppure lo aveva intuito? Non ricordo se nevicava. Sembra che proprio quei tasselli di memoria che dovrebbero rivelarmelo siano andati perduti. Sicuramente nevicava. Oggi mi sembra che prima del Tempo del Male tutto fosse ordinato e prevedibile. Se non a fine novembre, a inizio dicembre sicuramente cominciò a nevicare. Papà decise di trascorrere la notte di Capodanno solo con mia sorella e me. Non so dove fossero la mamma e la governante. Di sicuro cenammo, ma ormai non ricordo cosa. Di nuovo compare solo qualche tessera del mosaico. Tantissimi tasselli sono scomparsi. Papà aveva quarantadue anni. Giocammo a ramino.
… Ne  tanto meno pensavamo che circa un anno e dieci mesi più tardi sarebbe stato fucilato Papà

29 Gennaio 2025Permalink

27 gennaio 2025 _ Alcuni link sul tema

Provo a inserire una serie di link nella speranza che siano tali da potersi aprire e leggere. Se così  non fosse possono venir copiai e aperti tramite google .
Poiché non penso che sia possibile chiedere a chi mi leggerà, informato dà   un messaggio di posta,  di leggerli tutti , cerco di illustrarli per facilitare una scelta:

Il primo: giornata della memoria , si presenta già con il titolo
Approfitto per ricordare che la senatrice Segre …è presidente della Commissione
“contro le parole d’odio”, da lei voluta.

Il secondo  porta a un testo del mio blog, nella cui ultima parte conservo la memoria di una visita al lager  di  Majdanek , preceduto da lunghe considerazioni su un episodio avvenuto  nel 1918 a Codroipo
Chi volesse risparmiarsi le considerazioni su un episodio di mala  formazione  potrà iniziare  da Giocattoli vintage a Majdanek

Il terzo  riguarda l’importanza di dare un nome alle vittime credo rivesta una particolare attualità

Il quarto riporta  alcune considerazioni sempre della storica Anna Foa sulla giornata della memoria , scritte lo  scorso anno

Il quinto è la testimonianza di chi fu deportato bambino

Il sesto consente di raggiungere  il testo di Anna Fo che ho pubblicato poco fa.

Giornata della memoria, l’allarme di Segre: «Di noi non si parlerà più». Chi sono gli ultimi sopravvissuti alla Shoah

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine

27 gennaio 2023 – Un nome è un nome e nulla lo può sostituire

https://it.gariwo.net/magazine/editoriali/il-27-gennaio-parliamo-di-shoah-ma-anche-delloggi-27897.html#:~:text=anche%20dell’oggi%22-,di%20Anna%20Foa,crescere%20di%20un%20nuovo%20antisemitismo.

Sami Modiano, la storia del bambino che tornò da Auschwitz | Studenti.it

https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/intervista-ad-anna-foa-israele-i-crimini-di-guerra-a-gaza-sono-provati-papa-francesco-colpevole-di-dire-la-verit%C3%A0/ar-BB1rgxRT?apiversion=v2&noservercache=1&domshim=1&renderwebcomponents=1&wcseo=1&batchservertelemetry=1&noservertelemetry=1

27 Gennaio 2025Permalink

24 gennaio 2025 _ Salvini: l’Italia esca dalla Organizzazione Mondiale Sanità.

Desidero che questa notizia resti nella mia pagina a futura memoria, almeno mia.
Mi limito a pubblicare. Quello che penso e provo non conta.
Così ho scritto nella mia pagina Facebook
Ognuno guardi quest’uomo che fa il ministro . Lo faccia con occhi limpidi e mente libera
Non ho ancora trovato il numero e il titolo del DDL. devo ricordarmi di aggiornare appena possibile
ansa.it
Salvini, l’Italia non deve più avere a che fare con l’Oms – Ultima ora – Ansa.it
“Presentata questa mattina alla Camera la proposta di legge della Lega per uscire dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), come hanno fatto gli Stati Uniti con Donald Trump. (ANSA)
24 Gennaio 2025Permalink

17 gennaio 2025 – Israele e Hamas firmano l’accordo, il gabinetto di sicurezza israeliano lo approva

I primi ostaggi verrebbero liberati domenica. Netanyahu: “Se la fase due fallisce la guerra riprende”. Antonio Guterres (Onu): Unifil ha trovato cento depositi di armi di Hezbollah

16:30 17 Gennaio
Israele: domenica alle 16 liberi 95 detenuti palestinesi

Dopo la riunione del gabinetto, il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei detenuti palestinesi il cui rilascio è previsto nel primo round dell’accordo, soggetto all’approvazione del governo. L’elenco comprende 95 detenuti e, secondo il piano, la loro liberazione non sarà effettuata prima delle 16,00 (ora locale) di domenica. La maggior parte dei detenuti palestinesi nell’elenco sono donne e solo uno, con meno di 18 anni, condannato per omicidio.

16:27 17 Gennaio
Hamas: l’accordo è stato reso possibile da Trump

L’accordo di cessate il fuoco con Israele non sarebbe stato possibile senza il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e il suo inviato Steve Witkoff. Lo ha detto il responsabile delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, Basem Naim, in un’intervista al network saudita Al Arabiya. Secondo Naim l’intesa non sarebbe stata raggiunta “senza la pressione dell’amministrazione entrante guidata dal presidente Trump, perché il suo inviato nella regione, Witkoff, è stato qui negli ultimi giorni” e “prendeva nota di tutti i dettagli e di tutti gli ostacoli ed esercitava pressione, soprattutto sul governo israeliano”. L’esponente di Hamas ha quindi attribuito il ritardo di mesi nel raggiungere l’accordo “alla riluttanza, forse complice, dell’amministrazione Biden, e al sostegno illimitato e incrollabile al governo di Israele, alla guerra contro i palestinesi, al continuo investimento in questa guerra militarmente, diplomaticamente e politicamente”.

16:25 17 Gennaio
Ben Gvir: sono inorridito, gli ergastolani liberi torneranno a uccidere

“Se fino a ieri ero inorridito da questo accordo, oggi quando viene rivelato che terroristi con l’ergastolo vengono rilasciati a Gerusalemme, in Cisgiordania, quando tutti sanno che cercheranno di fare di nuovo del male e a uccidere di nuovo, mi prende l’ansia”, ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir, che ha votato contro l’accordo nella riunione di gabinetto e ieri ha annunciato che si dimetterà. “Mi rivolgo agli amici del Likud e del sionismo religioso, non è troppo tardi, questo accordo può essere fermato”, ha aggiunto.

 

17 Gennaio 2025Permalink

24 agosto 2024 – Un soldato di Israele obiettore di coscienza dopo la sua esperienza nella striscia di Gaza

Leggo con emozione un articolo della bravissima Francesca Mannocchi  e apprezzo molto la cortesia de La Stampa di consentirmene la lettura anche se non sono abbonata
Lo conservo nella mia memoria storica , il mio blog,  e ne segnalo la lettura a chi possa e voglia procurarsi il quotidiano.

La Stampa  24  agost0 2024  pag 14-15

 

Yuval Green, da riservista a obiettore di coscienza: “Mi hanno detto di bruciare le case dei civili palestinesi. Questa guerra è una follia”

 

Francesca  Mannocchi

KADIMA (ISRAELE). «Sono stato cinquanta giorni a Gaza, da soldato, ti guardi a destra, a sinistra e vedi solo distruzione, tutto è in rovina, non ci sono strade, tanti ospedali e università sono stati distrutti. Non ci sono parole per spiegare la quantità di danni e questo non si può giustificare. Credo che il motivo per cui sto rilasciando interviste ora, il motivo per cui sto parlando pubblicamente sia che voglio chiedere alle persone di aiutarmi a spingere a firmare un accordo di cessate il fuoco, per poter porre fine a tutta questa morte intorno a noi».

Un buon soldato

Da ragazzo Yuval Green non aveva dubbi. Sarebbe stato un buon soldato, avrebbe eseguito i suoi doveri perché è così che ogni ragazzo e ogni ragazza israeliano cresce: imparando che una delle parti più importanti della vita sarà far parte dell’esercito. Suo padre era un paracadutista, è stato un ufficiale per molto tempo, e Yuval, come tutti, ha ascoltato i racconti sull’esercito fin da quando era bambino. Per questo, col tempo, non ha solo desiderato di essere un soldato combattente, ma di far parte di una delle unità speciali. Prima è finito in Marina e poi, come suo padre, nei paracadutisti. È poi diventato il paramedico della sua  unità.Oa Rafah si scava tra le macerie dopo il raid israeliano
L’obiezione di coscienza

Alla fine di giugno, dopo cinquanta giorni dentro Gaza, Yuval Green ha deciso di lasciare l’esercito. Pochi giorni, insieme ad altri 40 riservisti, ha firmato una lettera aperta per dichiarare che non avrebbe più continuato a prestare servizio nelle operazioni a Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza: «I sei mesi in cui abbiamo preso parte allo sforzo bellico ci hanno dimostrato che l’azione militare da sola non riporterà a casa gli ostaggi – si legge nella lettera -. L’invasione di Rafah, oltre a mettere in pericolo le nostre vite e quelle degli innocenti a Rafah, non riporterà indietro vivi gli ostaggi. Pertanto, dopo la decisione di entrare a Rafah piuttosto che concludere un accordo sugli ostaggi, noi, riservisti uomini e donne, dichiariamo che la nostra coscienza non ci consente di dare una mano a perdere la vita degli ostaggi e a boicottare un altro accordo».

La lettera

firmatari sanno che la loro posizione è un’eccezione nell’esercito. Impopolare prima del 7 ottobre, irricevibile oggi per gran parte della società israeliana.
Lo sa anche Yuval Green che, se chiamato di nuovo, non ha intenzione di presentarsi di nuovo per il servizio di riserva. Yuval, che non si cura delle sanzioni a cui potrebbe andare incontro, perché, dice, non rischia la vita, ma lo status sociale e «come mi sono sacrificato per il servizio militare, così ora mi sacrificherò per la mia coscienza».
Yuval ha incontrato La Stampa nella casa dei suoi genitori a Kadima, una cittadina fondata negli Anni Trenta da coloni emigrati dalla Germania. In casa le sorelle, sua madre e molti libri, a riempire gli scaffali testi sulle tradizioni palestinesi, sulla storia e i costumi della Palestina.

«Sono entrato nell’esercito credendo che fosse la cosa giusta da fare. Solo dopo aver terminato il servizio militare regolare ho cominciato a mettere in discussione tutto, a chiedermi se essere parte dello stato di occupazione fosse davvero giusto». Ha cominciato a pensarci a Hebron, in arabo al-Khalil. È lì che ha cominciato a capire che servire l’esercito fosse per lui completamente sbagliato. È lì che ha guardato l’occupazione negli occhi. «Hebron è una città occupata, è completamente palestinese, a eccezione di alcuni quartieri israeliani che stanno cancellando la vita delle persone intorno. È ancora più chiaro che in altri posti della Cisgiordania perché vedi ogni giorno come la segregazione e i coloni influenzino le vite dei palestinesi. E non puoi ignorarlo». Lui, almeno, non ha potuto. Pensa di essere stato più gentile degli altri, con i palestinesi che incontrava, ma «ero comunque parte del sistema che stava sottraendo la loro terra». I suoi dubbi non facevano che crescere, così alla fine di settembre Yuval Green ha deciso di scrivere una lettera per i suoi amici nell’unità. Voleva inviarla l’8 ottobre, il giorno dopo la fine della festa di Simhat Torah. Poi il 7 ottobre ha cambiato tutto, ha rimesso i suoi dubbi nel cassetto e Yuval si è messo a disposizione dell’esercito. Ha pensato che fosse necessario essere presente, che fosse suo dovere. È stato richiamato, è andato in uno dei magazzini militari, si è equipaggiato e si è unito di nuovo alla sua unità. Si è addestrato per un paio di mesi e poi, alla fine di novembre, è entrato a Gaza.

La linea rossa

Quando è iniziata l’offensiva militare, Yuval Green pensava che l’equazione fosse semplice: vanno liberati gli ostaggi e quindi tutto sarà molto breve. Poi ha capito di aver calcolato male tutto. Tempi e intenzioni del governo. La linea rossa è arrivata durante la sua missione a Khan Younis, quando il suo comandante ha chiesto ai soldati di incendiare una abitazione civile. Green ha chiesto il motivo di quell’ordine ma la risposta non è stata sufficiente: «Tutto ruota attorno a come le cose appaiono dal punto di vista israeliano. Israele cerca sempre di spiegare le proprie azioni dicendo che tutto ciò che fa a Gaza è per uno scopo militare». Green non capiva la ragione operativa, strategica di quell’ordine. Ha chiesto se ci fossero prove che appartenesse ad Hamas, il comandante ha risposto che bisognava essere sicuri che non ci fosse attrezzatura militare, Yuval ha risposto che quello non era un motivo ragionevole per bruciare una casa «fondamentalmente, quello che il comandante mi ha detto era che stavamo bruciando ogni casa o distruggendo ogni casa. Io ho detto “questo è folle”, andiamo in così tante abitazioni, come possiamo distruggere le case di così tante persone?». Ha capito, in quel momento, che per il suo comandante fosse «scontato» dare alle fiamme quell’edificio, «penso che questo sia un esempio di come Israele giustifichi le sue azioni con motivazioni militari. Molte volte queste motivazioni sono corrette, stanno cercando di raggiungere degli obiettivi, ma molte volte non è dato sapere se queste motivazioni sono realmente di carattere militare o se sono animate da vendetta o motivazioni brutalmente ideologiche».
Quando ha parlato col suo comandante, Yuval Green, ha pensato che le motivazioni che gli dava avessero più a che fare con la vendetta che con la strategia militare. A rafforzare la sua scelta anche la condotta dei soldati. Vedeva persone intorno a sé lasciare graffiti, insulti, sulle macerie delle abitazioni dei gazawi, infliggere danni inutili a cose e case, portare via i “souvenir dalle case arabe”. Era per lui tutto inaccettabile, si opponeva continuamente. Nessuno della sua unità, dunque, è rimasto sorpreso quando Yuval andato via. Come lui non è rimasto sorpreso nel vedere cosa stesse accadendo alla società israeliana dopo il 7 ottobre, perché erano sentimenti che covavano da tanto tempo. Tutti i suoi amici reagivano in modo orribile, demonizzando i palestinesi, sostenendo che la modalità dell’offensiva fosse la sola possibile perché non esistono innocenti a Gaza. Che la soluzione fosse, in sintesi, ucciderli tutti. Cose che non aveva mai sentito prima, non così, pubblicamente e senza pudore, opinioni che, un tempo molto estreme, sono diventate improvvisamente comuni, normali. Era sconvolto ma non stupito perché molte persone pensavano anche prima del 7 ottobre che i palestinesi dovessero essere espulsi da Gaza. Solo che ora hanno cominciato a dirlo pubblicamente: «Quando le persone dicono che non ci sono innocenti a Gaza, penso sia corretto dire che non esistono innocenti in tutto il conflitto. Se vai in una casa israeliana e apri un armadio trovi un’uniforme dell’Idf, l’esercito israeliano cerca di proteggere il Paese dagli attacchi ma allo stesso tempo siamo parte del sistema che sta cercando di occupare la Palestina. Siamo tutti coinvolti e non possiamo continuare con la disumanizzazione delle persone di Gaza. Hanno il diritto di vivere esattamente come noi. E chiunque cerchi di minare sotto questo diritto sta facendo male a sé stesso e alle persone che stanno cercando di trovare pace in questo conflitto. È tutto molto chiaro: se non usciamo da Gaza moriranno molte altre persone. E questo crea semplicemente le prossime generazioni che saranno furiose con Israele. Non stiamo facendo bene a noi stessi e non stiamo facendo bene ai palestinesi».

 

 

24 Agosto 2024Permalink