21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio

Mentre Putin rapisce i bambini ucraini non posso dimenticare le mamme di piazza di maggio
Sono casi di enorme impatto emotivo ma non solo.

Oggi Putin è ufficialmente criminale, così dichiarato dalla Corte internazionale dell’Aja.
Non lo prenderanno mai si dice.
Forse ci riusciranno dicono altri.

Io voglio sottolineare ancora che è finalmente riconosciuto da un tribunale internazionale il crimine perpetrato contro bambini.
Aggiungo che è diritto del bambino persona a esistere come tale dal momento in cui nasce e
ha un nome documentato nei registri di stato civile con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale e civile
In Italia siamo spettatori innocenti dell’orrore che tanto nega?

Certamente no e per affermarlo non occorre riferirsi a una storia che trabocca di orrori.
Dal 2009 una legge prevede che le persone non comunitarie prive di permesso di soggiorno non possano registrare all’anagrafe i loro figli e figlie nati in Italia,
facendone quindi persone oscurate , fantasmi per legge.

Non è una discriminazione diretta ma subdolamente indiretta .
Fino ad oggi ha fatto poche vittime, forse.

La certezza però di poter farsi beffe di un diritto universale di un nato induce ad allargare le maglie del rifiuto e della vergogna.
Beffardi e impudichi, ora ci misuriamo anche con i figli delle coppie omosessuali

Domani chissà! Chi vorrà servirsi di questo sistema per devastare ancora una volta una civiltà, conquistata ma non sicura, tramite chi nasce da genitori ‘sbagliati’ in un luogo ‘sbagliato’, può farlo contando sull’indifferenza della società civile e sulle beffe parlamentari giocate fra maggioranze e voti di fiducia.

Spero che nelle belle piazze oggi rese coraggiosamente vitali dalle coppie arcobaleno trovino un angolo di viabilità anche i piccoli fantasmi per legge.

Siano il luogo che costringa il parlamento ad azioni di civiltà necessarie subito, senza se e senza ma.

 

Segue  un’immagine tratta da un  volume edito da Feltrinelli
La recensione è raggiungibile con il link che segue

30 aprile 1977: le Madri di Plaza de Mayo (lafeltrinelli.it)

 

 

 

 

 

 

21 Marzo 2023Permalink

9 febbraio 2023 – Le parole per dire

Nel marasma caotico  da cui si hanno informazioni sulle elezioni a  Roma e a Milano  (e non bastasse la vicenda del segretario del Pd)  c’è  un silenzio  agghiacciante sul fatto che nel 2009 passò con voto di fiducia la legge che ,  imponendo la presentazione del permesso di soggiorno al cittadino non comunitario  che si presentasse allo sportello del comune per la registrazione di un atto di stato civile  , poteva bloccarne  la richiesta per una ragionevole paura di proporsi irregolare di fronte a un ufficiale di stato civile.
Nel 2011 la Corte Costituzionale, a tanto interrogata, con sentenza 245 creò le condizioni perché fosse possibile accedere alla registrazione delle pubblicazioni di matrimonio:
Restavano i nati in Italia figli di sans papier che possono essere salvati dalla inesistenza giuridica a norma di circolare 19/2009  che fu ed è – per la complessità dell’informazione per soggetti c he non  conoscono le leggi italiane  – rigorosamente  occultata
Resta quindi ragionevole pensare che l’aver trasformato gli sportelli dei comuni  in muri inaccessibili  per chi sia bloccato dalla paura  possa aver creato persone  non documentate dalla nascita e comunque la misura offende ogni cittadino consapevole di simile barbarie.
Ho  voluto cercare le parole per dire: le ho trovate nei vocabolari. le trascrivo con un grassetto che ho inserito  per rendere  visibile il significato esteso del termine

Razzismo

Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli  Zanichelli 2002

  1. Ideologia che in basa a una arbitraria gerarchia fra le popolazioni umane, attribuisce  superiori qualità biologiche e  culturali a una razza ,  affermando la necessità di conservarla pura e legittimando discriminazioni e persecuzioni nei confronti delle altre razze  considerate inferiori.
  2. (est.)  Atteggiamento di disprezzo e intolleranza verso determinati individui o gruppi basato su pregiudizi sociali radicati.Razzismo > significato – Dizionario italiano De Mauro (internazionale.it)

insieme degli orientamenti e degli atteggiamenti che distinguono razze superiori da razze inferiori e attuano comportamenti che vanno dalla discriminazione sociale, giuridica e istituzionale alla persecuzione e allo sterminio di massa, volti a tutelare la purezza della razza superiore e la sua egemonia sulle razze inferiori | estens., ogni atteggiamento discriminatorio variamente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale, sesso, opinioni religiose o provenienza geografica

razzismo in Vocabolario – Treccani
s. m. [der. di razza, sull’esempio del fr. racisme]. – Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore: il rnazista, la dottrina e la prassi della superiorità razziale ariana e in partic. germanica, elaborata in funzione prevalentemente antisemita; il rdella Repubblica Sudafricana, basato sulla discriminazione razziale sancita a livello legislativo e istituzionale (v. apartheid); il rstatunitense, riguardo a gruppi etnici di colore, o anche a minoranze diverse dalla maggioranza egemone.
Più genericam., complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori: episodî di rcontro gli extracomunitarî.

9 Febbraio 2023Permalink

8 febbraio 2023 – Il totem di Liliana Segre

Il totem è una installazione informatica che trasmette indicazioni storiche e le indicazioni stradali sul Memoriale, con contenuti multimediali che spiegano che cosa è il Binario 21 e qual è la storia di Liliana Segre, partita proprio da qui a 13 anni.

Effetto prima serata per il Memoriale della Shoah: code per visitare il Binario 21 a Milano dopo l’intervista tv di Segre con Fazio

“Sono tanti anni che, da noiosa come dice il mio sindaco, chiedo che in questo luogo ci sia, finalmente, un punto in cui si ricordino quelle centinaia di persone che non erano solo ebrei ma anche quelli che fecero ‘scelta’ coraggiosa di essere contro quel regime, pagando con la vita. Dentro di me c’è molta gratitudine per quello che riesco ad apprezzare prima di morire”. E’ commossa la senatrice a vita Liliana Segre, che finalmente – nell’anniversario del suo arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio del 1944 – è stata accontentata e può inaugurare il totem che indica dove si trova il Memoriale della Shoah, nei sotterranei della Stazione centrale. “E’ un segnale importante che deve restare nella stazione di Milano, sono sicura che i viaggiatori passando davanti al totem avranno un pensiero perché siamo pochissimi rimasti a testimoniare, a a poter dire ‘io c’ero’ al Binario 21”.
8 Febbraio 2023Permalink

7 febbraio 2023 – Insegniamo a sparare nelle scuole una bufala? Temo di no

Spero in una bufala ma temo sia notizia vera e non vorrei che l’acquisto degli strumenti utili alla didattica finisse come i banchi a rotelle

Martedì, 7 febbraio 2023  –  “Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Il sottosegretario avrebbe chiesto un tavolo sull’argomento al consigliere militare a Chigi: “Serve un progetto per introdurre il tiro a segno negli istituti”
“Insegniamo a sparare nelle scuole”. La proposta di Fazzolari, vice di Meloni

Governo, Fazzolari, l’idea di portare le armi nelle scuole. Il retroscena

Esplode un caso “armi” nel governo in seguito al retroscena emerso su un colloquio privato tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari con Franco Federici, consigliere militare di Palazzo Chigi. Il colloquio sarebbe andato in scena nella giornata di ieri. Sono appena terminate le dichiarazioni congiunte della premier e del primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, – si legge su La Stampa – Fazzolari si fionda a parlare con il generale Franco Federici. Ed ecco cosa gli dice: “Dobbiamo fare un tavolo per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole. C’è tutta una rete di associazioni che si possono coinvolgere e mettere in contatto con il mondo delle scuole. Ci sono ragazzi molto appassionati e bravi che lo fanno nel tempo libero. Manca una struttura e un riconoscimento ufficiale. È un’attività che io penso meriti la stessa dignità degli altri sport”.

Sul finale di un’intervista di un anno fa come ospite d’onore all’Eos Show di Verona, la fiera dedicata alla caccia, Fazzolari – prosegue La Stampa – si congedava con un auspicio. Che una maggioranza differente riuscisse presto a capovolgere i pregiudizi contro pistole e tiro a segno. Fazzolari parla dallo stand della Tanfoglio, sotto il logo della famiglia che dal 1948 fabbrica armi, esportate anche nel mercato statunitense. Tra una settimana, il 12 febbraio, è di nuovo atteso a Verona, a un convegno sulla normativa e la gestione delle armi. Con lui interverranno gli amici di Armi e Tiro e il presidente di Assoarmieri, associazione che riunisce i commercianti, intermediari e appassionati.

 

7 Febbraio 2023Permalink

29 gennaio 2023 _ Non posso fingere di non ascoltare la voce dei senza voce

Il 27 gennaio il presidente Mattarella ha pronunciato un discorso  altissimo  che spero venga conosciuto.
Io mi soffermo solo su alcuni punti, sapendo che può essere  letto integralmente nel sito del Quirinale e che si può trovare integralmente trascritto nel mio blog diariealtro in data 27 gennaio.
Afferma  il Presidente: “La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi.
Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale».”

Quell’unicum però non era nato all’improvviso.
Si era inserito come  un verme strisciante fino a farsi cultura condivisa se non  subita.
E quando Mussolini parlò dal balcone  del municipio di Trieste nel 1938 per annunciare le leggi razziali,  la popolazione era già succube e disposta , per convincimento o per paura, ad accettare che vi fossero cittadini cui venivano tolti i diritti più elementari all’istruzione e alla cura e non solo.

L’arrivo del percorso perverso a quell’unicum che fu la shoah non ci è estraneo  e  la senatrice Cattaneo lo ha ben colto presentando al  Senato una mozione che fu votata all’unanimità e che, votata,  attende le leggi  che diano voce all’esigenza di istituire, anche in questa XIX  Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali.Nel mio blog l’intervento Cattaneo si può leggere in data 21 Gennaio: “Il senato italiano guarda i diritti umani”

Sempre nel blog il 22 gennaio ho riportato, documentandola, la notizia della approvazione  contemporanea della mozione della Senatrice Segre  che recita Discussione e approvazione della mozione n. 1 sull’istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza 
La stessa senatrice Segre ha immediatamente rilevato la connessione fra le due mozioni.

Potremmo quindi  dirci tranquilli nell’attesa di leggi che diano norma a comportamenti conformi ai principi enunciati nelle mozioni?

Io non sono tranquilla perché la norma che dal 2009 impone la presentazione del permesso di soggiorno per documentare nei registri di stato civile  la nascita di un figlio  in  Italia è tuttora in vigore anche se una circolare interpretativa afferma il contrario.
Mi si dice che la circolare viene regolarmente applicata e che quindi problema non sussiste.
Lo scorso gennaio però ho potuto affermare, in  un pubblico intervento

«… Ad oggi purtroppo  non tutte la anagrafi seguono pedissequamente la citata circolare che stabilisce:  “Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto”».

Tanto aveva risposto a una mia richiesta  il  dott. Oliviero Forti. Responsabile politiche migratorie e protezione internazionale  della Caritas Italiana,  consentendomi di riferire le parole che ho trascritto.

Comunque il fatto che vi sia una legge che consente di chiedere ai genitori che si recano in comune a registrare la nascita di un figlio quel documento (il permesso di soggiorno o altro equipollente)  che li mette in condizione di dichiararsi irregolari e perciò suscettibili di espulsione o ammenda pecuniaria, può renderli responsabili – anteverso il nascondimento della piccola spia – della negazione del fondamentale diritto umano ad esistere.

A questo punto non è il genitore a essere solo/a in gioco ma siamo tutti noi,  costretti a destreggiarci nei meandri di una norma che è regola di una minaccia  per dire in buona fede (?) che tutto questo si può accettare.

 

 

29 Gennaio 2023Permalink

27 gennaio 2023 – Un nome è un nome e nulla lo può sostituire

Ogni anno il 27 gennaio ci piomba addosso con tutto il suo inimmaginabile carico di orrori, così enormi  che sfuggono alla nostra capacità di immaginazione.
La maggior parte  di coloro che hanno vissuto l’impossibile sono scomparsi , i volonterosi raccoglitori del testimone che dia continuità  alla memoria , devono  passare a loro volta quel testimone che il trascorrere del tempo sottrae  a ognuno che se ne facci carico.
Il 24 gennaio La Repubblica ha organizzato un paginone dove un articolo di Lara Crinò riporta significativi interventi della storica Anna Foa e della senatrice Liliana Segre

Shoah, il pericolo è l’oblio

“Il pericolo dell’oblio c’è sempre. Io penso che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà solo una riga sui libri di storia e poi neanche più quella”. È l’amara considerazione della senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, in occasione della presentazione con il sindaco Giuseppe Sala del calendario di iniziative organizzate nella sua Milano per il 27 gennaio.
“So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. – ha aggiunto Segre – La gente già da anni dice, ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’”. Nonostante questa disillusione, la senatrice, sopravvissuta ad Auschwitz, continua ad impegnarsi affinché si conoscano la Shoah e i suoi luoghi. Come il Memoriale da lei fortemente voluto in quello che fu il binario 21 della Stazione centrale di Milano, da dove lei, il padre Alberto e altre centinaia di ebrei furono deportati. Quest’anno il Memoriale di Piazza Safra – oltre ad essere il punto d’avvio della Run for Mem – sarà richiamato sul tram della linea 9 che per due settimane avrà una livrea di papaveri rossi, simbolo di rinascita e sulla fiancata la scritta “27 gennaio – Giorno della Memoria” e “Memoriale della Shoah – Binario 21 – Stazione Centrale”.
In città poi saranno molti gli appuntamenti legati al 27 gennaio, tra cui l’apposizione di ventisei pietre d’ inciampo

E la storica Anna Foa riprendendo le  parole di Liliana Segre  : “E’ vero, La Shoà rischia l’oblio”.
“Sicuramente come società civile non abbiamo trovato tutti gli strumenti e siamo stati troppo retorici. Questa memoria l’abbiamo chiusa, circoscritta come se il genocidio che si è compiuto riguardasse solo gli ebrei.  Avremmo dovuto capire che riguardava il mondo, chi l’aveva perpetrato e chi era rimasto indifferente, riguardava tutti”.

Nella stessa pagina il giornalista Corrado Augias riprende parole della senatrice che mi incoraggiano a dire quello che tento di comunicare da anni con risultati scoraggianti.

“ Per molti anche le testimonianze più crude possono scivolare via come succede ogni giorno per i più efferati fatti di cronaca . Liliana Segre ha probabilmente detto parole chiave quado ha dichiarato che per lei le “pietre d’inciampo” sono più importanti del Giorno della Memoria perché « danno un nome alle vittime ».
«Un nome è un nome : abitava lì, in quella casa, quelle erano le sue finestre, davanti a quel portone lo hanno preso. Non aveva colpe, era un essere umano come me».

Vorrei che queste parole riuscissero a scuotere  qualche parlamentare capace di ricordare   che da quasi 14 anni in Italia disponiamo di una legge che ci consente di negare il nome a chi nasce nel nostro stato con particolari caratteristiche burocratiche. Per lui, per lei non c’è posto nei registri di stato civile. Finché la legge non sarà modificata saremo e siamo creatori di  fantasmi
L’enormità delle regole dei campi di sterminio negava il nome a chi vi entrava, noi  -con una misura minima –  disponiamo della silente devastazione della burocrazia per distruggere persone condannate all’anonimato assoluto e alla devastazione della dignità, alla paura come condizione di vita.

Al riferimento alle note de La Repubblica aggiungo  due brevi testi  dall’inserto La Lettura del Corriere della sera del 22 gennaio
Sono a mio parere significativi perché, mentre dicono la quotidianità dell’orrore, non consentono  che l’enormità sconvolgente del fenomeno , lo soffochi, rendendolo incredibile.

Voci di donne dall’inferno di Ravensbrück  di Alessia Rastelli.

Susan Gerofi  (1916-1993)

«Fummo messe in  baracche dove c’erano  già tante donne ungheresi, giovani donne.  La prima notte tutte abbiamo ricevuto due patate, che poi non ci sono più state date.  Ma la prima sera ho iniziato a sbucciare una patata, e subito diverse donne mi sono venute intorno e mi hanno detto: “Se non mangi la buccia la posso avere per favore? ”. In quel momento ho capito come doveva essere considerato il cibo . Ed era  vero, bisognava mangiare tutto quello che si aveva (…). Altrimenti saremmo morte di fame ».
«L’appello era solo una questione di tortura. Stavamo lì dalle cinque e mezza circa  fino a  volte alle sei e mezza, poi venivamo contate una per una, in migliaia, e alcune avevano così freddo, non avevano il permesso di and are in bagno, e i vestiti si congelavano su di loro. Era inimmaginabile».
(Testimonianza del 4 maggio 1990, Claims Conference International Holocaust, Documentation Archive  United States Holocaust Memorial  Museum)

Selma  van de Perre  (1922)
« Era terribile quando siamo arrivate, c’erano donne che urlavano, cani che abbaiavano,  donne c comandanti dei reparti (…), ci hanno ordinato di camminare verso il campo, i dintorni erano bellissimi,  un bel paesaggio, ma quando siamo entrate era terribile, tutto nero , ciottoli neri (…). Il giorno dopo ci  fecero fare la doccia fredda, ma non c’era più biancheria intima, non c’era cibo  – non c’era niente – avevo un vestitino leggero, ma non avevo il cappotto.»
« Avevo un forte mal di pancia , non potevo alzarmi dal gabinetto nel grande campo e un tedesco, una SS, prese la sua cintura e cominciò a picchiarmi. Svenni e due ragazze olandesi mi dovettero reggere  durante l’appello, il numero doveva tornare e non tornava mai e poi mi portarono nella baracca degli ammalati.»
(Testimonianza del 2021. Collection Vpro)

Aggiungo link al  testo  pubblicato lo scorso anno nella stessa circostanza, la prima, con considerazioni raggelanti la seconda dove il passato e il presente si incontrano in un margine non irrilevante  .

27 gennaio 2022 – Il ricordo di una mamma a Majdenek (diariealtro.it)

E un altro link che porta a un post del 14 dicembre 2018  dove cerco di documentare uno dei tanti passaggi indicibili della realtà dei lager  da cui risulta che prima di ammazzare i bambini venivano sottratti loro i giocattoli classificati e organizzati come bottino di guerra o non  so che altro .
Trovare parole per dire l’orrore a volte è molto difficile.

14 dicembre 2018 – Integrazione precoce a Codroipo, provincia di Udine (diariealtro.it)

Chi volesse documentarsi sui triangoli che sostenevano nei lager e a un gruppo di vittime, oltre il nome negato può vederne l’elenco nella mia pagina di ieri del Blog diariealtro

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27 Gennaio 2023Permalink

26 gennaio 2023 – L’ordine regnava nei lager: lo assicuravano i triangoli

Domani è il 27 gennaio ,
Giornata internazionale  della memoria, così dichiarata dalle Nazioni Unite.
Scelta dall’Assemblea  il primo novembre del 2005 segna la liberazione del campo di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa .

CLASSIFICAZIONE E CATEGORIE DEI DEPORTATI
Affinché i dirigenti dei campi di concentramento potessero individuare a prima vista la categoria deportato secondo la nazionalità, ragioni politiche, razza e religione, i prigionieri dovevano portare, oltre al numero di matricola (rilasciato al momento della registrazione all’ingresso del campo), un triangolo di stoffa colorata sulla giubba e nei pantaloni.
TRIANGOLO ROSSO: indicava i prigionieri politici, nei confronti dei quali era stato emesso un mandato di arresto per motivi di sicurezza (Schutzhaft), per cui sui registri, questi deportati erano indicati come Schutz haftling.
TRIANGOLO VERDE: designava i criminali comuni (Berufsverbrecher – BV) vale a dire una serie di detenuti di origine tedesca fra i quali spesso venivano scelti i capiblocco (kapò) e i sorveglianti delle squadre di lavoro, incaricati di mantenere l’ordine e fare funzionare il lager.
TRIANGOLO NERO:  Il nero veniva attribuito agli asociali (Asoziale – Aso) un gruppo non precisato di internati in cui erano compresi le prostitute, i senza fissa dimora e, all’inizio, anche gli zingari.
TRIANGOLO BLU: Il blu veniva attribuito agli immigrati, agli apolidi e ai rifugiati all’estero della guerra Repubblicana di Spagna .
TRIANGOLO VIOLA: Il viola era attribuito agli studiosi delle Sacre scritture (Testimoni di Geova) o ai religiosi in genere, fatta eccezione per i sacerdoti polacchi .
TRIANGOLO ROSA: Il rosa marchiava coloro che erano accusati di omosessualità.
Il triangolo rosa. Tra le vittime della persecuzione nazista c’era anche gli omosessuali, identificati nei lager con un triangolo rosa. A ricordarne il tragico destino, Elena Loewenthal su La Stampa, tra le relatrici di un incontro che si terrà oggi al Circolo dei Lettori di Torino. “Il triangolo rosa era concepito come stigma di appartenenza a una comunità considerata spregevole e al tempo stesso come un avvertimento sociale: quell’orientamento sessuale ‘sbagliato’ era pericoloso per contatto, imponeva l’isolamento e una diffidenza che avrebbe dovuto accomunare i carnefici e le altre vittime, quelle che portavano triangoli di colore diverso. – scrive Loewenthal – Ma la vita, a volte, è più forte della morte e all’indomani della fine di quell’orrore il triangolo rosa divenne il simbolo della lotta per la liberazione omosessuale”.
TRIANGOLO MARRONE: Questo colore era attribuito alla popolazione di origine Zingara , Rom e Sinti .
STELLA GIALLA : indicava gli ebrei, la categoria più numerosa rinchiusa nei campi di concentramento. Portavano un contrassegno a sei punte, formato da due triangoli sovrapposti: talvolta un triangolo colorato (nero, rosso ecc.) per indicare la distinzione per categorie generali, e uno giallo per l’appartenenza alla religione ebraica. Per esempio una stella formata da un triangolo giallo e uno rosso, designava un ebreo arrestato anche come politico (Jiidischer politischer Schutz haftling).

26 Gennaio 2023Permalink

31 dicembre 2022. Cerco di poter sperare nel nuovo anno

Fine anno  con sgomento, senza trascurare un’attenzione positiva

Il 31 gennaio ho cercato di mitigare il mio scoraggiamento cercando esperienze positive. Le ho trovate e le elencherò
E’ chiaro che non si tratta di recuperare le ‘opere buone’ che ci sono e vedono l’impegno di molti ma di identificare atteggiamenti importanti per affrontare il problema per me politicamente essenziale del rispetto del principio della universalità  del diritto ad esistere che si manifesta con la certezza dell’iscrizione di ogni nato  in Italia nei registri di stato civile.
Il principio è stato ferocemente violato nel 2009, escludendo dalla certezza dell’esistenza giuridicamente riconosciuta i figli dei migranti non comunitari irregolari.
Ho tentato disperatamente di sostenere  questo problema in regione , identificando  nell’impegno per la modifica della legge l’unica soluzione che ci consente di uscire dalla vergogna di una norma  che, mentre  devasta la vita delle vittime,  fa di noi cittadini capaci, nel silenzio,  di accettare un principio razzista, riportandoci a una cultura  dell’indifferenza condivisa che, nel 1938, fu la base dell’orrore condiviso.
E’ mio convincimento che questo verme maligno introdotto dall’esistenza di una legge di fatto negazionista ci obblighi almeno , per rispetto di noi stessi , a dire no.
I miei contatti  con l’associazionismo in regione (associazionismo registrato e organizzazioni non registrate) sono stati irrimediabilmente deludenti: il no alla legge negazionista non è stato pronunciato con chiarezza fatta eccezione della posizione presa dal consigliere regionale Furio Honsell , di cui ho scritto ieri e di cui riporto ancora il link
https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/IterLeggi/IterLeggiDettaglio.aspx?Leg=5&ID=19-m17

Altri segni positivi  per augurare buon anno

Alla proposta di legge Honsell (che invito ad esaminare con il link che ho trascritto) aggiungo, riprendendoli come pubblicati nel  mio blog diariealtro.it,  segni positivi

20 dicembre 2022

20 dicembre 2022 – Le conclusioni della commissione Segre vanno rese operative

27  dicembre  2022.  Copia del documento “Costituzione quanti anni veramente hai?” , pubblicato da Noemi Di Segni, presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane

27 dicembre 2022. Conferimento della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’intervento del medico era stato rifiutato da un cittadino italiano  per motivazioni di tipo razzista.

29 dicembre 2022. Testimonianza di Zakia Seddiki, una donna di statura eccezionale, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Africa nell’esercizio del suo lavoro

31 Dicembre 2022Permalink

29 dicembre 2022 – Zakia Seddiki, moglie di un ambasciatore

Il 22 febbraio 2021 fu ucciso Luca Attanasio, ambasciatore  italiano in Congo.
Con lui morì il carabiniere Vittorio Iacovacci che l’accompagnava.
Tanto avvenne in un tentativo di rapimento presso il villaggio  Kibumba.

Il 27 dicembre scorso la moglie Zakia Seddiki – che insieme a lui , nell’ottobre 2020, aveva ricevuto il premio Internazionale Nassiriya per la Pace –
ha concesso una intervista,  firmata da Niccolò Carratelli,  a La Stampa.

Ne ricopio  il testo

«Luca ave va la forza di unire le persone e sta continuando a farlo».
Zakia Seddiki cerca  invano di non commuoversi ,  mentre davanti agli ambasciatori italiani riuniti alla Farnesina ricorda il marito,  «uno di voi», ucciso a 43 anni in un agguato in Congo, nel febbraio 2021.
Nel nome di Luca Attanasio sono state attivate 40 borse di studio per altrettanti giovani in 12 diversi paesi, quasi tutti africani:  dal Congo al Niger, dalla Somalia all’Etiopia.  Un progetto della fondazione Mama Sofia, di cui  Seddiki è presidente , in collaborazione con l’Università telematica eCampus e lo stesso ministero degli esteri. I ragazzi saranno individuati dalle nostre ambasciate attraverso dei bandi specifici , poi frequenteranno corsi di lingua italiana  per prepararsi a seguire quelli  universitari veri e propri.
«Luca amava ripetere che essere ambasciatori è una missione  – ricorda Zakia di fronte ai colleghi del diplomatico –  significa non lasciare indietro nessuno in qualsiasi parte del mondo».
A lei, invece, Attanasio ha lasciato tre bellissime bambine (la più grande ha 5 anni, le due gemelline quasi 4): «Le cresco pensando a lui , ai valori che condividevamo, e in loro rivedo il suo amore ».
Cosa significa per lei presentare questa iniziativa alla Farnesina?
«Mi commuove riuscire a fare qualcosa di concreto insieme a tutti questi colleghi di Luca, condividere questo impegno con loro, che fanno lo stesso lavoro e sanno cosa significa.  Luca era una persona concreta, voleva aiutare gli altri in modo tangibile  ed è bello dare continuità alle sue idee con questo progetto».
E’ un progetto di cui avevate parlato fra voi?
«Con Luca  abbiamo  vissuto la realtà  delle scuole e del sistema di istruzione  in alcuni Paesi e abbiamo capito che l’unico modo per cambiare davvero il futuro di quei ragazzi è puntare all’educazione: farli studiare perché possano prendere in mano la loro vita.  E’ uno dei tre obiettivi per cui è nata la nostra   fondazione  Mama Sofia, gli altri sono le cure sanitarie  e l’accesso all’acqua potabile».
Perseguire questi obiettivi è un modo per sentire Luca ancora vicino?
«Per quello ci sono le nostre figlie, mi basta guardare loro per  sentire che lui c’è. Ma  per me è molto importante  continuare la strada intrapresa insieme, provare a realizzare alcune nostre idee. E’ anche un modo per  cercare di calmare il dolore che mi accompagna tutti i giorni ».
Sono passati quasi due anni da quel tragico giorno di febbraio, ma forse a voi sembra ieri…
«E’  così,  è  ancora  molto complicato per noi, la ferita è fresca e fa male. Le bambine chiedono sempre del loro papà, lo ricordiamo tutti i giorni. La verità è che non riusciamo ad accettare quello  che è successo ».
Come riesce a crescere le vostre tre figlie da sola, senza il papà?
«Ancora più dei progetti della fondazione , la famiglia che abbiamo costruito rappresenta la continuità della vita con lui. Il mio primo pensiero è essere una buona madre, cerco di essere presente e per fortuna ho la mia di mamma che mi aiuta. Voglio  far crescere le bambine  secondo i valori che io e Luca condividevamo: la pace, l’umanità, il rispetto dei diritti umani.  Così sento di onorare la memoria anche di Luca, di dare loro anche il suo amore ».
Lei ha chiesto in più occasioni verità e giustizia. C’è un processo in corso a Kinshasa, ma il rischio è che ne esca una verità di comodo. Cosa spera?
«A chiedere verità e giustizia non siamo solo noi familiari , ma un intero paese. L’Italia quel giorno ha perso due suoi figli , l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci che voglio ricordare in questo momento. Ecco, visto che Luca era un uomo delle istituzioni , io posso solo dire che mi fido delle istituzioni italiane e spero che tutti si impegneranno per arrivare a una verità vera  e all’accertamento delle responsabilità ».
Due anni dopo, cosa resta di Luca Attanasio?
«Luca può essere un esempio per i giovani, a loro dobbiamo trasmettere la memoria di quello che ha fatto nella sua vita, il suo messaggio di umanità. Con Mama Sofia proviamo a onorarlo realizzando i suoi profetti . Mi diceva sempre che era orgoglioso di me  per il mio impegno nella fondazione. Ho bisogno di pensare che Luca sia sempre orgoglioso di me, ovunque si trovi , e per questo non mi fermo ».

29 Dicembre 2022Permalink

27 dicembre 1947 – Una data intrigante 1

27 dicembre 1947  viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la
COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
che  sarebbe entrata in vigore l’1 gennaio 1948

Mi piace ricordare questa data nell’anniversario di solito ignorato.
Qualcuno, ma sempre meno, a volte ricorda il 1 gennaio  1948,
Nella prassi   consolidata della promozione  dell’indifferenza a me sembra di vivere un trasloco di cui si approfitta per buttare le anticagli inutili

Alla fine dell’anno si tirano i conti  e i miei sono decisamente squallidi

Certo ci sono anche notizie buone:
Il Centro pace Ivrea  si dice felice per la prima coppa del mondo palestinese.
Conosco il loro impegno: li avevo incontrati durante il mio soggiorno a Betlemme nel 2003 e non hanno mai  rinunciato alla loro opera di sostegno al popolo palestinese .
Leggo della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’estate scorsa, mentre stava operando per la stagione estiva al pronto soccorso di Lignano Sabbiadoro (Udine)un paziente si rifiutò di farsi curare da lui per il colore della sua pelle.
Sono lieta di averlo  come concittadino.

Ma vengo al ‘locale’  dove riesco ancora a muovermi e ad esprimermi.

Leggo, ma non ho partecipato  perché non posso più permettermi di stare in piedi all’aperto, di una manifestazione di donne in nero per le donne dell’Iran,
Leggo del impegno del  Gris  per assicurare le cure dovute anche ai più fragili.
Leggo sulla piccola pubblicazione Ho un Sogno nel numero 270 (e siamo al trentunesimo anno di  attività):

“L’inquinamento mediatico e il rinascere di pulsioni nazionaliste stanno  creando una cognizione distorta dei diritti umani “  e, precisandone le caratteristiche fondanti,  arriva a segnalare quanto accaduto in dicembre in  consiglio  regionale:
Il Consiglio Regionale ha respinto il progetto di legge nazionale  per assicurare a chi nasce in Italia , senza eccezione alcuna, il diritto alla registrazione nei registri di stato civile e ha approvato quello  per innalzare i requisiti richiesti ai lavoratori stranieri in Italia per ottenere il ricongiungimento  familiare”.

Voglio ricordare a me stessa che un gruppo significativo  di associazioni registrate si riconosce sotto l’ombrello protettivo di Rete Dasi, una organizzazione non registrata   ma molto attiva  e,  per quel  che vedo, autorevole.
Fra queste associazioni  che per lungo tempo si erano espresse in favore della registrazione  di ogni nato , secondo il criterio di uguaglianza  che appartiene ai diritti fondamentali , ce ne sono alcune  che ora sembrano risucchiate nel mondo dell’indifferenza silenziosa (o forse silenziata?)
Per essere dal 2008  attenta  allo svolgersi di questa triste storia,  mi chiedo perché un impegno –  che richiede solo di pronunciarsi nel rispetto della Costituzione e segnatamente dell’art.  3, che non richiede  spesa alcuna da nessuna parte –  venga silenziato.
Vedo con preoccupazione  che,  come ogni anno, alcuni sacerdoti e laici loro devoti firmano una Lettera  di Natale in cui, come ogni anno, non c’è parola per i nati in Italia classificati con legge per non esistere. Perché trovare parola per c hi non  c’è?
Mi viene in mente che il Sinodo sulla famiglia del 2015 (che doveva segnalare al papa le criticità dell’istituzione)  evitò di nominare i nati in Italia  cui  la famiglia è negata per legge: i fantasmi non hanno legami.
L’unico che se ne accorse e capì fu il teologo mons. Bruno Forte, vescovo di Chieti e Vasto  che ne scrisse su  Il sole 24 ore.
Ho conservato l’articolo nel mio blog e ne segnalo il link per chi lo volesse leggere.
https://diariealtro.it/?p=3863
Mi permetto di annotare che l’identità fra la politica della Lega (la legge negazionista appartiene al voto di fiducia  imposto  nel 2009 dall’allora ministro Maroni) e la gerarchia cattolica che arriva  ai sacerdoti locali mi suggerisce pensieri poco natalizi.

 

 

 

27 Dicembre 2022Permalink