Trovo su facebook, segnalato in un post di Francesca Longo, un link a un interessantissimo articolo di Andrea Tornielli, tratto da vaticaninsider de La Stampa.
Riguarda il sistema dello Ior e ne inserisco il link perché le mie competenze in materia di banca e finanza mi aiutano a capire ma non mi consentono di esprimermi in autonomia.
In tutta autonomia mi sento invece di percorrere un’altra pista di ragionamento. Oggi i quotidiani esaltano il ruolo del papa nelle modifiche legislativa introdotte “motu proprio” nell’ordinamento normativo del Vaticano (provo a dirlo in un a mia traduzione? Un decreto pontificio di cui il papa, sovrano assoluto, personalmente risponde e rende efficace con la sola sua approvazione).
Anche qui la lista sarebbe lunga e mi accontento di un link, questa volta al Corriere..
L’elenco è lungo, me lo potrò leggere anche in futuro (e attendo l’attivo della preziosissima rassegna stampa Adista dove troverò testi e commenti interessanti) ma qualche considerazione me la permetto.
Premetto un richiamo importante: il codice di leggi del Vaticano, valido fino ad oggi (e di cui oggi celebriamo i primi segni di sgretolamento) è il codice penale italiano del 1889 (cd Zanardelli) in vigore in Italia nel 1929 e fatto proprio dal neoriconosciuto Stato Vaticano con il Concordato allora firmato dal segretario di stato card. Gasparri e da S:E: Benito Mussolini.
Sottolineo alcuni aspetti delle riforme vaticane: l’identificazione di reati nei confronti dei minori. la soppressione dell’ergastolo e la definizione del reato di tortura.
Alle ultime due misure che ho citato l’Italia non è ancora arrivata. Arranca, arranca … chissà
Papa Francesco ci serve un Concilio!
Di pena di morte nel motu proprio non si parla.
Nella normativa vaticana – l’ultima condanna a morte eseguita risale al 1870 – era stata rimossa definitivamente solo nel 2010. Il papa però non è solo un sovrano ma anche il Vescovo di Roma.
E a questo punto è d’obbligo un riferimento al catechismo della chiesa cattolica che alla proposizione 2267 così recita, in un linguaggio più diplomatico che ecclesiale:
«L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti ».
Due link a documenti ‘storici’
Aggiungo per esteso il link che consente la lettura del testo del motu proprio
e il testo del comunicato stampa ufficiale della sale stampa vaticana.