1 agosto 2024 _ Cronache dalla terra del massacro

Trascrivo questo link  che consente di raggiungere un intervento significativo per il luogo da cui proviene  e per la professionalità  di chi lo propone

https://youtu.be/cM8HATqS-Jo?si=IH5aQusDWAtRoe6m

Intervento del dott. Mads Gilbert, medico norvegese (specialista in anestesiologia e capo del dipartimento di medicina d’urgenza presso l’Ospedale Universitario della Norvegia settentrionale), attivista, da 30 anni presente negli Ospedali di Gaza.

1 Agosto 2024Permalink

23 luglio 2024_ Nati in Italia senza nome per legge incentrano due parlamentari europei

Gentili onorevoli,
scrivo ad entrambi congiuntamente perchè il problema che vi pongo è il medesimo quindi medesima la richiesta  se  compatibile con la vostra funzione di Parlamentari Europei e se questa funzione comprende anche una attenzione  ai diritti umani fondamentali , quali compaiono nelle convenzioni dell’ONU che, in quanto stato italiano , la Costituzione ci impegna a rispettare (art. 10)

Quello che vi segnalo è un  significativo caso  di disprezzo  ‘legale’ del principio del superiore interesse del minore presente nella normativa  internazionale e italiana.
Schematizzo quello che so e ho capito, disponibile a scriverne di più se lo riterrete utile.

–        1991 legge 176: L’Italia ratifica la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (parola che oggi si preferisce opportunamente declinare come  infanzia e adolescenza;

–        1998 legge 40  (cd Turco Napolitano) “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
E’ legge che si applica (se non è stata del tutto cancellata)  “ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi” e, mentre stabilisce  che “ i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”,  indica anche le eccezioni in cui ciò non debba avvenire e precisamente:
“ per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi” ;

–        2009 legge 94, approvata con voto di fiducia nel tempo storico del quarto governo Berlusconi.
Si  tratta di un  coacervo di norme disparate che sposta significativamente il titolo del 1998 “l’immigrazione e norme sulla  condizione dello straniero”  alle  “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, minacciata evidentemente da chi nasce in Italia se figlio di sans papier.
L’operazione  fa capo all’art 1 comma 22 lettera G della legge 94 , dove  – con un’abile mossa di discriminazione indiretta – gli innominati nati da sans papier  vengono  trattati alla stregua di “licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.
I genitori che  chiedano di  registrarne la nascita devono quindi esibire il permesso di soggiorno  (e comunque un documento inerente la regolarità del loro soggiorno.

–        Non dimentichiamo che si tratta di  persone che non conoscono la nostra lingua né la complicazione delle nostre leggi e forse  vivono da lavoratori in nero in stato di schiavitù. La cronaca ce ne ha dato  un’immagine nel martirio di Satnam Singh e di sua moglie Sony per lasciarci  intravedere nel livello di abiezione  imposta , quello che può essere il livello e il risultato della paura: i genitori possono rinunciare a registrare l’atto di nascita di un figlio , facendosi esecutori   della subdola  condanna di stampo razzista che il legislatore italiano  fa pendere su loro dal 2009,  come un nuova spada di Damocle.

Contando su di voi, sull’on. Bonaccini di cui sono stata elettrice  e facendo mia una espressione della on. Picierno  “Parlamento luogo di speranza e ascolto”, voglio essere certa che il Parlamento Europeo saprà  trovare  una parola di  speranza anche per i piccoli reietti per legge di cui vi ho scritto . Per un superamento di questa norma nel Parlamento italiano  non c’è  su  questo punto indizio che possa far  ben sperare.
Cordialmente

Augusta De Piero
Italia -Udine  Via Caccia 33
tel 0432 204274
cell 3383215327
depieroaugusta@gmail.com

23 Luglio 2024Permalink

23 giugno 2024_ Satnam   e il dilemma della bimba torturata

Domenica 23  giugno – La stampa
Satnam   e il dilemma della bimba torturata

Editoriale di Andrea Malaguti   (segue a pag. 24)
Il testo inizia con una citazione di Fëdor  Dostoevskij da I fratelli Karamazov:

« “Supponiamo  che per costruire l’edificio della felicità, della  pace e della tranquillità  degli uomini, tu dovessi torturare una sola bambina, magari quella che hai visto prima piangere battendosi il petto con il pugno, costruiresti quell’edificio?” No, non lo farei, disse piano Alesa. »

E continua il giornalista Malaguti

Alla domanda che Ivan Karamazov  pone  al fratello Alesa abbiamo risposto uno stentoreo sì quando siamo nati. Alcuni senza saperlo. La  maggior parte di noi , diventando adulti, facendo finta di non sapere. Ce  ne freghiamo  se la bambina che piange viene torturata . Ci servono gli invisibili per continuare a vivere  come ci piace, per tenere bassa l’inflazione, per trovare la tranquillità che resta nel sempre più fragile e declinante edificio della civiltà  Occidentale.
I rider, quelli che si trovano all’alba in bicicletta  davanti alla stazione di Milano  e che ci portavano il cibo a casa durante il lockdown, i lavoratori della parte deteriore della logistica d’assalto che ci permettono con un’app di avere tutto e subito a prezzi di saldo, e, soprattutto, gli schiavi dei campi che ci fanno trovare pomodori freschi al supermercato e nei ristoranti.

Continua

Il testo è molto lungo e lo copierò  pian piano per conservarlo nel mio blog che è la mia memoria storica.
Qui posso solo consigliarne la lettura (quando le edicole chiudono a  Udine c’è la Biblioteca )

E ora continuo  io

A  Ivan abbiamo già detto SI’  per le ragioni elencate nel breve passo dell’editoriale di  Andrea Malaguti  trascritto sopra e  anche  per i nati cui   a precise condizioni – e facendoci beffa  del primo comma dell’arto 3 della Costituzione – abbiamo negato la registrazione dell’atto di nascita. approvando  la legge n. 94 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica n. 94
L’articolo che ci interessa nel coacervo di norme di quella legge è l’art. 1, comma 22 lettura G.
Prego tutti coloro che  sono  presi dall’impegno di superare la legge Bossi Fini di ricordare che la norma che cito non è la Bossi Fini, legge  che richiede evidentemente una radicale revisione

Ed ecco infine il negletto comma 1 dell’art.  3della Costituzione.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale  e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua , di religione , di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

 

23 Giugno 2024Permalink

12 maggio 2024 _ Madri non festeggiabili per legge

Pier Paolo Pasolini  “Supplica a mia madre”

 

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

 

Poesia scritta nel 1962  pubblicata nel 1964

Pasolini affida a sua madre la sua diversità.

Volevo pubblicare  questa poesia nel mio blog il 17 maggio, la data scelta per ricordare che proprio quel giorno nel  1990 l’Organizzazione mondiale della sanità aveva tolto  l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
L’ho fatto oggi, 12 maggio, festa delle mamme strumentalizzate al successo del commercio d’occasione.
Soffocate da immagini di appropriati regali, non ricordiamo che la festa non è universale: ne sono escluse le mamme non comunitarie (ed  evidentemente anche i padri) che , costrette dalla legge 94/2009 a denunciare la nascita di una figlia/o in Italia presentando il permesso di soggiorno, possono essere indotte a non provvedere ad assicurare un’esistenza giuridicamente  riconosciuta alla creatura che hanno partorito per non manifestarsi prive di quel documento (e perciò irregolarmente presenti nel nostro stato con tutto ciò che ne consegue per loro e per la loro famiglia).

Preciso che la legge 15  luglio 2009 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica
affronta la scelta negazionista  del  nato ( e quindi della maternità e della paternità ) nell’articolo 1 comma 22 lettera G .
Per una precisazione storica la legge  venne   approvata nel tempo del IV governo Berlusconi  con voto di fiducia voluto all’allora Ministro dell’Interno  Roberto Maroni

12 Maggio 2024Permalink

5 maggio 2024 _ Guerra anche ai neonati . E’ gratuita per i bilanci. Solo le vittime pagano il prezzo

5 maggio 2024–  Oggi nella rassegna stampa di Prima Pagina (Rai Radio 3 mattina 7.15-8.40)  è stato segnalato un articolo  pubblicato  da La Stampa , una segnalazione che  mi  ha riproposto il problema dei nati in Italia, ridotti a fantasmi perché è loro negato  per legge. il nome che assicura la certezza giuridica della loro esistenza
Ho chiamato per dirlo nel dibattito che segue la rassegna .
La centralinista mi ha risposto. Ha segnalato la mia richiesta ma non sono stata richiamata.  E allora scrivo.
Nel  2009  è stata approvata una legge  che io considero una atto di guerra, una guerra di parola più violente delle armi
Contraddice infatti la
 Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989, Convenzione  ratificata con LEGGE 27 maggio 1991, n. 176 Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre .
Leggiamo all’art. 7
«1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi.»

Il rispetto di tale norma  era assicurato dalla legge  6 marzo 1998, n. 40 (cd Turco Napolitano) che  all’art 6 comma 2  affermava  che per la registrazione degli atti di stato civile,  e quindi per la registrazione delle nascite,  ai genitori che si prenotassero allo sportello anagrafe del comune di pertinenza non dovesse essere c chiesto il permesso di soggiorno o altro documento attestante la regolarità del soggiorno.
Purtroppo nel 2009 la legge 94 (art, 1 comma 22 lettera g)  cancellò  questa norma assimilando la richiesta della registrazione dell’atto di nascita a ogni altra richiesta presentata da cittadini non comunitari e quindi pretendendo la presentazione  del documento attestante la regolarità della  loro presenza  anche per  i  genitori che chiedessero di registrare un atto di nascita. .
Per correttezza devo riconoscere che il consigliere regionale Furio Honsell – insieme a qualche altro consigliere di opposizione  in FVG- aveva presentato  nel 2022 una proposta di legge nazionale in materia che  venne bocciata dalla maggioranza , confortata certamente dal silenzio della società civile.

Chi voglia leggere l’articolo cui faccio riferimento potrà giovarsi del testo che segue: l’ho diligentemente copiato avendo questa mattina fallito nel proporne il link che contavo portasse al testo.
L’autrice dell’articolo nomina  Putin e  a una sua collaboratrice  ma non è questo che mi interessa (anche se qualcuno ne userà per schierarsi  su uno dei fronti bellici nella guerra russo -ucraina: a me per questo problema  basta il fronte italiano dove adulti titolati scelgono a propria vittima i neonati).
Quello che mi interessa è la palese  significatività dei diritti proprie e personali del nato tali da  appartenere alla  valutazione del Tribunale internazionale dell’Aia e che non  possono invece  ridursi a un’espressione di anime belle,  liete di manifestare i propri benevolenti sentimenti, come accade.
Premetto all’articolo che ho trascritto  una nota sulla giornalista che l’ha firmato e aggiungo in calce qualche altra nota a dimostrazione dell’esistenza delle persone nell’articolo nominate , esistenza che ho voluto verificare.
L’articolo si esercita soprattutto sul concetto di cittadinanza.
In Italia siamo  più  radicali e cominciamo dalla nascita.

Anna Zafesova (in russo Анна Зафесова?Mosca1969) è una giornalista e traduttrice russa con cittadinanza italiana.

È stata corrispondente da Mosca per La Stampa fino al 2004, collaborando inoltre con Il Foglio ed altre testate.
Nel 2022, vince il 12º Premio Cerruglio per il suo libro Navalny contro Putin  e il Premio Ischia giornalista dell’anno carta stampata.

5 maggio  2024 _  DOMENICA _ LA STAMPA  pag. 4.  Primo Piano
Anna Zafesova  Nel Lugansk occupato è vietato nascere ucraino.

Da lunedì, i neogenitori della regione di Lugansk, potranno uscire da un ospedale di maternità insieme al loro pargolo soltanto dopo aver dimostrato che almeno uno dei due possiede un  passaporto russo.
In caso contrario,  il neonato verrebbe ‘confiscato ‘ alla famiglia , almeno a quanto sostiene  Artem Lyshor  il responsabile dell’amministrazione della regione ucraina.
In altre parole nei territori occupati alla Russia si potrà nascerne soltanto come russi,  almeno potenziali,  e prima di partorire la coppia  dovrà rinunciare alla cittadinanza ucraina.   Una regola che, secondo le autorità di Kiev, farebbe scattare l’accusa di ‘genocidio ‘ ,  in base all’art. 3 della Convenzione sul  genocidio che vi fa ricadere  «  anche le misure  intese a prevenire nascite all’interno del  gruppo perseguitato ».

Il territorio del  Lugansk è quasi interamente sotto occupazione russa , in alcune zone già dal 2014 , e  Lyshor in nome del governo ucraino soltanto sulla carta.  Di conseguenza an che l’Institute  for the Study of  War (Isw)  ,  che riporta la notizia sull’imposizione della cittadinanza russa ai neonati della regione,  fa la permessa     «in caso  la notizia fosse stata riferita accuratamente».  Nulla di impossibile , comunque: lo stesso rapporto dell’Isw menziona una serie di atti sulla « integrazione forzata di cittadini ucraini nel sistema russo »  nei territori occupati: soltanto negli ultimi giorni  diverse famiglie ucraine sono state spostate  dalla regione di Kherson  verso la Crimea o altre zone sotto controllo  russo , più lontano dal fronte,  e civili dalla regione di Zaporizhzhia  sono stati deportati dall’altra parte del confine, a
Rostov-sul Don. Le stesse autorità d’occupazione russe hanno pubblicato anche la notizia  sullo spostamento i decine di ragazzi di  Kherson nel campo giovanile ‘Oceano”’, dall’altra parte del mondo , vicino a Vladivostok,  dove quest’anno dovrebbero venir inviati 200 ragazzini ucraini che , secondo le testimonianze di chi ci è già passato, vengono inviati al militarismo russo e invitati a iscriversi in scuole nella Russia profonda.

Le pressioni sulla popolazione dei territori ucraini occupati per costringerla a scegliere  la cittadinanza  russa sono numerose:  dai problemi burocratici nell’accesso al welfare o alle scuole all’assistenza medica : in alcune zone, i malati di diabete che insistevano per restare ucraini venivano minacciati di rimanere senza insulina.  Fin dall’inizio dell’invasione russa il bersaglio principale sono stati i bambini: l’Ucraina accusa Mosca di aver deportato  illegalmente in Russia più di 20.000 minorenni , di  cui alcune migliaia di orfani. Molti di loro sono stati adottati  con procedure accelerate: il leader del partito Russia Giusta  Sergey  Mironov  ,  uno dei più accesi sostenitori del puntinismo, ha preso una bambina di 11 mesi  , Margarita  Prokopensko,  nonostante lei avesse  due fratelli  e una madre adottiva in Ucraina .  Alla bambina è stato cambiato il nome e il luogo di nascita, per farla risultare russa. Stessa sorte è toccata a Vania , un bambino di Donetsk, la cui storia è stata svelata pochi giorni fa dalla stessa tv russa in esilio Dozhd : nonostante avesse una sorella maggiore è stato consegnato a una  famiglia russa.
La madre adottiva ha raccontato davanti alle telecamere che Vania, che ora ha 6 anni, aveva insistito a lungo a ripetere il suo  vero cognome :  « Ma ora è  tranquilla quando dice il mio cognome , ormai si sta dimenticando la sua  vita precedente» , ha spiegato soddisfatta.
E’ stato proprio il crimine della deportazione di bambini  ucraino in Russia a meritare a Vladimir Putin e alla sua commissaria per i diritti dei minori MariaLvova-Belova , l’incriminazione al Tribunale internazionale dell’Aja il mandato di cattura che ora  impedisce al presidente russo di viaggiare  in mezzo mondo.
Forse è stata anche questa umiliazione  a spingere ieri il Cremlino a di chiarare “ricercati” – per reati non meglio specificati  Volodymyr Zaleski , il sui predecessore alla presidenza  Petro Poroshenko e una serie di altolocati comandanti militari ucraini.  Mandati che ovviamente non avranno alcun valore giuridico  internazionale, a differenza  di quello per Putin e Lvova-Belova , che proprio pochi giorni fa è stata accusata della deportazione in  Russia  anche di disabili mentali ucraini ,  che vengono affidati all’ospizio diretto da sua sorella .

Intanto l’operazione di cancellare  l’Ucraina dalla memoria  prosegue  non soltanto nei confronti degli orfani del Donbass , ma di tutti i russi: la lezione di propaganda settimanale: «Conversazioni importanti » che si terrà lunedì in tutte le scuole russe è dedicata all’anniversario della vittoria sul nazismo ,  ma dai materiali didattici  pubblicati dal ministero dell’Istruzione  manca qualunque menzione degli ucraini tra i popoli  che hanno  combattuto contro al Germania di Hitler.

Il link che segue porta a una pagina del mio blog risalente  al 2i marzo 2023
21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio (diariealtro.it)

Le note sui nomi di persone che appaiono nell’articolo copiato: 

Wikipedia  https://en.wikipedia.org/wiki/Artem_Lysohor

Artem Lysohor – Wikipedia

WEBPolitical party. Independent. Artem Volodymyrovych Lysohor ( Ukrainian: Артем Володимирович Лисогор; born on 26 April 1983), is a Ukrainian public and political  Political party: Independent

Sergej Michailovič Mironov (in russo Серге́й Миха́йлович Миро́нов?Leningrado14 febbraio 1953) è un politico russo, presidente del Consiglio Federale e della camera alta del parlamento russo dal 2001 al 2011. È leader del partito Russia Giusta presso il parlamento russo.

Dožd‘ (Дождь, “Pioggia”, conosciuta anche come Dožd’ – (The) Optimistic Channel) è un canale televisivo indipendente russo, posseduto da Natal’ja Sindeeva. Dožd’ si concentra sulle notizie, esperimenti, concerti live, discussioni, cultura, politica, rapporti economici e documentari. Il motto del canale è “parla di cose importanti con coloro che sono importanti per noi

Petro Oleksijovyč Porošenko è un imprenditore e politico ucraino, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019, Ministro degli affari esteri dal 2009 al 2010 e Ministro del commercio e dello sviluppo economico nel 2012. [al 2007 al 2012 ha diretto il Consiglio della Banca Nazionale dell’Ucraina

 

 

5 Maggio 2024Permalink

27 aprile 2024 _ 25 aprile, festa della liberazione

Recita l’art. 2 della Costituzione:
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita `, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà ` politica, economica e sociale.
E l’art. 3 impegna la Repubblica  a “rimuovere gli osta coli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il  pieno sviluppo della persona umana [omissis]”
Al primo comma dello stesso art. 3 si sofferma su quali possano essere  tali ostacoli e così li richiama:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso […], di razza, di lingua …], di religione […], di opinioni politiche […], di condizioni personali e sociali.

Il grassetto è mio e l’ho inserito come premessa a quanto ho trascritto dai discorsi  del consigliere Regionale Furio Honsell pronunciati entrambi in occasione del 25 aprile.
Nel mio blog diari e altro li ho trascritto integralmente e si possono leggere con il link che trovate in calce ad ognuna delle due citazioni.
Infine trascrivo anche il link che consente di andare a questo messaggio nella sua fonte diarieltro.it , la memoria storica che mi garantisce di fronte a me stessa (che in questo tempo caotico è già qualcosa).   Augusta

25 aprile  2022 _ Tricesimo
Presso il muro del cimitero di Tricesimo sono ancora visibili i segni delle pallottole di quella vergognosa esecuzione (4 febbraio 1945)  di sei tra questi partigiani, molti dei quali furono poi finiti con un colpo di pistola alla testa perché non morirono con le prime raffiche. Ricordiamo i loro nomi come tributo di riconoscenza: Giovanni Pietro Bortolussi, o Bartolussi, o Bortoluzzi di anni 19, pietro Bugat “Barba” di anni 45; Mario Favot o Secondo Favot “Tom” di anni 21; Renato Lardini “Duna” di anni 19; Ivo Lovisa “Prin” di anni 20; Angelo Zilli di anni 19.E qui voglio segnalare, parlando di nomi perduti, quanto sia grave che l’Italia non abbia ancora raggiunto sul piano legislativo il Target 16.9 dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, ovvero, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite. Vige ancora, la L. 94/ 2009, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, che modificò la L. 286/1998 e nega di fatto il diritto dei bambini ad avere una certificazione anagrafica quando i genitori siano migranti privi del permesso di soggiorno. Anche se attualmente esiste una via d’uscita burocratica basata su una circolare ministeriale, c’è un grave rischio che nel nostro paese ci siano “bambini invisibili e nascosti” se non si modifica la legge, come lo furono tanti figli di migranti friulani in Svizzera! Abbiamo presentato in Consiglio Regionale una Proposta di Legge Nazionale al riguardo perché la normativa attuale viola anche l’Art. 22 della Costituzione e la Convenzione sui diritti del fanciullo dell’ONU.

https://diariealtro.it/?p=8068

25 aprile 2024  Piancavallo

[La scelta di pronunciare i nomi di chi sia stato vittima di una violenza], come spesso ricorda Don Ciotti, per rendere giustizia a quella piccola donna vestita di nero, Carmela Antiochia, che ad una manifestazione che ricordava il sacrificio di Giovanni Falcone, a lui si rivolse così: “Sono la mamma di Antonio Montinaro, ucciso con Giovanni Falcone, di cui era il caposcorta, perché non pronunciano mai il nome di mio figlio?”
E se leggere tutti i 63 nomi richiederà tempo, sarà tempo nel quale dimostreremo nel modo più alto la nostra umanità e riconoscenza, insieme all’impegno a riscattarne la morte facendo vivere oltre ai nomi quei valori di libertà, giustizia e uguaglianza, che loro seppero solamente immaginare profeticamente e a cui sacrificarono la giovane vita.
I nomi sono importanti – sono quanto ci sopravvive nel tempo – pertanto, il diritto al nome è diritto fondamentale che dovremmo garantire a ogni nato in Italia, come richiede l’obiettivo 16.9 dei 17 SDG dell’ONU: entro il 2030 fornisce l’identità legale per tutti, comprese le registrazioni gratuite di nascita. Invece il nostro paese, accecato dal populismo più razzista, non lo garantisce più, perché vige ancora l’Art.1, comma 22, lettera g), dell’infame Legge 94/2009, la Berlusconi-Maroni, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, che modificò il comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (il D.Lgs. 286/1998), che oggi richiede che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile come la dichiarazione di nascita, sia necessario esibire il permesso di soggiorno. I figli degli irregolari in Italia non hanno pertanto il diritto a un nome, se non a rischio di denuncia dei loro genitori. Da anni mi batto, insieme ad altre cittadine e cittadini, perché tale norma vergognosa sia cancellata dalla nostra legislazione; non basta una circolare amministrativa per curare questa ferita aperta nella nostra coscienza civile, ma la destra odiatrice vi si oppone con tutto il suo nazionalismo asfissiante.

https://diariealtro.it/?p=8881

Nota: spedisco  con indirizzi ciechi, fatta eccezione del protagonista di questo messaggio.

Nel blog  ;  https://diariealtro.it/?p=8885

 

27 Aprile 2024Permalink

27 aprile 2024 _ Honsell a Piancavallo : Il discorso del 25 aprile

Cittadine e cittadini antifascisti, Buon 25 Aprile!
Partigiani e loro familiari, rappresentanti del Comune di Aviano, edei Comuni della Magnifica Comunità di Montagna, Presidente dell’ANPI di Aviano Angelo Caporal, Rappresentante dell’Associazione Partigiani Osoppo, e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, cittadine e cittadini,

è con viva emozione che mi rivolgo a voi presso questo Monumento alla Resistenza che riporta 63 nomi di partigiani e di tanti avianesi militari e civili uccisi dai fascisti e dai nazisti dopo l’8 settembre 1943.
L’orazione commemorativa sarebbe perfetta e potrebbe già terminare dopo la lettura di questi nomi e delle poche ma intense parole con cui, nello splendido libro di Pietro Angelillo e Sigfrido Cescut “I luoghi delle Pietre e della Memoria”, è delineato lo slancio ideale e la drammatica vicenda di ciascuno.
Il nome è la cifra dell’irripetibile unicità di ogni singola persona umana e appunto così l’Associazione Libera celebra il 21 marzo di ogni anno la Giornata contro le Mafie, leggendo, in tante piazze d’Italia, i nomi dei morti ammazzati di Mafia. E questi elenchi sono già poesia.
Tale scelta nacque, come spesso ricorda Don Ciotti, per rendere giustizia a quella piccola donna vestita di nero, Carmela Antiochia, che ad una manifestazione che ricordava il sacrificio di Giovanni Falcone, a lui si rivolse così: “Sono la mamma di Antonio Montinaro, ucciso con Giovanni Falcone, di cui era il caposcorta, perché non pronunciano mai il nome di mio figlio?”
E se leggere tutti i 63 nomi richiederà tempo, sarà tempo nel quale dimostreremo nel modo più alto la nostra umanità e riconoscenza, insieme all’impegno a riscattarne la morte facendo vivere oltre ai nomi quei valori di libertà, giustizia e uguaglianza, che loro seppero solamente immaginare profeticamente e a cui sacrificarono la giovane vita.
Questa è la  ragione che ci porta a ritrovarci qui oggi, piuttosto che altrove a Udine, a Trieste, a Pordenone. Siamo qui per loro, per coloro che combatterono sul Piancavallo, nella Valcellina, nella Valcolvera, nella Valle del Vajont, e in tutte le altre valli di questa straordinaria parte del mondo che è il Friuli Occidentale e che tanto sangue partigiano ha versato per la lotta di Liberazione dal fascismo.
I nomi sono importanti – sono quanto ci sopravvive nel tempo – pertanto, il diritto al nome è diritto fondamentale che dovremmo garantire a ogni nato in Italia, come richiede l’obiettivo 16.9 dei 17 SDG dell’ONU: entro il 2030 fornisce l’identità legale per tutti, comprese le registrazioni gratuite di nascita. Invece il nostro paese, accecato dal populismo più razzista, non lo garantisce più, perché vige ancora l’Art.1, comma 22, lettera g), dell’infame Legge 94/2009, la Berlusconi-Maroni, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, che modificò il comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (il D.Lgs. 286/1998), che oggi richiede che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile come la dichiarazione di nascita, sia necessario esibire il permesso di soggiorno. I figli degli irregolari in Italia non hanno pertanto il diritto a un nome, se non a rischio di denuncia dei loro genitori. Da anni mi batto, insieme ad altre cittadine e cittadini, perché tale norma vergognosa sia cancellata dalla nostra legislazione; non basta una circolare amministrativa per curare questa ferita aperta nella nostra coscienza civile, ma la destra odiatrice vi si oppone con tutto il suo nazionalismo asfissiante.
Voglio adesso recitare la splendidamente ruvida e dissonante poesia del poeta-sindacalista Leonardo Zanier, l’autore di Libers  di… scugnì lâ, scolpita sul monumento di Piancavallo, che con straordinaria concisione riassume l’epopea che oggi celebriamo. La leggerò in friulano perché il friulano è una delle lingue della Resistenza:
Via un zovin:
da cuasi ogni famea
via in Russia:
a impará a copâ
via a pît
ta glaça o tal pantan
plui no scrivin:
si vai in ogni cjasa
pôs a tòrnin:
‘l è dûr sierâ a vincj ans
chei ch’a tòrnin:
devéntin partigjans.

Ma voglio citare oggi anche la frase di Pietro Calamandrei scolpita sul Monumento alla Resistenza a Udine, città insignita della medaglia d’oro per la Lotta di Liberazione a nome di tutto il Friuli, e quindi anche di questi luoghi, monumento presso il quale come sindaco ebbi l’onore di esprimere il mio impegno antifascista per dieci anni : quando considero questo misterioso moto di popolo questo volontario accorrere di gente umile/ fino a quel giorno inerme e pacifica che in una improvvisa illuminazione sentì che eragiunto il momento di darsi alla/ macchia di prendere il fucile di ritrovarsi per combattere contro il terrore mi viene fatto pensare a certi inesplicabili/ ritmi della vita cosmica ai segreti comandi che regolano i fenomeni collettivi come le gemme degli alberi che spuntano/ lo stesso giorno come le rondini di un continente che lo stesso giorno si accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio/era giunta l’ora di resistere era giunta l’ ;ora di essere uomini per vivere da uomini.
Questa frase fa comprendere come la persona umana, da sola, non ha né senso né speranza. La nostra umanità non può essere tale se non si riconosce spontaneamente collettiva e solidale, perché i diritti umani e civili o sono per tutti oppure non sono!nMa oggi, in questo luogo, non è possibile non ricordare quanto Calamandrei disse agli studenti milanesi nel 1955, perché descrive proprio il senso dell’atto che stiamo compiendo: Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.  Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.
La nostra Costituzione è nata proprio qui sul Piancavallo, dove sin dai primi mesi del 1944 salirono in montagna antifascisti, attivisti politici, comunisti, socialisti, indipendenti – giovani e reduci delle guerre di aggressione imperialiste dell’Italia in Africa, Grecia, Albania, Jugoslavia e Russia che sfuggirono coraggiosamente alla deportazione in Germania e all’arruolamento nelle formazioni fasciste della repubblica di Salò, costituendo i primi battaglioni delle divisioni Garibaldi e Osoppo.
E proprio qui sul Piancavallo maturò forse l’esempio più luminoso di quello spirito che è alla base della nostra Costituzione e ne costituisce la bellezza e la forza: in essa tutti ci riconosciamo democraticamente in modo unitario come cittadini della Repubblica Italiana una e indivisibile, come recita l’Art. 5, al di là delle diversità  delle nostre mentalità e ideologie, dei nostri conformismi, come li chiamava Gramsci. Si può ben dire che qui a Piancavallo, ben più di quanto avvenne altrove, nacque nell’unità di intenti e di ideali civili fondamentali, in uno spirito di pluralismo e di difesa della libertà di opinione di chi la pensa diversamente da noi, quel processo democratico che è la vita di una Repubblica. Qui, partendo dal basso, dai comandanti dei battaglioni, inizialmente addirittura contro la volontà stessa dei comandanti di rango più elevato, grazie all’intelligenza civile e la determinazione di uomini profondamente diversi tra loro per formazione e storie, fu istituito il primo Comando Unificato Garibaldi-Osoppo per combattere uniti in modo più efficace il fascismo e il nazismo. I protagonisti furono Mario Modotti “Tribuno”, operaio dei cantieri di Monfalcone, membro di Soccorso Rosso e attivista comunista, poi GAPpista, che insieme a Giulio Quinto Contin “Richard” costituirono il primo battaglione garibaldino “Nino Bixio” nel Friuli Occidentale, e Pietro Maset “Maso” capitano dell’8° reggimento Alpini della Divisione “Julia” che, contattando ufficiali e militari sbandati e raccogliendo armi sin dall’autunno del ’43, fu uno dei primi organizzatori della Resistenza nel Friuli Occidentale contribuendo alla nascita del  nucleo della “Osoppo Friuli”, il battaglione “Piave”. Qui sul Piancavallo fu istituito uno dei pochissimi esempi di Brigata Unificata Garibaldi-Osoppo la “Ippolito Nievo A”.  Il 7 agosto 1944 iniziò quindi l’epopea di questa brigata che vide inquadrati oltre 600 uomini in vari battaglioni: il “Bixio”, il “Gramsci”, il “Mazzini” erano garibaldini, il “Piave”, il “Cellina e il “Vittoria” erano osovani. La loro azione congiunta contribuì allo sviluppo della Repubblica Libera della Carnia difendendola da sud e provvedendo a importanti linee di rifornimento. Questa Repubblica libera anticipò nella sua organizzazione la nostra Repubblica Italiana sotto molti aspetti: abolì la pena di morte, assicurò una giustizia gratuita, l’educazione pubblica, la casa, la tutela dei beni comuni e di fatto  diede per la prima volta il voto alle donne, in qualità di capofamiglia.
L’estate del ’44 fu un’estate di gioia e speranza di una prossima liberazione. L’organizzazione della “Ippolito Nievo A” fu esemplare.
La Brigata era approvvigionata da un’unica intendenza che riforniva cibo, vestiario, attrezzature dove prima ce n’erano due. Aveva coordinato una specifica attività di spionaggio d’intesa con i GAP che operavano in pianura. Aveva istituito un tribunale militare di brigata. Nei paesi liberi come Claut molte erano le donne partigiane che operavano in vari servizi funzionali all’Ippolito Nievo A.  A Claut venivano forniti inoltre servizi ospedalieri e funzionava anche un ufficio stampa per contrastare la disinformazione e la propaganda fascista che vigliaccamente gettava fango sul movimento partigiano, presso i civili in pianura.
Fu una stagione che ebbe però durata tragicamente breve, perché il 13/11/44 fu emanato il proclama Alexander che comunicò ai patrioti la decisione alleata di fermarsi per l’inverno sulla linea gotica invitando le truppe partigiane allo scioglimento. Forze che fino ad allora erano riconosciute quasi come forze regolari dagli stessi nazifascisti qui a Piancavallo (si consideri l’episodio dello scambio di prigionieri del 3/08/44), si trovarono così abbandonate nell’affrontare le grandi offensive nazi-fasciste dell’autunno del ’44 e il terribile inverno del ’45. Vicende drammaticamente descritte da un altro eroe della Ippolito Nievo A, Angelo Carnelutto  “Clark”, nel suo libro “Ricordi vivi di vita partigiana”. Queste offensive, in cui si distinsero per ferocia i fascisti della X Mas (il cui labaro continua vergognosamente a sfilare a Gorizia e in Piazza Unità a Trieste anche alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale) portarono allo spezzamento del fronte della Brigata, al suo frazionamento e infine, alla caduta della Repubblica Libera della Carnia. Le forze partigiane sopraffatte per numero di mezzi e di uomini furono decimate e disperse. Molti partigiani, spesso impossibilitati a rimanere in montagna per l’arrivo dell’inverno, ritornarono alle loro case e vennero catturati. Furono mesi che videro feroci violenze fasciste e naziste non solo contro le formazioni partigiane, ma anche contro i civili con incendi e rastrellamenti. Non dobbiamo però più riferirci a queste azioni come a rappresaglie sui civili provocate dalle azioni partigiane. L’OZAK, Operationszone Adriatisches Küstenland, ovvero questi territori, erano comandati da criminali di guerra come Odilo Globočnik, che provenivano dall’Europa Orientale dove avevano perpetrato la più spietata guerra contro i civili, come metodo di controllo dei territori.
E come nel mito narrato dalle grandi tragedie greche, nelle ultime settimane di guerra si assisterà anche alla morte di tutti e tre gli eroici comandati della Brigata Unificata “Ippolito Nievo A”. Richard sarà colpito in un’imboscata, catturato, sarà lasciato morire dissanguato il 18 marzo 1945 a 38 anni. Maso sarà tradito, e cadrà in combattimento sul Col Sauc il 12 aprile del 1945 a 34 anni. Infine Tribuno, tradito anche lui e catturato a Bicinicco nel febbraio ’45 dai fascisti della X Mas, sarà torturato nella famigerata caserma “Piave” di Palmanova e poi fucilato nel carcere di Udine a 32 anni il 9 aprile del 1945 insieme ad altri 29 partigiani tra cui il comandante Mario Foschiani “Guerra” commissario politico della Divisione Garibaldi  "Carnia".
La guerra di Liberazione sulle montagne del Friuli Occidentale, a Piancavallo, e le realtà civili e organizzative che permise di costituire furono l’embrione di ciò che sarà di lì a qualche anno la Repubblica democratica Italiana. Questo luogo, a 1800 m s.l.m. fu e rimane quindi un punto archimedeo, un punto d’appoggio di straordinaria attualità anche in questa nostra “grande epoca”, come Karl Kraus chiamava ironicamente la sua, poco prima di iniziare a scrivere “Gli Ultimi giorni dell’Umanità” nel 1914. Perché in questa nostra epoca al governo c’è una forza politica che fa molta fatica a dichiararsi antifascista e che si ispira a personaggi che non partecipavano certamente alle riunioni clandestine del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia dal quale dipendevano tutte le forze partigiane, semplicemente perché combattevano a fianco dei nazisti.
Cittadine e cittadini, il nostro impegno antifascista dopo 79 anni di liberazione deve essere oggi, quindi, più fermo e determinato di sempre. Festeggiamo dunque con rinnovata consapevolezza la preziosa eredità etica e storica del 25 Aprile!
Se oggi possiamo dirci cittadine e cittadini, e non sudditi, lo dobbiamo solamente al sacrificio delle migliaia di giovani, come questi 63 che ricordiamo oggi, che immaginando profeticamente un mondo che non avevano conosciuto, hanno riscattato la feroce barbarie del ventennio fascista che aveva soppresso i partiti e i sindacati, represso il dissenso politico, varato vergognose leggi razziali, e infine condotto l’Italia ad una sciagurata guerra di aggressione imperialista a fianco dei nazisti, fino a cedere loro la sovranità sul Friuli Venezia Giulia. Furono giovani che maturarono nella lotta armata e nella resistenza civile i più alti principi di solidarietà, libertà e uguaglianza che informano la nostra Costituzione; che è la Grande Incompiuta, come la chiamava Calamandrei. Incompiuta, non solamente perché era ed è ancora ben lontana, ahimè, dall’essere pienamente realizzata, ma perché la Costituzione è pensiero vivo, che si deve fare azione e lotta continua.
La Costituzione è l’unica legge che non procede dall’alto verso il basso, partendo dall’autorità per limitare la libertà del popolo, ma va all’incontrario, parte dal basso e fissa i limiti dell’autorità, perché solamente al popolo appartiene la sovranità, come recita l’Art. 1.
La Resistenza partigiana fu matrice di diritti individuali come la libertà e l’autodeterminazione, le pari opportunità, la sanità, la scuola, la giustizia ma anche di diritti collettivi come, la democrazia, l’ambiente e il paesaggio, la cultura, la tutela delle minoranze, la salute.
Per ogni antifascista la Resistenza è principio e riferimento etico:
perché non è sufficiente esistere, l’imperativo morale è r-esistere.
Si deve resistere, in primo luogo, all’indifferenza nei confronti delle
violazioni dei diritti degli altri. Perché i diritti o sono di tutti oppure non sono. E l’attendismo, o l’indifferenza o il non-dissenso, come fu in Italia un secolo fa durante il fascismo, è già complicità. Non deve venire mai meno la forza di scandalizzarci e il coraggio di dimostrarlo di fronte alle tragedie contemporanee che violano l’Art.10 della nostra Costituzione.
Quella dei migranti economici che attraversano il Mediterraneo, e possono ben chiedersi usando le parole di Virgilio , quaeve hunc tam barbara morem permittit patria? hospitio prohibemur harenae; bella cient primaque vetant consistere terra. Eneide I,541 (qual è questa patria che permette usanza tanto barbara per cui ci viene negato il rifugio della sabbia e che ci vieta l’approdo alla terra più vicina?)
Oppure quella dei migranti lungo la  rotta balcanica che fa tappa presso quella vergogna collettiva che è la topaia del Silos a Trieste.
O quella dei civili nella striscia di Gaza contro i quali viene combattuta una guerra indiscriminata che non viene condannata perché pochi nel mondo osano alzare la voce  contro i doppi standard che da decenni sono applicati spietatamente contro quel popolo, denunciati da Amnesty International.
O quella delle disumane vasche di plexiglas e rete del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca.
O ancora quella della povertà nella quale vivono tante persone anche nella nostra regione, il cui Presidente si vanta di avere un PIL pro-capite maggiore della media nazionale, e non rileva la povertà delle disparità economiche, del precariato e dello sfruttamento lavorativo, e del caporalato; povertà che vede la nostra regione sopra la media nazionale per numero di persone che rinunciano alle cure a causa del collasso della sanità pubblica universalistica.
Ognuna di queste tragedie viola articoli ben precisi della nostra Costituzione mettendoli a rischio.
Incomincio dal diritto alla salute, sancito all’Art. 32 come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
La Partigiana Tina Anselmi, primo ministro donna della Repubblica, seppe interpretarlo con la Legge 833 e l’istituzione nel 1978 del Servizio Sanitario Nazionale, sulla base dei principi di uguaglianza, universalità ed equità. Questo servizio, divenuto poi sistema aziendale, appare oggi messo profondamente in discussione. I processi di privatizzazione e difinanziarizzazione della sanità in atto stanno accrescendo le disuguaglianze in salute e portano a intendere la salute non come bene comune, ma come mera prestazione di cura quando la malattia è già in atto, azzerando la medicina di iniziativa, di prevenzione e di riabilitazione.  La salute va intesa invece in modo  olistico, come One Health secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solamente quindi come assenza di malattia, ma anche come benessere, mentale, relazionale ed emozionale, degli esseri umani come delle altre specie viventi su questo pianeta e dell’ambiente. È illusorio pensare che la salute si possa garantire individualmente con assicurazioni integrative, perché anche se è bene individuale, la salute degli altri è un determinante della nostra salute. Quest’anno festeggiamo il centenario della nascita di un eroe civile quale Franco Basaglia, che invocò un nuovo umanesimo, a partire dalla restituzione di un’umanità ai malati mentali. Purtroppo in questa regione stiamo assistendo alla demolizione della sua eredità proprio ad opera dell’attuale Assessorato alla salute.
Si deve resistere al risucchio semplicistico degli slogan populisti dei demagoghi e all’uso politico della Storia, che attraverso post-verità e narrazioni deformanti annebbia le nostre coscienze. Esempi emblematici sono le censure in RAI, ma anche la Giornata del Ricordo, che viene celebrato nel giorno della firma del trattato di pace di Parigi del 1947, che quindi implicitamente strumentalizza l’esodo istriano-dalmata per rivendicare l’imperialismo fascista sui territori oggi sloveni, capovolgendo i ruoli nelle azioni di pulizia etnica perpetrate durante il fascismo in quei territori.
Altri esempi sono i tentativi di rivalutazione di fascisti e neo-fascisti, celebrando ricorrenze e intitolando premi a figure discutibili, come ha fatto
recentemente la Regione FVG, con ben 30mila euro, e soprattutto la rilettura della lotta di Liberazione, come guerra civile ponendo condizioni sempre più difficili all’ANPI per promuovere la storia più nobile del nostro paese nelle scuole.
Si deve resistere, e difendere l’art. 4 relativo al diritto al lavoro, che invece ormai vede la morte sul lavoro non avvenire più in casi singoli ma addirittura a gruppi come nel disastro ferroviario di Brandizzo, o quello nel cantiere Esselunga a Firenze o quello nella centrale idroelettrica di Suviana. Piuttosto che Repubblica fondata sul lavoro, il nostro paese sembra una repubblica fondata sulla morte dei lavoratori, sul lavoro sfruttato delle esternalizzazioni, dei subappalti e del caporalato. A lungo ci siamo battuti contro l’esternalizzazione del ruolo dei Guardiadighe presso le grandi derivazioni idroelettriche pordenonesi gestite da Edison, ma inutilmente.
Si deve resistere alla criminalizzazione del dissenso oggi utilizzata da chi è al potere e che sempre più frequentemente si traduce in violenza fisica, come quella delle forze dell’ordine a Firenze e Roma nei confronti delle proteste studentesche, oppure psicologica come quella del sindaco di Pordenone con le minacce di cause di risarcimento milionarie ai cittadini che vogliono contrastare la sciagurata scelta di abbattere i tigli dell’ex-fiera, o come quelle di grandi gruppi industriali ad altri cittadini che hanno fatto una petizione contro l’uso privato dei beni comuni come l’acqua e l’aria delle nostre lagune. Dobbiamo difendere gli Artt. 17, 18, 21 della nostra Costituzione ovvero sulle libertà di riunione, associazione ed espressione
Si deve resistere alla dilagante mentalità dell’opportunismo egoista e  prepotente, meschino ma servile, forte con i deboli e debole con i forti, che si manifesta nella maschilistica sopraffazione dell’altro, e soprattutto dell’altra, e che si incarna negli uomini cosiddetti di successo, che “scendono” in politica con slogan demagogici e populisti, che ragionano solamente in termini di valore di scambio, di possesso e di utili finanziari, giustificando così qualsiasi disumanità nel lavoro. Provo ancora forte la vergogna per quel tributo servile a Berlusconi che tutto il paese, a parte alcuni di noi, hanno voluto tributare alla sua morte presentandolo come modello, come fece Fedriga in Consiglio Regionale, indifferente al fatto che fosse stato condannato per frode fiscale.
Si deve resistere alla logica della guerra, nella quale stiamo scivolando malgrado l’Art. 11 della nostra Costituzione, e alle seduzioni dell’industria bellica, anche se creano posti di lavoro e utili vertiginosi, e dobbiamo rifiutare i discorsi che parlano dell’inaccettabilità di una pace ingiusta e così giustificano una guerra giusta.
Questo rifiuto deve essere ancora più esplicito e fermo proprio qui ad Aviano base di F-16 ed F-35, il costo di uno solo dei quali darebbe cure mediche per interi ospedali nella maggior parte dei paesi del mondo. Come sosteneva Simone Weil, la guerra è solamente la celebrazione della forza, di quella violenza che trasforma vinti e vincitori in cose.
Si deve resistere ad un governo di estrema destra che oggi ci governa e violerà il principio di uguaglianza, sancito dall’Articolo 3 della Costituzione, il dovere di Solidarietà sancito dall’Art.2, nonché l’unità della Repubblica sancita dall’Art. 5, se passeranno le sue leggi fasciste di Autonomia Differenziata che assicureranno solamente i LEP (livelli essenziali di prestazione) come base comune, permettendo la secessione dei ricchi che potranno invece godere di maggiori servizi. Queste norme riconfigureranno l’Italia in un collage di territori privilegiati o svantaggiati per legge.
Ci si deve  opporre a chi vuole cambiare la Costituzione introducendo il premierato, spezzando quel sistema delicatissimo di pesi  e contrappesi che concreta quella separazione dei poteri, che sin dalla Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen del 1789 costituisce il principio della democrazia.
Voglio infine ricordare la vigliacca irrazionalità di questo paese che ha varato il DL 30 aprile 2022, n. 36 che istituisce all’Art. 43 un Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona,  compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945. Ma, al tempo stesso, attraverso, l’Avvocatura dello Stato ne ha sollevato l’incostituzionalità allungando di un ulteriore capitolo l’annosa saga dei risarcimenti per i crimini nazisti, sorta in anni recenti, molto dopo la scarsa persecuzione penale postbellica, frenata prevalentemente da motivazioni politiche. È una vicenda sviluppatasi parallelamente alla persecuzione penale conseguente alla scoperta dell’armadio della vergogna, terminata nel 2013 e seguita dalla mancata consegna dei condannati da parte della Germania.
Voglio infine concludere questa orazione citando un altro partigiano del Friuli Occidentale, che ho spesso ricordato nelle commemorazioni ufficiali a Udine: Luciano Pradolin “Goffredo”. Comandante del battaglione “Meduna” della Osoppo. Protagonista della battaglia sul Rest a difesa della Repubblica della Carnia, fu catturato a Maniago nel gennaio 1945 e portato nel carcere di Udine dove, dopo un processo sommario l’11 febbraio 1945 venne fucilato a 24 anni, insieme ad altri 23 prigionieri, molti dei quali di Tramonti, lungo il muro del cimitero di Udine, come rappresaglia per l’assalto al carcere di Via Spalato a Udine avvenuto il 7 febbraio 1945, che aveva portato alla liberazione di 73 detenuti, tra partigiani e prigionieri politici da parte di “Romano il Mancino” Glindo Citossi, comandante del gruppo dei GAP dei Diavoli Rossi. Pradolin scrisse varie lettere alla famiglia dal carcere, una di queste alla sorella Rina, che compare anche nella famosa raccolta dell’Einaudi
“Lettere dei condannati a morte della resistenza” e riporta alcuni versi della poesia di Leopardi “Nelle nozze della Sorella Paolina”, tratta dai Canti. Ebbene, al di là del fatto che l’edizione contiene alcuni errori che invece non sono presenti nell’originale della lettera, penso che tale straordinario documento andrebbe letto e discusso nelle scuole perché offre a mio avviso un’interpretazione nuova, ma autentica, di tale poesia. Nobilita la poesia stessa ma mostra anche come il fascismo e il neofascismo, come riconosciuto da Gobetti e da Flaiano, è un rischio secolare sempre in agguato nella mentalità di tanti cittadini di questo paese.

O miseri o codardi
Figliuoli avrai. Miseri eleggi. Immenso
Tra fortuna e valor dissidio pose
Il corrotto costume. Ahi troppo tardi,
E nella sera dell’umane cose,
Acquista oggi chi nasce il moto e il senso.
Al ciel ne caglia: a te nel petto sieda
Questa sovr’ogni cura,
Che di fortuna amici
Non crescano i tuoi figli, e non di vile
Timor gioco o di speme: onde felici
Sarete detti nell’età futura:
Poiché (nefando stile,
Di schiatta ignava e finta)
Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta.

La Festa della Liberazione è la ricorrenza più significativa per ogni cittadina e cittadino che sente il bisogno di riaffermare i valori antifascisti di libertà, democrazia, solidarietà, che sono tanto facili da perdere ma così difficili da riconquistare!

Viva la Resistenza, Viva la Repubblica Italiana e la sua Costituzione, che da questa sono nate e vivano i 63 partigiani del monumento alla Resistenza di Piancavallo, che oggi abbiamo celebrato insieme

nota i Augusta

Faccio seguito all’articolo  con il discorso di Honsell a Tricesimo che ho pubblicato il primo settembre 2022
La sottolineatura in grassetto è mia

27 Aprile 2024Permalink

26 aprile 2024 _ Un linguaggio furbesco può far danni come la violenza

Ucraina, Polonia: favoriremo rimpatrio uomini in età militare
Il ministro Kosiniak: indignati vedendo giovani di Kiev nei bar

Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak Kamysz.
“Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi.
Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare.
La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

Ho  pubblicato  come incipit un messaggio che mi è stato segnalato perché mi consente di dire  un mio timore:: la Polonia (membro dell’Unione Europea dal 1  maggio 2004) che aveva accolto ucraini fuggiaschi (evidentemente per non farsi parte attiva obbligata nell’esercito)  ora  troverà il modo per rinviarli  a combattere contro la Russia.  Certamente la condizione di ‘disertori’ renderà tragica la loro presenza nel paese d’origine, tutto ciò in sintonia con l’azione USA di rifornimento di armi
Ricordo che la Polonia è nazione amica dell’italiana Presidente del consiglio .
Un contributo a una politica di pace (?!)
Quanti oggi in Europa reagiranno a  questa non troppo occulta intenzione polacca?

Per risalire alla fonte:

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/04/25/ucraina-polonia-favoriremo-rimpatrio-uomini-in-eta-militare_5ac37914-59b5-4d48-a7d6-7f3a91084651.html

Ucraina, Polonia: favoriremo rimpatrio uomini in età militare – Ultima ora – Ansa.it

Trovo la notizia che sono stata sollecitata a trasferire parallela  alla negazione della documentazione  nei registri di stato civile di chi nasce in Italia se  figlio/a di migranti irregolari privi di permesso di soggiorno.
Tanto voleva e vuole la legge 94/2009 affidando furbescamente a una circolare  (19/2009 Ministero dell’interno) la possibilità di esercizio  di un diritto che è soprattutto dovere verso chi nasce.
Con la consueta malvagità della furbizia la circolare è poco nota (Ricordo che gli interessati sono persone che vivono in una situazione di marginalità aggravata spesso  da scarse competenze linguistiche).
Quindi abbiamo una norma che con un raggiro si sottrae alla discriminazione diretta , creando “clandestini”,  nemici da espellere almeno nelle persone dei genitori .
E’ un contributo a una politica di pace ?
E’ possibili costruire una pace  che sia negazione di giustizia e diritti ?

 

 

26 Aprile 2024Permalink

16 marzo 2024 – 16  marzo  1978.  Rapimento di Aldo Moro

Oggi apro con un ricordo che darà il titolo alla pagina del mio blog (la mia memoria storica)
Contiene anche altro che trasferirò su fb perché è  l’unico mezzo con cui riesco a documentare pubblicamente ciò che penso sperando di aprire un dialogo e di trovare una condivisione efficace.

16  marzo  1978.  Rapimento Aldo Moro   –
La salma del politico assassinato fu ritrovata il  9 maggio.
E fu la fine del  “compromesso storico”
Non è un commento ma solo un dato di fatto su cui oggi non mi soffermo.

Ieri sera, guardando la trasmissione Tv Propaganda Live,    ho ascoltato un accorato racconto di don Ciotti (link) che,  nel corso della sua presenza  alla prima commemorazione della strage di Capaci  (1992) ,  aveva condiviso il  dolore di una  donna, la madre di Antonio Montinaro, poliziotto della scorta Falcone. Mentre venivano pronunciati i nomi dei morti illustri la donna  chiedeva: “perché non quello di mio figlio”?
Da lì la riflessione di don Ciotti che insisteva, con la passione che gli è propria, sul dovere della pronuncia dei nomi delle vittime, a prescindere dal loro ‘rango’. E’ una cosa che  si fa , per esempio, nel ricordo  della strage di Bologna.

A me  quella donna in lagrime ha fatto venire in mente le madri cui è negata la documentazione dell’atto di nascita di una figlia/di un figlio nati in Italia  nei registri di stato civile .
La tragica , indegna decisione appartiene  alla legge 94/2009 (art. 1 comma 22 lettera g) . Quella norma abrogò la precedente  che, inserita  nella legge 40/1998 (cd Turco Napolitano), dichiarava non dovesse essere richiesto il permesso di soggiorno (o altro titolo equipollente) a  coloro che si presentassero  a registrare la nascita  di un proprio figlio in Italia.
Così,  dopo l’approvazione con voto  di fiducia della legge 94 citata sopra, lo sportello dell’anagrafe comunale diventava un muro per chi, sapendosi irregolare, non avrebbe osato  esporsi tale davanti a un ufficiale di stato civile.
La  legge  174/1991, ratifica della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,  dichiara il superiore interesse del fanciullo e quindi il suo diritto ad avere un certificato di nascita che ne attesti la presenza giuridicamente riconosciuta nel nostro stato, prescindendo da – quale che sia –  condizione dei suoi genitori (art. 3 della Costituzione).
Persino al governo di allora (Quarto Berlusconi, ministro dell’interno Maroni ) fu  chiara la contraddizione   di  quella norma con norme internazionali vincolanti.
Quindi  lo stesso  ministero dell’interno  emanò  immediatamente  una circolare  (n. 94/2009 )  che, in relazione alle nascita,  interpretava la legge affermando che non si debba chiedere il permesso di soggiorno  ai migranti non comunitari  che  si presentino all’anagrafe a dichiarare la nascita di un figlio.
Ora, constatata la neghittosità  parlamentare in vista della modifica della legge e, soprattutto,  l’indifferenza della società civile  di fronte a una legge che può produrre solo vittime invisibili  (e quindi comodamente   inesistenti) non resta che garantirsi della consapevolezza dei comuni che li porti a rispettare senza eccezioni il dettato della circolare 19.
Rispetto significa anche una  azione di informazione pubblica e capillare che significhi rassicurazione tale da  permettere ad ognuno / a degli interessati di superare il muro interiore della paura di esporsi di fronte a un Ufficiale di stato civile.

 

 

16 Marzo 2024Permalink

24 gennaio 2024 – La polizia municipale di Monfalcone identifica i minori al doposcuola organizzato dal Centro Islamico

   23 Gennaio 2024  Monfalcone, la sindaca leghista contro la comunità musulmana. Prima il divieto di preghiera, ora l’identificazione di adulti e bimbi nel Centro islamico

Interviene anche l’Ucoii e annuncia un esposto in Procura. Davanti al Tar il ricorso contro lo stop ai momenti religiosi.
Cisint: «Palesi violazioni della legalità»

LORENZA RAPINI

Prima lo stop alle attività di culto nei luoghi di aggregazione, poi il controllo dei vigili urbani in un centro di aggregazione musulmano: il braccio di ferro tra la sindaca leghista di Monfalcone, vicino Gorizia, Anna Maria Cisint e la comunità islamica non solo non si ferma ma si intensifica. Mentre la sindaca continua sulla stessa linea e dice: «Palesi violazioni della legalità».

Ora, dopo questo ultimo episodio dell’ingresso della polizia municipale nel Centro Darus Salam con l’identificazione degli adulti presenti e anche dei bambini impegnati nelle attività di doposcuola, si muove l’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, che annuncia un esposto in Procura a Gorizia per chiedere di far luce su questi controlli. «A Monfalcone si è passato il segno. L’irruzione della polizia locale nel centro culturale islamico Darus Salam denunciata dall’ing. Konate è un sopruso inaccettabile. Un blitz che non ha risparmiato neanche i bambini che stavano frequentando il doposcuola. Gli agenti, infatti, senza provvedimenti dell’autorità giudiziaria hanno fatto accesso in una proprietà privata e hanno identificato non solo gli adulti ma hanno voluto anche i nominativi dei bambini presenti», fanno sapere dall’Ucoii. E ancora: «La persecuzione che la sindaca Cisint sta portando avanti contro oltre il 20% dei suoi cittadini rischia di alimentare ulteriori dissapori e fenomeni di discriminazione. Al posto di creare ponti si cerca di tagliare ogni via di comunicazione con una comunità laboriosa, che paga le tasse, e che chiede soltanto di vedersi riconoscere il diritto di professare la propria fede in pace. L’Unione delle comunità islamiche d’Italia si appella al prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi, affinché vigili sull’operato del primo cittadino».

Lo sfogo su Facebook per l’ingresso dei vigili e i loro controlli al Centro islamico è di Bou Konate, ex assessore ai lavori pubblici di Monfalcone e animatore delle comunità islamiche, che in un video dice: «Il problema è gravissimo. Sono arrivati i vigili per fare un controllo. Sono entrati dentro senza mandato, senza niente. Non solo: hanno identificato le persone dentro, che facevano il doposcuola per i bambini. Hanno identificato gli insegnanti e anche i bambini, cosa gravissima, prendendo nomi e cognomi anche dei genitori. Dove vuole arrivare adesso la sindaca? Quello che sta succedendo è esagerato. Si è fatto di tutto per chiudere questo posto, ci siamo opposti. Aspettiamo il tribunale. Non cerchiamo altri problemi».

Già, perché la comunità islamica si è rivolta a un legale contro il provvedimento del sindaco di Monfalcone che di fatto vieta il culto nei luoghi di aggregazione. Se ne sta occupando lo studio Lavatelli e Latorraca di Como. Tecnicamente, l’ordinanza della sindaca Cisint vieta il cambio di destinazione d’uso di due centri di aggregazione, il Darus Salam in via Duca d’Aosta e il Baitus Salat di via Don Fanin. «Per il Comune di Monfalcone lì non si può svolgere attività religiosa – spiega il legale Vincenzo Latorraca –. Da statuto questi centri fanno corsi di arabo, si occupano del doposcuola, raccolte fondi per i bisognosi e ci sono anche momenti di preghiera. Per il Comune non si può cambiare destinazione d’uso il culto non è un’attività esclusiva e non sono nemmeno sicuro che si potrebbe proibire se lo fosse. Da qui capiamo l’attività ispettiva dei vigili nel Centro, ma hanno trovato i bimbi impegnati nel doposcuola. Quello però è un luogo privato e per entrare o si ha un mandato dell’autorità giudiziaria o si teme che si stia consumando un reato all’interno». Il Tar si occuperà della questione il 7 febbraio, quando discuterà della richiesta di sospensiva portata avanti delle comunità islamiche.

Dal Comune, il sindaco Cisint fa sapere che «I provvedimenti che hanno riguardato la chiusura dei due centri islamici sono stati assunti a seguito di verificate e palesi violazioni della legalità, per il mancato rispetto delle norme e per i manifesti rischi per l’incolumità e la sicurezza pubblica. Oggi ascoltiamo le ripetute dichiarazioni dei referenti di queste strutture che, non solo hanno violato la legge, ma hanno anche ritenuto corretto organizzare una manifestazione per mantenere le moschee illegali il 23 dicembre, antivigilia di Natale, e queste stesse persone oggi stanno rappresentando circostanze che non corrispondono al vero. Il Comune di Monfalcone respinge quindi, nel modo più deciso, le insinuazioni su presunte azioni che non riportano i fatti reali». E ancora: «Di fronte anche a segnalazioni e informazioni sul verificarsi o meno dell’effettivo rispetto delle normative, è compito dell’ente e dei propri servizi a ciò preposti porre in essere le normali procedure di controllo. Più che un diritto dell’amministrazione, si tratta di un dovere nei confronti dell’intera città, per garantire le esigenze di legalità che sono a fondamento di tutta questa vicenda». Sabato il sindaco Cisint annuncerà le prossime iniziative.

https://www.lastampa.it/cronaca/2024/01/23/news/monfalcone_sindaco_centro_islamico_identificazione-14015792/

 

DOMANDA di Augusta

PRECISARTO CHE Ucoii significa Unione delle Comunità islamiche d’Italia mi chiedo che accadrebbe se una simile iniziativa fosse presa  per le  lezioni di catechismo dipendenti da parrocchie cattoliche

 

24 Gennaio 2024Permalink