La Corte di Cassazione fa autocritica.
Roma, 12 marzo 2010 – Scrivono i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau:
“Con una sentenza sconcertante che viola tutti gli accordi e le disposizioni internazionali a tutela dei diritti umani – la n. 5856 -, la Corte di Cassazione ha sancito che i clandestini, anche se hanno figli minori che studiano in Italia, vanno comunque espulsi dal territorio nazionale, anche se il distacco dai genitori comportasse per i bambini un trauma affettivo”.
“Contrapponendosi a tutte le norme che tutelano i diritti dei migranti e dei rifugiati, nonché alla Convenzione ONU per i Diritti del Fanciullo e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea,” continuano gli attivisti, “la Cassazione mette in primo piano la tutela della legalità delle frontiere rispetto alla tutela della famiglia, dell’infanzia e dei diritti fondamentali della persona”.
“La precedente sentenza della stessa Cassazione che autorizzava la permanenza di un clandestino per gli stessi motivi viene definita ‘riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l’inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo“.Della questa precedente sentenza – riferita naturalmente a persona diversa da quella considerata il nel procedimento conclusosi il 10 marzo – ho scritto nel mio articolo del 26 gennaio.
Coerenza maligna
Naturalmente il disprezzo per figure genitoriali ‘razzialmente’ diverse da noi, il disinteresse per i diritti dei minori come proclamati in documenti internazionali che l’Italia ha approvato, non possono non trovare coerenza a livello locale.
E’ accaduto così che in Friuli-Venezia Giulia, sentito il parere dell’avvocato della regione, anche l’assessore regionale alla ‘salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali’ si sia asservito all’andazzo sciagurato che ci domina fra il ghigno di parecchi e l’indifferenza soporifera dei più e abbia deciso la chiusura degli ambulatori STP. aperti agli Stranieri Temporaneamente Presenti (fra cui ci sono coloro che non dispongono di permesso di soggiorno).
L’opinione pubblica si è lasciata convincere che tali ambulatori siano uno spreco e un privilegio accordato a stranieri illegalmente penetrati nel nostro territorio (dimenticando che fra questi c’è, ad esempio, la badante che fino alla sua morte ha assistito il nonno ed è poi rimasta senza lavoro, diventando perciò ‘clandestina’).
Le voci contrarie al coro becero ormai dominante non si alzano con decisione e costanza: purtroppo chi sostiene di essere difensore degli irregolari non ha l’accortezza e la determinazione dei vocati al Ku Klux Klan.
Gli ambulatori STP
L’ho scritto tante volte ma non ho scrupolo a ripetermi.
La nostra legislazione nel Testo unico sull’immigrazione (ancora in vigore) prevede che agli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale spettino “nei presidi pubblici ed accreditati” (con trattamento identico per i pagamenti a quello previsto per i cittadini italiani), “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-
”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
I vantaggi per la collettività tutta, almeno per quest’ultimo intervento, sembrano evidenti.
Naturalmente la legge non prevede il servizio del medico di base e, in questo contesto, gli ambulatori che si é deciso di chiudere offrono un servizio volontario che –in forma molto limitata- al medico di base si sostituisce, assicurando, ad esempio, una minor presenza di persone in stato di necessità ai già affollati servizi di pronto soccorso.
Gli ambulatori STP assicurano i loro servizi anche agli emigranti in visita ai loro parenti e alla terra d’origine, in quanto iscritti a una particolare anagrafe per gli italiani residenti all’estero.
Chi ha paura dei bambini e chi li rispetta
Tanto per cominciare tremano di paura coloro che governano i comuni e che vi rappresenta la cittadinanza.
Ho scritto per mesi del rischio di rendere apolidi dei sans papier, cui viene negata o impedita dalla nascita la registrazione anagrafica.
Non mi ripeto: mantengo nella prima pagina il riferimento alla ‘Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano’ che riassume magistralmente la questione.
Voglio solo ricordare a me stessa il mio ottimismo imprudente: pensavo che le conseguenze nefaste della mancata registrazione anagrafica si sarebbero manifestate in futuro. Invece il ‘duro lavoro’ del Ministro Maroni, coerente con il dettato del pacchetto sicurezza, promuoveva da subito l’esclusione dei piccoli dai nidi e dalla scuola dell’infanzia.
A Torino l’assessore alle Risorse Educative, Beppe Borgogno, accettando le iscrizioni di questi minacciosi piccoli soggetti,dichiarava: «Prendersela con i bambini piccoli non è certo un modo per combattere la clandestinità».
E a Udine dove vivo?
Penso con dolorosa ripugnanza al disinteresse dimostrato da assessori che pur ho tentato di interpellare quando cercavo di darmi da fare per il problema della registrazione anagrafica dei figli di sans papier. Non so cosa intendano fare in questa circostanza e nemmeno se intendano riferirsi a quella diversità che li caratterizzerebbe e che in altre circostanze, amano proclamare.
Finora della prevenzione dello scempio si sono totalmente disinteressati.
Ancora un segno positivo; non tutti sono legadipendenti
Ho tratto la lettera che trascrivo dalla news letter di NOTAM 22 febbraio 2010. (Corrispondenza: info@notam.it)
CIAO A VOI TUTTI , BAMBINI DEL CAMPO DI SEGRATE
Il mese scorso abbiamo seguito (e non era la prima volta) i ripetuti sgomberi di campi rom a Milano e dintorni: alcune persone sgomberate anche dieci volte, vantano le intransigenti autorità italiane che ci spendono i danari messi a disposizione dalla Unione Europea per interventi sociali a favore dei rom. Ci pare un contributo di solidarietà la lettera scritta dalle maestre della scuola frequentata da alcuni bambini sgomberati.
Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate.
Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano.
È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri.
Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete.
Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe, che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette, facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare.
Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro?
E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo a insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati.
Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola.Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli