27 aprile 2024 _ Honsell a Piancavallo : Il discorso del 25 aprile

Cittadine e cittadini antifascisti, Buon 25 Aprile!
Partigiani e loro familiari, rappresentanti del Comune di Aviano, edei Comuni della Magnifica Comunità di Montagna, Presidente dell’ANPI di Aviano Angelo Caporal, Rappresentante dell’Associazione Partigiani Osoppo, e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, cittadine e cittadini,

è con viva emozione che mi rivolgo a voi presso questo Monumento alla Resistenza che riporta 63 nomi di partigiani e di tanti avianesi militari e civili uccisi dai fascisti e dai nazisti dopo l’8 settembre 1943.
L’orazione commemorativa sarebbe perfetta e potrebbe già terminare dopo la lettura di questi nomi e delle poche ma intense parole con cui, nello splendido libro di Pietro Angelillo e Sigfrido Cescut “I luoghi delle Pietre e della Memoria”, è delineato lo slancio ideale e la drammatica vicenda di ciascuno.
Il nome è la cifra dell’irripetibile unicità di ogni singola persona umana e appunto così l’Associazione Libera celebra il 21 marzo di ogni anno la Giornata contro le Mafie, leggendo, in tante piazze d’Italia, i nomi dei morti ammazzati di Mafia. E questi elenchi sono già poesia.
Tale scelta nacque, come spesso ricorda Don Ciotti, per rendere giustizia a quella piccola donna vestita di nero, Carmela Antiochia, che ad una manifestazione che ricordava il sacrificio di Giovanni Falcone, a lui si rivolse così: “Sono la mamma di Antonio Montinaro, ucciso con Giovanni Falcone, di cui era il caposcorta, perché non pronunciano mai il nome di mio figlio?”
E se leggere tutti i 63 nomi richiederà tempo, sarà tempo nel quale dimostreremo nel modo più alto la nostra umanità e riconoscenza, insieme all’impegno a riscattarne la morte facendo vivere oltre ai nomi quei valori di libertà, giustizia e uguaglianza, che loro seppero solamente immaginare profeticamente e a cui sacrificarono la giovane vita.
Questa è la  ragione che ci porta a ritrovarci qui oggi, piuttosto che altrove a Udine, a Trieste, a Pordenone. Siamo qui per loro, per coloro che combatterono sul Piancavallo, nella Valcellina, nella Valcolvera, nella Valle del Vajont, e in tutte le altre valli di questa straordinaria parte del mondo che è il Friuli Occidentale e che tanto sangue partigiano ha versato per la lotta di Liberazione dal fascismo.
I nomi sono importanti – sono quanto ci sopravvive nel tempo – pertanto, il diritto al nome è diritto fondamentale che dovremmo garantire a ogni nato in Italia, come richiede l’obiettivo 16.9 dei 17 SDG dell’ONU: entro il 2030 fornisce l’identità legale per tutti, comprese le registrazioni gratuite di nascita. Invece il nostro paese, accecato dal populismo più razzista, non lo garantisce più, perché vige ancora l’Art.1, comma 22, lettera g), dell’infame Legge 94/2009, la Berlusconi-Maroni, “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, che modificò il comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (il D.Lgs. 286/1998), che oggi richiede che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile come la dichiarazione di nascita, sia necessario esibire il permesso di soggiorno. I figli degli irregolari in Italia non hanno pertanto il diritto a un nome, se non a rischio di denuncia dei loro genitori. Da anni mi batto, insieme ad altre cittadine e cittadini, perché tale norma vergognosa sia cancellata dalla nostra legislazione; non basta una circolare amministrativa per curare questa ferita aperta nella nostra coscienza civile, ma la destra odiatrice vi si oppone con tutto il suo nazionalismo asfissiante.
Voglio adesso recitare la splendidamente ruvida e dissonante poesia del poeta-sindacalista Leonardo Zanier, l’autore di Libers  di… scugnì lâ, scolpita sul monumento di Piancavallo, che con straordinaria concisione riassume l’epopea che oggi celebriamo. La leggerò in friulano perché il friulano è una delle lingue della Resistenza:
Via un zovin:
da cuasi ogni famea
via in Russia:
a impará a copâ
via a pît
ta glaça o tal pantan
plui no scrivin:
si vai in ogni cjasa
pôs a tòrnin:
‘l è dûr sierâ a vincj ans
chei ch’a tòrnin:
devéntin partigjans.

Ma voglio citare oggi anche la frase di Pietro Calamandrei scolpita sul Monumento alla Resistenza a Udine, città insignita della medaglia d’oro per la Lotta di Liberazione a nome di tutto il Friuli, e quindi anche di questi luoghi, monumento presso il quale come sindaco ebbi l’onore di esprimere il mio impegno antifascista per dieci anni : quando considero questo misterioso moto di popolo questo volontario accorrere di gente umile/ fino a quel giorno inerme e pacifica che in una improvvisa illuminazione sentì che eragiunto il momento di darsi alla/ macchia di prendere il fucile di ritrovarsi per combattere contro il terrore mi viene fatto pensare a certi inesplicabili/ ritmi della vita cosmica ai segreti comandi che regolano i fenomeni collettivi come le gemme degli alberi che spuntano/ lo stesso giorno come le rondini di un continente che lo stesso giorno si accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio/era giunta l’ora di resistere era giunta l’ ;ora di essere uomini per vivere da uomini.
Questa frase fa comprendere come la persona umana, da sola, non ha né senso né speranza. La nostra umanità non può essere tale se non si riconosce spontaneamente collettiva e solidale, perché i diritti umani e civili o sono per tutti oppure non sono!nMa oggi, in questo luogo, non è possibile non ricordare quanto Calamandrei disse agli studenti milanesi nel 1955, perché descrive proprio il senso dell’atto che stiamo compiendo: Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.  Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.
La nostra Costituzione è nata proprio qui sul Piancavallo, dove sin dai primi mesi del 1944 salirono in montagna antifascisti, attivisti politici, comunisti, socialisti, indipendenti – giovani e reduci delle guerre di aggressione imperialiste dell’Italia in Africa, Grecia, Albania, Jugoslavia e Russia che sfuggirono coraggiosamente alla deportazione in Germania e all’arruolamento nelle formazioni fasciste della repubblica di Salò, costituendo i primi battaglioni delle divisioni Garibaldi e Osoppo.
E proprio qui sul Piancavallo maturò forse l’esempio più luminoso di quello spirito che è alla base della nostra Costituzione e ne costituisce la bellezza e la forza: in essa tutti ci riconosciamo democraticamente in modo unitario come cittadini della Repubblica Italiana una e indivisibile, come recita l’Art. 5, al di là delle diversità  delle nostre mentalità e ideologie, dei nostri conformismi, come li chiamava Gramsci. Si può ben dire che qui a Piancavallo, ben più di quanto avvenne altrove, nacque nell’unità di intenti e di ideali civili fondamentali, in uno spirito di pluralismo e di difesa della libertà di opinione di chi la pensa diversamente da noi, quel processo democratico che è la vita di una Repubblica. Qui, partendo dal basso, dai comandanti dei battaglioni, inizialmente addirittura contro la volontà stessa dei comandanti di rango più elevato, grazie all’intelligenza civile e la determinazione di uomini profondamente diversi tra loro per formazione e storie, fu istituito il primo Comando Unificato Garibaldi-Osoppo per combattere uniti in modo più efficace il fascismo e il nazismo. I protagonisti furono Mario Modotti “Tribuno”, operaio dei cantieri di Monfalcone, membro di Soccorso Rosso e attivista comunista, poi GAPpista, che insieme a Giulio Quinto Contin “Richard” costituirono il primo battaglione garibaldino “Nino Bixio” nel Friuli Occidentale, e Pietro Maset “Maso” capitano dell’8° reggimento Alpini della Divisione “Julia” che, contattando ufficiali e militari sbandati e raccogliendo armi sin dall’autunno del ’43, fu uno dei primi organizzatori della Resistenza nel Friuli Occidentale contribuendo alla nascita del  nucleo della “Osoppo Friuli”, il battaglione “Piave”. Qui sul Piancavallo fu istituito uno dei pochissimi esempi di Brigata Unificata Garibaldi-Osoppo la “Ippolito Nievo A”.  Il 7 agosto 1944 iniziò quindi l’epopea di questa brigata che vide inquadrati oltre 600 uomini in vari battaglioni: il “Bixio”, il “Gramsci”, il “Mazzini” erano garibaldini, il “Piave”, il “Cellina e il “Vittoria” erano osovani. La loro azione congiunta contribuì allo sviluppo della Repubblica Libera della Carnia difendendola da sud e provvedendo a importanti linee di rifornimento. Questa Repubblica libera anticipò nella sua organizzazione la nostra Repubblica Italiana sotto molti aspetti: abolì la pena di morte, assicurò una giustizia gratuita, l’educazione pubblica, la casa, la tutela dei beni comuni e di fatto  diede per la prima volta il voto alle donne, in qualità di capofamiglia.
L’estate del ’44 fu un’estate di gioia e speranza di una prossima liberazione. L’organizzazione della “Ippolito Nievo A” fu esemplare.
La Brigata era approvvigionata da un’unica intendenza che riforniva cibo, vestiario, attrezzature dove prima ce n’erano due. Aveva coordinato una specifica attività di spionaggio d’intesa con i GAP che operavano in pianura. Aveva istituito un tribunale militare di brigata. Nei paesi liberi come Claut molte erano le donne partigiane che operavano in vari servizi funzionali all’Ippolito Nievo A.  A Claut venivano forniti inoltre servizi ospedalieri e funzionava anche un ufficio stampa per contrastare la disinformazione e la propaganda fascista che vigliaccamente gettava fango sul movimento partigiano, presso i civili in pianura.
Fu una stagione che ebbe però durata tragicamente breve, perché il 13/11/44 fu emanato il proclama Alexander che comunicò ai patrioti la decisione alleata di fermarsi per l’inverno sulla linea gotica invitando le truppe partigiane allo scioglimento. Forze che fino ad allora erano riconosciute quasi come forze regolari dagli stessi nazifascisti qui a Piancavallo (si consideri l’episodio dello scambio di prigionieri del 3/08/44), si trovarono così abbandonate nell’affrontare le grandi offensive nazi-fasciste dell’autunno del ’44 e il terribile inverno del ’45. Vicende drammaticamente descritte da un altro eroe della Ippolito Nievo A, Angelo Carnelutto  “Clark”, nel suo libro “Ricordi vivi di vita partigiana”. Queste offensive, in cui si distinsero per ferocia i fascisti della X Mas (il cui labaro continua vergognosamente a sfilare a Gorizia e in Piazza Unità a Trieste anche alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale) portarono allo spezzamento del fronte della Brigata, al suo frazionamento e infine, alla caduta della Repubblica Libera della Carnia. Le forze partigiane sopraffatte per numero di mezzi e di uomini furono decimate e disperse. Molti partigiani, spesso impossibilitati a rimanere in montagna per l’arrivo dell’inverno, ritornarono alle loro case e vennero catturati. Furono mesi che videro feroci violenze fasciste e naziste non solo contro le formazioni partigiane, ma anche contro i civili con incendi e rastrellamenti. Non dobbiamo però più riferirci a queste azioni come a rappresaglie sui civili provocate dalle azioni partigiane. L’OZAK, Operationszone Adriatisches Küstenland, ovvero questi territori, erano comandati da criminali di guerra come Odilo Globočnik, che provenivano dall’Europa Orientale dove avevano perpetrato la più spietata guerra contro i civili, come metodo di controllo dei territori.
E come nel mito narrato dalle grandi tragedie greche, nelle ultime settimane di guerra si assisterà anche alla morte di tutti e tre gli eroici comandati della Brigata Unificata “Ippolito Nievo A”. Richard sarà colpito in un’imboscata, catturato, sarà lasciato morire dissanguato il 18 marzo 1945 a 38 anni. Maso sarà tradito, e cadrà in combattimento sul Col Sauc il 12 aprile del 1945 a 34 anni. Infine Tribuno, tradito anche lui e catturato a Bicinicco nel febbraio ’45 dai fascisti della X Mas, sarà torturato nella famigerata caserma “Piave” di Palmanova e poi fucilato nel carcere di Udine a 32 anni il 9 aprile del 1945 insieme ad altri 29 partigiani tra cui il comandante Mario Foschiani “Guerra” commissario politico della Divisione Garibaldi  "Carnia".
La guerra di Liberazione sulle montagne del Friuli Occidentale, a Piancavallo, e le realtà civili e organizzative che permise di costituire furono l’embrione di ciò che sarà di lì a qualche anno la Repubblica democratica Italiana. Questo luogo, a 1800 m s.l.m. fu e rimane quindi un punto archimedeo, un punto d’appoggio di straordinaria attualità anche in questa nostra “grande epoca”, come Karl Kraus chiamava ironicamente la sua, poco prima di iniziare a scrivere “Gli Ultimi giorni dell’Umanità” nel 1914. Perché in questa nostra epoca al governo c’è una forza politica che fa molta fatica a dichiararsi antifascista e che si ispira a personaggi che non partecipavano certamente alle riunioni clandestine del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia dal quale dipendevano tutte le forze partigiane, semplicemente perché combattevano a fianco dei nazisti.
Cittadine e cittadini, il nostro impegno antifascista dopo 79 anni di liberazione deve essere oggi, quindi, più fermo e determinato di sempre. Festeggiamo dunque con rinnovata consapevolezza la preziosa eredità etica e storica del 25 Aprile!
Se oggi possiamo dirci cittadine e cittadini, e non sudditi, lo dobbiamo solamente al sacrificio delle migliaia di giovani, come questi 63 che ricordiamo oggi, che immaginando profeticamente un mondo che non avevano conosciuto, hanno riscattato la feroce barbarie del ventennio fascista che aveva soppresso i partiti e i sindacati, represso il dissenso politico, varato vergognose leggi razziali, e infine condotto l’Italia ad una sciagurata guerra di aggressione imperialista a fianco dei nazisti, fino a cedere loro la sovranità sul Friuli Venezia Giulia. Furono giovani che maturarono nella lotta armata e nella resistenza civile i più alti principi di solidarietà, libertà e uguaglianza che informano la nostra Costituzione; che è la Grande Incompiuta, come la chiamava Calamandrei. Incompiuta, non solamente perché era ed è ancora ben lontana, ahimè, dall’essere pienamente realizzata, ma perché la Costituzione è pensiero vivo, che si deve fare azione e lotta continua.
La Costituzione è l’unica legge che non procede dall’alto verso il basso, partendo dall’autorità per limitare la libertà del popolo, ma va all’incontrario, parte dal basso e fissa i limiti dell’autorità, perché solamente al popolo appartiene la sovranità, come recita l’Art. 1.
La Resistenza partigiana fu matrice di diritti individuali come la libertà e l’autodeterminazione, le pari opportunità, la sanità, la scuola, la giustizia ma anche di diritti collettivi come, la democrazia, l’ambiente e il paesaggio, la cultura, la tutela delle minoranze, la salute.
Per ogni antifascista la Resistenza è principio e riferimento etico:
perché non è sufficiente esistere, l’imperativo morale è r-esistere.
Si deve resistere, in primo luogo, all’indifferenza nei confronti delle
violazioni dei diritti degli altri. Perché i diritti o sono di tutti oppure non sono. E l’attendismo, o l’indifferenza o il non-dissenso, come fu in Italia un secolo fa durante il fascismo, è già complicità. Non deve venire mai meno la forza di scandalizzarci e il coraggio di dimostrarlo di fronte alle tragedie contemporanee che violano l’Art.10 della nostra Costituzione.
Quella dei migranti economici che attraversano il Mediterraneo, e possono ben chiedersi usando le parole di Virgilio , quaeve hunc tam barbara morem permittit patria? hospitio prohibemur harenae; bella cient primaque vetant consistere terra. Eneide I,541 (qual è questa patria che permette usanza tanto barbara per cui ci viene negato il rifugio della sabbia e che ci vieta l’approdo alla terra più vicina?)
Oppure quella dei migranti lungo la  rotta balcanica che fa tappa presso quella vergogna collettiva che è la topaia del Silos a Trieste.
O quella dei civili nella striscia di Gaza contro i quali viene combattuta una guerra indiscriminata che non viene condannata perché pochi nel mondo osano alzare la voce  contro i doppi standard che da decenni sono applicati spietatamente contro quel popolo, denunciati da Amnesty International.
O quella delle disumane vasche di plexiglas e rete del Centro di Permanenza per i Rimpatri di Gradisca.
O ancora quella della povertà nella quale vivono tante persone anche nella nostra regione, il cui Presidente si vanta di avere un PIL pro-capite maggiore della media nazionale, e non rileva la povertà delle disparità economiche, del precariato e dello sfruttamento lavorativo, e del caporalato; povertà che vede la nostra regione sopra la media nazionale per numero di persone che rinunciano alle cure a causa del collasso della sanità pubblica universalistica.
Ognuna di queste tragedie viola articoli ben precisi della nostra Costituzione mettendoli a rischio.
Incomincio dal diritto alla salute, sancito all’Art. 32 come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
La Partigiana Tina Anselmi, primo ministro donna della Repubblica, seppe interpretarlo con la Legge 833 e l’istituzione nel 1978 del Servizio Sanitario Nazionale, sulla base dei principi di uguaglianza, universalità ed equità. Questo servizio, divenuto poi sistema aziendale, appare oggi messo profondamente in discussione. I processi di privatizzazione e difinanziarizzazione della sanità in atto stanno accrescendo le disuguaglianze in salute e portano a intendere la salute non come bene comune, ma come mera prestazione di cura quando la malattia è già in atto, azzerando la medicina di iniziativa, di prevenzione e di riabilitazione.  La salute va intesa invece in modo  olistico, come One Health secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solamente quindi come assenza di malattia, ma anche come benessere, mentale, relazionale ed emozionale, degli esseri umani come delle altre specie viventi su questo pianeta e dell’ambiente. È illusorio pensare che la salute si possa garantire individualmente con assicurazioni integrative, perché anche se è bene individuale, la salute degli altri è un determinante della nostra salute. Quest’anno festeggiamo il centenario della nascita di un eroe civile quale Franco Basaglia, che invocò un nuovo umanesimo, a partire dalla restituzione di un’umanità ai malati mentali. Purtroppo in questa regione stiamo assistendo alla demolizione della sua eredità proprio ad opera dell’attuale Assessorato alla salute.
Si deve resistere al risucchio semplicistico degli slogan populisti dei demagoghi e all’uso politico della Storia, che attraverso post-verità e narrazioni deformanti annebbia le nostre coscienze. Esempi emblematici sono le censure in RAI, ma anche la Giornata del Ricordo, che viene celebrato nel giorno della firma del trattato di pace di Parigi del 1947, che quindi implicitamente strumentalizza l’esodo istriano-dalmata per rivendicare l’imperialismo fascista sui territori oggi sloveni, capovolgendo i ruoli nelle azioni di pulizia etnica perpetrate durante il fascismo in quei territori.
Altri esempi sono i tentativi di rivalutazione di fascisti e neo-fascisti, celebrando ricorrenze e intitolando premi a figure discutibili, come ha fatto
recentemente la Regione FVG, con ben 30mila euro, e soprattutto la rilettura della lotta di Liberazione, come guerra civile ponendo condizioni sempre più difficili all’ANPI per promuovere la storia più nobile del nostro paese nelle scuole.
Si deve resistere, e difendere l’art. 4 relativo al diritto al lavoro, che invece ormai vede la morte sul lavoro non avvenire più in casi singoli ma addirittura a gruppi come nel disastro ferroviario di Brandizzo, o quello nel cantiere Esselunga a Firenze o quello nella centrale idroelettrica di Suviana. Piuttosto che Repubblica fondata sul lavoro, il nostro paese sembra una repubblica fondata sulla morte dei lavoratori, sul lavoro sfruttato delle esternalizzazioni, dei subappalti e del caporalato. A lungo ci siamo battuti contro l’esternalizzazione del ruolo dei Guardiadighe presso le grandi derivazioni idroelettriche pordenonesi gestite da Edison, ma inutilmente.
Si deve resistere alla criminalizzazione del dissenso oggi utilizzata da chi è al potere e che sempre più frequentemente si traduce in violenza fisica, come quella delle forze dell’ordine a Firenze e Roma nei confronti delle proteste studentesche, oppure psicologica come quella del sindaco di Pordenone con le minacce di cause di risarcimento milionarie ai cittadini che vogliono contrastare la sciagurata scelta di abbattere i tigli dell’ex-fiera, o come quelle di grandi gruppi industriali ad altri cittadini che hanno fatto una petizione contro l’uso privato dei beni comuni come l’acqua e l’aria delle nostre lagune. Dobbiamo difendere gli Artt. 17, 18, 21 della nostra Costituzione ovvero sulle libertà di riunione, associazione ed espressione
Si deve resistere alla dilagante mentalità dell’opportunismo egoista e  prepotente, meschino ma servile, forte con i deboli e debole con i forti, che si manifesta nella maschilistica sopraffazione dell’altro, e soprattutto dell’altra, e che si incarna negli uomini cosiddetti di successo, che “scendono” in politica con slogan demagogici e populisti, che ragionano solamente in termini di valore di scambio, di possesso e di utili finanziari, giustificando così qualsiasi disumanità nel lavoro. Provo ancora forte la vergogna per quel tributo servile a Berlusconi che tutto il paese, a parte alcuni di noi, hanno voluto tributare alla sua morte presentandolo come modello, come fece Fedriga in Consiglio Regionale, indifferente al fatto che fosse stato condannato per frode fiscale.
Si deve resistere alla logica della guerra, nella quale stiamo scivolando malgrado l’Art. 11 della nostra Costituzione, e alle seduzioni dell’industria bellica, anche se creano posti di lavoro e utili vertiginosi, e dobbiamo rifiutare i discorsi che parlano dell’inaccettabilità di una pace ingiusta e così giustificano una guerra giusta.
Questo rifiuto deve essere ancora più esplicito e fermo proprio qui ad Aviano base di F-16 ed F-35, il costo di uno solo dei quali darebbe cure mediche per interi ospedali nella maggior parte dei paesi del mondo. Come sosteneva Simone Weil, la guerra è solamente la celebrazione della forza, di quella violenza che trasforma vinti e vincitori in cose.
Si deve resistere ad un governo di estrema destra che oggi ci governa e violerà il principio di uguaglianza, sancito dall’Articolo 3 della Costituzione, il dovere di Solidarietà sancito dall’Art.2, nonché l’unità della Repubblica sancita dall’Art. 5, se passeranno le sue leggi fasciste di Autonomia Differenziata che assicureranno solamente i LEP (livelli essenziali di prestazione) come base comune, permettendo la secessione dei ricchi che potranno invece godere di maggiori servizi. Queste norme riconfigureranno l’Italia in un collage di territori privilegiati o svantaggiati per legge.
Ci si deve  opporre a chi vuole cambiare la Costituzione introducendo il premierato, spezzando quel sistema delicatissimo di pesi  e contrappesi che concreta quella separazione dei poteri, che sin dalla Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen del 1789 costituisce il principio della democrazia.
Voglio infine ricordare la vigliacca irrazionalità di questo paese che ha varato il DL 30 aprile 2022, n. 36 che istituisce all’Art. 43 un Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona,  compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l’8 maggio 1945. Ma, al tempo stesso, attraverso, l’Avvocatura dello Stato ne ha sollevato l’incostituzionalità allungando di un ulteriore capitolo l’annosa saga dei risarcimenti per i crimini nazisti, sorta in anni recenti, molto dopo la scarsa persecuzione penale postbellica, frenata prevalentemente da motivazioni politiche. È una vicenda sviluppatasi parallelamente alla persecuzione penale conseguente alla scoperta dell’armadio della vergogna, terminata nel 2013 e seguita dalla mancata consegna dei condannati da parte della Germania.
Voglio infine concludere questa orazione citando un altro partigiano del Friuli Occidentale, che ho spesso ricordato nelle commemorazioni ufficiali a Udine: Luciano Pradolin “Goffredo”. Comandante del battaglione “Meduna” della Osoppo. Protagonista della battaglia sul Rest a difesa della Repubblica della Carnia, fu catturato a Maniago nel gennaio 1945 e portato nel carcere di Udine dove, dopo un processo sommario l’11 febbraio 1945 venne fucilato a 24 anni, insieme ad altri 23 prigionieri, molti dei quali di Tramonti, lungo il muro del cimitero di Udine, come rappresaglia per l’assalto al carcere di Via Spalato a Udine avvenuto il 7 febbraio 1945, che aveva portato alla liberazione di 73 detenuti, tra partigiani e prigionieri politici da parte di “Romano il Mancino” Glindo Citossi, comandante del gruppo dei GAP dei Diavoli Rossi. Pradolin scrisse varie lettere alla famiglia dal carcere, una di queste alla sorella Rina, che compare anche nella famosa raccolta dell’Einaudi
“Lettere dei condannati a morte della resistenza” e riporta alcuni versi della poesia di Leopardi “Nelle nozze della Sorella Paolina”, tratta dai Canti. Ebbene, al di là del fatto che l’edizione contiene alcuni errori che invece non sono presenti nell’originale della lettera, penso che tale straordinario documento andrebbe letto e discusso nelle scuole perché offre a mio avviso un’interpretazione nuova, ma autentica, di tale poesia. Nobilita la poesia stessa ma mostra anche come il fascismo e il neofascismo, come riconosciuto da Gobetti e da Flaiano, è un rischio secolare sempre in agguato nella mentalità di tanti cittadini di questo paese.

O miseri o codardi
Figliuoli avrai. Miseri eleggi. Immenso
Tra fortuna e valor dissidio pose
Il corrotto costume. Ahi troppo tardi,
E nella sera dell’umane cose,
Acquista oggi chi nasce il moto e il senso.
Al ciel ne caglia: a te nel petto sieda
Questa sovr’ogni cura,
Che di fortuna amici
Non crescano i tuoi figli, e non di vile
Timor gioco o di speme: onde felici
Sarete detti nell’età futura:
Poiché (nefando stile,
Di schiatta ignava e finta)
Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta.

La Festa della Liberazione è la ricorrenza più significativa per ogni cittadina e cittadino che sente il bisogno di riaffermare i valori antifascisti di libertà, democrazia, solidarietà, che sono tanto facili da perdere ma così difficili da riconquistare!

Viva la Resistenza, Viva la Repubblica Italiana e la sua Costituzione, che da questa sono nate e vivano i 63 partigiani del monumento alla Resistenza di Piancavallo, che oggi abbiamo celebrato insieme

nota i Augusta

Faccio seguito all’articolo  con il discorso di Honsell a Tricesimo che ho pubblicato il primo settembre 2022
La sottolineatura in grassetto è mia

27 Aprile 2024Permalink

16 marzo 2024 – 16  marzo  1978.  Rapimento di Aldo Moro

Oggi apro con un ricordo che darà il titolo alla pagina del mio blog (la mia memoria storica)
Contiene anche altro che trasferirò su fb perché è  l’unico mezzo con cui riesco a documentare pubblicamente ciò che penso sperando di aprire un dialogo e di trovare una condivisione efficace.

16  marzo  1978.  Rapimento Aldo Moro   –
La salma del politico assassinato fu ritrovata il  9 maggio.
E fu la fine del  “compromesso storico”
Non è un commento ma solo un dato di fatto su cui oggi non mi soffermo.

Ieri sera, guardando la trasmissione Tv Propaganda Live,    ho ascoltato un accorato racconto di don Ciotti (link) che,  nel corso della sua presenza  alla prima commemorazione della strage di Capaci  (1992) ,  aveva condiviso il  dolore di una  donna, la madre di Antonio Montinaro, poliziotto della scorta Falcone. Mentre venivano pronunciati i nomi dei morti illustri la donna  chiedeva: “perché non quello di mio figlio”?
Da lì la riflessione di don Ciotti che insisteva, con la passione che gli è propria, sul dovere della pronuncia dei nomi delle vittime, a prescindere dal loro ‘rango’. E’ una cosa che  si fa , per esempio, nel ricordo  della strage di Bologna.

A me  quella donna in lagrime ha fatto venire in mente le madri cui è negata la documentazione dell’atto di nascita di una figlia/di un figlio nati in Italia  nei registri di stato civile .
La tragica , indegna decisione appartiene  alla legge 94/2009 (art. 1 comma 22 lettera g) . Quella norma abrogò la precedente  che, inserita  nella legge 40/1998 (cd Turco Napolitano), dichiarava non dovesse essere richiesto il permesso di soggiorno (o altro titolo equipollente) a  coloro che si presentassero  a registrare la nascita  di un proprio figlio in Italia.
Così,  dopo l’approvazione con voto  di fiducia della legge 94 citata sopra, lo sportello dell’anagrafe comunale diventava un muro per chi, sapendosi irregolare, non avrebbe osato  esporsi tale davanti a un ufficiale di stato civile.
La  legge  174/1991, ratifica della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,  dichiara il superiore interesse del fanciullo e quindi il suo diritto ad avere un certificato di nascita che ne attesti la presenza giuridicamente riconosciuta nel nostro stato, prescindendo da – quale che sia –  condizione dei suoi genitori (art. 3 della Costituzione).
Persino al governo di allora (Quarto Berlusconi, ministro dell’interno Maroni ) fu  chiara la contraddizione   di  quella norma con norme internazionali vincolanti.
Quindi  lo stesso  ministero dell’interno  emanò  immediatamente  una circolare  (n. 94/2009 )  che, in relazione alle nascita,  interpretava la legge affermando che non si debba chiedere il permesso di soggiorno  ai migranti non comunitari  che  si presentino all’anagrafe a dichiarare la nascita di un figlio.
Ora, constatata la neghittosità  parlamentare in vista della modifica della legge e, soprattutto,  l’indifferenza della società civile  di fronte a una legge che può produrre solo vittime invisibili  (e quindi comodamente   inesistenti) non resta che garantirsi della consapevolezza dei comuni che li porti a rispettare senza eccezioni il dettato della circolare 19.
Rispetto significa anche una  azione di informazione pubblica e capillare che significhi rassicurazione tale da  permettere ad ognuno / a degli interessati di superare il muro interiore della paura di esporsi di fronte a un Ufficiale di stato civile.

 

 

16 Marzo 2024Permalink

27 gennaio 2024. Un paio di scarpette per ricordo di un nato … o forse no

Oggi Facebook mi ha automaticamente rinnovato la memoria del mio post di due anni fa:: una poesia di Joyce Lussu
Non posso non pensare ai piedini dei bambini che oggi in Italia devono essere invisibile e ignoti  perché se diventassero visibili sarebbero noti e denuncerebbero  la doppia colpa dei loro genitori: non averli registrati alla nascita e tenerli nascosti perchè  la legge italiana dal 2009 li ha  voluti piccole spie della irregolarità burocratica dei loro genitori.
Qualcuno irritato dalla mia insistenza nel quasi isolato denunciare mi dice che probabilmente neppure ci sono. A me basta sapere che potrebbero esserci.
A  rivelarli non  ci saranno scarpette rosse. Chissà!
Se non sappiamo chi e come li rivelerà sappiamo però che il cinismo politico forte della beffa perpetrate in legge quasi 15 anni fa si nutre dell’indifferenza , scelta di vita di molte e molti.

C’è un paio di scarpette rosse

numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola  interna si vede ancora la marca di fabbrica
“Schulze Monaco”.

C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.

C’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

27 Gennaio 2024Permalink

24 gennaio 2024 – La polizia municipale di Monfalcone identifica i minori al doposcuola organizzato dal Centro Islamico

   23 Gennaio 2024  Monfalcone, la sindaca leghista contro la comunità musulmana. Prima il divieto di preghiera, ora l’identificazione di adulti e bimbi nel Centro islamico

Interviene anche l’Ucoii e annuncia un esposto in Procura. Davanti al Tar il ricorso contro lo stop ai momenti religiosi.
Cisint: «Palesi violazioni della legalità»

LORENZA RAPINI

Prima lo stop alle attività di culto nei luoghi di aggregazione, poi il controllo dei vigili urbani in un centro di aggregazione musulmano: il braccio di ferro tra la sindaca leghista di Monfalcone, vicino Gorizia, Anna Maria Cisint e la comunità islamica non solo non si ferma ma si intensifica. Mentre la sindaca continua sulla stessa linea e dice: «Palesi violazioni della legalità».

Ora, dopo questo ultimo episodio dell’ingresso della polizia municipale nel Centro Darus Salam con l’identificazione degli adulti presenti e anche dei bambini impegnati nelle attività di doposcuola, si muove l’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, che annuncia un esposto in Procura a Gorizia per chiedere di far luce su questi controlli. «A Monfalcone si è passato il segno. L’irruzione della polizia locale nel centro culturale islamico Darus Salam denunciata dall’ing. Konate è un sopruso inaccettabile. Un blitz che non ha risparmiato neanche i bambini che stavano frequentando il doposcuola. Gli agenti, infatti, senza provvedimenti dell’autorità giudiziaria hanno fatto accesso in una proprietà privata e hanno identificato non solo gli adulti ma hanno voluto anche i nominativi dei bambini presenti», fanno sapere dall’Ucoii. E ancora: «La persecuzione che la sindaca Cisint sta portando avanti contro oltre il 20% dei suoi cittadini rischia di alimentare ulteriori dissapori e fenomeni di discriminazione. Al posto di creare ponti si cerca di tagliare ogni via di comunicazione con una comunità laboriosa, che paga le tasse, e che chiede soltanto di vedersi riconoscere il diritto di professare la propria fede in pace. L’Unione delle comunità islamiche d’Italia si appella al prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi, affinché vigili sull’operato del primo cittadino».

Lo sfogo su Facebook per l’ingresso dei vigili e i loro controlli al Centro islamico è di Bou Konate, ex assessore ai lavori pubblici di Monfalcone e animatore delle comunità islamiche, che in un video dice: «Il problema è gravissimo. Sono arrivati i vigili per fare un controllo. Sono entrati dentro senza mandato, senza niente. Non solo: hanno identificato le persone dentro, che facevano il doposcuola per i bambini. Hanno identificato gli insegnanti e anche i bambini, cosa gravissima, prendendo nomi e cognomi anche dei genitori. Dove vuole arrivare adesso la sindaca? Quello che sta succedendo è esagerato. Si è fatto di tutto per chiudere questo posto, ci siamo opposti. Aspettiamo il tribunale. Non cerchiamo altri problemi».

Già, perché la comunità islamica si è rivolta a un legale contro il provvedimento del sindaco di Monfalcone che di fatto vieta il culto nei luoghi di aggregazione. Se ne sta occupando lo studio Lavatelli e Latorraca di Como. Tecnicamente, l’ordinanza della sindaca Cisint vieta il cambio di destinazione d’uso di due centri di aggregazione, il Darus Salam in via Duca d’Aosta e il Baitus Salat di via Don Fanin. «Per il Comune di Monfalcone lì non si può svolgere attività religiosa – spiega il legale Vincenzo Latorraca –. Da statuto questi centri fanno corsi di arabo, si occupano del doposcuola, raccolte fondi per i bisognosi e ci sono anche momenti di preghiera. Per il Comune non si può cambiare destinazione d’uso il culto non è un’attività esclusiva e non sono nemmeno sicuro che si potrebbe proibire se lo fosse. Da qui capiamo l’attività ispettiva dei vigili nel Centro, ma hanno trovato i bimbi impegnati nel doposcuola. Quello però è un luogo privato e per entrare o si ha un mandato dell’autorità giudiziaria o si teme che si stia consumando un reato all’interno». Il Tar si occuperà della questione il 7 febbraio, quando discuterà della richiesta di sospensiva portata avanti delle comunità islamiche.

Dal Comune, il sindaco Cisint fa sapere che «I provvedimenti che hanno riguardato la chiusura dei due centri islamici sono stati assunti a seguito di verificate e palesi violazioni della legalità, per il mancato rispetto delle norme e per i manifesti rischi per l’incolumità e la sicurezza pubblica. Oggi ascoltiamo le ripetute dichiarazioni dei referenti di queste strutture che, non solo hanno violato la legge, ma hanno anche ritenuto corretto organizzare una manifestazione per mantenere le moschee illegali il 23 dicembre, antivigilia di Natale, e queste stesse persone oggi stanno rappresentando circostanze che non corrispondono al vero. Il Comune di Monfalcone respinge quindi, nel modo più deciso, le insinuazioni su presunte azioni che non riportano i fatti reali». E ancora: «Di fronte anche a segnalazioni e informazioni sul verificarsi o meno dell’effettivo rispetto delle normative, è compito dell’ente e dei propri servizi a ciò preposti porre in essere le normali procedure di controllo. Più che un diritto dell’amministrazione, si tratta di un dovere nei confronti dell’intera città, per garantire le esigenze di legalità che sono a fondamento di tutta questa vicenda». Sabato il sindaco Cisint annuncerà le prossime iniziative.

https://www.lastampa.it/cronaca/2024/01/23/news/monfalcone_sindaco_centro_islamico_identificazione-14015792/

 

DOMANDA di Augusta

PRECISARTO CHE Ucoii significa Unione delle Comunità islamiche d’Italia mi chiedo che accadrebbe se una simile iniziativa fosse presa  per le  lezioni di catechismo dipendenti da parrocchie cattoliche

 

24 Gennaio 2024Permalink

27 novembre 2023 _ Per la dignità dei bambini invisibili per legge e dei loro genitori

Spero che  il mio promemoria serva anche ad altri e perciò lo trasferirò in Facebook

PROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 2

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>

Presentata dai consiglieri HONSELL, MORETTI, MORETUZZO, CAPOZZI, BULLIAN, CARLI, CELOTTI, CONFICONI, COSOLINI, FASIOLO, LIGUORI, MARTINES, MASSOLINO, MENTIL, PELLEGRINO, PISANI, POZZO, PUTTO, RUSSO

il 22 novembre 2023

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Appare molto grave che l’Italia non abbia ancora raggiunto sul piano legislativo il Target 16.9 dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, ovvero “Entro il 2030, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite”[1].

Vige ancora, infatti, quanto introdotto dalla Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, all’articolo 1, comma 22, lettera g), ovvero la modifica del comma 2 dell’articolo 6 del “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, emanato ai sensi della Legge 40/1998 c.d. Turco-Napolitano. Questa era norma di civiltà che prevedeva che per i provvedimenti inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi non fosse necessario esibire il permesso di soggiorno. Per capire fino in fondo l’importanza di questa norma, ora abrogata, è sufficiente riflettere sulla circostanza che tutti i servizi di sostegno alla persona si fondano sulla premessa che la persona possa essere identificata e se ne possano quindi verificare le condizioni per assicurare l’esercizio dei diritti che a quella persona appartengono; tuttavia, senza una certificazione di nascita, una persona è semplicemente considerata «giuridicamente inesistente».

Né va sottaciuto l’articolo 22 della Costituzione che recita “Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome” e l’art. 1 del Codice Civile che recita “La capacità giuridica si acquista al momento della nascita”: ciò nel rispetto dell’art. 10 della Costituzione “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”.

Va rilevato altresì che l’Italia con la Legge 27 maggio 1991, n. 176 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo” (New York, 20 novembre 1989) ha ratificato una convenzione internazionale in assoluta contraddizione con l’articolo 1 comma 22 della Legge n. 94 del 15 luglio 2009.

Questa Proposta di Legge Nazionale vuole, ripristinare quell’aspetto della norma abrogata nel 2009, per quanto concerne il diritto, a nostro avviso inalienabile, dei bambini ad avere una certificazione anagrafica anche quando i genitori siano migranti privi del permesso di soggiorno. Riteniamo, infatti, che la certificazione anagrafica, al pari di altri atti di stato civile e dei provvedimenti inerenti all’accesso ai pubblici servizi, debba essere considerata comunque un diritto fondamentale e inviolabile, che deve prescindere dalla condizione di irregolarità dei propri genitori, come peraltro richiede la stessa Agenda 2030 che individua proprio nel rispetto dei diritti fondamentali una delle condizioni per lo sviluppo sostenibile. Il 7 agosto 2009, il Ministero dell’interno – Dipartimento per gli affari interni e territoriali, ha adottato la circolare n.19/2009, interpretativa del citato comma 2 dell’articolo 6 del Testo unico di cui al Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, che però si è rivelata priva della forza giuridica necessaria a dare certezza giuridica a queste fattispecie in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, e quindi insufficiente a convincere i migranti irregolari a riconoscere i propri figli per non rischiare l’espulsione o altre gravi forme di penalizzazione.

La presente Proposta di Legge intende, quindi, ripristinare una norma di civiltà. Basti pensare a quanti italiani, tra gli anni sessanta e settanta, hanno dovuto trovare dolorose soluzioni, scegliendo
di ridurre i propri figli in clandestinità o di separarsene in quanto lavorando come stagionali
in Svizzera non era loro consentito di tenere con sé i propri figli.

Si tratta del fenomeno dei cosiddetti «bambini nascosti» o «bambini clandestini», cioè di bambini talvolta lasciati ai nonni in Italia anche per lunghissimi periodi, costretti a vedere i propri genitori solo una o due volte l’anno oppure, più spesso, semplicemente nascosti dai propri genitori, al fine di evitare la separazione, con la grave conseguenza di essere privati di ogni diritto nel Paese di destinazione.
Questa Proposta di Legge Nazionale è molto semplice ma permette all’Italia di raggiungere un target molto importante dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 ONU. Consiste nel semplice inserimento delle parole che non prevedono più l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti riguardanti la registrazione dell’atto di nascita e la filiazione. Si aggiunge anche l’atto di matrimonio in quanto con Decisione n. 245 del 25 luglio 2011 la Corte Costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la disposizione contenuta nell’articolo 116 del Codice Civile, come modificato dall’articolo 1, comma 15, della Legge 15 luglio 2009, n. 94, la quale impone allo straniero di possedere un regolare permesso di soggiorno per potersi sposare in Italia. Dunque è un mero recepimento della sentenza della Corte Costituzionale.
Sono numerosi i motivi per i quali si ritiene importante che il Consiglio Regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia faccia propria una Proposta di Legge Nazionale sulla tematica dei bambini invisibili. In primo luogo vi è una forte sensibilità da parte di varie personalità, associazioni e realtà culturali ed educative in regione sul tema dei diritti civili, molto attive su questo tema.
Cito solo a titolo d’esempio, Augusta De Piero (prima vice-presidente donna del Consiglio Regionale della VI legislatura) che ha promosso numerose campagne, l’Università di Udine che cura il portale equal sul diritto antidiscriminatorio presso il Dipartimento di Scienza giuridiche, l’associazione Movimento Focolarini FVG e una serie di associazioni che afferiscono alla cd. Rete Dasi, Gruppo FVG-Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, ecc.

Lo stesso Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità nella seduta n. 97 del 01 ottobre 2019, la Mozione n. 92 dal titolo “Sull’ottenimento del certificato di nascita per figli nati in Italia da persone non comunitarie irregolari”, e successivamente l’Ordine de Giorno n. 106 dal titolo “Attivazione di attività di informazione rivolte agli EE. LL e alla cittadinanza su riconoscimento dell’integrale esistenza giuridica di ogni soggetto nato in FVG” in sede di approvazione della Legge Regionale n. 26 del 2020 “Legge di Stabilità 2021”, che prevede l’impegno dell’amministrazione regionale a realizzare una campagna informativa rivolta agli Enti Locali per promuovere l’applicazione della circolare interpretativa n. 19/2009 del Ministero dell’Interno riferita alla Legge 15 luglio 2009, n. 94.  Inoltre per la posizione geografica che riveste, il Friuli Venezia Giulia ha sempre svolto un ruolo importante nei processi migratori che vedono come meta l’Italia, sia relativamente alla cosiddetta “rotta balcanica” che più recentemente in occasione degli eventi bellici in Ucraina.

Il Friuli Venezia Giulia è pertanto la regione presso la quale la maggior parte dei migranti dal Kossovo, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Pakistan, presenta la richiesta di asilo. Molto alto è anche il numero di lavori stranieri temporanei in questa regione: a Monfalcone ed in altri centri industriali. Infine da decenni vi è stato un flusso e una presenza costante di parecchie centinaia di Minori Stranieri non Accompagnati in Friuli Venezia Giulia e quindi delle problematiche relative al loro inserimento raggiunta la maggiore età. La nostra Regione è dunque più esposta di molte altre regioni italiane ai rischi di mancate registrazioni alla nascita.

Art. 1  (Modifica all’articolo 6 del Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286)
Al comma 2 dell’articolo 6 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), dopo le parole <<carattere temporaneo,>> sono inserite le parole << per quelli inerenti alla registrazione della dichiarazione di nascita, alla filiazione, alla registrazione di matrimonio,>>.

 

La  mia lettera ai  consiglieri firmatari

Gentili consigliere e consiglieri  regionali che avete firmato la pdln 2.

<<Modifica all’articolo 6 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), in materia di obbligo di esibizione dei documenti di soggiorno>>.

Voglio dire il mio grazie ad ognuna e ognuno  di voi per questa iniziativa, una misura di civiltà che  testimonia un  impegno responsabile e consapevole
Nel 1998, quando la legge 40  istituì il permesso di soggiorno, stabilì  fra le eccezioni al dovere di presentare documentazione riguardante il soggiorno , la registrazione degli atti di stato civile e, segnatamente ,  la registrazione delle nascite in  Italia dei figli di migranti non comunitari su  cui  ora si misura la vostra proposta comune .
E quella proposta si è resa necessaria perchè nel 2009 venne negato  quanto precedentemente stabilito e l’eccezione che ho sopra descritto fu soppressa.
In questi lunghi 14 anni che ci separano dall’imprensibile modifica  della legge (modifica, si badi bene, introdotta con voto di fiducia) , ci sono stati movimenti che hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema .
La sensibilizzazione però può provocare  buoni  sentimenti non buone pratiche  efficaci, tali da assicurare ad ogni nato in Italia la certezza di un’esistenza riconosciuta .  Per arrivare a tanto è necessaria  una legge e la vostra proposta, se approvata, offre al parlamento  l’occasione per impegnarsi finalmente in questo compito
Per indirizzarvi  questo  messaggio ho guardato nel sito della regione  le pagine di tutte e tutti voi  dove, fra le vostre attività, è menzionata la proposta di legge nazionale n. 2

L’impegno personale arricchisce l’impegno politico e si colloca a mio parere nel quadro di un’etica condivisa  che la nostra Costituzione ben delinea

<<La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale>>.

Cordialmente
Augusta De Piero

 

27 Novembre 2023Permalink

17 novembre 2023 _ Storia di un olocausto strisciante: i bambini vittime in pace e in guerra_ 2

16 novembre 2023      Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto

La premier ha incontrato a Palazzo Chigi le organizzazioni sindacali e le rappresentanze del personale di Forze Armate, Forze di Polizia e Vigili del Fuoco.

Dai punti chiave elencati e visibili a chi legge il testo linkato accessibile anche audio
 copio il passaggio che segue e associo  alla norma , più volte descritta in questo mio blog, che  dal 2009 nega con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier

Esecuzione della pena in caso di detenute madri

Previsto un regime più articolato per l’esecuzione della pena per le donne condannate quando sono in stato di gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni. Non è più obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della pena, ma è mantenuta tale facoltà in presenza dei requisiti di legge. Tra gli elementi che possono influire nella valutazione del giudice ci sarà, per esempio, la recidiva. È stata poi prevista la possibilità che la pena sia scontata presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, fermo restando il divieto del carcere per le donne incinte e le madri dei bambini più piccoli (fino a un anno di età).

Una nota personale che sembra chiudere il cerchio della mia vita politica:
da consigliera comunale ignara ma non prostrata all’innocenza fasulla del consueto “non lo sapevo, non avevo capito ” il primo caso di cui mi occupai  (era il 1976 o 1977) fu quello delle madri in  carcere con i minori a Udine.  Ne ricevetti una robusta sberla da personaggi tanto istituzionali quanto vili per cui capii l’importanza che avevano  per  ‘lor signori’  i minori sgraditi  a causa della loro origine e fu il primo incoraggiamento a proseguire come ho fatto in varie circostanze. Perciò continuai  fino ad approdare  al beffato e negletto provvedimento che ostacola  con un raggiro la registrazione anagrafica ai figli dei sans papier , un  provvedimento che piace a politici, società civile e persino ai vescovi  italiani che nel loro sinodo sulla famiglia (CEI 2015) hanno consapevolmente scelto il silenzio sulla criticità della negata registrazione anagrafica ai nati in Italia , figli di migranti non  comunitari irregolari.
I primi senza nome per legge,  un’abile beffa all’articolo 3 della Costituzione

Nuovo pacchetto sicurezza: tutte le novità del decreto – Il Sole 24 ORE

17 Novembre 2023Permalink

17 novembre 2023 _ Storia di un olocausto strisciante: i bambini vittime in pace e in guerra_ 1

 

Prima di trascrivere l’importante articolo di Gideon  Levy voglio ricordare che questa situazione corrisponde esattamente ai miei ricordi di ciò che ho direttamente conosciuto nella mia presenza in Palestina . Lo testimonio con uno dei miei ricordi con un link in calce.

Trascrivo da ciò che ho  copiato  da
https://www.assopacepalestina.org/2023/11/16/la-prossima-sorpresa-per-israele-viene-dalla-cisgiordania/

La prossima sorpresa per Israele viene dalla Cisgiordania

Nov 16, 2023 | Notizie  di Gideon Levy,
Haaretz, 16 novembre 2023.

Palestinesi che bruciano pneumatici durante un raid dell’IDF a Tubas, in Cisgiordania, martedì. Raneen Sawafta/Reuters

La prossima sorpresa non sarà una sorpresa. Forse sarà meno letale di quella precedente, del 7 ottobre, ma il suo prezzo sarà salato. Quando ci cadrà sulla testa, lasciandoci storditi dalla brutalità del nemico, nessuno potrà dire che non sapeva che sarebbe arrivata.

L’esercito non potrà fare questa affermazione, perché ci ha costantemente messo in guardia, ma non ha mosso un dito per evitarlo. Quindi la responsabilità dell’esercito israeliano sarà grande come per il massacro del sud, e non meno significativa di quella dei coloni e dei politici che presumibilmente gli impediscono di agire.

La prossima pentola a pressione che sta per esploderci in faccia sta bollendo in Cisgiordania. L’IDF lo sa; i suoi comandanti non smettono di avvertirci. Si tratta di avvertimenti ipocriti e bigotti, destinati a coprire le spalle all’esercito. Gli avvertimenti sono spudorati, poiché l’IDF, con le proprie mani e i propri soldati, sta alimentando l’incendio non meno dei coloni.

Fingere che potremmo trovarci a combattere su un altro fronte solo a causa dei coloni è falso e ipocrita. Se l’IDF avesse voluto, avrebbe potuto agire subito per calmare le tensioni. Se avesse voluto, avrebbe agito contro i coloni, come un normale esercito è tenuto a fare con le milizie locali e i gruppi armati.

Tra i nemici di Israele in Cisgiordania ci sono i coloni, e l’IDF non sta facendo nulla per fermarli. I suoi soldati partecipano attivamente ai pogrom, maltrattando vergognosamente i residenti, fotografandoli e umiliandoli, uccidendoli e arrestandoli, distruggendo monumenti commemorativi, come quello di Yasser Arafat a Tulkarm, e strappando migliaia di persone dai loro letti. Tutto ciò aggiunge benzina al fuoco e inasprisce le tensioni.

Soldati vendicativi, invidiosi dei loro compatrioti a Gaza, si scatenano nei territori occupati, con un dito facile ed entusiasta sul grilletto. Dall’inizio della guerra hanno ucciso quasi 200 palestinesi e nessuno li ferma. Nessun comandante regionale, di divisione o di campo ferma la furia. Devono volerlo anche loro; è difficile credere che anche loro siano paralizzati dalla paura dei coloni. Sono considerati coraggiosi, dopo tutto.

I coloni sono estasiati. L’odore di sangue e distruzione che viene da Gaza li spinge a scatenarsi come mai prima d’ora. Non c’è più bisogno di favole su lupi solitari o su mele marce. L’impresa degli insediamenti, con la sua schiera di funzionari politici e di finanziamenti, non sta combattendo contro i pogrom che ne derivano. La guerra è la loro ricompensa, la loro grande occasione. Con la copertura della guerra e della brutalità di Hamas, hanno colto l’opportunità di cacciare il maggior numero possibile di palestinesi dai loro villaggi – soprattutto quelli più poveri e piccoli – in vista della grande espulsione che avverrà dopo la prossima guerra, o quella successiva.

Questa settimana ho visitato la terra di nessuno nelle colline meridionali di Hebron. Le cose non sono mai state così prima d’ora. Ogni colono è ora membro di una “squadra di sicurezza”. Ogni “squadra di sicurezza” è una milizia armata e selvaggia, autorizzata a maltrattare allevatori e agricoltori e a cacciarli via.

Sedici villaggi in Cisgiordania sono già stati abbandonati e l’espulsione continua a pieno ritmo. L’IDF sostanzialmente non esiste. Israele, che non si è mai interessato a ciò che accade in Cisgiordania, sicuramente non ne sentirà parlare ora. I media internazionali sono invece interessati: hanno capito dove si va a parare.

Dietro a tutto questo c’è la stessa arroganza israeliana che ha permesso la sorpresa del 7 ottobre. La vita dei palestinesi è vista come spazzatura. Occuparsi del loro destino e dell’occupazione è visto come un fastidio ossessivo. L’idea prevalente è che se lo ignoriamo, le cose si aggiusteranno in qualche modo.

Ciò che sta accadendo in Cisgiordania riflette uno stato di cose incredibile. Anche dopo il 7 ottobre, Israele non ha imparato nulla. Se l’attuale disastro nel sud è avvenuto dopo anni di assedio, negazione e indifferenza, il prossimo avverrà perché, dopo il precedente, Israele non ha preso sul serio gli avvertimenti, le minacce e la gravità della situazione.

La Cisgiordania geme di dolore e nessuno in Israele ascolta il suo grido di aiuto. I coloni si stanno scatenando e nessuno in Israele cerca di fermarli. Quanto possono ancora sopportare i palestinesi? Israele dovrà pagare il conto di tutto quello che succederà. Sarà un conto più o meno salato, ma in ogni caso molto sanguinoso.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-11-16/ty-article-opinion/.premium/israels-next-surprise-is-coming-from-the-west-bank/0000018b-d4d9-df9a-ab8b-ded9c6030000
Traduzione a cura di AssoPacePalestina

3 settembre 2010 – Colloqui (forse) di pace e una segnalazione. (diariealtro.it)

17 Novembre 2023Permalink

8 novembre 2023_Una notizia che non devo dimenticare né sottovalutare

 2 novembre Bimba italiana di sei anni lascia Gaza

Una bimba italiana di sei anni questa mattina ha superato il valico di Rafah e ora è in Egitto assieme alla mamma palestinese. Si prevede che oggi altre 400 persone con passaporto straniero lasceranno Gaza, assieme a un gruppo di feriti. Intanto aumenta il numero delle vittime palestinesi: oltre 9mila secondo il ministero della Salute della Striscia, mentre gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas sarebbero 242.

https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/bimba-italiana-di-6-anni-e-la-madre-palestinese-lasciano-gaza_72244434-02k.shtml

 3 NOVEMBRE 2023  Da Gaza in Italia: la piccola Minerva e la mamma raggiungono il papà a Fiumicino

Mamma e figlia sono atterrate con l’operatore umanitario Jacopo Intini, e con sua moglie palestinese Amal. Il gruppo è riuscito ad attraversare il valico di Rafah

Minerva, la bimba italiana di sei anni, che proprio oggi festeggia il suo compleanno, con la sua mamma, palestinese, Bayan Alnayyar, e l’operatore umanitario Jacopo Intini, con sua moglie palestinese Amal, sono arrivati da Gaza questa sera in Italia. A Fiumicino il papà ha accolto con commozione la moglie e la bimba, stanca ma sorridente, un pupazzo di Minnie in mano ed un palloncino con scritto Happy Birthday. Il gruppo, che è riuscito a lasciare la Striscia attraversando il valico di Rafah, è sbarcato intorno alle 21 all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea Ita Airways proveniente dal Cairo. All’arrivo il gruppo è stato assistito da personale della guardia di finanza aeroportuale.

Nessun contatto con la stampa presente nella zona arrivi del Terminal 3. Nei loro volti però non c’è gioia, il pensiero è verso i cari lasciati in Palestina. «Siamo arrivati ma non posso dire che siamo felicissimi – ha detto all’arrivo Intini – i nostri pensieri sono per tre persone che sono ancora a Gaza, sotto i bombardamenti, nostri amici, colleghi e parenti. Ovviamente non credo ci sia granché da festeggiare. Sono contento che siano arrivate con noi la piccola Minerva e la mamma: felice per loro che ce l’hanno fatta. Dovevano uscire con noi da Gaza ma non è stato possibile, Ci sono riuscite il giorno successivo».

Da Gaza in Italia: la piccola Minerva e la mamma raggiungono il papà a Fiumicino – Open

8 Novembre 2023Permalink

1 novembre 2023_ Calendario di Novembre

Il 20 novembre 1989 L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convezione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che l’Italia ha ratificato con legge 176/1991, affermando il diritto assoluto di ogni nato alla registrazione della nascita.

Con aggressiva, devastante indifferenza l’Italia nel 2009 con legge 94 ha escluso dalla dovuta certezza di questo diritto i nati in  Italia se figli di sans papier.
Lo fece, con voto di fiducia, un Parlamento ormai in maggioranza capace di far precedere la più opportunistica e abbietta convenienza al diritto e all’etica.

 

.1 novembre 1911 –   Primo bombardamento aereo italiano in Libia e primo
……………………………………………………….bombardamento aereo della storia

.1 novembre 2009 –  Morte della poetessa Alda Merini

.1 novembre 2016 –  Morte di Tina Anselmi, prima donna ministro nella storia
………………………………..della repubblica                                      [Nota 1]

.2 novembre 1975   -Assassinio di Pier Paolo Pasolini

.3 novembre 1970     Salvador Allende diventa presidente del Cile.

.4 novembre 1966  . Alluvione di Firenze

.4 novembre 1995     Assassinio di Yitzhak Rabin

.5 novembre 2017     Elezioni in Sicilia. Disastro tutta sinistra

.6 novembre 1962     Risoluzione ONU contro l’apartheid in Sudafrica

.7 novembre 1917     Rivoluzione d’Ottobre

.8 novembre 1960    USA: elezione alla presidenza di J.F.Kennedy

.8 novembre 2016   USA: elezione alla presidenza di D. Trump

.9 – 10 novembre 1938   Germania: “notte dei cristalli”            [Nota 2]

.9 novembre 1989   Germania: abbattimento del muro di Berlino

.9 novembre 1993   Distruzione del ponte di Mostar

10 novembre 1483…Nascita di Martin Lutero

11 novembre 1821     Nascita di Dostoevskij

11 novembre 1992    La chiesa anglicana inglese ammette le donne
………………………………….pastore                                           [Nota 3]

11 novembre 2021      Morte di Frederick de Klerk

13 novembre 354…-   Nascita di Agostino di Ippona

13 novembre 2015    Attentati dell’ISIS a Parigi – strage del Bataclan

15 novembre 1988    L’ANP annuncia la nascita dello stato palestinese

16 novembre 1989    Salvador – strage dell’UCA –
……………………………….(Universidad centroamericana Simeón Cañas)

17 Novembre 1938    REGIO DECRETO LEGGE n. 1728
…………………………….Provvedimenti per la difesa della razza italiana
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,[Nota 4]

18 novembre 1626    Consacrazione della basilica di San Pietro.

19 novembre 1975    Spagna: morte del dittatore Francisco Franco

20 novembre 1945   Inizio del processo di Norimberga

20 novembre 1989   L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la
…………………………….Convenzione  internazionale dei diritti dell’infanzia e
…………………………….dell’adolescenza                                         [Nota 5]

22 novembre 2004  Ucraina: inizio della ‘rivoluzione arancione’

23 novembre 1971    La Cina sostituisce Taiwan nel Consiglio dell’ONU.

23 novembre  2023:  .Inizio restituzione ostaggi conflitto attacco terroristico
……………………………..Hamas – Israele

25 novembre             ONU: giornata internazionale per l’eliminazione della
…………………………………….violenza contro le donne

25 novembre 1973    Grecia: golpe militare

25 novembre 1992 – Il Parlamento vota la divisione fra Repubblica Ceca e
………………………………Slovacca

25 novembre 2016    Morte di Fidel Castro

26 novembre 1915     Einstein presenta la teoria della relatività generale

26 novembre 1954    Ritorno di Trieste all’Italia

27 novembre 1941     Resa di Gondar: l’Italia lascia l’Africa Orientale.

29 novembre             ONU: giornata internazionale di solidarietà con il
————————————-popolo palestinese

30 novembre 1780  Muore Maria Teresa d’Austria

30 novembre 1786  Il granduca di Toscana abolisce la pena di morte

30 novembre 1943  Morte di Etty Hillesum ad Auschwitz

30 novembre 1999   Seattle: prima mobilitazione del movimento no-global

 

NOTE:

[Nota 1]  Il 29 luglio del 1976 Tina Anselmi viene nominata ministro: è la prima donna in Italia. Occuperà il dicastero del Lavoro e delle previdenza sociale fino all’11 marzo 1978, data in cui passerà al ministero della Sanità, rimanendovi fino al 4 agosto dell’anno successivo e contribuendo a far approvare tre leggi che rivoluzionarono la sanità italiana: la legge 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, quella che istitutiva il Servizio Sanitario Nazionale e la legge 194 per l’interruzione volontaria della gravidanza.

Firmò il testo della legge 194 da ministra perché questo imponeva la sua carica, nonostante le fortissime pressioni contrarie dalle gerarchie  ecclesiastiche

[Nota 2]   La Notte dei Cristalli | Enciclopedia dell’Olocausto (ushmm.org)

[Nota 3]  Dicembre 2014: consacrazione della prima vescova

[Nota 4]  vedi anche 18 settembre 2018 –
LEGGI RAZZIALI, 1938-2018. (diariealtro.it)

[Nota 5]  muore Frederick de Klerk – Il presidente del Sudafrica che liberò
Nelson Mandela.  Premio Nobel per la pace 1993.insieme e a Mandela

[Nota 6]  Legge 27 maggio 1991, n. 176.  Ratifica ed esecuzione della
Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20
novembre 1989
Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989.

[Nota 7] L’elenco delle giornate internazionali celebrate dalle Nazioni Unite
si raggiunge con http://www.centrounesco.to.it/?action=view&id=337

 

 

1 Novembre 2023Permalink

31 ottobre 2023 – C’era una volta re Erode. E’ tornato a farci visita

Ha scritto Furio Honsell
Questa sera, quando forse suonerà alla mia porta qualche gruppetto di bimbi del quartiere, attratti dalla zucca sul muretto della casa, e darò loro qualche dolcetto in risposta alla domanda che mi porranno, penserò con ancora maggior dolore ai bimbi di #Gaza che, nati e cresciuti nell‘#apartheid, alla stessa ora non potranno fare altrettanto perché mortalmente esposti alla barbara rappresaglia dell’esercito israeliano in risposta alle barbarie del 7 ottobre.
Penserò anche a quei bambini invisibili in Italia a cui le norme del nostro Paese non permettono ancora di avere un nome senza che questo comporti dei rischi per i loro genitori, se irregolari.
E mi chiederò cosa ho fatto per ridurre aritmeticamente, come avrebbe detto Camus, l’ingiustizia nel mondo …
Sabato scorso ho partecipato a due presidi a Udine. Uno antifascista, promosso dall’#ANPI, dove sono intervenuto per ribadire come fascismo significhi negare i diritti degli altri e come antifascismo voglia dire all’opposto difendere i diritti degli altri. La scelta tra fascismo e antifascismo è la scelta tra abbruttimento ed emancipazione.
L’altro presidio, promosso da Ospiti in Arrivo, era invece di condanna del genocidio del popolo palestinese in corso a Gaza. Sono intervenuto per ricordare come più di un anno fa avevo organizzato a Trieste la presentazione del Rapporto di #Amnesty International ”Israel’s Apartheid against Palestinians” e di quanto scarsa fosse stata la partecipazione; ho concluso denunciando i “doppi standard” nel mondo occidentale.
I #diritti o sono di tutti oppure non sono.

Ho commentato anch’io

Sono vissuta per parecchi mesi in Cisgiordania (nel 2003 e nel 2005 ), ho visitato più volte Gaza in viaggi organizzati dalla rivista Confronti che mi hanno reso possibile l’ascolto di parti diverse anche in contraddizione fra loro.
Naturalmente avendo io fatto una scelta personale estranea alle diverse espressioni della società civile come schierata nella realtà in cui vivo mi sono resa conto di essere un cane sciolto non degno di ascolto. Quindi capisco l’avvertimento di Nabil Bahar.
So che occorre avere spalle molto larghe e che occorre vivere , con idee chiare, il rifiuto della follia dell’uso dei bambini come ‘bottino di guerra ‘ , usandone l’immagine per dar sapore a dichiarazioni appartenenti a schieramenti contrapposti
Condivido perciò totalmente la considerazione di Furio Honsell sui bambini nati in Italia e resi invisibili, cui una norma di legge dal 2009 crea ostacolo alla registrazione anagrafica.
Qui non siamo in regime militare ma la negazione dell’esistenza e della identità è guerra condotta con mezzi diversi da quelli militari..
Ringrazio perciò Furio Honsell per aver colto il significato pesante di quello che il parlamento italiano tutto e la società civile pure considerano un problema insignificante,
Secondo me ogni crepa nei fondamenti del nostro ordinamento costituzionale come si esprime nei suoi principi non è piccola cosa ma il segnale dell’inizio di un degrado di cui non sappiamo quando accelererà dando luogo a nuovi e imprevisti orrori.
31 Ottobre 2023Permalink