QUANDO MANCANO LE PAROLE PER DIRLO
A volte non abbiamo parole per descrivere la realtà e ancor meno per immaginare una via d’uscita. Questo è capitato anche alla piccola redazione di Ho un sogno nel doloroso frangente del conflitto israelo-palestinese. Così ci siamo fatti aiutare dalle parole di David Grossman e Mahmud Darwish, scrittori capaci di elaborare una riflessione “alta”, che non si lascia sopraffare dal dolore che vivono e hanno vissuto .
LA GUERRA CHE NON SI PUÒ VINCERE…
Intitolando così un suo libro pubblicato in Italia nel 2005, David Grossman, ci ricorda che nel conflitto israelo-palestinese – quando in qualche modo si concluderà – non ci saranno né vincitori, né vinti perché nessuna vittoria conquistata in guerra può chiamarsi pace. Alla fine di un conflitto armato tutti sono perdenti
Il prezzo della guerra che non si può vincere mai lo avrebbe pagato lo stesso David Grossman nel 2006 con la morte del figlio Uri, soldato di Israele, ucciso in una attività bellica.
Un “Caduto fuori dal tempo”, che lascia il padre con una domanda: «È morto ad agosto, e quando quel mese finisce io immancabilmente penso: come posso passare a settembre mentre lui rimane in agosto? ».
Lo scrittore decide di non farsi vendicatore, rifiuta di pietrificare la sua vita an che nel tempo infernale, come per altri è diventato il 7 ottobre 2023, quando un gruppo di terroristi di Hamas ha attaccato cittadini inermi, portando morte e sofferenza. Morte e sofferenza che è andata moltiplicandosi per il popolo palestinese nel suo disperato vagare per sfuggire a bombardamenti cinicamente annunciati.
Ora è importante schierarsi da un’unica parte, quella delle vittime, di tutte le vittime.
Come ci ricorda Luigi Manconi, «questo è un imperativo morale, ma anche politico, perché indica una direzione, seppur impervia e sdrucciolevole, capace di disinnescare questa terribile spirale di morte, nella prospettiva di una futura soluzione fondata sulla pari dignità e sulla pari tutela dei due soggetti oggi in armi».
Una scelta di campo per le vittime che oggi che deve porsi come primo obiettivo il cessate il fuoco permanente a Gaza.
…E LE COLOMBE DORMONO IN UN CARRO ARMATO ABBANDONATO
Con questa immagine suggestiva e tragica il poeta palestinese Maḥmūd Darwīsh, ci introduce alla lettura del “non luogo” cui sono ridotti coloro che sempre e nonostante tutto credono nella vitalità della pace. Ma neppure la devastazione dell’umana dignità riesce ad annientare la speranza nella solidarietà.
“Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e di’: magari fossi una candela in mezzo al buio”.
Mahmoud Darwish era nato nel 1941 nel villaggio di al-Birweh.
I suoi genitori , cacciati dal loro villaggio che fu completamente distrutto, rientrarono illegalmente in Palestina e Mahmud fin da bambino si trovò nello status legale di “alieno”, cittadino che risiede come “ospite illegale” nel suo stesso paese.
LA GUERRA NON SARA’ PER SEMPRE
Un poesia di Giuseppe Ungaretti “Pellegrinaggio”, inserita quest’anno tra i temi della maturità, giunge quanto mai opportuna a ricordarci che quanto l’orrore della guerra sia a noi vicino nel tempo e nello spazio.
Carso, in una trincea fangosa dove il poeta visse la sesta battaglia dell’Isonzo.
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalba
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggio
Un riflettore
di là
mette un mare
nella nebbia