25 gennaio 2015 – Documento GrIS-SIMM.

logo grisSono 107.917 i cittadini stranieri residenti in regione di cui 56.532 donne, secondo i dati Istat 2014: anche nella nostra regione, le dinamiche della immigrazione sono venute modificandosi in questi ultimi anni: rispetto al periodo antecedente la crisi,  i flussi d’ingresso di nuovi lavoratori  sono diminuiti e la  crescita della popolazione straniera è legata principalmente ai ricongiungimenti familiari e alle nuove nascite: i nuovi nati, che conservano la  cittadinanza straniera dei loro genitori, negli ultimi anni sono oltre 1500 ogni anno. E’ in questo contesto che il costante arrivo di stranieri richiedenti protezione internazionale è stato descritto come “emergenza profughi”  soprattutto in alcuni momenti che apparivano di maggior criticità sociale, anche se in realtà la nostra regione fin dai tempi delle guerre balcaniche non è nuova a questi fenomeni.

E’ ben noto che nella nostra regione sono due le vie di ingresso da parte dei richiedenti una protezione internazionale:

  1. Richiedenti asilo arrivati in Italia attraverso il Mediterraneo (operazione Mare Nostrum, poi Triton) e sbarcati sulle coste siciliane, quindi trasferiti nelle varie regioni italiane tra cui anche il FVG, secondo indicazioni ministeriali;
  2. Richiedenti asilo che fanno ingresso in Italia via terra, provenienti principalmente dall’Afganistan e in minor misura dal Pakistan, dopo viaggi altrettanto lunghi e pericolosi; in questi casi l’ingresso in area Shengen avviene evidentemente in altro paese europeo e spesso la situazione giuridica può essere più complessa.

Il GrIS Fvg non può non evidenziare come le modalità di accoglienza per richiedenti asilo differiscano secondo le porte di ingresso:

  1. I primi vengono giustamente soccorsi già in mare e qui ricevono una prima assistenza sanitaria a cui fa seguito un successivo controllo all’arrivo sulla terra ferma e un altro ancora all’arrivo in regione (area di emergenza dell’ospedale di Palmanova); infine, all’interno dei progetti di accoglienza e con la  collaborazione degli operatori degli enti gestori, nelle provincie di Udine e Trieste, i Dipartimenti di Prevenzione si fanno carico degli accertamenti e dei percorsi sanitari, secondo protocolli condivisi e collaudati  da molti anni che comprendono l’affidamento ai medici di medicina generale.
  2. I secondi entrano in regione  solitamente dall’Austria, singolarmente o a piccoli gruppi; e non possono usufruire di nessun percorso predefinito e così ripetutamente si ricade nella logica dell’emergenza.  Dalle zone di confine (dove magari, se individuati,  ricevono un foglio di via) raggiungono comunque in breve tempo le città  capoluogo sede di questura e quindi luogo di potenziale avvio della procedura di riconoscimento, probabilmente richiamati dal passaparola. A Trieste esiste  un percorso  accettabile di primissima accoglienza: non così  a Gorizia, a Udine  e a Pordenone, dove con l’arrivo in città inizia un periodo di durata indeterminata (dalle settimane, al mese o più) di sopravvivenza con mezzi di fortuna, in luoghi assolutamente inidonei ad accogliere chichessia (fabbriche o case abbandonate, improbabili tende o baracche, pensiline o stazioni), privi di servizi igienici, con sovraffollamento e condizioni di vita inaccettabili e che inevitabilmente possono favorire anche l’insorgere e il diffondersi di malattie sociali. Quando i numeri e la conseguente visibilità  fanno scattare l’allarme sociale allora viene attivato un piano di emergenza per trovare collocazione più adeguata a queste persone, che fino a quel momento hanno potuto contare solo sul sostegno spontaneo dei cittadini.

Il GrIS Fvg sottolinea che queste situazioni sono inaccettabili e insostenibili anche dal punto di vista sanitario:  è fondamentale  ridurre al minimo la fase del disagio sociale, quella più a rischio anche per la salute; è indispensabile che le persone possano accedere da subito, senza pregiudiziali,  ad un’accoglienza minima ma dignitosa, che fornisca loro un letto e servizi igienici , in attesa di un’accoglienza più strutturata.

Il GrIS Fvg ribadisce che questa primissima accoglienza  richiede logisticamente di individuare per ogni area territoriale (ad esempio per ogni azienda sanitaria) un luogo spartano ma dignitoso: un tetto, un letto, una doccia, un pasto sono prerequisiti irrinunciabili per la tutela della salute dei “profughi” e la sicurezza di tutta la popolazione. Gli operatori addetti a questa primissima accoglienza valuteranno la eventuale necessità di un intervento infermieristico e/o medico:  è fondamentale che  sia garantito e facilitato  l’accesso ai servizi sanitari, superando anche le barriere burocratiche e amministrative sia attraverso l’assegnazione in prima istanza del codice STP sia accelerando i tempi per il rilascio della documentazione necessaria per  l’iscrizione al Servizio Sanitario Regionale così come previsto dalle normative vigenti.

I problemi  più frequenti (come dimostrano i dati derivanti dall’esperienza locale ma non solo),  strettamente dipendenti dalle condizioni di vita, sono rappresentati da infezioni respiratorie intercorrenti, dolori osteoarticolari, disturbi psicosomatici. Poi c’è la scabbia:  patologia  dovuta proprio alle cattive condizioni igieniche che si evita avendo a disposizione una doccia, vestiti e letto puliti.   Durante questa fase transitoria che non dovrebbe superare un paio di settimane, l’assistenza sanitaria potrebbe essere garantita dalla disponibilità di un supporto infermieristico territoriale e/o  da un medico convenzionato con l’ASS territorialmente competente (un medico di medicina generale o di continuità assistenziale) oppure  da un infermiere o un medico volontario di  una associazione coinvolta nei programmi di accoglienza, che garantiscano la reperibilità diurna/notturna con visite all’interno del centro, in analogia con quanto già avviene, ad esempio, nei centri di accoglienza per minori non accompagnati.
Secondo il GrIS Fvg è opportuna una adeguata attività di informazione e formazione sulle questioni sanitarie ed è necessario definire percorsi chiari e condivisi qualora sia necessario ricorrere alle strutture sanitarie per una valutazione  dello stato di salute in presenza di segni o sintomi di malattie acute o di situazioni di rischio per gli operatori o per l’immigrato stesso: tempi, modi, orari, accessi, operatori di riferimento dei centri di accoglienza e delle strutture sanitarie sia ospedaliere per il pronto soccorso sia territoriali per successive prese in carico ma anche per una valutazione di eventuali misure preventive o  solo di una rapida consulenza telefonica.

Superata questa fase transitoria di primissima accoglienza, il GrIS Fvg condivide le proposte di una accoglienza diffusa secondo il modello dello SPRAR che coinvolga enti e comunità locali e che permetta attività di inclusione sociale, civile e culturale. Con l’ingresso nei programmi di accoglienza  strutturati è possibile realizzare appropriati  percorsi di  accoglienza sanitaria  con una gestione ordinaria e non emergenziale, in un’ottica multidisciplinare, in rete con il territorio, con interventi di prevenzione secondaria e con azioni finalizzate a “prendersi cura” della salute dei migranti, degli operatori e della collettività.
Grazie anche al lavoro del GrIS Fvg, degli enti dello SPRAR della rete “voikrucigo/crocicchio”, delle Caritas diocesane,  e dei Centri di accoglienza, coinvolgendo Dipartimenti di Prevenzione e Distretti Sanitari  e MMG, da molti anni questi percorsi sono concretamente realizzatti nei diversi contesti territoriali, contribuendo prevenire accessi inappropriati ai Pronto Soccorso, a evitare allarmismi, incomprensioni ed eccesso di prestazioni, migliorando serenità e sicurezza delle comunità, capacità relazionali degli operatori, appropriatezza delle scelte cliniche e modalità di accesso ai servizi sanitari, superando  barriere burocratiche e culturali, stereotipi, paure e pregiudizi.

Il GrIS Fvg ha deciso di  indirizzare  alle autorità competenti proposte concrete e  formali  richieste di intervento affinché:.

  • in ogni area territoriale dei cinque enti del servizio sanitario regionale, sia previsto l’allestimento in tempi brevi di  una idonea struttura deputata alla “primissima accoglienza”, dotata di servizi igienici e gestita da operatori in grado di riconoscere i bisogni primari e di lavorare in rete, come prerequisito essenziale per la tutela della salute e della sicurezza
  • sia garantito un costante coinvolgimento degli enti locali per una accoglienza diffusa e inclusiva, condivisa con le comunità ampliando i posti disponibili nel modello SPRAR
  • la  Direzione centrale Salute della Regione  emani  direttive chiare per le modalità di fruizione del diritto alla salute, previsto dalle normative in vigore, dei richiedenti protezione internazionale, onde evitare disomogeneità territoriali e  difficoltà per gli operatori
  • l’Assessorato regionale alla Salute ribadisca l’opportunità di applicare diffusamente e omogeneamente, seppur con modalità operative differenti a seconda delle diverse organizzazioni territoriali, i  protocolli regionali per  percorsi sanitari di screening e di accoglienza sanitaria, a tutela della salute del singolo e della comunità, sperimentati fin dall’avvio del progetto Codroipolis  e ulteriormente   condivisi e consolidati nelle circolari regionali nel 2011 in occasione della cosiddetta emergenza nord-Africa
  • venga riattivato quanto prima presso la Direzione centrale Salute e Protezione sociale un Gruppo di Lavoro Tecnico per la salute dei migranti  a cui partecipino operatori socio-sanitari che in questi anni hanno maturato esperienza sul campo, designati da ciascun ente del Servizio sanitario regionale  e che rilevi e analizzi le diverse problematiche proponendo soluzioni pratiche derivanti anche dalle buone pratiche già in atto, ascoltando anche associazioni ed enti competenti sulla tutela e la promozione della salute dei migranti.
  • in attesa  di conoscere i tempi dell’iter della nuova legge regionale sull’immigrazione, presso l’Assessorato regionale competente  venga comunque attivato subito, senza indugi un tavolo permanente sulla Protezione internazionale e umanitaria   costituito dai rappresentanti degli Enti Locali, delle Prefetture, delle Questure,  delle Aziende Sanitarie, degli enti gestori del Sistema SPRAR e delle associazioni aventi pluriennale e comprovata esperienza nella gestione dei servizi di tutela, accoglienza e mediazione culturale  dei richiedenti asilo e  dei rifugiati.

Il Consiglio Direttivo del Gruppo Immigrazione Salute della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni  –  Friuli Venezia Giulia

Zugliano di Pozzuolo del Friuli, 22 gennaio 2015

 

25 Gennaio 2015Permalink

14 luglio 2013 – Il tentativo di un dossier –Seconda puntata

Riprendo l’argomento documentato nella prima puntata, la cacciata della signor Shalabayeva e a  chi mi ha detto che espulsa necessariamente la madre, la piccola figlia doveva essere necessariamente deportata pure lei perché altrimenti ‘dove la mettiamo?’, offro il commento pubblicato ieri su La Stampa e firmato dal vicedirettore Gramellini.
Chi mi ha parlato così è persona impegnata in una delle più stimate organizzazioni operative nel campo della solidarietà il cui guizzo di fantasia su un nuovo episodio supera il solito: ‘prima noi e poi loro’.
Quando riusciremo a capire che l’assistenza deve essere giocata entro termini di un diritto (che civiltà vorrebbe fosse noto) e non ad esclusivo riferimento del buon cuore del benefattore?
Costituzione della Repubblica, art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Il cappio espiatorio Massimo Gramellini

Riunito in seduta permanente dai tempi del tiramolla indiano sui marò, l’Ufficio Figuracce Internazionali (UFI) sta affrontando in queste ore il delicato caso del ratto delle kazake. Il problema, naturalmente, non è riportare indietro la moglie del dissidente che l’Italia ha consegnato, insieme con la figlia, al dittatore dello Stato poco libero del Kazakistan, trattandole come clandestine. Il problema è decidere a chi darne la colpa. Dai primi accertamenti dell’UFI – citiamo il comunicato ufficiale – «è emerso che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate né al presidente del consiglio, né al ministro dell’interno e neanche al ministro degli esteri o della giustizia». Il comunicato non accenna al ministro dei trasporti (le due espulse hanno viaggiato in aereo) né a quello dell’agricoltura (il Kazakistan ha un’importante tradizione di pastorizia), ma anche da una lista così scarna si deduce che non un solo fondoschiena governativo è rimasto allo scoperto.  

Escludendo l’ex ministro all’edilizia inconsapevole Scajola e il comandante scogliocentrico Schettino, e considerando momentaneamente esaurite le parentele egizie, l’elenco dei capri espiatori di routine comincia a scarseggiare. Restano i giudici che hanno esaminato la pratica e il funzionario dell’ufficio immigrazione che ha visionato i passaporti. Ma non sottovaluterei l’addetto ai bagagli («non poteva non sapere») e la hostess addetta alle salviette. L’importante è che il capro salti fuori al più presto, affinché intorno al suo collo si possa stringere il cappio mediatico che metterà in salvo tutti gli altri. Lunga vita al Kazakitalistan. 

Una documentazione da Repubblica di ieri
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/07/13/news/niente_pediatri_per_i_figli_degli_irregolari_pirellone_in_tribunale_discriminazione-62904619/?ref=HREA-1

Un aggiornamento su Il Corriere della sera oggi
http://www.corriere.it/cronache/13_luglio_13/shalabayeva-avvocato-nessun-maltrattamento_014673a6-eba1-11e2-8187-31118fc65ff2.shtml

Curare o non curare?

Il 5 giugno avevo scritto (e poi il 10 aggiunto un breve commento marginale) a proposito della negazione del pediatra di base  ai bambini ‘irregolari’ promossa dal Consiglio regionale Lombardo.
Naturalmente avevo documentato.

Ora trovo un appello promosso il 12 luglio dal’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale OISG con SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni) e dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) e altri che integralmente e ricopio

Appello  

Appello per una pronta applicazione in tutta Italia dell’Accordo Stato-­Regioni sulla tutela sanitaria degli immigrati a partire del diritto di ogni minore ad avere il suo pediatra 12.07.2013.

SIMM (Società Italiana Medicina delle Migrazioni), OISG (Osservatorio Italiano sulla Salute Globale) e ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione) esprimono il più vivo disappunto per la decisione della Regione Lombardia di negare il diritto alle cure pediatriche di base ai bambini stranieri figli di genitori in condizione di irregolarità giuridica.
Il voto contrario alla mozione che chiedeva l’accesso alla pediatria di base ai bambini stranieri anche se privi di permesso di soggiorno, lede i diritti fondamentali dei soggetti già vulnerabili, viola il rispetto di obblighi nazionali ed internazionali, contrasta con le scelte operate dalla conferenza Stato Regioni.

La scelta operata dal Consiglio Regionale lombardo ignora che, come confermato da pronunce del Tribunale di Milano, il minore non può mai essere considerato “irregolare” essendo comunque non espellibile ai sensi dell’art. 19  della legge italiana sull’immigrazione. Inoltre sia l’art. 35 dello stessa legge, sia la Convenzione ONU per i diritti del fanciullo all’art.24 garantiscono il diritto di ogni minore di “beneficiare dei servizi medici” senza alcuna discriminazione, indipendentemente dalla loro nazionalità, regolarità del soggiorno o apolidia.

Del resto, l‘Accordo che la Conferenza Stato-­‐Regioni ha recentemente elaborato proprio allo scopo di rendere uniforme ed efficace l’accesso dei migranti ai servizi sanitari su tutto il territorio italiano prevede il riconoscimento del pediatra di libera scelta anche per i minori senza regolare permesso di soggiorno.

La scelta della regione Lombardia è dunque in contrasto con tali norme ed in palese violazione del dettato costituzionale dell’art.32 che prevede il diritto di assistenza sanitaria all’individuo, a prescindere dal suo status giuridico o amministrativo.
E’ inoltre anche una scelta miope e inefficiente perché meno difficoltà nell’erogazione delle prestazioni e una precoce diagnosi delle malattie grazie alla maggiore prevenzione si traduce in costi inferiori  per la Pubblica Amministrazione e permette una migliore salvaguardia della salute collettiva.

All’indomani della visita di Papa Francesco a Lampedusa, che ha riportato l’attenzione sulla drammatica condizione dei migranti e sulla necessità di lavorare per garantire loro i diritti umani fondamentali, la decisione del Consiglio regionale lombardo si pone in netta antitesi con ogni principio di legge e di buonsenso. Ecco perché i firmatari di questo documento si impegnano a promuovere in tutte le sedi opportune, ivi  compresa quella giudiziaria, tutte la  azioni possibili affinché siano rispettate le norme nazionali e internazionali e sia  tutelato il diritto alla salute di tutti,  senza esclusioni in Lombardia ed in tutta Italia. Chiedono un operativo recepimento in tutte le Regioni dell’Accordo della Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 20 dicembre2012, per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria agli immigrati.

Nel sito Simm si trova il testo dell’appello con le modalità di adesione.
http://www.simmweb.it/fileadmin/documenti/Simm_x_news/2013/APPELLO_SIMM-OISG-ASGI.pdf

Inoltre nel sito www.simmweb.it  si può leggere un’ulteriore spiegazione  datata  luglio 2013  cui fa seguito un’ampia e utile rassegna stampa e nel sito dell’Asgi l’annuncio di “un’azione civile presso il Tribunale di Milano” promossa da Avvocati per Niente e Naga “affinché venga accertata la condotta discriminatoria della Regione Lombardia e si affermi la legalità”
Per saperne di più:  http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2836&l=it

14 Luglio 2013Permalink

16 gennaio 2013 – Le notizie si affollano

Minori, pediatri e permessi di soggiorno.

In due precedenti articoli avevo scritto del caso di una bambina che, priva del permesso di soggiorno, non otteneva l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale per poter fruire delle cure di un pediatra..
Quella notizia si è intrecciata con la ‘promessa’, da parte del Ministero della Sanità, alla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni di un documento che rendesse obbligatoria l’iscrizione per i minori al Servizio Sanitario Nazionale. Il documento si è poi sostanziato in una circolare del Ministero della Sanità che ha reso possibile la regolare iscrizione al SSN della piccola cui in prima battuta era stato negato (entrambi i passaggi sono reperibili nel mio blog il 3 e il 6 gennaio- Questo dimostra tra l’altro l’importanza della circolazione corretta e puntuale delle informazioni che non vengano ridotte a facile attività di tipo deprecatorio).
E’ necessaria comunque una precisazione: il permesso di soggiorno assicurato ha la validità di tre mesi, secondo una prassi consolidata e identica per cittadini italiani e stranieri. La scelta ha aspetti ovvii: la mancanza del permesso di soggiorno è facilmente collegabile alla temporaneità. se non alla precarietà, della residenza e cerca di corrispondere a questa situazione. Mi assicurano comunque che i tre mesi, almeno per esigenze di tipo pediatrico,  sono rinnovabili con procedura praticamente automatica.
Resta però una osservazione obbligata: considerato che la legge di ratifica della Convenzione di New York sui diritti del minore (legge n. 176 /1991) identifica l’attenzione ai minori come un valore prioritario e incondizionato, senza distinzioni di sesso, di religione ecc. ecc., rispecchiando perfettamente l’art. 3 della Costituzione, è evidente che la legislazione italiana necessita di un aggiornamento radicale e rapido.
La gimcana virtuosa fra circolari e direttive fa onore ai professionisti che vi si dedicano con competenza e rispetto dei soggetti di cui si occupano ma non a chi, politicamente, se ne disinteressa o peggio.
A questo punto non posso non esprimere la mia dissennata speranza che il prossimo parlamento legiferi e trovi una soluzione anche alla norma che vuole neonati del tutto inesistenti sempre per ragioni burocratiche. Ne ho parlato tante volte nel mio blog che non mi ripeto.
Se i candidati alle prossime elezioni hanno una qualche consuetudine alla lettura (cosa di cui dubito) affido loro la notizia e la mia – temo improbabile- speranza.

Il fulmine che attraversa i pastrocchi e arriva alla sintesi

Due giorni fa scrivevo della bambina affidata alla mamma e della canea scatenata attorno alla sentenza della Corte di Cassazione che ha affermato la priorità dei diritti del minore su ogni altra considerazione. Ho già inserito il link e non mi ripeto, ma voglio segnalare la pubblicazione della sentenza nel sito dell’Asgi. limitandomi a trascrivere la sintesi che ne propone la stessa associazione.

La Corte di Cassazione, I sez. civile, con la sentenza n. 601/2013 depositata l’11 gennaio 2013, ha respinto il ricorso proposto da un padre avverso la sentenza della Corte di Appello di Brescia che aveva confermato il decreto del Tribunale dei Minorenni con il quale veniva disposto l’affidamento esclusivo del figlio naturale alla madre, con diritto di visita del padre regolato e vigilato dai servizi sociali territoriali.

Il padre aveva sostenuto che il provvedimento andava censurato perché, tra l’altro, il nucleo familiare della madre del bambino era composto da due donne, legate tra di loro da una relazione lesbica e pertanto, non sarebbe stato adeguatamente motivato se tale fatto fosse idoneo, sotto il profilo educativo, ad assicurare l’equilibrato sviluppo del minore in relazione al suo diritto di “essere educato nell’ambito di una famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio”. Ulteriormente, il ricorrente sosteneva che l’affido del minore alla madre convivente in una relazione omosessuale sarebbe di pregiudizio al diritto fondamentale di entrambi i genitori di provvedere all’educazione dei figli secondo le loro convinzioni religiose e culturali, non potendosi prescindere dal contesto religioso e culturale del padre, di religione musulmana.

I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso sostenendo che considerare dannoso di per sé all’equilibrato sviluppo del minore il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale, a prescindere da dati di esperienza riferibili alla situazione concreta, equivarrebbe a sancire un mero pregiudizio discriminatorio, così come i principi costituzionali del diritto di entrambi i genitori ad educare i propri figli secondo le proprie convinzioni educative e religiose non possono essere fatti valere in astratto, in maniera generica e non concludente, ma debbono essere calati nella realtà concreta dei rapporti relazionali genitori-figli, secondo il principio della valutazione del superiore interesse del minore.

Pertanto, la Cassazione ricorda che non si può avallare il pregiudizio nei confronti delle coppie omosessuali, secondo il quale quel contesto familiare sarebbe di per sé inidoneo per lo sviluppo equilibrato di un minore, senza che nella situazione concreta venissero invece specificate quali fossero le paventate ripercussioni negative per il bambino.

A tale riguardo, la Cassazione rileva che nel caso in specie, la Corte di Appello aveva correttamente valutato negativamente il comportamento del padre, il quale aveva esercitato violenza fisica nei confronti della convivente della madre del bambino, in presenza di quest’ultimo, con conseguente disagio manifestato dal minore; fatto di cui doveva tenersi in adeguato conto nell’interesse del minore essendo la convivente della madre comunque una persona familiare al bambino, mentre la dedotta difficoltà del ricorrente di accettare, date la sua origine e formazione culturale, il contesto familiare in cui suo figlio cresceva, non poteva essere considerata circostanza alleviante la gravità della sua condotta.

La sentenza della Cassazione è dunque importante perché sancisce il fondamentale principio del divieto di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale nell’ambito della vita privata e familiare, ma anche perché fornisce alcune sommarie ma importanti considerazioni sul limite, anche sotto il profilo giudiziale, che può trovare il riconoscimento della diversità culturale e religiosa nel momento in cui entrano in gioco i principi e i valori dell’autonomia e responsabilità personale e del superiore interesse del minore.

Per quanto concerne il primo punto, la sentenza della Cassazione appare pienamente conforme ed in linea con gli orientamenti della Corte europea dei diritti dell’Uomo che si è espressa sul divieto di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale, in relazione anche a questioni di adozione e affido dei minori. Ad esempio, nella causa E.B. c. Francia (sentenza 22 gennaio 2008 n. 43546/02), la domanda di adozione della ricorrente era stata respinta in ragione del fatto che nella sua famiglia non era presente una figura maschile. Il diritto nazionale francese permetteva le adozioni da pater di genitori single e la Corte di Strasburgo ha constatato che la decisione delle autorità era principalmente basata sul fatto che la ricorrente aveva una relazione e conviveva con una donna. Di conseguenza, la Corte di Strasburgo ha dichiarato che si trattava di una discriminazione fondata sull’orientamento sessuale vietata dall’art. 14 CEDU in collegamento con l’art. 8 (protezione vita privata e familiare).                                                      a cura di Walter Citti

Credo sia importante leggere l’intera sentenza anche se ne esce con una sensazione di amarezza: c’era bisogno che si sventolasse questa povera bambina come una bandiere, da una parte contro il ‘matrimonio’ di omossessuali, dall’altra come argomento a favore?

Un comune si corregge.

Sempre dal sito ASGI in data 15 gennaio:

A seguito della segnalazione del Servizio antidiscriminazioni dell’ASGI, l’Assessore all’Istruzione del Comune di Pordenone ha annunciato che verrà modificato il Regolamento comunale per l’assegnazione di borse di studio per studenti universitari meritevoli appartenenti a famiglie in condizione di bisogno economico dal lascito testamentario “Mior-Brussa”, alle quali possono attualmente concorrere solo gli studenti di cittadinanza italiana residenti nel comune di Pordenone da almeno cinque anni.

L’Assessore all’Istruzione, Ines Flavia Rubino, ha annunciato che i requisiti di cittadinanza italiana e di anzianità di residenza verranno tolti a partire dal prossimo bando che verrà indetto nel settembre 2013, consentendo la partecipazione a tutti gli studenti in possesso dei requisiti di merito e di bisogno, residenti nel Comune di Pordenone e a prescindere dalla loro nazionalità.

L’Assessore ha precisato che non vi era un intenzione dell’Amministrazione di discriminare gli studenti stranieri, ma che i requisiti ‘discriminatori’ erano stati previsti originariamente sulla base del contenuto del lascito testamentario. L’Amministrazione comunale ha condiviso le osservazioni mosse dall’ASGI che una pubblica amministrazione non può ritenersi vincolata da un negozio giuridico privato a mettere in atto una discriminazione contraria ai principi costituzionali fondamentali.

L’ASGI esprime apprezzamento per la decisione dell’Amministrazione comunale di Pordenone.

16 Gennaio 2013Permalink

3 gennaio 2013 – Neonati, pediatri e aspiranti parlamentari.

Pediatra o non pediatra?

Mi viene segnalato che in un’ASL della regione Friuli Venezia Giulia è stata rifiutata l’iscrizione al Servizio Sanitario a una bambina di otto anni perché il padre non ha il permesso di soggiorno non so per quali ragioni.
Non ne so molto di più e comunque mi sento di dover proteggere chi mi ha riferito la notizia della cui veridicità sono certa e, attraverso chi mi ha informato, l’identità dei protagonisti.
Le sono state negate anche le cure? Se ciò è avvenuto spero che nessuno leggendo abbia un sobbalzo di inaccettabile meraviglia: “ma come! Non si curano i bambini!”.
No, capita che non si curino e molti si adeguano senza sapere che ciò è illegale.
Nella nostra regione esiste dal 2007 una delibera (n. 340) che prevede l’ “Assistenza primaria pediatrica a favore di minori di anni 14, figli di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno”. (Ringrazio il dr. Pitzalis, responsabile del GrIS del FVG per avermene segnalato l’esistenza). Quindi quella delibera ha garantito ai bambini senza permesso di soggiorno il diritto alla assistenza pediatrica dei pediatri di base come per i loro coetanei iscritti al Servizio Sanitario, ma non l’iscrizione al Servizio stesso.
Ovviamente, com’è giusto, il servizio pediatrico era regolarmente retribuito.
E tutto ciò nel rispetto della legge 27.5.1991, n. 176 che è la ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei minori.

E, se tanto non bastasse, il 20 dicembre 2012 la Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, ha approvato un Accordo sul documento  “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane”. In tale documento, constatato che sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata, vengono definiti alcuni punti che richiedono uniformità e, fra questi si trova l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno’.
Il problema della piccola quindi dovrebbe essere risolto ma se l’Asl di competenza abbia informato il padre di questa opportunità non lo so. Se mai verrò a saperlo ne scriverò.

Per chi volesse verificare il testo dell’Accordo segnalo che la prima organizzazione a darne notizia è stata la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, come riportato in questo blog il 26 dicembre scorso (è leggibile anche da qui ) e dal 2 gennaio si trova anche nel sito dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione (leggibile anche da qui).

Certificato di nascita e cure

La bambina di cui ho scritto all’inizio aveva evidentemente un papà (che altrimenti la richiesta dell’iscrizione al servizio sanitario non avrebbe potuto essere presentata da chi a questo ha provveduto). Per avere un papà doveva avere un atto di nascita su cui si potesse leggere l’identità dei genitori, doveva –in definitiva – essere stata registrata all’anagrafe del comune di nascita.
Chi pratica questo blog sa che ci sono bambini per cui la legge italiana ha stabilito che di tale certificato e di tutto ciò che ne consegue devono essere privi (vedi alla voce anagrafe e, in particolare, quanto ho scritto il 15 marzo 2011).
Che poi la norma possa essere fortunatamente aggirata con l’uso di circolari è un fatto (finché un governo prossimo venturo non decida di abrogarle senza che debba darne notizia al parlamento, appunto perché di circolari si tratta) ed è un fatto anche che operatori consapevoli e competenti informano gli interessati in modo da  rendere possibile la registrazione anagrafica.
Ma è una misura sempre e uniformemente applicata su tutto il territorio nazionale?
Credo di no, ma c’è di peggio

I candidati alle primarie, vincenti o perdenti

Poiché mi piace sapere qual è il livello di competenza di chi mi rappresenta, mi rappresenterà o vorrebbe rappresentarmi ho cercato di contattare, via facebook, candidati alle ‘primarie’ del Pd e di Sel (o almeno chi della loro propaganda si è fatto carico) con risultati squallidi. La maggior parte non ha nulla da dire, qualcuno/a si scoccia perché sembra non si debba andare oltre il consenso, l’applauso, gli auguri (mi sembra si chiamasse culto della personalità), uno/a di loro mi ha spiegato che questa è questione da affrontarsi di in termini di solidarietà con una nuova legge sull’immigrazione. E no signor/signora mio/a. Io, con queste premesse, non ti voterò mai. Non è una questione di migranti: stiamo giocando con diritti civili fondamentali che vanno salvati oggi (anzi dovevano esserlo ieri) e lo possiamo fare senza modifiche complessive pur, per altre ragioni, necessarie. Ci basta la Costituzione letta nel rispetto delle norme internazionali che abbiamo ratificato: siamo nel campo dei diritti inviolabili dell’uomo caratterizzati dall’universalità (si veda il mio pezzo del 31 luglio 2011).

La società (in)civile 

Se chi vorrebbe rappresentarci può permettersi di proclamare sciocchezze lo fa certamente in virtù di una basilare incompetenza ma anche perché la società (in)civile glielo permette.
E’ passato da poco il Natale e chiese e grandi magazzini si sono uniti nelle più dolciastre delle promozioni di beni materiali ed emotivi.

Vogliamo vedere se corrispondono almeno ai testi dei Vangeli canonici?
Giuseppe, che era un uomo giusto (Vangelo di Matteo cap. 1, 19) si fece carico di un bimbo non suo e cui fu messo il  nome di Gesù (Vangelo di Luca cap. 2, 21).
Il che significa che fin dall’antichità si conoscevano i modi di una responsabilità verso i neonati oltre la generazione e la dignità di un nome che identifica una persona.
Oggi anche la legge ce ne dà strumenti che vorrebbero essere certi.
Il legislatore italiano non è d’accordo? Sarebbe bene che chi vuole entrare in Parlamento ci facesse un pensierino.

3 Gennaio 2013Permalink

26 dicembre 2012 – Un regalo di Natale

Ricevo dal dott. Pitzalis, responsabile del Gruppo Immigrazione e salute del Friuli Venezia Giulia e membro del Consiglio di presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni la notizia che pubblico subito senza commenti, riservando i miei commenti a un prossimo intervento.
Ora non voglio sottrarre nemmeno un minuto al momento in cui è possibile diffonderla, per quel poco che il mio blog viene letto.
Potrete vedere il teso che trascrivo anche nel sito simmweb.it

27 dicembre 2012. La Conferenza Stato-Regioni sancisce un Accordo per l’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari. La Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 20 dicembre 2012 definisce un Accordo sul documento “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane” considerato che:
– sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata;

è necessario individuare, nei confronti di tale categoria di popolazione, le iniziative più efficaci da realizzare per garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza;
– è opportuno raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari.

Tale accordo è la conclusione di un percorso avviato da oltre 4 anni sia con ricerche specifiche (vedi quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma) sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e P.A. (documento approvato nel settembre 2011) e che ha visto la SIMM una competente protagonista. L’approvazione di tale documento è stata richiesta formalmente al Ministro della salute nell’incontro con il Presidente della SIMM l’11 maggio 2012 e tale volontà è stata ribadita dal Ministro stesso nel video messaggio al Congresso nazionale SIMM del 12 ottobre 2012. Un’analisi dettagliata dei contenuti del documento sarà pubblicata nei prossimi giorni, elenchiamo di seguito le novità principali (ricordiamo che non si tratta di una nuova legge ma del livello interpretativo delle norme esistenti infatti taluni ambiti sono già applicati da alcune Regioni e P.A.):

  • iscrizione obbligatoria al SSN      dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno;
  • iscrizione obbligatoria al SSN      dei regolarizzandi;
  • iscrizione obbligatoria al SSN      anche in fase di rilascio (attesa) del primo pds per uno dei motivi che      danno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN;
  • iscrizione volontaria al SSR      per gli over 65enni con tariffe attuali;
  • garanzia agli STP delle cure      essenziali atte ad assicurare il ciclo terapeutico e riabilitativo      completo alla possibile risoluzione dell’evento morboso, compresi anche      eventuali trapianti;
  • rilascio preventivo del codice      STP per facilitare l’accesso alle cure;
  • definizione del codice di esenzione      X01 per gli STP;
  • iscrizione obbligatoria di      genitore comunitario di minori italiani;
  • iscrizione volontaria per i      comunitari residenti;
  • iscrizione volontaria per      studenti comunitari con il solo domicilio;
  • equiparazione dei livelli      assistenziali ed organizzativi del codice STP al codice ENI;
  • proposta di estensione del      tesserino/codice ENI nelle regioni/province che non lo hanno ancora      previsto.

Questo Accordo è uno strumento prezioso soprattutto per i GrIS per quell’azione di advocacy perché nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e giustizia sociale (SG).

26 Dicembre 2012Permalink

17 novembre 2012 – La logica ci salverebbe ma se ne sono perse le tracce

Non era questa la strada che volevo seguire nel far sintesi ancora una volta della questione della registrazione anagrafica dei figli di persone senza permesso di soggiorno e dei loro diritti alle cure pediatriche ma, a seguito di quanto ho pubblicato il 15 novembre scorso, ho ricevuto un’informazione preziosa, la scheda che in Friuli Venezia Giulia viene illustrata ai mediatori di comunità che si occupano anche degli stranieri senza permesso di soggiorno (quelli identificati con il codice STP – stranieri temporaneamente presenti).
Ecco la scheda che illustra la possibilità di cure pediatriche (fino a 14 anni) ai figli di persone senza permesso di soggiorno facendo riferimento a una delibera della giunta regionale, emanata dalla giunta precedente quella ora in carica.

SCHEDA

Alcuni bambini rischiano di rimanere ai margini del sistema sanitario:

se viene loro negata l’iscrizione al SSN, le conseguenze possono essere:

–  accessi impropri ai Pronto Soccorso

– carenza di interventi di prevenzione  quali screening e bilanci di salute

– carenza di interventi di educazione

Assistenza primaria pediatrica a favore dei minori di anni 14 figli di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno nella regione Friuli Venezia Giulia –

delibera Giunta Regionale n° 340 del 23.02.2007 

Considerando che il numero totale dei minori di anni 14 STP, presenti in Regione al 31.12.2006, secondo i dati forniti dall’INSIEL, ammonta a 57 unità e  ipotizzando un numero massimo di 5 visite annuali

1. I pediatri di libera scelta convenzionati dovranno effettuare le visite ambulatoriali e domiciliari anche favore dei minori di anni 14 in possesso del codice STP;

2. I pediatri di libera scelta convenzionati che effettueranno le visite occasionali a favore dei minori di cui sopra, saranno compensati con gli importi e secondo le modalità previste, rispettivamente, dai commi 3 e 4, dell’art. 56, dell’Accordo collettivo nazionale di cui in premessa.

3. I bisogni socio – sanitari, riscontrati nelle viste pediatriche occasionali, saranno segnalati, dai pediatri di libera scelta convenzionati, alle competenti strutture socio –sanitarie territoriali e ospedaliere;

 La DGR n. 340 27 febbraio  2007 è ’stata promulgata  tenendo conto delle:
Politiche internazionali, nazionali e regionali di tutela della salute dei minori
Indicazioni contenute nel documento finale della IX Consensus Conference e VII Congresso Nazionale SIMM ( aprile 2006)

Criticità rilevate nei confronti dell’assistenza sanitaria ai bambini stranieri STP che indicavano accessi impropri al PS e soprattutto carenza di interventi di prevenzione e di educazione alla salute

Garantisce l’ “Assistenza primaria pediatrica a favore dei minori di anni 14 figli di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno” tramite l’accesso ai Pediatri di Libera Scelta

Le prestazioni dei PLS, nei confronti di minori in possesso di codice STP, sono configurate quali visite occasionali e sono retribuite dalle Aziende Sanitarie nell’ambito del finanziamento indistinto annualmente assegnato alle medesime e destinato alle attività istituzionali

—————–

Quindi

–        non solo il ministro Balduzzi è al corrente dell’esistenza degli immigrati senza permesso di soggiorno (la cui mancanza non inibisce la possibilità di procreare) e dei loro figli ma anche i consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia i quali con sciagurata negligenza non conoscono il contenuto delle delibere giuntali o fingono di non conoscerlo;

–        la regione FVG scarica la patata bollente a un’associazione che agisce al meglio ma non ha fra i suoi compiti quello di promuovere una campagna di informazione per i sindaci né di sollecitare i parlamentari ad assicurare  il ritorno alla legislazione precedente il 2009 il che, ripristinando la possibilità di registrare anche i figli dei sans papier, semplificherebbe tutte le procedure relative ai minori (oppure nelle istituzioni tutti sono complici di un turpe gioco alle scimmie non sagge: non vedo, non sento, non parlo?).

Ma su tutto questo tornerò.
Per ora mi limito a riportare una notizia per cui rinvio a un mio scritto del 31 luglio 2011  per consentirne una miglior comprensione

Don Abbondio risorge nel bergamasco.

Sebbene la Corte Costituzionale abbia cancellato la modifica intervenuta nel 2009 nel codice civile e reintrodotto l’assenza di obbligo di presentazione del permesso di soggiorno per i matrimoni, il sindaco di Terno d’Isola (BG) ha rifiutato di celebrare il matrimonio di un cittadino del Marocco privo di permesso di soggiorno.
Poi la questione è stata sanata e il matrimonio è stato celebrato da un’impiegata dell’ufficio anagrafe.
Per maggiori informazioni collego ai link de la Repubblica e de Il giorno.

17 Novembre 2012Permalink

21 ottobre 2012 – Una speranza per i bambini ridotti a fantasma?

Le segnalazioni sono state aggiornate

***

Sono tornata al sito tanto praticato in passato della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM). Non dimenticherò mai che il loro impegno ha fatto sì che fra le tante infamie presenti nel ‘pacchetto sicurezza’ (legge 94-2009) non ci sia la violazione del segreto sanitario per le persone prive di permesso di soggiorno.
Ne ho scritto nel mio blog più volte (si veda il tag ‘segreto sanitario).
Forse altri se ne occuparono ma dove io vivo arrivò solo questa voce e, in quel caso, l’opera di prevenzione esercitata nella società civile fu determinante: il tragico, grottesco pacchetto divenne legge con voto di fiducia, condizione che ammutolisce chi in parlamento si oppone, pur senza nulla sottrarre alla voce che costoro possono esprimere come politici pensanti quando di pensiero siano capaci oltre qualsiasi slogan. Ma il segreto sanitario fu salvo anche per i migranti irregolari.
Nelle relazioni del recente XII Congresso della SIMM ci sono tante notizie interessanti per cui invio al sito, limitandomi ad informare su una soltanto.

9 ottobre 2012. Conferenza stampa sul XII Congresso SIMM

Traggo il passo che desidero riferire dall’ampia Scheda per la stampa del sito SIMM

“Al Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi, che ha assicurato la sua presenza il 12 ottobre, consegneremo il documento finale con le nostre Raccomandazioni, una serie di proposte concrete, come quelle di cercare una uniformità di applicazione della normativa nelle varie realtà locali in un’ottica di inclusione e non discriminazione e di garantire il Pediatra di libera scelta per ogni bambino indipendentemente dallo status giuridico, proposte su cui il Ministro si era impegnato a discutere dopo l’incontro dell’11 maggio scorso con una delegazione SIMM e su cui si è favorevolmente pronunciato in questi ultimi giorni”. 

Pochi giorni dopo la stessa SIMM scriveva ancora

12 ottobre 2012. Ministro Balduzzi annuncia documento su assistenza salute migranti. Il Comunicato stampa del Ministero della Salute n°206 annuncia che il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, ha trasmesso in data 12 ottobre 2012 alla Conferenza Stato-Regioni un Documento per la corretta applicazione della normativa dell’assistenza sanitaria alla popolazione straniera. Il Ministro lo ha annunciato in un videomessaggio al XII Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, in corso a Viterbo, al quale era prevista la sua partecipazione poi annullata per impegni istituzionali.

Anch’io ho qualche cosa da dire

Non so se e quanto la promessa Balduzzi avrà esito nella realtà  Spero che, comune vada, ne avrò notizia e, in tal caso, la comunicherò.
Voglio però sottolineare il fatto che con questo impegno – e il suo sperabile risultato – la SIMM ha agito nel suo stretto ambito di competenza nel settore sanitario.
A questo punto, se la promessa sarà mantenuta, ci sarà un codice per identificare –solo agli effetti della cura – i ‘bambini clandestini’ protetti dal segreto sanitario e garantiti al loro diritto alla salute almeno limitatamente all’ambito di cura (la salute è molto di più).
Inoltre (e ciò è un bene) l’intervento di cura non sarà occasionale – come succede in una situazione precaria quale può essere assicurata anche dal più nobile dei volontariati – ma certo, come quello che deve essere assicurato a un bambino non clandestino o, se preferite, non ridotto a stato di fantasma vivente.
Inoltre i pediatri, riconosciuti nella loro funzione di sanitari finalmente regolarmente esercitata anche in queste situazioni, saranno regolarmente retribuiti: e ciò è giusto.

Con che nome i pediatri convenzionati registreranno i piccoli pazienti fantasma?

I figli di immigrati irregolari, come tante volte ho scritto, non hanno diritto per legge alla registrazione anagrafica e ne consegue per logica conseguenza l’assenza di un nome che non sia quello loro garantito dall’amore dei genitori che vorrebbero dire ‘questo è mio figlio’ ma non possono. La legge glielo vieta.
Certamente una circolare che contraddice la legge crea poi una scappatoia (e anche di ciò ho scritto il 15 marzo 2011 – e non solo – si veda la voce anagrafe nei tag) ma l’infamia di quella legge pesa sulle spalle di tutti noi come una vergogna nazionale.
Io non posso fingere che la legge non esista: la circolare è un’utile scappatoia ma non ci dà la dignità che ci è dovuta come cittadini/e consapevoli.
Tutta questa partita appartiene alle istituzioni e alla politica, non evidentemente alla sanità che cercato di fare il suo dovere.

Chi vuole i bambini fantasma

Se non posso far colpa ai parlamentari dissenzienti (e so che ce ne sono) dalla legge 94 (ho ricordato sopra il voto di fiducia) faccio una colpa che mi ripugna al silenzio di tutti i politici, non solo parlamentari ma anche sindaci che dovrebbero sentirsi offesi dal vulnus che la legge 94 impone al loro compito di farsi garanti della popolazione che nasce e vive nel loro territorio. A questo proposito ricordo un episodio squallido e ridicolo: mentre era ancora parlamentare l’on. Orlando aveva presentato una proposta di legge per sanare il vulnus inserito nel nostro ordinamento dalla legge 94 (l’avevo pubblicata nel mio blog 5 dicembre scorso).. Poi l’on. Orlando è diventato sindaco di Palermo e gli altri due firmatari sono piombati in un orribile totale silenzio e di quella proposta nessuno si è occupato più.
Per ciò che concerne la società che fu civile …i neonati non vanno in piazza, non riempiono sale di convegni … e perciò non vale la pena occuparsene con la determinazione dovuta.
Trascrivo però un comunicato del GrIS (Gruppo Immigrazione Salute Friuli Venezia Giulia della SIMM), che avevo pubblicato nel mio blog il 24 ottobre 2011, con cui un gruppo di medici e operatori sanitari del FVG seppe esprimere non solo la dignità della propria professione ma anche quella di cittadine e cittadini consapevoli.

Ecco il passo del Comunicato GrIS del FVG.

L’assenza di un certificato di nascita comporta gravi conseguenze per la tutela della salute.Siamo al corrente che è stata precipitosamente emanata dal governo, a pochi giorni dall’approvazione del ‘pacchetto sicurezza’ una circolare interpretativa che apre una procedura che rende possibile la registrazione anagrafica delle nascite.
Ma ciò non basta.
La Corte Costituzionale ci ha recentemente ricordato che i diritti inviolabili dell’uomo, di cui leggiamo negli artt. 2 e 3 della Costituzione, appartengono “ai singoli, non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani”.
Non possiamo perciò accettare che il diritto alla salute, di cui anche come operatori del settore siamo garanti, e ogni altro diritto inviolabile che appartiene ad ogni essere umano, sia affidato per alcuni bambini alla labilità di una circolare e non a una norma di legge che regoli la nostra convivenza civile.
Chiediamo perciò al Parlamento italiano di modificare con la necessaria urgenza la lettera g) del comma 22 dell’art. 1 della legge 94/2009 (cd. pacchetto sicurezza).

 

 

21 Ottobre 2012Permalink

8 dicembre 2010 – Se l’istituzione è forte, è più forte della politica – 3

Una frase chiave

La frase chiave per comprendere il crimine che la legge sulla sicurezza pubblica rende praticabile anche dai benpensanti è stata scritta dal sottosegretario Michelino Davico (origine Lega Nord – ora Sottosegretario di Stato per l’ interno dal 12 maggio 2008)

Ricopio la frase, anche se l’intero testo della comunicazione Davico si trova nel mio pezzo del 6 dicembre.

E’ stato chiarito che l’eventuale situazione di irregolarità riguarda il genitore e non può andare ad incidere sul minore, il quale ha diritto al riconoscimento del suo status di figlio, legittimo o naturale, indipendentemente dalla situazione di irregolarità di uno o di entrambi i genitori stessi. La mancata iscrizione nei registri dello stato civile, pertanto, andrebbe a ledere un diritto assoluto del figlio, che nulla ha a che fare con la situazione di irregolarità di colui che lo ha generato. Se dovesse mancare l’atto di nascita, infatti, il bambino non risulterebbe esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico.

Il principio della inviolabilità del diritto del nato è coerente con i diritti garantiti dalla Costituzione italiana a tutti i soggetti, senza alcuna distinzione di sorta (artt. 2,3,30 ecc .), nonché con la tutela del minore sancita dalla Convenzione di New York del 20 novembre 1989 (Legge di ratifica n. 176 del 27/05/1991), in particolare agli artt. 1 e 7 della stessa, e da diverse norme comunitarie.

L’inequivoca valutazione del ‘’diritto assoluto’ del neonato (suo, come persona non come grazioso bagaglio della sua famiglia) – espressa da un membro del governo in carica – nasce dallo stimolo proposto da un’interrogazione parlamentare (nella fattispecie dell’on. Orlando – vedasi i miei scritti del 6 dicembre e del 19 agosto).
Prima domanda: perché nessun altro parlamentare si é mosso, salvo –a mia conoscenza – qualcuno (ricordo in particolare l’on. Capano) durante il dibattito del 2008 e 2009 su quello che allora chiamavamo ‘pacchetto sicurezza’, diventato poi legge 94/2009, Disposizioni in materia di sicurezza pubblica?
Tentar di rispondere a questa domanda implica l’aprirsi di una catena di infamie silenziose che arriva fino agli enti locali e, ai mezzi di informazione e quindi alle organizzazioni di una società sedicente civile, alle chiese, ai gruppi di ispirazione religiosa genericamente intesi.

Ancora un po’ di esegesi di testi non sacri 

Il convincimento governativo relativo al diritto del neonato, come espresso dal sottosegretario Davico –origine Lega Nord- è inequivocabile.

Quindi gli sciagurati consapevoli (non tutto è ignoranza, anche se il livello di ignoranza montante non è un rassicurante spettacolo) sanno quello che fanno quando scrivono “all’articolo 6, comma 2, le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie»” (art. 1, comma 22, lettera g della legge 94/2009). 

Decripto il testo non tanto artatamente astruso, quanto conforme a una sciatta abitudine di legiferare per modifiche delle norme precedenti  “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e  «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie», i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.Ne riassumo il senso per l’aspetto che ci interessa.

Le registrazioni degli atti di stato civile –nascite, matrimoni, morte –che venivano assicurate senza esibizione del permesso di soggiorno a norma del Testo Unico sull’immigrazione, Dlgs 286/1998, a seguito della legge 94 vengono concesse a condizione dell’esibizione del permesso stesso.

Di conseguenza l’immigrato irregolare (sia irregolarmente entrato o diventato tale a seguito della perdita del lavoro) non potrebbe avere figli che siano riconosciuti come suoi (se non fosse intervenuta la precaria garanzia della circolare interpretativa di cui ho scritto il 6 dicembre), non può sposarsi, non può uscire dal mondo dei vivi perché non gli è concessa la registrazione della morte.
Un essenziale documento di cui può disporre è la tessera Stranieri Temporaneamente Presenti (STP) che gli garantisce una serie di misure sanitarie (a tutela sua e della comunità in cui vive), contro cui, almeno in Friuli Venezia Giulia, la Lega Nord ha espresso un’opposizione feroce.
Inoltre gli è assicurato l’accesso alla scuola dell’obbligo a seguito di un emendamento dell’on. Mussoline, accolto nella legge 94. Se poi è capace e meritevole e vuol proseguire gli studi … torniamo all’esibizione del permesso di soggiorno.

Se i diritti dei nascituri non ci interessano, il trastullo offerto dai giullari invece

Tra l’altro la richiesta di un documento che l’irregolare non può avere “per la contraddizion che nol consente” (Dante, Inferno, XXVII, 118-120) sembra una incongruenza folle, quasi che la numerazione 22 del comma tante volte citato fosse una scelta sarcastica e non una casualità. Certamente la pretesa che i cittadini italiani, ancorché parlamentari, per dimostrare la loro buona integrazione nella società debbano conoscere il vecchio romanzo di Heller non ha senso e quindi possiamo tranquillamente accettare come casuale la numerazione del comma 22.
E, in ogni caso, non preoccupiamoci perché sempre allegri bisogna stare, come cantava Jannacci, “che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam!”.
E a garanzia della serenità di chi se la può permettere la presenza dei giullari è assicurata; infatti chi eserciti ‘attività sportive e ricreative a carattere temporaneo’ non deve esibire il permesso che non ha.

Il candore di un leghista a collocazione ministeriale.


Nell’incipit della risposta all’on. Orlando firmata dal sottosegretario Davico possiamo leggere che la legge 94 è “volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni “fittizi” o di “comodo”.

Così. per arginare il fenomeno dei matrimoni di comodo, il provvedimento governativo diventato legge a seguito di voto parlamentare, ha creato un’ampia voragine che probabilmente soddisfa il più osceno e volgare populismo, quello che condivide un razzismo profondo che l’esito, pur noto, delle leggi razziali del 1938 non ha evidentemente spento.
Non dimentichiamo però che il giudice di pace di Trento ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità di un provvedimento di espulsione di una immigrata – che si era scoperta criminale chiedendo le pubblicazioni di matrimonio con un cittadini italiano – ricordando che il diritto a contrarre matrimonio ha carattere di universalità e può essere esercitato quindi indipendentemente dalla regolarità del soggiorno e dalla cittadinanza.
Possiamo sperare nell’alta corte per il diritto sia degli sposi che dei neonati?

Continua

8 Dicembre 2010Permalink

13 marzo 2010 – Fra progetti ripugnanti scopro ancora qualche segno positivo.

 La Corte di Cassazione fa autocritica.

Roma, 12 marzo 2010 – Scrivono i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau:
“Con una sentenza sconcertante che viola tutti gli accordi e le disposizioni internazionali a tutela dei diritti umani – la n. 5856 -, la Corte di Cassazione ha sancito che i clandestini, anche se hanno figli minori che studiano in Italia, vanno comunque espulsi dal territorio nazionale, anche se il distacco dai genitori comportasse per i bambini un trauma affettivo”.
“Contrapponendosi a tutte le norme che tutelano i diritti dei migranti e dei rifugiati, nonché alla Convenzione ONU per i Diritti del Fanciullo e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea,” continuano gli attivisti, “la Cassazione mette in primo piano la tutela della legalità delle frontiere rispetto alla tutela della famiglia, dell’infanzia e dei diritti fondamentali della persona”.
“La precedente sentenza della stessa Cassazione che autorizzava la permanenza di un clandestino per gli stessi motivi viene definita ‘riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l’inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo“.

Della questa precedente sentenza – riferita naturalmente a persona diversa da quella considerata il nel procedimento conclusosi il 10 marzo – ho scritto nel mio articolo del 26 gennaio.

 Coerenza maligna 
Naturalmente il disprezzo per figure genitoriali ‘razzialmente’ diverse da noi, il disinteresse per i diritti dei minori come proclamati in documenti internazionali che l’Italia ha approvato, non possono non trovare coerenza a livello locale.
E’ accaduto così che in Friuli-Venezia Giulia, sentito il parere dell’avvocato della regione, anche l’assessore regionale alla ‘salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali’ si sia asservito all’andazzo sciagurato che ci domina fra il ghigno di parecchi e l’indifferenza soporifera dei più e abbia deciso la chiusura degli ambulatori STP. aperti agli Stranieri Temporaneamente Presenti (fra cui ci sono coloro che non dispongono di permesso di soggiorno).
L’opinione pubblica si è lasciata convincere che tali ambulatori siano uno spreco e un privilegio accordato a stranieri illegalmente penetrati nel nostro territorio (dimenticando che fra questi c’è, ad esempio, la badante che fino alla sua morte ha assistito il nonno ed è poi rimasta senza lavoro, diventando perciò ‘clandestina’).
Le voci contrarie al coro becero ormai dominante non si alzano con decisione e costanza: purtroppo chi sostiene di essere difensore degli irregolari non ha l’accortezza e la determinazione dei vocati al Ku Klux Klan.

 Gli ambulatori STP
L’ho scritto tante volte ma non ho scrupolo a ripetermi.
La nostra legislazione nel Testo unico sull’immigrazione (ancora in vigore) prevede che agli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale spettino “nei presidi pubblici ed accreditati” (con trattamento identico per i pagamenti a quello previsto per i cittadini italiani), “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-
”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
I vantaggi per la collettività tutta, almeno per quest’ultimo intervento, sembrano evidenti.
Naturalmente la legge non prevede il servizio del medico di base e, in questo contesto, gli ambulatori che si é deciso di chiudere offrono un servizio volontario che –in forma molto limitata- al medico di base si sostituisce, assicurando, ad esempio, una minor presenza di persone in stato di necessità ai già affollati servizi di pronto soccorso.
Gli ambulatori STP assicurano i loro servizi anche agli emigranti in visita ai loro parenti e alla terra d’origine, in quanto iscritti a una particolare anagrafe per gli italiani residenti all’estero. 

Chi ha paura dei bambini e chi li rispetta
Tanto per cominciare tremano di paura coloro che governano i comuni e che vi rappresenta la cittadinanza.
Ho scritto per mesi del rischio di rendere apolidi dei sans papier, cui viene negata o impedita dalla nascita la registrazione anagrafica.
Non mi ripeto: mantengo nella prima pagina il riferimento alla ‘Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano’ che riassume magistralmente la questione.
Voglio solo ricordare a me stessa il mio ottimismo imprudente: pensavo che le conseguenze nefaste della mancata registrazione anagrafica si sarebbero manifestate in futuro. Invece il ‘duro lavoro’ del Ministro Maroni, coerente con il dettato del pacchetto sicurezza, promuoveva da subito l’esclusione dei piccoli dai nidi e dalla scuola dell’infanzia.
A Torino l’assessore alle Risorse Educative, Beppe Borgogno, accettando le iscrizioni di questi minacciosi piccoli soggetti,dichiarava: «Prendersela con i bambini piccoli non è certo un modo per combattere la clandestinità».
E a Udine dove vivo?
Penso con dolorosa ripugnanza al disinteresse dimostrato da assessori che pur ho tentato di interpellare quando cercavo di darmi da fare per il problema della registrazione anagrafica dei figli di sans papier.  Non so cosa intendano fare in questa circostanza e nemmeno se intendano riferirsi a quella diversità che li caratterizzerebbe e che in altre circostanze, amano proclamare.
Finora della prevenzione dello scempio si sono totalmente disinteressati. 

Ancora un segno positivo; non tutti sono legadipendenti
Ho tratto la lettera che trascrivo dalla news letter di NOTAM 22 febbraio 2010.  (Corrispondenza: info@notam.it)

CIAO A VOI TUTTI , BAMBINI DEL CAMPO DI SEGRATE

Il mese scorso abbiamo seguito (e non era la prima volta) i ripetuti sgomberi di campi rom a Milano e dintorni: alcune persone sgomberate anche dieci volte, vantano le intransigenti autorità italiane che ci spendono i danari messi a disposizione dalla Unione Europea per interventi sociali a favore dei rom. Ci pare un contributo di solidarietà la lettera scritta dalle maestre della scuola frequentata da alcuni bambini sgomberati. 

Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate.
Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano.
È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri.
Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete.
Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe, che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette, facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare.
Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro?
E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo a insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati.
Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola. 

Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli 

13 Marzo 2010Permalink

06 giugno 2009 – Bambini fantasma fra Obama e il sindaco di Udine.

Nel suo straordinario discorso all’Università del Cairo (uno dei più prestigiosi, forse il più prestigioso, centro culturale islamico) il presidente degli USA non ha dimenticato la parola dream, evocativa del grande sogno di Martin Luther King, quel sogno che ha consentito a uomo, il cui padre non poteva entrare in ristorante a causa del colore della pelle, di diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.
Nel suo discorso Barak Obama, rivendicando l’arabicità del suo nome, ha ricordato molte volte i diritti dei bambini.
In Italia un diritto fondamentale, fonte di ogni altro, rischia di essere cancellato per i neonati figli di immigrati irregolari: il diritto ad avere un nome, insieme al diritto delle loro mamme e dei loro papà di essere riconosciuti genitori del loro figlio.
La realizzazione di quel diritto, minacciata dal disegno di legge in discussione in senato, non é competenza del presidente degli USA, ma dei nostri comuni.
In Friuli finora tre soltanto si sono dichiarati responsabili verso i nuovi nati; spero che preso altri se ne aggiungano.
Mentre il presidente degli USA lavora per superare le meschinità della politica della paura e in Olanda si segnala l’affermazione elettorale di un partito xenofobo, l’ASL udinese assicura agli stranieri privi di permesso di soggiorno – come previsto dal Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali”, “la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore, … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni,…gli interventi di profilassi internazionale,.. la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
A livello locale non consta (ancora?) alcun caso di spionaggio medico che il decreto 286 – ancora in vigore- vieta.
Inoltre presso un ospedale cittadino é stato messo a disposizione un ambulatorio dove operano medici volontari che offrono servizi analoghi a quelli prestati dai medici di base.
La Lega Nord, evidentemente a caccia di qualche voto da conquistarsi con la politica della paura artatamente e abilmente costruita, chiede che l’ambulatorio venga chiuso, in attesa che il pacchetto sicurezza crei negli immigrati privi di permesso di soggiorno la paura che impedirà loro di far ricorso ai sevizi sanitari.
A Pordenone la chiusura di un simile ambulatorio é già stata attuata a quanto ne so con la complicità di disposizioni regionali.
Il sindaco di Udine dichiara che l’ambulatorio presso l’ospedale “svolge un sevizio prezioso perché filtra le richieste che finirebbero al pronto soccorso. Chiuderlo significherebbe trovarsi con un pronto soccorso intasato e con maggiori spese.” (5 giugno – Messaggero di Udine pag. 2).
Da parte mia chiedo al sindaco di Udine: che intende fare qualora in senato passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera e gli fosse impedito di registrare i neonati figli di immigrati privi di permesso di soggiorno?
Chiedo ai responsabili dell’ASL: quali misure intendono prendere per il certificato che deve essere obbligatoriamente compilato dopo ogni parto, sempre nell’ipotesi che passi il pacchetto sicurezza come votato alla camera?

Sono domande retoriche, dato che l’esperienza mi insegna che i signori interpellati non rispondono a una singola cittadina ma qualcuno che leggesse, avesse la grazia di essere interlocutore ascoltato, potrebbe porgliele e renderne nota la risposta.

E chiedo soprattutto agli anziani assistiti da badanti e ai loro familiari: come intendono comportarsi se la badante priva di permesso di soggiorno necessita di cure e di controlli medici, che possono essere garanzia anche per la salute degli assistiti?
Preciso che la badante priva di permesso di soggiorno difficilmente é il frutto di uno sbarco da gommoni: può essere una persona fatta entrare dagli stessi assistiti con permesso turistico (e poi trattenuta per uno stato di necessità) o una persona in origine regolarmente assunta, ‘ereditata’ da un precedente anziano la cui morte avrebbe privato la donna di lavoro e, conseguentemente, di permesso di soggiorno.
Probabilmente é tempo perso ma io invito le persone a non lasciarsi abbindolare dalla politica della paura.
Oltre ad essere indecente, non é conveniente.

NOTA:
Chi volesse leggere il testo completo della traduzione del discorso di Obama può farlo da qui.

6 Giugno 2009Permalink