23 luglio 2024_ Nati in Italia senza nome per legge incentrano due parlamentari europei

Gentili onorevoli,
scrivo ad entrambi congiuntamente perchè il problema che vi pongo è il medesimo quindi medesima la richiesta  se  compatibile con la vostra funzione di Parlamentari Europei e se questa funzione comprende anche una attenzione  ai diritti umani fondamentali , quali compaiono nelle convenzioni dell’ONU che, in quanto stato italiano , la Costituzione ci impegna a rispettare (art. 10)

Quello che vi segnalo è un  significativo caso  di disprezzo  ‘legale’ del principio del superiore interesse del minore presente nella normativa  internazionale e italiana.
Schematizzo quello che so e ho capito, disponibile a scriverne di più se lo riterrete utile.

–        1991 legge 176: L’Italia ratifica la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (parola che oggi si preferisce opportunamente declinare come  infanzia e adolescenza;

–        1998 legge 40  (cd Turco Napolitano) “Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
E’ legge che si applica (se non è stata del tutto cancellata)  “ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi” e, mentre stabilisce  che “ i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”,  indica anche le eccezioni in cui ciò non debba avvenire e precisamente:
“ per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi” ;

–        2009 legge 94, approvata con voto di fiducia nel tempo storico del quarto governo Berlusconi.
Si  tratta di un  coacervo di norme disparate che sposta significativamente il titolo del 1998 “l’immigrazione e norme sulla  condizione dello straniero”  alle  “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, minacciata evidentemente da chi nasce in Italia se figlio di sans papier.
L’operazione  fa capo all’art 1 comma 22 lettera G della legge 94 , dove  – con un’abile mossa di discriminazione indiretta – gli innominati nati da sans papier  vengono  trattati alla stregua di “licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.
I genitori che  chiedano di  registrarne la nascita devono quindi esibire il permesso di soggiorno  (e comunque un documento inerente la regolarità del loro soggiorno.

–        Non dimentichiamo che si tratta di  persone che non conoscono la nostra lingua né la complicazione delle nostre leggi e forse  vivono da lavoratori in nero in stato di schiavitù. La cronaca ce ne ha dato  un’immagine nel martirio di Satnam Singh e di sua moglie Sony per lasciarci  intravedere nel livello di abiezione  imposta , quello che può essere il livello e il risultato della paura: i genitori possono rinunciare a registrare l’atto di nascita di un figlio , facendosi esecutori   della subdola  condanna di stampo razzista che il legislatore italiano  fa pendere su loro dal 2009,  come un nuova spada di Damocle.

Contando su di voi, sull’on. Bonaccini di cui sono stata elettrice  e facendo mia una espressione della on. Picierno  “Parlamento luogo di speranza e ascolto”, voglio essere certa che il Parlamento Europeo saprà  trovare  una parola di  speranza anche per i piccoli reietti per legge di cui vi ho scritto . Per un superamento di questa norma nel Parlamento italiano  non c’è  su  questo punto indizio che possa far  ben sperare.
Cordialmente

Augusta De Piero
Italia -Udine  Via Caccia 33
tel 0432 204274
cell 3383215327
depieroaugusta@gmail.com

23 Luglio 2024Permalink

12 maggio 2024 _ Madri non festeggiabili per legge

Pier Paolo Pasolini  “Supplica a mia madre”

 

È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

 

Poesia scritta nel 1962  pubblicata nel 1964

Pasolini affida a sua madre la sua diversità.

Volevo pubblicare  questa poesia nel mio blog il 17 maggio, la data scelta per ricordare che proprio quel giorno nel  1990 l’Organizzazione mondiale della sanità aveva tolto  l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.
L’ho fatto oggi, 12 maggio, festa delle mamme strumentalizzate al successo del commercio d’occasione.
Soffocate da immagini di appropriati regali, non ricordiamo che la festa non è universale: ne sono escluse le mamme non comunitarie (ed  evidentemente anche i padri) che , costrette dalla legge 94/2009 a denunciare la nascita di una figlia/o in Italia presentando il permesso di soggiorno, possono essere indotte a non provvedere ad assicurare un’esistenza giuridicamente  riconosciuta alla creatura che hanno partorito per non manifestarsi prive di quel documento (e perciò irregolarmente presenti nel nostro stato con tutto ciò che ne consegue per loro e per la loro famiglia).

Preciso che la legge 15  luglio 2009 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica
affronta la scelta negazionista  del  nato ( e quindi della maternità e della paternità ) nell’articolo 1 comma 22 lettera G .
Per una precisazione storica la legge  venne   approvata nel tempo del IV governo Berlusconi  con voto di fiducia voluto all’allora Ministro dell’Interno  Roberto Maroni

12 Maggio 2024Permalink

27 aprile 2024 _ EDITH BRUCK   25 Aprile 2024

Io, Edith Bruck dico basta odio

Contro fascismo strisciante e antisemitismo insegniamo ai ragazzi la tolleranza

Il 25 aprile non è solo oggi, ma ogni giorno dell’anno. La memoria di questa giornata ci deve accompagnare e rimanere sempre presente. Specialmente nel mondo in cui oggi viviamo, nell’Italia che non stenta a rinnegare alcuni valori, un’onta proprio per chi ha vissuto il 25 aprile e ne conosce il valore. Trovo vergognoso quello che sta accadendo, la censura che ha colpito Antonio Scurati, un uomo libero e che dovrebbe potere dire quello che crede. Eppure oggi esiste un fascismo strisciante in questo paese che non ha ancora fatto del tutto i conti con il passato. Non è possibile che “antifascista”sia ancora una parola proibita. Antifascisti siamo tutti. Al contrario il rischio è che tornino tutti gli -ismi più pericolosi, a cominciare dal razzismo. E dall’antisemitismo.

Dal 7 ottobre scorso, dopo l’azione dei terroristi di Hamas al Nova Festival e l’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza c’è stato uno tsunami di antisemitismo in tutto il mondo. Come se ogni singolo ebreo fosse responsabile della politica di Benjamin Netanyahu. Perché dobbiamo essere giudicati come se fossimo una totalità? Come se nessuno di noi avesse un pensiero libero? Questo modo di agire rischia di farci tornare indietro, proprio agli anni più bui. E purtroppo vediamo segni di regressione non solo in Italia ma in tutta Europa. Un’Europa disunita di fronte a un mondo in guerra. Un’Europa inerme e impotente, dove Ilaria Salis è ancora in galera, trattata in maniera disumana nell’ Ungheria di Orban senza che nessuno alzi la voce. Un’Europa che volge a destra in Francia, in Olanda e in Svezia.

Un’Europa in cui i fascisti sono ancora liberi di manifestare.

Eppure in questo 25 aprile vorrei vedere qualche segno di speranza, un’ombra minima di pace. Vorrei che gli uomini smettessero di odiarsi. Non è retorica. Papa Francesco per primo continua ad invocare la pace senza che nessuno lo ascolti. Ma dal passato dovremmo proprio imparare questo: allontanare ogni forma di odio e alimentare quel poco di buono che c’è in ognuno di noi. Lo dobbiamo specialmente alle nuove generazioni, ai ragazzi che sono il nostro futuro. Io sono stata nei campi di concentramento, ma sono tornata alla vita senza l’ombra di odio dentro di me. Non so cosa sia l’odio e non lo voglio sapere mai. Per questo dico: smettiamo di odiarci. L’unico augurio che mi sento di fare oggi è di rispettare ogni essere umano, dal primo all’ultimo, perché ogni vita è ugualmente valida e preziosa.

Da 62 anni faccio testimonianza, lo farò anche questo 25 aprile anche se sono costretta su una sedia a rotelle. Ma credo che testimoniare e fare memoria sia oggi la cosa più importante. Incontro i ragazzi nelle scuole, molti mi scrivono lettere, mi fanno domande sul mio vissuto. Ho scritto anche un libro per le scuole, si chiama I frutti della memoria. Credo sia importante dialogare con i bambini fin da piccoli. A loro dobbiamo raccontare l’orrore della Shoah e far sapere cosa sono stati il fascismo e l’antisemitismo. E’ un dovere che abbiamo per far in modo che quanto successo non accada mai più. Oggi siamo di fronte a un mondo ancora dilaniato, stiamo vivendo due guerre, non possiamo rimanere a guardare. Ognuno di noi può fare qualcosa per lasciare a questi ragazzi un mondo migliore. Per insegnare loro la tolleranza e il rispetto contro ogni divisione.

(testo raccolto da Eleonora Camilli)

 

https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2024/04/25/news/per_dare_ai_ragazzi_un_mondo_migliore-14252239/

NB_  con questo link non arrivo più  all’articolo che La Stampa mi aveva ‘regalato’ ieri  anche se non  sono abbonata.
E io ho approfittato del dono copiandolo e registrandolo nel mio blog

27 Aprile 2024Permalink

15 ottobre 2023 – La conoscenza fa paura, ovunque

14 OTTOBRE 2023              Sospeso il premio per la palestinese  Adania Shibli alla Fiera del Libro di Francoforte.
                                             Scrittori e case editrici arabe lasciano l’evento di Shady Hamadi |

La Fiera del Libro di Francoforte annuncia la cancellazione della cerimonia di premiazione di Adenia Shibli, autrice palestinese del libro “Un dettaglio minore”. La motivazione, diffusa in una nota da Litprom, agenzia letteraria che organizza il premio, è “la guerra in Israele”. In compenso, “spazio addizionale sarà concesso alle voci israeliane”, ha fatto sapere, quasi in contemporanea, Juergen Boos, direttore della fiera tedesca.

Il libro della Shibli si trascina dietro polemiche fin da questa estate, cioè da quando Ulrich Noller, giornalista e membro della giuria del premio, si era dimesso contro la decisione di premiare la scrittrice palestinese. A riaccendere la discussione c’è stato poi un articolo di giornale, uscito questa settimana, in cui il libro, che racconta la vera storia di una beduina stuprata e uccisa dai soldati israeliani nel 1949, è stato accusato di “descrivere Israele come una macchina assassina”. Il volume, tradotto e pubblicato in tedesco nel 2022, si è aggiudicato il prestigioso premio LiBeraturpreis, dato ad autori provenienti dall’Asia, Africa e Mondo arabo. Annualmente, il riconoscimento viene consegnato durante una cerimonia solenne alla Fiera del Libro di Francoforte che è uno dei più grandi e autorevoli ritrovi dell’editoria mondiale.

Le dichiarazioni di Boos e la cancellazione della cerimonia di premiazione della Shibli hanno sollevato la protesta delle case editrici arabe e di molti autori. Dall’Autorità del libro di Sharja, fino all’Associazione degli editori arabi degli Emirati, passando per molte case editrici indipendenti arabe e scrittori, è arrivato l’annuncio del ritiro della loro partecipazione dall’evento a Francoforte. “Sosteniamo il ruolo della cultura e dei libri – scrive in un comunicato l’associazione degli editori arabi degli Emirati –, per incoraggiare il dialogo e la comprensione fra le persone”. E concludono: “Crediamo che questo ruolo sia importante ora più che mai”.

Said Khatibi, celebre scrittore algerino, ha anche lui annunciato la cancellazione della sua partecipazione perché, scrive su Facebook, “speravamo che la letteratura giocasse un ruolo importante per costruire un dialogo fra le parti”. Ma, continua Khatibi che aveva in programma due incontri, “la fiera ha preso una posizione politica di una sola parte contro l’altra”, i palestinesi. Nei giorni passati, il direttore Boos aveva dichiarato che “la fiera condannava fermamente il barbaro terrore di Hamas” e che “il loro pensiero era per le vittime, i loro parenti e le persone che stanno soffrendo per questa guerra”, non menzionando le vittime a palestinesi. A tentare di spegnere le polemiche è la Litprom che, dopo il polverone, ha comunicato di voler riorganizzare la cerimonia. Ma soltanto dopo la fine della fiera.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/14/sospeso-il-premio-per-la-palestinese-adania-shibli-alla-fiera-del-libro-di-francoforte-scrittori-e-case-editrici-arabe-lasciano-levento/7323358/

 

Un precedente italiano documentato il 4 marzo 2022
https://diariealtro.it/?p=7858

15 Ottobre 2023Permalink

31 luglio 2023 – Una pagina del Blog di Giancarla Codrignani, datatato 31 luglio. Una storia che è un po’ anche la mia.

Non voglio finire questo pesante mese di luglio con la squallida notizia che precede, stritolata fra Del Rio e Pillon.

 newsletter n. 19
Vorrei solo capire   Opinioni di Giancarla Codrignani

APPROFONDIMENTO
EFFETTO NOTTE dal 16 marzo al 19 maggio 1978
Marco Bellocchio ha girato un film, come sempre secondando la sua immaginazione, giustamente personale. Effetto notte invita, infatti, a rileggere personalmente le vecchie storie che hanno cambiato quel futuro che oggi è il presente. La memoria del cittadino anche per fatti politici determinanti il suo presente è terribilmente labile. Poi, dipende dove si era quando le cose accadevano e non se ne capiva né la realtà né il senso.
Il mio “effetto notte” è evocativo del percorso di una politica cattolica, oppositrice tenace della Dc, di cui respingeva anche il nome, “eretico” per essere una democrazia “cristiana” e non “popolare” come correttamente voleva don Sturzo. Gli interessi politici non hanno mai aiutato la Chiesa a obbedire al suo mandato, nemmeno quando era papa Giulio II. Quando poi alla presidenza della Cei arrivò il card. Camillo Ruini, la Chiesa pretese di interferire nello Stato invitando i cattolici ad astenersi dal voto.
La politica è infatti costitutivamente laica. La libertà religiosa è prevista in Costituzione – e uno dei torti democristiani è non averle mai voluto una legge di definizione al riguardo – e fa parte delle libertà democratiche: la Chiesa, sia come Chiesa Cattolica, sia come Stato Città del Vaticano, è libera, ha diritto alla critica non all’interferenza.
Per questo non ho indulgenza neppure postuma per il partito cattolico che, nonostante le persone perbene che la abitavano e che ho avuto amiche e nonostante quella Sinistra Dc che può essere simbolicamente rappresentata da Carlo Donat Cattin il cui figlio Marco fu causa delle dimissioni del padre ministro perché esponente di “Prima Linea”, organizzazione clandestina del terrorismo rosso. Io stessa, pur conservando l’indipendenza, avevo fatto il primo passo realmente politico partecipando al Consiglio di quartiere della mia circoscrizione su indicazione di un circolo della Dc bolognese che frequentavo. Quell’esperienza mi insegnò subito che in politica è fondamentale stare alla concretezza anche nelle scelte di coscienza: il capogruppo Dc era persona che, se un comunista diceva che oggi è giovedì – ed era giovedì – prendeva la parola per dimostrare che era domenica. Poiché i problemi di un quartiere non possono essere oggetto di grande divisione partitica, dopo aver votato più volte su problemi sociali di piccolo conto – come possono essere in una circoscrizione senza degrado – con il gruppo Due Torri, che nel 1970 a Bologna comprendeva ancora socialisti e comunisti uniti, abbandonai definitivamente la Dc, che aveva avuto a Bologna il precedente costruttivo – e consapevolmente sacrificale – di Giuseppe Dossetti, autore di un famoso “libro bianco” critico del sistema “comunista” bolognese, che era stato indotto nel 1956 dal card. Lercaro a presentarsi candidato sindaco con la certezza della sconfitta. Giuseppe Dossetti – poi don Giuseppe – rappresentava la coscienza civile di una fede religiosa, “politica” perché incarnata – e questo spiega la successiva scelta di vita religiosa – impegnata nel sociale (l’invenzione del decentramento urbano fu sua), ma estranea ai metodi clientelari di una Dc destinata a scomparire nel 1994. Per chi avesse perplessità sulla storia della Dc basta vederne le conseguenze nella deriva del consenso popolare, che finì per riversare i grandi numeri elettorali su Forza Italia. Non a caso Dossetti, quando Berlusconi tentò l’assalto alla Costituzione, tornò leader politico e alzò la voce guidando l’opposizione alla difesa democratica, uscendo dal riserbo e istituendo i “comitati” che presero il suo nome e che contribuirono a vincere il referendum sul presidenzialismo.
Un filo legava le esperienze del primo Dossetti a quelle degli anni Settanta – sessantotto compreso – che spostarono l’asse politico sul piano della laicità e accusavano la Chiesa di connivenza poco evangelica con un “partito dei cattolici”, ancora memore della scomunica contro l’ideologia comunista non più sentita necessaria in una società che reclamava i propri diritti, uguali per tutti.
Il Concilio dava i suoi frutti e la politica sociale contraddiceva la carica assistenzialistica e clientelare della DC: la “lotta di classe” era diventata parametro comune dell’agire politico. In campo ecclesiale i credenti a cui era vietato leggere la Bibbia, avevano scoperto l’ecumenismo e chiamavano “compagni” gli amici delle Acli rinnovate. Con i protestanti si pubblicò “COM” (diventato subito Com/Nuovi Tempi”), una parola interrotta per una “comunità” che sentiva un’eco positiva tra “comunione” e “comunismo”. Nacquero perfino i Cristiani per il Socialismo che in qualche modo cadevano nell’errore dei demo-cristiani. Erano gli anni propizi al cambiamento reale di cui anche Il Sessantotto studentesco dimostrava la necessità: troppe cose erano logore, bisognose di passi avanti per non restare bloccate nella conservazione. Anche l’opposizione di sinistra risentiva del freno di un passato che impediva le riforme e che reagiva con la divisione interna.
Sono passati gli anni e tra poco registreremo mezzo secolo dal 1976, quando le elezioni politiche videro avanzare il Pci italiano in un paese che non aveva mai sperimentato l’alternanza di governo – e in questo si configura il vizio d’origine della storia italiana -, se è vero che la Dc nel 1963 aveva incorporato nel sistema l’alleato Psi, che, con la segreteria Craxi, avrebbe superato le spregiudicatezza dei maestri. Io non ero comunista (il mio babbo socialista aveva contestato la nascita del Partito comunista d’Italia nel 1921, danno per Turati e beneficio per il già violento fascismo) mi ero impegnata a sostenere le libertà in anni in cui c’era un bisogno sentito di “più democrazia” a cui si contrapponeva l’insidia di disegni reazionari che tramavano contro lo Stato, pronti agli attentati non potendo tollerare la crescita di una sinistra progressista e istituzionale, nominalmente “comunista”. C’era stato un papa, Giovanni XXIII singolarmente coraggioso, la cui encicliche furono rivoluzionarie, c’era stato il Concilio Vaticano II e nella dinamica della storia i credenti sembravano aver perduto la patina di sospetto e timore che li teneva estranei alla vita politica e, in fondo, ignari della stessa Parola di Dio, che li teneva ancora lontani dalla lettura della Bibbia. A Parma i giovani “occuparono” il Duomo. A Brescia le donne “celebrarono”. La scuola passava attraverso i progetti di riforma restando asfittica, mentre i ragazzi avevano bisogno di respiro più libero. C’era stato il Vietnam. C’era stato il Cile e Berlinguer aveva scritto due articoli per avvertire le possibilità di ulteriori crisi (anche economiche) e reazioni da non sottovalutare. All’Abbazia Fiesolana p. Balducci pensava cose strane e personalità cattoliche di grande levatura si disposero a una scelta in sintonia con il progetto del segretario del partito comunista italiano – poco “sovietico” nella sua linea istituzionale – che auspicava un’unità delle culture comunista, socialista e cattolica.
Un “compromesso storico”, in una società civile plurale (non pluralista) in movimento, sembrava nelle cose. Nel 1976 divenne programma di quel partito di lotta e di governo, finalmente consapevole delle dinamiche storiche in cui avanzava diritti una società civile matura, progressista, perfino femminista ma anche “cattolica”, per la prima volta non intimidita dalla sua appartenenza di fede. Intelligentemente il partito diede vita a un gruppo parlamentare autonomo, la Sinistra indipendente, di cui si è perduta la memoria, ma che dava voce a una laicità libera dai lacci dell’obbedienza alle ideologie politiche, sia di partito, sia di una Chiesa tradizionalmente legata al partito cattolico. Tra gli indipendenti finii anch’io, richiesta dalle donne (che volevano un’indipendente) mentre il partito conosceva gli interventi sui problemi internazionali e pacifisti fatti con Pax Christi.
Contemporaneamente il malcontento della sinistra radicale giovanile con grandi responsabilità della parte – università di Trento – cattolica contro il malgoverno, alzava il tiro di rivendicazioni ritenute incompatibili con la lenta strategia delle riforme che accompagnava l’evoluzione del paese in cui all’on. Moro sarebbero arrivati i voti anche del Pci. Da tempo si era grandemente preoccupati: nessuno degli indipendenti, tanto meno i cattolici, pensava che quella stagione potesse essere rivoluzionaria. Anzi, la nostra presenza era già un inedito: simbolicamente apriva un percorso sperimentale. A Montecitorio la politica istituzionale era pane quotidiano, ma l’esterno introduceva ansie e premonizioni. Ero inquieta, una sera vidi il film di Bergman L’uovo del serpente e le scene devastanti delle prime azioni naziste mi inquietarono, rimasi agitata e insonne. Il 16 marzo 1978 avevo dormito fuori Roma e rientravo per andare a eleggere il. “nuovo” governo: il tassista mi disse del rapimento. Fu la fine delle inquietudini che non mi appartengono, il recupero della razionalità: all’ingresso di Montecitorio c’era Susanna Agnelli che, anche lei fredda e composta, mi disse “La Malfa è impazzito: chiede la pena di morte”. Poi in lacrime Tina Anselmi che ripeteva “Bisogna resistere, bisogna resistere…”. Lo sconvolgimento era di tutti, i democristiani amici non nascondevano il timore di essere coinvolti. Era l’effetto notte. Splendeva il sole ma era transitata l’ombra della storia, agita da forze che puoi mentalmente elencare, senza capire la follia degli esecutori. Che non potevi negare di aver in qualche modo conosciuto perché l’estremismo sta sempre nel contesto. Quando però arriva a colpire le istituzioni democratiche devi ristabilire i confini del potere, anche perché resta l’interrogativo del cui prodest, dei depistaggi percepiti, dell’interrogativo senza risposta di chi era il vero autore. Solo che il governo non poté andare all’on.Moro e la “sinistra estrema” (come era chiamato il Pci nei verbali d’aula) mantenne il primato/condanna all’opposizione. D’altra parte si sapeva che il “sogno” di Berliguer passava per un accesso al consenso popolare che non usciva dal processo elettorale: l’Italia del socialismo strozzata nel ’21 e non mantenuta autonoma da Nenni fu la più colpita. Tornò la “normalità”. Nel 1980 ci fu l’attentato alla stazione di Bologna: davvero Moro non era morto come conclude Bellocchio e faceva ancora paura. Nell’ ’84 moriva Berlinguer che Moro non poté votarlo ma vide la parabola discendente non nella sconfitta dei fatti, ma nella divisione del partito che lo lasciava osannare nelle piazze ma forse non lo avrebbe rieletto segretario: l’intervista a Scalfari è la confessione di uno sconfitto non dalle conseguenze in Parlamento, ma dall’opportunismo consociativo di quei compagni che avevano già inteso il compromesso storico con la Dc come approccio consociativo al potere sulla cosa pubblica che aveva già causato l’adozione di metodi e tecniche spartitorie nelle amministrazioni locali. Berlinguer le aveva bollate in aula come pericolo di partitocrazia e inutilmente si era richiamato alla “questione morale”. Il contagio. Anch’io chiudo il mio film con un “effetto notte”: perché il paese in quegli anni sarebbe stato già pronto per un partito democratico, ma il Pci aveva scelto il consociativismo dimentico del confronto con la sua piazza. Il Pci elesse alla presidenza della Repubblica Kossiga (1985) senza nemmeno aspettare l’abbassamento del quorum, fece decadere l’esperienza della Sinistra Indipendente, lasciò andare allo sbaraglio Stefano Rodotà, non salvò Prodi e aspettò l’89: per chiudere un capitolo scomodo della cui fine sapeva tutto ma al cui crollo non aveva preparato la sua gente. Non per dirsi che anche da opposizione in Parlamento doveva riprendere a giocare la carta del potere della minoranza che, corrispondente al governo, presenta le sue carte con competenza e coraggio per il bene del paese (come in fondo faceva il Pci) per dare fiducia alle aspettative allora non banali della gente, senza finalizzare il voto alle percentuali di possibili alleati vincenti. Prodi fece risorgere la speranza che, essendo la più difficile delle teologali, venne silurata non una volta sola per scarsa intelligenza politica.
Bellocchio proietta nel futuro un Moro che non è morto. D’accordo: ma allora rifacciamo i conti con la storia, apriamo le case e le piazze alla conoscenza e agli impegni di una politica matura, che riordini le idee e rifaccia coscienza sul proprio voto, sulle istituzioni, compresi i partiti, soprattutto compresa l’Europa. Fiducia o sfiducia significano capacità o incapacità di lettura della realtà. Senza illusioni, ma con la determinazione di chi fa della politica la questione morale della democrazia. Che è la condizione per avere rispetto di sé e dei propri interessi. Prendendo per mano i partiti che non sanno più a quale effetto notte stanno andando.
https://diariealtro.it/?p=8500

 

31 Luglio 2023Permalink

21 marzo 2023 _ Nascono per essere rifiutati dalla crudeltà opportunista rafforzata dal pregiudizio

Mentre Putin rapisce i bambini ucraini non posso dimenticare le mamme di piazza di maggio
Sono casi di enorme impatto emotivo ma non solo.

Oggi Putin è ufficialmente criminale, così dichiarato dalla Corte internazionale dell’Aja.
Non lo prenderanno mai si dice.
Forse ci riusciranno dicono altri.

Io voglio sottolineare ancora che è finalmente riconosciuto da un tribunale internazionale il crimine perpetrato contro bambini.
Aggiungo che è diritto del bambino persona a esistere come tale dal momento in cui nasce e
ha un nome documentato nei registri di stato civile con tutto ciò che ne consegue sul piano sociale e civile
In Italia siamo spettatori innocenti dell’orrore che tanto nega?

Certamente no e per affermarlo non occorre riferirsi a una storia che trabocca di orrori.
Dal 2009 una legge prevede che le persone non comunitarie prive di permesso di soggiorno non possano registrare all’anagrafe i loro figli e figlie nati in Italia,
facendone quindi persone oscurate , fantasmi per legge.

Non è una discriminazione diretta ma subdolamente indiretta .
Fino ad oggi ha fatto poche vittime, forse.

La certezza però di poter farsi beffe di un diritto universale di un nato induce ad allargare le maglie del rifiuto e della vergogna.
Beffardi e impudichi, ora ci misuriamo anche con i figli delle coppie omosessuali

Domani chissà! Chi vorrà servirsi di questo sistema per devastare ancora una volta una civiltà, conquistata ma non sicura, tramite chi nasce da genitori ‘sbagliati’ in un luogo ‘sbagliato’, può farlo contando sull’indifferenza della società civile e sulle beffe parlamentari giocate fra maggioranze e voti di fiducia.

Spero che nelle belle piazze oggi rese coraggiosamente vitali dalle coppie arcobaleno trovino un angolo di viabilità anche i piccoli fantasmi per legge.

Siano il luogo che costringa il parlamento ad azioni di civiltà necessarie subito, senza se e senza ma.

 

Segue  un’immagine tratta da un  volume edito da Feltrinelli
La recensione è raggiungibile con il link che segue

30 aprile 1977: le Madri di Plaza de Mayo (lafeltrinelli.it)

 

 

 

 

 

 

21 Marzo 2023Permalink

8 febbraio 2023 – Il totem di Liliana Segre

Il totem è una installazione informatica che trasmette indicazioni storiche e le indicazioni stradali sul Memoriale, con contenuti multimediali che spiegano che cosa è il Binario 21 e qual è la storia di Liliana Segre, partita proprio da qui a 13 anni.

Effetto prima serata per il Memoriale della Shoah: code per visitare il Binario 21 a Milano dopo l’intervista tv di Segre con Fazio

“Sono tanti anni che, da noiosa come dice il mio sindaco, chiedo che in questo luogo ci sia, finalmente, un punto in cui si ricordino quelle centinaia di persone che non erano solo ebrei ma anche quelli che fecero ‘scelta’ coraggiosa di essere contro quel regime, pagando con la vita. Dentro di me c’è molta gratitudine per quello che riesco ad apprezzare prima di morire”. E’ commossa la senatrice a vita Liliana Segre, che finalmente – nell’anniversario del suo arrivo ad Auschwitz, il 6 febbraio del 1944 – è stata accontentata e può inaugurare il totem che indica dove si trova il Memoriale della Shoah, nei sotterranei della Stazione centrale. “E’ un segnale importante che deve restare nella stazione di Milano, sono sicura che i viaggiatori passando davanti al totem avranno un pensiero perché siamo pochissimi rimasti a testimoniare, a a poter dire ‘io c’ero’ al Binario 21”.
8 Febbraio 2023Permalink

20 gennaio 2023 – Una strada per dare corpo ai fantasmi, forse

Copio  nel mio blog, senza trasferirlo su Facebook,  il documento che segue, raggiungibile anche con il link che  come sempre trascrivo.
Lo invierò invece ad alcune persone  con cui in passato avevo  condiviso l’impegno ad azioni per modificare l’infame legge che dal 2009 nega ai figli dei sans papier  la registrazione nei registri di stato civile  con un raggiro di cui ho parlato e scritto mille  volte.
Mi è  chiaro che  chiedere al genitore che si presenti allo sportello del comune a registrare la nascita del figlio la presentazione del permesso di soggiorno è una beffa feroce per chi di quel permesso non disponga
e  mi è altrettanto chiaro  che  ciò induce paura e devastazione della dignità  delle persone a tanto umiliate
e so bene che l’unica strada per giungere a superare  la norma che dal 2009  si fa beffa di un diritto umano riconosciuto può è una nuova legge che ripristini quanto previso in materia dalla legge 40/2008 (cd Turco Napolitano) .
Se ho ben capito la mozione che trascrivo sarebbe stata votata all’unanimità e quindi  proposta per essere tradotta in legge (ho evidenziato in grassetto il testo secondo me pertinente).
Non mi negherò all’impegno (che temo ormai personale o quasi) di sollecitare i parlamentari a tener conto, negli obiettivi che l’istituenda commissione vorrà darsi, della devastazione  che la norma del 2009 produce nella v ita di chi è ridotto a fantasma dalla nascita  e di chi ne è genitore e non può dire “Questa bambina  è mia  figlia”, “Questo bambino è mio figlio”.
So  che da sola non arriverò ad alcun risultato ma non mi nego al dovere di solidarietà  che la Costituzione impone
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Legislatura 19ª – Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00005

 

Atto n. 1-00005 con procedimento abbreviato     Pubblicato il 16 novembre 2022, nella seduta n. 8

CATTANEONAPOLITANOSEGREMONTIPIANORUBBIAMALANMALPEZZIROMEOFLORIDIA Barbara,

RONZULLIPAITAUNTERBERGERDE POLIDE CRISTOFAROPUCCIARELLICRAXIGUIDOLINNATURALE,

MAIORINOTERZI DI SANT’AGATAALFIERIASTORREBASSOBEVILACQUABIANCOFIORECAMUSSOCROATTI,

D’ELIADELRIODURNWALDERFINA,  FLORIDIA  Aurora,
GIACOBBEGIORGISGUIDILOREFICEMAGNIMARTELLANICITAPATTONPIROVANORANDOROSSOMANDO,
SCALFAROTTOSIRONISPAGNOLLIVERDUCCIVERINIZAMBITOZAMPAZULLOMUSOLINOLICHERI Sabrina

Il Senato,

premesso che:

la tutela dei diritti umani rappresenta uno degli elementi fondanti dell’ordinamento nazionale, configurandosi altresì quale patrimonio comune della comunità internazionale e dell’umanità nel suo insieme;

a partire dalla conclusione del secondo conflitto mondiale gli Stati democratici hanno elaborato complessi sistemi istituzionali di tutela e promozione dei diritti, contribuendo a diffondere progressivamente la cultura e la consapevolezza necessarie al loro sviluppo nella complessa società contemporanea, che presenta continuamente nuove sfide sul piano della dignità della persona;

sul piano internazionale ed europeo gli atti e le convenzioni sottoscritti dal nostro Paese sono innumerevoli: su tutti, per quanto concerne gli strumenti giuridicamente non vincolanti, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, rispetto alla quale molte clausole sono divenute obbligatorie per gli Stati in quanto diritto internazionale consuetudinario; tra gli strumenti vincolanti, la convenzione sul genocidio del 1948, la convenzione sui rifugiati del 1951, i due patti delle Nazioni Unite del 1966 (sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali), la convenzione contro la tortura del 1984; sul piano europeo la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, sul rispetto della quale vigila la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che, ai sensi dell’articolo 6 del Trattato sull’Unione europea, ha il medesimo valore giuridico dei trattati fondativi;

l’articolo 2 della Costituzione italiana recita “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”;

le Camere, costituendo gli organi di rappresentanza dei cittadini, rappresentano il luogo primario in cui tale tutela deve avere piena espressione;

il Senato ha da sempre mostrato particolare sensibilità e attenzione verso il tema dei diritti umani, attraverso la costituzione di Comitati e Commissioni specifici: si ricordano, in tal senso, il Comitato contro la pena di morte istituito nella XIII Legislatura e le Commissioni straordinarie per la tutela e la promozione dei diritti umani nella XIV, XV, XVI, XVII e XVIII Legislatura, che hanno di volta in volta operato attraverso il confronto con rappresentanti di Governo, enti locali e altre istituzioni nazionali, europee e internazionali e il contributo della società civile, di associazioni e organizzazioni non governative;

i temi principali sviluppati nel corso delle Legislature sono stati l’abolizione della pena di morte nel mondo, l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura, la tutela dei diritti del fanciullo, le garanzie per chi si trovi privato delle libertà, la promozione e l’attuazione del diritto di asilo, la lotta alla tratta degli esseri umani, la lotta contro il razzismo, la xenofobia, la discriminazione delle minoranze; la tutela delle persone con disabilità e di quelle anziane; il divieto di mutilazioni genitali femminili e il fenomeno dei matrimoni forzati, a dimostrazione di come tale materia necessiti di un’attività estesa nel tempo, che guardi quanto avviene a livello nazionale e internazionale e che sia altresì trasversale e organica;

nelle ultime Legislature la Commissione per i diritti umani del Senato ha seguito da vicino i tre cicli di revisione periodica universale (UPR) del nostro Paese (nel 2010, 2017 e 2019), una procedura prevista dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per esaminare la situazione dei diritti umani in tutti i Paesi membri, che si conclude con una serie di raccomandazioni rivolte allo Stato in esame; l’azione svolta dalla Commissione, in tal senso, è stata preziosa in questi anni, mantenendo elevato il monitoraggio e intensa l’attività di indirizzo sui temi della promozione e della tutela dei diritti fondamentali della persona;

rilevata per tutti i suddetti motivi l’esigenza di istituire, anche in questa Legislatura, un organismo che rappresenti per il nostro Paese la volontà di difendere e sviluppare i diritti umani sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali,

delibera di istituire una Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, costituita da 20 componenti in ragione della consistenza dei Gruppi stessi. La Commissione elegge tra i suoi membri l’Ufficio di Presidenza composto dal Presidente, da due Vice Presidenti e da due Segretari. La Commissione ha compiti di studio, osservazione e iniziativa, per lo svolgimento dei quali può prendere contatto con istituzioni di altri Paesi e con organismi internazionali; a tal fine, la Commissione può effettuare missioni in Italia o all’estero, in particolare presso Parlamenti stranieri anche, ove necessario, allo scopo di stabilire intese per la promozione dei diritti umani o per favorire altre forme di collaborazione. Per il raggiungimento di queste finalità essa, quando lo ritenga utile, può svolgere procedure informative, ai sensi degli articoli 46, 47 e 48 del Regolamento; formulare proposte e relazioni all’Assemblea, ai sensi dell’articolo 50, comma 1, del Regolamento; votare risoluzioni alla conclusione dell’esame di affari ad essa assegnati, ai sensi dell’articolo 50, comma 2, del Regolamento; formulare pareri su disegni di legge e affari deferiti ad altre Commissioni, anche chiedendone la stampa in allegato al documento prodotto dalla Commissione competente, ai sensi dell’articolo 39, comma 4, del Regolamento.

 

 

20 Gennaio 2023Permalink

31 dicembre 2022. Cerco di poter sperare nel nuovo anno

Fine anno  con sgomento, senza trascurare un’attenzione positiva

Il 31 gennaio ho cercato di mitigare il mio scoraggiamento cercando esperienze positive. Le ho trovate e le elencherò
E’ chiaro che non si tratta di recuperare le ‘opere buone’ che ci sono e vedono l’impegno di molti ma di identificare atteggiamenti importanti per affrontare il problema per me politicamente essenziale del rispetto del principio della universalità  del diritto ad esistere che si manifesta con la certezza dell’iscrizione di ogni nato  in Italia nei registri di stato civile.
Il principio è stato ferocemente violato nel 2009, escludendo dalla certezza dell’esistenza giuridicamente riconosciuta i figli dei migranti non comunitari irregolari.
Ho tentato disperatamente di sostenere  questo problema in regione , identificando  nell’impegno per la modifica della legge l’unica soluzione che ci consente di uscire dalla vergogna di una norma  che, mentre  devasta la vita delle vittime,  fa di noi cittadini capaci, nel silenzio,  di accettare un principio razzista, riportandoci a una cultura  dell’indifferenza condivisa che, nel 1938, fu la base dell’orrore condiviso.
E’ mio convincimento che questo verme maligno introdotto dall’esistenza di una legge di fatto negazionista ci obblighi almeno , per rispetto di noi stessi , a dire no.
I miei contatti  con l’associazionismo in regione (associazionismo registrato e organizzazioni non registrate) sono stati irrimediabilmente deludenti: il no alla legge negazionista non è stato pronunciato con chiarezza fatta eccezione della posizione presa dal consigliere regionale Furio Honsell , di cui ho scritto ieri e di cui riporto ancora il link
https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/IterLeggi/IterLeggiDettaglio.aspx?Leg=5&ID=19-m17

Altri segni positivi  per augurare buon anno

Alla proposta di legge Honsell (che invito ad esaminare con il link che ho trascritto) aggiungo, riprendendoli come pubblicati nel  mio blog diariealtro.it,  segni positivi

20 dicembre 2022

20 dicembre 2022 – Le conclusioni della commissione Segre vanno rese operative

27  dicembre  2022.  Copia del documento “Costituzione quanti anni veramente hai?” , pubblicato da Noemi Di Segni, presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane

27 dicembre 2022. Conferimento della cittadinanza italiana che il sindaco di Caorle ha consegnato al  medico dott. Florin Nganso  Fenjiep.
L’intervento del medico era stato rifiutato da un cittadino italiano  per motivazioni di tipo razzista.

29 dicembre 2022. Testimonianza di Zakia Seddiki, una donna di statura eccezionale, vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Africa nell’esercizio del suo lavoro

31 Dicembre 2022Permalink

14 gennaio 2022 – DAVID SASSOLI, 30 MAGGIO 1956 – 11 GENNAIO 2022

David Sassoli, il mieloma, il trapianto di midollo e le falsità dei no vax


di Paolo Conti

David Sassoli era ricoverato nel reparto di Oncoematologia dell’Istituto Tumori Friulano ad Aviano ed era seguito dallo staff medico del Centro di riferimento oncologico da lungo tempo.
Anni fa Sassoli era stato colpito da un mieloma, un tumore del sangue, ed era stato sottoposto a un trapianto di midollo. Per questa ragione il 26 dicembre era stato deciso il suo trasferimento ad Aviano quando le sue condizioni si erano aggravate dopo un’ultima ricaduta nei giorni di Natale, seguita alla brutta polmonite da legionella di cui aveva parlato in un video il 9 novembre 2021, raccontando anche di un ricovero a Bruxelles.
L’istituto di Aviano ha spiegato con una scarna dichiarazione le ragioni della morte di David Sassoli: «Una grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario». Niente altro, nessun particolare «nel rispetto del riserbo mantenuto dal presidente Sassoli e dalla famiglia».

Quella di Aviano è una struttura di eccellenza a livello internazionale e segue pazienti con neoplasie dell’apparato emopoietico, leucemie acute e croniche e altre malattie di questo tipo. L’istituto di Aviano è una struttura modernissima, aperta nel 1984 e riconosciuta già dal 1990 come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico da parte del ministero della Salute.
Un quadro clinico complesso da tempo, quello di David Sassoli, ma mantenuto sotto controllo fino alla polmonite da legionella che aveva pesantemente debilitato il suo fisico, come è purtroppo facile capire proprio dal video con la dichiarazione del 9 novembre.
Nonostante tutto ciò, molti nell’area no vax hanno speculato persino sulla sua morte. Il filosofo Paolo Becchi si è chiesto: «Ma è morto in seguito alla terza dose? Non c’è nessuna correlazione? Non rendete pubblica neppure l’autopsia? O non la fate neppure? Costringete la gente a vaccinarsi e a morire. State costruendo una tirannia sanitaria mai esistita prima». Insieme a tante reazioni indignate, l’incredibile frase di Becchi ha scatenato anche altri messaggi di irrisione e di odio.
Lo staff di Sassoli ha detto che, durante la malattia, «si erano diffuse in rete deliranti malevolenze su Covid e affini» e che la scelta di Sassoli era stata quella «di non replicare, di non inasprire i toni». Enrico Mentana, direttore del Tg La7, ha definito «ignobili esseri, vigliacchi» gli autori di alcuni messaggi su Twitter da parte di no vax che attribuivano la scomparsa di Sassoli alla terza dose di vaccino.

https://www.corriere.it/esteri/22_gennaio_12/sassoli-mieloma-no-vax-788287cc-7372-11ec-947d-d1048d2c4770.shtml adria

14 Gennaio 2022Permalink