15 maggio 2024 – Il testo integrale del discorso della Senatrice Liliana Segre 14 maggio 2024 e anche altro

 

“Signor Presidente, Care Colleghe, Cari Colleghi,

continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità del nostro Paese. E le drastiche bocciature che gli elettori espressero nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 lasciano supporre che il mio convincimento non sia poi così singolare.

Continuo anche a ritenere che occorrerebbe impegnarsi per attuare la Costituzione esistente. E innanzitutto per rispettarla.

Confesso, ad esempio, che mi stupisce che gli eletti dal popolo – di ogni colore – non reagiscano al sistematico e inveterato abuso della potestà legislativa da parte dei Governi, in casi che non hanno nulla di straordinariamente necessario e urgente.

Ed a maggior ragione mi colpisce il fatto che oggi, di fronte alla palese mortificazione del potere legislativo, si proponga invece di riformare la Carta per rafforzare il già debordante potere esecutivo.

In ogni caso, se proprio si vuole riformare, occorre farlo con estrema attenzione. Il legislatore che si fa costituente è chiamato a cimentarsi in un’impresa ardua: elevarsi, librarsi al di sopra di tutto ciò che – per usare le parole del Leopardi – “dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Sollevarsi dunque idealmente tanto in alto da perdere di vista l’equilibrio politico dell’oggi, le convenienze, le discipline di partito, tutto ciò che sta nella realtà contingente, per tentare di scrutare quell’ “Infinito” nel quale devono collocarsi le Costituzioni. Solo da quest’altezza si potrà vedere come meglio garantire una convivenza libera e sicura ai cittadini di domani, anche in scenari ignoti e imprevedibili.

Dunque occorrono, non prove di forza o sperimentazioni temerarie, ma generosità, lungimiranza, grande cultura costituzionale e rispetto scrupoloso del principio di precauzione.

Non dubito delle buone intenzioni dell’amica Elisabetta Casellati, alla quale posso solo esprimere gratitudine per la vicinanza che mi ha sempre dimostrato. Poiché però, a mio giudizio, il disegno di riforma costituzionale proposto dal governo presenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere.

Il tentativo di forzare un sistema di democrazia parlamentare introducendo l’elezione diretta del capo del governo, che è tipica dei sistemi presidenziali, comporta, a mio avviso, due rischi opposti.

Il primo è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del consiglio cementato dall’elezione diretta deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre un’abnorme lesione della rappresentatività del parlamento, ove si pretenda di creare a qualunque costo una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale.

La proposta governativa è tale da non scongiurare il primo rischio (penso a coalizioni eterogenee messe insieme pur di prevalere) e da esporci con altissima probabilità al secondo. Infatti, l’inedito inserimento in Costituzione della prescrizione di una legge elettorale che deve tassativamente garantire, sempre, mediante un premio, una maggioranza dei seggi a sostegno del capo del governo, fa sì che nessuna legge ordinaria potrà mai prevedere una soglia minima al di sotto della quale il premio non venga assegnato.

Paradossalmente, con una simile previsione la legge Acerbo del 1923 sarebbe risultata incostituzionale perché troppo democratica, visto che l’attribuzione del premio non scattava qualora nessuno avesse raggiunto la soglia del 25%.

Trattando questa materia è inevitabile ricordare l’Avvocato Felice Besostri, scomparso all’inizio di quest’anno, che fece della difesa del diritto degli elettori di poter votare secondo Costituzione la battaglia della vita. Per ben due volte la Corte Costituzionale gli ha dato ragione, cassando prima il Porcellum e poi l’Italicum perché lesivi del principio dell’uguaglianza del voto, scolpito nell’art. 48 della Costituzione. E dunque, mi chiedo, come è possibile perseverare nell’errore, creando per la terza volta una legge elettorale destina compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare” ?

Ulteriore motivo di allarme è provocato dal drastico declassamento che la riforma produce a danno del Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato infatti non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare.

E la preoccupazione aumenta per il fatto che anche la carica di Presidente della Repubblica può rientrare nel bottino che il partito o la coalizione che vince le elezioni politiche ottiene, in un colpo solo, grazie al premio di maggioranza.

Anzi, è addirittura verosimile che, in caso di scadenza del settennato posteriore alla competizione elettorale, le coalizioni possano essere indotte a presentare un ticket, con il n° 1 candidato a fare il capo del governo ed il n° 2 candidato a insediarsi al Quirinale, avendo la certezza matematica che – sia pure dopo il sesto scrutinio (stando all’emendamento del Sen. Borghi) – la maggioranza avrà i numeri per conquistare successivamente anche il Colle più alto.

Ciò significa che il partito o la coalizione vincente – che come si è visto potrebbe essere espressione di una porzione anche assai ridotta dell’elettorato (nel caso in cui competessero tre o quattro coalizioni, come è già avvenuto in un recente passato grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il Presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento.

Nessun sistema presidenziale o semi-presidenziale consentirebbe una siffatta concentrazione del potere; anzi, l’autonomia del Parlamento in quei modelli è tutelata al massimo grado. Non è dunque possibile ravvisare nella deviazione dal programma elettorale della coalizione di governo – che proponeva il presidenzialismo – un gesto di buona volontà verso una più ampia condivisione. Al contrario, siamo di fronte ad uno stravolgimento ancora più profondo e che ci espone a pericoli ancora maggiori.

Aggiungo che il motivo ispiratore di questa scelta avventurosa non è facilmente comprensibile, perché sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto “premierato”.

Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan “scegliete voi il capo del governo!” Anche le tribù della preistoria costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate.”

E neppure Elena Cattaneo tace

Riforme, il giorno delle senatrici a vita. “Non posso tacere” (agi.it)

Ma io  voglio ricordare  le due senatrici  anche per un gesto nobile di rispetto della professionalità di una professoressa palermitana, Rosa Maria Dell’Aria  e del  lavoro, dei suoi studenti svillaneggiato  con una denuncia  proveniente da persona presente nelle istituzioni .
Se ne tacessi il mio blog non mi perdonerebbe
Le senatrici i allora dichiararono: “l 31 maggio del 2019, quando il «caso» dei ragazzi di Palermo e della loro professoressa conquistò i titoli dei giornali, trascinato nel dibattito politico, abbiamo voluto accoglierli in Senato, per offrire loro un’occasione di riconciliazione con le istituzioni e di riflessione sui valori fondanti della nostra Costituzione”.  Ne scrissi molto nel mio blog e più volte.  Il link che trascrivo  contiene anche qualche riferimento ad altre   pagine
28 dicembre 2020 — Una storia finita come deve essere. Diari e altro non dimentica

15 Maggio 2024Permalink

8 novembre 2023_Una notizia che non devo dimenticare né sottovalutare

 2 novembre Bimba italiana di sei anni lascia Gaza

Una bimba italiana di sei anni questa mattina ha superato il valico di Rafah e ora è in Egitto assieme alla mamma palestinese. Si prevede che oggi altre 400 persone con passaporto straniero lasceranno Gaza, assieme a un gruppo di feriti. Intanto aumenta il numero delle vittime palestinesi: oltre 9mila secondo il ministero della Salute della Striscia, mentre gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas sarebbero 242.

https://www.tgcom24.mediaset.it/2023/video/bimba-italiana-di-6-anni-e-la-madre-palestinese-lasciano-gaza_72244434-02k.shtml

 3 NOVEMBRE 2023  Da Gaza in Italia: la piccola Minerva e la mamma raggiungono il papà a Fiumicino

Mamma e figlia sono atterrate con l’operatore umanitario Jacopo Intini, e con sua moglie palestinese Amal. Il gruppo è riuscito ad attraversare il valico di Rafah

Minerva, la bimba italiana di sei anni, che proprio oggi festeggia il suo compleanno, con la sua mamma, palestinese, Bayan Alnayyar, e l’operatore umanitario Jacopo Intini, con sua moglie palestinese Amal, sono arrivati da Gaza questa sera in Italia. A Fiumicino il papà ha accolto con commozione la moglie e la bimba, stanca ma sorridente, un pupazzo di Minnie in mano ed un palloncino con scritto Happy Birthday. Il gruppo, che è riuscito a lasciare la Striscia attraversando il valico di Rafah, è sbarcato intorno alle 21 all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea Ita Airways proveniente dal Cairo. All’arrivo il gruppo è stato assistito da personale della guardia di finanza aeroportuale.

Nessun contatto con la stampa presente nella zona arrivi del Terminal 3. Nei loro volti però non c’è gioia, il pensiero è verso i cari lasciati in Palestina. «Siamo arrivati ma non posso dire che siamo felicissimi – ha detto all’arrivo Intini – i nostri pensieri sono per tre persone che sono ancora a Gaza, sotto i bombardamenti, nostri amici, colleghi e parenti. Ovviamente non credo ci sia granché da festeggiare. Sono contento che siano arrivate con noi la piccola Minerva e la mamma: felice per loro che ce l’hanno fatta. Dovevano uscire con noi da Gaza ma non è stato possibile, Ci sono riuscite il giorno successivo».

Da Gaza in Italia: la piccola Minerva e la mamma raggiungono il papà a Fiumicino – Open

8 Novembre 2023Permalink

23 febbraio 2023 – Il ministro Valditara e la scuola della Repubblica

Siamo stati informati da  tutti  i media possibili che il 18 febbraio  c’è stata una azione squadrista a Firenze  di fronte al Liceo Michelangelo.
Qualcuno mi dirà che ‘squadrista’ è un giudizio avventato  ma io non mi permetto di pensare a una ragazzata violenta dato che i media di cui sopra hanno parlato di intervento e indagini della Digos.

Agguato al liceo Michelangiolo di Firenze, la Procura indaga per violenza privata aggravata (bche) (informazione.it)

Due giorni dopo la dirigente scolastica del Liceo Leonardo Da Vinci inviava ai ‘suoi’ ragazzi una lettera resa pubblica.
Copio il testo

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Firmato
La Dirigente Scolastica
Dott.ssa Annalisa Savino

Immediata la reazione del Ministro della  Istruzione Giuseppe Valditara che dispiaciuto per aver dovuto leggere  la lettera   della Dott. Annalisa Savino si consente inattese precisazioni: “, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista  difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo”
Firenze, la lettera della preside del liceo Da Vinci sul pestaggio al Michelangelo | Sky TG24

A prescindere dal fatto che la dirigente scolastica  abbia  scelto una  modalità inconsueta di comunicazione, evidentemente  presa dall’urgenza di esprimere agli studenti una vicinanza responsabile e solidale , non posso non trovare strana  l’affermazione  del  ministro sull’inesistenza di” una deriva violenta e autoritaria” nel momento in cui fa riferimento a una aggressione recente che ha suscitato l’attenzione non smentita della procura della Repubblica ca e della  Divisione investigazioni generali e operazioni speciali

Allibita  ho sentito poco fa una  giornalista di libero (Antonella  Bolloli) che diceva che se la dirigente Savino  parla  di fascismo la mette in politica.  Io per un po’ mi sono arrovellata chiedendomi come si fa a insegnare storia europea senza dire la parola fascismo e ho  concluso che forse la signora citata era distratta o forse la sua frequenza scolastica non era stata  assidua.

Il mio blog protesta

Diariealtro mi richiama e ricorda che nelle sue pagine del 2019 c’è una storia simile a quella di oggi.

Una insegnante di Palermo (Rosa  Marta Dell’Ara ) aveva dato un tema da svolgere ai suoi studenti che ne avevano costruito un video in cui mettevano in  parallelo le leggi razziali (sento sullo sfondo la voce della senatrice Segre, razziste non razziali)  con il decreto sicurezza.

L’aver rispettato la scelta degli studenti fece sì che l’autorità scolastica di competenza le comminasse una sospensione  dall’insegnamento per un periodo definito con riduzione dello stipendio.
Forse la precipitosa scelta di inopportuna parola del Ministro dell’Istruzione  era dovuta al ricordo di quell’evento dove la censura, che  apparteneva in prima  battuta alla scuola, solo in un secondo momento era approdata al ministero, quando un imbarazzato ministro Salvini aveva detto, in risposta a un’interrogazione parlamentare che  il provvedimento disciplinare contro la prof. Dall’Aria sarebbe stato revocato.
Probabilmente qualcuno allora  si sarà accorto che non spettava al ministero revocare un provvedimento disciplinare comminato dalle autorità scolastiche e non riuscivano a venirne fuori  finché

17 maggio 2019 – Due vispe senatrici si propongono di ospitare l’ormai famosa insegnante di Palermo con i suoi alunni (diariealtro.it)

E così avvenne: la prof .  Dall’Ara e  i suoi delazioni studenti  in giacca e cravatta per l’occasione  furono graditi ospiti delle senatrici Segre e Cattaneo.  Nell’occasione li incontrò anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forse questo fatto, se qualcuno l’avrà reso noto all’improvvido ministro Valditara, gli avrà ispirato la fretta: se nel 2019 è arrivata prima la scuola, questa volta arriva prima il ministero .

Alla prossima puntata… perché non credo che la storia finisca qui

Chissà perchè mi viene in mente una filastrocca che avevo sentito da bambina: Libro e merletto … perfetto. Non funziona ma non ricordò la parola giusta

23 Febbraio 2023Permalink

15 aprile 2021 –  La cittadinanza italiana  a Patrick  Zaki, nel ricordo di Giulio Regeni  

Al comunicato del 14 aprile  del Consigliere Regionale Furio Honsell unisco l’immagine della senatrice Segre pubblicata Ho un sogno n. 263

Commuove che alla seduta odierna di palazzo Madama abbia preso parte anche la senatrice a vita #LilianaSegre, confermando anche in questa occasione la propria caratura umana e civile.

Ritengo importante che analogo atto venga adottato anche dal #ConsiglioRegionale del #FVG e ci faremo pertanto portatori di una mozione in tal senso, non solo per difendere la persona di Patrick Zaki ma anche in omaggio al ricordo di #GiulioRegeni, vittima del medesimo brutale regime” ha dichiarato il consigliere regionale

Furio Honsell  di #OpenSinistraFVG.

Liliana Segre non sono  riuscita a isolare  l’immagine della senatrice Segre; per il momento quindi resta l’intero numero di Ho un Sogno

E prima di chiudere vengo a sapere e immediagamente copio

Liliana Segre presidente della commissione contro l’odio: standing ovation dei senatori

La senatrice a vita Liliana Segre è stata eletta presidente della commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio che si è riunita per la prima volta, dopo essere stata istituita nel nell’ottobre del 2019. Subito dopo la proclamazione è seguito un applauso di tutti componenti della commissione in piedi. “Sono profondamente emozionata perchè è tanto che penso che questa commissione sia qualcosa che sento profondamente e adesso cominciamo. Mi faccio da sola un grande coraggio per iniziare questo percorso, visto che ho 90 anni” ha dichiarato Segre

 

 

15 Aprile 2021Permalink

30 dicembre 2020 – In Italia, carceri per piccoli fantasmi

Oggi  – per cominciare con l’espressione di dignità di cui sono stati capaci tre senatori – propongo  il testo  dell’interrogazione  c he la senatrice Segre ha presentato il 17 scorso insieme ai colleghi  De Petris (gruppo Misto  – LEU) e Marilotti (Gruppo per le autonomie).

Atto n. 3-02185 (con carattere d’urgenza)
Pubblicato il 17 dicembre 2020, nella seduta n. 284

SEGRE , DE PETRIS , MARILOTTI – Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della giustizia. –

Premesso che:

a breve avrà inizio la campagna di vaccinazione di massa per arginare la drammatica pandemia in corso e tutelare il maggior numero possibile di cittadini e cittadine;

la campagna di somministrazione del vaccino è stata opportunamente organizzata secondo alcune riconosciute priorità: dal personale medico e infermieristico, alle persone di età superiore a sessant’anni, ai malati cronici e affetti da più patologie, ad insegnanti e forze di polizia e comunque a quanti vivano o lavorano in condizioni in cui è impossibile assicurare il distanziamento sociale;

appare, altresì, necessario comprendere anche le persone affette da fragilità o comunque in condizioni tali da comportare un’elevata complessità assistenziale, nonché beneficiarie dell’amministrazione di sostegno ai sensi della legge 9 gennaio 2004, n. 6;

considerato che:

nelle circa 200 carceri italiane vivono e lavorano oltre 100.000 persone, oltre a detenuti e detenute, anche operatori di Polizia penitenziaria, personale socio-sanitario, amministrativo e di direzione;

dai dati forniti dal Ministero della giustizia e ripresi dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà e dall’Osservatorio Carcere dell’Unione camere penali italiane, risultavano a metà dicembre 2020, 1.023 persone contagiate, per lo più asintomatiche, di cui solo 31 ospedalizzate. Mentre fra il personale amministrativo e gli agenti di Polizia penitenziaria risultano rispettivamente 810 e 72 contagiati;

appare drammaticamente evidente come il carcere, nonostante le misure predisposte per il contenimento, sia uno dei luoghi in cui sono più alte le possibilità di contagio e diffusione, anche all’esterno, del contagio stesso;

considerato infine che al momento, in ambito carcerario risulta prevista la prioritaria vaccinazione anti COVID soltanto del personale di Polizia penitenziaria, in quanto personale delle forze dell’ordine, previsione che per altro non tiene adeguato conto del fatto che lo Stato ha un preciso obbligo di garanzia nei confronti delle persone che sono affidate alla sua custodia durante tutto il periodo della detenzione negli istituti di pena,

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro in indirizzo non ritengano urgente la predisposizione di un piano vaccinale per detenuti e personale che lavora nelle carceri;

se non si ritenga altresì che, proprio per i rischi congeniti, l’insieme delle persone che vivono e lavorano nelle carceri debba essere inserito sin dall’inizio fra le categorie sottoposte con priorità alla campagna di vaccinazione.

Dai ricordi della senatrice Segre  al carcere per piccoli fantasmi

Ho cercato e trovato il testo dell’interrogazione dopo che questa mattina ne ho letto notizia su La Repubblica (link 1 in calce) dove  si può leggere una considerazione della senatrice Segre  a proposito dell’unica espressione di solidarietà che conobbe , quando uscì dal carcere di san Vittore per essere deportata,   e che le fu offerta dai carcerati.

E a questo punto mi permetto di segnalare  la solidarietà che può esprimersi – e si esprime per alcuni anche in buone pratiche – nella cura, nell’attenzione, nel richiamo ai diritti violati sul corpo visibile di adulti – o dei loro figli – ma è negata ai diritti di chi nasce in Italia, figlio di migranti irregolari.
Lo scrivo da più di dieci anni  inutilmente ma ora lo segnalo rifacendomi alla fonte che chiunque può consultare : “Undicesimo rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” (link 2 in calce – la nota che ricopio a pag. 50) dove nel cap. 3.1 si legge:
“sempre in riferimento alla Legge 94/2009, che ha introdotto il reato d’ingresso e soggiorno irregolare e successivo obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali incaricati di pubblico servizio, è emerso il rischio di mancata registrazione alla nascita per i minorenni nati in Italia da genitori privi di permesso di soggiorno. Nonostante la Circolare esplicativa n. 19/2009 del Ministero dell’Interno […] amministrativa, la Legge 94/2009 continua a essere in vigore, rischiando di indurre in errore genitori in posizione irregolare, portandoli così a non provvedere alla registrazione alla nascita dei figli, per paura di essere identificati”.

Ho sempre ritenuto indegna questa norma  che nega  un diritto fondamentale (e perciò universale) di chi nasce (anche)  in Italia e riduce scientemente i loro genitori alla paura, replicando consapevolmente un atteggiamento di molti italiani quando  la tessera del fascio si chiamava – ed era –  la “tessera del pane”.
E’  il valore aggiunto  della paura di madri e padri impediti a dire che il loro nato è il loro figlio.
A tanto silenzio si è associata la Conferenza Episcopale Italiana, riconosciuta autorevole  credo anche per opportunismo, che nelle conclusioni del Sinodo sulla famiglia del 2015 elencò  tutte le criticità possibili da porre all’attenzione del papa, escludendo con cura il riferimento ai nati in Italia cui una norma scellerata nega la famiglia (Link 3 – si veda il paragrafo n.26).
I piccoli nascosti vivono certamente come in un carcere, troppo piccoli per esserne consapevoli.
Chi li  vuole confinati a non  esistere sa che oggi significa anche non rientrare  fra coloro che possono essere vaccinati: i fantasmi non hanno muscoli in cui sia possibile infilare un ago.

Link 1

https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/12/17/news/liliana_segre_vaccino_covid_carcerati_interrogazione_milano-278793721/

Link 2

XIrapportoCRC2020_compressed.pdf

Link 3

Synod15 – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015) (vatican.va)

 

30 Dicembre 2020Permalink

27 marzo 2020 – La senatrice Segre: una signora che sa ma non l’abbiamo ascoltata

Dolore e sgomento nel pensare che un effetto del corona virus è quello di aver imposto a molte persone la morte in solitudine.
E qualche medico o infermiere cerca di dare parola con la voce strozzata di chi ha visto troppo a chi è morto solo (un dolore che non sappiamo e forse non vogliamo immaginare).
E al dolore che non sappiamo si aggiunge l’altro di chi non c’era e non poteva esserci per un saluto.
Fra noi – lontana perché la nostra sorte oggi è stare lontani dalle persone care – c’è una signora che può parlarci della morte in solitudine perché lei, molti anni fa , ha visto.
Era una ragazzina imprigionata nel lager per la colpa di essere nata. Aveva visto ciò che è impossibile immaginare e poi sarebbe stato impossibile da far capire: ce lo ha ricordato Primo Levi. Un elemento di solitudine in più.

E’ la senatrice Segre: “A tutti la cosa che fa più paura è di morire da soli”

Il portale Pagine Ebraiche 24 ha pubblicato ieri una conversazione con Liliana Segre, ripresa da Repubblica. La senatrice racconta le sue sensazioni di fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19. Una conversazione, più che un’intervista, come chiarisce lo stesso giornale.
“Sa cos’è: non ho niente di originale da dire, né la mia immaginazione, né la mia fantasia, né il mio buonsenso, né altro.. Sono abbastanza sbalordita da quello che succede. E la verità è che non c’è niente da dire. Forse in troppi parlano e dicono troppo”.
La Segre paragona la pandemia al diluvio universale. Racconta di aver chiesto a figli e nipoti di tenersi lontani e di essere molto prudente. E racconta anche tutto il suo sconforto, lei, sopravvissuta all’Olocausto, di fronte a quanto accade in Italia.
“Non posso dirle quello che vorrebbe sentirsi dire. Che mi sono buttata nella lettura, che approfitto di queste giornate, come ho letto fanno in molti, per mettere in ordine la casa, per ritrovare fotografie… Siccome lo faccio da tutta la vita, di ritrovare fotografie, di frugare nei cassetti della memoria, io ora non lo faccio. Adesso non faccio nulla, sono di una pigrizia spaventosa. Dormo; faccio le parole crociate, fantastiche perché non pongono il vero problema ma problemi più stupidi. E telefono. Mi telefonano in tanti, autorità e amici che da trent’anni non sentivo per sapere, come ha fatto lei, se sono ancora viva. Parlo con persone della mia età, ci trasmettiamo le nostre consapevolezze. E devo dire la verità, a tutti la cosa che fa più paura è di morire da soli. Io ho già visto quelli che morivano da soli, ma non credevo di essere ora anch’io in prima linea. È un grosso distacco, inimmaginabile”.                                                                     [fonte 1]
La voce di chi ha saputo rinascere
Molti parlano del domani e doverosamente si preoccupano degli aspetti economici di un futuro che in questo momento è difficile delineare. E’ giusto ma non basta.
La rinascita richiede il fondamento di un’etica condivisa, come fu nel dopoguerra.
Può dirci molto anche la voce di chi ha saputo rinascere se la sapremo ascoltare.
Il mese prossimo la senatrice Segre avrebbe dovuto parlare agli studenti in un incontro organizzato.
Sarebbe stato la chiusura non del suo dire ma del suo peregrinare instancabile per parlare, comunicare soprattutto ai giovani nelle scuole le ragioni di un doveroso mai più.
Aveva dato inizio a questo suo impegno a sessant’anni e così si era presentata in senato, dopo la sua nomina voluta dal Presidente della Repubblica
“Ritengo un mio grande dovere dare voce, dare luce a quei sei milioni di esseri umani che sono stati sterminati, non perché avessero fatto qualcosa ma per la colpa di esser nati”
In senato aveva proposto una legge che non venne discussa e che venne trasformata in mozione. Non sappiamo se dopo la tragedia del coronavirus ci sarà modo di realizzare quel percorso di : “Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” che la senatrice ci aveva aperto.
Nella nostra regione ci fu un tentativo per far  conoscere quella proposta. Ne avremmo potuto condividere il significato, ma il tentativo fu rifiutato e il rifiuto venne sigillato dal silenzio costante di una diffusa indifferenza.
In questo momento quel ricordo fa male .  Un virus il cui agire è ben lontano dall’essere concluso ha interrotto molto anche delle vite di tutti noi.
Erano parole, quelle della proposta della senatrice che, se comprese e condivise con lucida responsabilità, ci aiuterebbero a costruire condizioni che rendano possibile impegnarci a superare una situazione di difficoltà con la necessaria condivisione che non consente di aggiungere ingiustizia alla tragedia. Ne avremmo bisogno, ma abbiamo saputo dire no, con la lucidità che vuole trovare nell’altro il “nemico” , capro espiatorio di ogni difficoltà che sopraggiunga, lo strumento per rendere operativo l’odio per troppi ormai un fondamento di scelta politica che si è fatta convincente.
Avremo bisogno della parola di una signora saggia, che era riuscita a trasformare il dolore in una proposta di vita sapiente.
“Dopo” la ascolteremo?                 [fonte 2]

Potrà accompagnarci una canzone?
Io non mi intendo questo tipo di espressione ma provo a trascriverne le parole.
Ci sono incappata per caso e mi ha incuriosito.

Ci salveremo tutti LOREN
Abbiamo bisogno dei ricordi belli
Per tenere lontano quelli brutti
E di sapere che alla fine
Ci salveremo tutti
La strada che facciamo a memoria
è di qualcuno che racconti
La nostra storia
Senza vittoria
Dei consigli giusti
Delle amicizie sbagliate
Di emozioni forti
Per i nostri corpi.
Abbiamo bisogno di silenzio
Per cancellare le certezze
Perché non puoi fare discorsi nuovi
Con parole vecchie
Di qualcuno che ci porti fuori strada
Mentre sentiamo di affogare
In questo fluido che
Molti chiamano aria
Demagoghe degli scarabocchi
E di un motivo che ci dia ancora la
Forza per guardarci
Siamo più di una sigaretta da fumare
Di un tatuaggio da fare
Di un neo sul naso da cancellare
Siamo più di una sigaretta da fumare
Di un tatuaggio da fare
Di un neo sul naso da cancellare
Mi…
Fonte: Musixmatch

[fonte 1]
http://moked.it/blog/2020/03/24/segre-la-grande-paura-morire-soli/

[fonte 2] Le parole che non abbiamo voluto ascoltare si possono leggere con il link che segue
www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01067819.pdf

27 Marzo 2020Permalink

30 gennaio 2020 – L’indifferenza, custode dell’odio

“L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori”. Sono alcune parole della ‘definizione d’autore che la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah italiana, ha scritto per il vocabolario Zingarelli 2020”.

Giornata della memoria 2020 – Un commento di Daniele Garrone (biblista e pastore protestante valdese, docente di Antico Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia), tratto dal Sole 24 Ore – 26 gennaio 2020

Alle radici dell’odio. Il processo che portò il secolare antigiudaismo cristiano a mutare nell’ancora più aberrante antisemitismo, concepito nel mondo tedesco dell’Ottocento

Noi accecati dal disprezzo per gli ebrei
In Germania, ma non solo, l’ostilità contro gli ebrei ebbe un’impennata negli anni Ottanta del XIX secolo e da allora non smise di crescere, fino alla Shoah. Una delle sinistre parole propagandistiche che ebbero subito grande seguito fu «gli ebrei sono la nostra disgrazia», messa in circolo nel 1879 da Heinrich von Treitschke (18341896). Il giornalista Wilhelm Marr (1819-1904) introdusse il termine «antisemitismo», e anche questa invenzione ebbe tragicamente grande fortuna. Il pastore luterano e predicatore alla corte prussiana Adolf Stoecker (1835-1909), fondatore di un Partito cristiano sociale in funzione antisocialista, cominciò anch’egli ad additare negli ebrei la principale minaccia per la nazione e il popolo tedeschi. Sono gli inizi di una deriva che porterà alla politica razzista del governo nazista e al sostegno di massa che essa ricevette. Il resto è storia tragicamente nota.
La riflessione avviata dopo la seconda guerra mondiale e dopo la Shoah da parte delle chiese cattolica e protestanti fece emergere che il peso che gravava su di esse non consisteva solo nel tracollo morale di quei cristiani che avevano sostenuto l’antisemitismo razzista o lo avevano assecondato o ignorato: occorreva risalire più indietro, a quello che l’ebreo francese Jules Isaac chiamò «l’insegnamento del disprezzo».
Le pietre d’inciampo, che ricordano le vittime della Shoah, fanno impattare anche sulla storia della cristianità e mettono di fronte all’«antigiudaismo cristiano», fatto non soltanto di pregiudizi volgari e di esplosioni odio, ma anche di insegnamenti veicolati nelle prediche, nella catechesi e nella teologia; di norme restrittive e oppressive imposte da una società che si concepiva come «cristiana». Se parliamo di «antigiudaismo», distinguendolo dall’antisemitismo otto e novecentesco con la sua dimensione razzista pseudoscientifica, non è per minimizzare il primo, ma per individuarne con maggiore precisione i tratti.
Una visione negativa dell’ebraismo e l’emarginazione degli ebrei hanno dominato la società cristiana per secoli e secoli. Quando gli antisemiti di fine Ottocento indicano negli ebrei «la nostra disgrazia» e li accusano di essere un corpo estraneo e non integrabile, al tempo stesso numericamente infimo eppure potentissimo, al punto da costituire una terribile minaccia per l’integrità del «popolo» e un pericolo per lo Stato, dirigono i loro strali contro un bersaglio a cui erano già state attribuite quelle stesse fattezze in secoli di polemica cristiana.
Per tutto il Medioevo, gli ebrei furono costretti da autorità cristiane a condurre un’esistenza ai margini della società, bollati da contrassegni che li rendessero identificabili, tollerati per convenienza oppure arbitrariamente espulsi, esclusi dalla maggior parte delle professioni, talora esposti alle aggressioni di folle che li ritenevano colpevoli di avvelenare pozzi, di profanare ostie per ripetere l’oltraggio a Cristo o di rapire e uccidere bambini cristiani per scopi rituali.
Questa misera esistenza imposta agli ebrei dal mondo «cristiano» veniva interpretata in base alla nozione di «popolo testimone», che risale a Sant’Agostino di Ippona: questa è la condizione degli ebrei perché questo è il castigo divino per il loro rifiuto del messia e per la sua morte, di cui sono ritenuti responsabili in solido, come popolo «deicida». Non devono scomparire, ma rimanere in questa condizione per testimoniare del trionfo della chiesa; l’errore e la colpa di cui pagano il fio devono, per contrasto, far emergere la superiorità del cristianesimo e attestarne la verità. È il messaggio che illustrano, in varie cattedrali medioevali (ad esempio, le cattedrali di Notre-Dame a Parigi, di Friburgo in Brisgovia, di Strasburgo; il duomo di Bamberga) le statue di due donne contrapposte: umiliata, accecata perché non riconosce la verità, la sinagoga; fiera e incoronata, la chiesa. Quello che era il popolo eletto viene considerato reietto, soppiantato dalla Chiesa che lo ha sostituito ed è divenuta il nuovo, anzi il vero, Israele.
Si insegna che una sola lettura delle Scritture ebraiche, il nostro Antico Testamento, è legittima: quella che porta a Cristo. È la rivendicazione dell’interpretazione cristiana della Bibbia ebraica come unica legittima che conduce Martin Lutero – che aveva promosso, in sintonia con l’Umanesimo, l’accesso al testo ebraico dell’Antico Testamento – alle sue drastiche affermazioni antiebraiche (Gli ebrei e le loro menzogne, 1543): travisano le Scritture, sono blasfemi, dunque non possono essere tollerati in mezzo alla cristianità; se ciò avvenisse, i cristiani sarebbero corresponsabili e ne dovrebbero rendere conto il giorno del giudizio. Di lì a poco, con la bolla Cum nimis absurdum (1555) di Papa Paolo IV, la Controriforma farà un ragionamento analogo: poiché è del tutto inconcepibile che gli ebrei, condannati da Dio alla schiavitù per il loro errore, vivano in mezzo ai cristiani, devono essere segregati in un quartiere chiuso: è la nascita dei ghetti.
Il bagaglio di preconcetti e stereotipi negativi che riassumiamo con il termine «antigiudaismo» ha fatto parte per secoli e secoli del bagaglio culturale del «cristiano qualunque», veicolato com’era nei discorsi «normali», nelle chiese e nel quotidiano, nella teologia come nell’immaginario. Quando entrarono in azione i personaggi di fine Ottocento citati all’inizio, la categoria dello «ebreo» esisteva già, anzi aveva radici secolari. Bastava ravvivarla nel contesto di un mondo che si andava industrializzando e urbanizzando e perciò era attraversato da fermenti sociali inediti; un mondo in cui i nazionalismi si rafforzavano proiettando risentimento contro un presunto elemento «estraneo», dissolutore dell’anima popolare sul fronte interno.
Dopo la Shoah, dapprima con fatica e poi con maggiore risolutezza e incisività, le chiese hanno cominciato a fare i conti con la storia tragica del loro rapporto con il popolo ebraico: pietre miliari sono la dichiarazione conciliare Nostra Aetate n. 4 in ambito cattolico-romano e pronunciamenti di sinodi di chiese protestanti.
Sempre di più, i vari aspetti del rapporto tra cristiani ed ebrei sono oggetto di indagini approfondite. Ne è un esempio il volume che verrà presentato a Milano domani 27 gennaio alla Scuola della cattedrale, dedicato ad alcuni degli esponenti dell’esegesi storica e critica sviluppatasi, prima in ambito protestante e soprattutto in Germania, a partire dall’Illuminismo. Ne emergono vari tratti: da visioni del giudaismo come decadimento rispetto all’ebraismo biblico, come angusto particolarismo contrapposto all’universalismo cristiano, fino a teologi che sostennero l’antisemitismo nazista, come nei casi di Rudolf Kittel e di Walter Grundmann; ma anche approcci più simpatetici, legati però al proposito di convertire gli ebrei. Un importante case study che si aggiunge ad altre ricerche, il cui numero cresce, e che devono continuare, non per additare dei colpevoli, ma per essere sicuri di essere cambiati noi.

L’analisi storica è essenziale, ma non esaurisce il compito che attende i cristiani: si tratta di nuovo del bagaglio di ogni «cristiano qualunque»: la conoscenza deve prendere il posto del pregiudizio o del sentito dire, il rispetto deve sostituire il sospetto e la polemica; la solidarietà con chi rimane altro da noi, eppure ci è così vicino, deve soppiantare l’inimicizia. Tanto più urgente di questi tempi, in cui in tutta Europa molti discorsi, amplificati dai social, assomigliano in modo preoccupante a quelli degli anni Venti e Trenta del secolo i cui errori e orrori credevamo sepolti per sempre.
Daniele Garrone

Giornata della memoria 2020 – Un commento di Daniele Garrone, docente di Antico Testamento (Facoltà Valdese di Teologia), tratto dal Sole 24 Ore

Si veda anche (i miei commenti fra qualche giorno)

2 novembre 2019.  Liliana Segre, una senatrice che si fa ostacolo all’indifferenza
Vi prego di prendere in considerazione la foto di Willi Brandt)
https://diariealtro.it/?p=6963

17 luglio 2019   Al Segretario di stato vaticano è noto il problema del certificato di nascita, negato ai nati in Italia, figli di sans papier
https://diariealtro.it/?p=6730

30 Gennaio 2020Permalink

12 gennaio 2020 – Attendendo il 27 gennaio: giorno della memoria.

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria

Un primo segnale in attesa del 27 gennaio.
Il segretario della Lega M. Salvini ha invitato la senatrice Segre al convegno ‘Le nuove forme dell’antisemitismo’ che si svolgerà il 16 gennaio a Palazzo Giustiniani, ma Liliana Segre, non potrà essere presente perché “impegnatissima” tutto il mese a Milano con le iniziative per il Giorno della Memoria.
Traggo la notizia da un comunicato Ansa di ieri di cui riporto in calce il link      [Nota 1]

Voglio sottolineare la competenza e l’eleganza della senatrice Segre ricopiando le sue parole: “Ritengo che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose”. “Questa visione – aggiunge – mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti ad indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia”.
Una gran donna, nominata senatrice a vita il 19 gennaio 2018, il 26 giugno dello stesso anno aveva presentato la sua proposta di legge S362 “ Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”.
Quella proposta decadde con il primo governo Conte ma nel secondo (data del giuramento 5 settembre 2019) è stata approvata nella forma di istituzione di una Commissione speciale (30 ottobre 2019), conforme al dettato della proposta decaduta.
La Commissione – a quanto ho capito – eserciterà un monitoraggio sui fenomeni di intolleranza, oltre ad avere compiti di stimolo legislativo con una attenzione particolare allo hate speech, le male parole che diventano fatti carichi di consenso. E’ accaduto nel passato, accade nel presente .

Una cascata di date per orientarci nelle vicende del Consiglio Regionale del FVG
Il consigliere regionale del FVG Furio Honsell il 29 febbraio 2019 aveva presentato Mozione n. 55 “Sulla necessità di completare l’iter e approvare al più presto il Ddl nazionale S. 362”.
La mozione venne respinta nella seduta N° 83 del 26/06/2019.
Vale la pena a questo punto ricordare il testo della rivoluzionaria, proposta del consigliere Honsell, dinamite verbale che la rendeva inaccettabile: “ attivare politiche di sensibilizzazione e promozione sul territorio regionale anticipando in tal modo i contenuti e il senso della proposta legislativa della senatrice Segre, con la finalità di ribadire e rafforzare la tradizione di civiltà e apertura della nostra comunità regionale”.
L’intreccio di date che sono andata a verificare è un segnale interessante che indica come su temi fondanti, che si pensa di poter spazzolare con un ostentato disinteresse non privo di qualche volgarità anche nell’abbigliamento, da molte parti (ohimè non solo da parte di chi si colloca in obbedienza salviniana) si navighi a vista dopo aver perso gli occhiali.

Infatti la Mozione Honsell, bocciata in giugno 2019, è pienamente conforme allo spirito e al testo della Commissione speciale approvata dal Senato il 31 ottobre dello stesso anno.
Confesso che le date messe in fila mi fanno riflettere (ma mi fanno anche ridere tanto più quando sperimento i fastidi che la mia insistenza procura a chi potrebbe parlare e tace e pensa di rabbonirmi con atteggiamenti di bonario consenso).

Testarda (ma la sclerotizzazione è una caratteristica della tarda età che necessariamente mi appartiene) non posso corrispondere agli inviti a non ripetermi, a non riproporre sempre lo stesso argomento. Che altro fare alla mia età?
La mia fastidiosa argomentazione ripetitiva riguarda gli ostacoli creati dalla legge 94/2009 in opposizione alla richiesta di registrazione di dichiarazione di nascita di nati in Italia se figli di migranti non comunitari privi di permesso di soggiorno.
Spero che qualcuno si faccia carico di promuovere una verifica della correttezza di comportamento agli sportelli dei comuni italiani che (e lo ha ribadito la brava ministra Lamorgese) devono rispettare una circolare che interpreta la legge sopracitata affermando (relativamente alla lettera g del comma 2 dell’art.1) il contrario di quanto la legge 94/2009 dice.      [Nota 2 ]

Per fortuna – a ricordarci fondamenti di civiltà ben presenti nella Costituzione ci sono le ammirevoli sardine (che oggi saranno in piazza Duomo ad Aviano e, a quanto leggo, hanno scoperto la simbologia coraggiosa del silenzio) ma c’è anche la parola di una donna giovane, consigliera comunale a Udine che ha presentato un documento “mozione di sentimenti” che è stato approvato all’unanimità.
Lo ricopio confortata e ammirata e ringrazio la consigliera Eleonora Meloni.

“Antisemitismo: Meloni, importante voto unanime a Udine
Con la votazione all’unanimità della mozione di sentimenti, la città tutta ha espresso la sua solidarietà e vicinanza alla senatrice Liliana Segre.
“Non possiamo pensare di rimanere indifferenti di fronte all’odio, all’intolleranza, il razzismo, l’antisemitismo e ai pregiudizi che circolano tanto in rete quanto nella realtà, e come amministratori locali abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce, prendere una posizione chiara, netta e far giungere tutto il nostro sostegno a Liliana Segre.
Ci uniamo così al percorso che Segre ha dato avvio in Parlamento, con l’istituzione della Commissione straordinaria di contrasto dei fenomeni d’intolleranza e razzismo e dare l’esempio ai cittadini che rappresentiamo. Abbiamo un obbligo morale di riconoscenza nei confronti di Liliana Segre per l’importante opera di divulgazione per mantenere viva la memoria, raccontando l’indifferenza e gli orrori della Shoah e dell’Olocausto, di tutti i deportati e di coloro che negli anni non hanno mai smesso di mantenere viva la memoria.
La città di Udine, Medaglia d’Oro al valore militare, è stata retta da un altro ebreo deportato, il sen. Elio Morpurgo. Con questa votazione unanime, proprio nell’Aula da lui un tempo presieduta, abbiamo dato idealmente voce anche al Sen. Morpurgo, prendendo così una posizione chiara contro ogni forma di odio, intolleranza e antisemitismo”.

Domenica prossima un percorso definito seguirà l’itinerario di pietre d’inciampo che proprio quel giorno verranno inserite per concludersi davanti alla casa che fu del Senatore Morpurgo.

Nota 1
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/01/11/segre-da-forfait-a-invito-salvini-sono-impegnatissima_1c9e4ef3-5020-4413-a091-c8e9136989b2.html
Nota 2
https://diariealtro.it/?p=6937

12 Gennaio 2020Permalink

23 novembre 2019 – Guardare avanti a 90 anni

Liliana Segre: «Sono pronta a guidare la commissione contro l’odio.
Il gesto di Ezio Greggio? Un fiore raro»
La senatrice: stanca ma non mi arrendo. Insulti, scorta: la mia vita cambiata a 89 anni di Alessia Rastelli

«La tentazione di abbandonare il campo ogni tanto si affaccia. Se a quasi 90 anni finisci bersagliata da insulti, sotto scorta, senza più la vita semplice e riservata di prima, credo sia normale chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. Però dura poco, non sono una che si arrende facilmente».

Quindi, senatrice Segre, sarà presidente della Commissione contro l’odio, nata su sua iniziativa?
«Se me lo propongono, sono dell’idea di dire sì. Sono stata in dubbio e certo il calendario degli anni non va indietro. Ma io credo in questa Commissione, dunque spero di reggere».

L’astensione del centrodestra proprio sulla «sua» Commissione lo scorso 30 ottobre. E poi lo striscione di Forza Nuova apparso a Milano vicino al teatro in cui stava parlando, l’assegnazione della scorta, i messaggi d’odio e le polemiche di chi li mette in dubbio, l’incontro con Matteo Salvini trapelato anche se sarebbe dovuto restare riservato. Sono state settimane faticose per Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, dove fu deportata a 13 anni, senatrice a vita nominata da Mattarella il 19 gennaio 2018.
Al Corriere rilascia la prima intervista dopo quasi un mese di silenzio.

Come si sente dopo quello che è successo?
«Sono esausta. Troppa esposizione, troppo odio, troppe polemiche, troppa popolarità, troppo tutto. Alla mia età mi trovo a condurre un’esistenza che non avrei mai immaginato».

La sua vita è cambiata con la scorta?
«Né io né i miei familiari abbiamo chiesto nulla. Il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico della Prefettura di Milano ha ritenuto di garantirmi una tutela, che è una forma di protezione più blanda della scorta. Naturalmente sono rimasta di stucco: a quasi 90 anni e per la sola colpa di essere una sopravvissuta alla Shoah e di esporre pacatamente i miei convincimenti, c’è bisogno che sia tutelata la mia sicurezza. È certo un condizionamento nella vita privata e mi disturba l’idea di essere un peso per lo Stato, però i carabinieri che mi accompagnano sono ragazzi meravigliosi che mi hanno adottata come una nonna, non solo con professionalità, ma anche con affetto».

Lei ha raccontato più volte nelle sue testimonianze la forza di continuare a vivere, ridotti a scheletri, nel gelido inverno del lager. Nasce da lì la forza di oggi?
«Ho passato quarantacinque anni, dopo la guerra, a macerarmi nel rimorso di non riuscire a parlare. Poi a 60 anni ho trovato le parole per fare il mio dovere. Per decenni ho rivissuto gli incubi del passato pur di testimoniare nelle scuole, nella speranza che anche un solo studente accogliesse il mio doloroso dono.
Oggi, grazie alla scelta stupefacente del presidente Mattarella di nominarmi senatrice a vita, posso raggiungere milioni di persone. Se smettessi avrei una vita più serena, ma non sarei in pace. E poi la darei vinta proprio agli odiatori».

Cosa risponde a chi critica la «Commissione Segre»? C’è chi parla di «bavaglio».
«Mi sembra una barzelletta: “Qual è il colmo per un’ebrea sefardita? Diventare il capo dell’Inquisizione spagnola”. Ma figuriamoci! Sono arrivati al paradosso di ribattezzarla con tono demonizzante “Commissione Segre-Boldrini” gli stessi partiti che nella passata legislatura, alla Camera, avevano approvato all’unanimità le conclusioni della Commissione Jo Cox, cioè la vera “Commissione Boldrini”. Siamo seri. La Commissione che ho proposto non può giudicare né censurare nessuno e non può cambiare le leggi. Si tratta di studiare un fenomeno, di avanzare proposte su un problema per cui tutti, anche gli esponenti dell’opposizione quando parlano a telecamere spente, si dichiarano allarmati. L’odio in rete dilaga. La convinzione di agire in una zona franca e nell’anonimato sta producendo un imbarbarimento, una sorta di bullismo su larga scala, che le leggi esistenti non riescono a contenere».

Anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni dicono di essere bersagliati.
«Colgo l’occasione per esprimere loro solidarietà. Sarò un’illusa, ma continuo ad auspicare che tutti si uniscano in un impegno bipartisan per prevenire le epidemie dell’odio. Io ho sperimentato i danni che possono produrre».

Da più parti, dopo l’astensione sulla Commissione contro l’odio, il razzismo, l’antisemitismo che lei ha proposto, il centrodestra ha ribadito l’«amicizia per Israele». I due aspetti sono collegabili?
«Sono argomenti separati. Mi ha fatto piacere ricevere il messaggio affettuoso del presidente Reuven Rivlin, anche se non potrò andare in Israele perché i viaggi lunghi mi affaticano. Succede spesso che mi chiedano di prendere posizione sul conflitto israelo-palestinese, ma non lo accetto. Non voglio mischiare temi diversi. Non sono un’esperta ed escludo di dover rispondere, in quanto ebrea, di quello che fa Israele. Il mio disagio fu espresso magistralmente da Clara Sereni in un articolo su l’Unità, La colpa di essere Ebrea, del 16 gennaio 2006. Raccontava di essere stata costretta a esprimersi sulla questione mediorientale e di avere dovuto quasi giustificarsi di essere ebrea. “Non dovrei più farlo”, sottolineava. Fatta questa premessa, anche io ho le mie idee: ho un grande rimpianto per Yitzhak Rabin e ho molto sperato di vedere la pace basata sul principio “due popoli, due Stati”. Ormai posso solo sperare che la vedano i miei figli».

Anche sui messaggi di odio contro di lei sono stati avanzati dubbi.
«Sapevo poco di questi messaggi perché non sono iscritta ai social network e i miei figli avevano deciso di risparmiarmi tali miserie. Dopo il rapporto dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea, ho dovuto occuparmene ed è stato molto sgradevole. Per le oscenità che ho dovuto vedere. Ma anche perché, facendo leva sul numero dei messaggi, “200 al giorno”, scaturito da un’inesattezza giornalistica, si è scatenata una campagna negazionista in cui non solo veniva contestato quel numero, ma l’esistenza stessa delle espressioni di odio. Scopo: far passare tutti per visionari o speculatori».

Come stanno davvero le cose?
«I messaggi non solo esistono, ma sono una valanga. Nessuno può dare numeri attendibili perché occorrerebbe monitorare milioni di pagine Facebook, Twitter, Instagram, siti, blog. Quello che emerge è un campione, la punta dell’iceberg. Sono stati registrati picchi in corrispondenza di una mia maggiore esposizione. Il meccanismo è questo: qualcuno inizia postando un attacco contro di me spesso veemente, non necessariamente di cattivo gusto, ma da lì parte la ridda dei commenti che si trasforma in una gara di esternazioni triviali, truci, immonde: decine, a volte centinaia, sotto ogni singolo post. Abbondano gli auguri di morte, gli insulti, il rammarico perché “i nazisti non hanno finito il lavoro”, l’accusa di essere una vecchia rimbambita e manovrata “dai comunisti”. Poi ci sono quelli più specifici».

Di cosa si tratta?
«Ho ricordato di essere stata clandestina e mi hanno scritto: “Parli così fino a quando non trovi un immigrato che ti stupra vecchiaccia”. Ho ricordato lo sterminio dei rom e mi hanno augurato di avere la casa svaligiata dagli zingari. Poi ci sono i qualunquisti indignati per “un’altra da mantenere”, gli antisionisti fanatici che mi ritengono complice della “Shoah dei palestinesi”, perfino frange animaliste che postano la mia foto di vent’anni fa in pelliccia e dicono che sono come i nazisti perché approverei le torture sui visoni».

Si moltiplicano i Comuni che vogliono darle la cittadinanza onoraria. Ma ci sono anche amministrazioni che si rifiutano.
«Tra le innumerevoli manifestazioni di affetto, ci sono le decine e decine di Comuni, retti da maggioranze di diverso orientamento, che mi vogliono conferire la cittadinanza. Mi dicono che alcune iniziative hanno risvolti strumentali. Io non me ne curo, presumo la buona fede. Così fin qui le ho accolte onorata, preoccupandomi solo — per non apparire maleducata — di avvisare che, alla mia età, non posso andare a ricevere gli attestati. Però anche questo sta diventando un nuovo terreno di battaglia di cui farei a meno».

A Sesto San Giovanni il sindaco ha detto che lei «non ha a che fare con la storia della città». A Biella Ezio Greggio ha rinunciato alla cittadinanza onoraria dopo che era stata negata a lei.
«Avere creato imbarazzo a quelle giunte mi dispiace. Il caso di Biella è stato però l’occasione di ricevere un fiore raro come il gesto di Greggio, che è molto più di una cittadinanza».
A Napoli lei stessa ha fatto un passo indietro...
«In quel caso non c’è stata una proposta dell’amministrazione comunale, ma la strumentalizzazione di un’assessora. Per rispondere alle critiche sulle sue dichiarazioni di odio verso Israele, ha detto: “Allora facciamo la Segre cittadina onoraria”. Io amo moltissimo Napoli, la prima città italiana insorta contro i nazisti, ma non mi presto come scudo umano per levare dall’imbarazzo l’assessora».
Ieri ha accolto Giuseppe Conte al Memoriale della Shoah di Milano. Cosa vi siete detti?
«Il premier ha voluto vedere tutto e ha sforato di almeno mezz’ora sui suoi programmi perché si è fatto spiegare ogni dettaglio».

L’avere votato la fiducia al governo giallo-rosso può aver pesato sulle critiche delle settimane scorse?
«Non faccio parte della maggioranza, sono indipendente e decido volta per volta. Avrei preferito confermare l’astensione come per il primo governo Conte, ma ho sentito dentro di me un campanello d’allarme e ho deciso in coscienza per l’interesse del Paese».

Qual era l’allarme?
«Si era creato un clima parossistico di continue forzature, con le emergenze artefatte a ogni arrivo di poche decine di disgraziati — questioni che oggi la ministra Lamorgese risolve con una telefonata —, con l’invocazione dei pieni poteri, con la preparazione di una specie di crociata. Credo che anche chi ha creato quel clima si sia poi reso conto di avere esagerato. Nella nuova ondata di odio che si è abbattuta su di me, mi hanno anche scritto: “Rispetta la nostra religione!”, quando sono l’Osservatore Romano e l’Avvenire a denunciare che è proprio l’abuso politico dei simboli religiosi a costituire una mancanza di rispetto».

Salvini è venuto a casa sua. Come è andato l’incontro?
«Non voglio dire nulla perché ci siamo impegnati entrambi alla riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche. In ogni caso incontrarsi e parlarsi, a maggior ragione tra due colleghi senatori e concittadini milanesi, più che un gesto di civiltà dovrebbe essere considerato un fatto normale».

È stata proposta la sua candidatura a presidente della Repubblica. Lei ha declinato.
«Ho grande stima per Lucia Annunziata e sono certa che abbia fatto quella proposta per manifestarmi apprezzamento e solidarietà. Tuttavia mi sono trovata, mio malgrado, ad essere già una figura sulla quale si concentrano fin troppi significati simbolici. Non è il caso di aggiungerne altri e di coinvolgermi in ambiti impropri. Alla presidenza della Repubblica deve stare un arbitro che abbia le energie per correre in mezzo al campo e che soprattutto abbia una sopraffina sapienza politica ed istituzionale, come il presidente Mattarella. Non una novantenne arrivata come una marziana sulla scena politica».

*****
Molti non vogliono vedere e ci sono comuni che non intendono darle la cittadinanza onoraria perché “manca il legame con il nostro territorio” (sic!)
In calce ricopio il link a un articolo di Repubblica che ne va un quadro ampio, cui seguirà quello che riporta all’articolo del Corriere
Segnalo in particolare l’ufficiale fuga dalla conoscenza della mia regione.
Ne ho scritto in questo blog il 31 ottobre scorso e ricopio
Anche la mia regione – FVG- non si sottrae all’indifferenza che è puntello solidale del peggio, di quel peggio che è incapace di applaudire a una testimonianza efficace di dignità..
L’11 settembre avevo pubblicato nel mio blog diariealtro il testo integrale di una mozione (n.55) presentata dal Consigliere Furio Honsell con cui chiedeva, tra l’altro di
« attivare politiche di sensibilizzazione e promozione sul territorio regionale anticipando in tal modo i contenuti e il senso della proposta legislativa della senatrice Segre, con la finalità di ribadire e rafforzare la tradizione di civiltà e apertura della nostra comunità regionale».
La mozione presentata il 19 febbraio 2019 è stata respinta il 26 giugno da aspiranti primi della classe cui nessuno può negare di essere fisicamente adulti.
I mezzi di informazione non ne hanno dato notizia .

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/11/22/news/liliana_segre_commissione_contro_intolleranza_razzismo-241623737/?ref=RHRS-BH-I241612835-C6-P18-S2.3-T1

https://www.corriere.it/cronache/19_novembre_22/liliana-segre-sono-pronta-guidare-commissione-contro-l-odio-3d975cf2-0ca7-11ea-89cc-e514bdace0f8.shtml

23 Novembre 2019Permalink

31 maggio 2019 – La prof sospesa in Senato con i suoi alunni , ospiti di Liliana Segre e Elena Cattaneo

Rosa Maria Dell’Aria e la sua classe, la II E incontrano le due senatrici a vita e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.      Segre ribadisce: “Cambiare nome alla scuola”    di TULLIO FILIPPONE

Non avevano mai provato un’emozione del genere gli studenti, 15enni dell’Iti Vittorio Emanuele III, che insieme alla professoressa Rosa Maria Dell’Aria hanno visitato, oggi, il Senato, dopo l’invito delle senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo. Sono arrivati a Roma la mattina presto, vestiti con giacca e papillon, i ragazzi della II E Informatica, a fianco della loro insegnante di storia e italiano, sospesa per non aver vigilato su un loro lavoro in power Point, dove una slide accostava le leggi razziali al decreto sicurezza
La mattina hanno visitato l’aula di palazzo Madama, dove hanno incontrato anche l’ex presidente della Repubblica e ora senatore a vita Giorgio Napolitano, a complimentarsi con i ragazzi “per il senso della memoria e della storia che li ha spinti” e il presidente del gruppo per le autonomie Julia Unterberger. Poi, nel primo pomeriggio, a palazzo Giustiani, l’incontro con le senatrici a vita Liliana Segre e Elena Cattaneo. “Ricordare quello che è successo e a cosa ha portato sia fondamentale per non perdere mai di vista l’importanza di difendere valori essenziali come la libertà d’insegnamento e quella di parola”, ha detto la senatrice Segre,  sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. E in sala c’erano anche i senatori Piero Grasso e Mario Monti.

“E’ stata un’emozione grandissima – dice la professoressa Dell’Aria, che nella sala Zuccari anche ripercorso i motivi che hanno portato all’iniziativa di realizzare il video poi proiettato. “Lo studio della storia -ha sottolineato- non deve essere sterile e alcuni alunni hanno trovato che alcune parti del decreto sicurezza potevano ledere alcuni diritti fondamentali”. La senatrice Segre, invece, ha chiesto nuovamente che l’Iti Vittorio Emanuele III, che porta il nome del re che promulgò le leggi razziali, cambi nome: “Cancellare quel ‘Vittorio Emanuele III’ non deve essere un lavoro difficile, basterebbe togliere un numero romano. Se dopo tanti anni sono ancora molti gli istituti intestati a Vittorio Emanuele III vuol dire che c’è un preoccupante vuoto di memoria e di sentimenti”.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/05/31/news/la_prof_sospesa_con_i_suoi_alunni_in_senato_ospiti_di_liliana_segre_e_elena_cattaneo-227677337/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P10-S1.4-T2

I precedenti visti dal blog

17 maggio – https://diariealtro.it/?p=6600
24 maggio – https://diariealtro.it/?p=6609
25 maggio – https://diariealtro.it/?p=6615
27 maggio – https://diariealtro.it/?p=6617
27 maggio – https://diariealtro.it/?p=6622
30 maggio – https://diariealtro.it/?p=6625

31 Maggio 2019Permalink