1 novembre 2025_ Dobbiamo ricordare Yitzhak Rabin

ISRAELE – “Ritorno alla piazza”, nel nome di Yitzhak Rabin

Pubblicato in Israele il 30/10/2025

Nelle piazze, nelle scuole, nelle istituzioni, Israele si prepara a ricordare Yitzhak Rabin. A trent’anni dal suo assassinio a Tel Aviv per mano di un giovane fanatico al termine di un’affollata iniziativa a sostegno del processo di pace, l’eredità morale e politica del due volte primo ministro e firmatario degli Accordi di Oslo, sarà al centro di varie iniziative. Lunedì 3 novembre alle 15, nella data ebraica della sua uccisione, è in programma una cerimonia di stato promossa dal governo al cimitero nazionale sul Monte Herzl a Gerusalemme, dove Rabin è sepolto accanto alla moglie Leah. Nel 2024, su richiesta dei familiari, quella e le altre onoranze annuali alla Knesset e nella casa del presidente d’Israele non si tennero per via della guerra. Dopo cinque anni di sospensione causa Covid, lavori di ristrutturazione, il protrarsi del conflitto, tornerà anche a svolgersi l’annuale commemorazione in quella che un tempo si chiamava piazza Re d’Israele e che dopo quella notte di sangue ha preso il nome di piazza Yitzhak Rabin. La cerimonia promossa dall’organizzazione Hozrim LeKikar (Ritorno alla piazza), in raccordo con la municipalità di Tel Aviv, inizierà sabato 1 novembre alle 19.30, al termine dello Shabbat. Come la grande manifestazione del 4 novembre di 30 anni fa, che sarà rievocata trasmettendo l’ultimo intervento di Rabin. Leggenda dell’esercito, principale artefice della vittoria di Israele nella Guerra dei sei giorni, Rabin aveva dichiarato di credere «in una possibilità di pace» con i palestinesi, perché «ho sempre pensato che la maggior parte delle persone desideri la pace e sia pronta a correre rischi per la pace». Rabin aveva anche ammonito sulla violenza che «erode le basi della democrazia israeliana: deve essere condannata e isolata, questa non è la via dello Stato di Israele». Il timore delle forze di sicurezza è che entrasse in azione un terrorista palestinese, anche perché in quei mesi molti attentati avevano insanguinato Israele. A colpire a morte il primo ministro fu invece un ebreo fondamentalista, che riteneva Rabin un “traditore”.
Gli organizzatori hanno diffuso una prima lista di partecipanti all’evento: troviamo il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid, il leader dei Democratici Yair Golan, l’ex ministra degli Esteri Tzipi Livni. Ci saranno anche il rabbino Benny Lau e l’ex ostaggio Gadi Mozes. E tra gli altri l’artista Dana International, vincitrice dell’Eurovision Song Contest nel 1998. Alle 21.42, l’ora in cui Yigal Amir sparò quei tre colpi, si terrà un minuto di silenzio. Concluderà la cerimonia l’esecuzione di Shir LaShalom, brano simbolo del movimento pacifista che Rabin intonò in quell’ultima sera di vita. In una nota, Hozrim LeKikar definisce quello attuale «un momento di prova per la società israeliana, che deve tornare in piazza e restare unita, nella speranza e nella riconciliazione». Secondo un sondaggio del Jewish People Policy Institute (JPPI) pubblicato mercoledì, il 52% degli israeliani ritiene che vi sia una alta probabilità che un altro primo ministro o un personaggio pubblico di alto livello venga assassinato in Israele, il 29% considera la possibilità bassa, mentre il 12% pensa che il rischio non sussista

ISRAELE – “Ritorno alla piazza”, nel nome di Yitzhak Rabin – Moked

 

Prima di lasciare Israele nel 2005  andai a salutare quel monumento nella piazza Rabin a Tel Aviv
Sapevo che sarebbe stata la mia  ultima visita . Non potevo pensare di ripetere il mio impegno di volontariato in Palestina, un’esperienza entusiasmante  in un ambiente generosamente  organizzato per lavorare bene. Avevo un ufficio, una scrivania attrezzata : una meraviglia ma dovevo ricordare che tutto il resto era a mio carico e soprattutto la continuità avrebbe richiesto altre competenze da parte mia, a partire da quelle linguistiche. Avevo imparato quello che avrei potuto fare … con qualche anno di meno.

 

1 Novembre 2025Permalink

1 ottobre 2025 _ Calendario di ottobre

01 ottobre 2017 –      Muore il poeta friulano Pierluigi Cappello

02 ottobre – ……        Giornata internazionale della nonviolenza

02 ottobre 1868 –      Nascita di Gandhi

02  ottobre  2025 –     Patatrac Flotilla

03 ottobre-                  Giornata del Migrante

02 ottobre 2025        Yom  Kippur 5786              [nota 1]

03 ottobre 1935 – .    L’Italia invade l’Etiopia…… [nota 2]

03 ottobre 1990 – ..   Riunificazione della Germania

03 ottobre 2013 – .     Strage di 366 migranti  a Lampedusa.

06 ottobre 1973 – .     Guerra del Kippur

06  ottobre 2023  –     Premio Nobel per la pace a Narges Mohammadi
…………………………………………………………..……[nota 3  ]

06  ottobre 2024-    Sukkot  (festa delle capanne)   [nota 4  ]

07 ottobre 2001 -…   Inizio guerra USA contro l’Afghanistan

07 ottobre 2006 – … Assassinio della giornalista Anna Politkovska

07 ottobre 2023 –     Attacco terrorista di Hamas al confine di Israele –
………………………….-  striscia di Gaza
……………………… Operazione diluvio al-Aqṣā            [nota  5]

08 ottobre 1963 -…. Nella notte catastrofe del Vajont

09 ottobre 1967 -….  Uccisione di Ernesto ‘Che’ Guevara in Bolivia

10 ottobre   – ………….Giornata mondiale contro la pena di morte

10 ottobre 2015 – … Strage ad Ankara. Bombe su corteo pacifista

10 ottobre 2019 -.     Premio Nobel per la pace 2019: Abiy Ahmed Ali,
…………………..……….primo ministro dell’Etiopia.               [nota  6]

11 ottobre 1962 – … .Apertura del Concilio Vaticano II

11 ottobre 2011 -….. Giornata internazionale  delle bambine .[nota 7]

12 ottobre – ………..Columbus day – Giornata della resistenza
……………………………….indigena

13 ottobre ……………Giornata nazionale delle vittime   degli
…………………………….Incidenti sul lavoro –istituita nel 1950

13 ottobre 2022-     Inizio  XIX legislatura della Repubblica Italiana

14 ottobre 1964        Premio Nobel per la pace a Martin Luther King
……………………………assassinato il 4 aprile 1968

14 ottobre 1979 – ……Prima marcia per i diritti dei gay negli USA

15 ottobre 1582 -.. ….Entra in vigore il calendario gregoriano

16 ottobre 1943 – ……Rastrellamento nazista nel ghetto di Roma

18 ottobre 1964 -…….Muore il card. Lercaro

19 ottobre 1968 – …  Muore Aldo Capitini

19 ottobre 1960 -……La Mauritania ottiene l’indipendenza dalla
……………………………..Francia

20 ottobre 2011 – ……Spagna: l’ETA depone le armi…      [nota 8]

20 0ttobre 2011 – …….Libia: uccisione di Ghedaffi

21 ottobre 1945 – ……..Francia: le donne votano per la prima volta

22 ottobre 2024 –         Muore Gustavo  Gutierrez

23 ottobre 1915 -……   A New York 30.000 donne chiedono il diritto
……………………………… di voto

24 ottobre 1945 -……. Nasce l’Organizzazione delle Nazioni Unite

24 0ttobre 2005 – ….. .Morte di Rosa Parks

25 ottobre 1936 – …… Hitler e Mussolini creano l’Asse Roma-Berlino

25 ottobre 1996 -……..Irlanda. Chiusura dell’ultima lavanderia
……………………………….Magdalene

26 ottobre 1954 – ….. .Ritorno di Trieste all’Italia…………     [nota 9]

27 ottobre 1479 – ….. Nascita di Erasmo da Rotterdam

27 ottobre 2020 – …… Diciannovesima giornata del dialogo
………………………………cristiano-islamico

28 ottobre 1922 -…….. Marcia su Roma

29 ottobre 1923 -…….. La Turchia diventa Repubblica indipendente

30 ottobre 2016 –          Nuova scossa terremoto.   Norcia: crollo della
……………………………….cattedrale di san Benedetto

31 ottobre – …………… Le chiese protestanti celebrano la festa della
……………………………..Riforma

31 ottobre 1517 -…….. Lutero affigge le sue 95 tesi sulla porta del
………………………………duomo di  Wittemberg

31 ottobre 1967 – …….Primo numero di Adista dal cui calendario
……………………………….nasce il  primo nucleo di questo calendario.

 

NOTE

 [nota 1 ]    Yom Kippur: il giorno dell’espiazione  5786
Si celebra nel mese di Tishri    Considerata la festività più solenne del calendario ebraico, Yom Kippur è un giorno di digiuno e preghiera dedicato alla riflessione, al pentimento e alla riconciliazione con Dio e con il prossimo.
È un momento di introspezione e di preghiera, in cui si suona lo shofar (corno di montone) per richiamare i fedeli al rinnovamento spirituale

[nota 2]  3 ottobre 1935 L’Italia invade l’Etiopia
Un breve promemoria in Enciclopedia-Italiana
https://ww.treccani.it/enciclopedia/guerra-italo-abissina_(Enciclopedia-Italiana)/

[nota 3] “La sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e di libertà“, con questa motivazione è stato assegnato a Oslo il premio Nobel per la Pace a all’attivista iraniana per i diritti umani Narges Mohammadi.

[ nota 4 ]  Sukkot  (festa delle capanne)
La festa di Sukkot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il lungo viaggio verso la terra promessa, pellegrinaggio durante il quale gli ebrei vivevano in capanne, le “sukkah” (“capanna” in ebraico).

[nota 5]  L’ attacco di Hamas a Israele del 2023, ovvero Operazione Diluvio اal-Aqṣā, è consistito in una serie di attacchi di gruppi armati, provenienti dalla Striscia di Gaza, con conseguente uccisione di 1200 civili e militari israeliani, e nel rapimento di circa 250 di questi, avvenuto il 7 ottobre 2023 nel territorio di Israele, pianificato e operato da Ḥamās, con il sostegno di altre milizie palestinesi.

[nota  6] …Il premio Nobel per la Pace 2019 è stato assegnato Abiy Ahmed Ali,
primo ministro dell’Etiopia, “per i suoi sforzi nel raggiungere la pace e
la cooperazione internazionale, e in particolare per le sue iniziative decisive
per risolvere i conflitti lungo il confine con l’Eritrea”

[nota 7] …Giornata internazionale delle bambine
Istituita dalle Nazioni Unite con la Risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011

[nota  8]  ETA  Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertà )
è l’acronimo di Euskadi Ta Askatasuna, che in basco significa “Paese basco e libertà”.
Era un’organizzazione armata terrorista basca e nazionalista con scopi indipendentisti e ispirazione marxista-leninista, che mirava all’indipendenza del popolo basco. Nata nel 1959, si sciolse nel 2018 dopo aver cessato l’attività armata nel 2011 ed è stata responsabile della morte di oltre 800 persone.

[nota 9]  Ritorno di Trieste all’Italia.
L’area fu divisa in due macro zone di influenza: la zona A controllata dagli anglo-americani e la zona B dagli jugoslavi. Dal 1947 Gorizia e Monfalcone tornarono all’Italia, mentre l’Istria divenne parte del territorio della Federazione Jugoslava. Anche la città di Trieste fu separata in due zone e posta sotto l’amministrazione anglo-americana (AMG-FTT) o Territorio libero di Trieste, e sotto l’amministrazione di Belgrado (zona B-TLT).
In seguito al Memorandum di Londra firmato il 5 ottobre 1954 fra i Governi d’Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, concernente il Territorio Libero di Trieste, si stabiliva che la Zona A passava dall’amministrazione militare alleata all’amministrazione civile italiana (con alcune correzioni territoriali a favore della Jugoslavia con l’Operazione Giardinaggio) e quindi passavano all’amministrazione italiana i seguenti comuni della zona A: Duino, Aurisina, Muggia, Sgonico, Monrupino, San Dorligo

4 Ottobre 2025Permalink

25 settembre 2025_ Da questa terra .. un grido di pace

Avvenire  24 settembre  2025.
Chiese unite sul confine   « Da  questa terra ferita il nostro Grido di pace » di Giacomo Gambassi inviato a Gorizia

«A 80 anni dalla fine della seconda Guerra mondiale, in un tempo sempre più dilaniato da conflitti violenti, noi, Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, leviamo insieme, con forza, il nostro grido di pace». Vescovi e giovani, gli uni accanto agli altri, di tre Paesi che per decenni anni la geopolitica con la sua cortina di ferro ha etichettato come “nemici” si ritrovano lungo il confine, figlio dell’ultima guerra mondiale, che ancora taglia a metà piazza Transalpina a Gorizia e che passa davanti alla stazione ferroviaria di Nova Gorica. Da una parte, l’Italia; dall’altra, le terre dell’ex Jugoslavia. Confine ormai soltanto sulla carta, dove fino a ventuno anni fa correva il filo spinato e poi il cemento e la recinzione che, in mezzo alle case e alle strade, avevano diviso la città e di fatto ne avevano create due: Gorizia e Nova Gorica. Di quella “linea del terrore” resta un’impronta circolare nel cuore della piazza che è oggi simbolo della riconciliazione oltre le ferite della storia. Ed è da qui che viene lanciato l’Appello per la pace nel mondo voluto dalle Chiese dei tre Paesi e firmato questa sera poco dopo le 8 di sera dai presidenti delle tre Conferenze episcopali: il cardinale Matteo Zuppi per quella italiana; il vescovo di Novo Mesto, Andrej Saje, per quella slovena; e l’arcivescovo di Zagabria, Drazen Kutlesa per quella croata. Con loro, i ragazzi «germogli di pace», come vengono definiti nel testo, «in questa terra di confine che porta ancora i segni di tragiche esperienze di guerra e di violenza, ma che è anche crocevia di dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso».

Il documento viene letto prima della veglia di preghiera che si tiene nella chiesa di Maria Santissima Regina, nei pressi del confine-non confine fra Italia e Slovenia. L’unica navata non riesce a contenere la folla. La pioggia costringe a spostare dalla piazza all’interno l’appuntamento che la Cei ha voluto proprio a Gorizia dove ha “trasferito” per tre giorni il Consiglio permanente. Una preghiera che «parte da questo territorio, si estende a tutti i Balcani e si allarga fino ad unire, in un unico abbraccio, Terra Santa, Ucraina e tutte le altre zone insanguinate dalla guerra», prosegue l’Appello. Perché «non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla drammatica escalation di violenza, al moltiplicarsi di atti di disumanità, all’annientamento di città e di popoli. Il grido che sale da molte parti del Pianeta è straziante e non può restare inascoltato».
Le  tre Chiese si fanno interpreti del “sogno di fraternità” che sale dal basso e che le località dell’Isonzo hanno saputo trasformare in realtà. «Esprimiamo e incarniamo nel quotidiano questo anelito per superare frontiere e barriere, troviamo insieme la forza, il coraggio, la determinazione per spezzare ogni spirale di risentimento e di violenza – evidenzia il documento –. Guardando oltre i confini nazionali, non più linee di separazione, ma luoghi di amicizia e incontro, comprendiamo che le identità culturali e spirituali nazionali si fondono oggi in un più alto e condiviso patrimonio identitario europeo»  Come testimoniano Gorizia e Nova Gorica unite quest’anno dall’esperienza della Capitale europea della cultura: la prima Capitale transfrontaliera della cultura.   «   »
Tutto ciò, aggiungono i vescovi, «richiama ed esige coraggiose e feconde esperienze», per « perdonare e chiedere perdono, dalle quali può sorgere il bene assoluto della pace, secondo le intuizioni dei “padri fondatori” dell’Europa comunitaria.
Un’Europa di pace, aperta al mondo, capace di ispirare fratellanza e universalismo ben al di là della sua geografia». Visione che contrasta con un continente che ha appena varato un piano di riarmo e che è attraversato da venti bellicisti.
«Dio vuole la pace e noi siamo i suoi artigiani», è il compito che si assume il mondo cattolico. Poi il richiamo alle parole che Leone XIV aveva rivolto ai vescovi italiani nella prima udienza alla Cei lo scorso giugno.
«Ci impegniamo – assicura l’appello – a essere “case della pace” e a promuovere nei nostri territori, con i giovani, le famiglie, le scuole proposte di educazione alla nonviolenza, iniziative di accoglienza che aiutino a trasformare la paura dell’altro in occasioni di scambio».
A partire dalle bussole che sono antidoto a conflitti e soprusi: il «rispetto dell’inalienabile dignità di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale»; la «vicinanza ai poveri, ai malati e agli anziani»; «la verità e la giustizia»; la «libertà religiosa, diritto umano fondamentale»; la «guarigione delle ferite storiche»; la «cura del Creato, che siamo chiamati a custodire e a consegnare alle nuove generazioni».
Infine l’invito ai «responsabili dei popoli» perché puntino sulla «nonviolenza, il dialogo, l’ascolto» e «favoriscano soluzioni capaci di garantire sicurezza e dignità per tutti».  «   »

La serata si apre con i saluti dell’arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli, padrone di casa, e del vescovo di Capodistria, Peter Stumpf, nel cui territorio si trova Nova Gorica. E con gli interventi dei sindaci delle due città, Rodolfo Ziberna e Samo Turel. Una presenza che dice come la politica «apprezzi i valori cristiani che costruiscono ponti di pace», sottolinea Stumpf. «Da Gorizia, con l’esperienza che ha reso le frontiere delle cerniere, diciamo a chi è nella disperazione: la pace è possibile – incoraggia il cardinale Zuppi nell’omelia -. Di fronte alla violenza che si profila come uno spettro apocalittico armato da inauditi strumenti di micidiali distruzioni, non vogliamo che la pace diventi di nuovo una tregua, quasi sia ineluttabile la guerra».
Da qui la richiesta di «pace per la Striscia di Gaza, pace per l’Ucraina, pace per tutti i conflitti che sono pezzi di quell’unica guerra mondiale».
Il presidente della Cei punta l’indice contro le «ideologie totalitarie» e i «nazionalismi che hanno reso l’altro solo un nemico». E sprona a superare il «senso di impotenza» e a «disarmare i cuori» praticando «l’amore del prossimo, la giustizia, il perdono cristiano» e «non rifiutando qualche sacrificio che, senza offendere la dignità di chi si fa generoso, renda la pace più rapida, cordiale e duratura».
Nella veglia vengono ripercorse le intuizioni profetiche degli ultimi Papi:
 dall’«inutile strage» di Benedetto XV all’urgenza di essere «artigiani» di pace «nei luoghi della vita quotidiana» di Leone XIV.
Parole che sono pronunciate in quattro lingue: italiano, sloveno, croato e friulano.
E alla fine il popolo della pace che raccoglie tre nazioni raggiunge piazza Transalpina, il punto della frontiera e dell’incontro, dove, dopo una processione nel cuore della notte ma illuminata dalla luce della candele, viene recitata la preghiera dell’unità: quella del “Padre nostro”.

 

 

 

Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’appello per la pace pronunciato questa sera in piazza Transalpina durante la Veglia di preghiera per la pace nel mondo, alla quale ha preso parte una rappresentanza di giovani italiani e sloveni.

A 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, in un tempo sempre più dilaniato da conflitti violenti, noi, Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, leviamo insieme, con forza, il nostro grido di pace e il nostro appello, perché ogni comunità cristiana sia protagonista di speranza, vigile e attiva nel promuovere e sostenere cammini di riconciliazione.

Siamo qui con i giovani, “germogli di pace”, in questa terra di confine che porta ancorai segni di tragiche esperienze di guerra e di violenza, ma che è anche crocevia di dialogo interculturale, ecumenico e interreligioso. Non a caso, san Giovanni Paolo II definì Gorizia «la porta dell’Italia, che pone in comunicazione il mondo latino con quello slavo: porta aperta sull’est euro- peo e sull’Europa centrale» (2 maggio 1992).

La nostra preghiera parte da questo territorio, si estende a tutti i Balcani e si allarga fino ad unire, in un unico abbraccio, Terra Santa, Ucraina e tutte le altre zone insanguinate dalla guerra. Non possiamo restare in silenzio di fronte alla drammatica escalation di violenza, al moltiplicarsi di atti di disumanità, all’annientamento di città e di popoli. Il grido che sale da molte parti del Pianeta è straziante e non può restare inascoltato.

Dio vuole la pace e noi siamo i suoi artigiani. Esprimiamo e incarniamo nel quotidiano questo anelito per superare frontiere e barriere, troviamo insieme la forza, il coraggio, la determi- nazione per spezzare ogni spirale di risentimento e di violenza.

Guardando oltre i confini nazionali – non più linee di separazione, ma luoghi di amicizia e incontro fra i popoli – comprendiamo che le identità culturali e spirituali nazionali si fondono oggi in un più alto e condiviso patrimonio identitario europeo. Questo richiama ed esige coraggiose e feconde esperienze di riconciliazione, per perdonare e chiedere perdono, dalle quali può sorgere il bene assoluto della pace, secondo le intuizioni dei “padri fondatori” dell’Europa comunitaria. Un’Europa di pace, aperta al mondo, capace di ispirare fratellanza e universalismo ben al di là della sua geografia.

Noi, Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, ci impegniamo a essere “case della pace” e a promuovere – nei nostri territori, con i giovani, le famiglie, le scuole – proposte di educazione alla nonviolenza, iniziative di accoglienza che aiutino a trasformare la paura dell’altro in occasioni di scambio, momenti di preghiera e attività che favoriscano la cultura dell’incontro, del dialogo ecumenico e interreligioso, del disarmo e della solidarietà.

Noi, Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, ci impegniamo per il rispetto dell’inalienabile dignità di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale; per la vicinanza ai poveri, ai malati e agli anziani; per la verità e la giustizia come cardini della vita comune; per la libertà religiosa, diritto umano fondamentale; per la riconciliazione e la guarigione delle ferite storiche; per la cura del Creato, che siamo chiamati a custodire e a consegnare alle nuove generazioni migliore di come lo abbiamo ricevuto.

Unite dall’unico anelito di pace, riaffermiamo la nonviolenza, il dialogo, l’ascolto e l’incontro come metodo e stile di fraternità, coinvolgendo tutti, a partire dai responsabili dei popoli e delle nazioni, perché favoriscano soluzioni capaci di garantire sicurezza e dignità per tutti. Per questo, offriamo la nostra testimonianza e la nostra azione.

Matteo Card. Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana

Andrej Mons. Saje, presidente della Conferenza episcopale slovena

Dražen Mons. Kutleša, presidente della Conferenza episcopale croata

E  non manca il richiamo alla tragedia che si consuma in Palestina

«Violenza inaccertabile contro un intero popolo». «Esilio forzato della popolazione palestinese». «Inutile strage». Sono parole inequivocabili quelle che arrivano dai vescovi italiani sulla tragedia di Gaza. Contenute nella Nota approvata dal Consiglio permanente che per tre giorni si è riunito a Gorizia, la terra che racconta una riconciliazione possibile oltre gli scontri, le guerre, i nazionalismi e le ideologie. Una Nota targata Cei che è prima di tutto una «denuncia», come si legge nel testo diffuso ieri. «Perché la vicinanza della Chiesa all’uomo di ogni tempo comporta anche la denuncia di situazioni incompatibili con la sua dignità», spiega il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo Giuseppe Baturi, nella conferenza stampa in cui presenta il documento. “Sia pace in Terra Santa”, il titolo. «Vogliamo essere desti di fronte agli eventi della storia e critici di fronte a scelte che provocano morte e distruzione», dicono i vescovi. Da qui il grido: «Chiediamo con forza che a Gaza cessi ogni forma di violenza». L’arcivescovo Baturi cita il cardinale presidente Matteo Zuppi che aveva già puntato l’indice contro le «sofferenze ingiustificabili, intollerabili, inconcepibili» che si vivono nella Striscia.

https://www.msn.com/it-it/notizie/other/il-grido-dei-vescovi-italiani-per-gaza-si-fermi-ogni-violenza/ar-AA1NdJT3?ocid=msedgdhp&pc=ENTPSP&cvid=68d554e9834b4f8c93d74565d64a707f&ei=14

 

25 Settembre 2025Permalink

2 giugno _ Discorso presidente Mattarella al Corpo Diplomatico

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Concerto in onore del Corpo Diplomatico accreditato presso lo Stato italiano in occasione della Festa della Repubblica

 Palazzo del Quirinale, 01/06/2025 (II mandato)

Ringrazio il Maestro Riccardo Frizza e l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli che, tra poco, ci offriranno un momento artistico coinvolgente.

Rivolgo un saluto anche a quanti ci seguono attraverso la radio, la tv, il web.

È per me un piacere – insieme con i Presidenti degli organi costituzionali della Repubblica Italiana – dare il benvenuto, in questa occasione di festa per l’Italia, agli Ambasciatori accreditati al Quirinale.

La vostra presenza manifesta i legami e l’intenso dialogo che uniscono i nostri rispettivi Paesi nell’ambito di un ordine internazionale basato su una rete di positive relazioni tra le nazioni nel mondo.

Domani, 2 giugno, si celebra la nascita della nostra Repubblica, frutto di una scelta di pace, di libertà, di indipendenza, all’insegna del ripudio della violenza tra le nazioni.

Da quel voto del popolo italiano è emersa la nostra Costituzione, “ambiziosa” nell’identificare nella pace e nella collaborazione la vocazione della Repubblica nei rapporti internazionali. Una scelta che il percorso di integrazione europea ha rafforzato e consolidato.

Il rifiuto della categoria del “nemico”, la vocazione al dialogo, il ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la promozione di organizzazioni internazionali rivolte a pace e giustizia, hanno contrassegnato e contrassegnano le scelte della Repubblica Italiana in questi 79 anni di vita.

Il tema della pace è al centro della nostra comune attenzione.

Tanti sono i tristi scenari di conflitto aperti.

Il pensiero si rivolge anzitutto all’Ucraina, che da più di tre anni sta opponendo una strenua resistenza all’aggressione della Federazione russa. Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura.

Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas contro vittime israeliane inermi – con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti, e che vanno immediatamente liberati – vive il dramma in atto nella striscia di Gaza.

È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza.

Si impone, subito, il cessate il fuoco.

In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.

È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese. I Palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi.

Questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo.

Vi si aggiunge l’alta preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo.

Dal territorio d’Europa al Medio Oriente – come ovunque, in qualsiasi continente – l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale.

In tanti luoghi del mondo emergono teatri di instabilità agevolati dalla violenza e dallo scontro che sembrano, per taluno, essere divenuti la misura dei rapporti internazionali.

La pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia.

La pace è esperienza che statisti lungimiranti hanno saputo pazientemente costruire: occorre proseguirne l’opera. Non ci si deve – e non ci si può – limitare a evocarla.

È necessario impegnarsi perché prevalgano i principi della leale collaborazione internazionale, della convivenza pacifica, realizzati mediante il dialogo, la costruzione di misure crescenti di fiducia vicendevole.

L’ordine mondiale che abbiamo conosciuto per decenni appare compromesso. Le regole sono destinate a evolvere ma un quadro di riferimento, un ordine globale, basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, è essenziale per scongiurare i conflitti e destinare, così, forze e risorse ad affrontare le grandi sfide epocali di fronte alle quali si trova l’umanità e a conseguire uno sviluppo sostenibile e condiviso.

In questa giornata di festa vorrei condividere l’auspicio che ciascuno dei nostri Paesi faccia la sua parte per restituire ai popoli del mondo un futuro di serenità, a beneficio soprattutto delle giovani generazioni.

Con questo impegno rivolgo a tutti gli auguri della Repubblica Italiana.

2 Giugno 2025Permalink

25 maggio 2025_ Khan Younis, il raid israeliano che fa strage. Gli ostaggi liberati contro Netanyahu di Giusi Fasano

Corriere della sera
Distrutta una famiglia. Polemiche sul nuovo capo dello Shin Bet. Finti vocali con le voci dei rapiti

TEL AVIV – La dottoressa Suheir Al-Najjar, nipote del defunto dottor Hamdi e lei stessa medico, dice all’agenzia di stampa turca Anadolu che l’esercito israeliano ha prima lanciato un missile che non è esploso. Pochi minuti dopo è arrivato il secondo che ha raso al suolo la casa. Senza il preavviso che in genere i militari diffondono prima dei bombardamenti massicci. «Lo sapevano — ha detto Suheir Al-Najjar —. Sapevano che dentro c’erano dieci bambini e due dottori, e lo hanno fatto comunque».

Che sia davvero andata così oppure no a questo punto poco importa. Di fatto della casa di Hamdi al-Najjar non è rimasto nulla e nel raid — siamo a Khan Younis — sono morti nove dei suoi dieci bambini. Ieri, l’agenzia si stampa palestinese Wafa aveva annunciato la morte di Hamdi; oggi l’ospedale di Khan Younis afferma che il dottore è in condizioni molto critiche, ma ancora in vita. L’unico figlio che si è salvato, 11 anni, è in terapia intensiva all’ospedale Nasser dove lavora come pediatra la mamma dei piccoli, Alaa al-Najjar, che aveva appena indossato il camice quando ha visto arrivare i primi resti dei suoi figli. L’Idf, le Forze di difesa israeliane, parlano di operazioni a Khan Younis contro «sospettati», ma non c’è un chiaro riferimento al raid sulla casa del dottor al-Najjar. La notizia dei fratellini morti (il più grande ha 13 anni) è un’onda emotiva che si fa sentire anche nella manifestazione organizzata dai familiari dei rapiti nell’ormai celebre Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv. Le famiglie di chi è ancora prigioniero nei tunnel della Striscia (58 persone di cui una ventina ancora in vita) chiedono al governo il cessate il fuoco perché sono convinte che sia il solo modo di riabbracciare i loro cari o di riavere indietro i resti.

Ma il premier Benjamin Netanyahu insiste con la grande offensiva «Carri di Gedeone» per conquistare Gaza e sconfiggere Hamas a forza di bombardamenti. E la nomina di David Zini a nuovo capo dello Shin Bet, i servizi segreti interni, gela ancora di più le aspettative delle famiglie se è vero, come riportano i media israeliani, che (non è chiaro quando) ha detto ai suoi colleghi: «Sono contrario agli accordi con gli ostaggi. Questa è una guerra eterna». I familiari dei rapiti non hanno altra arma che la voce degli ex ostaggi per convincere delle loro ragioni l’intera opinione pubblica israeliana. Così ieri sera dal palco della manifestazione ha parlato fra gli altri Naama Levy, una delle cinque soldatesse rilasciate durante la tregua di gennaio. Ha descritto il terrore dei bombardamenti israeliani, «i boati, il rumore che ti paralizza, la terra che trema…In questo preciso istante ci sono degli ostaggi che sentono quegli stessi fischi e boati, tremando di paura. Non hanno dove scappare, possono solo pregare». In un altro angolo della città, intanto, attivisti israeliani mostravano le foto dei bambini palestinesi uccisi, chiedendo anche loro la fine della guerra.

Hamas sa bene quanto sia importante il nodo degli ostaggi e probabilmente ha usato la voce di vecchi appelli dei suoi prigionieri per creare con l’intelligenza artificiale dei messaggi vocali che alcuni israeliani hanno ricevuto nella notte fra venerdì e sabato: si sentono ostaggi che implorano di essere rilasciati e, in sottofondo, i rumori delle esplosioni. La Direzione nazionale per la sicurezza informatica dice che le chiamate — provenienti da numeri non identificati — erano un evidente tentativo di creare panico tra la popolazione. Come se non fosse già abbastanza il panico che queste famiglie devono sopportare ogni giorno.

 

25 Maggio 2025Permalink

1 aprile 2025 _ Calendario di aprile

 

.1 aprile 1939 – Inizio della dittatura franchista in Spagna
.1 aprile 2015 – Accordo Losanna su nucleare iraniano.
.2 aprile 2005 – Morte di papa Giovanni Paolo II.
.2 aprile 2018 – Muore Winnie Mandela per 38 anni moglie di
……………………………………………………………Nelson Mandela
.4 aprile 1949 – Fondazione della NATO –              [fonte 1]
.4 aprile 1968 – Assassinio di Martin Luther King.
.5 aprile 1943 – Arresto del teologo Dietrich Bonhoeffer
.6 aprile 1941 –  Invasione del Regno di Jugoslavia
.6 aprile 1992 – Inizio dell’assedio di Sarajevo
.6 aprile 2009 – Terremoto de L’Aquila. .
9 aprile 1945 –   Impiccagione di Dietrich Bonhoeffer Flossemburg
…………………………………………………………………………….[Fonte 2]
11 aprile 1963 – Giovanni XXIII promulga la Pacem in terris
11 aprile 1987 –  Muore Primo Levi
13 aprile 2016 –   Muore Pietro Pinna
13 -14  aprile 2025  celebrazione e di Pesach anno 5785  [Fonte 3]
14 aprile 2023 –  Rapimento di 200 studentesse nigeriane da parte
………………………………………………………..di Boko Haram..[fonte  4]
15 aprile 1912 –   Affonda il Titanic
15 aprile 2019 –  Incendio Notre-Dame
16 aprile 1995 –  Pakistan: assassinio del sindacalista Iqbal  Masih.
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,aveva 12 anni
16 aprile 2020    Lo scrittore e giornalista Luis Sepulveda muore di
…………………………………………………………………………..coronavirus
17 aprile 1961 –   Cuba. Fallisce lo sbarco di anticastristi nella Baia
…………………………………………………………………………….dei  Porci
18 aprile 1389_  Massacro degli ebrei di Praga
19 aprile 2003 –   Elezione di papa Benedetto XVI Joseph
……………………………………………………..Ratzinger  [fonte 5]
20 aprile 570 –       Nascita del profeta Muhammad
20 aprile 1946 –     Morte di Ernesto Buonaiuti
20 aprile 2017 –      Attentato terroristico agli Champs Elysées
21 aprile 1967 –      Grecia – colpo di stato dei colonnelli
21 aprile 2025 –     Morte papa Francesco
22 aprile 1616 –     Morte di Cervantes
22 aprile 1724-     Immanuel Kant nasce a Königsberg
23 aprile 1564 –   Anniversario della nascita e morte di
…………………………………………….Shakespeare  (1564 – 1616?)
24 aprile 1915-   Genocidio degli Ameni.
24 aprile 2021     Il presidente degli USA  riconosce il genocidio
…………………………………………………………………………….armeno
24 aprile 2013 –  Crollo fabbrica Rana Plaza, Bangladesh
24 aprile 2021 –  Morte di Milva
25 aprile –              Festa della liberazione
25 aprile 1974. –   Portogallo: rivoluzione dei garofani
26 aprile 1986 –   Ucraina: scoppia il reattore nucleare di
…………………………………………………………………………Chernobyl
27 aprile 1937 –    Morte di Antonio Gramsci
28 aprile 1969 –  Charles de Gaulle si dimette da presidente della
……………………………………………………………………………..Francia
28 aprile 2013 –   Governo Letta- dimissioni 14 febbraio 2014
28 aprile 2013 –   Attentato a palazzo Chigi
28 aprile 2017 –   Visita del papa in Egitto
28 aprile 2022 –  Yom Ha Shoah  o “Giornata del ricordo
………………………………………………………..dell’Olocausto  [fonte 6]
29 aprile 1944 –   Rivolta del ghetto di Varsavia
29 aprile 2018 –  Muore Filippo Gentiloni
30 aprile 1982 –  Cosa Nostra uccide Pio La Torre

NOTE

[Fonte 1]  NATO North Atlantic Treaty Organization,
alleanza militare istituita con il trattato del 4 aprile 1949 ( Patto atlantico)  sotto l’egida statunitense e con l’adesione di altri 11 Stati occidentali, ai quali se ne aggiunsero altri nel corso del tempo,
fino a raggiungere un totale di 28 Paesi membri (2009).

[Fontr 2*

Roma (NEV), 7 aprile 2025 – Riportiamo il testo della rubrica “Essere chiesa insieme”, curata da Paolo Nasonella puntata del “Culto evangelico”, programma di RAI Radio1, andata in onda domenica 6 aprile 2025.

Dal minuto 15:31 Culto Evangelico | Culto Evangelico del 06/04/2025 | Rai Radio 1 | RaiPlay Sound


Ottant’anni fa, all’alba del 9 aprile del 1945, nel campo di concentramento di Flossenbürg, fu eseguita la condanna a morte del teologo protestante Dietrich Bonhoeffer. Il progetto hitleriano del Terzo Reich era ormai crollato e mancavano solo poche settimane al crollo definitivo del nazismo e al suicidio del führer eppure fu proprio lui, con un ultimo e brutale colpo di coda, ad ordinare l’esecuzione di Bonhoeffer.

Figlio della buona borghesia, questo teologo protestante aveva scelto con convinzione la strada del pastorato anche se, in breve, questa si espresse soprattutto nella forma della ricerca e della riflessione teologica.

In una Germania che virava verso il nazismo, ben presto Bonhoeffer aveva manifestato la sua avversione al führer denunciando, già nel 1933, l’immoralità delle leggi antiebraiche e il pericolo costituito dall’ascesa di un leader capace di sedurre le masse con il linguaggio facile del populismo. Con il passare degli anni, la sua opposizione al nazismo si fece militante e lo avvicinò ai circoli della resistenza per la quale svolse missioni di intelligence. È ben nota la frase attribuitagli da un compagno di prigionia a cui Bonhoeffer spiegava perché, di fronte alla tragedia e al pericolo, il cristiano non potesse restare fermo e inoperoso: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante”.

Finito nel mirino delle autorità, Bonhoeffer avrebbe potuto riparare negli Stati Uniti e svolgere una brillante carriera in una rassicurante facoltà teologica protestante. Invece, nel 1939 scelse di tornare nella sua Germania. Era lì che la coerenza cristiana era messa a più dura prova: sinodi e vertici della chiesa luterana si erano sostanzialmente accodati al regime e soltanto il piccolo gruppo della chiesa confessante ispirato dal teologo Karl Barth aveva difeso l’indipendenza della chiesa dal regime e aveva affermato che il cristiano doveva proclamare la sua unica e assoluta fedeltà a Dio soltanto e non alle autorità terrene.

Morto prima di compiere i 40 anni, Bonhoeffer lascia una consistente mole di scritti alcuni dei quali sono ormai dei classici della teologia cristiana. Il testo più noto, anche a un pubblico non specialistico, è probabilmente Resistenza e resa, una raccolta di testi datati tra il 1943 e il 1945. Nonostante si tratti di scritti dal carcere, resta deluso il lettore che in quelle pagine cerchi le parole di un manifesto o un proclama politico. La critica teologica al nazismo e alla sua ideologia risuona in quei testi, ma la sostanza è una riflessione sul cristianesimo e la sua crisi. In tempi così cambiati e così difficili, la fede cristiana non può ridursi a una religione convenzionale e consumistica, all’idea di un Dio tappabuchi che risponde alle domande umane che non trovano risposta. Dio non va cercato solo di fronte alla morte, ai limiti della nostra vita, ma al suo centro, di fronte alle questioni che più ci interrogano e più ci sfidano. In quelle pagine Bonhoeffer polemizza con l’idea di una grazia divina “a buon mercato”, grazia senza sequela, grazia senza croce, grazia senza Gesù Cristo vivo, incarnato. La grazia di Dio impegna il cristiano, lo invita ad abbandonare le reti con le quali sta pescando per porsi nel cammino della sequela cristiana.

Sono le parole di un credente che sente il peso della storia che sta attraversando e, proprio perché crede nell’azione di Dio, sa di dover fare la sua parte e di doversi assumere le sue responsabilità di credente “adulto”. Una fede che non è un rifugio rassicurante, ma che al contrario ci espone alle sfide del mondo. In tempi drammatici come i primi anni ’40 del secolo scorso, questo appello alla responsabilità della propria coscienza di fronte al male condusse Bonhoeffer fino al patibolo. E non ci deve stupire che la sua lezione morale e teologica abbia ispirato il pensiero e l’azione di personaggi come Martin Luther King o Desmond Tutu e abbia riscosso tanto interesse anche in ambito cattolico. Molto ricca resta anche la pubblicistica su questo gigante della teologia cristiana del secolo scorso e, tra i tanti titoli, segnaliamo Bonhoeffer. Un profilo, a firma del teologo protestante Fulvio Ferrario, arrivato in libreria per i tipi della Claudiana. Qualcuno però va oltre e arriva a beatificare questo credente luterano, restato fino in fondo coerente con la sua fede e la sua tradizione. È un paradosso inaccettabile. Il protestante Bonhoeffer non va santificato e posto sugli altari dell’ecumenismo, ma invece capito e studiato. Egli rimane un pensatore complesso, segnato dal maggiore dei drammi del Novecento, che non può iscriversi nelle liste dei teorici del pacifismo o della resistenza armata, ma che continua a interrogare ogni credente che si ponga di fronte alle scelte drammatiche della storia.

Nonostante l’epilogo e il contesto così drammatico della sua morte, Bonhoeffer ci rivolge anche un messaggio di speranza. Nel 1933, in un’Europa delle dittature che scivolava verso la guerra, egli lanciò un appello che oggi risuona quanto mai attuale. Propose, infatti, un “grande concilio ecumenico della santa chiesa di Cristo” che, di fronte alle guerre passate e a quelle che incombevano, pronunciasse una parola di pace e, nel nome di Cristo, promuovesse il disarmo”. Allora le chiese non raccolsero quell’appello. Possono – devono – farlo oggi, di fronte alle guerre in atto e alle altre che, con intollerabile leggerezza, vengono ipotizzate e minacciate ogni giorno.

[Fonte 3]  Pèsach o Pesah  o Passover, detta erroneamente anche Pasqua ebraica, è una festività ebraica che dura otto giorni (sette nel solo Israele) e che ricorda  la liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa

[Fonte 4]   Nel 2014  il gruppo armato Boko Haram rapì 276 studentesse  da una scuola femminile a Chibok, nel nord-est della Nigeria. Di queste, 98 ragazze sono ancora in stato di prigionia.

[Fonte 5]  Joseph  Ratzinger Si dimette il 28 febbraio 2013.
Muore il 31  dicembre 2022

[Fonte  6] Yom HaShoah, o “Giornata del ricordo dell’Olocausto”,
ricorre il  ventisettesimo giorno di Nissan, nel calendario ebraico.
Si tiene ogni anno in ricordo degli ebrei che furono uccisi durante l’Olocausto. Questo è un giorno di “vacanza nazionale” in Israele

4 Aprile 2025Permalink

13 marzo 2025 _ da Gabriele Boccaccini

Siamo ancora in fase di prevendita e gia’ il nostro nuovo libro su Paolo e’ collocato da Amazon tra i bestsellers nel campo degli studi sul giudaismo e le origini cristiane. Giulio Mariotti ed io siamo riconoscenti dell’affetto, della fiducia e dell’interesse che sentiamo vivissimi intorno alla nostra opera. Speriamo che non rimaniate delusi del contributo che abbiamo dato alla riscoperta del pensiero di Paolo, fuori dai vecchi schemi ma nel pieno rispetto della sua identita’ ebraica e cristiana. Paolo non fu ne’ il distruttore del giudaismo ne’ l’inventore del cristianesimo: fu un ebreo apocalittico seguace di Gesu’, annunciatore della buona novella del perdono di Dio che in Cristo abbraccia non solo i giusti di Israele e tra le nazioni, ma i peccatori che si pentano delle loro opere malvagie.

 

collocazione provvisoria

13 Marzo 2025Permalink

12 febbraio 2025 _ La fede ha un ufficio alla Casa Bianca

 

Ho copiato il testo qui trascritto dalla pagina fb del pastore teologo Fulvio Ferraio.

Il titolo è mio

 

L’Ufficio della Fede

Non è una filiale del quasi omonimo Dicastero vaticano, bensì ha sede a Washington e si occupa della diffusione del vangelo secondo Trump. Lo dirige Paula White, fondatrice di una setta paracristiana, telepredicatrice e da tempo consigliera spirituale dell’attuale Presidente americano. Il personaggio è assai noto, ricordo un suo video relativo a un rito propiziatorio pro-Trump in occasione delle elezioni del 2020.
Secondo Il Fatto Quotidiano, tra i suoi messaggi c’è anche la richiesta di denaro (1000 dollari) per assicurarsi la salvezza: neanche tantissimo, considerando il rapporto costi-benefici. Salvo errore, però, non si tratta di una sua invenzione, è un appello che mi sembra di aver già sentito da qualche parte.
La prima cosa da dire è che, anche se è già passata l’idea che questa signora sia «evangelica», ella non c’entra nulla con il protestantesimo e nemmeno con il cristianesimo propriamente detto. E’ una libera imprenditrice religiosa, completamente indipendente (a parte Trump, si capisce).
La seconda è che spero che a nessuno venga in mente di lanciarsi in prese di posizione “confessanti” contro l’eresia, magari tirando in ballo grandi esempi del passato. Vero è che la barzelletta e la tragedia sono spesso intrecciate e che ciò richiede una certa attenzione. Per il momento, però, l’affare Paula White non merita esorcismi. Si tratta di una farsa paracristiana ed è auspicabile che tutti/e la percepiscono come tale. E’ giusto dire quel che è necessario per evitare equivoci, sapendo che non sarà facile. Attenzione, però, a non accordare a queste pagliacciate la dignità che deriva da una discussione, e sia pure la più aspra, sulla fede in Gesù.
La foto è stata postata da Trump su X, la piattaforma di Elon Musk
12 Febbraio 2025Permalink

5 febbraio 2025 _ Fra Bobbio e Togliatti

La Repubblica  5 febbraio 2025

Dialogando sulle ali della libertà  di Michele Ciliberto

Torna il dibattito tra Bobbio e Togliatti sulla parola chiave dell’etica. Da rileggere in quest’epoca di post democrazia

La discussione che ha inizio negli ultimi mesi del 1954 fra Norberto Bobbio e Palmiro Togliatti è un documento per molti aspetti unico, e colpisce il fatto che non sia stata più ripubblicata nella sua interezza. Si affrontano – e questo è il primo motivo di interesse – due personalità d’eccezione: un grande intellettuale e un importante leader politico, destinati entrambi a lasciare un’orma profonda nella storia intellettuale e politica del nostro Paese.

Palmiro Togliatti

Oggi sarebbe inconcepibile una discussione di questo genere: non ci sono intellettuali come Bobbio (recentemente si è addirittura scritto che in Italia, oggi, non ci sono più intellettuali), ma non ci sono più neppure politici come Togliatti, capaci di intrecciare straordinarie capacità pratiche a una dimensione teorica, e filosofica, non comune. Mancano intellettuali che si misurino con la profondità di Bobbio con i problemi più gravi del proprio tempo storico e non ci sono più leader, come Togliatti, consapevoli che l’azione politica ha bisogno di saldi princìpi teorici, se non vuol precipitare in un empirismo senza visione, da cui scaturiscono fragilità e debolezza strategica, incapacità di svolgere la propria funzione nazionale, subordinazione ai poteri più forti, mancanza di forza egemonica. E, come è noto, «quando si sbaglia nell’analisi, si sbaglia anche nell’orientamento politico», e si viene sconfitti.

Da questo punto di vista, la discussione tra Bobbio e Togliatti è “inattuale”, nel senso più profondo del termine: appartiene a un mondo lontano dal nostro, ma pieno di intelligenza e di passioni, col quale, proprio per questo, è necessario fare i conti. Quella discussione è, invece, assai “attuale” – e veniamo al secondo motivo che induce a ripubblicarla – per il tema che affronta, quello della libertà, un tema sempre e ancora aperto, anzi oggi più di ieri per le nuove forme di subordinazione, dipendenza e servitù che si sono imposte nel nostro tempo. Ma che intendiamo quando parliamo di libertà, cos’è la libertà? E in cosa consiste la libertà individuale, quali sono i princìpi su cui essa è fondata? Possono esistere, esistono, democrazie illiberali? E cosa bisogna fare sul piano teorico e su quello dell’iniziativa politica per contrastarle?

Sono temi affrontati oggi in testi importanti di filosofia politica, ma colpisce che nella loro discussione Bobbio e Togliatti già si confrontino con questi argomenti – da punti di vista opposti –, interrogandosi sui caratteri della libertà propri della dottrina liberale e su quelli propri della dottrina democratica, sui rapporti tra democrazia e liberalismo e tra liberalismo e comunismo, sulle forme della libertà socialista. Ed è notevole che discutano anche sul metodo con cui deve essere posto e affrontato il problema della libertà: se con strumenti giuridici, formali – ma, nel caso di Bobbio, la forma è sostanza –, oppure guardando ai rapporti reali, effettivi, alla sostanza delle cose, evitando le secche – come dice Togliatti – del «formalismo» astratto o dell’idealizzazione.

In che termini, poi, questi diversi metodi di pensiero – il “concreto”, l’“astratto” – incidono nella concezione e nel destino della libertà, a cominciare da quella individuale? Sono questi i problemi su cui si interrogano Bobbio, un liberale – così si definisce –, e Togliatti, un comunista, cercando, però – ed è un carattere della discussione –, di comprendere e rispettare le ragioni dell’altro.

C’è, tuttavia, un ulteriore elemento che rende interessante questa discussione. Il convitato di pietra è l’Unione sovietica, subito dopo la morte di Stalin, quando sembra aprirsi una nuova stagione, inducendo Bobbio a prendere la penna e a scendere in campo. Oggi l’Urss non c’è più, e Bobbio si mostra con le sue posizioni più lungimirante di Togliatti.

Uno stato senza libertà – quello di cui parla Lenin – non può esistere, si corrompe, marcisce, finisce, e proprio il destino dell’Urss lo dimostra. Ma oggi ci sono Stati che si presentano come democrazie illiberali, e si propongono come modelli in Europa, trovando proseliti anche nel nostro Paese. In questo senso, la discussione fra Bobbio e Togliatti resta attuale, e vale la pena di sottrarla all’oblio. Bobbio spiegava già allora dove si può arrivare, quando si rinunzia alla libertà. Ecco una delle ragioni a favore della ripubblicazione di quella discussione. A distanza di settant’anni ha ancora molte cose da dirci.

Ma è una discussione importante, si è già accennato, anche per il modo con cui è condotta – pacato, sobrio, rispettoso dell’avversario – e anche perciò essa è “inattuale”. Bobbio rivendica questo stile in modo esplicito nelle prime pagine di Politica e cultura, intitolate Invito al colloquio, citando un autore fondamentale per il suo interlocutore: «Comprendere e valutare realisticamente la posizione e le ragioni dell’avversario (e talvolta è avversario tutto il pensiero passato) significa appunto essersi liberato dalla prigione delle ideologie (nel senso deteriore, di cieco fanatismo ideologico), cioè porsi da un punto di vista “critico”, l’unico fecondo nella ricerca scientifica». È con tali parole che Antonio Gramsci spiega nei Quaderni del carcere come si debba concepire la discussione scientifica. E sono anch’esse, oggi, parole “inattuali”.

Il libro – Sulla libertà di Norberto Bobbio e Palmiro Togliatti, a cura di Michele Cilberto, è in corso di pubblicazione presso le Edizioni della Normale

5 Febbraio 2025Permalink

1 ottobre 2024 _ Calendario di ottobre

01 ottobre 2017 –     Muore il poeta friulano Pierluigi Cappello

02 ottobre – ……        Giornata internazionale della nonviolenza

02 ottobre 1868 –     Nascita di Gandhi

03 ottobre-                  Giornata del Migrante

03 ottobre 1935 – .    L’Italia invade l’Etiopia…… [nota 1]

03 ottobre 2024  –    anno ebraico 5785 – Rosh Hashanah

03 ottobre 1990 – ..   Riunificazione della Germania

03 ottobre 2013 – .     Strage di 366 migranti  a Lampedusa.

06 ottobre 1973 – .     Guerra del Kippur

06  ottobre 2023  –     Premio Nobel per la pace a Narges Mohammadi

07 ottobre 2001 -…   Inizio guerra USA contro l’Afghanistan

07 ottobre 2006 – … Assassinio della giornalista Anna Politkovskaja

07 ottobre 2023 –    Attacco di Hamas a Israele. Risposta militare

08 ottobre 1963 -…. Nella notte catastrofe del Vajont

09 ottobre 1967 -….  Uccisione di Ernesto ‘Che’ Guevara in Bolivia

10 ottobre – ………… .Giornata mondiale contro la pena di morte

10 ottobre 2015 – … Strage ad Ankara. Bombe su corteo pacifista

10 ottobre 2019 -.    Premio Nobel per la pace 2019: Abiy Ahmed Ali,
…………………..……….primo ministro dell’Etiopia.               [nota 2]

11 ottobre 1962 – … .Apertura del Concilio Vaticano II

11 ottobre 2011 -….. Giornata internazionale delle bambine .[nota 3]

12 0ttobre 2024 –     Yom Kippur  anno 5785

12 ottobre – ………..Columbus day – Giornata della resistenza
……………………………….indigena

13 ottobre ……………Giornata nazionale delle vittime   degli
…………………………….Incidenti sul lavoro –istituita nel 1950

13 ottobre 2022-     Inizio  XIX legislatura

14 ottobre 1964        Premio Nobel per la pace a Martin Luther King,
……………………………….assassinato il 4 aprile 1968

14 ottobre 1979 – ……Prima marcia per i diritti dei gay negli USA

15 ottobre 1582 -.. ….Entra in vigore il calendario gregoriano

16 ottobre 1943 – ……Rastrellamento nazista nel ghetto di Roma

17 ottobre 2024-        Sukkot  (festa delle capanne)

18 ottobre 1964 -…….Muore il card. Lercaro

19 ottobre 1968 – …  Muore Aldo Capitini

19 ottobre 1960 -……La Mauritania ottiene l’indipendenza dalla
……………………………..Francia

20 ottobre 2011 – ……Spagna: l’ETA depone le armi…      [nota 4]

20 0ttobre 2011 – …….Libia: uccisione di Ghedaffi

21 ottobre 1945 – ……..Francia: le donne votano per la prima volta

22 ottobre 2024 –         Muore Gustavo  Gutierrez

23 ottobre 1915 -……   A New York 30.000 donne chiedono il diritto
……………………………… di voto

24 ottobre 1945 -……. Nasce l’Organizzazione delle Nazioni Unite

24 0ttobre 2005 – ….. .Morte di Rosa Parks

25 ottobre 1936 – …… Hitler e Mussolini creano l’Asse Roma-Berlino

25 ottobre 1996 -……..Irlanda. Chiusura dell’ultima lavanderia
……………………………….Magdalene

26 ottobre 1954 – ….. .Ritorno di Trieste all’Italia…………     [nota 5]

27 ottobre 1479 – ….. Nascita di Erasmo da Rotterdam

27 ottobre 2020 – …… Diciannovesima giornata del dialogo
………………………………cristiano-islamico

28 ottobre 1922 -…….. Marcia su Roma

29 ottobre 1923 -…….. La Turchia diventa Repubblica indipendente

30 ottobre 2016 –          Nuova scossa terremoto.   Norcia: crollo della
……………………………….cattedrale di san Benedetto

31 ottobre – …………… Le chiese protestanti celebrano la festa della
……………………………..Riforma

31 ottobre 1517 -…….. Lutero affigge le sue 95 tesi sulla porta del
………………………………duomo di  Wittemberg

31 ottobre 1967 – …….Primo numero di Adista dal cui calendario
……………………………….nasce il  primo nucleo di questo calendario.

 

NOTE

[nota 1]  3 ottobre 1935 L’Italia invade l’Etiopia
Un breve promemoria in Enciclopedia-Italiana
https://ww.treccani.it/enciclopedia/guerra-italo-abissina_(Enciclopedia-Italiana)/

[nota 2] …Il premio Nobel per la Pace 2019 è stato assegnato Abiy Ahmed Ali,
primo ministro dell’Etiopia, “per i suoi sforzi nel raggiungere la pace e
la cooperazione internazionale, e in particolare per le sue iniziative decisive
per risolvere i conflitti lungo il confine con l’Eritrea”

https://www.agi.it/video/chi_il_premio_nobel_per_la_pace_2019-6342293/video/2019-10-12/

Abiy Ahmed Ali si è incontrato con Giorgia Meloni il 6 febbraio 1923

[nota 3] …Giornata internazionale delle bambine
Istituita dalle Nazioni Unite con la Risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011

[nota 4]
ETA: Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo País Vasco y Libertad, letteralmente “paese basco e libertà”)

[nota 5]  Ritorno di Trieste all’Italia. La Venezia Giulia era divisa in due zone di influenza,  al centro della prima fase della guerra fredda.
L’area fu divisa in due macro zone di influenza: la zona A controllata dagli anglo-americani e la zona B dagli jugoslavi. Dal 1947 Gorizia e Monfalcone tornarono all’Italia, mentre l’Istria divenne parte del territorio della Federazione Jugoslava. Anche la città di Trieste fu separata in due zone e posta sotto l’amministrazione anglo-americana (AMG-FTT) o Territorio libero di Trieste, e sotto l’amministrazione di Belgrado (zona B-TLT).
In seguito al Memorandum di Londra firmato il 5 ottobre 1954 fra i Governi d’Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, concernente il Territorio Libero di Trieste, si stabiliva che la Zona A passava dall’amministrazione militare alleata all’amministrazione civile italiana (con alcune correzioni territoriali a favore della Jugoslavia con l’Operazione Giardinaggio) e quindi passavano all’amministrazione italiana i seguenti comuni della zona A: Duino, Aurisina, Muggia, Sgonico, Monrupino, San Dorligo

 

 

 

1 Ottobre 2024Permalink