21 settembre 2020 – Un documento di Noi Siamo Chiesa a 150 anni dal XX settembre

Noi Siamo Chiesa 20/09/2020, 16:20

150 anni dal XX settembre: ora siamo tutti d’accordo che fu un dono della Provvidenza che prevalse sulle resistenze della Chiesa e dei Papi. Il Vaticano II è il fondamento della libertà della Chiesa di essere interprete dei grandi problemi dell’umanità e di esserne il portavoce. Quello che fa papa Francesco.

La migliore storiografia ritiene che la breccia di Porta Pia, cioè la fine , il venti settembre 1870, del potere temporale della Chiesa, fu avvenimento dall’importanza straordinaria e dalle molte facce: internazionale, nazionale, politico, militare e soprattutto religioso. Questa data , dopo 150 anni, meriterebbe una grande attenzione ma essa è ora scarsa  per la concomitanza nel nostro paese delle elezioni e del referendum. Penso anche che concorra un accresciuto disinteresse sui grandi fatti della storia come se essi non contribuissero a capire il presente e a guardare al futuro. Sarà interessante capire se anche fuori d’Italia la situazione sarà simile.

Lo Stato pontificio nell’Ottocento

Una rilettura delle linee generali della storia del pontificato da fine ‘700 al 1870   serve a capire. Lo scontro con l’Illuminismo  e poi con la storia della rivoluzione francese, e più nello specifico tra Napoleone e i papi, portò a vicende che sono poi state alla base di tutto. Nel 1798 i francesi occupano Roma, dichiarano decaduto il potere temporale e papa Pio VI viene fatto prigioniero e muore in esilio in Francia l’anno successivo. Una seconda volta i francesi entrano a Roma nel 1809, annettono lo Stato pontificio all’impero francese e Pio VII  sarà loro prigioniero per ben cinque anni. Dopo la caduta di Napoleone, con il Congresso di Vienna, lo Stato pontificio viene ricostituito. La durezza dell’antagonismo del papato  contro tutti gli errori dell’età moderna continua e si accresce. Nell’enciclica Mirari vos del 1832 Gregorio XVI condanna la libertà di coscienza, “l’aborrita libertà di stampa” e tante altre cose. I primi mesi di apertura di Pio IX, eletto nel 1846, si esauriscono ben presto ed egli si contrappone alla Repubblica romana andando, per protesta, in esilio a Gaeta. Solo le truppe francesi gli permetteranno di   tornare dopo più di un anno. Intanto nel ’50 in Piemonte passano le leggi Siccardi di esproprio dei beni ecclesiastici che saranno seguite nel ‘66/’67 da altre simili. Nel’60 venivano annesse la Romagna, le Marche e l’Umbria dal nuovo Stato italiano. Lo Stato pontificio era ridotto al Lazio. Mentre Cavour e poi la Destra storica al governo volevano il “libera Chiesa in libero Stato”  e tentavano di trattare col papa una soluzione concordata per Roma capitale, la sinistra mazziniana, garibaldina ed anticlericale sperava invece in una soluzione di forza (di ciò sono prova le ben note  vicende dell’Aspromonte e di Mentana). Le tanto attesa insorgenza del popolo romano, auspicata ed attesa dai piemontesi, si dimostrò inesistente. Nel ’64 Pio IX firmò la famosa enciclica “Quanta cura” a cui era allegato il Sillabo, un elenco di 80 frasi raccolte dai suoi documenti dei quindici anni precedenti (non ci sono citazioni della Scrittura e ben poco dei Padri della Chiesa). La lettura, fatta ora, dei due documenti stupisce per i suoi contenuti e per la violenza anche verbale delle condanne che contiene. Di striscio si condanna il comunismo e il socialismo, per il resto la critica implacabile è  “alla società civile  considerata in sé stessa”, al relativismo, alla “volontà del popolo come legge suprema” e via di questo passo. Forse mai c’era stata nella storia della Chiesa una presa di posizione così rigida e  a tutto campo.

Il Vaticano I e Porta Pia

Pio IX , convocando il Concilio Vaticano I nel 1869, voleva dare sanzione formale ad un’idea di Chiesa dotata di grande compattezza e capace del massimo contrasto contro tutte le nuove libertà e le nuove culture. Al centro dell’assemblea ci fu la proclamazione dell’infallibilità del Pontefice romano con la Costituzione dogmatica Pastor Aeternus. Lo scontro interno non fu semplice, una minoranza consistente non partecipò al voto il 18 luglio 70, mentre nelle cancellerie europee ci si interrogava con preoccupazione su cosa significasse in concreto questa decisione. Il contemporaneo inizio della guerra francoprussiana, mise in moto immediatamente l’iniziativa del governo italiano, conseguente al ritiro della truppe francesi da Roma che proteggevano quello che rimaneva dello stato pontificio. Il XX settembre in una mattina i bersaglieri entrarono in Roma e la occuparono mentre  le truppe  papaline si arresero ben presto su ordine del papa che non poteva resistere né militarmente né politicamente (ma ci furono ben 69 morti, 49 sabaudi e 19 pontifici) né per la sua funzione di leader spirituale. Pochi giorni prima  la sconfitta di Sedan aveva fatto cadere Napoleone III e proclamato in Francia  la Repubblica.  Il plebiscito del 2 ottobre confermò quasi all’unanimità  l’annessione al regno d’Italia (non si capisce se per consenso o per l’astensione di chi era contrario o per entrambe le cose insieme). Pio IX il primo novembre diffuse l’enciclica “Respicientes ea omnia”, irruente nella protesta e nel giudizio (i sabaudi a Roma portano “disordine e propaganda immorale”), sostenendo che il Quirinale era stato violato, che il plebiscito era stata una finzione, che sacrilega era la spoliazione dei beni ecc… L’enciclica si conclude irrogando la scomunica maggiore a tutti quanti avevano operato, mandanti ed esecutori. Nell’affermazione che “la Nostra intenzione e la Nostra volontà è di conservare integri e inviolabili tutti i diritti e i domini di questa Santa Sede” si intravede la speranza che la situazione potesse non essere definitiva e che il papa potesse tornare per la quarta volta nel secolo a governare. Ma Pio IX, mentre si dichiarava prigioniero,  rifiutava con decisione  di lasciare Roma. Forse intuiva che la situazione si sarebbe consolidata a tempo indefinito. Nasceva così “la questione romana”.

Le “guarentigie” del 1871

I moderati al governo, per motivi interni ed internazionali, volevano ad ogni costo trovare un qualche modus vivendi col papa. Proposero e riuscirono a fare approvare il 13 maggio ‘71 la legge delle “guarentigie” (criticata dall’area radicale del Parlamento). Essa prevedeva ogni garanzia per la funzione pastorale del papa e per le comunicazioni con l’estero, la tutela della sua persona (“la persona del Sommo Pontefice è sacra e inviolabile”), i luoghi necessari al funzionamento della Curia, la rinuncia al diritto di nomina o di proposta per le nomine ecclesiastiche, l’abolizione del giuramento dei vescovi nelle mani del Re ed una somma annua per le necessità degli uffici e della corte pontificia (3.250.000 lire corrispondenti a circa 16  milioni di euro di oggi, somma  mai riscossa dal papa ma accantonata dallo Stato). Gli interventi di tipo giurisdizionale venivano molto ridotti permettendo però alcuni interventi, che saranno poi del tutto discutibili,  in assenza  di una promessa legge (art.18) sul riordinamento, la  conservazione e l’amministrazione delle proprietà ecclesiastiche. Per capire l’importanza di queste norme bisogna ricordare che l’art.19 del Concordato del 1929 prevede che il Vaticano comunichi in via riservata al governo il nome di ogni nuovo vescovo per ottenere una specie di nulla osta in relazione a eventuali esistenti “ragioni di carattere politico”. E veniva ripreso l’obbligo del giuramento al Re. Rimaneva in vigore il sistema della “congrua” un assegno di moderato importo garantito a tutti i parroci a titolo di indenizzo per gli espropri degli anni precedenti (il sistema è rimasto poi in vigore fino al 1986). Il tentativo fatto con la legge sulle guarentigie, che era costato un forte impegno delle forze al potere nel nuovo stato italiano, fallì immediatamente. Due giorni dopo l’approvazione della legge Pio IX firmò l’enciclica “Ubi nos arcano Dei” i cui contenuti erano identici a quella di novembre ma con in più  un suo rifiuto formale perché “promanante da uno stato e quindi unilaterale ed interno in contrasto con il carattere internazionale e sovrano della potestà papale” ed indicante uno “sfrontato disprezzo per la Nostra dignità ed autorità pontificia”. Il papa invocava la solidarietà degli Stati cattolici come aveva già fatto nei mesi precedenti (ma altre erano diventate le questioni più importanti, la diplomazia  in Europa  si limitò a non ritenere risolta la situazione ). Ma fu un fatto importante nello scenario internazionale dell’epoca se non altro per il coinvolgimento dell’opinione cattolica e delle sue organizzazioni.  La questione rimaneva dunque  tutta  italiana e i così detti cattolici “conciliatoristi” che volevano un accordo con lo Stato erano troppo pochi . La legge delle guarentigie fu rispettata dallo Stato, mai accettata dai papi e fu espressione della Destra storica (la sinistra mazziniana e garibaldina avrebbe voluto prendere Roma anche per indebolire o distruggere la Chiesa stessa).  Nella linea del disimpegno nel gennaio successivo il parlamento votò una legge che chiudeva  le facoltà teologiche in tutte le università di Stato. Il fatto fu gradito dalla “Civiltà Cattolica” perché lasciava l’esclusiva dell’insegnamento e della ricerca in campo teologico e pastorale ai seminari e alle tante facoltà teologiche. Ciò garantiva all’autorità ecclesiastica l’ortodossia  ma, a posteriori, è stato giudicato negativamente perché creò le condizioni per un vero e proprio pensiero unico nella Chiesa.

IL NO di Pio IX fu del tutto comprensibile

Il magistero di Pio IX rappresentava il culmine di un secolo di affermazioni e di contrapposizioni. Esse avevano un fondamento soprattutto religioso e , come tali, non erano negoziabili. Di qui il rifiuto, senza incertezze, che i papi sostennero a nome della maggioranza del tessuto ecclesiale di quel periodo nel quale avevano ancora poca voce in capitolo le nuove realtà cristiane presenti nel mondo al di fuori dell’Italia e degli Stati “cattolici”. Lo scontro avviato a fine ‘700 si avvitò su se stesso radicalizzando ogni posizione nei confronti della democrazia, dei diritti civili e del libero pensiero , poi del socialismo e del comunismo, mettendo ai margini le nuove sensibilità pure emergenti nella Chiesa (basti pensare a Rosmini,  a Manzoni e, in seguito, a padre Curci, a  Fogazzaro e a tanti altri).  I poteri della Chiesa e nella Chiesa -ribadivano i papi- sono stabiliti direttamente da Dio. Il principio di autorità è fondato sulla Rivelazione che è garante dell’interpretazione autentica del depositum fidei. La forma di governo istituita da Cristo costituisce la Chiesa “societas perfecta” dotata di tutte le competenze proprie di un organismo sociale pubblico. Il papato, infallibile in materia di fede e di costumi, ha giurisdizione universale e diretta su tutta la Chiesa, non è solo il centro ma anche il fondamento e il principio, l’autorità e la giurisdizione. Il papato è maestro di dottrina e  guida la giurisdizione. Si trattava di un irrigidimento dello schema tridentino che portava a un atteggiamento di ripulsa dei “moderni errori” lontana dal capire  le pluralità del mondo moderno. La Chiesa era guidata dal Magistero e dalla Tradizione (in diretta polemica  col “sola Scriptura” dei protestanti) e doveva essere molto centralizzata (nei riti, nelle nomine dei vescovi ecc…) perdendo così la ricchezza delle Chiese locali e la stessa comprensione della storia. Il tomismo e il diritto naturale furono  la posizione unica nelle università e nei seminari. Ciò premesso, con questa teologia, “lo Stato pontificio, era assunto, nel corso dell’Ottocento a segno di una sovranità del papato, e dunque della Chiesa , estranea e concorrenziale con le tipologie moderne di sovranità politica. Esso era diventato come espressione di una necessità teologica. In questa logica la difesa del potere temporale del pontefice riassumeva, in figura, tutti i motivi di inconciliabilità della Chiesa con i modelli di società e di Stato proposti dalle filosofie moderne, che attentavano al modello cattolico di ordinamento socioreligioso” (Francesco Traniello). Quindi il papa non poteva accettare in nessun modo, per motivi di fede, la perdita del suo residuo potere temporale nella condizione in cui aveva finito per trovarsi e doveva rinunciare ad una legge quella delle “guarentigie”.  vantaggiosa per la Chiesa, che il nuovo Stato le offriva perché  bisognoso di credibilità a livello internazionale presso l’opinione cattolica.

Dopo il XX settembre nello Stato e nella Chiesa

La fine del potere temporale ebbe conseguenze in tutti i decenni successivi e condizionò non poco la vita del nuovo Stato italiano che rimaneva privo di consensi ed energie per affrontare bene le necessità materiali che incombevano, per creare un sentimento comune nazionale  fondato sulla solidarietà  ed un senso di appartenenza che mancava. Pio IX proibì con il non expedit (1874) la partecipazione alla vita politica dei cattolici e l’atteggiamento suo e di Leone XIII fu diffidente nei confronti dei   nascenti movimenti per una presenza organizzata in politica. Nuovi sistemi di governo potevano essere tollerati ma  alla Chiesa toccava in definitiva definire le regole del bene comune cui l’attività politica doveva essere orientata. Una situazione complessa ed ambigua che vedeva da una parte il papa “prigioniero” in Vaticano vivere in una specie di situazione di extraterritorialità. Intanto la libertà della Chiesa veniva garantita Il non expedit si riduceva  progressivamente di importanza, davanti a tante situazioni di fatto, fino alla sua sostanziale caduta con il Patto Gentiloni nel 1913 e la sua abrogazione nel ‘19. In parallelo a fine ottocento cresceva la radicalizzazione tra cultura e politica da una parte e il sentire cattolico dall’altra (popolo e Vaticano), si ebbero fenomeni di forte anticlericalismo come non più in seguito. Ma il fenomeno che veramente ci interessa è la cosidetta  “modernizzazione cattolica”. La Chiesa, a partire da Leone XIII, inizia ad organizzare o a permettere l’organizzazione di realtà associative laicali allargando l’orizzonte della Chiesa (basti pensare alla Rerum Novarum). Esse hanno un dinamismo particolare, basti pensare all’Opera dei Congressi, a don Bosco, nascono le Leghe sindacali bianche, ci sarà  il tentativo democratico cristiano di Murri, sorgono le banche e le cooperative bianche, nascono nuovi ordini religiosi, cresce il numero dei missionari. Si è parlato di temporalismo sociale. La Storia cammina. Lo Stato pontificio  finisce sullo sfondo, non è più oggetto di rivendicazione. Il popolo cattolico inizia ad avere, anche quando ortodosso” e ubbidiente,  una sua presenza e vivacità, deve valutare le situazioni concrete. La Chiesa opera   attraverso questo popolo, non pensa più al “principe cristiano” ma la gerarchia si riserva il diritto-dovere di giudicare (in particolare la politica ecclesiastica degli Stati). Le associazioni sanno che c’è un limite alla loro azione ma la situazione non è più come prima.

La sostanziale continuità

Altrettanto interessante quanto si muove  nell’ambito della riflessione più interna alle strutture ecclesiastiche. Nasce un movimento biblico per la ripresa della lettura delle Scritture (prima sospettata sempre di protestantesimo), nasce un primo movimento ecumenico, in generale si riflette sul rapporto scienza-fede. Soprattutto il modernismo, movimento composito, fu l’espressione dei nuovi orientamenti, il personalismo di Maritain in seguito creò cultura per l’agire politico dei credenti, indicherà che ci può essere una antropologia cristiana. Soprattutto nuove emergenze mettono all’ultimo posto il problema del potere temporale del papa. La Grande Guerra,  il socialismo ed il comunismo, il fascismo e il nazismo  al potere diventano le vere questioni per la Chiesa e per i cattolici. Ma la posizione dottrinale ed istituzionale della Chiesa, ereditata dai decenni precedenti, per come si era definita nel passaggio centrale del XX settembre  ha contato molto, in modo diretto o indiretto, nella Chiesa nei decenni successivi nel determinarne  l’arroccamento, la rigidità dottrinale, il ruolo del papa e della curia con le sue rigide gerarchie e il forte accentramento nelle decisioni. Per cenni,  ricordiamo il Catechismo di Pio X, l’enciclica “Pascendi” contro il modernismo (che riprende lo stile della “Quanta cura”), il codice di diritto canonico del 1917, l’abbandono a sé stessi dei leaders del Partito popolare, i Patti Lateranensi (in qualche modo una specie di rivincita sul XX settembre) che rafforzarono  il fascismo. Un caso esemplare di violenza antievangelica fu l’emarginazione di Ernesto Buonaiuti, “uno dei più belli ingegni che abbia avuto l’Italia” (A.C.Jemolo).  Il pontificato di papa Pacelli, dovrà poi affrontare vicende come la seconda guerra mondiale e il consolidamento del comunismo nel mondo. Egli resta erede della linea che sostiene e giustifica la insostituibile funzione pedagogica e orientativa nella Chiesa nei riguardi della società politica con un giudizio ambivalente nei confronti della democrazia.  In questa situazione per molti aspetti ancora di continuità  con la rigidità della Chiesa di Pio IX si arriva a papa Giovanni.

Il Vaticano II cambia la storia della Chiesa

Tutti i fermenti che circolavano, in modo spesso sotterraneo nella Chiesa, soprattutto fuori d’Italia , ebbero modo di esprimersi  nel Concilio Vaticano II e a prevalere grazie a un papa che aveva studiato   la storia della Chiesa e che era vissuto fuori dal circuito curiale del cattolicesimo italiano, prima a confronto con l’ortodossia, poi a Parigi. Il Concilio rovesciò completamente gli assi portanti della Chiesa dei tempi di Pio IX. Il rapporto col mondo (il famoso incipit della Gaudium et spes), l’idea di Chiesa (collegialità, chiese locali, laicato), la libertà di coscienza e la libertà religiosa, il ritorno alla Bibbia, il giudizio sui privilegi  ecclesiastici e altro aprirono alla Chiesa le possibilità  di un nuovo ascolto  di quanto avveniva nella società. La Pacem in terris e la Populorum Progressio, che hanno fatto parte del momento e  dello spirito del Concilio, hanno amplificato ulteriormente la voce della Chiesa e soprattutto hanno dato risposte di fede che incontravano le domande di tanti credenti. Quando Montini, prima da Cardinale e poi da papa, disse che bisognava “ringraziare la divina Provvidenza” per la fine del potere temporale e che non c’era più “nessun rimpianto , nessuna nostalgia né tantomeno alcuna segreta velleità rivendicativa” non faceva che esprimere una posizione ormai largamente maggioritaria nel popolo cattolico. Erano passati cento anni da Porta Pia. Una opinione consistente continua a sostenere  la continuità del Vaticano II con tutta la storia della Chiesa. E’ un punto di vista fondato sulla volontà di voler leggere dei contenuti del Concilio solo quelli omogenei (qualcuno ne è rimasto) con una visione riduttiva e  angusta della Chiesa e del messaggio di Gesù. Il più autorevole interprete di questa posizione è stato Benedetto XVI in ripetuti interventi.

Il tentativo di fare marcia indietro dopo il Concilio

Nell’occasione di questi 150 anni ho fatto questo excursus storico per richiamare alla memoria dove eravamo e per ragionare  dove siamo ora. Nei cinquant’anni successivi al Concilio quella che sembrava una strada aperta, densa di speranza e di un nuovo modo liberante di vivere la nostra fede si è ristretta, è stata in parte deviata, a volte è stata esplicitamente bloccata. La struttura centrale della Chiesa si è rafforzata, la ricerca teologica è stata spesso mortificata proprio quando nuove comprensioni della storia esprimevano una nuova fedeltà alla Parola, un nuovo protagonismo femminile nelle comunità cristiane è rimasto isolato,  le difficoltà a farsi ascoltare dalle strutture ecclesiastiche sono continuate, una nuova alleanza, in forme particolari, si è organizzata tra il trono dei grandi poteri dell’economia nel mondo e l’altare di quelli che santificano il “sabato”,  che usano violenza contro gli “ultimi”, che, recitando il Rosario,  stanno dietro alle guerre e alla crescita delle disuguaglianze nel mondo ed usano la religione per interessi del tutto mondani. Questa alleanza  non è stata veramente contrastata. Per quanto riguarda i rapporti con lo Stato il nuovo Concordato del 1984 ha perso l’occasione  di assumere i contenuti conciliari e si è limitato  a una modernizzazione dei Patti Lateranensi. I due papati hanno contribuito in parte, o non hanno ostacolato come avrebbero dovuto, questo corso a tenere bloccata la Chiesa. ll momento peggiore è stato quello della beatificazione di Pio IX il 3 settembre del 2000,  nello stesso giorno di quella di papa Giovanni. Abbiamo ampiamente motivato il nostro radicale dissenso sulla canonizzazione dei papi, di tutti i papi (o  almeno essa avvenga a secoli di distanza). In questo caso poi abbiamo ritenuto un errore imperdonabile quello relativo a papa Mastai Ferretti  perché essa è rientrata nella logica che vuole ignorare la forte discontinuità nella storia della Chiesa tra il Vaticano I e il Vaticano II, mettendo sullo stesso piano Pio IX e Giovanni XXIII. Quanto alla riforma della Chiesa che essa sia ancora urgente e necessaria abbiamo cercato, dal basso con le nostre possibilità, di dimostrarlo negli ultimi anni intervenendo sulle principali questioni e chiedendo  cambiamenti con spirito costruttivo e di dialogo. Siamo stati e siamo poco ascoltati. C’è  l’incapacità di parlarsi, in particolare tra quelli che ritengono di essere gli unici depositari di ogni interpretazione  del Vangelo e i cosiddetti  “laici”. Anche in questa occasione vogliamo sperare che questa ricorrenza non sia celebrata solo con belle parole o con rievocazioni solo storiche come ha fatto il gesuita Giovanni  Sale sulla “Civiltà Cattolica” di questo mese. Per esempio, proprio il prestigioso quindicinale dei gesuiti potrebbe cogliere l’occasione per ripensare, in modo autocritico, su come ha informato su quelle vicende dall’inizio (la “Civiltà Cattolica” aveva scritto, al momento della sua convocazione, che il Vaticano I serviva solo a proclamare l’infallibilità del papa, oltre che a fare propri, per acclamazione, tutti i contenuti del Sillabo)  e su quanto si  possa  dire ora sulle differenze  tra la Chiesa di Porta Pia e quella del Vaticano II. La stessa proposta vale naturalmente per la generalità della stampa cattolica e dei movimenti cattolici.

Papa Francesco ora esprime  la voce universale della Chiesa sui problemi del mondo

Il nostro interesse al XX settembre e la nostra convinzione che esso sia stato “manovrato” dalla Provvidenza ci è poi reso molto piacevolmente evidente dalla situazione relativamente recente che abbiamo davanti col magistero di papa Francesco. Dopo il potere temporale dello Stato pontificio, dopo aver mediocremente usato della libertà del papato da vincoli temporali (l’anticomunismo di Wojtyla e l’eurocentrismo di papa Ratzinger) abbiamo un papa che parla veramente in nome dell’umanità con visione veramente universale, in nome di credenti e di non credenti, sulle questioni  generali. Papa Francesco è in difficoltà nel riformare la Curia, nel fermare gli scandali, nell’affrontare davvero la questione della presenza femminile nella Chiesa vincolato come è da troppe strutture ecclesiali retrograde. Ma sullo scenario internazionale si muove con una grande  evangelica libertà di analisi, di giudizio, di denuncia e di proposta. Quanto ha detto  sulla questione dell’ambiente del nostro pianeta, sulla nuova generale  corsa alle armi nucleari e sulle guerre, e sulle diffuse disuguaglianze e  sofferenze nel mondo è espressione del Vangelo e conferisce alle sue parole un’autorità straordinaria  perché libera dai poteri, dai nazionalismi, dalle culture settarie che pesano sull’umanità in questa fase difficile della storia.

Vittorio Bellavite  coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”
Roma, 20 settembre 2020

21 Settembre 2020Permalink

19 settembre 2020 – Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia – Una proposta di legge singolare

 

Relazione Honsell sul DDL 91 abbinato in discussione con Pdl 11 su Solitudine

“Solitudine”

Ma le mie urla
feriscono
come fulmini
la campana fioca
del cielo

Sprofondano
Impaurite

Santa Maria La Longa, 26 gennaio 1917

Questa Legge ricomprende sofferenze assordanti come quelle espresse nei versi di Ungaretti sulla solitudine violenta della guerra, o quelle silenziose dei manicomi e dei borghi abbandonati a cui hanno dato voce il poeta di Andreis, Federico Tavan (2007) in “Spopolamento”:

Uchì
murî
al éis deventât
un mout
come un altre
par tirâ indenant

e il nostro poeta Pierluigi Cappello, nell’incipit di “Sonno estivo” (2010):

Seduti, le gambe allungate nel silenzio,
uno a uno ci siamo portati i nostri giorni
solitudine con solitudine, impazienza e attesa

[…]

Non siamo tutti poeti però, e la solitudine è sofferenza, non musa, per i più…

A oltre due anni da quando presentammo nell’agosto del 2018, la Proposta di Legge 11 per prevenire e contrastare il fenomeno della solitudine, finalmente siamo ad un passo per arricchire il corpus normativo della Regione Friuli Venezia Giulia con un testo che ne delinea le problematicità e traccia direttive su come prevedere azioni concrete di contrasto.

Questa legge è il frutto della mediazione tra la PDL 11 e il DDL presentato dalla Giunta all’inizio di quest’anno, avvenuta in vari incontri quest’estate. Ritengo questa sintesi molto soddisfacente e per questo ringrazio i miei collaboratori di segreteria, dott. Cucchini, che mi aiutò a preparare il testo iniziale, lo staff del gruppo che mi ha assistito nel percorso  (con il capo segreteria Vanin e gli addetti di segreteria Albrizio e Reverdito), i Colleghi Consiglieri della III Commissione, soprattutto Liguori, Santoro e Ussai, che firmarono con me la PDL 11, il Presidente della III Commissione Moras e il suo staff tecnico diretto dal dott. Negro, e l’Assessore Riccardi e i suoi collaboratori guidati dalla dott.ssa Zamaro.

È paradossale che in un pianeta nel quale la popolazione sta per raggiungere gli 8 miliardi e nel quale il sovraffollamento è un’esperienza sempre più frequente, emerga invece drammatica la sofferenza della solitudine. La solitudine è diffusa non solamente presso gli anziani ma anche presso i giovani e giovanissimi. Tremende sono poi le nuove solitudini urbane, quelle della marginalizzazione e della dissociazione, o quelle dello spopolamento nelle aree montane. Preoccupante è la solitudine digitale e quella degli espulsi dal mondo del lavoro che spinge loro verso l’inattività. Le reti sociali e con esse, spesso, anche le alleanze familiari sono lacerate e non riescono più a mitigare queste sofferenze contemporanee che si sono manifestate con ancora maggiore evidenza durante il confinamento, dovuto all’emergenza epidemiologica e al distanziamento che ne è stata l’evoluzione.

Questa legge dà una prima risposta a queste sofferenze.

Nei suoi primi articoli assegna con chiarezza alla Regione il compito di affrontare e contrastare ogni esclusione, disconnessione e marginalizzazione sociale, senza distinzione di età, favorendo lo sviluppo di reti di comunità e di cittadinanza attiva e sostenendo azioni di sussidiarietà orizzontale volte a perseguire il benessere relazionale. Delineati gli obiettivi, la legge si sviluppa prevedendo interventi sia diretti sia con il coinvolgimento del terzo settore, del sistema scolastico, dell’università e della ricerca, e degli enti locali.

Certamente, avremmo preferito mantenere separate le due leggi, ovvero la L.R. 22/2014, la prima in Italia sull’Invecchiamento attivo, e questa sul contrasto alla solitudine. I destinatari di quest’ultima, come specificato nell’art. 4, sono drammaticamente molti di più di quelli della prima. Avremmo preferito che il tema del contrasto alla solitudine fosse anche inserito nella L.R. 6 del 2006 Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale, e in particolare in un nuovo comma nel TITOLO III, che descrive le aree di intervento dei Piani di Zona, e si fossero utilizzati gli osservatori previsti nell’art. 26. Avremmo preferito inserire, altrimenti, un osservatorio in questa stessa legge che potesse rilevare le buone pratiche nonché i bisogni. Infine, avremmo preferito che venissero esplicitate misure specifiche per contrastare quelle tipologie di solitudine derivanti dall’isolamento forzato a seguito di emergenze epidemiologiche, come quella del COVID-19. Fosse stato così, questa legge sarebbe stata la prima ad affrontare tali problematiche e avrebbe costituito un punto di riferimento per futuri atti normativi. Così purtroppo non è stato.

Vista però la serietà della problematica e l’urgenza di affrontare la solitudine, abbiamo scelto di non dividere o frenare il Consiglio Regionale su un tema cruciale, ma contribuire costruttivamente soprattutto negli articoli dall’2 al 5, su finalità ed obiettivi, sui quelli riguardanti i destinatari e sulla partecipazione e sul coinvolgimento degli altri attori di rete. Siamo così riusciti ad arrivare prima ad un atto concreto e condiviso.

La nostra Proposta di Legge 11 nasceva nell’ambito della preparazione all’importante Convegno Internazionale dell’IFOTES International Federation of Telephone Emergency Services che poi si svolse con successo nel 2019 a Udine e che ha visto oltre un migliaio di rappresentanti dei telefoni amici di tutta Europa ritrovarsi per discutere il tema di come contrastare anche a livello normativo i flagelli della solitudine e del suicidio che ne costituisce lo sbocco più drammatico. In qualità di Sindaco di Udine avevo promosso tale convegno, ma a causa della fine del mandato non ho potuto partecipare. Riconosco però che l’Assessore Regionale ha colto l’importanza dell’evento e gli do atto di aver raccolto il testimone e portato a conclusione questo importante iter legislativo.

L’aver fuso questo DDL alla L.R. 22/2014 non dovrebbe compromettere né il funzionamento delle norme precedenti né quelle aggiuntive. Anzi il complesso delle norme generali comuni mi sembra che irrobustisca entrambi gli articolati specifici. Certamente l’efficacia di questa legge dipenderà dalle risorse che le verranno attribuite nelle prossime Leggi di Stabilità o di assestamento. Spero che la sensibilità maturata presso tutti i livelli di governo regionale, nelle discussioni in III Commissione, al CAL e nelle audizioni, che hanno visto indistintamente un generale apprezzamento per le leggi in questione, possa concretarsi in risposte adeguate alla vastità dei bisogni. Auspico pertanto che risorse vengano aggiunte e non certo sottratte alla legge precedente.

Auspico inoltre che tale sensibilità possa anche informare coloro che redigeranno i nuovi Piani di Zona ai sensi della L.R. 6/2006. Infine spero che l’assenza dell’osservatorio possa essere compensata dall’ampiezza e cura dei bandi previsti da questa norma per il sostegno ad iniziative, in modo che le buone pratiche e i bisogni possano emergere in sede di presentazione delle domande.

In conclusione esprimo la soddisfazione per questa legge e anche l’orgoglio, come cittadino di questa Regione, per il fatto che il FVG è la prima regione in Italia che affronti con una norma specifica il tema della solitudine, senza ipocrisie.

Penso che i tre poeti citati all’inizio ci avrebbero approvati!

Qui il testo del DDL 91 approvato in Commissione | Qui il testo della PDL 11

 

19 Settembre 2020Permalink

1 settembre 2020 – Calendario di settembre

.1 settembre 1939 -………..La Germania invade la Polonia
……..…………………………..….….E’ l’inizio della seconda guerra mondiale
.1 – 3 settembre 2004 – …..Strage di Beslan (Ossezia del Nord)… [NOTA  1]
.2 settembre 1944 –  Anna Frank e la sua famiglia vengono caricati sul treno per Auschwitz
.2 settembre 1945 – ……     Ho Chi Minh dichiara l’indipendenza del Vietnam dalla Francia
.3 settembre 1982 – ……     Assassinio del gen. Della Chiesa, della moglie Emanuela
……………………………………….. e dell’agente di scorta Domenico Russo.
.4 settembre 1965 – ……    Morte di Albert Schweitzer medico, filosofo, musicista, teologo
…………………………………………e premio Nobel per la pace nel 1953.
.5 settembre 1938 –……..   Regio Decreto Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 1390,
………………….  ………..Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista.
……………………………..Convertito in legge senza modifiche con .L 99/1939.     [NOTA 2]
.5 settembre 1972 – ……. . Germania –irruzione di Settembre Nero nel villaggio olimpico
.5 settembre 2010 – …….   Assassinio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, il ‘sindaco
……………………………………………pescatore’
.7 settembre 1986 – …….   Desmond Tutu – primo vescovo nero a guidare la chiesa
……………………………………………anglicana in Sudafrica.
.8 settembre 1943 – …….. Armistizio dell’Italia con Inghilterra e Stati Uniti
.8 settembre 2013 –……. . Liberazione dell’inviato de La Stampa Domenico Quirico,
…………………………………………….sequestrato in Siria
.9 settembre 1943 –……… In Italia Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)
.9 settembre 1976 – ………Morte di Mao Tse Tung
.9 settembre 2020 –  ………Amos Luzzatto muore a Venezia
10 settembre 2020- ……….La senatrice Liliana Segre compie 90 anni
11 settembre 1973 – ……..Colpo di stato in Cile
11 settembre 2001 – ……..New York – attentato alle Torri Gemelle
12 settembre 1977 – ………Muore nelle carceri sudafricane Stive Biko
………………………………………….(attivista anti-apartheid)
13 settembre 1321 – …….. Ravenna – morte di Dante Alighieri
15 settembre 1970 – ……. .Scomparsa di Mauro De Mauro
15 settembre 1993 – ………Assassinio di don Pugliesi
16 settembre 1982 – ………Libano – massacro di Sabra e Shatila
16 settembre 2016 -………. Morte di Carlo Azeglio Ciampi
17 settembre 1978 – ………Accordi di pace di Camp David fra Egitto e Israele
18 settembre 1938 – ……… Discorso Mussolini a Trieste- rivendicazione razzismo italiano
18 settembre 1961 – ……….Muore Dag Hammarskjöld in probabile attentato.[NOTA 3]
18 settembre 2020-……… Vigilia Rosh ha Shana.  Capodanno ebraico anno 5781.  [NOTA 4]
19 settembre 1943 – ………Strage nazista a Boves (Cuneo)
19 settembre  2020 -………. Morte di Rossanna Rossanda
20 settembre 1870 – …….. Breccia di Porta Pia
20 settembre 2020  – ……  Fine Rosh ha Shana
21 settembre – ……………….Giornata mondiale della pace
21 settembre 1990 – ……   Assassinio del giudice Rosario Angelo Livatino
22 settembre 1980 –………L’Iraq invade l’Iran
23 settembre 1939 –………Morte di Sigmund Freud
23 settembre 1973 – ……….Morte di Pablo Neruda
24 settembre 1961 – ……  Prima marcia della pace Perugia Assisi, promossa da Aldo Capitini
25 settembre 2919 _          Sentenza della consulta sul suicidio assistito
26 settembre 1988 – ……….Assassinio di Mauro Rostagno
27 settembre 1970 -……… santa Teresa d’Avila,  dottore della Chiesa                  [NOTA 5]
27 settembre 1996 –……… .Afghanistan: i talebani occupano Kabul
27 settembre 2015 – ………..Morte di Pietro Ingrao
28 settembre 1978 – ………..Morte di papa Giovanni Paolo Primo.
28 settembre 2016 – …………Morte di Simon Peres
29 settembre 1944 – ………..Strage nazista a Marzabotto
30 settembre 2015 – …….   .. All’ONU viene issata la bandiera palestinese           [NOTA 6]

[NOTA 1]
3 settembre: La strage di Beslan è il massacro avvenuto fra il 1° e il 3 settembre 2004 nella scuola Numero 1 di Beslan, nell’Ossezia del Nord, una repubblica autonoma della federazione russa nella regione del Caucaso, dove un gruppo di 32 ribelli fondamentalisti islamici e separatisti ceceni occupò l’edificio scolastico sequestrando circa 1200 persone fra adulti e bambini. Tre giorni dopo, quando le forze speciali russe fecero irruzione, fu l’inizio di un massacro che causò la morte di più di trecento persone, fra le quali 186 bambini, ed oltre 700 feriti.
https://dilei.it/lifestyle/la-verita-su-beslan/370487/

[NOTA 2]
5 settembre  http://www.cdec.it/dsca/Leggi/DL1390.htm

[NOTA 3]
Dag Hjalmar Agne Carl Hammarskjö  (Jönköping, 29 luglio 1905 – Ndola, 18 settembre 1961)
è stato un diplomatico, economista, scrittore e pubblico funzionario svedese. Fu presidente della Banca di Svezia, ma divenne noto internazionalmente quale segretario generale delle Nazioni Unite, carica ricoperta per due mandati consecutivi, dal 1953 fino alla sua morte nel 1961, occorsa a causa di un incidente aereo avvenuto in Africa meridionale durante una missione di pace.

[NOTA 4]
Rosh haShana (in ebraico ראש השנה, letteralmente capo dell’anno) è il capodanno religioso, uno dei tre previsti nel calendario ebraico. Nella Torah vi si fa riferimento definendolo “il giorno del suono dello Shofar” (Yom Terua, Levitico 23:24)

[NOTA 5]
Teresa di Gesù, o d’Avila, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada (Avila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582), è stata una religiosa e mistica spagnola. Entrata nel Carmelo di Avila a vent’anni, fuggita di casa, dopo un travagliato percorso interiore che la condusse a quella che definì in seguito la sua “conversione” (a trentanove anni), divenne una delle figure più importanti della Riforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e fondatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi, e grazie alla fondazione di monasteri in diversi luoghi di Spagna, e anche oltre (prima della sua morte venne fondato un monastero di Scalzi a Lisbona).
E’ stata proclamata dottore della chiesa da Paolo VI

[NOTA 6]
(ANSA) – NEW YORK, 30 SET – “E’ una giornata di orgoglio per i palestinesi di tutto il mondo”: così il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla cerimonia per l’alzabandiera della Palestina al Palazzo di Vetro. Ban ha poi precisato: “Dobbiamo realizzare le aspirazioni che questa bandiera rappresenta, ossia Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza”.

1 Settembre 2020Permalink

31 agosto 2020 – Inno al corpo

Gli studenti della civica accademia Nico Pepe  di Udine  hanno concluso l’anno accademico senza negarsi bellissime esibizioni sul sagrato della chieda di San Francesco
Alcuni di loro hanno presentato un testo tratto da Liberation del 20 giugno  scorso che Internazionale ha proposto tradotto .
Me ne hanno gentilmente regalato copia che trascrivo.

INNO AL CORPO    
Paul B. Preciado / Su internazionale / Libération Francia 20/06/2020

Amiamo il corpo malato. Amiamo le cicatrici e i morsi lasciati sulla pelle dalle ferite. Amiamo il corpo anziano, segnato dal tempo, raggrinzito dal sole, pieno di ricordi. Amiamo il corpo lento. Amiamo l’imperfezione e lo squilibrio, il labbro screpolato, l’occhio che vede a malapena, la mano che fatica ad afferrare l’oggetto, il pene moscio, la gamba più corta dell’altra, la colonna vertebrale che non può raddrizzarsi.

Amiamo il vero corpo, fragile e vulnerabile, e non il corpo ideale e tirannico della norma. Amiamo il corpo poetico, perché il linguaggio è solo uno degli organi astratti del corpo vivo. E amiamo il corpo in tutte le sue dimensioni organiche e inorganiche.

Il linguaggio e la tecnologia sono organi collettivi e politicizzati. Come tutti gli altri organi del corpo, ci sono stati rubati. Non sappiamo quasi niente del corpo vivo. Occorre quindi amarlo là dove esso si esprime: nella sua tremula fragilità.

Senza virtù coloniali e patriarcali

Amiamo sia il corpo che nasce sia quello che si avvicina alla morte, questo corpo considerato già obsoleto, inutile, improduttivo, un corpo che ci viene presentato in termini di spesa pubblica, corpo-debito, cifra nelle statistiche su infettati e morti.

Amiamo questo corpo che, pure se sull’orlo della morte, è ancora sensibile a un raggio di luce sulla pelle, a una parola, a un suono. Il corpo vivo in tutte le sue dimensioni è la nostra unica religione. Di conseguenza più un corpo si fa corpo, quando non presenta alcuna delle virtù patriarcali e coloniali – forza, produzione, giovinezza, lusso – più lo amiamo.

E questo anche perché le istituzioni della sanità pubblica, gli ospedali e le case di riposo, le prigioni, le scuole e le aziende sono i nostri primi nemici: perché cercano di ridurre il corpo vivo all’anatomia, all’indicatore di pubblica sanità, alla redditività dei pensionati, alle cifre sulla prevenzione della criminalità, al livello d’istruzione, al profitto.

I governi hanno parlato della guerra al virus, ma in realtà hanno fatto la guerra ai nostri corpi poetici. La nostra pelle è stata strappata, siamo stati privati di qualsiasi contatto o cura, siamo stati separati da amici e amanti, e i corpi preziosi dei nostri cari malati di covid-19 sono stati gettati in una fossa senza nome, privati del rituale che collega la memoria dei morti ai corpi dei vivi. Lo stato farmacopornografico si è comportato come un Creonte neoliberista, che c’impedisce di seppellire i nostri morti perché sarebbero diventati dannosi per una comunità che sogna di essere immunizzata. Noi, i figli bastardi di Antigone, esigiamo cure e celebrazione dei corpi dei nostri amati ammalati di covid, sia vivi sia morti.

Gioiosamente virali

Perché non siamo la comunità immunizzata, siamo la comunità malata. Siamo intossicati e tossici. Il mondo al quale abbiamo appartenuto, questo mondo che non parla d’altro che di sanità pubblica, di prevenzione e d’igiene, non ha fatto altro, dal colonialismo a Hiroshima, passando dall’Olocausto e da Chernobyl, che distruggere il corpo vivo. La religione ha fatto del corpo la prigione dell’anima e il nemico di dio. L’ha fustigato, legato, ha cercato di purificarlo con il tormento e il fuoco. Ha voluto negarlo, dominarlo, sublimarlo. La scienza ha trasformato il corpo in un oggetto anatomico, l’ha sezionato, l’ha diviso in organi e in funzioni, ha voluto conoscerlo e controllarlo.

Lo stato liberista moderno ha fatto del corpo un bene e una merce, una responsabilità e una proprietà privata dell’individuo. L’ha disciplinato, normalizzato, uniformato. Il capitalismo coloniale ha fatto del corpo una forza lavoro, l’ha schiacciato, gli ha preso non solo tutta la sua energia vitale, ma anche tutto il suo potere creativo. Ha voluto catturarlo, comprarlo, venderlo, trarne profitto. Il patriarcato ha trasformato il corpo in forza di riproduzione. L’ha violentato, lo ha ingravidato. Nel neoliberismo questo corpo distrutto, devastato, espropriato, catturato… dal quale è stata estratta ogni forza vitale, è ancora negato. Al suo posto, un avatar edulcorato viene presentato come un’immagine elettronica condivisa. Ma il corpo resiste.

31 Agosto 2020Permalink

10 giugno 2020 — Comunicare in una ‘lingua cugina’

Božidar Stanišić, scrittore bosniaco fuggito dal suo paese per aver rifiutato di partecipare alla guerra civile e ora cittadino italiano, ci regala una sua intervista

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjGi4Km9PbpAhVI1qYKHcy0C3sQtwIwAHoECAEQAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DnZxShs0siS0&usg=AOvVaw0xYOS-0Ijy871vD0XgYX1o

 

 

10 Giugno 2020Permalink

21 marzo 2020 – Nati in Italia senza nome, mai più-5

21 marzo 2020 – Nati in Italia senza nome, mai più_5

« Nell’odio in cui siamo immersi c’è spesso assenza totale di pensiero. Assoluta ignoranza della storia. Nonché, il più delle volte, inconsapevolezza di quali ferite si aprano nel ridare corpo a certi fantasmi. È come se nel gesto di odio si riassumesse una nuova ‘normalità’, una declinazione come un’altra della cultura imperante dell’outing. Ebbene, io a questo fallimento non voglio rassegnarmi e penso non sia giusto rassegnarsi». [fonte 1]

Così ha dichiarato in una sua intervista la ministra Lamorgese e sono parole in cui mi riconosco pienamente.

Nowrūz
Oggi è il primo giorno di primavera. Rappresenta anche l’inizio di un nuovo anno.
Gli iraniani lo festeggiano e lo chiamano Nowrūz ma anche – a causa della diversità di pronuncia fra le varie lingue e i vari dialetti – Novruz / Norouz

tomba di Ciro il grande

Quando sono stata in quello splendido paese che è l’Iran era la primavera del 2009 e il presidente Mahmoud Ahmadinejad sarebbe stato rieletto il successivo mese di agosto.
La festa di Nowrūz era illegale ma un ignoto aveva inserito un mazzolino di fiori primaverili nei godono di quella che è tradizionalmente nota come tomba di Ciro il grande, imperatore di Persia nel VI sec. a.C.
Lo potete vedere inserito in basso a destra fra le pietre della scalinata.
La foto non è bella ma sono orgogliosa di averla scattata e conservata.
Avevo capito il significato di quel minuscolo mazzolino.

Anche i virus hanno un nome – Covid 19 significa Corona Virus Disease 2019
Precisa Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS «dare un nome alla malattia è importante per evitare che vengano utilizzati appellativi scorretti o stigmatizzanti » e continua per il Covid «abbiamo dovuto trovare un nome che non si riferisse a una posizione geografica, a un animale, o a un individuo o un gruppo di persone. Un nome che sia anche pronunciabile e correlato alla malattia».
Troppo spesso abbiamo sentito abusare di una parola per identificare un gruppo di persone una categoria professionale, una popolazione intera con un termine spregiativo, tale da farne oggetto di disprezzo, di odio, per condannarla all’estraneità assoluta.
Il Presidente degli Stati Uniti ama chiamarlo “cinese”.
Chiaro! Essenziale!
In Italia si è fatto ricorso a un arzigogolo che raggiunge lo stesso effetto devastante ma, poiché è di difficile comprensione, la scelta di non vedere consente appunto di ignorarlo. [fonte 2]

FONTI
[fonte 1]
https://www.open.online/2020/02/06/luciana-lamorgese-odio-e-emergenza-di-questo-paese/

[fonte 2] Legge 94/2009 art. 1 comma 22 lettera g
g) all’articolo 6, comma 2, le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie»;

21 Marzo 2020Permalink

13 marzo 2020 – Il mio blog ha un nuovo tag: pandemonio

Ho scelto un titolo ridicolo perché sono ridicolmente donchisciottesca e testardamente persevero.
Me lo ha suggerito Il Manifesto.

Oggi pubblico il messaggio che avevo mandato ieri ad alcuni amici e lo pubblico perché mi rendo conto dell’importanza che assume nella mia vita il mio blog con il suo rozzo glossario che mi garantisce la continuità di certi argomenti, oltre i buchi e la deformazione della mia memoria.
Però ho ricevuto alcuni riscontri importanti e ho deciso di
– continuare con la corrispondenza e di raccoglierla per dare una piattaforma a un dialogo che non deve sparire;
– e di pubblicare la corrispondenza come tale senza modificarla in una forma narrativa che non vorrei ne spegnesse l’autenticità.
Oltre i propositi ho verificato che il nuovo tag che ho inserito: PANDEMONIO, funziona.
Quindi la piattaforma c’è e accanto a pandemonio inserirò sempre il tag anagrafe perché quello è il fondamento di quanto sto facendo da anni per sostenere il diritto di ogni nato in Italia ad avere un certificato di nascita, un impegno che voglio salvare nella sua testarda continuità perché – secondo me – è un segno di pesante degrado della politica e della cultura su cui dovrebbe fondarsi la nostra convivenza, un pilastro che ignoranza e malafede hanno reso traballante.

La lettera inviata ieri
Cari amici,
vi scrivo alcune considerazioni su cui non so e non voglio tacere.
L’allegato è lungo, noioso. Per chi non abbia tempo da perdere in questo momento dove ogni gesto consueto cambia modalità di proposta e si fa complicato, allego un mio testo che pubblicherò quanto prima in diariealtro.
Per ora due annotazioni:
– questa mattina sono uscita per fare la spesa e comperare i giornali all’edicola.
L’altra notte non ho avuto pace finché non mi è stato chiaro che la mia edicola di ventennale riferimento sarebbe stata aperta.
E lo era, così non mi è stato negato il breve incontro con il signor Costantino che mi conserva i giornali finché li vado a prendere. E non ci neghiamo uno scambio di battute. A volte mi segnala qualche lettura importante ;
– per strada passo davanti a un ingresso dell’Università. Nel piccolo spazio oltre il portone ci sono gli avvisi delle varie iniziative promosse e spesso aperte al pubblico.
Ora (e per quanto?) ci sono solo le tabelle predisposte per gli attacchi dei vari manifesti.
Sono vuote. E’ molto di più di un simbolo passeggero.
Mi rattrista molto.

Chi per strada non può esserci
Non posso impedirmi di pensare (fra i tanti disastri che caratterizzano questo momento di inaspettata svolta storica)ai figli dei sans papier, condannati a non esistere.
Se i loro genitori, privi di permesso di soggiorno, li nascondono significa almeno che hanno un luogo che suppongono sicuro in cui farlo. Ma se non hanno neppure quello …i piccoli svolgeranno il ruolo di spie che la legge ha loro affidato per distruggere i loro genitori e loro stessi.
Per arrivare a tanto si sono dovuti creare della condizioni che possano significare condanna.
Nel testo che allego c’è la posizione di due vescovi consapevoli nei confronti della società umana ai tempi del coronavirus.
Anche loro ignorano i nati invisibili.
E comunque le regole per chi “esiste” sono note e, se applicate, possono garantire una sicurezza tanto più significativa quanto migliore è la situazione economica e sociale di cui le persone dispongono.
In fondo al baratro può essere il nulla assoluto che però appartiene a persone con un nome
Ai piccoli invisibili invece lo abbiamo negato.

12 marzo 2020 – PANDEMONIO
Il titolo azzeccato è de Il manifesto che così si introduce          [Link 1]
«Il coronavirus è una pandemia». Il temuto annuncio da parte dell’Oms è arrivato. Il plauso dell’Organizzazione mondiale della sanità agli «sforzi dell’Italia per contrastarlo».
Bacchettate invece ai paesi che «non mostrano la volontà di farlo» e a quelli che marciano in ordine sparso. Tra questi Germania, Spagna, Francia e Stati Uniti

BOLOGNA – L’arcivescovo invita tutte le chiese della diocesi a suonare le campane alle ore 19 da domenica 8 marzo fino a martedì 17 marzo e vi associa una preghiera (per chi fosse interessato
Se ne può leggere il testo nel [Link 2]
Nel contesto trovo molto interessante un servizio di 12Porte del 25 aprile 2019 ci racconta la tradizione del suono delle campane per la Chiesa cattolica e in particolare per la diocesi di Bologna.     [Link 3]
Ho tratto la notizia da un articolo pubblicato oggi da La repubblica:
La prima cosa bella di giovedì 12 marzo 2020 di Gabriele Romagnoli [Link 4]
La prima cosa bella di giovedì 12 marzo 2020 sono le campane alle sette della sera, che suonano a Bologna per chiamare a raccolta contro l’emergenza. I rintocchi partono nello stesso istante da tutti i campanili della diocesi e si diffondono nella città deserta, fanno eco nella piazza vuota, rimbalzano contro le serrande abbassate dei bar, vagano per i vicoli del centro e gli stradoni di periferia. È un messaggio universale, anche per chi religioso non è. Come noto, la campana suona per tutti noi. Non importa sapere che è stata battezzata con acqua, cosparsa d’olio e d’incenso. Non importa riconoscere il suono, sapere che è il doppio bolognese, una tecnica cinquecentesca nata quando venne issata la seconda campana perché nemmeno uno strumento può vivere da solo. Basta ascoltarla e sentire che un’altra risponde. Hanno cominciato domenica scorsa e continueranno fino al 17 marzo, per nove sere, una novena voluta dall’arcivescovo Zuppi. Esiste anche una preghiera laica, collettiva e muta, fatta di assenso e riconoscimento, di rispetto e fiducia, negli altri come nel destino. Curiosamente ieri più persone, da Bologna, mi hanno mandato un sonoro delle campane delle sette di sera, come per propagarlo, per annullare la distanza proprio mentre la stiamo tenendo.

Da Bologna a Milano
Le messe con i fedeli non si possono fare, niente matrimoni e nemmeno funerali. E allora all’arcivescovo di Milano Mario Delpini non resta che affidarsi alla Madonnina, o meglio alla ‘Madunina’ come si dice in milanese. Oggi pomeriggio, è salito sul tetto del Duomo per rivolgere un’invocazione alla statua, simbolo religioso e civile della città, che sormonta la guglia maggiore della Cattedrale, a oltre 70 metri di altezza.
L’immagine, devo dire estremamente suggestiva, si può raggiungere con il [Link 5]
La statua, è stata posizionata sulla guglia maggiore del Duomo da tre magutt (manovali per i Giargiana) nel lontano 30 dicembre 1774. La Madunina nasce da un’idea di tal Giuseppe Perego. Di lui, che ha scolpito la storia, si sa poco o nulla. Solo che aveva vinto un concorso tra scultori della fabbrica del Duomo. La canzone è di Giovanni D’Anzi (1934)

Trovo molto interessante questo intreccio fra un linguaggio proprio di uno spazio sacro e un altro proprio del linguaggio profano: le campane di San Petronio (il fondamento dello svolgersi della vita della società civile di una città medievale orologi e radio dell’epoca) e i decreti che si rincorrono proponendo via via le indicazioni per comportamenti corretti) come vogliono le indicazioni di trasmesseci anche con ottimi servizi radiofonici.
Sottotraccia emergono a mio parere
– la preoccupazione di salvare prima di tutto la salute (e se oggi l’obiettivo ha un tema dominante dopo dovrà riprendere in mano con attenzione e rispetto delle competenze, fuori da giochini di nomine spartite fra le forse partitiche in auge, la ricostruzione di un sistema sanitario pubblico via via devastato. Ci sono responsabilità che non possono nascondersi dietro proclamazioni di eroismo dei lavoratori del settore!
– la preoccupazione di salvare l’economia,
– la preoccupazione di salvare la scuola,
– la preoccupazioni per relazioni internazionali che no n si giocano a livello di tavoli diplomatici ma negli spostamenti di popoli interi minacciati.
L’antidoto che trasforma la preoccupazione empatica in disprezzo, rigetto, indifferenza è da molto tempo diffuso a piene mani anche con norme di legge che legittimano disprezzo e odio come una sorta di risorse comuni. Il collante è l’ignoranza, assicurata dall’indifferenza come progetti di vita
Un settore di ‘altri’ condannati per essere nati in un luogo sbagliato da genitori “sbagliati”.

 

Tartarughina, che non si arrende al gallo del mosaico aquileiese da 1700 anni non molla, e so che quando tornerò a trovarla mi dirà che anch’io devo dire no a galli e gallacci per quanto coperti da penne accattivanti.

Dal 2009 la legge impone la presentazione del permesso di soggiorno a chi si presenti allo sportello di un comune per registrare la nascita di un figlio in Italia.
La mostruosità di questa norma è segnalata ancora una volta nel mio blog

Il mio blog è una fonte
7 febbraio 2020    https://diariealtro.it/?p=6937
E sempre nel mio diariealtro ancora lo scorso settembre ho riportato la posizione finalmente chiara e senza ambiguità della ministra Laborgese
Non conto nulla ma voglio che il mio blog ringrazi la ministra Lamorgese
7 settembre 2019 Nascite invisibili per legge

7 febbraio 2020 – NASCITE INVISIBILI per legge

LINK
[link 1 ] https://ilmanifesto.it/

[link 2 ] https://www.chiesadibologna.it/la-novena-di-preghiera-alla-madonna-di-san-luca

[link 3] https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/la-prima-cosa-bella/2020/03/12/news/la_prima_cosa_bella_di_giovedi_12_marzo_2020-250984611/

[link 4 ] ] https://rep.repubblica.it/pwa/rubrica/la-prima-cosa-bella/2020/03/12/news/la_prima_cosa_bella_di_giovedi_12_marzo_2020-250984611/

[link 5] https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/emergenza-coronavirus-larcivescovo-prega-la-madonnina-311766.html

13 Marzo 2020Permalink

3 febbraio 2020 – Una notizia che avrà un seguito degno, spero

Le ricercatrici e i ricercatori dell’istituto Spallanzani di Roma hanno isolato il virus del coronavirus:
“Aver isolato il virus – spiegano dallo Spallanzani – significa avere molte opportunità di poterlo studiare, capire e verificare meglio cosa si può fare per bloccare la diffusione. Sarà condiviso con tutta la comunità internazionale. Ora sarà più facile trattarlo”.
Ci tornerò su ma ora voglio sottolineare la decisione generosa, consapevole e responsabile:
                          Sarà condiviso con tutta la comunità internazionale.

3 Febbraio 2020Permalink

29 gennaio 2020 – Abbandono facebook

Difendermi dalla frustrazione
Per accedere mi si chiede una fotografia. Mi spiace no e non per la fotografia richiesta che comunque mi irrita: ho sempre scritto con il mio nome senza nascondere la città in cui vivo e ho sempre motivato – con nome e cognome – i commenti che scrivevo.
Ma non è solo irritazione.
Ora ho l’ennesima conferma dell’uso del like con pollice in su. Serve a dire ‘mi piace’ senza coerenza e senza impegno a trasformare quel ‘mi piace’ in un progetto qualsiasi quando è messo sotto segnalazioni che possono indicare decisioni personali o collettive. Certo serve anche dire mi piace un testo, una foto, ma il pastrocchio polisemico per cui avevo deciso di non fare mai uso di quel segno è diventato per me inestricabile ed equivoco.
E allora riprendo a nutrire il mio blog e comincio con un testo importante che trascrivo con altro e successivo post.
Nessuno lo legge? Lo leggo io e il piccolo glossario (i tag!) mi aiuta a seguire i percorsi critici e consapevoli che mi sono concessa.
So che non riesco a fare di più ma è già qualche cosa.

29 Gennaio 2020Permalink

26 gennaio 2020 – 1 maggio 1945. Una data poco chiara e molto fluttuante

«Gli alleati liberarono Udine, non i partigiani» dice il Sindaco Fontanini
Non bastando va oltre e promuove un evento il 2 maggio: la sfilata della “Colonna della Libertà”, (carri armati, camion e quant’altro di mezzi bellici in movimento) , iniziativa proposta dalla associazione “Cingoli e ruote per conoscere la storia”.
Se il sindaco avesse avuto l’accortezza di alzare il naso dalla sua scrivania avrebbe visto i ritratti dei suoi predecessori e avrebbe letto, sotto la fotografia del Sindaco Giovanni Cosattini, la data del suo insediamento:
1 maggio 1945.
Tra l’altro domenica 19 gennaio abbiamo posto una pietra di inciampo davanti alla sua casa di Udine, in ricordo del figlio Luigi morto a Buchenwald, dove era stato deportato per aver partecipato alla Resistenza.
I carri armati alleati sarebbero arrivati il giorno successivo accolti da un sindaco legittimato dal mandato del Comitato di Liberazione Nazionale.
Se avesse voluto onorare i caduti inglesi, neozelandesi, americani avrebbe potuto pensare a una atto di omaggio riconoscente al cimitero militare di Tavagnacco dove si trovano le tombe di coloro che erano venuti a combattere per stroncare la minaccia del nazismo considerato ormai minaccia per tutto il mondo.

Presa da curiosità vado a vedere cos’è è Cingoli e ruote per conoscerne la storia che non mi tranquillizza. Leggo: “Questo sito è indirizzato a collezionisti ed appassionati di mezzi militari, divise ed armi ed è bandita ogni forma di ideologia politica o razziale”
E leggo ancora la loro proposta nel loro sito: “Perché non festeggiare assieme e seguendo la linea storica di quel giorno e non fare una giornata unica sia essa il 25 il 1 o il 2 Maggio? La mattina le celebrazioni istituzionali mentre il pomeriggio la festa con l’arrivo dei mezzi alleati… ”
Al sindaco va bene. A me (e non credo di essere la sola), NO.

26 Gennaio 2020Permalink