16 dicembre 2017 – Erode fra noi. Natale sarà un valido motivo per celebrarlo

Una notizia che vorrei fosse letta

Ricopio l’articolo di cui segnalo il link in calce come di consueto.
Vorrei che questa notizia fosse letta, come io la leggo, non quale orrenda eccezione al senso comune, ma come parte di quel senso comune cui alcune nostre leggi si ispirano.
Ricordo che nel 2009, quarto governo Berlusconi, Ministro dell’interno Maroni, fu votato con voto di fiducia il ‘pacchetto sicurezza’.
La lettera g, comma 22, art 1 della legge 94 riuscì a fare ciò che neppure la Bossi Fini aveva fatto: creare le condizioni per negare il certificato di nascita a nati in Italia, se figli di sans papier privi di permesso di soggiorno.
Presente nella nostra legislazione come comma 2 dell’art 6 del Testo Unico sull’immigrazione si sarebbe potuto modificare senza onere alcuno di spesa ma non è stato fatto [NOTA 1].

La modifica è entrata come proposta nelle “Disposizioni di legge in materia di cittadinanza” (cd ius soli art 2 comma 3) . Ora sembra che la sorte delle Disposizioni sia segnata e con essa l’articolo che salverebbe i neonati

Erode ringrazia
Un filo rosso, ripugnante nella sua ferma coerenza, lega il quarto governo Berlusconi (ministro dell’interno Maroni, primo responsabile dalla condanna a non esistere dei figli dei sans papier) a tutti i governi successivi con la complicità delle relative maggioranze parlamentari: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Fanno da sfondo gli ululati di Grillo, leader non parlamentare di un partito di peso quantitativo in parlamento.
Quando, con la fine della legislatura, tutto il lavoro fatto finirà – con la dolorosa beffa dei ragazzi che erano stati illusi dalle proposte di facilitazione nell’acquisizione della cittadinanza italiana (ius culturae!) – resterà inamovibile eredità assicurata ai prossimo parlamento la condanna a non esistere dei figli dei sans papier perché quella è legge, il resto – dicevano nel MedioEvo – flatus vocis.
Della riduzione di proposte rispettose della Costituzione a flatus vocis è responsabile anche la Conferenza Episcopale della chiesa cattolica che riuscì, con non apprezzabile fermezza, a non inserirla nelle proposta della Relazione filiale del Sinodo sulla famiglia (2015).
Le fecero e le fanno ecumenico eco nel conforme silenzio le chiese protestanti che hanno a loro favore la debolezza numerica che rappresentano in Italia

INTERCETTAZIONI
«I bambini? Che muoiano»: i rifiuti tossici vicino a una scuola di Livorno
Sei arresti: gli scarti pericolosi venivano smaltiti come innocui
di Marco Gasperetti
FIRENZE — «Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale. Che muoiano, m’importa niente dei bambini che si sentano male. Io li scaricherei in mezzo di strada, i rifiuti». Se non ci fossero realmente gli alunni di una scuola con gli occhi arrossati e la gola che fa male per le esalazioni di quei rifiuti pericolosissimi della vicina discarica, ci sarebbe quasi da pensare a un orribile scherzo in vernacolo livornese. E invece quelle parole pronunciate da uno degli arrestati e registrate dai carabinieri, mentre il suo interlocutore sorride divertito, non sono soltanto un oltraggio, ma resteranno per sempre il simbolo di questa maxi inchiesta della Dia su oltre 200 mila tonnellate di rifiuti tossici. Che, partita da Firenze e Livorno, è destinata ad allargarsi. Sei le persone arrestate, almeno una trentina gli indagati, 150 i carabinieri del nucleo forestale impegnati nel blitz e coordinati dal procuratore di Livorno, Ettore Squillace Greco.

Sarebbero decine e decine le aziende italiane che «ripulivano» i loro rifiuti tossici («c’è di tutto, tanto mercurio», si legge in un’altra intercettazione) in un paio di aziende toscane che, con trucchi amministrativi, raggiri e una sconcertante incapacità di controllo delle autorità competenti, riuscivano a smaltire sostanze altamente tossiche come se fossero normale spazzatura cambiando codici e documenti. Un metodo definito dal pubblico ministero Squillace Greco simile a quello usato dalla camorra nella Terra dei fuochi.

Agli arresti domiciliari per traffico di rifiuti, associazione per delinquere e truffa aggravata, sono finiti imprenditori e gestori di impianti di riciclaggio di scarti altamente pericolosi. (ometto i nomi che comunque si possono leggere nell’articolo raggiungibile con link) .

Tra i rifiuti tossici che arrivavano in discarica come «ordinari e innocui», c’erano stracci imbevuti di sostanze tossiche, filtri per olio motore e toner. Nelle discariche entravano camion carichi ad altissimo rischio ambientale e per la salute pubblica e ne uscivano puliti, come se quei siti fossero l’esempio più virtuoso di ecologia. Il business superava i 26 milioni di euro con una truffa per la Regione Toscana di almeno 4 milioni. C’erano connivenze? I sospetti ci sono. Tanto che nelle richieste di custodia cautelare il pm sostiene che «uno dei meccanismi di autotutela attivati dall’associazione criminale è proprio quello che prevede sistematiche pressioni su soggetti legati alle istituzioni per indurli a captare notizie utili su eventuali indagini o comunque suggerimenti per eluderle». E adesso si cerca di capire bene chi siano questi personaggi così accreditati.

14 dicembre 2017 | 18:19
HTTP://WWW.CORRIERE.IT/VIDEO-ARTICOLI/2017/12/14/I-BAMBINI-CHE-MUOIANO-L-INTERCETTAZIONE-NELL-INCHIESTA-RIFIUTI-TOSSICI-A-SCUOLA/6A97087C-E0F0-11E7-ACEC-8B1CF54B0D3E.SHTML

[NOTA 1]
DECRETO LEGISLATIVO, TESTO COORDINATO, 25/07/1998 N° 286, G.U. 18/08/1998
HTTP://WWW.ALTALEX.COM/DOCUMENTS/NEWS/2014/04/08/TESTO-UNICO-SULL-IMMIGRAZIONE-TITOLO-II#TITOLO2

[NOTA 2]
HTTPS://PRESS.VATICAN.VA/CONTENT/SALASTAMPA/IT/BOLLETTINO/PUBBLICO/2015/10/24/0816/01825.HTML
Synod15 – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015),

16 Dicembre 2017Permalink

7 dicembre 2017 – Il gioco della torre

Il punto di abiezione a cui siamo arrivati contrappone due leggi fondamentali, votate solo a metà : il testamento biologico e lo ius soli (che nomino con l’espressione che lo rende noto anche se inesatta).
E-E non ci sono i voti, quindi bisogna scegliere
O-O come in un gioco della torre. Una scelta mostruosa.
Questa strettoia oscena potrebbe essere superata?
Ci dicono di no ma non mi fido.

La denigrazione, spesso praticata, del testamento biologico è il risultato  di una strumentale visione bigotta, irrispettosa dell’umanità significativamente espressa da molti interventi in parlamento, assunta come propria per rafforzare la propria quantitativa credibilità.
E speriamo che, nonostante tutto, una maggioranza ondivaga, ambiguamente appesa più a sondaggi che a idee, lo voti come dice di voler fare.
Si sarebbe potuto far meglio? Certamente, ma temo che ora sia necessario adeguarsi al passo possibile a fronte del nulla.

Lo “ius soli” è una probabile vittima del disprezzo verso il diverso, lo straniero che si finge di non volere cittadino come se non ci fosse già una legge che lo consente, legge di cui lo “ius soli” migliorerebbe soltanto le condizioni richieste. Anche l’acquiescenza alla burocrazia complessa e confusa  (in altri casi condannata) può fare numero di voti a favore

Il comma 3 dell’art. 2 dello ius soli ci permetterebbe di superare la vergogna votata con fiducia nel 2009 quando, negando loro il certificato di nascita i nati in Italia, figli dei sans papier, furono e sono condannanti a non esistere.
Solo questa ignominia avrà, con la fine di questa legislatura, un futuro: è legge e tale resterà.
Tutto il lavoro fatto, i ragionamenti elaborati con competenza e affidati alla costanza della ragione, la solidarietà con i ragazzini che dai banchi di scuola chiedono di diventare italiani verranno gettati nel cassonetto della Costituzione beffata, della razionalità sommersa, dal pregiudizio che soffoca sentimenti cordiali (cordiali viene da cor=cuore), schiacciati dalla violenza nutrita surrettiziamente con la paura.
Per chi ha tempo di farlo consiglio la lettura nei quotidiani locali del 1938 delle riunioni di insegnanti, guidati da direttori e presidi con fez e braccio paralizzato nel saluto romano, che inneggiavano alla cacciata di piccoli ebrei e di loro colleghi dalle scuole del regno.
Io ho letto il Gazzettino d’epoca e mi è servito molto a capire quello che accade.
Ricordo la mia inutile ‘lettera aperta’ alla sottosegretaria Boschi, pubblicata nel mio blog il 29 settembre. Non è elegante autocitarsi? Forse no ma credo che –ora più di sempre – sia necessario dire il proprio “io non ci sto”
https://diariealtro.it/?p=5269

Konstantinos Kavafis – “Aspettando i barbari”
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti serii)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.

E se aggiungessimo un pensierino al Deserto dei tartari di Dino Buzzati?
Bisognerebbe saper leggere, una fatica pesante: meglio acquiescere a qualche ululato. Per becero che sia toglie al fatica del pensiero.

7 Dicembre 2017Permalink

20 novembre 2017 – Provo a costruire un piccolo testo per FB

Il 20 novembre è l’anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (UNCRC), approvata nel 1989.
L’adozione della convenzione internazionale è stata una pietra miliare per i diritti dei bambini. Per la prima volta i bambini non sono stati visti come oggetti passivi che devono essere assistiti, ma piuttosto come persone che partecipano attivamente alle decisioni che li riguardano.
Non so più quanti ragazzini in questi anni hanno consapevolmente partecipato alla campagna l’Italia sono anch’io. Quella campagna ha portato alla formulazione di una proposta di legge che, approvata alla camera, si giace al senato – fra indifferenza e momenti di turbolenza- dal 2015
Chiedevano e chiedono sia riconosciuta la possibilità di facilitare il loro accesso alla cittadinanza italiana, richiesta maturata anche sui banchi di scuola.
Vi è stato inserito un articolo (comma 3 art.2) che rimedierebbe, se approvato, alla ferita al diritto e alla dignità di tutti noi che dal 2009 accettiamo una legge che nega la registrazione della nascita dei figli dei migranti non comunitari senza permesso di soggiorno.
La legge li vuole da sette anni senza certificato di nascita, fratelli e sorelle di quella Anna Frank che è diventata l’oggetto dello sberleffo simbolico, un nemico fragile e quindi aggredibile senza fatica.
E’ successo anche questa notte.
Se la proposta di legge,  Disposizioni in materia di cittadinanza, non sarà approvata  il governo Gentiloni, chiudendo la legislatura, affiderà al futuro ciò che oggi siamo: rigidi custodi della tutela esclusiva della nostra cittadinanza, nemici di minori che abbiamo identificato diversi e perciò priviamo del diritto fondamentale quello di esistere legalmente, il primo di cui fu privata Anna Frank. Poi venne il resto.

20 Novembre 2017Permalink

12 novembre 2017 – Fra clero e senato cerco uno spazio umanamente abitabile

Un parroco di Bologna (tale don Lorenzo) ha reso nota la sua posizione nei confronti del recente caso di stupro avvenuto nella sua città il 9 novembre e denunciato dalla vittima abbandonata dopo la violenza in un vagone ferroviario.
Non voglio entrare nella descrizione del fatto che potrei riprendere dalle tante, troppe dettagliate informazioni riportate dalla stampa con l’attenzione che viene data a ciò che dovrebbe turbare e indurre a pensare a come prevenire la violenza e invece suscita partecipazione anche morbosa.

Trascrivo invece la foto di una consistente parte della fotografia dell’intervento di don Lorenzo che sono riuscita a copiare.

 

Sulla porta della chiesa di cui don Lorenzo è parroco è stato affisso un comunicato del Vescovo di Bologna che si dissocia dalle posizioni del prete e, a mio parere in forma un po’ generica e un po’ sfuggente, almeno si esprime.
Diverso il senso delle espressioni proposte dall’on. Salvini e dal sen. Giovanardi.

Se l’è andata a cercare in vulgata aggiornata
Evidentemente c’è una attualizzazione del tradizionale “se l’è andata a cercare” che sta diventando pervasiva e, temo, corruttiva della razionalità e dell’etica.
Il sen. Giovanardi, che pur immagino affaticato dalla mobilità delle denominazioni del gruppo di cui fa parte (ne riporto in nota l’elenco limitatamente alla XVII legislatura che ho copiato alla sua scheda ufficiale), ha concesso una esaustiva, illuminante dichiarazione all’ANSA
(ANSA) – ROMA, 10 NOV – “Avrà pure usato una frase infelice Don Lorenzo Guidotti, della quale ha fatto bene a scusarsi, ma nella sostanza ha perfettamente ragione nel denunciare la cultura dello sballo e spiace che troppi abbiano cercato di fargli fare la fine del grillo parlante. Ricorderete infatti che il grillo parlante sgrida Pinocchio chiamandolo “povero grulloncello” e gli pronostica o “l’ospedale o la prigione” quando il burattino gli spiega di volere nella vita “mangiare, bere, dormire, divertirsi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo”. Poi come racconta Collodi il povero grillo parlante rimane stecchito e appiccicato alla parete, colpito da un martello scagliato da un Pinocchio tutto infuriato per essere stato chiamato “testa di legno”. Morale della favola i veri amici di Pinocchio non erano i tanti Lucignolo, che lo spingevano verso la rovina, ma il fastidioso grillo parlante dalla cui parte mi schiero con convinzione“. Lo afferma il senatore Carlo Giovanardi. (ANSA). PH 10-NOV-17 12:33 NN

Fra crociati e improbabili difensori della morale e della religione
Forse l’on Salvini sta preparandosi alle tradizionali crociate pro presepio e pro crocifisso, crociate in cui la Lega ama esibirsi in una sorta di neocattolicesimo di propria ma ampiamente condivisa fabbricazione.
Ho ancora davanti agli occhi la gestualità disordinata e ancora sento il fastidio delle urla scomposte del sen Giovanardi durante il dibattito sulla legge Cirinnà (Legge 20 maggio 2016, n. 76 Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze).
Non a caso – e non senza il contributo del sunnominato senatore – il prezzo più grosso, secondo me, nelle modifiche subite dalla legge nel corso del dibattito è stato imposto ai minori per i quali non sussiste nessuna forma di protezione qualora il genitore legalmente riconosciuto venga a mancare. Anche se il loro legame con il partner fosse di lunga durata e profondo agli effetti di un possibile affido è del tutto irrilevante.
Il principio del superiore interesse dei minori, presente nella Convenzione di New York del 1989 che l’Italia ha ratificato, del tutto ignorato.
Se qualcuno deve pagare il prezzo di trattative per ignobili che siano questi sono i più deboli e nella normativa italiana i più deboli sono i bambini.

E sembra che anche la ‘scienza’ aderisca alle crociate
Trovo un passo tratto da un blog collegato a Il Fatto Quotidiano (condivido pienamente e ricopio: fonte Vincenzo Puppo | 9 novembre 2017). Vi è trascritta la citazione di Raffaele Morelli, citato come “famoso psichiatra”, che avrebbe pronunciato le seguenti parole: ” che in ogni donna sono presenti entrambi i volti la donna pura e la prostituta, che la classica santarellina prima o poi si prostituirà, che la donna santa non esiste e se esiste santa è una grave malattia, che in molte di queste attrici che parlano c’è molto esibizionismo, che devono imparare a stare con tutto questo da sole e tacere, che soltanto il silenzio, soltanto l’oblio, soltanto stando con la prostituta che hai scoperto che c’era in te, tu potrai conoscere la maturità completamente ”

La continuità affettiva, diritto del minore
Ritorno al capoverso “Fra crociati e improbabili difensori …” che impone di non trascurare il problema della continuità affettiva.
Ne avevo trattato nel mio blog dello scorso 4 aprile. Il tema è suddiviso in due testi che si possono rileggere. Ora ho trovato un testo molto interessante che si può raggiungere con il link in nota.
Si tratta di “L’affidamento del minore e la continuità affettiva: rivisitazione dell’adozione mite e nuove prospettive in tema di adozione di Valeria Montaruli Presidente del Tribunale per i minorenni di Potenza” Viene pubblicata la relazione a Catania il 13 giugno 2017
Merita veramente una lettura integrale

FONTI:
Articolo che contiene posizione vescovo Zuffi
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/11/10/news/bologna_frasi_choc_sullo_stupro_giovanardi_e_salvini_con_don_lorenzo-180752970/

Articolo che alla fine contiene posizioni favorevoli al parroco dei suoi seguaci parrocchiani:
http://www.corriere.it/cronache/17_novembre_10/ragazza-stuprata-bologna-mamma-incontrero-don-lorenzo-guidotti-basta-giudizi-03e22676-c641-11e7-831f-15bae6a1a312.shtml
foto intervento parroco
https://immagini.quotidiano.net/?url=http://p1014p.quotidiano.net:80/polopoly_fs/1.3522188.1510235328!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg&h=350&w=606

Opinioni del sindaco di Bologna e posizioni on. Salvini e on Giovanardi:
http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/prete-stupro-merola-giovanardi-1.3524302

Qualche spostamento e modifiche dei nomi del gruppo senatoriale di appartenenza dell’on. Giovanardi nella XVII legislatura (si leggono nella sua scheda nel sito del senato)
– Gruppo Il Popolo della Libertà : Membro dal 19 marzo 2013 al 14 novembre 2013
– Gruppo Nuovo Centrodestra: Membro dal 15 novembre 2013 al 20 dicembre 2015 (dall’11 dicembre 2014 il Gruppo assume la denominazione Area Popolare (NCD-UDC))
– Gruppo Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Federazione dei Verdi, Moderati, Movimento Base Italia, Idea
– Gruppo Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Federazione dei Verdi, Moderati, Movimento Base Italia, Idea) :
– Membro dal 21 dicembre 2015 al 24 maggio 2017 (dal 14 gennaio 2016 il Gruppo assume la  denominazione Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Movimento Base Italia, Idea, Euro-Exit))
– (dal 16 febbraio 2016 il Gruppo assume la denominazione Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Euro-Exit, M.P.L.-Movimento politico Libertas) )
– (dal 10 maggio 2016 il Gruppo assume la denominazione Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Alternativa per l’Italia, Euro-Exit, M.P.L. – Movimento politico Libertas))
(dal 22 novembre 2016 il Gruppo assume la denominazione Grandi Autonomie e – Libertà (Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Euro-Exit, M.P.L. – Movimento politico Libertas))
– (dal 1 febbraio 2017 il Gruppo assume la denominazione Grandi Autonomie e Libertà (Grande -Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Idea, Euro-Exit, M.P.L. – Movimento politico Libertas, – Riscossa Italia))
(- dal 16 maggio 2017 il Gruppo assume la denominazione Grandi Autonomie e Libertà (Direzione Italia, Idea, Grande Sud, Moderati, M.P.L. – Movimento politico Libertas, Riscossa Italia, Euro Exit))
– Gruppo Federazione della libertà (Idea Popolo e Libertà, PLI Membro dal 25 maggio 2017.

Lega e presepio
http://www.corriere.it/scuola/medie/15_dicembre_11/no-presepe-no-ferie-proposta-lega-presidi-obiettori-7400f646-a021-11e5-9e42-3aa7b5e47d96.shtml
Lega e crocifisso
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2016/09/06/news/lega-crocifisso-obbligatorio-per-legge-nei-luoghi-pubblici-1.282041

Il fatto quotidiano – psichiatra
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/09/raffaele-morelli-in-ogni-donna-ce-una-prostituta-sbagliato-lo-stupro-e-sempre-un-crimine/3968718/

Affidamento e continuità affettiva
http://www.questionegiustizia.it/articolo/l-affidamento-del-minore-e-la-continuita-affettiva_06-10-2017.php

 

12 Novembre 2017Permalink

12 novembre 2017 – Chi ascolta Emma Bonino?

11 novembre 2017 Bonino: “Nessun accordo col Pd se non cambia linea sui migranti”
L’ex ministra radicale: “Inaccettabile il patto con la Libia Il governo dice di aver fermato gli sbarchi ma ne muoiono di più”  di ALESSANDRA ZINITI

ROMA – “Il silenzio del governo su questa vergognosa tragedia umana è forse la cosa più dignitosa, un’ammissione di un problema reale”. All’indomani della ricostruzione di Repubblica del retroscena del “soccorso conteso” tra Ong e Guardia costiera libica di un gommone naufragato che ha fatto più di 50 vittime, Emma Bonino va dritto per la strada che a marzo al Lingotto la salutò con una standing ovation. Anche a costo di mettere in discussione il progetto di una lista radicale alleata con il Pd alle prossime Politiche. “Di fronte a queste catastrofi non me ne frega proprio niente. Sono mesi che mi sgolo criticando questo accordo inaccettabile con la Libia che ha solo creato un tappo che, per altro, come era ampiamente prevedibile, si è dimostrato non essere neanche a tenuta stagna”.

Questo vuol dire che una sua interlocuzione con il Pd passerebbe da una richiesta di revisione delle politiche sull’immigrazione?
“Questo è sicuro, ma vorrei dire subito che è tutto in alto mare. Non ci sono i tempi, non ci sono i contenuti della legge, bisogna ridisegnare le circoscrizioni. E poi io non è che abbia grandi rapporti con il Pd. Il segretario parla di liste con il mio nome ma forse avremo un primo incontro lunedì”.

E cosa dirà a Renzi?
“Gli dirò quello che ho detto al Lingotto. Non ho certo cambiato posizione, anzi l’ho aggravata. Questi, per usare le odiose parole di alcuni, sono neri ma vorrei segnalare che sono persone. Mi pare evidente che il Pd deve rivedere le sue posizioni in materia di immigrazione. Da mesi dico queste cose ma non ho avuto nessuna risposta. Dal governo vorremmo una rimessa in discussione dell’accordo con la Libia. Non è mai tardi per ripensarci, per riflettere sul fatto che fare un patto con Al Sarraj significa farlo con le milizie, e oltretutto mi pare che i fatti dimostrino che Al Sarraj non controlla neanche le Guardie costiere”.

Il governo, però, sembra far prevalere l’aspetto positivo dell’accordo che ha portato ad una diminuzione dei flussi del 30 per cento.
“Questo è inaccettabile. C’è una tragedia umana che si sta consumando sotto i nostri occhi con un comportamento, a dir poco ambiguo, dei libici che noi abbiamo formato e fornito di motovedette sin dai tempi del governo Berlusconi. Credo che ci sia ben poco da essere contenti e sbandierare quel meno 30 per cento negli sbarchi come un successo, quel continuare a dire in giro per l’Europa “siamo bravi” salutato, per altro, con grandi applausi anche da buona parte della stampa, fatte poche attente eccezioni”.

L’obiettivo dell’accordo con la Libia era quello: fermare le partenze affidando ai libici un ruolo centrale nel sistema dei soccorsi. Sbagliato?
“Purtroppo i fatti hanno denudato la grande bugia: ne sbarcano di meno perché ne muoiono di più e perché ne rimangono di più nel grande buco nero dei centri di detenzione. Quest’ultimo straziante naufragio, insieme a quello che hanno fatto 26 giovanissime vittime tutte ragazze, contrappone al grande mantra “abbiamo fermato gli sbarchi” quella che è certamente solo la punta dell’iceberg di ciò che non riusciamo a vedere nel mare, nel deserto con le sue tante fosse comuni e nei lager dei centri di detenzione in cui migliaia di persone riescono a stento a sopravvivere tra indicibili violenze, stupri, torture. E qui lasciatemi dire che trovo inaccettabile anche le trionfalistiche dichiarazioni sul fatto che Unhcr tornerà a entrare nei centri di detenzione. Sappiamo tutti bene che, oltre a quelli ufficiali, ce ne sono decine di altri, i più tremendi, in cui è impossibile accedere”.

Oggi sono in tanti a dire che forse le Ong sono state allontanate dal Mediterraneo per non avere testimoni scomodi del lavoro “sporco” dei libici.
“È evidente che l’obiettivo era “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Ho fatto l’osservatore in tutto il mondo: quando si toglie l’accesso alle Ong è sempre per nascondere qualcosa. È successo in Kosovo, è successo in Asia. I libici dicono di aver salvato negli ultimi mesi migliaia di persone ma poi di cosa succede veramente a questa gente non importa a nessuno. Chi scappa dalla Libia sa bene cosa lo attende se viene riportato indietro, per questo si buttano dalle motovedette”.

Cosa c’è da aspettarsi adesso? Ricomincerà il braccio di ferro con le Ong da una parte e i libici dall’altra?
“Più che questo scontro, più che delle responsabilità e delle modalità di intervento dei libici, credo che questa tragedia debba riaprire la grande questione della gestione del Mediterraneo “.

http://www.repubblica.it/politica/2017/11/11/news/emma_bonino_nessun_accordo_col_pd_se_non_cambia_linea_sui_migranti_-180827514/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2

12 Novembre 2017Permalink

9 novembre 2017 – Grossman legge Primo Levi

4 novembre 2017 Leggere Primo Levi.
David Grossman spiega perché i suoi libri parlano del presente
David Grossman dedica queste parole al dottor Pietro Bartolo e al suo costante e instancabile impegno nell’aiutare le persone che, costrette a lasciare i loro Paesi e le loro case, arrivano a Lampedusa.

Le opere di Primo Levi mi accompagnano da quando ho letto per la prima volta Il sistema periodico. Mentre leggevo sentivo che, pagina dopo pagina, il libro di questo autore, di quest’uomo, analogamente ad altri tre o quattro, mi indicava un modo unico e particolare non solo di osservare la vita, ma di viverla.
Vorrei condividere con voi alcune riflessioni fatte di recente nel rileggere Se questo è un uomo, il primo libro di Levi , in cui racconta dei quasi dodici mesi trascorsi nel campo di sterminio di Auschwitz. Si potrebbe parlare ore e ore e giorni di quest’opera, nel turbamento che suscita nel lettore proprio a causa dello stile sobrio e limpido dello scrittore anche quando descrive gli orrori più terribili mai patiti da esseri umani, il processi di distruzione e della perdita di ogni sembianza umana non solo da parte dei nazisti e die loro sottoposti ma anche delle vittime. ma poiché il tempo non basterebbe, ho scelto di parlare dell’unico, cruciale, contatto umano, che Levi ebbe ad Auschwitz con un uomo di nome Lorenzo.
“La storia della mia relazione con Lorenzo“, scrive Primo Levi, “è insieme luna e breve, piana e enigmatica; essa è una storia di un tempo e di una condizione ormai cancellati da ogni realtà presente, e perciò non credo che potrà essere compresa altrimenti di come si comprendono oggi i fatti della leggenda e della storia più remota.
In termini concreti esse si riduce a poca cosa: un operaio civile italiano mi portò un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi; mi donò una sua maglia piena di toppe; scrisse per me in Italia una carolina, e mi fece avere la risposta. Per tutto questo non chiese mai né accetto alcun compenso, perché era buono e semplice e non pensava che si dovesse fare il bene per un compenso“.
E prosegue Levi:
“Infatti noi per i civili siamo gli intoccabili. I civili, più o meno esplicitamente e con tutte le sfumature che stanno fra il disprezzo e la commiserazione, pensano che, per essere stati condannati a questa nostra vita, per essere ridotti a questa nostra condizione, noi dobbiamo esserci macchiati di una qualche misteriosa gravissima colpa. Ci odono parlare in molte lingue diverse, che essi non comprendono, e che suonano loro grottesche come voci animali; ci vedono ignobilmente asserviti , senza capelli, senza onore e senza nome, ogni giorno percossi, ogni giorno più abietti, e mai leggono nei nostri occhi una luce di ribellione, o di pace o di fede. Ci conoscono ladri e malfidi, fangosi cenciosi e affamati, e, confondendo l’effetto con la causa, ci giudicano degno della nostra abiezione. Chi potrebbe distinguere i nostri visi? per loro noi siamo Kazett, neutro singolare”.
Leggo la descrizione di Primo Levi su come le guardie, i Kapos e i civili vedevano i detenuti ebrei , e su come il semplice operaio Lorenzo vedeva lui, e penso a quanto è grande la forza dello sguardo , a quanto è cruciale il modo in cui osserviamo una persona. Una persona che potrebbe essere il nostro partner, un nostro figlio, un collega, un vicino , chiunque abbia una certa rilevanza nella nostra vita e, naturalmente anche un perfetto sconosciuto, e talvolta persino un nemico.
Un semplice operaio italiano di nome Lorenzo guardò Primo Levi come si guarda un uomo. Si rifiutò di ignorare la sua umanità, di collaborare con coloro che la volevano cancellare e, così facendo, gli salvò la vita, niente di meno. Quanto semplice e grande fu quel suo comportamento.
Penso alla forza di uno sguardo benevolo nella vita di una persona. Non solo nelle circostanze di follia estrema di Auschwitz ma nella vita normale, di tutti i giorni. E questo mi porta a ripensare a una donna che ho conosciuto, la quale, quando chiese all’uomo di cui era innamorata di sposarla, gli promise che lo avrebbe sempre guardato con occhi benevoli: “Gli occhi di un testimone pieno d’amore”, gli disse. E l’uomo pensò che mai in vita sua gli avevano detto qualcosa di tanto bello.
Ho l’impressione che chi ha il privilegio di avere un testimone amorevole nella propria vita, o anche ” solo” un testimone che cerca il bene dentro di noi per farlo emergere, ha buone possibilità di diventare una persona migliore, forse anche un po’ più felice. Se abbiamo il privilegio di avere qualcuno nella nostra vita che ci guarda con occhi pieni d’amore ecco che quello sguardo ci dice che forse in noi c’è qualcosa di meglio di quel che pensavamo. Di quel che osavamo credere.
Un testimone amorevole ci può anche mostrare come ritornare sulla giusta via nel caso ce ne fossimo discostati, o ci fossimo un po’ persi, e, senza muovere rimproveri o accuse, ci può ricordare l'” Io” dal quale ci siamo allontanati e il fatto che ci siamo abituati a condurre un’esistenza parallela a quella che potremmo, o vorremmo vivere.
Lorenzo, un semplice operaio italiano, insistette a guardare Primo Levi con gli occhi di un uomo, e si ritrovò davanti un uomo. Non un Muselmann privo di identità, non un morto che camminava con un numero tatuato sul braccio al posto del nome e del cognome. Lorenzo si rifiutò di assecondare la pretesa dei sovrani- tiranni di vedere i prigionieri secondo il loro punto di vista. Guardò Primo Levi come si guarda un uomo e, così facendo, stravolse la natura della situazione in cui si trovavano.
Nel momento in cui occhi benevoli, che credono in noi, ci suggeriscono una possibilità di tipo diverso, celata persino a noi perché repressa da altri, da noi stessi, o dalle circostanze avverse della vita, una possibilità nella quale non osiamo più sperare e che forse abbiamo completamente dimenticato, ci sono più probabilità che questa possibilità si trasformi in realtà. E noi abbiamo più probabilità di riscatto.
Nel Salmo 27,12 è scritto: Non darmi in balia dei miei nemici, perché sono sorti contro di me falsi testimoni. Com’è bello questo versetto. Dice semplicemente: non lasciare che io veda me stesso come mi vedono i miei nemici perché loro mi guardano con occhi di testimoni falsi, ostili.
Stranamente, infatti, e non di rado, noi stessi ci associamo a uno sguardo ostile, critico, destabilizzante e rovinoso nei nostri confronti. Uno sguardo che possiede un terribile potere distruttivo: quello di mettere in dubbio noi stessi e tutto ciò che siamo.
E Primo Levi scrive anche di questo, della collaborazione fra vittime e tiranni nel processo di annichilimento. “I personaggi di queste pagine non sono uomini. La loro umanità è sepolta, o essi stessi l’hanno sepolta, sotto l’offesa subita o inflitta altrui. Le SS malvage e stolide, i Kapos, i politici, i criminali, i prominenti grandi e piccoli, fino agli Häftlinge indifferenziati e schiavi, tutti i gradini della insana gerarchia voluta dai tedeschi, sono paradossalmente accomunati in una unitaria desolazione interna”.
Quando leggiamo questa descrizione la nostra ammirazione per il coraggio di un operaio italiano, di un uomo, e per la sua eroica rivolta contro la macchina di sterminio e di annientamento messa a punto dai nazisti, aumenta.
E si potrebbe proiettare lo spirito di rivolta di quell’operaio nella realtà della nostra epoca che, ovviamente, è del tutto diversa da quella creata dai nazisti, rivendicando così il nostro diritto a una libertà di sguardo, a un’ottica del tutto personale nei confronti degli esseri umani, sia in ambito personale che pubblico o ” nazionale”.
Eppure, benché al giorno d’oggi uno dei modi più ovvi di esercitare la nostra libertà sia quello di formulare la realtà secondo i nostri criteri e non in base a cliché e a rappresentazioni vuote e manipolatrici che governanti, politici, comandanti di eserciti o i mezzi di comunicazione di massa (che sono l’elemento principale e dominante nel determinare il mondo in cui viviamo) ci propongono, molti di noi rinunciano a questa libertà con entusiasmo sospetto.
ma non dobbiamo guardare con occhi benevoli soltanto i singoli, gli individui, ma anche i gruppi. Ricordo, per esempio, i primi reportages televisivi sulle ondate di profughi in fuga dalla Sicilia verso l’Europa (e chi può ricordarli meglio di voi in Italia?). Le riprese mostravano quasi esclusivamente una folla enorme, senza volto, senza nome. Uno sciame umano in movimento (ricorro di proposito a una descrizione tanto impersonale e disumana) che creava un senso di piena, di inondazione, di invasione e anche, certamente, di minaccia per chi subiva l’invasione. A tratti, qua e là, spuntavano esseri umani. Probabilmente, più di ogni altro, ricordiamo il piccolo Aylan Kurdi, il cui corpo giaceva sulla spiaggia con la guancia appoggiata sulla sabbia come su un cuscino. Inorridimmo tutti a quella vista ma ben presto il nostro sguardo di telespettatori tornò essere vitreo. Forse è proprio quando il cuore si commuove davanti alla sofferenza e all’infelicità che ci affrettiamo a chiuderci in noi stessi, a volgere lo sguardo altrove?
E’ difficile superare l’umanissima tentazione di sbirciare la ferita di un altro. Lanciarle solo un’occhiata, senza esporsi, senza guardarla veramente, in modo da non sentirci obbligati a fare qualcosa per il ferito, ad agire in modo concreto.
La maggior parte dei mass media si basa su questo sguardo fugace, su questo occhieggiare quasi pornografico, senza alcun impegno né disponibilità da parte nostra ad assumerci responsabilità verso la sofferenza di cui siamo testimoni, limitandoci a una sbirciatina che stimola il nostro istinto sensazionalistico, la nostra smania di melodramma.
Ma un profugo, uno sfollato, ha bisogno di uno sguardo completamente diverso: diretto, profondo, benevolo, che gli restituisca dignità, pienezza, integrità umana.
Solo se riusciremo a osservarlo in questo modo, a estrapolare dai cliché mediatici del “rifugiato”, del “profugo”, della “povera vittima”, il viso dell’uomo che era prima che la sua vita si ribaltasse, comincerà per lui un vero processo di guarigione e di riabilitazione. E se anche altri guarderanno i profughi in questo modo , si innescherà un’azione più ampia e concreta da parte della società e dello Stato. Senza uno sguardo umano, mirato, consapevole e rivelatore (anche di se stesso) noin esiste infatti alcuna vera azione sociale né politica.
Talvolta i nostri occhi si soffermeranno su un semplice momento umano: il contatto tra una madre e un figlio, l’immagine di un giovane che sorregge l’anziano padre o di una coppia che, malgrado lo sgomento, mostra un istinto di protezione reciproco, serba una goccia di intimità e di amore nel mondo alieno e incomprensibile nel quale si trova improvvisamente catapultata.
Uno sguardo consapevolmente e deliberatamente alla ricerca di piccole manifestazioni umane richiede, ovviamente, uno sforzo di coscienza, di volontà, ma ha il potere di creare la realtà: ecco, mentre guardate alla televisione un altro prevedibile servizio sull’ennesimo gruppo di profughi approdati alle coste italiana a bordi di un barcone fatiscente, osservate un uomo in particolare , sconvolto e sofferente. Uno come ne avete visti tanti a migliaia, al punto di divenire trasparente. Immaginatelo in un momento diverso della vita, com’era solo fino a poche settimane fa, a casa sua, libero, con una routine, una famiglia, amici, una professione. Immaginate la musica, i cibi che amava, magari una sua modesta passione per qualcosa. Immaginate i suoi segreti, la sua intimità, qualche debolezza, qualche virtù. Un essere umano. Niente di più, ma certamente niente di meno.
E ancora una cosa: l’uomo a cui rivolgerete questo sguardo sarà il primo a “guarire” dallo stato di rifugiato. Il primo a liberarsi dalla paralisi mentale che lo attanaglia e a cominciare a ricostruire la propria vita. E questo, in fin dei conti, è nell’interesse di tutti i Paesi che accolgono profughi..
Dateci condizioni di vita decenti – ci dicono senza parole i rifugiati di tutto il mondo, gli sfollati, i poveri, gli affamati, i bambini senza istruzione, i miserabili.
Accordateci condizioni di vita sicure, dignitose. Oppure guardateci, nient’altro. Insistete a vedere visi umani nella massa indistinta di coloro che sono stati sradicati e trascinati arbitrariamente via dalla loro case. Fateci questo dono, siate generosi e avremo la possibilità di recuperare ciò che abbiamo perso.
Di tutto questo parla Primo Levi nel suo libro Se questo è un uomo, e in tutte le sue opere. E, ancor più, parla di tutto questo con il suo modo di essere. “Per quanto di senso può avere il voler precisare le cause per cui proprio la mia v ita (scrive Primo Levi nel suo libro Se questo è un uomo) fra migliaia di altre equivalenti, ha potuto reggere alla prova, io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale quanto per avermi costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro +, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio, estraneo all’odio e alla paura; qualcosa di assai mal definibile, una remota possibilità di bene, per cui tuttavia metteva conto di conservarsi”.
(traduzione di Alessandra Shomroni)

NOTA
Inserisco il link che porta però (almeno per ora) a una pagina vuota con il solo titolo
Per l’importanza che riservo a questo testo l’ho copiati manualmente
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/11/04/leggere-primo-levi-grossman-spiega-perche-i-suoi-presente01.html?ref=search

 

9 Novembre 2017Permalink

21 ottobre 2017 – Con mamma e papà per imparare a dire no alla solidarietà

Qualche giorno fa i quotidiani del Friuli Venezia Giulia davano ampio spazio alle proteste di cittadini di Grado (GO) di fronte al fatto che il sindaco della cittadina aveva accolto la quota di richiedenti asilo che gli era stata proposta (18 persone).
La convocazione dei protestatari in occasione della riunione del consiglio comunale veniva diffusa da una aggregazione non a caso denominata ‘comitato 18’ che rivolgeva una poco commendevole sollecitazione, quella di presentarsi con i figli all’evento-protesta.
Riporto il volantino – invito.

Manifesto del 16 ottobre 2017
“Un giorno per mio figlio”
Sei invitato “accompagnato” da tuo figlio/a, al
Consiglio Comunale che si terrà
Lunedì 16 ottobre alle ore 9
per dire NO ai “migranti”.
Grado è e deve rimanere
un’isola felice
Comitato 18

Per fortuna reazioni di dissenso facevano sì che la piazzata organizzata avesse la presenza di soli adulti turbolenti
Qualcuno ha voluto opportunamente sottolineare la gravità della scelta del coinvolgimento di minori. Ho trovato sul sito de Il FriuliSera la lettera inviata a numerosi organi di informazione e, per conoscenza, al Sindaco, alla Giunta e ai componenti tutti del Consiglio comunale.
La trascrivo sperando che trovi sui media lo stesso ampio spazio che è stato assicurato alle proteste e che altre voci si esprimano pubblicamente in termini di civiltà.

MIGRANTI, BAMBINI E SCUOLA

Alla stampa, al Sindaco ed all’amministrazione del Comune di Grado

Il Movimento di Cooperazione Educativa è un’associazione di insegnanti che segue una linea di pedagogia popolare e che, di conseguenza, si schiera nettamente a favore di tutte le forme di inclusione ed accoglienza, non solo nella scuola ma nella società nel suo insieme, di tutti coloro, immigrati compresi, che, per ragioni diverse, chiedono aiuto e protezione.
Noi siamo un gruppo di insegnanti ed ex insegnanti che si riconoscono in questa associazione e perciò in questo momento ci uniamo nella denuncia e nella condanna delle iniziative prese nel Comune di Grado contro l’accoglienza di alcuni immigrati che dovrebbero insediarsi nel territorio comunale. In particolare esprimiamo il ns dissenso verso quelle forme che intendono coinvolgere direttamente anche i bambini.
Pur ritenendo molto gravi tutte le forme di esclusione aprioristicamente ostili, consideriamo particolarmente riprovevole una scelta volta ad instillare nei bambini e nei ragazzi sentimenti contrari a principi di autentica democrazia, quali l’eliminazione delle barriere socio-culturali e la solidarietà. Siamo convinte che questi principi non possano mai venir meno di fronte alle situazioni di pericolo e di bisogno che riguardano chiunque vi si trovi coinvolto, indipendentemente dalle caratteristiche etniche e dal luogo di provenienza.
Pur nel rispetto delle linee educative proprie di ogni famiglia, invitiamo ciascuno/a a riflettere sulle responsabilità che l’aiuto alla crescita dei giovani comporta e sui diritti e i doveri sanciti nella nostra Carta Costituzionale.

Movimento di Cooperazione Educativa (MCE)
Udine, 20.10.2017 Gruppo territoriale di Udine e provincia

FONTI
La notizia della manifestazione
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/10/16/news/a-grado-la-rivolta-anti-migranti-con-i-bimbi-1.15996506?ref=hfpitsec-4

Il testo della lettera del Movimento dio Cooperazione Educativa.
http://friulisera.it/lettera-del-movimento-cooperazione-educativa-al-sindaco-amministrazione-comunale-grado/

21 Ottobre 2017Permalink

16 ottobre 2017 -Il coraggio di due donne e l’invito di un comitato ad adeguarsi al purtroppo senso comune.

La prima delle due donne che mi è capitato di incontrare ha scritto in un pezzo che mi è capitato di leggere su fb, mentre ho conosciuto l’altra molti anni fa

Prima di parlare di loro devo mettere in ordine nella mia testa frammenti di storia che improvvisamente (chissà perché!) l’hanno occupata e che hanno come comune riferimento il 16 ottobre, oggi

16 ottobre 1922 il gruppo dirigente fascista decise di passare all’azione. Il 28 ottobre ci sarebbe stata la marcia su Roma e il 30 ottobre il re avrebbe affidato il governo a Benito Mussolini.
Per quelle curiose coincidenze che la storia ci impone il 16 ottobre 1943 ricorre l’anniversario del rastrellamento nazista nel ghetto di Roma.
Fra il 1922 e il 1943 si colloca – il luogo questa volta è Trieste – il 18 settembre 1938 l’annuncio delle prime leggi razziali italiane. Il 5 settembre erano già stati cacciati dalle scuole del regno insegnanti e alunni ebrei. Mi piace sottolineare anche i bimbi piccoli già allora identificati come pericolo. Non era stato un atto di aggressione ma un legale decreto a provvedere a tanto, precipitosamente perché l’anno scolastico 1938-39 doveva iniziare a scuola ‘ripulita’. Il 17 novembre 1938 il Regio Decreto Legge n. 1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana- avrebbe reso note ed esecutive le norme organiche in materia.
E adesso che ho soddisfatto l’insistenza della mia testa testarda (ma forse è solo un fatto di sclerosi dovuto all’età) torno a noi.

Mi è capitato di leggere su fb il testo di un manifesto promosso da un – a me ignoto se non per questa produzione – ‘comitato 18’.
Non riesco (imperizia digitale!) a riprodurne l’immagine nel mio blog (immagine che ho comunque nell’archivio di mio PC) ma riesco a copiarlo

Manifesto del 16 ottobre 2017 (ma cos’ha questa data, la calamita!?)
“Un giorno per mio figlio”
Sei invitato “accompagnato” da tuo figlio/a, al
Consiglio Comunale che si terrà
Lunedì 16 ottobre alle ore 9
per dire NO ai “migranti”.
Grado è e deve rimanere
un’isola felice
Comitato 18

E finalmente arrivo alla prima delle mie donne.
Si chiama Ilaria Cecot, ha aperto un dialogo su facebook facendo riferimento a un articolo piuttosto pesante che illustrava il manifesto che ho copiato sopra (di cui le devo la conoscenza) e che si riferiva anche a lei in forma anonima.
Ilaria non ha accettato l’anonimato e ha risposto con il testo che ricopio, da cui si evince il significato del’articolo contestato (che si può trovare su internet scrivendo comitato 18  Grado. Preavviso che il riferimento del giornalista è un termine volgare che potrebbe dare fastidiò ai miei lettori)

Scrive Ilaria
Ho pensato per un attimo di fare finta di nulla, ma fare finta di nulla non è nella mia natura. Io ci metto la faccia sempre, anche quando non è comodo, anche quando non conviene. In questo caso, quando ho letto questo “articolo” non ho tardato a riconoscermi, nonostante il sedicente giornalista abbia accuratamente evitato i nomi per non incorrere in una sicura querela. Eh si, sono io la “goriziana aspirante suicida” (in cerca di visibilità non direi, ne ho avuta anche troppa negli ultimi quattro anni, molta più di quanta , questa sanguisuga del sistema ne avrà mai, molta più di quanta i potenti amici della sua pupilla potranno garantire alla stessa). Dovrei vergognarmi? Pensa di avere svelato un segreto pruriginoso? Non ho mai nascosto, anzi, di aver sofferto di depressione due anni fa, e di aver pensato che questo mondo non era il mio mondo (ogni tanto quando penso che devo dividere l’ossigeno con gente del genere ci penso ancora a dire il vero). Comunque, capita nella vita di avere bisogno di un fegato nuovo oppure di rompersi una gamba, e capita anche di lacerare la propria anima. La differenza ? Per curare l’anima non esistono pezzi di ricambio come il fegato di un generoso donatore, non basta mettere un gesso , per ricomporre l’animo ci vuole tenacia, forza, motivazione e soprattutto amore, Amore verso di se ed amore che gli altri, i nostri cari, ti donano. Il percorso è lungo, forse non si conclude mai la continua ricerca dell’equilibrio tra sè ed il mondo, perché chi ha sofferto del “male di vivere” sente in modo diverso, più forte, vive senza pelle. Si cade e ci si rialza, si soffre il doppio e si è felici il triplo. Siamo dei privilegiati perché il nostro cuore è puro, è vero , è fragile e forte come quello dei bambini. Si, i bambini che il signor “sedicente blogger” voleva strumentalizzare politicamente contro l’arrivo di 18 esseri umani, come il cuore dei bambini in cui, il sedicente “comitato 18” voleva coltivare l’odio per il diverso. Ci siamo messe di traverso e lo rifarei mille volte, non pensi il signore di avermi intimorito, come credo non abbia intimorito Silvana Cremaschi, che ringrazio per essersi prontamente attivata, segnalando la cosa al Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Io vado a testa alta , ho vinto la mia partita con la vita due anni fa e non mi vergogno a dire di averla giocata.

La mia seconda donna si chiama Franca Viola
Mi è venuta in mente leggendo delle signore che raccontano nei passaggi della loro carriere una violenza subita parecchi anni fa da un importante produttore cinematografico, tale Weinstein (anche su di lui internet fornirà informazioni).
Si sono mosse tutte ora, quasi incoraggiandosi a vicenda. Dicono di aver taciuto per vergogna e paura
Invece Franca Viola a 17 anni (era il 1965) rifiutò il matrimonio riparatore e aprì la strada alla legge sulla violenza sessuale.
Le Norme contro la violenza sessuale divennero legge il 15 febbraio 1996 n. 66 .
Il dibattito richiese determinazione, costanza e coraggio: l’onore è tutto di Franca Viola.
Per chi volesse saperne di più.
https://diariealtro.it/?p=650
E ora la mia testa bizzarra si è un po’ calmata.

16 Ottobre 2017Permalink

9 ottobre 2017 – Può succedere di incontrare competenza, professionalità, dimensione umana consapevole

09 ottobre 2017 Renzo Piano: “Ius soli, il no è crudele, quei bimbi sono italiani. Lo dicono i loro amici”

L’archistar e senatore a vita aderisce allo sciopero della fame. “Invito i miei colleghi di ogni partito a parlarne con figli e nipoti, a superare i calcoli elettorali” di FRANCESCO MERLO

L’Italia- comincia Renzo Piano come sanno tutti, è il Paese dove si amano i bambini. Più ancora che per la chitarra e per il sole, gli stranieri ci identificano perché siamo i cocchi di mamma, il paese dove i bimbi vengono accolti e festeggiati dovunque. Nei ristoranti, per strada, nelle case, nelle scuole, i bambini sono la nostra allegria e la nostra consolazione. E infatti li coccoliamo e li proteggiamo, e questo ci risarcisce anche perché addolcisce e compensa i tanti difetti che abbiamo. I bambini sono insomma una benedizione del cielo perché sono lo “ius” che in latino vuol dire anche il succo, lo ius soli dunque, il succo della terra, l’essenza della nostra terra, il fertilizzante del futuro”.
E invece? “La parola ‘invece’ non è (ancora) da pronunziare. Io ci credo davvero che i senatori, i miei colleghi, non butteranno via questa occasione di civiltà e troveranno il modo di approvare questa legge, per quanto imperfetta essa sia. Li invito tutti, di destra, di sinistra e di centro, di sotto e di sopra, a parlarne la sera, a casa, con i figli e con i nipoti. Basterà ascoltarli per capire che sarebbe un delitto contro di loro, contro i loro compagni di scuola, contro i loro simili e contro la tanto sbandierata italianità. Continuare a negare a dei bimbi, che sono italiani come i nostri figli, i diritti – lo ius appunto di ogni altro italiano, è tradire la nostra italianità, una crudeltà indegna dell’Italia “.
Renzo Piano, nella sua casa di Parigi, parla di getto, nel senso che “si getta” a capofitto dentro un argomento che lo tormenta sin da quando “insieme con Franco Lorenzoni sto progettando una scuola elementare da donare ad un piccolo comune del Lazio, in zona sismica”. Il luogo esatto lo dirà tra qualche giorno Paolo Gentiloni. “Sarà una scuola di legno, a due piani, attorno ad un cortile con un grande albero. Al piano terra si aprirà alla città: genitori, pensionati, la musica, l’arte … Al piano di sopra, sotto il tetto, dove c’è più aria e più luce, ci abbiamo messo i ragazzi – le otto classi dell’obbligo – che mentre studieranno vedranno l’albero e di fronte i bimbi delle altre classi. Useremo quattrocento metri cubi di legno che restituiremo alla natura piantando nel bosco più vicino 400 piccoli alberi: 5 euro ad albero”. E forse somiglierà alla scuola che nel 1988 Piano progettò per Pompei ma non fu mai realizzata: “Solo per quello – scrisse Umberto Eco che se ne era innamorato – avrebbe meritato di essere nominato già allora senatore a vita”.
E ora Piano racconta che li ha visti, nelle scuole che ha visitato, alcuni degli 800mila piccoli italiani senza Italia, “con i loro occhioni spalancati, che studiano la Costituzione che non li accoglie, parlano la lingua italiana che li chiama “diversi”, pensano e giocano “in italiano” ma non hanno il diritto di dire “sono italiano””. Gli sembra insomma un’ingiustizia che non capisce: “Anche perché, come è stato detto sino alla nausea, non ha nulla a che fare con il controllo dei flussi migratori, con la sicurezza, con l’orientamento politico, con i libri che abbiamo letto, con il partito per il quale abbiamo votato, con la corsa inarrestabile dell’umanità dai paesi dell’infelicità a quelli dell’abbondanza, con il Mediterraneo come campo di concentramento, e meno che mai con la criminalità e con gli stupri. Tutto questo materiale, che alimenta la paura, svanisce subito dinanzi alla fisicità e alla verità di quei bimbi. Ecco perché invito i miei colleghi ad andarli a cercare nelle nostre scuole come ho fatto io. E mi rivolgo anche alle mogli dei miei colleghi, mamme italiane che, quando vogliono, sanno come convincerli: riescono persino a “ingravidare” i loro mariti”.
Ovviamente Piano sa che la Boschi sostiene che “in Parlamento non ci sono i numeri”, che Alfano ha dichiarato che “la legge è giusta ma il momento è sbagliato “, e che dunque si rischia la crisi di governo. Ma gli pare molto importante che sia partita un’iniziativa trasversale, “un’alchimia di numeri, dove ci sarà pure il politichese, ma ne vale certamente la pena”. Perciò digiuna anche lui: “Sì, ma non mi pare un eroismo da esibire; è solo un piccolo segnale, un modo per dire a me stesso che ci sono anche io”. E sostiene di parlare da costruttore: “Quando cominci , prendi con le mani un pietra di 32 chili e sai che, se non la metti giù, ti cadrà sui piedi. Dunque la posi, la guardi e scopri che è imperfetta, e che forse non è messa nel modo migliore. Ma sai pure che hai cominciato, e allora ci posi accanto altre pietre. Io penso che costruire città e costruire civiltà sia la stessa cosa e non solo perché l’origine della parola è la stessa, ma perché, pietra su pietra, adatti le imperfezioni, e con una grande pazienza, nei limiti della legge di gravità. E non sto facendo l’elogio del compromesso, dell’inciucio e del pasticcio: le migliori leggi che abbiamo fatte erano imperfette e però hanno cambiato la nostra storia: il divorzio, la legge sui manicomi, l’aborto, il sistema sanitario nazionale, le unioni civili”. Dunque gli piacerebbe parlare con tutti i senatori uno per uno: “Siamo tutti cristiani, anche quelli laici come me. Siamo cresciuti, noi italiani, con un idea di Cristo che non è la Croce ma il Bambinello: la Madonna nella grotta, la natalità. Come può un cristiano buttare via questa occasione storica in nome di un calcolo elettorale, di una paura, di un voltastomaco, di un cattivo umore?”.
E poi ci sono i grillini: “Sento dire che si asterranno e mi dispiace per loro. Io non voglio sembrare ecumenico e non amo i tromboni, ma sono stato fatto senatore a vita e ho accettato. Non sono un eletto che ha il dovere di andare in aula per votare le leggi, ma frequento il Senato da architetto e provo, come sto facendo adesso, ad accendere qualche luce sui temi civili, appunto. Quelli che riguardano la costruzione della civiltà e della città. Ho ottant’anni e dunque anche per età so che è sempre molto saggio dubitare della saggezza dei saggi. E voglio dire che non sono qui a proporre accordi di scuola e mediazioni nella dottrina tra forze politiche con il pelo arruffato dalle nevrosi del paese e inseguite da plebeismi sempre più aggressivi. Dico però che mi fa paura tutto questo discutere di sangue e di terra, come nei libri che raccontano le guerre contro la Ragione. Molto più dolcemente si parla di bimbi e di ragazzi, di civiltà dei diritti, di una legge che non prevede che si diventi italiani, qualunque sia la nazionalità dei genitori, per il solo fatto di nascere in territorio italiano. I bambini sono segnali che mandiamo al mondo che non conosceremo, ad un futuro che non vedremo, ma che vorremmo aver contribuito a migliorare. Ecco, qui non si maneggia la politica, la casta, il sistema, siamo nel campo della libertà e della coscienza. Sarebbe davvero un peccato se nell’universo grillino non splendesse la sesta stella , quella dello ius soli”.

08 ottobre 2017 Torino assessora grillina controcorrente: si schiera a favore dello Ius Soli

Patti: come prof ho sempre considerato italiani tutti i miei alunni di CARLOTTA ROCCI

Parla come insegnante, come mamma e solo in ultima battuta come assessora all’istruzione del Comune di Torino. La sostanza, però, è che Federica Patti, esponente della giunta pentastellata di Chiara Appendino aderisce alla campagna che vuole dare nuovo slancio all’approvazione della legge sullo ius soli. L’adesione – come si addice ad un’esponente di una giunta del Movimento 5 Stelle – è social. Sulla sua pagina Facebook personale l’assessora, che ha un passato come professoressa di scuola media, ha pubblicato una sua foto con, appuntata sulla giacca, una coccarda tricolore, simbolo della campagna nazionale promossa proprio dal mondo della scuola che il 3 ottobre aveva indetto una giornata di sciopero della fame a cui avevano aderito un migliaio di insegnati in tutt’Italia. Patti non ammette di aver scioperato ma la sua immagine pubblicata proprio il 3 ottobre, lascia intendere che la sua adesione alla causa sia totale. Sulla sua pagina ufficiale, poi, spiega meglio la sua posizione che e, in apparenza, poco in linea con la posizione di un Movimento 5 Stelle che in occasione della votazione alla Camera aveva scelto l’astensione. «Io come prof ho sempre considerato i miei alunni e le mie alunne italiani e come madre considero italiani le compagne e i compagni dei miei figli che con loro sono cresciuti e hanno studiato», scrive la Patti insegnante che subito dopo torna ad indossare i panni istituzionali e prosegue: «Come assessora all’Istruzione considero l’integrazione il primo passo per una società sana e ricca, anche perché chi cresce e studia nel nostro paese si sente, naturalmente, parte della nostra comunità».
Il suo messaggio è stato subito ripreso e rilanciato da Franco Lorenzoni, il maestro elementare di Ferrara che ha promosso lo sciopero della fame della scorsa settimana e ora coordina la rete degli Insegnanti per la Cittadinanza. Quella prima mobilitazione aveva dato il via alla staffetta di digiuni a cui ora hanno aderito anche diversi esponenti della politica piemontese.
«Federica Patti è assessora alla scuola del Comune di Torino. La sua presa di posizione netta a favore della legge dello ius soli e ius culturae è di grande rilievo perché mostra che c’è spazio per prese di coscienza individuali – scrive Lorenzoni – Il Comune di Torino è retto dal Movimento 5 stelle, che osteggia la legge, ma ciò non toglie a Federica Patti la libertà di sostenere ciò che ritiene giusto, anche come insegnante. Sono posizione come la sua che ci aprono a qualche speranza. Al di là degli schieramenti, infatti, ci possono essere obiezioni di coscienza individuali alla non-cittadinanza e forse anche al Senato si può costruire una maggioranza capace di fare approvare una legge necessaria. Grazie Federica per il tuo coraggio».

LINK (nell’ordine dei testi)
http://www.repubblica.it/politica/2017/10/09/news/renzo_piano_ius_soli_il_no_e_crudele_quei_bimbi_sono_italiani_lo_dicono_i_loro_amici_-177735250/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1

http://torino.repubblica.it/cronaca/2017/10/08/news/torino_assessora_grillina_controcorrente_si_schiera_a_favore_dello_ius_soli-177675628/

9 Ottobre 2017Permalink

29 settembre 2017 – Ancora una lettera inutile

Udine 29 settembre 2017
Gentile signora sottosegretaria Maria Elena Boschi,
le scrivo usando la formula della lettera aperta perché così potrò diffondere questa lettera che forse qualcuno leggerà.
Leggo questa sua non smentita dichiarazione a una coppia di immigrati: «So di avervi dato un dolore questa sera ma, purtroppo, le cose stanno così. I numeri non ci sono, mi spiace molto. Speriamo nella prossima legislatura».

Un po’ di esegesi: «Non ci sono i numeri. Mi dispiace.». E’ l’espressione di cortesia che si usa quando si urta inavvertitamente qualcuno in uno spazio affollato e capita frequentemente di sentirsi rispondere: «Non si preoccupi». Non credo che questa sarà la risposta che le daranno il 13 ottobre i promotori del “cittadinanza day”.
Con tutta la solidarietà purtroppo non posso assicurare la mia partecipazioni fisica, “non ho più l’età” per le manifestazioni che impongono una presenza in piazza.
Per chiarezza quando avevo nove mesi di vita, il 5 settembre 1938, accadde che venisse approvato il “Regio Decreto Legge 5 settembre 1938-XVI, n. 1390,.Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. Convertito in legge senza modifiche con L 99/1939”.
Fu una porta sbattuta insieme ad altre porte, prima che si aprissero orrendi cancelli.
Oggi le porte non si sbattono si chiudono accompagnandole con cura e se fanno un po’ di rumore si dice “Mi dispiace”.

Sottopongo ancora ad esegesi il suo: «Speriamo nella prossima legislatura».
Forse quello “speriamo” indica un minimo di timore e tremore perché quel nos (che non mi sembra sia maiestatis) per lei può significare «Non so se io e i miei sodali ci saremo la prossima volta» e quindi fa attenzione al consenso dei ‘numeri’ che le assicurino una presenza anche dopo le prossime elezioni.

Comunque sia facciamo un po’ di storia perché abbiamo con noi il nostro passato; non ci capita di nascere ogni mattina, salvo che non siamo soggetti a dolorose patologie.
Tanti cittadini (italiani e non) tra il settembre 2011 e il marzo 2012 si erano adoperati nella bella campagna ‘L’Italia sono anch’io’ e avevano raccolto più di 200mila firme su due proposte di legge di iniziativa popolare sulla riforma della cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo dei cittadini stranieri.
Il parlamento si adoperò per trasformare quelle proposte a iniziativa popolare in proposta a iniziativa parlamentare e il 13 ottobre 2015, la Camera licenziò in prima lettura le “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza” che approdarono in Senato, note sbrigativamente come ius soli.
Il 15 giugno 2017 furono occasione di una indecorosa manifestazione orchestrata dalla accorta e accuratamente organizzata regia della Lega Nord (intramoenia) e Casa Pound (extramoenia) e così, con qualche altro penoso passaggio, si arriva al suo ineffabile «Speriamo nella prossima legislatura».

Cosa possiamo sperare nella prossima legislatura?
Anche qui avrei qualche cosa da dire, che dirò più avanti perché prima voglio ricordare l’intreccio con un’altra storia, un’altra storia che non vi fa onore.
Il 15 luglio 2009, fu approvata la legge n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” le cui norme vengono citate anche nel Testo Unificato “Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”.
Quella legge (nota anche come ‘pacchetto sicurezza’) fu approvata con un articolo che imponeva la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione degli atti di stato civile, cioè chi volesse sposarsi e chi dovesse registrare la nascita del proprio figlio in Italia, era ed è obbligato a presentare il permesso di soggiorno, esponendosi quindi all’espulsione.
Lasciamo perdere la foglia di fico salvifica di una poco nota circolare (n.19/2009 – Ministero dell’interno).
Quindi i neonati diventavano spie dell’irregolarità dei loro genitori.
Per questa matta bestialità non posso riferirmi solo a voi perché ricordo che al quarto governo Berlusconi (cui si deve in prima battuta questa trovata sostenuta dall’allora ministro Maroni) hanno fatto seguito i governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e su questo punto nulla è cambiato.

Anzi no qualche cosa cambiò. Nel 2011 la Corte Costituzionale intervenne (a seguito di regolare procedura promossa dal Tribunale di Catania) con la sentenza n. 245 che escludeva le registrazioni delle ‘pubblicazioni di matrimonio’ dalla presentazione del permesso di soggiorno.

E i neonati? I neonati sono spie silenti dei loro genitori e quindi tacciono, gli uni per naturale impossibilità, gli altri per paura.
E poi possono essere usati come una specie di linea del Piave o altro ¡No pasarán! di storica memoria o meglio come ossa da buttare a un cane per zittirne l’abbaiare.
A nome di chi si ricorda che le norme internazionali (da noi ratificate) impongono di considerare nel costruire leggi “il superiore interesse del minore”, nel 2013 alla Camera e nel 2014 al Senato furono presentate due proposte di legge (rispettivamente n. 740 e n. 1562) per escludere la presentazione del permesso di soggiorno in connessione alla richiesta del certificato di nascita.
Secondo la consuetudine di sornioni silenzi non se ne fece nulla (anche se i Presidenti delle due assemblee le avevano affidate alle rispettive commissioni di competenza) fino al 2015 quando la norma fu inserita nelle “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza” e diventò il comma 3 dell’art. 2 nel testo che venne approvato alla Camera e inviato al Senato.
Qui accadde un qualche cosa di inaspettato (e tralascio le migliaia di emendamenti presentati dal costume beffardo dell’on. Calderoli) perché otto senatori del FI PdL chiesero co n proposta di emendamento l’abrogazione di quel comma facendoci assistere all’incredibile spettacolo di otto adulti che si uniscono per dire a un neonato «tu non devi avere esistenza legale». Penso a loro con le parole di Primo Levi «Voi che vivete sicuri // Nelle vostre tiepide case, // Voi che trovate tornando a sera //Il cibo caldo e visi amici: »…. Avranno gli otto eroi della guerra ai neonati il coraggio di dirci che il ‘superiore interesse del minore’ è compatibile con la loro inesistenza legale?.

E infine (last but not least) concludendo la mia esegesi torno al suo, gentile sottosegretaria, «Speriamo nella prossima legislatura».
Cosa lasciate all’attenzione della prossima legislatura, fermo restando che le leggi non approvate anche se presentate come proposte alla fine di un lavoro impegnativo scompaiono?
Resterà la proposta di legge a iniziativa popolare (se ben ricordo queste norme non vengano cancellate) e la lettera g, del comma 2 dell’art. 1 della legge 94/2o09 (o, se si preferisce questa modalità di citazione, il comma 2 dell’art. 6 del testo unico 286/1998), quella che impone la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione delle dichiarazione di nascita (e solo di quelle grazie alla Corte Costituzionale che ha escluso sei anni fa le pubblicazioni di matrimonio).
Questa legge – che avete mantenuto ben salda per otto anni – è in vigore.

Una spregevole eredità gentile Sottosegretaria
Se lei ha o avrà figli (non conosco la sua biografia) avrà offerto loro un contributo a riconoscersi privilegiati che possono calpestare i ‘figli degli altri’.
Se ciò può rassicurarla è in compagnia della Conferenza Episcopale Italiana che, pubblicando il 24 ottobre 2015 la Relatio Synodi “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, si è fermamente (e correttamente) associata a proposte di attenzione alla famiglia e autorevolmente disinteressata di coloro che, pur se nascono in famiglia, non possono averne una perché non esistono.
Forse questa autorevole compagnia la consola, gentile signora, a me provoca solo disprezzo, sfiducia e dolore ma io conto solo uno: il mio voto che ci tengo ad esprimere per rispetto di me stessa, ché almeno quello mantengo.

Augusta De Piero

 

 

29 Settembre 2017Permalink