18 dicembre 2013 – Indifferenza o assenza di ogni etica?

Nel 1924, dopo aver concluso la sua esperienza di diplomatico in Vaticano (e la vita a Roma lo indusse ad approfondire la conoscenza della letteratura e della realtà italiana) lo scrittore bosniaco Ivo Andrić pubblicò in un periodico jugoslavo un articolo sul caso Matteotti  . «Incredibile e terribile  è che in Europa … nel centro di Roma a mezzogiorno sei mercenari possano rapire un deputato popolare inerme, segretario di un partito, portarlo fuori città e ucciderlo … Ma per chi vive in Italia è un fatto semplice e banale che una decina di giovani in camicie nere si ponga davanti a un deputato nazionale  … e lo picchi selvaggiamente».
Ho visto quanto ci è stato trasmesso (necessario ma troppo per essere sopportabile) sulle umiliazioni inflitte nel centro di Lampedusa ai migranti, ho constatato l’indifferenza generale e ho ripensato alla indifferenza constatata da Andrić che continuamente si ripropone.
Così ho scritto una delle mie inutili lettere , questa volta al neopresidente del Pd.

Se non resta altro che  dire ‘l’avevo detto’ … diciamolo

Egregio onorevole e presidente del Pd

Ho sentito in dichiarazioni che le sono state attribuite la parole importanti ‘dignità e umanità’ espresse nel contesto delle riflessioni su ciò che è accaduto a Lampedusa.
So che il Pd, il partito che da pochi giorni presiede, è impegnato per il problema della cittadinanza jus soli a chi nasca in Italia.

Voglio però ricordarle che oggi  chi nasce in Italia da genitori stranieri ne assume la cittadinanza (con la speranza che – a legge cambiata- possa essergli assicurata anche la cittadinanza italiana) purché non sia figlio di immigrati irregolari cui la legge (non la Bossi Fini ma la legge 94/20009, il cd pacchetto sicurezza) nega questo diritto con la misura, obliqua e beffarda, di chiedere ai genitori il permesso di soggiorno di cui – per contradizion che non consente – in quanto irregolari non dispongono.  Di conseguenza è loro impedito di registrare la nascita dei figli, assicurando ai nuovi nati quel certificato su cui ogni dato anagrafico, cittadinanza compresa,  assume rilevanza giuridica
Quindi ci sono in Italia bambini che la legge condanna ad essere di fatto inesistenti   con una misura che li umilia,  li danneggia e li danneggerà per tutta la vita, umiliando contemporaneamente tutti noi in quanto cittadini responsabili , attenti al rispetto dell’umanità e della dignità in ogni decisione della vita propria e di quelle che vengono prese nello stato in cui vivono, evidentemente.

Poco importa che una circolare  (Ministero Interno n. 19/2009) affermi burocraticamente possibile ciò che la legge nega, non solo per una questione di principio ma anche  perché , come testimonia il quinto rapporto del gruppo CRC (Convention on the Rights of the Child, il gruppo che monitora l’attuazione della Convenzione di New York l.176/1991)  esistono persone che  si sono trovate nell’oggettiva impossibilità di assicurare al proprio figlio il certificato di nascita.
Così il gruppo CRC ne parla:  “Il timore   di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori.   Pur non esistendo dati certi sull’entità del fenomeno, le ultime stime evidenziano la presenza di 544 mila migranti privi di permesso di soggiorno. Questo può far supporre che vi sia un numero significativo di gestanti in situazione irregolare.”.

Di recente anche l’Unicef si è occupata del problema del riconoscimento anagrafico dei neonati – sottolineando il diritto al certificato di nascita  ma, nei limiti del suo compito di agenzia delle Nazioni Unite – solo in relazione a paesi africani e asiatici cui ricorda che: «La registrazione alla nascita è più di un semplice diritto. Riguarda il modo in cui la società riconosce l’identità e l’esistenza di un bambino»… «La registrazione alla nascita è fondamentale per garantire che i bambini non vengano dimenticati, che non vedano negati i propri diritti o che siano esclusi dai progressi della propria nazione».

«I bambini non registrati alla nascita o privi di documenti di identificazione sono spesso esclusi dall’accesso alla scuola, all’assistenza sanitaria e alla sicurezza sociale. Se un bambino viene separato dalla sua famiglia durante un disastro naturale, un conflitto o a causa di qualche forma di sfruttamento, la riunificazione diventa assai più difficile a causa della mancanza di documentazione ufficiale».

«Per l’UNICEF, la mancata registrazione di un bambino alla nascita è sintomo di disuguaglianze e disparità sociali. I bambini più frequentemente colpiti da questa disuguaglianze sono queli che appartengono a determinati gruppi etnici e religiosi, quelli che abitano in aree rurali o remote, i figli di famiglie povere o di madri analfabete»

In Italia avremmo lo strumento per rimediare alla umiliazione introdotta dal pacchetto sicurezza nella proposta di legge n. 740 presentata da un deputato del suo partito, l’on. Rosato.

Pur essendo firmata da più di cento deputati (alcuni non appartenetti al PD e precisamente Serena Pellegrino, Gigli e Sberna)  l’impegno per farla approvare non sembra così attento e a tanto la prego di provvedere sollecitando il Pd a un operativo interesse nel merito.

18 Dicembre 2013Permalink