Vicino alla mia abitazione, in piazzale Osoppo, c’è una tenda dove da giorni stanno i cd ‘forconi’, espressioni di una protesta disperata di cui è impossibile non capire le ragioni.
Ma da domenica (forse c’erano anche prima e io non li avevo visti) ai pali della luce sono appesi fantocci, immagini di impiccati con cartelli che ne indicano l’identità: stato, equitalia, banche, precario, flessibile, morto ecc. ecc.
E’ un luogo in cui fermano autobus anche scolastici.
E’ tollerabile in una città esibire le immagini di incitamento al linciaggio?
Ho telefonato in questura e scritto un messaggio al sindaco. Ieri sera i fantocci erano ancora lì.
Mi si dice che è meglio non eccitare persone che praticano quel tipo di protesta.
Così ho ripescato miei appunti di qualche anno fa da cui, per brevità ho tagliato qualche considerazione.
Aggiungo solo che ieri ho sentito una persona con responsabilità nel campo dell’associazionismo di cultura cattolica dichiarare la ‘scientificità’ delle norme emanate dal nazismo. Bontà sua ha aggiunto ‘senza valori’.
Sconvolta e allibita ho sperimentato il silenzio dei presenti (mi sono guardata in giro: per fortuna tutti vecchi e vecchie). Non ho resistito al bisogno (dovere?) di dire.
A quell’incontro ero stata invitata. Forse sono stata villana. Ma che fare?
martedì, 27 gennaio 2009 – Bambini: molti i possibili abusi
Girando per Udine il sabato mattina
In un luogo molto affollato della mia città (piazzale Osoppo – Udine), vicino ad un negozio che, per essere centro di distribuzione di filmati é molto praticato da giovani, sabato scorso mi é capitato di vedere tre copie di un manifesto, privo di qualsiasi firma e recapito.
Provo a descriverlo, rifiutandomi di pubblicarne l’immagine (che ho ripreso) e di farla in qualsiasi modo girare perché la considero oscena.
Nella parte superiore del manifesto c’é una fotografia a formato rettangolare, rappresentante bambini, dichiarati israeliani, che mettevano la propria firma su bombe destinate a colpire Gaza (da tempo l’immagine circola su internet).
Poco sotto ci sono due fotografie che evidentemente raffigurano situazioni riprese a Gaza: in una si vede un uomo che regge un cadaverino e, accanto, c’é il corpo di un bimbo massacrato, abbandonato a terra.
Fra le due foto una scritta che recita “Il regalo dai bambini israeliani ai bambini palestinesi”. Al termine ancora una scritta “Fermate Erode” e infine il simbolo del mirino di un fucile (un cerchio contenente due segmenti a forma di croce).
Ho avvisato i vigili urbani e poi segnalato il fatto in questura. A tarda sera i tre manifesti erano stati raschiati.
Se a questo si pensa come soluzione sufficiente, dissento.
Ne avevo scritto a due assessori del comune di Udine, sperando in un loro intervento di cui non ho trovato traccia, pur avendone cercato notizie direttamente fra i comunicati stampa del comune.
Le immagini e le informazioni
Non é un caso che sui muri delle città ci siano le più svariate forma di propaganda: chi é attento alla comunicazione sa che quell’esposizione è oggetto efficace di lettura e attenzione e, proprio per questo, accanto ai tre manifesti di cui ho detto, si potevano leggere inviti a spettacoli, concerti ecc. ecc. e altre notizie chiaramente orientate ad un pubblico giovane.
Quale il messaggio delle immagini che è inevitabile contestualizzare nella tragedia di Gaza?
Lasciamo perdere l’orrore dell’invito finale (a cosa può essere associato il simbolo di un mirino?) restano i bambini raffigurati come mittenti della distruzione dei piccoli palestinesi.
Credo possa affermare che l’immagine dei firmatari non ha nulla di spontaneo; non si entra in un deposito di bombe, pronte ad essere caricate sugli aerei, durante un’allegra passeggiata campestre. Qualcuno ha aperto ai bambini le porte di quel deposito.
Già ai bambini, per aderire ad un loro desiderio di associarsi ad un bombardamento o erano stati umiliati a comparse per facilitare la trasmissione di un messaggio subliminale?
Chi avesse voluto o usato quel messaggio non fa differenza.
Quello che é certo che sia l’Italia che lo stato di Israele sono firmatari della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo (orribile traduzione di children che, in questo caso, indica convenzionalmente i minori)
Le Nazioni Unite e i minorenni
La Convenzione di New York (in Italia ratificata con legge 176/1991) riconosce certamente la libertà di espressione anche ai bambini, ma
”Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali…” (art. 19) e convengono che “l’educazione del fanciullo … deve avere come finalità: b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite;
d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona”. (art. 29).
[ometto i miei commenti di allora]
Il comune di Udine e la pace.
Io mi aspettavo, di fronte a quel manifesto che non possono dire di non conoscere, una reazione pubblica dei responsabili nella struttura politica del comune.
In questo caso si sarebbe potuta manifestare con un’attenzione rispettosa alle vittime di un conflitto di cui le non ragioni che lo animano sembrano oscurare ogni speranza di conclusione, ai bambini definiti israeliani e infangati in un’immagine impropria, ai bambini e ai giovani (io non so più che pensare della coscienza corazzata di molti adulti e vecchi che spesso la sofferenza trascorsa sembra aver trasformato in durezza e in indifferenza) che quel manifesto hanno visto e che nessuno ha –pubblicamente- aiutato a leggere, a chi quel manifesto ha pensato ed è stato indotto a costruirlo forse dalla ignoranza della storia del razzismo in Italia che ha il suo momento fondante dall’antisemitismo.
E’ qui il caso di ricordare che l’antisemitismo é stato reso trasferibile alle coscienze di molti dall’antigiudaismo, ben diffuso dalla chiesa cattolica e non solo da quella fra le chiese cristiane (é una cultura che spiega certe recenti decisioni papali? Penso che ci ritornerò)?
Solo chi conosce quella storia può capire la dimensione devastante della riscoperta dell’argomento da parte di gruppi neonazisti, nello stile oggi antisemiti domani anti….un qualche altro e via via devastando nella catena delle diversità.
Che effetto possono aver avuto per gli ebrei romani i blocchi alle serrature che hanno impedito di sollevare le loro saracinesche? Qualcuno saprebbe spiegargli una impossibile diversità dagli effetti mortali delle leggi razziali del 1938?
Il comune di Udine ha creato un Tavolo della pace, formato da varie associazioni con cui ha stipulato un protocollo che in pratica è una delega per politiche di pace (quali sono evidentemente possibili ad un comune) a una serie di pur rispettabili privati.
Nel riconoscere le attività che le associazioni svolgono il protocollo afferma
“C’è bisogno di progetti concreti a favore delle persone e delle comunità disagiate, ma anche di lavorare sulla ricerca”, collocandosi così fra accademia e beneficenza, a meno che non prenda in considerazione anche il disagio della privazione di conoscenza e le modalità per superarlo. Ma questo può avvenire là dove le persone vivono, non in pur prestigiose sedi associative che si rivolgono, giustamente, ai propri iscritti e simpatizzanti.
Pochi giorni dopo (gennaio 2009):. Bambini: molti i possibili abusi
Tornando a quanto ho scritto il 27 gennaio sono casualmente venuta a sapere che il sindaco di Udine, in una conferenza stampa nella giornata delle memoria, ha riferito che l’assessore alla cultura si é imbattuto, alla fermata di un autobus, nella scritta ‘Juden Raus’ e che una signora aveva fatto una segnalazione su altro caso di antisemitismo. Ero io che avevo passato l’informazione ma, correttamente, il sindaco che non mi aveva interpellato, non ha fatto il mio nome.
La scritta Juden Raus, nella stessa zona della città in cui avevo visto il manifesto descritto nel diario del 27, conferma la fondatezza della mia paura di un razzismo dilagante che il risveglio dell’antisemitismo rafforza. Non a caso é la radice storica della violenza anche normativa, esercitata anche in Italia. [ometto i miei commenti di allora]