1 gennaio 2024_ Calendario di gennaio

.1 gennaio 1948 –    Italia, entra in vigore la Costituzione
.1 gennaio 1959 –    Inizio della rivoluzione cubana
.2 gennaio 1979 –    Brasile, assassinio di Francisco Jentel, difensore dei
………………………………contadini indios
.2 gennaio 2016 –    Entra in vigore l’accordo fra la Santa Sede e lo stato di
……………………………. Palestina,     firmato il 26 giugno 2015
.3 gennaio 1964 –    New York, 500mila studenti in piazza contro l’apartheid.
.4 gennaio 2005 –    La Corte Suprema del Cile autorizza il processo a
…………………………… Pinochet
.5 gennaio 1942 –    Morte di Tina Modotti
. 5 gennaio 1948 –    Nasce Peppino Impastato. Cosa Nostra lo eliminerà
……………………………il 9 maggio 1978..
.5 gennaio 1968 –    Inizio della primavera di ..Praga                       [nota 1]
.5 gennaio 1984 –    Cosa nostra’ uccide il giornalista Giuseppe Fava.
.5 gennaio 2017 –    Muore Tullio De Mauro
.6 gennaio 1907 –    Maria Montessori apre la prima casa dei bambini
.6 gennaio 1980 –    Assassinio del presidente della regione Sicilia, Piersanti
………………………………Mattarella                                               [ nota 2]
.6 gennaio 1992 –    Il Consiglio di sicurezza dell’ONU condanna all’unanimità
……………………………….Israele    per la deportazione  di Palestinesi
……………………………… (risoluzione n. 726)
.7 gennaio – ……    ..Natale ortodosso e copto
.7 gennaio 2015 –    Parigi, strage alla redazione di Charlie Hebdo
.8 gennaio 1642 –    Morte di Galileo
.8 gennaio 1913 –    Sudafrica: Nasce l’African National Congress (Anc)
.8 gennaio 2015 –    Romero è riconosciuto ‘martire’ dalla chiesa cattolica
………………………………(era stato assassinato il 24 marzo 1980).        [ nota 3]
10 gennaio 1948 –   Prima assemblea generale delle Nazioni Unite a Londra
11 gennaio 1947 –    Scissione di Palazzo Barberini (nascita Psdi)
11 gennaio 2014 –    Morte di Ariel Sharon
12 gennaio 1948 –   La Corte Suprema USA dichiara l’uguaglianza fra neri e
………………………………bianchi
14 gennaio – …… ..  Capodanno ortodosso e copto
14 gennaio 2011 –   Tunisia, cade il regime di Ben Alì
14 gennaio 2019 –   Il parlamentare Calderoli è condannato per le offese alla
……………………………. on. Kyenge…Riconosciuta l’aggravante razziale
……………………………..La condanna sarà annullata nel mese di giugno  2022  [ nota 4]
15 gennaio 1919 –    Assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht
15 gennaio 1929 –   Nascita di Martin Luther King
15 gennaio 1993 –    Arresto di Totò Riina
16 gennaio 1992 –   Accordi di pace in El Salvador
16 gennaio 2023_    Cattura di Matteo Messina Denaro
16  gennaio 2023_   Morte di Gina Lollobrigida
17 gennaio 1961 –    Congo, assassinio di Patrice Lumumba
17 gennaio 1991 –    Inizia la prima Guerra del Golfo                 [ nota 5]
18 gennaio 1919 –   Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano
18 gennaio 2017 –   Valanga a Rigopiano – distruzione albergo
19 gennaio 1969 –   Praga, Jan Palach si dà fuoco in piazza San Venceslao
20 gennaio 1996 –   Arafat eletto presidente dell’Anp
20 gennaio 2020 –    Muore Tito Maniacco
21 gennaio 1924 –    Morte di Lenin
21 gennaio 1984 –    Brasile: nasce il Movimento Sem Terra
24 gennaio 1979 –    Assassinio di Guido Rossa
25 gennaio 2015 –    Rapimento di Giulio Regeni
26 gennaio 1564 –    Pubblicazione delle conclusioni del Concilio di Trento
27 gennaio -………. .Giornata mondiale in memoria delle vittime della Shoa
29 gennaio 1895 –    José Martì inizia la guerra per l’indipendenza di Cuba
30 gennaio 1948 –    Assassinio di Gandhi a Nuova Delhi
31 gennaio 1929 –    L’Urss esilia Lev Trotsky
31 gennaio 2015 –    Sergio Mattarella, 12mo presidente della Repubblica
……………………………….Sarà rieletto con secondo mandato il 29 gennaio 2022
31 gennaio 2018 –    Entra in vigore la legge 22 dicembre 2017, n. 219
……… ………………….Norme in materia di consenso informato e disposizioni
……………………………..  disposizioni  anticipate    di trattamento.

[nota 1] La Primavera di Praga: iniziò quando il riformista slovacco Alexander Dubček salì al potere e proseguì fino al 20 agosto 1968.

[nota 2]   Alberto Panaro    Il 6 gennaio 1980 a Palermo veniva assassinato con otto colpi da un killer che si era avvicinato alla sua auto Piersanti MATTARELLA, 45 anni, presidente della regione sicialiana. Mattarella era sull’auto con la moglie e due figli. La fotografa Letizia Battaglia, che passava per caso, documentò gli attimi immediatamente successivi in una serie di foto: in questa si vede la moglie e la figlia, e, all’esterno. il fratello Sergio che tira fuori dall’auto il corpo e constaterà subito che non c’era più niente da fare. Oggi Sergio è Presidente della Repubblica italiana. Piersanti Mattarella fu ucciso su mandato di Cosa Nostra perché aveva cominciato decisamente a opporsi ai rapporti di affari fra la mafia e la pubblica amministrazione. Nel 1995 furono condannati all’ergastolo come mandanti Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci. Il killer non è mai stato ufficialmente individuato. Ma può essere cercato nell’ambito del neofascismo ,secondo un patto tra Mafia e estremismo nero.

[nota 3]  Dopo una latenza della questione durata parecchi anni, il 14 ottobre 2018 papa Francesco proclama santo Oscar Romero.
[ nota 5]   E io  restituisco la tessera del PCI  per la posizione tentennante  assunta a proposito della partecipazione alla guerra del Golfo

Redazione ANSAROMA  07 giugno 202213:21NEWS

Sono state annullate dalla Cassazione – per il mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’imputato a comparire in udienza per motivi di salute – le condanne di primo e secondo grado nei confronti del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, accusato di diffamazione aggravata dall’odio razziale per aver definito “orango” l’ex ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge il 13 luglio del 2013, durante la festa della Lega Nord a Treviglio.
Adesso il processo – nato su iniziativa della Procura di Bergamo dato che l’ex ministra non ha presentato querela né chiesto risarcimenti – ripartirà da zero e gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Bergamo, ma la prescrizione è vicina tanto che la difesa di Calderoli ha chiesto alla Suprema Corte di dichiararla.
Ma ad avviso degli ‘ermellini’ – come si apprende dalla sentenza 21829 della Quinta sezione penale depositata oggi, relativa all’udienza svoltasi lo scorso 17 maggio – il decorso della prescrizione pari a sette anni e sei mesi dalla data del reato non è ancora maturato in quanto il procedimento ha avuto “una sospensione del termine per 1.071 giorni”, necessario anche per il richiesto intervento della Consulta, spesso tirata in ballo quando i reati sono addebitati a parlamentari.
Secondo la Cassazione, in maniera immotivata e senza approfondire il caso, il Tribunale di Bergamo nel corso del processo di primo grado, durante l’udienza del 14 gennaio 2019, non aveva riconosciuto il legittimo impedimento a comparire di Calderoli che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico e aveva respinto la richiesta di rinvio avanzata dai suoi lega

2 Gennaio 2024Permalink

31 dicembre 2023 _ Quando il governo ha paura

Nella Legge di Bilancio non ci sono fondi per l’Ebri, il centro europeo per la ricerca sul cervello voluto dal Nobel Rita Levi-Montalcini.

“Per la prima volta, dopo oltre dieci anni, il contributo per i costi strutturali che la Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini riceve fin dal 2012 attraverso la Legge di Bilancio non è stato rinnovato”, osserva il presidente della Fondazione, Antonino Cattaneo.

Di conseguenza l’Istituto “dovrà chiudere”, aggiunge. “È una decisione grave, della quale il Governo deve assumersi la responsabilità”, dice ancora il presidente.

“Questo segnale di sordità e di assoluta indifferenza delle Istituzioni verso un piccolo gioiello della ricerca italiana mi dà profonda amarezza e tristezza – osserva ancora Cattaneo – e metterebbe chiunque di fronte alla gravissima decisione di interrompere il sogno di Rita Levi-Montalcini di avere in Italia un centro di ricerca sul cervello di livello internazionale, non potendo contare sull’apporto delle Istituzioni”.

Il mancato rinnovo del contributo all’Ebri, dice ancora il presidente della Fondazione, “determina l’impossibilità di proseguire le ricerche e di sostenere i costi strutturali e la implementazione e manutenzione dei laboratori e delle sofisticate apparecchiature, costi che non possono essere coperti dai finanziamenti, in larga parte internazionali, per progetti di ricerca competitivi vinti dalle ricercatrici e dai ricercatori dell’Ebri. Alcune delle conseguenze del mancato rinnovo – aggiunge – saranno la restituzione di finanziamenti competitivi ricevuti dall’estero, l’interruzione di collaborazioni con prestigiose università e centri di ricerca nazionali e internazionali, nonché di sperimentazioni cliniche attualmente in corso su pazienti”

31 Dicembre 2023Permalink

22 dicembre 2023 _ Parlano i Patriarchi e le chiese di Gerusalemme

Una denuncia di tutte le azioni violente e un appello per chiederne la fine: è quanto contiene il Messaggio di Natale dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, diffuso oggi, nella Città santa. “Negli ultimi due mesi e mezzo – si legge nel testo – la violenza della guerra ha portato a sofferenze inimmaginabili per milioni di persone nella nostra amata Terra Santa. I suoi continui orrori hanno portato miseria e dolore inconsolabile a innumerevoli famiglie in tutta la nostra regione. La speranza sembra lontana e irraggiungibile”. Eppure, ricordano i leader religiosi, è “in un mondo simile che nostro Signore è nato per darci speranza. Dobbiamo ricordare che durante il primo Natale la situazione non era molto lontana da quella odierna. Così la Beata Vergine Maria e San Giuseppe ebbero difficoltà a trovare un luogo dove nascere il loro figlio. C’è stata l’uccisione di bambini. C’era un’occupazione militare. E c’era la Sacra Famiglia che veniva sfollata come rifugiata. Esteriormente, non c’era motivo di festeggiare se non la nascita del Signore Gesù”. “Questo è il messaggio divino di speranza e di pace che il Natale di Cristo ispira in noi”, ribadiscono i capi religiosi, ed “è in questo spirito natalizio che denunciamo tutte le azioni violente e chiediamo la loro fine. Allo stesso modo invitiamo le persone di questa terra e di tutto il mondo a cercare le grazie di Dio affinché possiamo imparare a camminare insieme sui sentieri della giustizia, della misericordia e della pace. Infine, invitiamo i fedeli e tutti coloro di buona volontà a lavorare instancabilmente per il sollievo degli afflitti e per una pace giusta e duratura in questa terra che è ugualmente sacra alle tre fedi monoteiste”.

22 Dicembre 2023Permalink

16 dicembre 2023 _ In memoria di Lelio BASSO, morto a 75 anni a Roma il 16 dicembre 1978

Ho trovato e vilmente copiato senza poter condividere questo testo che ritengo di estrema attualità

In memoria di Lelio BASSO, morto a 75 anni a Roma il 16 dicembre 1978. Antifascista perseguitato, resistente e padre costituente, deputato e senatore, promotore del Tribunale Russel, interprete e diffusore del pensiero di Rosa Luxemburg. Per illustrare la sua figura, pubblico la recensione di Diego GIACHETTI al libro di Sergio DALMASSO, “La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico” (RedStarPress 2018): “Lelio Basso, la solitudine di un socialista luxemburghiano” (Sinistra anticapitalista, 28 ottobre 2018).

«Il libro appena pubblicato di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, Red Star Press, 2018), aggiunge un nuovo importante tassello utile per comprendere le vicende legate alla sinistra politica e sociale italiana. Con la solita pazienza per i fatti e la documentazione che lo contraddistinguono, l’autore propone una snella e approfondita biografia politica di un protagonista del socialismo italiano, morto quarant’anni fa. Ritrovare e ripercorrere la vita di Lelio Basso significa entrare direttamente nella storia del socialismo italiano, nel periodo che va dal fascismo alla Resistenza, al lungo dopoguerra, con i dovuti e annessi riferimenti al contesto generale della seconda metà del ‘900.

Basso ha vissuto pienamente tutti quei decenni, li ha attraversati da protagonista nel senso di un militante che ha partecipato con le proprie idee e analisi alla lotta politica fuori e dentro il partito. Lo ha fatto senza mai rinunciare alla propria indipendenza di giudizio e di critica. Che Lelio Basso fosse un uomo che amava nuotare controcorrente lo dimostra la sua scelta di iscriversi nel 1921 al Partito socialista, proprio nel momento in cui tale partito non godeva di ottima salute. Aveva appena subito la divisione dei comunisti che portò alla costituzione del Partito comunista, al quale la maggioranza dei giovani socialisti aderì. La sua giovanile adesione al socialismo comportò conseguenze repressive ad opera del regime fascista: fu arrestato, processato e confinato.

Tra azione politica e teoria

Nel corso della Seconda guerra mondiale egli esprime riserve critiche sulla politica dei fronti popolari, perché la ritiene frutto di scelte operate dai vertici di partito e incapace di stimolare e valorizzare la spinta del movimento operaio verso rivendicazioni di classe. Ugualmente critico è il giudizio sul governo Badoglio che lo porta a rompere per un breve periodo col Partito socialista, per poi rientrarvi nel 1944. Favorevole all’unità d’azione coi comunisti, segnala però gli elementi che lo separano da quel partito: il problema della democrazia interna e il fatto esso si ponga al servizio della diplomazia sovietica. A chi lo rimproverava di coltivare l’illusione dello sbocco rivoluzionario della Resistenza, Basso replicava che tra la rivoluzione socialista e l’inserimento dell’establishment conservatore, vi era tutta una gamma di sfumature non sfruttate, messe in sordina dalla svolta di Salerno che rappresentò invece l’accettazione della continuità con le istituzioni e il personale burocratico amministrativo che avevano servito il regime fascista. Eletto all’assemblea Costituente, fu uno dei principali artefici della stesura della Carta costituzionale. Divenne segretario del Psi, carica che mantenne per qualche anno. Dopo si dimise e iniziò il suo percorso minoritario all’interno del socialismo.

Gli eventi del 1956 (XX Congresso del Pcus, critiche all’operato di Stalin, rivoluzione ungherese e invasione da parte dei sovietici) non lo colgono impreparato; non deve fingere il falso stupore di chi si maschera dietro il “non sapevo nulla” di quanto era accaduto sotto il regime di Stalin in Urss. La denuncia di Stalin e dello stalinismo, fatta per altro da ex stalinisti, riconferma per Basso la validità del socialismo democratico e pluralista contro il modello di partito unico, l’importanza della democrazia all’interno del partito contro il burocratismo. Denuncia quindi le deviazioni dell’Urss senza ripiegare su scelte socialdemocratiche di riformismo spicciolo. Pertanto è contrario alla politica di avvicinamento dei socialisti al governo con la Democrazia cristiana e nel 1964 aderisce al Partito socialista di unità proletaria (Psiup), formazione che raccoglie i socialisti contrari all’entrata nella maggioranza governativa.

Nel frattempo Basso prosegue e approfondisce la sua riflessione teorica, tesa a potenziare l’impianto analitico e programmatico di un progetto di trasformazione socialista della società basato sulla riscoperta di Marx, che elimini le interpretazioni socialdemocratiche attribuitegli dai teorici della Seconda Internazionale. Un Marx libero anche da Lenin. Entrambi sono indispensabili, diceva, non perché il leninismo sia il marxismo dell’età contemporanea, che ne racchiude tutta l’essenza, bensì perché Lenin costituisce la guida delle rivoluzioni negli anelli più deboli e Marx delle rivoluzioni occidentali. Mentre Lenin aveva concentrato il fuoco della sua battaglia sull’anello più debole della catena capitalistica mondiale, la Luxemburg invece aveva una visione meno tattica e più strategica, a lunga scadenza sui problemi di una rivoluzione in una società capitalistica altamente sviluppata.

Il triste esito delle speranze suscitate dalla “primavera di Praga” del 1968, conclusasi con l’intervento militare sovietico, è per Basso motivo di amarezza anche per la posizione assunta dal suo partito, che giustifica l’invasione. Non rinnova la tessera del Psiup, nel 1971 si dimette dal gruppo parlamentare perché anche in quel partito si sente ormai un corpo estraneo. Sentimento che prova anche nei confronti delle nascenti organizzazioni extraparlamentari. Il suo dissenso riguarda la concezione del socialismo e della rivoluzione, la natura e il ruolo del partito, la strategia del movimento operaio. La soluzione, ribadiva, è nel pensiero di Marx e nel ritorno a Rosa Luxemburg.

Amarezza e orgoglio

Il bilancio che egli stesso traccia di cinquant’anni di attività politica è crudo e orgoglioso. Scrive infatti che avrebbe potuto fare la politica dei favori e delle amicizie, ma non ne ha mai avuto la tentazione. Gli ripugnava. In ciò, dice, sta la causa della sua solitudine, non solo politica ma nel profondo dell’anima, senza amici costretti ad essergli fedeli per ragioni governative o sottogovernative. Nei partiti, prosegue, mi sono trovato spesso in minoranza. Ma essersi dimesso dai partiti non significa aver rinunciato alle proprie idee alle quali resta attaccato: “sono un isolato, un uomo che non ha dietro di sé alcuna forza organizzata, ma soltanto il proprio passato politico di militante, non mi è facile portare avanti questo ruolo di indipendente, ma è contro ogni mia volontà che sono stato ricacciato ai margini della vita politica e ridotto al ruolo non di protagonista, ma di testimone”. In quegli anni di “solitudine” politica, il suo impegno si consuma nell’organizzazione dei tribunali internazionali per i diritti dei popoli. È del 1966 la sua adesione al Tribunale Russell per giudicare i crimini americani nella guerra in Vietnam. Dal 1974 al 1976 promuove e presiede le sessioni del Secondo Tribunale Russell sulla repressione in America Latina. Nel 1976 fonda la Lega per i diritti e la liberazione dei popoli. Continua la sua attività di studioso del marxismo e di promotore culturale. Dal 1958 al 1976 dirige la rivista Problemi del socialismo. Nel 1969 fonda l’Istituto per lo studio della società contemporanea (ISSOCO), fornito di una preziosa biblioteca per la storia del movimento operaio».

16 Dicembre 2023Permalink

14 dicembre 2023 _ Parla il nuovo Presidente Corte Costituzionale, Augusto Barbera

Sono riuscita ad inserire nel mio blog questo  video con le dichiarazioni del nuovo Presidente della Corte Costituzionale  (resterà in carica, a quanto ho capito, fino al mese di dicembre  2024).
Mi è  molto piaciuto anche un  precedente video in cui stigmatizzava pesantemente il  voto di fiducia, “segno di debolezza”
Dal 2009  quel segno di debolezza è diventato forza nello stimolare l’indifferenza e plumbei silenzi  tombali.
Qui  in un discorso evidentemente improvvisato (lo ha proposto 2 giorni dopo la sua elezione) lascia trasparire tutta la sua sapiente professionalità,  ripercorrendo strade del passato che, conosciute, potrebbero  aprire a nuovi obiettivi da raggiungere nel futuro.  .
Lo invierò ad alcun i amici e, se  avrò risposte , le  trascriverò.
Mi ha molto emozionato leggere in tanti momento di quel percorso che il Presidente Barbera delinea  la mia partecipazione a movimenti della società civile attivi ed efficaci almeno nel promuovere conoscenza , movimenti che oggi sembrano spenti in un atteggiamento di annoiata indifferenza per molti, di pigra  rassegnazione per altri
Penso ai piccoli nati in Italia destinati per legge ad  essere senza nome, senza identità , senza famiglia .
Non posso immaginare un  soprassalto di decenza  in un parlamento neghittoso  capace di schiamazzi. ma non di risoluzioni attente al problema dei diritti come proclamati nei primi articoli della Costituzione
Se ne parlasse almeno nella società civile ….

14 Dicembre 2023Permalink

10 dicembre 2023 _ La voce della poesia non può morire

Sto pensando a lui, Refat Al-Areer poeta, scrittore, docente di letteratura, ucciso a Gaza ieri in un bombardamento, con la sua famiglia. Tra i fondatori di NON SIAMO NUMERI. Le sue parole:
Se dovessi morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia,
per vendere le mie cose,
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche stringa.
(rendilo bianco con una lunga coda)
cosicché un bambino, da qualche parte a Gaza
guardando il cielo negli occhi
in attesa di suo padre che se ne andò in una fiamma –
e non diede l’addio a nessuno
nemmeno alla sua stessa carne
nemmeno a se stesso –
veda l’aquilone, il mio aquilone che tu hai fatto,
volare là sopra
e pensi per un momento
che un angelo sia lì
a riportare indietro amore.”
“Se dovessi morire
fa’ che porti speranza,
fa’ che sia un racconto.”
10 Dicembre 2023Permalink

9 dicembre 2023 _ Un caso di detenzione amministrativa (?) in Israele che sembra chiudersi positivamente

Il ricercatore italo-palestinese, arrestato ad agosto delle autorità israeliane e scarcerato un mese fa, ha superato il confine con la Giordania. La felicità della moglie, originaria del Molise

Il servizio di Dario Tescarollo, montaggio di Piero Manocchio

Presto Khaled El Qaisi potrà finalmente tornare in Italia: dopo mesi di preoccupazione per il suo destino, sembra arrivare il lieto fine per il ricercatore italo-palestinese dell’Università La Sapienza di Roma.

Era stato arrestato dalle autorità israeliane il 31 agosto scorso al valico di Allenby tra Cisgiordania e Giordania. Un mese dopo, a inizio ottobre, il tribunale israeliano di Rishon Le Tzion si pronunciò per la sua scarcerazione con la condizione del divieto di espatrio per una settimana. Khaled ha così potuto soggiornare liberamente nella casa di famiglia di Betlemme, poi però, l’8 ottobre, è scoppiato il conflitto in Israele e da quel momento alla lontananza si è sommata la preoccupazione delle bombe.

Oggi la situazione si è sbloccata; fonti diplomatiche confermano che il 28enne italo-palestinese si trova in territorio giordano e che presto farà ritorno in Italia per riabbracciare la propria famiglia. “Khaled ha attraversato il confine con la Giordania. Finalmente potremo riabbracciarlo”, le parole che la moglie Francesca Antinucci, di Campobasso, ha scritto sul proprio profilo Facebook.

https://www.rainews.it/tgr/molise/articoli/2023/12/khaled-el-qaisi-ha-lasciato-la-palestina-presto-il-ritorno-in-italia-e7e2c5fa-b28d-46cb-b6f2-358b039d6655.html

Ne avevo scritto nl mio blog diariealtro  il 7 settembre

7 settembre 2023_ Una notizia dalla Palestina

9 Dicembre 2023Permalink

8 dicembre 2023 _ Un tentativo di ecumenismo il giorno della festa dell’Immacolata

8 dicembre 2023

Dal Vangelo secondo Luca – Lc 1,39-45 (Lezionario di Bose)

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto»


Il testo evangelico che è stato scelto dalla nostra comunità nel tentativo di rendere un po’ più ecumenica questa festa, vuole celebrare Maria quale dimora di Dio, Arca dell’alleanza che reca in sé, nel proprio corpo, la presenza di Dio, e che fa visita alla sua parente e con essa a tutto il popolo di Israele. Come un tempo il passaggio dell’Arca dell’alleanza, luogo sacramentale della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, portò benedizione e suscitò gioia ed esultanza, ora la presenza di Dio, grazie al “sì” di Maria, abita nella carne umana, nel corpo di una donna, e suscita la gioia e porta la benedizione dello Spirito santo a Elisabetta e al bambino – Giovanni – che ha nel ventre.

Meditando dunque questo testo, e scremando questa festa da un certo devozionalismo, ci appare una verità difficilissima da credere nel nostro quotidiano. La verità che Dio non disdegna il corpo umano come sua dimora. Maria è diventata madre del Signore nostro Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. Ma poi via via nel corso della storia lo Spirito santo, che è Signore e procede dal Padre, ha preso dimora in tanti uomini e donne conosciuti e sconosciuti – i santi – che nella loro vita si sono fatti portatori di Dio ai loro fratelli e sorelle. Ma questa in fondo è la caratteristica dei “teofori”, dei portatori di Dio: essi non lo tengono per sé, ma diventano, in modi sempre diversi, degli illuminatori per gli esseri umani.

Così anche Maria; appena ricevuto l’annuncio delle grandi cose che ha operato il lei l’Onnipotente, ecco che si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa della Giudea nella casa di Elisabetta (v. 39). Nel suo viaggio Maria porta Cristo e l’incontro con Elisabetta diviene una pentecoste, una discesa dello Spirito in cui l’una riconosce l’altra nel mistero della propria vocazione. Riconoscere l’altro significa riconoscere ciò che Dio opera nell’altro e accettarlo con gioia, senza gelosie e rivalità.

E lo straordinario che Dio ha operato in Maria non l’ha isolata nell’orgoglio, ma l’ha sollecitata alla carità, spingendola a recarsi da Elisabetta, a vivere la propria maternità come apertura all’altra, come a una sorella più anziana: è un incontro autentico perché non si riduce a un faccia a faccia tra due persone, non è puramente orizzontale, ma si apre alla presenza del Terzo che regna tra le due donne, del Dio che in loro ha compiuto meraviglie. Così l’incontro diventa eucaristia e benedizione. Elisabetta benedice Maria per la sua fede nella parola di Dio, e nel seguito del brano Maria benedice Dio per quello che ha fatto in lei. Maria dunque è colei che non tiene per sé il dono di Dio, ma lo porta agli altri. E in questo modo Dio, che non disdegna di abitare nel nostro corpo, raggiunge gli umani ed è benedizione per tutti.

fratel Raffaele

 

8 Dicembre 2023Permalink

6 novembre 2023 _ Funerali Giulia Cecchettin, il discorso integrale del padre

“Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.

Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.

Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione.

Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto. A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, a una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro.

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.

La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.

Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.

Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne.

Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita. *

Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.

Addio Giulia, amore mio”.

* Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.

«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/12/05/news/gino_cecchettin_discorso_funerali_giulia-421580566/

Ho trovato  la citazione che segue l’asterisco nel sito on line del 5 dicembre  (cfr. link)  mentre non è presente nel testo a stampa di oggi 6  dicembre

6 Dicembre 2023Permalink