31 maggio 2011 – Vite triturate, generazioni tradite e scuola massacrata

Lascio la data del 31 anche se pubblico a qualche giorno di distanza  per uno dei soliti episodi in cui una difficoltà creata dal computer mi blocca. Sono spaventata dall’entusiasmo con cui è stato accolto sia il risultato dei ballottaggi, e successivamente la decisione della Consulta in merito ai referendum. Infatti quell’entusiasmo spesso non entra nel merito: è semplicemente caratterizzato dal neo populismo antiberlusconiano.
Non è garanzia che assicuri la capacità dei vincitori di costruire una diversa politica e, quando l’ignoranza prevale fra vincitori e sostenitori e l’incompetenza caratterizza le decisioni politiche, non riesco a partecipare a un entusiasmo che forse è solo consolatorio. Abbiamo bisogno di consolazione ma non basta

Lunedì 30 Maggio 2011     Tristezza e rabbia fra gli insegnanti, ma ad avere più (amaro) entusiasmo sono i precari

Sono arrivata in tempo: ce l’ho fatta a consegnare la domanda di rinnovo iscrizione alle graduatorie ad esaurimento! Nel 2003, con due bambine (la più piccola aveva allora un anno) iniziai un corso abilitante pomeridiano di due anni, che sostituiva i concorsi precedentemente banditi. La classe di concorso in cui mi sarei abilitata era la A546 (tedesco alle superiori), poi fortunatamente mi ritrovai abilitata pure nella A545 (tedesco alle medie).

Quest’odissea di viaggi pomeridiani a Udine, studio, tesine e tirocini durata due anni, si concluse nel maggio 2005, dandomi 40 punti alle superiori e solo 15 alle medie. L’insegnamento alle superiori mi avrebbe dato più soddisfazioni, ma data la scarsa disponibilità di cattedre e spezzoni seguii il consiglio di una collega di prendere le supplenze annuali alle medie. Da allora ho lavorato presso le scuole secondarie di primo grado di Gemona, Tavagnacco, Tricesimo, Majano, Forgaria e Udine. Nel 2006/07 decisi di prendere, oltre a 15 ore settimanali a Tricesimo, 3 ore al liceo scientifico di Gemona, spinta dalla speranza che avrei potuto inserire 6 punti (la metà del punteggio che si acquisisce in un anno) anche nella graduatoria delle superiori.

Solo al rinnovo dell’iscrizione in graduatoria ad esaurimento (Gae) mi resi conto che la regola su cui avevo basato questa scelta era valida prima dell’abilitazione, ma non dopo, e che pertanto il punteggio lo potevo far valere solo sulla graduatoria delle medie. Per un anno ebbi un orario scomodo, spostandomi nella stessa mattinata da una sede scolastica all’altra, e alla fine dell’anno mi resi conto che le mie speranze venivano in parte disattese, perché non ero sufficientemente informata sulle regole. In parole più semplici, chi non è abilitato può insegnare la sua materia e poi usufruire sia del punteggio maturato in quella graduatoria, che del punteggio non specifico nelle altre graduatorie delle materie che potrebbe potenzialmente insegnare, mentre quando si acquisisce il prestigioso status di insegnante abilitato, questo privilegio viene meno.

Dal 2005 ad oggi ho sempre insegnato in due scuole contemporaneamente, con supplenze annuali, l’estate scorsa ero molto preoccupata a causa della riduzione del numero di ore di tedesco, ma poi ho avuto comunque 15 ore settimanali fra Tolmezzo e Forgaria. Ora, con l’apertura delle Gae, nuovamente sbloccate, anche ad insegnanti di altre province, temo che si vanifichino le mie speranze di tornare a Tolmezzo l’anno prossimo, ma potrebbero addirittura vanificarsi le mie speranze di lavorare! Ciò che mi sostiene è avere imparato, con gli anni, a vedere il bicchiere mezzo pieno, e ad attaccarmi alle piccole cose positive per non perdere la speranza. Non certo col mio magro stipendio sono riuscita ad acquistare una casa, ma vedo intorno a me molti altri colleghi precari meno fortunati, che magari il prossimo anno non sapranno come pagare il mutuo, o rimanderanno ancora una volta la decisione di avere dei figli.

Vedo molta tristezza, rabbia, depressione. Il rischio è che, se noi insegnanti ammettiamo di essere depressi, i genitori si preoccuperanno per la sorte dei loro figli, affidatici con fiducia. Eppure sappiatelo, genitori: il Ministero della Pubblica (D)Istruzione ci cambia le carte in tavola in continuo, ci dà speranze in base a certe normative che poi cambiano, ci ha fatto iperspecializzare per poi permetterci di insegnare una minima parte di tutto quel bagaglio faticosamente messo assieme.

Quando scendo da Tolmezzo in autostrada, prima della galleria ammiro sempre, estasiata, il celeste del lago di Cavazzo, incorniciato dalle montagne e dal cielo. Mi viene in mente quel collega che fermò lì la macchina e si buttò nel lago. Eppure era di ruolo. Pensateci, cari genitori, e sosteneteci. Protestate anche voi contro i tagli, ricordatevi che l’istruzione è importante e che esistono mille tipi di insegnanti (già l’età dei discenti condiziona la disponibilità verso di loro e le soddisfazioni che si possono trarre dall’insegnamento), ma solo una ben piccola percentuale fra loro è fannullona.

Probabilmente sono proprio i precari ad insegnare con maggior entusiasmo, perché non sanno cosa vuol dire abitudine, routine; hanno però un sapore amaro in bocca, in quanto non possono investire energie in un rapporto continuativo con i loro allievi e progettare serenamente il futuro e le scelte di vita personali e familiari.

Luisa Rivoira

Buja (Udine)

Per chi vuole andare alla fonte: http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=151038

2 Giugno 2011Permalink

8 dicembre 2010 – Se l’istituzione è forte, è più forte della politica – 3

Una frase chiave

La frase chiave per comprendere il crimine che la legge sulla sicurezza pubblica rende praticabile anche dai benpensanti è stata scritta dal sottosegretario Michelino Davico (origine Lega Nord – ora Sottosegretario di Stato per l’ interno dal 12 maggio 2008)

Ricopio la frase, anche se l’intero testo della comunicazione Davico si trova nel mio pezzo del 6 dicembre.

E’ stato chiarito che l’eventuale situazione di irregolarità riguarda il genitore e non può andare ad incidere sul minore, il quale ha diritto al riconoscimento del suo status di figlio, legittimo o naturale, indipendentemente dalla situazione di irregolarità di uno o di entrambi i genitori stessi. La mancata iscrizione nei registri dello stato civile, pertanto, andrebbe a ledere un diritto assoluto del figlio, che nulla ha a che fare con la situazione di irregolarità di colui che lo ha generato. Se dovesse mancare l’atto di nascita, infatti, il bambino non risulterebbe esistere quale persona destinataria delle regole dell’ordinamento giuridico.

Il principio della inviolabilità del diritto del nato è coerente con i diritti garantiti dalla Costituzione italiana a tutti i soggetti, senza alcuna distinzione di sorta (artt. 2,3,30 ecc .), nonché con la tutela del minore sancita dalla Convenzione di New York del 20 novembre 1989 (Legge di ratifica n. 176 del 27/05/1991), in particolare agli artt. 1 e 7 della stessa, e da diverse norme comunitarie.

L’inequivoca valutazione del ‘’diritto assoluto’ del neonato (suo, come persona non come grazioso bagaglio della sua famiglia) – espressa da un membro del governo in carica – nasce dallo stimolo proposto da un’interrogazione parlamentare (nella fattispecie dell’on. Orlando – vedasi i miei scritti del 6 dicembre e del 19 agosto).
Prima domanda: perché nessun altro parlamentare si é mosso, salvo –a mia conoscenza – qualcuno (ricordo in particolare l’on. Capano) durante il dibattito del 2008 e 2009 su quello che allora chiamavamo ‘pacchetto sicurezza’, diventato poi legge 94/2009, Disposizioni in materia di sicurezza pubblica?
Tentar di rispondere a questa domanda implica l’aprirsi di una catena di infamie silenziose che arriva fino agli enti locali e, ai mezzi di informazione e quindi alle organizzazioni di una società sedicente civile, alle chiese, ai gruppi di ispirazione religiosa genericamente intesi.

Ancora un po’ di esegesi di testi non sacri 

Il convincimento governativo relativo al diritto del neonato, come espresso dal sottosegretario Davico –origine Lega Nord- è inequivocabile.

Quindi gli sciagurati consapevoli (non tutto è ignoranza, anche se il livello di ignoranza montante non è un rassicurante spettacolo) sanno quello che fanno quando scrivono “all’articolo 6, comma 2, le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie»” (art. 1, comma 22, lettera g della legge 94/2009). 

Decripto il testo non tanto artatamente astruso, quanto conforme a una sciatta abitudine di legiferare per modifiche delle norme precedenti  “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e  «, per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie», i documenti inerenti al soggiorno di cui all’articolo 5, comma 8, devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati”.Ne riassumo il senso per l’aspetto che ci interessa.

Le registrazioni degli atti di stato civile –nascite, matrimoni, morte –che venivano assicurate senza esibizione del permesso di soggiorno a norma del Testo Unico sull’immigrazione, Dlgs 286/1998, a seguito della legge 94 vengono concesse a condizione dell’esibizione del permesso stesso.

Di conseguenza l’immigrato irregolare (sia irregolarmente entrato o diventato tale a seguito della perdita del lavoro) non potrebbe avere figli che siano riconosciuti come suoi (se non fosse intervenuta la precaria garanzia della circolare interpretativa di cui ho scritto il 6 dicembre), non può sposarsi, non può uscire dal mondo dei vivi perché non gli è concessa la registrazione della morte.
Un essenziale documento di cui può disporre è la tessera Stranieri Temporaneamente Presenti (STP) che gli garantisce una serie di misure sanitarie (a tutela sua e della comunità in cui vive), contro cui, almeno in Friuli Venezia Giulia, la Lega Nord ha espresso un’opposizione feroce.
Inoltre gli è assicurato l’accesso alla scuola dell’obbligo a seguito di un emendamento dell’on. Mussoline, accolto nella legge 94. Se poi è capace e meritevole e vuol proseguire gli studi … torniamo all’esibizione del permesso di soggiorno.

Se i diritti dei nascituri non ci interessano, il trastullo offerto dai giullari invece

Tra l’altro la richiesta di un documento che l’irregolare non può avere “per la contraddizion che nol consente” (Dante, Inferno, XXVII, 118-120) sembra una incongruenza folle, quasi che la numerazione 22 del comma tante volte citato fosse una scelta sarcastica e non una casualità. Certamente la pretesa che i cittadini italiani, ancorché parlamentari, per dimostrare la loro buona integrazione nella società debbano conoscere il vecchio romanzo di Heller non ha senso e quindi possiamo tranquillamente accettare come casuale la numerazione del comma 22.
E, in ogni caso, non preoccupiamoci perché sempre allegri bisogna stare, come cantava Jannacci, “che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam!”.
E a garanzia della serenità di chi se la può permettere la presenza dei giullari è assicurata; infatti chi eserciti ‘attività sportive e ricreative a carattere temporaneo’ non deve esibire il permesso che non ha.

Il candore di un leghista a collocazione ministeriale.


Nell’incipit della risposta all’on. Orlando firmata dal sottosegretario Davico possiamo leggere che la legge 94 è “volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni “fittizi” o di “comodo”.

Così. per arginare il fenomeno dei matrimoni di comodo, il provvedimento governativo diventato legge a seguito di voto parlamentare, ha creato un’ampia voragine che probabilmente soddisfa il più osceno e volgare populismo, quello che condivide un razzismo profondo che l’esito, pur noto, delle leggi razziali del 1938 non ha evidentemente spento.
Non dimentichiamo però che il giudice di pace di Trento ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di legittimità di un provvedimento di espulsione di una immigrata – che si era scoperta criminale chiedendo le pubblicazioni di matrimonio con un cittadini italiano – ricordando che il diritto a contrarre matrimonio ha carattere di universalità e può essere esercitato quindi indipendentemente dalla regolarità del soggiorno e dalla cittadinanza.
Possiamo sperare nell’alta corte per il diritto sia degli sposi che dei neonati?

Continua

8 Dicembre 2010Permalink

18 settembre 2010 – Lombardia: Una scuola insozzata e forse ripulita – Friuli: un sindaco saggio.

Una ministra, autorità scolastiche e poteri locali.

Adro (Brescia) è un paese diventato famoso per una iniziativa ignobile: una scuola pubblica è stata insozzata con simboli leghisti inseriti ovunque, e non disegnati sui muri per iniziativa di ragazzini maleducati, ma ufficialmente rappresentati sugli arredi dell’edificio. Ora la ministra Gelmini ne ha ordinato la rimozione per via gerarchica, facendo inviare dal direttore dell’ufficio scolastico della Lombardia una lettera con cui viene richiesto al sindaco di Adro di «adoperarsi per la rimozione dal polo scolastico del simbolo» noto come il «sole delle Alpi».
A questo punto, secondo me, dovrebbe essere rimosso – insieme ai simboli- il suddetto direttore, ma la cosa più importante è che a tanto si è arrivati in seguito a una motivata protesta popolare.
Anch’io ho firmato uno degli appelli che circolavano sul web ricordando uno degli scontri – seguito per punizione dal lavaggio dell’aula- con i miei studenti che avevano disegnato una svastica sulla lavagna.
I simboli sono carichi di significati ed è indecente che si inquini la mente dei bambini con la trasmissione dei pregiudizi che hanno inquinato quella di molti genitori. 

A questo punto trascrivo un mio piccolo articolo, pubblicati su Ho un Sogno, un bollettino mensile che testardamente pubblichiamo a Udine da 19 anni.
Non ha molti lettori ma consente di dire e dirsi a chi, in questo paese di lingue tagliate, non ne avrebbe altrimenti la possibilità.
Ho scelto di intervistare un sindaco che fa il suo lavoro con dignità e intelligenza, una voce che non si adegua alla deriva podestarile che umilia il ruolo di molti suoi colleghi, più intesi ad occupare seggiole che a governare un territorio.

Ma su questo ritornerò. 

Da Ho un sogno n.191

Chi, forse nel ricordo della prima guerra mondiale, volesse visitare Caporetto (oggi Kobarid, Slovenia) si inoltrerebbe, superata Cividale, nel territorio delle Valli del Natisone, attraversando, prima di arrivare al confine, il comune di Pulfero, il maggiore della zona per estensione di territorio. E in quel passaggio vedrebbe numerosi cartelli indicanti le varie frazioni, alcune piccolissime, abitate da un paio di famiglie soltanto, altre ormai disabitate o praticate da chi, vivendo altrove ma non lontano, torna nei fine settimana.
Il Sindaco di Pulfero, con cui abbiamo avuto una lunga chiacchierata, puntualizza che la popolazione del comune, un tempo la più numerosa del territorio, oggi si é ridotta a 1150 residenti e, precisa con la dignità di chi conosce il significato del ruolo che ricopre, di averne l’evidenza per ‘dovere di anagrafe’.
La riduzione della popolazione si lega a una storia di migrazioni.
Fra le due guerre mondiali i pulferesi (allora i residenti erano circa 4000) che emigravano in Belgio, Germania, Francia e nell’America latina e del Nord, al momento del pensionamento tornavano e costruivano o ristrutturavano la loro abitazione. Nemmeno l’emigrazione stagionale in Svizzera, tipica degli anno ’60, aveva modificato significativamente la situazione.
Solo dopo il terremoto del 1976, l’emigrazione è diventata, come dice il Sindaco, ‘esodo definitivo’. La mancanza, allora, di un piano regolatore, e conseguentemente di una adeguata viabilità, l’assenza di una organizzazione che assicurasse opportunità di lavoro in loco, spinse molti pulferesi a risiedere nei comuni, spesso poco lontani, dove lavoravano e dove si erano definitivamente stabiliti come gli emigrati che si integrano là dove lavorano e dove i loro figli sono nati e cresciuti.
Le crisi balcaniche degli anni ’90 portarono nelle Valli – e anche a Pulfero – profughi di guerra e così il fenomeno migratorio si è rovesciato: ora il 15% dei residenti sono immigrati (nel 2007 costituivano il 12%), in prevalenza bosniaci e serbi che, veniamo informati, disponibili a qualsiasi tipo di lavoro, si sono pienamente integrati delle comunità locali.
Fanno quello che gli italiani non vogliono o non ‘sanno’ (precisa ancora il Sindaco) più fare. Hanno creato soprattutto piccole imprese edilizie e possiedono quelle competenze che appartenevano ai vecchi muratori e che ora è difficile ritrovare in imprese italiane.
Nelle Valli – e non solo a Pulfero- si sono sistemati per il basso costo degli affitti e qui sono nati i loro figli.
La presenza di bambini e ragazzi a Pulfero è minima e con l’anno scolastico trascorso si è chiuso il servizio di scuola elementare- Non così la scuola dell’infanzia: le iscrizioni per il prossimo anno oscillano fra i 15 e i 17 piccoli di cui 9 figli di immigrati. 
Le scuole elementare e media si trovano nel vicino comune di San Pietro al Natisone e agli spostamenti dei ragazzi possono provvedere anche i normali servizi di trasporto urbano.
E’ una realtà che si modifica. E a una modificazione positiva pensa anche il Sindaco la cui amministrazione ha scommesso –dice- sulla valorizzazione di un turismo ‘di nicchia’ –come lo definisce – che, sempre più diffuso, potrebbe sostenere anche la rinascita di un mercato locale di prodotti caseari e salumi della zona. E non solo questi: potrebbe risultarne favorita la rinascita di quella agricoltura che implica per sé la cura dell’ambiente e che in passato interessava la maggior parte del territorio (in alcune frazioni anche l’80%) e oggi si è ridotta a valori minimi. ‘Non ci sono più le pesche prelibate di un tempo, oggi dominano i meleti’ ricorda il sindaco con il rimpianto di un attimo che non soffoca la determinazione di un impegno che vuol farsi progetto. 

 

Comune di Pulfero
Territorio 48 kmq
Frazioni 59 p   parecchie disabitate;
Abitanti 1.150
Scuole elementari Nell’anno scolastico 2009 – 10
é stata attiva una pluriclasse
di 6 bambini che costituiva
il servizio di scuola
elementare,  ora chiuso. 
Scuola dell’infanzia  –
 statale
15/17 bambini iscritti per il prossimo anno scolastico, di cui 9 ‘extracomunitari’. 
 
18 Settembre 2010Permalink

20 marzo 2010 – Quando le infamie si incontrano … non si sommano, si moltiplicano.

Guazzando nell’Italia padana.
Anche in Friuli Venezia Giulia la Lega Nord ricatta la maggioranza negando il suo voto al piano sanitario se non saranno chiusi gli ambulatori STP (Stranieri Temporaneamente Presenti). Leggo su un periodico locale (Il Nuovo Friuli 18 marzo) che “Non sono “ambulatori per clandestini”, offrono un servizio sanitario a tutte le persone che sono escluse dal Servizio sanitario nazionale: gli immigrati che per qualsiasi ragione sono,anche solo temporaneamente, non in regola, ma anche i richiedenti asilo, i cittadini italiani senza fissa dimora e gli emigranti friulani o giuliani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero)”.
E’ questione di cui mi occupo da più di un anno, da quando il pacchetto sicurezza era ancora in discussione. Erano i mesi in cui parte del personale sanitario si impegnava – con finale successo – per la salvezza del segreto sanitario. La prima stesura della norma li avrebbe obbligati a denunciare chi si fosse presentato ai pubblici servizi privo di permesso di soggiorno (era un punto essenziale nella prevista persecuzione in nome del ‘reato di clandestinità).
Non si mossero invece i sindaci per cui la proposta di esibizione del permesso di soggiorno, chiesto anche agli immigrati irregolari (e non esibibile per ‘contraddizion che nol consente’ – Dante, Inferno, XXVII, 118-120), avrebbe dovuto creare un disagio profondo. L’applicazione infatti della lettera g) del comma 22 dell’articolo 1 della legge n. 94/2009 .(Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) sottraeva ai sindaci un compito fondamentale loro spettante: la registrazione di chi nasce nel loro comune (che non significa l’attribuzione della cittadinanza italiana, come molti credono). Dato il disinteresse delle più rispettate associazioni locali per la questione cercai di avvicinare anche personalmente alcuni sindaci e assessori comunali: risultato zero.
Non dimentichiamo che anche agli immigrati senza permesso di soggiorno spettano “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-e ”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
Per garantire questi interventi dovuti gli ambulatori STP svolgono, con personale volontario, le funzioni altrimenti attribuite al medico di famiglia.

Le paure dell’on. Fini.
A fronte del ‘pacchetto sicurezza’ uno dei timori di molti (ivi compreso il Presidente della Camera) era quello della mancata scolarizzazione dei figli di chi, non potendo esibire il permesso di soggiorno … (ma questo lo sappiamo). Così propose – e ottenne- che l’iscrizione alle scuole dell’obbligo non comportasse tale esibizione (lettera g, comma 22, art. 1 legge94/2009).
Non si accorse (non sapeva? non voleva?) che le esperienze formative non iniziano con la prima elementare ma con il nido e la scuola per l’infanzia.
Se ne accorsero naturalmente i solerti sindaci leghisti che – dopo le infamie natalizie di Coccaglio e quelle di poco successive di San Martino dall’argine (chi non ne avesse memoria può leggere il mio testo del 26 novembre – Sindaci d’Italia, fra inerzia e Ku Klux Klan) si sono fatti sentire a Goito (Mantova) dove la maggioranza del consiglio comunale ha “approvato un regolamento che impone nella scuola per l’infanzia, come condizione per iscrivere il figlio all’asilo, l’accettazione di una sorta di preambolo religioso: la provenienza da una famiglia cattolica o cristiana, escludendo di fatto molte famiglie di immigrati di diverso orientamento religioso” e –aggiungo io a quanto ha scritto la Gazzetta di Mantova- atei e agnostici.

Quando la realtà è peggiore dell’immaginazione.
Pensavo che il peggio sarebbe accaduto quando fossero cresciuti i bimbi apolidi – come governo vuole e sindaci compiacenti assicurano.
E invece il peggio é già in atto.
Alcuni di noi immaginavano che, oltre alle difficoltà nell’iscrizione alla scuola, nell’accesso alle cure … uno dei rischi per questi bimbi fantasma fosse quello di essere maggiormente esposti alla violenza dei pedofili.
Ora sappiamo che costoro abbondano anche nella chiesa cattolica, impossibilitata ormai a giovarsi della cultura tradizionale che finora era riuscita a mettere la sordina alla questione. La vicenda finanziaria della diocesi di Boston ha scoperchiato il vaso di Pandora e la possibilità di coprire i criminali al momento sembra meno sicura.
Però ancora non leggo, nemmeno da parte della massima autorità della chiesa cattolica, una dichiarazione chiara in merito a un crimine che spetta ai tribunali (civili non ecclesiastici) giudicare e sanzionare.
La catena che salda omissioni e compiacenti complicità in Italia é evidente.
Pur essendo la pedofilia un reato, le leggi votate dal parlamento, il disprezzo dei sindaci per il loro ruolo, il disinteresse dimostrato dai sordidi silenzi della politica (ma bambini e puerpere non vanno in piazza, quindi non creano né consenso né dissenso e perciò non interessano) trovano il loro autorevole riscontro nelle ambiguità papali.
Che dire?

Aggiungo un link all’intervento dell’avv. Nazarena Zorzella (asgi) che merita una attenta lettura.

20 Marzo 2010Permalink

13 marzo 2010 – Fra progetti ripugnanti scopro ancora qualche segno positivo.

 La Corte di Cassazione fa autocritica.

Roma, 12 marzo 2010 – Scrivono i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau:
“Con una sentenza sconcertante che viola tutti gli accordi e le disposizioni internazionali a tutela dei diritti umani – la n. 5856 -, la Corte di Cassazione ha sancito che i clandestini, anche se hanno figli minori che studiano in Italia, vanno comunque espulsi dal territorio nazionale, anche se il distacco dai genitori comportasse per i bambini un trauma affettivo”.
“Contrapponendosi a tutte le norme che tutelano i diritti dei migranti e dei rifugiati, nonché alla Convenzione ONU per i Diritti del Fanciullo e alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea,” continuano gli attivisti, “la Cassazione mette in primo piano la tutela della legalità delle frontiere rispetto alla tutela della famiglia, dell’infanzia e dei diritti fondamentali della persona”.
“La precedente sentenza della stessa Cassazione che autorizzava la permanenza di un clandestino per gli stessi motivi viene definita ‘riduttiva in quanto orientata alla sola salvaguardia delle esigenze del minore, omettendone l’inquadramento sistematico nel complessivo impianto normativo“.

Della questa precedente sentenza – riferita naturalmente a persona diversa da quella considerata il nel procedimento conclusosi il 10 marzo – ho scritto nel mio articolo del 26 gennaio.

 Coerenza maligna 
Naturalmente il disprezzo per figure genitoriali ‘razzialmente’ diverse da noi, il disinteresse per i diritti dei minori come proclamati in documenti internazionali che l’Italia ha approvato, non possono non trovare coerenza a livello locale.
E’ accaduto così che in Friuli-Venezia Giulia, sentito il parere dell’avvocato della regione, anche l’assessore regionale alla ‘salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali’ si sia asservito all’andazzo sciagurato che ci domina fra il ghigno di parecchi e l’indifferenza soporifera dei più e abbia deciso la chiusura degli ambulatori STP. aperti agli Stranieri Temporaneamente Presenti (fra cui ci sono coloro che non dispongono di permesso di soggiorno).
L’opinione pubblica si è lasciata convincere che tali ambulatori siano uno spreco e un privilegio accordato a stranieri illegalmente penetrati nel nostro territorio (dimenticando che fra questi c’è, ad esempio, la badante che fino alla sua morte ha assistito il nonno ed è poi rimasta senza lavoro, diventando perciò ‘clandestina’).
Le voci contrarie al coro becero ormai dominante non si alzano con decisione e costanza: purtroppo chi sostiene di essere difensore degli irregolari non ha l’accortezza e la determinazione dei vocati al Ku Klux Klan.

 Gli ambulatori STP
L’ho scritto tante volte ma non ho scrupolo a ripetermi.
La nostra legislazione nel Testo unico sull’immigrazione (ancora in vigore) prevede che agli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale spettino “nei presidi pubblici ed accreditati” (con trattamento identico per i pagamenti a quello previsto per i cittadini italiani), “le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”-
”Sono, in particolare, garantiti: … la tutela sociale della gravidanza e della maternità, … la tutela della salute del minore (secondo quanto prevedono norme internazionali ratificate dall’Italia), … le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni, …gli interventi di profilassi internazionale, …la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai”.
I vantaggi per la collettività tutta, almeno per quest’ultimo intervento, sembrano evidenti.
Naturalmente la legge non prevede il servizio del medico di base e, in questo contesto, gli ambulatori che si é deciso di chiudere offrono un servizio volontario che –in forma molto limitata- al medico di base si sostituisce, assicurando, ad esempio, una minor presenza di persone in stato di necessità ai già affollati servizi di pronto soccorso.
Gli ambulatori STP assicurano i loro servizi anche agli emigranti in visita ai loro parenti e alla terra d’origine, in quanto iscritti a una particolare anagrafe per gli italiani residenti all’estero. 

Chi ha paura dei bambini e chi li rispetta
Tanto per cominciare tremano di paura coloro che governano i comuni e che vi rappresenta la cittadinanza.
Ho scritto per mesi del rischio di rendere apolidi dei sans papier, cui viene negata o impedita dalla nascita la registrazione anagrafica.
Non mi ripeto: mantengo nella prima pagina il riferimento alla ‘Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano’ che riassume magistralmente la questione.
Voglio solo ricordare a me stessa il mio ottimismo imprudente: pensavo che le conseguenze nefaste della mancata registrazione anagrafica si sarebbero manifestate in futuro. Invece il ‘duro lavoro’ del Ministro Maroni, coerente con il dettato del pacchetto sicurezza, promuoveva da subito l’esclusione dei piccoli dai nidi e dalla scuola dell’infanzia.
A Torino l’assessore alle Risorse Educative, Beppe Borgogno, accettando le iscrizioni di questi minacciosi piccoli soggetti,dichiarava: «Prendersela con i bambini piccoli non è certo un modo per combattere la clandestinità».
E a Udine dove vivo?
Penso con dolorosa ripugnanza al disinteresse dimostrato da assessori che pur ho tentato di interpellare quando cercavo di darmi da fare per il problema della registrazione anagrafica dei figli di sans papier.  Non so cosa intendano fare in questa circostanza e nemmeno se intendano riferirsi a quella diversità che li caratterizzerebbe e che in altre circostanze, amano proclamare.
Finora della prevenzione dello scempio si sono totalmente disinteressati. 

Ancora un segno positivo; non tutti sono legadipendenti
Ho tratto la lettera che trascrivo dalla news letter di NOTAM 22 febbraio 2010.  (Corrispondenza: info@notam.it)

CIAO A VOI TUTTI , BAMBINI DEL CAMPO DI SEGRATE

Il mese scorso abbiamo seguito (e non era la prima volta) i ripetuti sgomberi di campi rom a Milano e dintorni: alcune persone sgomberate anche dieci volte, vantano le intransigenti autorità italiane che ci spendono i danari messi a disposizione dalla Unione Europea per interventi sociali a favore dei rom. Ci pare un contributo di solidarietà la lettera scritta dalle maestre della scuola frequentata da alcuni bambini sgomberati. 

Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate.
Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano.
È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri.
Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete.
Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe, che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette, facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare.
Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro?
E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo a insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati.
Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola. 

Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli 

13 Marzo 2010Permalink

09 giugno 2009 – Mariastella prima, graziosa sovrana.

La storia di Daria
Aveva cominciato il mattino di Napoli “io clandestina, che sogna la maturità. Daria da tre anni in un liceo di Napoli….” e poi ancora il giorno successivo: “La Gelmini a Daria: si all’esame. Napoli, é clandestina ma farà la matura”.
E ancora Repubblica –sempre l’otto- “é clandestina e senza codice fiscale,‘niente maturità’ e poi il dietrofront”.
E ancora il Corriere della sera: “Daria, bravissima a scuola, ma senza codice fiscale: niente maturità. La ragazza, ucraina e clandestina, rischia di saltare l’esame. Prof e compagni si mobilitano per lei”
La rassegna stampa del governo riporta un articolo de Il messaggero (8 giugno) dello stesso tenore che riassume la situazione così: “Questo è l’anno del suo esame di maturità, ma una circolare di Stato ha rischiato di bloccarle la strada. La ragazza ucraina è bravissima, conosce sei lingue, ma è ucraina e clandestina, non ha documenti italiani, tantomeno il codice fiscale che da quest`anno è obbligatorio per sostenere la prova scolastica”.
Sottolineo quel geniale “da quest’anno” che ci aiuterà a capire
La graziosa ministra distrattamente tranquillizzava già il 7 giugno (Cfr. La Repubblica) con un comunicato in contraddizione con quello del giorno successivo tratto dalla rassegna stampa del ministero: “Non c’è nessun motivo di legge per cui la ragazza di Napoli non possa affrontare l’esame di maturità. Ogni altra indiscrezione su questa vicenda è priva di qualsiasi fondamento giuridico”.
Si parla quindi di un errore di interpretazione da parte del dirigente scolastico, che però è sicuro: la circolare era tassativa, senza inserire i dati completi dello studente (e quindi anche il codice fiscale) sul sito del ministero, l’esame non si può fare”.
Anche un’agenzia dell’Associated Press precisa che “una circolare del 22 maggio 2009 della Gelmini vuole che senza codice fiscale non si possa sostenere l’esame”.

Il codice fiscale e il diritto allo studio.

Mi scuso a priori perché voglio contestualizzare questa notizia e darle un senso oltre l’occasionalità e perciò sarò particolarmente lunga ma sono stanca e irritata dalla confusione che regna sotto il nostro povero cielo e provo a fare un po’ d’ordine a modo mio.
Se non piace a chi legge c’é lo spazio dei commenti per farcelo sapere, per chi ne avesse voglia.

La legge ancora in vigore (Decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”) all’art. 6 comma 2 afferma che “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all’accesso a pubblici servizi, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Lo scorso mese di febbraio il senato, riformando questa norma all’interno del non ancora approvato ‘pacchetto sicurezza’, eliminava (con la lettera f del comma 1 dell’art. 45) il riferimento agli atti di stato civile che si sarebbero quindi potuti registrare tutti solo presentando il permesso di soggiorno.
I medici avevano già protestato perché tale misura li avrebbe fatti spie e. a questo punto, alcuni presidi facevano lo stesso (ma non é stato chiarito se li dominasse la paura di perdere allievi o il rispetto del diritto allo studio degli stessi).
Interveniva allora il Presidente della Camera, proponendo due deroghe alla presentazione del permesso di soggiorno: l’accesso alle prestazioni sanitarie, previste anche per i sans papier dal citato testo unico 286, e l’accesso alle ‘prestazioni scolastiche obbligatorie’ per cui non sarebbe stato richiesto il permesso di soggiorno.
Oggi il Senato é chiamato a discutere ancora il pacchetto sicurezza e si trova, tra l’altro, davanti al comma 22 dell’art. 1 (ex lettera f del comma uno dell’art. 45) che, modificato dagli emendamenti approvati alla camera, potrebbe in futuro suonare così: “Fatta eccezione per i provvedimenti riguardanti attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelli inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie, i documenti inerenti al soggiorno , devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero comunque denominati.”.
Precisando che (salvo pochissimi casi che, per quelli a me noti, io ho citato e illustrato) i sindaci sono rimasti indifferenti al fatto che fra qualche tempo si potrebbero trovare a non registrare alcuni nati nel loro territorio a seguito di un discrimine razzista (e ricordo anche la mostruosa impossibilità per alcuni genitori di riconoscere i figli) torniamo al caso Daria, vittima eroina di questa vicenda che ha avuto il coraggio di denunciare, trovando ascolto e voci dignitose a suo sostegno.

Nuove leggi e legali omissioni

Già in maggio l’Asgi segnalava che alcuni presidi avevano scritto sulla lavagna i nomi degli studenti stranieri che avrebbero dovuto esibire il permesso di soggiorno.
Chi distrattamente li sosteneva parlava di minorenni senza rendersi conto che il problema riguardava anche gli ultradiciottenni.
Comunque la faccenda restava ignorata fino al caso Daria e soprattutto nessun sindaco né alcun assessore delegato ai servizi anagrafici parlava della registrazione dei minori alla nascita. Preciso che, per il caso di Daria, non ho trovato nessuna parola di solidarietà da parte della signora Jervolino, la città dove Daria studia e lavora e dove i suoi genitori lavorano. Ma neppure il sindaco della città dove vivo si é preoccupato del fatto che forse in futuro non potrà registrare alcuni neonati all’anagrafe.
I Sindaci sembrano essere diventati – nella loro maggioranza- una categoria un po’ arcaica nella concezione delle relazioni sociali e piuttosto distratta per ciò che riguarda loro compiti primari.

Contestualizzata la storia la conclusione é facile.

Oggi la graziosa ministra ha messo Daria in condizioni di ringraziarla, offrendo al buon popolo plaudente un’immagine di sé buona e pietosa caso per caso, in quell’intima relazione umana che é al di sopra di ogni legge e che di ogni contratto sociale può infischiarsi.
Domani ci sarà il comma 22 dell’art. 1 del pacchetto sicurezza a togliere all’on. Gelmini anche il fastidio di un’operante pietà.
I neonati figli di irregolari non saranno registrati (e se entreranno in Italia gia cresciuti é facile prevedere misure tali da impedire loro il godimento di diritti essenziali) e quindi le varie Darie faranno le badanti (perché a quella clandestinità nessuno farà opposizione) senza titolo di studio.
Sarà loro concessa la lettura se potranno permettersi l’acquisto dei libri.

10 giugno. L’Asgi segnala una nota legislativa sul problema degli studenti maggiorenni, permesso di soggiorno e/o codice fiscale

9 Giugno 2009Permalink

01 giugno 2009 –Violiamo il segreto professionale e cancelliamo i neonati.

Ultimo atto?
26 maggio 2009 – Il pacchetto sicurezza torna al Senato da cui era partito dopo essere stato approvato con modifiche alla camera (14 maggio 2009).
Io proverò a dare qualche informazione sui due punti di cui mi occupo da mesi, indicando le fonti a cui ognuno può riferirsi per saperne di più, sui due punti e anche su altre questioni.
Chi si voglia documentare faccia clic qui per consultare il dossier predisposto per il Senato che “mette a fronte il testo vigente del decreto legislativo 25 luglio 1998, n.286 Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (prima colonna a sinistra) con le modifiche proposte – ed evidenziate in neretto – dal disegno di legge n. 733-B, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” (colonna di centro)”.
Chi volesse verificare il testo che i senatori si apprestano a discutere può leggerlo qui.
Troverà alla pag 5 e 75 sgg. le questioni di cui cercherò di scrivere qualche cosa

Siamo a ridosso delle elezioni europee.
I candidati quando sentono parlare di immigrazione guardano dall’altra parte?
Un gruppo di associazioni europee non gradisce e invia un appello a suo tempo pubblicato nel sito dell’ASGI..

La badante della nonna della signora Marcegaglia
L’obbligo imposto ai medici di denunciare gli immigrati privi di permesso di soggiorno per assicurarne l’espulsione, per un po’ ha ondeggiato nella categoria possibilità, poi é stato cancellato.
Cancellato o inglobato nelle risposte al reato di clandestinità?
Lascio la questione aperta.
Mi limito a segnalare che la necessità di qualche ammorbidimento del concetto di reato é stata colta anche da chi di immigrato (non regolare) vive.
Scrive infatti Il sole 24 ore del 23 maggio: ”Nell’introduzione del reato di immigrazione clandestina, ha detto Mantovano, il Governo ha «saggiamente consegnato» questa ipotesi di reato nelle mani del Parlamento, che sarà chiamato a valutare la congruità dello strumento con il fine da raggiungere. La disposizione, comunque, colpirà i clandestini che giungeranno nel Belpaese dopo l’entrata in vigore della norma e non chi è già qui. No, dunque, a un giro di vite sulle badanti …”.
Quando si era alzata (si fa per dire) la voce dei presidi, preoccupati di dover segnalare gli studenti maggiorenni privi di premesso di soggiorno, il Presidente della camera aveva teso l’orecchio … ma nessuna voce autorevole si é fatta sentire per tutelare i neonati.
Di questo però scriverò più avanti.

I depistaggi della numerazione
I maxi emendamenti,approvati con il voto di fiducia, hanno trasformato l’art. 45 nel comma 22 dell’art. 1.
Forse chi ha votato non si é accorto di rifare il verso al vecchio indimenticabile romanzo di Joseph Heller: farebbe bene a farci un pensierino.
Chi ha amato quel romanzo non si lascia certo depistare da un simbolico comma, immediatamente identificato, come il suo predecessore, nelle Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 in materia di immigrazione.

Cosa resta di quel testo unico per ciò che concerne il diritto alle cure dell’immigrato irregolare?
Tutto quello che c’era prima del pacchetto, previsto dal testo unico 286 e precisamente:
– le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché
continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina
preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva.
Sono, in particolare, garantiti:
– la tutela sociale della gravidanza e della maternità
– la tutela della salute del minore
– le vaccinazioni secondo la normativa e nell’ambito di interventi di campagne di
prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;
– gli interventi di profilassi internazionale;
– la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei
relativi focolai.

E’ chiaro che la paura della denuncia allontanerà (e già allontana) dalle strutture sanitarie le persone prive di permesso di soggiorno per le ragioni più varie e indipendenti dalla anomalia dell’ingresso (sopravvenuta disoccupazione, attesa della risposta alla domanda di asilo…) ma c’é un’altra minaccia che incombe –come sappiamo – al momento della nascita.
La preoccupazione espressa da singoli sanitari e da organizzazioni mediche é molto alta.

Il figlio che hai partorito non é tuo

L’ormai citatissimo Testo Unico 286 dice (non dimentichiamo che é ancora in vigore) che per la registrazione di atti di stato civile non é necessario presentare il permesso di soggiorno.    Il senato –discutendo in prima battuta il pacchetto- ne aveva invece previsto in ogni caso l’esibizione. Il testo approvato alla camera, e ora sottoposto a nuova discussione, afferma (alla lettera g del comma 22 dell’articolo 1 e non più alla lettera f del comma 1 dell’art. 45) che il permesso va presentato, salvo che per gli atti ‘inerenti all’accesso alle prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35” (e poco sopra ho ricordato la contraddizione crudele che tale esibizione impone) “e per quelli attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie”.
Quindi i presidi che già si sono affannati a registrare i maggiorenni sans papier, presto, se il disegno diventerà legge, potranno farlo legalmente, se i giovani avranno superato la fase della scuola dell’obbligo.
La tragedia più pesante si consumerà alla nascita quando la mamma non potrà riconoscere il figlio e i comuni, cancellando un bambino, mutileranno i registri anagrafici su cui non potranno trascrivere il nome che al nuovo nato spetta (rimando alla documentazione che ho connesso ai miei articoli precedenti, dei mesi di marzo, aprile e maggio e in particolare a “Angoscia e vergogna del 28 marzo).

La speranza di Sarolta é un palloncino rosso

 Quel palloncino rosso alza una bambina spezzandone le catene che ne impedivano il volo. Potrebbe diventare realtà se sapessimo proteggerlo e gonfiarlo con l’aria che noi liberamente possiamo respirare pronunciando il nome che ci é stato dato alla nascita, che é stato riconosciuto nel luogo in cui viviamo e che a bambini, le cui mamme sono prive di un pezzo di carta, sarà negato.
In questo senso tre comuni friulani si sono pronunciati perché ciò non accada.
Ne parlerò ancora,
Per ora ne segnalo il documento che ho già trascritto nell’articolo ‘Nemici dell’Italia Neonati senza madre e senza padre, fantasmi senza nome’ (24 maggio). 

La pubblicazione delle due immagini mi é stata generosamente concessa da Sarolta Szulyovszky, una illustratrice che così si presenta nel suo blog: “Sono una donna, mamma e illustratrice ungherese di Budapest, da 12 anni anche un po’ italiana…”.
L’autrice le ha chiamate Le ombre della paura e Bambina volante.
Il resto potete leggerlo da voi, guardando i disegni che qui non ci sono.

 

1 Giugno 2009Permalink