17 gennaio 2025 – Israele e Hamas firmano l’accordo, il gabinetto di sicurezza israeliano lo approva

I primi ostaggi verrebbero liberati domenica. Netanyahu: “Se la fase due fallisce la guerra riprende”. Antonio Guterres (Onu): Unifil ha trovato cento depositi di armi di Hezbollah

16:30 17 Gennaio
Israele: domenica alle 16 liberi 95 detenuti palestinesi

Dopo la riunione del gabinetto, il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei detenuti palestinesi il cui rilascio è previsto nel primo round dell’accordo, soggetto all’approvazione del governo. L’elenco comprende 95 detenuti e, secondo il piano, la loro liberazione non sarà effettuata prima delle 16,00 (ora locale) di domenica. La maggior parte dei detenuti palestinesi nell’elenco sono donne e solo uno, con meno di 18 anni, condannato per omicidio.

16:27 17 Gennaio
Hamas: l’accordo è stato reso possibile da Trump

L’accordo di cessate il fuoco con Israele non sarebbe stato possibile senza il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump e il suo inviato Steve Witkoff. Lo ha detto il responsabile delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, Basem Naim, in un’intervista al network saudita Al Arabiya. Secondo Naim l’intesa non sarebbe stata raggiunta “senza la pressione dell’amministrazione entrante guidata dal presidente Trump, perché il suo inviato nella regione, Witkoff, è stato qui negli ultimi giorni” e “prendeva nota di tutti i dettagli e di tutti gli ostacoli ed esercitava pressione, soprattutto sul governo israeliano”. L’esponente di Hamas ha quindi attribuito il ritardo di mesi nel raggiungere l’accordo “alla riluttanza, forse complice, dell’amministrazione Biden, e al sostegno illimitato e incrollabile al governo di Israele, alla guerra contro i palestinesi, al continuo investimento in questa guerra militarmente, diplomaticamente e politicamente”.

16:25 17 Gennaio
Ben Gvir: sono inorridito, gli ergastolani liberi torneranno a uccidere

“Se fino a ieri ero inorridito da questo accordo, oggi quando viene rivelato che terroristi con l’ergastolo vengono rilasciati a Gerusalemme, in Cisgiordania, quando tutti sanno che cercheranno di fare di nuovo del male e a uccidere di nuovo, mi prende l’ansia”, ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir, che ha votato contro l’accordo nella riunione di gabinetto e ieri ha annunciato che si dimetterà. “Mi rivolgo agli amici del Likud e del sionismo religioso, non è troppo tardi, questo accordo può essere fermato”, ha aggiunto.

 

17 Gennaio 2025Permalink

14 dicembre 2024 – Conclusione dell’ultimo blog di Giancarla Codrignani

 LE GUERRIERE                                                  

La Scala ha inaugurato con la Forza del Destino, un’opera di Verdi che dimostra come la guerra, la vendetta, il pregiudizio dell’onore siano lombrosionamente fisiologici negli uomini. Ma la protagonista, vittima dell’odio del fratello per il fidanzato, figlio di re precolombiani ma ritenuto “un meticcio”, è una donna che reagisce alla violenza non solo ribellandosi al padre e diventando eremita quando il destino la condanna, ma letteralmente “combatte” con l’esercito in cui si è intruppata per ritrovare l’uomo che ama e che insegue nonostante la presunta uccisione di suo padre, vestita da soldato per potersi muovere in sicurezza. La stupenda Anna Netrebko impersona una donna che è donna, ma che sa comportarsi “come un uomo” in mezzo alle truppe o ai frati che non l’accettano in quanto femmina a cui una donna impone la sua sofferta autonomia.
Non si sa com’è, ma in questa stagione di guerre la pubblicistica racconta qua e là storie di donne “guerriere”, come se le storiche che vanno per archivi in cui giacciono i documenti “di genere” lasciati ignorati non ce ne avessero presentate parecchie. O come se le donne fossero “per natura” esenti da aggressività e da ricerca di parità pericolose come fare le soldate non solo per carriera ma “passione”. Kamala Harris si vanta di possedere una pistola e di saperla usare se incontrasse un aggressore.
I problemi – in tempo di guerre – sono di altro genere. E’ che le donne, proprio per essere state emarginate, hanno conosciuto il potere molto da vicino. E lo ritengono inadeguato alle loro esigenze biologiche, psicologiche, morali e politiche: sanno che fa male anche all’uomo che sceglie sempre la guerra anche contro di loro. Ma non hanno ancora elaborato una politica che non solo cambi il potere, ma ne cambi così tanto i connotati da doverlo chiamare in altro modo, forse “convivenza”. O, vedendo l’orizzonte attuale, “sopravvivenza”. Il veterofemminismo anni Settanta/Ottanta aveva fatto analisi diverse e non superficiali sulla pace, che oggi sono irrecuperabili e senza particolari innovazioni o proposte nelle attuali denunce online.
Comunque, a conclusione, una notizia sul solito clima regressivo che non solo questo governo (che se ne avvale alla grande) ci propone. In Lombardia un regolamento regionale del 2007, modificato nel 2022, ordinava il seppellimento o la cremazione degli esiti di aborti (spontanei o volontari) che hanno prodotto convenzioni con le aziende ospedaliere per “funerali” che dovrebbe essere comunicati alle interessate e non sempre lo sono. Il quotidiano Domani pubblicizza il podcast “Venti settimane”, uno strumento prodotto da un’inchiesta sostenuta dai lettori. Ci vogliono madri o – perché no? È sempre un posto di lavoro – soldate.
A proposito: forse in Siria sono arrivati dei “talebani”: c’è stata una domanda, una sola relativa a come tratteranno le donne? Eppure sarebbe stato il più valido strumento esplorativo di un futuro incerto (comodo far conto di niente).

Giancarla Codrignani  Noi Donne, 11 dic. 2024

14 Dicembre 2024Permalink

1 dicembre 2024 — Calendario di novembre

Il 20 novembre 1989 L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convezione internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che l’Italia ha ratificato con legge 176/1991, affermando il diritto assoluto di ogni nato alla registrazione della nascita.
Con aggressiva, devastante indifferenza l’Italia nel 2009 con legge 94 ha escluso dalla dovuta certezza di questo diritto i nati in  Italia se figli di sans papier.
Lo fece, con voto di fiducia, un Parlamento  capace di far precedere la più opportunistica e abbietta convenienza al diritto e all’etica.

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,
E’  una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
Il 18 novembre2024 , si è svolta la “Presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin “, nella Sala della Regina di Montecitorio , in collegamento con il Parlamento Europeo e le scuole. Indirizzo di saluto del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè

Anno ebraico 5785   2 ottobre a venerdì 4 ottobre:
Capodanno  Rosh Ha ShanàAnno islamico 1445/46  Capodanno islamico  1° di Muharram 1446
7 luglio 2024

 

Il calendario del mese
.1 novembre 1911 –   Primo bombardamento aereo italiano in Libia e
…………………………………primo .bombardamento aereo della storia

.1 novembre 2009 –  Morte della poetessa Alda Merini

.1 novembre 2016 –  Morte di Tina Anselmi, prima donna ministro
………………………………….nella storia  della  Repubblica        [Nota 1]

.2 novembre 1975   -Assassinio di Pier Paolo Pasolini

.3 novembre 1970     Salvador Allende diventa presidente del Cile.

.4 novembre 1966  . Alluvione di Firenze

.4 novembre 1995     Assassinio di Yitzhak Rabin

.6 novembre 1962     Risoluzione ONU contro l’apartheid in
Sudafrica

.6 novembre 2024    Donald Trump vince le elezioni.
47mo presidente USA

.7 novembre 1917     Rivoluzione d’Ottobre

.8 novembre 1960    USA: elezione alla presidenza di J.F.Kennedy

.8 novembre 2016   USA: elezione alla presidenza di D. Trump

.9 – 10 novembre 1938   Germania: “notte dei cristalli”   [Nota 2]

.9 novembre 1989   Germania: abbattimento del muro di Berlino

.9 novembre 1993   Distruzione del ponte di Mostar

10 novembre 1483…Nascita di Martin Lutero

11 novembre 1821     Nascita di Dostoevskij

11 novembre 1992    La chiesa anglicana inglese ammette le donne
………………………………….pastore                                           [Nota 3]

11 novembre 2021      Morte di Frederick de Klerk                [Nota 4]

13 novembre 354…-   Nascita di Agostino di Ippona

13 novembre 2015    Attentati dell’ISIS a Parigi – strage del Bataclan

15 novembre 1988    L’ANP annuncia la nascita dello stato palestinese

16 novembre 1989    Salvador – strage dell’UCA –
…………………………….(Universidad centroamericana Simeón Cañas)

17 Novembre 1938    REGIO DECRETO LEGGE n. 1728
…………………………….Provvedimenti per la difesa della razza italiana
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,[Nota 5]

18 novembre 1626    Consacrazione della basilica di San Pietro.

19 novembre 1975    Spagna: morte del dittatore Francisco Franco

20 novembre 1945   Inizio del processo di Norimberga

20 novembre 1989   L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
…………………………….approva la Convenzione  internazionale dei
…………………………….diritti dell’infanzia e dell’adolescenza  [Nota  6

23 novembre 1971    La Cina sostituisce Taiwan nel Consiglio
dell’ONU.
23  novembre  2023  .Inizio restituzione ostaggi presi  dopo l’attacco
terroristico Hamas – Israele

25 novembre              ONU: giornata internazionale l’eliminazione.
della violenza contro le donne

25 novembre 1973     Grecia: golpe militare

25 novembre 1992 – Il Parlamento vota la divisione fra Repubblica
Ceca e..Slovacca

25 novembre 2016    Morte di Fidel Castro

26 novembre 1915     Einstein presenta la teoria della relatività
generale

26 novembre 1954    Ritorno di Trieste all’Italia

27 novembre 1941     Resa di Gondar: l’Italia lascia l’Africa
orientale.

29 novembre             ONU: giornata internazionale di solidarietà con
il popolo palestinese                                                           [Nots 7]
29 novembre 2024   Siria, offensiva lampo dei ribelli filo-turchi ad
Aleppo

30 novembre 1780  Muore Maria Teresa d’Austria

30 novembre 1786  Il granduca di Toscana abolisce la pena di morte

30 novembre 1943  Morte di Etty Hillesum ad Auschwitz

30 novembre 1999   Seattle: prima mobilitazione del movimento
no-global

 

NOTE:

[Nota 1]  Il 29 luglio del 1976 Tina Anselmi viene nominata
ministro: è la prima donna in Italia. Occuperà il dicastero
del Lavoro e delle previdenza sociale fino all’11 marzo 1978, data in cui passerà al
ministero della Sanità, rimanendovi fino al 4 agosto dell’anno
successivo e contribuendo a far approvare tre leggi che rivoluzionarono
la sanità italiana:
la legge 180, per la riforma dell’assistenza psichiatrica, quella che istitutiva
il Servizio Sanitario Nazionale e la legge 194 per l’interruzione volontaria
della gravidanza.. Firmò il testo della legge 194 da ministra perché questo imponeva l
a sua carica, nonostante le fortissime pressioni contrarie dalle gerarchie ecclesiastiche

[Nota 2]   La Notte dei Cristalli | Enciclopedia dell’Olocausto        ((ushmm.org)

[Nota 3]  Dicembre 2014: consacrazione della prima vescova

[Nota 4]  vedi anche 18 settembre 2018 –     LEGGI RAZZIALI, 1938-2018. (diariealtro.it)

[Nota 5]  muore Frederick de Klerk – Il presidente del Sudafrica
che liberò Nelson Mandela.
Premio Nobel per la pace 1993.insieme e a Mandela

[Nota 6]  Legge 27 maggio 1991, n. 176.  Ratifica ed esecuzione
della   Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a
New York il  20 novembre 1989
Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare
la convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York
il 20 novembre 1989.

[Nota 7] L’elenco delle giornate internazionali celebrate dalle
Nazioni Unite  si raggiunge con
https://unric.org/it/calendario-giornate-internazionali/

 

1 Dicembre 2024Permalink

27 settembre 2024_ Gad Lerner Il Libano oggi

Gad Lerner a La7: “Mi spaventa la posizione dell’Occidente che lascia fare a Israele il ‘lavoro sporco’ convinto di trarre benefici” – Il Fatto Quotidiano

di F. Q. | 27 Settembre 2024

La posizione dell’Occidente è quella di lasciar fare a Israele il ‘lavoro sporco’, pur nella consapevolezza che non c’è mai stata una carneficina di civili tanto grande, in tutto il secolo scorso, quanto quella di questi 11 mesi. Ma lo sta facendo anche per noi, è il ragionamento. E le operazioni militari, che in pubblico non possiamo approvare, speriamo ci convengano”. Gad Lerner, ospite di Corrado Formigli a PiazzaPulitasu La7, ha analizzato ciò che sta facendo Israele in Medio Oriente e la posizione dei principali Paesi occidentali in relazione sia alla guerra a Gaza sia alle recenti operazioni militari in Libano. “C’è chi addirittura pensa di dare il colpo all’Iran. A me tutto ciò spaventa molto” ha aggiunto Lerner, “gli israeliani rispetto a un anno fa si sentono molto meno sicuri. E l’idea che con la forza militare si risolva la situazione in Libano è un’illusione”.

La7 – 27 Settembre 2024

 

27 Settembre 2024Permalink

16 settembre 2024 _ Una poesia di Bertolt Brecht a proposito del ‘tempo insensibile

 

“A coloro che verranno” di Bertolt Brecht:.

Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l’ha saputa ancora.

 

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!
E l’uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell’affanno?

 

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m’autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

 

“Mangia e bevi!”, mi dicono: “E sii contento di averne”.
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d’acqua?
Eppure mangio e bevo.

 

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all’amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

 

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

 

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m’era stato dato.

 

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.

 

Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si poté essere gentili.

 

Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

 

Bertolt Brecht affermava di vivere in un “tempo insensibile”, privo di innocenza, ostile e senza rispetto verso i sentimenti.
La poesia che trascrivo venne pubblicata nel  1939 :  in Germania imperversava la dittatura di Adolf Hitler, si presagiva  la guerra e il peggio  doveva ancora arrivare

16 Settembre 2024Permalink

11 settembre 2024 – 11 settembre 1973 Ultimo discorso di Salvador Allende

Ultimo discorso di Salvador Allende

ultimo discorso di salvador allende (11 settembre 1973, radio magallanes) (youtube.com)

 

:10 A.M.

“Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.

La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.

Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.

Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri.

Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò! Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.

Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece.

In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, hanno creato il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.

Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che hanno continuato a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che hanno difeso anche i vantaggi di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.

Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere. Erano d’accordo. La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.”

Area degli allegati

Visualizza anteprima video YouTube ultimo discorso di salvador allende (11 settembre 1973, radio magallanes)

 

11 Settembre 2024Permalink

2024 settembre 04 La Repubblica – “E’ Bobbio il nostro Socrate” 

 Su La Repubblica  di oggi 4 settembre è comparo un articolo troppo ghiotto  perché potessi lasciarlo perdere.  Così l’ho ricopiato parola per parola , compreso l’annuncio  della pubblicazione di un libro dello stesso autore dell’articolo.

Il dubbio e il dialogo di Gustavo Zagrebelsky (Einaudi, pagg. 96, euro 13)

In un momento in cui le idee sembrano confrontarsi per il peso di chi le esprime, a prescindere dal significato culturale  di questa  espressione di solito ancorata al ruolo visibile (quale che ne sia la ragione)  di parlatori, chiacchieroni e ameni   soggetti vari leggere un testo del genere fa bene.

… Una delle caratteristiche dei discorsi e degli scritti del professor Bobbio è stata la brevitas o breviloquenza. Per esplicito riconoscimento, preferiva i saggi brevi su questioni specifiche alle teorie onnicomprensive alle quali si dedicano di solito i filosofi del diritto, della giustizia, della politica, anche se non è affatto impossibile cogliere i nessi e organizzarli in “sistema”.
… A parte i corsi universitari, la dimensione dei suoi scritti, funzionale alla limpidezza del discorso e dell’esposizione delle idee con le quali si confrontava e invitava a confrontarsi, corrispondeva al cruccio costante in lui, proprio in lui che riconosciamo maestro di precisione e comprensibilità, di mescolare temi eterogenei che avrebbero influito sulla chiarezza. Solo quando si è giunti a chiarire le idee per se stessi, si può essere brevi e non tediosi nell’esporle. Avrebbe potuto riconoscersi nel Socrate che, sfiancato dalla prolissità del suo interlocutore, un sofista (Protagora  335-36) che mena il can per l’aia sconclusionatamente – la questione era l’unità o la divisibilità della virtù: una questione, s’intende, cruciale – preferisce, come si dice, ,prendere cappello e andarsene via accompagnato dall’autoironia che gli era propria: «Iosono uno smemorato, e se uno va per le lunghe, dimentico di che si stia parlando. Come dunque, s’io fossi un po’ sordo, a voler ragionare con me crederesti necessario d’alzar la voce più che con gli altri, così anche ora, poiché ti sei imbattuto in uno smemorato, compendia le risposte e falle brevi, se vuoi ch’io ti segua». «Io ritenevo», aggiunge, «che fossero due cose distinte il discutere insieme conversando e il parlare dinanzi a un’assemblea». Davanti a una «assemblea» può essere una tecnica utile tirare «in lungo fino a che la maggior parte degli uditori si scordino del punto a cui si riferiva la dimanda» e, nella confusione, ci si possa lasciar andare a «bisticciarsi gli uni con gli altri» come fa l’«infinita […] turba degli sciocchi». «Ho capito», dice Socrate, non Bobbio ch’era una persona molto educata, «che per me non c’era più ragione di rimanere in quel convegno» e, «detto ciò, mi son levato per andarmene».
… Il pensiero dicotomico, al di là di quel che si potrebbe dire circa il suo fondamento ontologico o teologico, cioè circa l’anzidetto omnia duplicia biblico, è uno strumento importante, forse essenziale, del «pensar chiaro». Anzi, spesso, è «l’altra faccia della medaglia», quella che ci consente di vedere meglio, più chiaramente rispetto al nostro personale e più facile punto di vista. Ma, affidarsi ad esso non è cosa da farsi con superficialità. Si tratta di mettere a raffronto idee bene costruite che possano dirsi “rivelatrici” dell’essenziale del concetto.
… Ma, come sanno coloro che operano con le idee e, prima di tutti, gli ideologhi e i facitori di idee, non c’è nulla di più volatile delle idee. Possono disperdersi in molti rivoli, frivolezze e sentieri illusori. Verso le metafore, le immagini, le similitudini che possono colpire la fantasia e l’emozione ma spesso ostacolano l’intelligenza e il ragionamento, occorre essere sospettosi e usarle con parsimonia solo quando chiariscono, non quando sembrano poetiche e seduttive. Le idee rivelatrici sono quelle che colgono il punto principale, da cui logicamente dipendono tutti i discorsi che ruotano attorno a quel certo punto, senza intromissioni, oscurità, adulterazioni dettate da preconcetti teorici, dottrinali e metodologici. E sono, altresì, le idee che servono alla costruzione dicotomica di un discorso ben fondato.
… Nel campo del diritto, le idee non sono mai evidenti e chiare in sé. Non sono le idee che compongono il vasto campo delle realtà oggettive che si offrono alle intuizioni evidenti o alle speculazioni ontologiche dei metafisici. Sono costrutti concettuali di origine culturale che stanno alla confluenza di tanti apporti, storici, filosofici, esperienziali, eccetera, entro la quale occorre sapere scendere per cogliere quanto c’è di profondo ed essenziale e quanto di superficiale e accessorio.
… Ma questa ricerca non ha a che vedere con la ricerca della verità. Ha a che vedere con l’intelligenza fedele delle posizioni che si confrontano dicotomicamente, vere o false che siano rispetto a criteri di verità esterni alle posizioni ideali che sono in gioco.
… In breve, ciò che importa a prima vista non è che cosa è il diritto o la politica, ma che idee ne hanno coloro che si confrontano o si scontrano dicotomicamente.  Non si tratta di scoprire chissà cosa, né di ricevere illuminazioni di sorta, né di farsi ragionamenti chiari e sicuri” per penetrare nella verità profonda delle “cose che sono”. Si tratta di comprendere le “cose pensate” per poterle mettere a confronto veritieramente, rispettosamente e onestamente.
… Insomma, la metodologia di Bobbio non è il metodo di Cartesio anche se l’espressione «ragionamenti chiari e sicuri» del secondo sarebbe probabilmente piaciuta assai al primo, ma non nel senso della via per tentare «e avanzare per quanto possibile nella conoscenza della verità, seguendo il metodo che mi ero prescritto».
… Al contrario, il metodo dicotomico presuppone che, per sua natura, la conoscenza «per quanto possibile» si svolga muovendo strutturalmente entro un binario a due rotaie. Colui al quale ci rivolgiamo come il massimo estimatore della chiarezza, nemico bensì delle «illuminazioni» e amico dei «ragionamenti chiari e sicuri», era convinto dell’esistenza della Verità e della sua capacità di raggiungerla, fino al punto di credere, nel suo intellettualismo estremo, di poter arrivare dimostrativamente all’esistenza di Dio, non un dio interiore, ma un dio della ragione per così dire meccanica, né stoico né neoplatonico, che lavora nel mondo  naturalisticamente tramite evidenze, deduzioni, induzioni, inferenze, eccetera, accessibili all’intelletto umano.

4 Settembre 2024Permalink

25 agosto 2024 Predicazione di apertura del Sinodo della pastora Sophie Langeneck

Quando fu vicino alla città, alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!»

Alcuni farisei, tra la folla, gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» Ma egli rispose: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno».

(Luca 19: 37-40)

Care sorelle e cari fratelli,

quante volte ci è stato detto di stare zitti, che fosse meglio tacere, che non c’erano parole adeguate, anzi…ogni parola era inopportuna, fastidiosa, stucchevole, di troppo, perché la nostra parola può essere scomoda, creare dissenso, seminare dubbio ed essere divisiva.

Ecco, questo deve essere ciò che hanno pensato i farisei, quando hanno chiesto a Gesù di sgridare e far tacere i suoi discepoli.

Ma Gesù risponde loro con una frase che è la pietra miliare di ogni confessione di fede, e può diventare un motore per la nostra testimonianza: “se anche questi tacciono, le pietre grideranno!”. Quando anche i discepoli non potessero parlare di Gesù, non testimoniassero del Regno dei cieli, lo farebbero le pietre del selciato dell’ingresso di Gerusalemme.

Per i farisei sentire acclamare Gesù come re, assistere alla folla che lo loda con canti di festa, lui che è re di un regno senza confini, fa proprio rabbia.

Alla rabbia dei farisei Gesù risponde con una frase quasi incendiaria, con una provocazione: “se anche questi tacciono, le pietre grideranno!”.

Questa frase però è anche una dimostrazione del potere nuovo e diverso di Gesù rispetto all’autorità che zittisce e condanna al silenzio. Gesù invita a prendere la parola, non per piacere agli altri o per mettersi in mostra ma per dare un messaggio rivoluzionario, pericoloso, scandaloso in ogni tempo: Gesù è il re di un regno inimmaginabile, un regno dove non c’è sopraffazione, dove non c’è chi controlla e chi è controllato, chi abusa e chi è abusato, chi combatte e chi si difende, chi si vendica e chi è vendicato.

La provocazione resta tale anche per i lettori del Vangelo di ogni tempo, è un balsamo per tutti coloro che si sentono dei credenti imperfetti e impacciati: a prescindere dall’efficacia della loro testimonianza i fatti diranno che Gesù è il re della storia.

È una sfida per ogni credente, quella di cogliere i segni della salvezza ed esprimere anche il giudizio di Dio sulla storia umana con la propria voce che è più udibile di quella di una pietra. Ma spesso rimaniamo assordati nel silenzio dei nostri pensieri e diventiamo complici del “non voler disturbare”, ci nascondiamo dietro il tanto altro che abbiamo da fare.

Eppure dobbiamo ripartire dalla vocazione che abbiamo ricevuto, non solo chi tra noi è pastore, teologo, predicatrice, ma tutti e tutte noi credenti siamo chiamati ad annunciare l’Evangelo, anche quando questo compito si fa irriverente, scomodo!

Le pietre del selciato di Gerusalemme, vicino al monte degli ulivi, avrebbero gridato tutta la regalità di Gesù di Nazareth, il figlio di Dio venuto dalla Galilea, avrebbero acclamato il messia della periferia.

Il fatto che Gesù sia re di un regno senza confini e senza corona rivela tutta la fragilità e la disumanità dei regni di cui è stata costellata la storia, regni che spesso hanno usato proprio Gesù e Dio per legittimare il loro potere. Gesù è re dei giudei ma non in alternativa all’impero romano; è re del Regno di Dio, suo Padre, un regno i cui sudditi sono chiamati ad annunciare, a collaborare e costruire, in cui non c’è un potere oppressivo e un confine territoriale, neppure temporale, ma si vive l’utopia dell’amore di Dio per ognuno e ciascuna.

Se Gesù è re, allora nessun regno di questo mondo è veramente legittimo, vorrei dire: nessun potere di questo mondo ha autorità.

La teologia luterana ortodossa certo non sarebbe d’accordo con questa mia affermazione, ma ritengo vero per noi oggi che nessun potere può sentirsi tutelato dal Deus vult, Dio lo vuole.

Nessun potere al mondo può credersi assoluto ma deve permettere alla “voce che disturba”, al dissenso, di elevarsi.

La voce che afferma che Gesù è il Re esprime la relatività di ogni potere umano esistente. Questa parola diventa scomoda e urticante per ogni potere e per ogni autorità: la regalità di Gesù si esercita nella potenza che si dimostra nella debolezza (2 Cor 12). La regalità di Gesù rimane così “spina nella carne” di ogni potere umano.

Possiamo dire che Dio è re per regnare in un regno che sfida e surclassa ogni potere umano perché è un regno di pace, di giustizia e di amore, un regno il cui re non ha scettro né corona, non ha cioè il potere esercitato con controllo e oppressione.

Un regno che non ha tempo perché è in ogni tempo, in ogni pagina della storia.

Nel Medioevo il teologo hussita Nicola da Dresda usa l’immagine forte delle pietre che gridano la testimonianza che mancava in quel tempo della storia, per difendere la parola pubblica e la predicazione delle donne in un tempo in cui, a qualche centinaio di chilometri, le donne che osavano un ruolo pubblico nella società erano accusate di stregoneria e qualche volta condannate al rogo.

Una pagina della storia del cristianesimo e del movimento valdese su cui spesso sorvoliamo; eppure il nesso tra le donne e le pietre è un nesso che nella storia valdese della testimonianza ritorna prepotente così come nel dibattito sinodale sul ministero pastorale e l’accesso alla Facoltà delle donne negli anni ’50: se l’Evangelo può essere annunciato da elementi inerti, tanto più lo possono fare le donne, se preparate.

Altri credenti hanno sentito le pietre gridare ancora novanta anni fa mentre i cristiano-tedeschi si piegavano al culto della persona del Führer; poco dopo anche in Casa valdese si discuteva la posizione della chiesa durante il fascismo. È stato necessario ritornare a Gesù Cristo, per la chiesa confessante, per la teologia della chiesa valdese.

E oggi che cosa grideranno le pietre?

Potremmo dire banalmente che gridano contro ogni guerra e ogni sopraffazione.

Eppure credo che ancora oggi grideranno di Gesù Cristo, il fondamento della nostra esistenza come chiesa e come comunità di credenti: se guardassimo a Gesù Cristo non ci pronunceremmo solo contro la guerra ma ci impegneremmo per costruire pace a partire dal nostro contesto prossimo, di relazioni personali e comunitarie.

Le pietre grideranno l’ingiustizia ma noi discepoli e discepole potremmo certamente metterci all’opera per una società che impari nuovamente a confrontarsi e discutere in un pluralismo di idee e opinioni, per una chiesa che non tema la secolarizzazione o l’estinzione.

A noi, care sorelle e cari fratelli,

questa promessa di un’evangelizzazione dal basso del selciato giunga come un antidoto allo scoraggiamento dei nostri piccoli numeri, della stabile decrescita.

Sia piuttosto un incoraggiamento a continuare a tessere rete e costruire legami per moltiplicare l’amore di Dio.

L’Evangelo di Gesù Cristo viene proclamato ogni volta che una squadra di Breakfast Time, un gruppo di volontari di ogni comunità distribuiscele colazioni ai senza tetto, ogni volta che come comunità locali cerchiamo di superare l’ingiusto svantaggio economico di chi è sempre più povero; ogni volta che ci impegniamo per la legalità non solo a parole; ogni volta che apriamo attività nuove per dire chi è il Dio di Gesù Cristo a persone che forse in chiesa e ad uno studio biblico non verrebbero mai.

E se persino le pietre, che sono gli esseri più immobili e inerti che possiamo immaginare, potranno testimoniare di Gesù, allora noi che potremmo mai dire di più?

Certamente potremo confessare il nostro peccato: l’ingiustizia, il conflitto, l’odio che abbiamo visto e taciuto, che abbiamo persino disseminato nel mondo, che non siamo riusciti ad arginare e allora sì che avremo parlato del regno di Dio, che Gesù Cristo ci ha annunciato.

La buona notizia che questa parola di Gesù ci offre è ancora una volta tutta la sua radicalità, e tutta la sua scomodità; eppure senza questa fatica, vana è la nostra fede.

Perché abbiamo avuto tutti e tutte almeno una volta la tentazione di ergerci noi personalmente a sovrani e governanti del nostro mondo anche solo per un minuto e invece è venuto il tempo di riconoscere il nostro peccato e annunciare al mondo una cosa che questi 850 anni di storia della chiesa valdese ci hanno mostrato in maniera chiara: la parola pubblica della chiesa si distingue dal brusio delle epoche storiche perché annuncia Gesù Cristo, un re senza corona con un potere diverso da quello del mondo.

Questa verità non diventerà mai relativa, e non verrà mai meno.

Amen.

26 Agosto 2024Permalink

24 agosto 2024 – Un soldato di Israele obiettore di coscienza dopo la sua esperienza nella striscia di Gaza

Leggo con emozione un articolo della bravissima Francesca Mannocchi  e apprezzo molto la cortesia de La Stampa di consentirmene la lettura anche se non sono abbonata
Lo conservo nella mia memoria storica , il mio blog,  e ne segnalo la lettura a chi possa e voglia procurarsi il quotidiano.

La Stampa  24  agost0 2024  pag 14-15

 

Yuval Green, da riservista a obiettore di coscienza: “Mi hanno detto di bruciare le case dei civili palestinesi. Questa guerra è una follia”

 

Francesca  Mannocchi

KADIMA (ISRAELE). «Sono stato cinquanta giorni a Gaza, da soldato, ti guardi a destra, a sinistra e vedi solo distruzione, tutto è in rovina, non ci sono strade, tanti ospedali e università sono stati distrutti. Non ci sono parole per spiegare la quantità di danni e questo non si può giustificare. Credo che il motivo per cui sto rilasciando interviste ora, il motivo per cui sto parlando pubblicamente sia che voglio chiedere alle persone di aiutarmi a spingere a firmare un accordo di cessate il fuoco, per poter porre fine a tutta questa morte intorno a noi».

Un buon soldato

Da ragazzo Yuval Green non aveva dubbi. Sarebbe stato un buon soldato, avrebbe eseguito i suoi doveri perché è così che ogni ragazzo e ogni ragazza israeliano cresce: imparando che una delle parti più importanti della vita sarà far parte dell’esercito. Suo padre era un paracadutista, è stato un ufficiale per molto tempo, e Yuval, come tutti, ha ascoltato i racconti sull’esercito fin da quando era bambino. Per questo, col tempo, non ha solo desiderato di essere un soldato combattente, ma di far parte di una delle unità speciali. Prima è finito in Marina e poi, come suo padre, nei paracadutisti. È poi diventato il paramedico della sua  unità.Oa Rafah si scava tra le macerie dopo il raid israeliano
L’obiezione di coscienza

Alla fine di giugno, dopo cinquanta giorni dentro Gaza, Yuval Green ha deciso di lasciare l’esercito. Pochi giorni, insieme ad altri 40 riservisti, ha firmato una lettera aperta per dichiarare che non avrebbe più continuato a prestare servizio nelle operazioni a Rafah, nella parte meridionale della Striscia di Gaza: «I sei mesi in cui abbiamo preso parte allo sforzo bellico ci hanno dimostrato che l’azione militare da sola non riporterà a casa gli ostaggi – si legge nella lettera -. L’invasione di Rafah, oltre a mettere in pericolo le nostre vite e quelle degli innocenti a Rafah, non riporterà indietro vivi gli ostaggi. Pertanto, dopo la decisione di entrare a Rafah piuttosto che concludere un accordo sugli ostaggi, noi, riservisti uomini e donne, dichiariamo che la nostra coscienza non ci consente di dare una mano a perdere la vita degli ostaggi e a boicottare un altro accordo».

La lettera

firmatari sanno che la loro posizione è un’eccezione nell’esercito. Impopolare prima del 7 ottobre, irricevibile oggi per gran parte della società israeliana.
Lo sa anche Yuval Green che, se chiamato di nuovo, non ha intenzione di presentarsi di nuovo per il servizio di riserva. Yuval, che non si cura delle sanzioni a cui potrebbe andare incontro, perché, dice, non rischia la vita, ma lo status sociale e «come mi sono sacrificato per il servizio militare, così ora mi sacrificherò per la mia coscienza».
Yuval ha incontrato La Stampa nella casa dei suoi genitori a Kadima, una cittadina fondata negli Anni Trenta da coloni emigrati dalla Germania. In casa le sorelle, sua madre e molti libri, a riempire gli scaffali testi sulle tradizioni palestinesi, sulla storia e i costumi della Palestina.

«Sono entrato nell’esercito credendo che fosse la cosa giusta da fare. Solo dopo aver terminato il servizio militare regolare ho cominciato a mettere in discussione tutto, a chiedermi se essere parte dello stato di occupazione fosse davvero giusto». Ha cominciato a pensarci a Hebron, in arabo al-Khalil. È lì che ha cominciato a capire che servire l’esercito fosse per lui completamente sbagliato. È lì che ha guardato l’occupazione negli occhi. «Hebron è una città occupata, è completamente palestinese, a eccezione di alcuni quartieri israeliani che stanno cancellando la vita delle persone intorno. È ancora più chiaro che in altri posti della Cisgiordania perché vedi ogni giorno come la segregazione e i coloni influenzino le vite dei palestinesi. E non puoi ignorarlo». Lui, almeno, non ha potuto. Pensa di essere stato più gentile degli altri, con i palestinesi che incontrava, ma «ero comunque parte del sistema che stava sottraendo la loro terra». I suoi dubbi non facevano che crescere, così alla fine di settembre Yuval Green ha deciso di scrivere una lettera per i suoi amici nell’unità. Voleva inviarla l’8 ottobre, il giorno dopo la fine della festa di Simhat Torah. Poi il 7 ottobre ha cambiato tutto, ha rimesso i suoi dubbi nel cassetto e Yuval si è messo a disposizione dell’esercito. Ha pensato che fosse necessario essere presente, che fosse suo dovere. È stato richiamato, è andato in uno dei magazzini militari, si è equipaggiato e si è unito di nuovo alla sua unità. Si è addestrato per un paio di mesi e poi, alla fine di novembre, è entrato a Gaza.

La linea rossa

Quando è iniziata l’offensiva militare, Yuval Green pensava che l’equazione fosse semplice: vanno liberati gli ostaggi e quindi tutto sarà molto breve. Poi ha capito di aver calcolato male tutto. Tempi e intenzioni del governo. La linea rossa è arrivata durante la sua missione a Khan Younis, quando il suo comandante ha chiesto ai soldati di incendiare una abitazione civile. Green ha chiesto il motivo di quell’ordine ma la risposta non è stata sufficiente: «Tutto ruota attorno a come le cose appaiono dal punto di vista israeliano. Israele cerca sempre di spiegare le proprie azioni dicendo che tutto ciò che fa a Gaza è per uno scopo militare». Green non capiva la ragione operativa, strategica di quell’ordine. Ha chiesto se ci fossero prove che appartenesse ad Hamas, il comandante ha risposto che bisognava essere sicuri che non ci fosse attrezzatura militare, Yuval ha risposto che quello non era un motivo ragionevole per bruciare una casa «fondamentalmente, quello che il comandante mi ha detto era che stavamo bruciando ogni casa o distruggendo ogni casa. Io ho detto “questo è folle”, andiamo in così tante abitazioni, come possiamo distruggere le case di così tante persone?». Ha capito, in quel momento, che per il suo comandante fosse «scontato» dare alle fiamme quell’edificio, «penso che questo sia un esempio di come Israele giustifichi le sue azioni con motivazioni militari. Molte volte queste motivazioni sono corrette, stanno cercando di raggiungere degli obiettivi, ma molte volte non è dato sapere se queste motivazioni sono realmente di carattere militare o se sono animate da vendetta o motivazioni brutalmente ideologiche».
Quando ha parlato col suo comandante, Yuval Green, ha pensato che le motivazioni che gli dava avessero più a che fare con la vendetta che con la strategia militare. A rafforzare la sua scelta anche la condotta dei soldati. Vedeva persone intorno a sé lasciare graffiti, insulti, sulle macerie delle abitazioni dei gazawi, infliggere danni inutili a cose e case, portare via i “souvenir dalle case arabe”. Era per lui tutto inaccettabile, si opponeva continuamente. Nessuno della sua unità, dunque, è rimasto sorpreso quando Yuval andato via. Come lui non è rimasto sorpreso nel vedere cosa stesse accadendo alla società israeliana dopo il 7 ottobre, perché erano sentimenti che covavano da tanto tempo. Tutti i suoi amici reagivano in modo orribile, demonizzando i palestinesi, sostenendo che la modalità dell’offensiva fosse la sola possibile perché non esistono innocenti a Gaza. Che la soluzione fosse, in sintesi, ucciderli tutti. Cose che non aveva mai sentito prima, non così, pubblicamente e senza pudore, opinioni che, un tempo molto estreme, sono diventate improvvisamente comuni, normali. Era sconvolto ma non stupito perché molte persone pensavano anche prima del 7 ottobre che i palestinesi dovessero essere espulsi da Gaza. Solo che ora hanno cominciato a dirlo pubblicamente: «Quando le persone dicono che non ci sono innocenti a Gaza, penso sia corretto dire che non esistono innocenti in tutto il conflitto. Se vai in una casa israeliana e apri un armadio trovi un’uniforme dell’Idf, l’esercito israeliano cerca di proteggere il Paese dagli attacchi ma allo stesso tempo siamo parte del sistema che sta cercando di occupare la Palestina. Siamo tutti coinvolti e non possiamo continuare con la disumanizzazione delle persone di Gaza. Hanno il diritto di vivere esattamente come noi. E chiunque cerchi di minare sotto questo diritto sta facendo male a sé stesso e alle persone che stanno cercando di trovare pace in questo conflitto. È tutto molto chiaro: se non usciamo da Gaza moriranno molte altre persone. E questo crea semplicemente le prossime generazioni che saranno furiose con Israele. Non stiamo facendo bene a noi stessi e non stiamo facendo bene ai palestinesi».

 

 

24 Agosto 2024Permalink

1 agosto 2024 _ Cronache dalla terra del massacro

Trascrivo questo link  che consente di raggiungere un intervento significativo per il luogo da cui proviene  e per la professionalità  di chi lo propone

https://youtu.be/cM8HATqS-Jo?si=IH5aQusDWAtRoe6m

Intervento del dott. Mads Gilbert, medico norvegese (specialista in anestesiologia e capo del dipartimento di medicina d’urgenza presso l’Ospedale Universitario della Norvegia settentrionale), attivista, da 30 anni presente negli Ospedali di Gaza.

1 Agosto 2024Permalink