14 maggio 2012 – ALBA 4

Ricopio di seguito la nota arrivata dall’amico che mi aveva segnalato il documento di A.L.B.A. e che ringrazio per aver fatto riferimento nel testo ai miei precipitosi scritti che nascevano dal suo invito ‘parliamone’ e dalla mia voglia di ragionare.
Anche se ha la forma di lettera, perché è stata inviata all’esiguo numero di ipotetici corrispondenti che Fabio Persig aveva inizialmente identificato, è giusto che io la trasferisca nel blog e non gli chieda di inserirla nei commenti perché costituisce l’occasione e il punto di partenza di questo tentativo di dialogo aperto a chi voglia intervenire.
Le pagine dei commenti a ciò che Fabio scrive, a ciò che scrivo io, ai disegni di Ugo Pierri sono a disposizione di chi voglia intervenire.
 
Dati i continui rimandi al documento originale torno a stabilire qui il link per comodità di chi legge

Carissimi,

vi invio queste mie riflessioni sul “Manifesto per un nuovo soggetto politico” che nel frattempo ha ricevuto il nome di A.L.B.A. (acronimo di Alleanza, Lavoro, Beni comuni, Ambiente) e che dal nome fa presagire la fine della notte, lunga notte che ha avvolto e avvolge le coscienze degli uomini e delle donne di questo Paese, tranne poche sentinelle che attendono il far del giorno, l’alba appunto.

            Mi scuso per il ritardo con cui invio queste righe che ho scritto già da un decina di giorni e che vogliono essere un contributo alla discussione che tra noi ho cercato di provocare, ma questo è un momento molto ingolfato nella mia vita come ben sap “”ete. Per prima cosa voglio ringraziare Augusta per la sua partecipazione, attenzione e disponibilità a fare del so Blog il luogo d’incontro (come sempre la civiltà della “vecchia” scuola è classe!).

            Nel redigere queste mie riflessioni mi sono attenuto strettamente al “Manifesto” citato -http://www.soggettopoliticonuovo.it/- per essere il più aderente possibile al tema. I punti si riferiscono al capitolato.

 

  1. Premessa “Non c’è più tempo” §2

Per “riscrivere le regole della democrazia, aprirne le porte…” è necessario stabilire a quale livello si vuole agire: a) culturale, diffuso intervento sulla società, b) istituzionale, intervento sul corpo legislativo e quindi parlamentare. Nel primo caso, che è imprescindibile per realizzare il secondo, è necessaria una trasversalità movimentistica che attraversi tutte, o quasi, le formazioni politiche esistenti ed operi delle chiare esclusioni (mafie, massoneria, clientele…). Impresa di attuazione lenta e che richiede una enucleazione chiara e serrata in pochi punti degli obiettivi da raggiungere.

Nel secondo caso, che comunque presuppone il primo o almeno un suo avviamento, è necessaria una maggioranza rappresentativa che è appena l’obiettivo da raggiungere per il nuovo soggetto politico.

E’, secondo me, necessario chiarire a quale livello si vuol operare, con quali fini, con quali strumenti, con quali strategie, con quale linguaggio.

Bene la “poesia pubblica”!

2.                                                                                                                                 A.
“Diffondere il potere, non concentrarlo” §1

Il principio di sussidiarietà è fondamentale ma non deve sovvertire quello di gradualità che al suo livello più alto deve fissare delle norme generali (leggi quadro, principi di diritto …), senza le quali  inevitabilmente si scivola nel localismo (quanto afferma Augusta è assolutamente rilevante). Non dobbiamo sottovalutare il fatto che oggi e nel nostro Paese -ma non solo- la dimensione territoriale locale è conflittuale ed insofferente verso ogni coazione generale e non per nobili principi, anzi per una subcultura politica e sociale.
Si dovrebbe, innanzitutto, rivedere la mappatura dei Comuni, perché unità troppo esigue non sono capaci di politiche sociali efficaci e unità troppo estese (aree metropolitane) risultano inefficienti e con competenze egemoniche sul territorio che spesso confliggono con istituzioni inferiori e superiori. Non va dimenticata poi l’esperienza utopistica della “rete dei Comuni”, proposta negli anni ’90 dal “Movimento per la Democrazia -La Rete”, che incontrò una sconfitta politica e determinò la dispersione del suo patrimonio culturale innovativo.
3.   A. §2
Il Comune e le Istituzioni successive dovrebbero informarsi ad un sistema sociale e rappresentativo “aperto” (v. Popper), operante con un atteggiamento critico e di controllo dei governanti. Tale sistema è probabilmente l’unico che riesca a garantirsi da una società “chiusa”, informata a comportamenti collettivistici tribali e retta da governanti, sicuramente eletti secondo la volontà generale, ma illiberali.
Inoltre non sempre le microstrutture sociali o corporative sono capaci di esercitare un indirizzo e un controllo per la prossimità, la similarità, la complementarietà degli interessi, quando non degli stessi componenti. Troppo spesso le microstrutture che formano la “società civile” si limitano ad ottenere privilegi, a difendere i propri interessi materiali ed economici o, semplicemente, a garantire la propria sussistenza.
Quindi, secondo me, è necessario sviluppare un sistema di interazione e partecipazione aperto e soggetto a controllo.

4.                                                                                                                        B.
“Il nuovo spazio pubblico della democrazia §1 
E’ fondamentale una nuova legge elettorale, sulla cui stesura si affanna l’ingegneria costituzionale e la cui materia é molto ardua e tecnica.
Comunque vedrei positivamente una democrazia rappresentativa che distingua nettamente il potere legislativo e di controllo da quello esecutivo a garanzia delle rispettive competenze e della loro efficienza. Tale distinzione potrebbe essere sancita da una doppia elezione, magari sincrona.
Il Governo potrebbe essere eletto con sistema maggioritario moderato a garanzia della sua efficienza.
Il Parlamento bicamerale dovrebbe invece “fotografare” la situazione reale del Paese e quindi rispettare il criterio proporzionale (con eventuali lievi correzioni), perché siano rappresentati e compiuti i bisogni, gli interessi e le volontà dei cittadini tutti.
Credo sia importante anche evitare un doppione delle Camere come avviene oggi; il secondo livello (Senato) potrebbe rappresentare una Camera delle Regioni con un’attenzione soprattutto all’ambiente, all’amministrazione, alla composizione sociale del territorio, alla cultura … 
Questa distinzione funzionale delle Camere consentirebbe al primo livello (Camera dei Deputati) una maggior efficienza nel deliberare su principi generali (Esteri, Sanità, Trasporti, Istruzione, Difesa …) e al secondo livello (Senato) un’attenzione maggiore al coordinamento del territorio non solo a livello nazionale-statuale ma anche al ruolo delle Regioni nell’ambito europeo e mediterraneo  (costituzione di “Euregio”, “Regioni Mediterranee”, riprendendo un filone politico che è stato  bruscamente interrotto negli anni ’90).
Il rapporto diretto tra i rappresentanti e la comunità, dovrebbe essere regolato da incontri periodici obbligatori per evitare che l’atto elettivo sia anche l’unico atto politico compiuto dai cittadini (ora, ahimè, anche coatto), ma divenga il fine di un percorso comune e continuo. A questo proposito molto bene i §§ finali!

5                                                                                                                      C.
“Forme e pratiche di una nuova aggregazione”  §6
Molto positivo il giudizio sull’antinomia Inclusione/Connessione!
6.    §7
E’ importante che le cosiddette selezioni “primarie” siano garantite da un sistema certo e definito che garantisca una consultazione elettorale vera e propria (liste degli elettori, verifica degli stessi, numero significativo, etc.).

7.                                                                                                                        D.
“Comportamenti e passioni”   §1
La “cultura della pace” non è e non può essere solo una passione e un comportamento individuale. Essa è il fondamento del vivere civile e del costituirsi della società e come tale necessita di un’elaborazione teorica, di Istituzioni, di comportamenti che travalicano di gran lunga il concetto di “assenza di guerra” e di automatica derivazione dal suo non esserci. La mancanza di un adeguato sistema culturale e scientifico in questa materia è stato uno degli obiettivi mancati dell’”Associazione per la Pace”, operante un decennio fa.
Il ruolo della pace entra a pieno diritto nelle finalità che Stefano Rodotà descrive nel suo articolo “Europa dei diritti” ( “la Repubblica” -Sabato 12 maggio 2012 , pag. 33) e comporta una serie obiettivi che il nuovo soggetto politico dovrebbe proporsi come fondanti (ruolo dell’ O.N.U., disimpegno dalla N.A.T.O., formazione di forze armate trasnazionali a livello almeno europeo, etc.).
Fabio Persig                                       (continua  4 – precedenti puntate 5, 10, 11 maggio)

14 Maggio 2012Permalink

One thought on “14 maggio 2012 – ALBA 4

  1. Dopo aver pubblicato, in risposta al suo iniziale invito, il pezzo di Fabio Persig inserisco i miei commenti in attesa di quelli degli altri interlocutori (o di chiunque lo desideri).
    Poiché condivido quello che Fabio ha scritto, mi limito ad alcune puntualizzazione dove desidero precisare a modo mio.
    Premessa § 2 – scrive Fabio “corpo legislativo e quindi parlamentare”.
    Io aggiungerei anche i livelli istituzionali dei comuni e delle regioni (sorvolando sulle province per cui rinvio al dibattito in corso). Non considero il problema delle infiltrazioni mafiose nella gestione dei comuni e mi limito all’ipotesi di un comune funzionante.
    Ci basta la buona amministrazione per pensarle come il primo livello dell’ordinamento repubblicano? Io credo che bisognerebbe interrogare i sindaci e i candidati sindaci in merito al loro ruolo e mettere da parte i piccoli podestà di memoria prebellica (ce ne sono tanti e tante!) capaci di comportarsi come diligenti funzionari dello stato, al massimo di scendere a un livello assistenziale per ‘favorire’ nei limiti del lecito i loro concittadini (o sudditi?), privilegino o no quelli che identificano come elettori.
    Nella attuale situazione il ripensamento di una rete di comuni, aggregati secondo necessari criteri di efficienza (impensabili ai microlivelli di molte realtà territoriali) rischia di essere una astratta operazione ingegneristica incapace di incidere sulle condizioni di vita soprattutto in territori non urbani.
    2 A §1. Io non parlerei di “indifferenza ad ogni coazione generale” ma di ignoranza della Costituzione o – se il testo è noto – di indifferenza al contratto sociale in cui dovremmo riconoscerci.
    4 B §1 “Regioni mediterranee” dovrebbero essere considerate nel nuovo contesto geopolitico (con attenzione a culture cui fino a non moltissimi anni fa potevamo essere indifferenti – penso evidentemente all’islam) e collegate al problema delle migrazioni dal sud del mondo (si pensi al disastro, nel quadro delle migrazioni intra africane, provocato dagli accordi scellerati fra Berlusconi e Gheddafi).
    7 D L’Associazione per la pace, come era stata pensata fra gli anno 80 e 90, è scomparsa, affogata fra massimalismo e assistenzialismo. In questo campo tutto è da rifare, se la ormai diffusa cultura della Lega non ha del tutto obnubilato i cervelli, anestetizzati dal comune buon senso. (Da parte mia ritengo che la diffusione della cultura leghista sia la più significativa operazione culturale dalla fondazione della scuola pubblica due secoli fa. Fa schifo? Gli italiani non erano obbligati ad adeguarsi. Vi si sono riconosciuti).

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