Volevo continuare senza interruzioni il mio diario di viaggio a Santiago ma una serie di notizie la cui prima segnalazione mi è venuta dal dott. Pitzalis (responsabile del GrIS del Friuli Venezia Giulia che ringrazio) mi costringono ad inserire un lungo nuovo testo che è frutto di una estrapolazione da un ampio documento del Gruppo CRC e di un inserimento di previe note esplicative.
I miei commenti – che nulla aggiungono all’intelligenza del testo stesso, ma sono un mio pro memoria- alla fine.
Nota esplicativa sul gruppo CRC
CRC Acronimo di Convention on the Rights of the Child la cui traduzione ufficiale in italiano e ≪Convenzione sui diritti del fanciullo≫, ma nel testo si preferisce utilizzare la denominazione di uso corrente ≪Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza≫.
Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) è un network aperto a tutti i soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il Gruppo CRC si è costituito nel dicembre 2000 con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) in Italia, supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
FINALITA’ DEL GRUPPO CRC Ottenere una maggiore ed effettiva applicazione in Italia della CRC e dei suoi Protocolli Opzionali.
Per ulteriori ricerche
http://www.gruppocrc.net/IMG/pdf/5o_Rapporto_di_aggiornamento__Gruppo_CRC-2.pdfhttp://www.senato.it/commissioni/161968/172620/278003/genpaginavetrinaspalla.htm
Testo estrapolato dal documento CRC pag. 36
Capitolo III Diritti Civili e libertà Diritto registrazione e cittadinanza
29. Il Comitato, alla luce dell’accettazione delle Stato italiano della Raccomandazione n.40 della Universal Periodic Review di implementare la legge 91/1992 sulla cittadinanza italiana in modo da tutelare i diritti di tutti i minori che vivono in Italia , raccomanda che l’Italia
(a) garantisca per legge l’obbligo e agevoli nella pratica la registrazione alla nascita di tutti i bambini che nascono e vivono in Italia
(b) intraprenda campagne per accrescere la consapevolezza sul diritto di tutti i bambini di essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’origine sociale ed etnica e dallo stato di residenza dei genitori;
(c) agevoli l’accesso alla cittadinaza per i minori che diversamente ne sarebbero privi.
Come indicato già nel 2° Rapporto supplementare, l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale [1] previsto dalla Legge 94/2009, con il conseguente obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante[2], comporta il rischio che i genitori presenti in Italia privi di permesso di soggiorno possano non accedere ai pubblici servizi, compresi quelli anagrafici per la registrazione del figlio appena nato.
La Legge, infatti, stabilisce anche per gli atti di stato civile quali la dichiarazione di nascita e il riconoscimento del figlio naturale, l’obbligo di presentare il permesso di soggiorno[3].
La Circolare del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno ha cercato di porre rimedio a questa situazione, chiarendo che non e necessario esibire documenti inerenti al soggiorno per attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile).
Tuttavia la scarsa conoscenza dei contenuti di questa circolare, in primo luogo tra le donne immigrate prive di permesso di soggiorno, rende necessario [4] promuovere una reale e diffusa campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita senza che questo comporti alcun rischio per le loro famiglie[5]. Si deve comunque sottolineare come la Circolare Ministeriale non sia una fonte primaria del diritto e di conseguenza sia suscettibile di essere modificata o revocata dal potere esecutivo senza bisogno di alcun passaggio parlamentare.
Il timore, quindi, di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità (art. 7 CRC), nonché dell’art. 9 CRC contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori.
Pur non esistendo dati certi sull’entità del fenomeno, le ultime stime evidenziano la presenza di 544 mila migranti privi di permesso di soggiorno [6]6. Questo può far supporre che vi sia un numero significativo di gestanti in situazione irregolare.
Il secondo aspetto considerato dal Comitato ONU che risulta poi essere strettamente legato al tema della registrazione anagrafica, e quello dell’accesso alla cittadinanza per i minori di origine straniera. La registrazione anagrafica al momento della nascita, assieme alla presenza legale della famiglia sul territorio senza alcuna interruzione di residenza legale sono, infatti, i due punti cardine su cui si basa il procedimento di acquisizione della cittadinanza per i minori di origine straniera nati in Italia. In estrema sintesi, l’attuale Legge sulla cittadinanza (L. 91/1992) prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza se il padre o la madre sono cittadini (art.1 lett.a) in base al principio dello jus sanguinis e limita l’acquisizione in base al principio della nascita sul territorio, lo ius soli, solo al bambino figlio di ignoti o apolidi o nel caso in cui i genitori non trasmettano, secondo la legge del paese di provenienza, la propria cittadinanza al figlio (art. 1 lett.b).
[2] Codice penale art. 361 e art. 362
[3] Art. 1 comma 22 lett. g Legge 94/2009
[4] Si vedano le raccomandazioni del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia nelle ultime Osservazioni conclusive rivolte all’Italia. Committee on the Rights of the Child, 58th Session, 19 September-7 October 2011 CRC/C/ITA/CO/3-4 «Considerations of Reports submitted by States parties under article 44 of the Convention. Concluding Observations: Italy», 31 October 2011.
[5] Occorre infatti ricordare come spesso la paura dettata da un clima generale di timore e di criminalizzazione nei confronti dell’irregolarita del soggiorno porti le famiglie a nascondersi evitando qualsiasi contatto con le strutture pubbliche, anche quelle sanitarie. Cfr. Bicocchi L., Undocumented Children in Europe: Invisible Victims of Immigration Restrictions, PICUM 2008.
[6] Fonte: Dossier Statistico immigrazione 2011Caritas/Migrantes.
I miei commenti pro (mia) memoria
Dopo aver letto e riletto la pagina che ho trascritto sono andata a controllare i nomi dei firmatari del Rapporto CRC e ho trovato nomi di chiara fama in Friuli Venezia Giulia (cerco di circoscrivere il mio profondo sconcerto al luogo in cui tristemente vivo).
Comincio dall’eccezione positiva nell’ambito delle realtà associative . Il GrIS del Friuli Venezia Giulia, che è componente operativo della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, il 24 ottobre 2011 pubblicò un documento con cui chiedeva la cancellazione della norma che obbliga a presentare il permesso di soggiorno per la registrazione delle nascite. Il 24 ottobre 2011 trascrissi integralmente il documento, reperibile anche da qui.
Trasecolo invece di fronte alla firma della Caritas Italiana: so per sconsolata esperienza che nulla di questo problema è emerso nelle locali attività ispirate alla Caritas: parrocchie, comunità, associazioni negano pervicacemente il problema, aggrappate a una concezione che con la caritas (in questo caso mi riferisco al significato della parola e non all’organizzazione che lo ha fatto proprio) nulla ha a che fare.
Sintetizzo: beneficenza, anche nobilmente esercitata sì, riconoscimento dei diritti del beneficato non sempre.
E passo alla società civile. In un recente incontro sul tema della cittadinanza riconosciuta ai bambini che nascono in Italia il segretario regionale della CGI, a cui avevo chiesto di esprimersi sul tema del riconoscimento anagrafico, ha mantenuto un silenzio che non posso indicare come dignitoso … ma almeno la CGIL non è fra i firmatari del rapporto. Una ipocrisia in meno … è già qualche cosa.
E non sono – giustamente – fra i firmatari i partiti politici di cui segnalo il sinistro silenzio in merito.
Unica eccezione: una consigliera provinciale di Udine che ha avvicinato l’on. Orlando ottenendone una precisa proposta di legge che ho riportato in questo blog il 5 dicembre 2011 (testo reperibile anche da qui)..
Poi l’on. Orlando si è occupato della sua candidatura a sindaco di Palermo e gli altri due firmatari (di cui uno eletto nella circoscrizione del FVG) nulla hanno fatto e nulla fanno in merito alla promozione della proposta anche da loro firmata. Ho scritto ad entrambi nella casella postale on line di cui dispongono come parlamentari – e non ho ottenuto risposta.
Nessuna risposta da rappresentanti di altri partiti sinistramente collocati a sinistra.
Anche coloro che operano in un gruppo di associazioni che qui si identifica con il nome di ‘rete diritti’ tacciono, impegnatissimi a criticare il governo regionale che gliene offre ampie e facili opportunità.
Rappresentanti assortiti di istituzioni locali tacciono pure loro compresi i sindaci che dovrebbero essersi resi conto che la sciagurata norma che prevede la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione anagrafica ha prodotto un vulnus nella funzione di garanti del territorio che rappresentano.
Temo che il successo della Lega Nord – successo che, pur conoscendo un momento di oscuramento politico, permane nella cultura ormai diffusa – susciti in loro un senso di invidia e di voglia di imitazione.
Conclusione personalissima: ho buttato via tre anni di impegno sul problema della registrazione anagrafica. Solo Kant mi conforta