12 ottobre 2012 – Come sottrarre legalmente un bambino alla scuola

Violenza contro i minori nelle (e delle) istituzioni

Sembra che il mio desiderio di pubblicare il testo di un articolo di Barbara Spinelli (finalmente una sintesi intelligente della situazione politica!) slitti … ma la realtà mi impone più urgenti attenzioni.
Oggi la carta stampata, ieri radio e TV ci hanno imposto le immagini strazianti di un bambino fisicamente strappato alla sua scuola da padre e poliziotti (i cui modi non posso non associare agli orrori della scuola Diaz ai tempi del G8) per sottrarlo alla madre.
Non so nulla, né qui mi interessa, del conflitto che ha portato i genitori a fare questo uso del figlio.
Per informazione collego questo testo a un articolo di Repubblica che descrive ciò che è successo.
Altri sono i punti su cui desidero soffermarmi e provo a schematizzarli per me:
1. Il magistrato che ha deciso la misura di affidamento al padre ha sentito il bambino?
2. E se ha maturato la decisione con tutte le cautele dovute quali sono le sue responsabilità in ciò che è avvenuto il 10 ottobre? La polizia ha scavalcato le sue indicazioni o c’è un concorso di responsabilità?
3. E se concorso di responsabilità non c’è, chi ha deciso quel modo di agire della polizia?
4. E in particolare chi ha deciso il luogo in cui tutto ciò è avvenuto, dove si è fatta violenza a un bambino e a tutti i suoi compagni che hanno imparato che la scuola non li protegge dalla violenza e non può difenderli (come a Beslan)?
5. A mio parere la scuola dovrebbe chiedere alla polizia i danni per ciò che è avvenuto a carico di tutti i bambini. Capisco che in una simile situazione affrontare il problema dei danni materiali possa sembrare riduttivo e grottesco ma forse è l’unico argomento che può suscitare attenzione in menti intorpidite e cuori assenti. Qualcuno ci penserà?

Protagonisti ipocriti

Parlamentari assortiti, un ministro e il presidente del Senato chiedono e attendono inchieste.
E io, nella consapevolezza dell’inutilità della mia domanda, chiedo a loro: sanno di avere una legge che, negando la podestà genitoriale agli immigrati irregolari che non possono –se non a rischio di espulsione- provvedere alla registrazione anagrafica dei propri figli, può promuovere situazioni simili a quella di Cittadella di Padova? Si veda per maggiori particolari il mio articolo del 15 marzo 2011 o si attivi il tag anagrafe in questo blog.
Quando venisse sottratto un bimbo a genitori che tali non si sono potuti dichiarare, pur desiderandolo, non ci saranno zie con cellulari: tutto accadrà nell’indifferenza del più sordido dei silenzi.
Certo i parlamentari hanno ampia possibilità di nascondersi dietro la foglia di fico di una circolare che consente di fare ciò che la legge nega ma di fatto accettano un principio di diseguaglianza che, soprattutto se pensato a fronte di bambini istituzionalmente violati, suona infamia.
Perché parlamentari e sindaci non chiedono una modifica della norma in questione?
Mie ipotesi:
1) per non scontentare la Lega che quella norma aveva voluto e di cui anche coloro che se ne dichiarano lontani hanno paure e invidia;
2) per soddisfare l’opinione pubblica a cui in tempi di crisi è utile gettare l’osso da spolpare (o almeno da rosicchiare) che ha sempre funzionato: il nemico.
E quale nemico più comodo dei bambini che non hanno la forza della ribellione?
Una preghiera: ci risparmino almeno lo squallore della loro meraviglia e l’ipocrisia delle loro proteste quando la violenza si fa così visibile da urtare il loro buon gusto.
Non tutti gli italiani hanno una mente tanto corrotta da sopportarlo.
Ed è difficile anche sopportare l’ipocrisia della chiesa cattolica quando di famiglia strilla, dimenticando che ad alcuni ‘innocenti’ la famiglia è negata dalla nascita. E poiché sulla legislazione relativa alla famiglia ficca il naso senza pudore perché non si occupa anche di loro?

 

 

12 Ottobre 2012Permalink