20 ottobre 2013 – Identificazione di minori stranieri

Dal Messaggero Veneto del 20 ottobre 2013 – Cronaca di Udine – pag. 19

Trascrivo la parte centrale dell’articolo, di cui non mi assumo la responsabilità:

Ecco come di sono svolti i fatti alcune settimane fa, a fine agosto. …
A un certo punto l’agente addetto allo sportello stranieri si rivolge a una donna con due bambini pensando che sia giunto il suoi turno. «No, faccio prima io, ho fretta, devo andare a lavorare» si inserisce all’improvviso un altro straniero che era seduto vicino alla donna. Quest’ultima acconsente e così l’uomo, che come detto è di origine senegalese, si avvicina allo sportello e presenta i documenti necessari per il rinnovo del permesso di soggiorno.
La legge italiana prevede che, nel caso in cui lo straniero abbia figli, i minorenni siano presenti allo sportello per poter essere riconosciuti dal pubblico ufficiale che riceve le loro fotografie. In base a tale regola, l’agente ha chiesto al senegalese dove fossero i suoi figli e si è v isto indicare i due bambini della donna a cui era passato davanti.
pensando che i 4 formassero una famiglia, l’agente ha avviato la procedura di rinnovo seguendo la prassi. Ma pochi minuti più tardi, quando è arrivato il turno della donna con i due bambini, è emersa la verità. I figli non erano affatto figli del senegalese e lei, una colombiana, non era sua moglie, I due non avevano nulla a che fare. Semplicemente il senegalese aveva detto una bugia perché uno dei suoi figli in verità si trovava dalla nonna in Senegal.

Il minore è soggetto di diritti, primo quello della propria identità

Da una lettura del testo che ho riportato, per la verità un po’ confuso, traggo qualche considerazione.
I bambini, ritenuti per equivoco figli del senegalese, erano per fortuna con loro mamma che ritengo munita di regolari documenti per ciò che  li riguarda.

E se la situazione equivoca si fosse sviluppata in altro contesto, a Udine, in Friuli o altrove in Italia, e i bambini fossero stati privi di certificato di nascita? o la mamma non fosse stata in grado di esibirlo (ammettiamo un incidente d’auto in cui avesse perso conoscenza) e di provare l’identità dei due piccoli e il suo rapporto genitoriale in presenza di un  tizio dall’indice indicatore credibilmente veloce?
Non più tardi di ieri ho citato il caso di Monnalisa, una ragazza cui al compimento del 18esimo anno è stata negata la cittadinanza italiana che per legge le spettava in quanto il comune di nascita ne aveva trascurato la registrazione e quindi non  risultava la continuità della sua presenza in Italia dalla nascita.
Un errore capita  a tutti, certamente … ma il prezzo dell’errore altrui può essere molto alto per chi lo subisce e allora bisogna prevenire e magari, prima, pensare.

Ammettiamo quindi che il caso segnalato dal Messaggero Veneto, per cui il senegalese dall’indice indicante tanto veloce quanto improprio, “è stato denunciato a piede libero per l’ipotesi di falsità ideologica commessa da un privato in un atto pubblico”, sia avvenuto come è stato descritto e partiamo da lì. Dalla cronache riportata traspare a mio parere una forma di informazione confusa in cui non è segnalato il prioritario diritto all’identità di un minore e da cui consegue la necessaria prudenza da parte di chi – e tanto più se in veste ufficiale – se ne deve occupare.

Analogie preoccupanti e negligenze sconcertanti

Non posso non associare questa cattiva comunicazione a quella – ancor più cattiva perché costruita con irragionevole calma a tavolino e non davanti a uno sportello – per cui l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine distribuiva dépliant che citavano il permesso di soggiorno come documento da potersi richiedere per la registrazione delle denunce di nascita, senza che il sindaco, ufficiale di stato civile che a questa funzione aveva delegato l’ospedale, fosse mai intervenuto a imporre la correzione di quel testo se non dopo che la cosa gli era stata segnalata da private cittadine (ne ho scritto in questo blog il 4 ottobre e il 4 settembre scorso).

Non posso non riferire queste cattive comunicazioni e tanta negligenza alla sottovalutazione totale dei diritti del minore, sottovalutazione facilmente riferibile  al quadro culturale espresso dal ‘pacchetto sicurezza’, come concepito dall’allora ministro Maroni (legge 94/2009 art. 1, comma 22, lettera g), che nega il diritto di registrazione anagrafica ai figli dei migranti irregolari.

Fra ignoranza e pregiudizio: il rimedio negato

Sarebbe necessario cambiare la legge – e sarebbe operazione semplice.
Purtroppo la proposta presentata dall’on . Orlando prima che diventasse sindaco di Palermo fu totalmente abbandonata da due disattenti – e mi sembra un aggettivo molto debole – cofirmatari.
Analoga proposta è stata presentata in questa legislatura.
Ne ho parlato più volte in questo blog e ne ho riportato il testo il 17 giugno scorso.
Questa volta i firmatari sono 104 ma nessuno di loro sembra intenzionato a farsi carico di promuoverne la conoscenza. I partiti cui gli stessi firmatari appartengono se ne infischiano e la società cd civile pure.
Chissà se sono in grado di immaginare il destino di un bambino privo di certificato di nascita.
Dopo anni di interviste, richieste, solleciti penso non arrivino neppure a tanto.
I bambini nella cultura post maronica non sono tutti uguali, oggetti appresso dei loro genitori ne duplicano privilegi e condanne.
Sarò felice di smentirmi.

 

20 Ottobre 2013Permalink