19 gennaio 2015 – Da Joseph Heller al pacchetto sicurezza, immortalità del paradosso del comma 22

Mostrami il documento che non  hai e, se non ci riesci, tuo figlio non esiste,

Mentre vedo sconsolatamente che si allontana la possibilità di far modificare la norma che – inserita nel ‘pacchetto sicurezza’ – impone la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione delle nascite, sento la necessità di tornate alle fonti.
2009-2015 – sono sei anni che mi misuro con la norma che ha imposto agli immigrati che non hanno il permesso di soggiorno di presentarlo per poter registrare la nascita dei figli (ovviamente quando avvenga in Italia).
Da qualche anno ho anche la certezza che mi è stata assicurata dal gruppo Convention on the Rights of the Child (si veda la descrizione più recente del gruppo nel mio blog in data 7 dicembre 2014 ) che ci sono donne che partoriscono di nascosto e bambini conseguentemente nascosti per ‘sicurezza’ (movimenti di donne, organizzazioni finalizzate alla tutela dell’infanzia, se ci siete battete un colpettino). Non voglio elencare le decine e decine di citazioni che ne ho proposto, mi limito a suggerire (a chi le voglia leggere) la citazione che ne ho fatto alla Garante Regionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

E torno alle prime fonti

Poco dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza i portatori della cultura razzista si sentirono rassicurati e alzarono la testa. Alcuni episodi furono segnalati anche dalla stampa nazionale e ne identificai due in particolare, riportandoli nel mio blog.

san martinoNel primo (22 novembre 2009), il comune di Coccaglio (BS) apriva una campagna  all’insegna del ‘bianco Natale’, trasformato in Natale per bianchi, invitando la popolazione a farsi parte attiva nella cacciata dei clandestini.

L’altro – San Martino dall’argine (Mn) – rafforzava l’idea con un manifesto che ho conservato -e ricopio -ad almeno mia futura memoria (nascere ogni mattina è faticoso, meglio una solida continuità.

 

 

Fra beneficenza e legalità

Nella mia fissazione che le realtà debba essere osservata – e conoscendo i limiti della mia sfera d’osservazione ( non sono una funzionaria delle Nazioni Unite) – ho cominciato a guardarmi attorno e ho via via constatato e riconstatato che

  • l’aspetto legale delle registrazione di nascita non interessa quasi a nessuno salvo a singole persone che, pur appartenendo ad organizzazioni varie, non riescono a coinvolgerle. Per correttezza segnalo come eccezioni le raccomandazioni della SIMM a conclusione dell’ultimo congresso e le considerazioni che si trovano nel sito della Associazioni Studi Giuridici Immigrazione in data 26 agosto 2014. Aggiungo che l’unico organo di stampa che ha riportato a livello locale le relative informazioni è il mensile Ho un sogno. C’è stato poi un articolo nel sito del CIDI e del MoVi e in precedenza un intervento dei giornalisti Canetta e  Pruneddu (tutto in rete) I materiali si trovano – e sono reperibili – nel blog.
  • molte persone (anche con responsabilità politiche e nell’amministrazione locale) confondono la certificazione anagrafica con la cittadinanza e quindi ritengono che, quando passeremo dallo ius sanguinis allo ius soli (cosa che guardano con serena faciloneria) la questione sarà risolta. La mia sconcertata domanda: “Ma dove scrivere e scriverete la cittadinanza, quale che sia e sarà?”, non ha mai avuto risposta.
  • il richiamo alla legge dà fastidio e a quello viene contrapposta una beneficenza operante, spesso presentata come il ‘fare’ contro la mia chiacchiera. Indubbiamente ci sono iniziative positive e rispettabili (ma mi sforzo di non pensare all’uso che si può fare dei ‘senza diritti’ come hanno dimostrato recenti scandali relativi a cooperative) ma il diritto alla registrazione anagrafica appartiene alle persone non è la coloritura del buonismo di chi si chini pietosamente su coloro che ne sono stati  privati

Il punto di partenza -Un articolo di legge beffato  legge 176/1991 – art. 7

1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori ed a essere allevato da essi.

2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide.

Di recente a Milano c’è stato un convegno sulla famiglia (presente il governatore della regione che nel 2009 aveva voluto l’approvazione del ‘pacchetto sicurezza’). Cerchiamo almeno di essere consapevoli che quella ‘famiglia’ – pur nel sul falsificato modello a una sola tradizionale direzione – è per legge mutilata della presenza di nuovi nati cui l’esserne parte è negato.
E‘ molto significativo il titolo di quel convegno: «Difendere la famiglia per difendere la comunità» dove la difesa dell’istituzione va in parallelo con la negazione (ignorata ma reale) di alcuni figli della medesima famiglia, più soggetta a epurazione che a difesa..
Mi sembra perfettamente in linea con le origini della vicenda, quando il sindaco di un centro lombardo stravolgeva il bianco Natale in natale per bianchi con caccia all’uomo per strada.

Codicillo
Aggiungo il link a un articolo di Repubblica che dà una significativa immagine del clima culturale del convegno lombardo  http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/01/19/news/prete_pedofilo_al_convegno_anti_gay_maroni_prende_le_distanze_presenza_inopportuna-105288666/?ref=HREC1-1

19 Gennaio 2015Permalink