7 gennaio 2015 – Giornata della memoria

Ho un sogno n.234
L’altro olocausto. Il genocidio nazista degli zingari .
«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati
».
Così dice l’art. 1 della legge 211 del 2000 lasciando intravedere la specificità, oltre agli ebrei, di altre vittime di persecuzioni e genocidi, senza elencarne l’identità che però è necessario ricordare soprattutto quando l’assenza di testimonianze scritte può disperderne definitivamente  la memoria. Porrajmos o Porajmos (grande divoramento o devastazione) è il termine romani comune a Rom e Sinti. Indica lo sterminio in Europa di più di mezzo milione di persone di cui venne data frettolosa testimonianza anche durante il processo di Norimberga (1945-1946), dove furono citati come gypsies (gitani). Anche in Italia, pur non esistendo alcun termine riferito agli ‘zingari’ nelle leggi razziali del 1938, non è possibile ignorare la persecuzione e il conseguente sterminio di rom e sinti, costantemente presenti nelle circolari dei prefetti e nei provvedimenti di polizia soprattutto dopo l’invasione italiana della Jugoslavia che aumentò il numero dei fuggiaschi dai territori di Slovenia e Croazia, ‘zingari  stranieri’ nei documenti ufficiali. Era una definizione che consentiva controlli, persecuzioni, espulsioni  e internamento in appositi campi fino alla deportazione. Su 25.000 zingari, stimati presenti in Italia prima del 1938, si calcola un migliaio di deportati nei campi di sterminio. A tutto questo non era estraneo il motivo ‘razziale’  identificabile nella ‘diversità’ che imponeva di assicurare la ‘sicurezza’ della popolazione. Già nel 1921, in un discorso al congresso del partito fascista, Mussolini aveva affermato che  «i fascisti devono preoccuparsi della salute della razza con la quale si fa la storia».
Anche in Germania l’equivoco richiamo alla ‘asocialità’ degli zingari come motivo dell’internamento nei lager fece sì che soltanto alla fine del 1979, il Parlamento della Germania Occidentale riconoscesse ufficialmente che la persecuzione dei Rom ad opera dei nazisti era stata motivata dal pregiudizio razziale, aprendo anche per loro (ma quanti erano sopravvissuti?) la possibilità di fare domanda di risarcimento per le sofferenze e le perdite subite.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Questi versi che ricordano la persecuzione degli zingari sono probabilmente opera del pastore Martin Niemöller (prima simpatizzate del nazionalsocialismo e poi oppositore tanto da essere internato) ma sono stati attribuiti anche a Bertol Brecht.

27 Gennaio 2015Permalink