21 agosto 2015 – Una lettera aperta. Si attende risposta del destinatario

oggetto: lettera aperta – diritto di ogni neonato al certificato di nascita

19 agosto 2015

A S. E. mons Nunzio Galantino Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

Egregio monsignore,
cito da un articolo di Avvenire del 18 agosto «nessun politico dovrebbe mai cercare voti sulla pelle degli altri».
La frase che le è attribuita si colloca nella polemica di questi giorni che riguarda l’incapacità della politica di fronte alla necessità di accoglienza a dei profughi.
Da parte mia voglio fare un passo indietro, indietro di sei anni, quando fu approvata la legge 94/2009 (il cd ‘pacchetto sicurezza’) che impose la presentazione del permesso di soggiorno per la registrazione della nascita di un figlio in Italia anche a chi, per essere irregolare, il permesso di soggiorno non ha.
Preciso, per evitare una diffusa confusione fra la garanzia del certificato di nascita e la concessione della cittadinanza italiana, che quel figlio, se ne fosse registrata la nascita, avrebbe la cittadinanza dei genitori e non quella italiana.
Quella norma, che ancora è in vigore, fu voluta e votata con voto di fiducia (era il quarto governo Berlusconi, ministro dell’interno Maroni) nonostante l’abiezione insita nella trasformazione di un neonato in capo d’accusa per determinare l’espulsione di coloro che, non avendo il piccolo neppure un certificato di nascita, non sono legalmente i suoi genitori.
Esiste la scappatoia di una circolare che consente ciò che la legge nega … ma il principio d’infamia resta in legge, funzionale alla ricerca del consenso di una politica che Lei ha definito esercitarsi ‘sulla pelle degli altri’, in questo caso neonati.
La situazione che ne consegue è descritta nell’annuale rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child dove 80 associazioni, fra cui la Caritas nazionale, segnalano che “l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante. Tale obbligo rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio, per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi”.
Il parlamento ha gli strumenti per modificare la legge ma a tanto non provvede anche se il ritorno alla situazione precedente il ‘pacchetto sicurezza’ non comporta oneri di spesa.
La Chiesa cattolica si appresta a celebrare due importanti appuntamenti: il Sinodo ordinario (4-25 ottobre 2015) e il Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze 9 -13 novembre 2015) ed esistono documenti preparatori di quegli eventi che testimoniano un’attenzione ampia e anche nuova alla famiglia e ai soggetti fragili che ne fanno parte o ne sono privi ma i neonati stranieri, cui la famiglia è negata per legge, non sono nominati mai.
Le chiedo, come Segretario generale della CEI, di inserire nella sua richiesta di una politica ‘diversa’ anche l’attenzione dovuta a questi neonati abbandonati da tutti e di provvedere che a tanto si dimostri attenta anche la Chiesa che si esprimerà nel Sinodo e che si riunirà in Firenze il prossimo novembre.
Grata per la Sua attenzione, porgo distinti saluti

Augusta De Piero

La lettera è stata pubblicata il 20 agosto nel sito ‘ildialogo[.]org’

21 Agosto 2015Permalink