Premessa:
Poco fa ho inserito nel mio blog un piccolo pezzo con i riferimenti ad articoli organici su singoli argomenti cui si fa riferimento nel testo che segue, così la lettura di questo pezzo riesce più scorrevole e chi lo desideri può verificare la documentazione andando al blog diariealtro[.]it.
Ignorato un tabou facciamo i conti con la sua coda perversa
Il problema di cui mi occupo dal 2009 è la discriminante introdotta alla nascita per negare il relativo certificato. Così è possibile usare strumentalmente nuovi nati al fine di impaurirne i genitori con lo spauracchio dell’espulsione se trovati privi del permesso di soggiorno (ne ho scritto tante volte: tutto è reperibile con il tag anagrafe).
Ora il dibattito sui bambini, figli di coppie omogenitoriali, ha messo alla luce un aspetto nuovo del problema: il dovere di dare continuità alla relazione che si instaura fra il bambino che vive in una coppia omogenitoriale e il partner del genitore legalmente riconosciuto, relazione di cui assicurare la continuità con la stepchild adoption (adozione del figlio del partner, letteralmente figliastro).
Il fatto che in una questione così significativa, discussa e ormai nota come quella delle unioni civili, il dibattito si avviti sulla condizione dei minori getta una luce perversa sull’annoso problema che questa vicenda pone.
Infatti nel 2009 si è voluto rompere il tabou per cui si pensava, almeno nei paesi che ritengono di essere e si dichiarano civili, che non fosse possibile negare l’esistenza giuridica a chi nasce (si veda l’art. 7 della Convenzione ONU sui diritti dei minori – documentata nel blog anche il 2 maggio 2015).
Purtroppo l’equivoco disinteresse per la questione è stata una delle poche posizioni politiche che hanno unito trasversalmente anche la maggior parte di laici democratici e benpensanti cristiani (cattolici e protestanti) nel convincimento che l’impegno individuale possa risolvere le questioni caso per caso senza bisogno di leggi.
Fra negazione del diritto fondante ad avere un’esistenza riconosciuta e il libertinaggio della “coscienza”
Così si è creata la convinzione che ci siano categorie di neonati cui negare l’esistenza altrimenti riconosciuta nella società civile, affidabili quindi alla tratta, alla donazione illegale, ai pedofili in attività di servizio senza che nessuno li possa tutelare.
Come si può denunciare la molestia o la violenza perpetrata nei confronti di un minore che non c’è? E se è così facile e – l’esperienza insegna – così socialmente ben accetto che possano esistere minori strumentalmente inesistenti siamo ben tranquilli, allenati e ridicoli per accettare che si chiami libertà di coscienza il rifiuto di coloro la cui situazione sarebbe risolvibile almeno alla radice con la stepchild adoption.
Lo stato del dibattito al senato
Per avere un quadro organico, serio e aggiornato del dibattito politico, suggerisco http://www.sergiologiudice.it/2016/02/03/9313/