22 agosto 2016 — L’involuzione di Ventotene e le italiche solidali libertà

Da Spinelli al trio Renzi, Hollande, Merkel

Meno di due chilometri e poco più di 750 abitanti Ventotene, situata nel mar Tirreno, tra Lazio e Campania in provincia di Latina, è entrata nella storia «isola del confino». Divenne famosa già al tempo degli antichi Romani perché fu il luogo in cui prima Augusto esiliò la figlia Giulia, poi l’imperatore Tiberio esiliò la nipote Agrippina nel 29 d.C. e più tardi l’imperatore Nerone esiliò sua moglie Ottavia. Durante il periodo fascista Ventotene divenne l’isola del confino per numerosi antifascisti e persone non gradite al regime tra cui Sandro Pertini, Luigi Longo, Umberto Terracini, Pietro Secchia, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli, Ernesto Rossiventotene

Nota: Quando venni a sapere del manifesto di Ventotene avevo 15 anni. Poiché avevo conosciuto la guerra  e mi ero fatti un’idea del nazionalismo credevo e speravo, oggi credo ma non spero.

Fra Burkini imposto e italiche libertà

«Mio fratello sembrava un diavolo. Mi ha puntato addosso il fucile e ha sparato. Sono caduta e ho chiuso gli occhi per il dolore». Marisa Putortì, 21 anni, ricorda i momenti della sua gambizzazione ad opera del fratello Demetrio, quattro anni più grande, che le ha sparato per «gelosia» e per «punire» alcuni atteggiamenti della sorella. Dopo la morte del padre Carmelo, sei anni fa, Demetrio pensava di sostituirsi alla figura paterna in famiglia e, per questo, era diventato «ossessivo» nei confronti della sorella, tanto da proibirle frequentazioni e rimproverarla per il suo modo di vestire. «Era ormai da anni che non andavamo d’accordo — racconta Marisa nel suo letto in ospedale—. Neanche ci salutavamo più. A lui dava fastidio ogni cosa che facevo… Se mi truccavo o andavo in giro con la minigonna, se fumavo o mi fermavo in paese a parlare con uomini più grandi. Chissà cosa gli raccontavano di me i suoi amici». Poi si blocca e gira lo sguardo verso suo figlio Carmelo, cinque anni, frutto dell’amore adolescenziale con il suo attuale compagno, Massimo D’Ambrosi, 24 anni e un lavoro saltuario. Quindi riprende il racconto. «Ero vigile in ambulanza. Sentivo i medici che si auguravano che i pallini non avessero colpito l’arteria femorale, “altrimenti non ci arriva in ospedale”, dicevano tra loro, mentre io tremavo, pregavo e pensavo: sopravvivrò?». In ospedale al capitano Francesco Manzone, comandante della compagnia di Tropea che l’ha interrogata, Marisa ha taciuto il nome del suo sparatore. «Pensavo ci arrivassero da soli», dice con pudore. «Non l’ho fatto per proteggere mio fratello. Lui è uno schizofrenico. Non lo odio però, provo solo indifferenza». Perdonarlo? «Non me la sento proprio — continua —. Voglio che paghi per quello che ha fatto e quando lui uscirà di prigione io me ne andrò da Nicotera».

Demetrio Putortì 24 ore dopo aver sparato alla sorella si è costituito ammettendo le sue responsabilità. È in stato di fermo. I carabinieri stanno cercando di capire chi abbia fornito il fucile al giovane e dove sia finita l’arma. Si indaga sui rapporti tra Demetrio e ambienti della criminalità locale, con i quali sembrerebbe avesse dei rapporti.

Oltre la libertà la solidarietà! Catania, minorenni egiziani aggrediti con una mazza: grave sedicenne

Le tre vittime, tra i 16 e i 17 anni, sono ospiti di un centro di accoglienza: uno dei tre è stato operato per ridurre un grosso ematoma al cervello e ora è in prognosi riservata. Arrestati gli aggressori: sono tre italiani tra i 18 e i 32 anni

FONTI:

Minigonna

http://27esimaora.corriere.it/16_agosto_21/mio-fratello-mi-ha-sparato-perche-portavo-minigonna-8c74b692-67d9-11e6-b2ea-2981f37a7723.shtml

Aggressione ai minorenni

http://www.corriere.it/cronache/16_agosto_21/catania-minorenni-egiziani-aggrediti-una-mazza-grave-sedicenne-a177524a-67af-11e6-b2ea-2981f37a7723.shtml

22 Agosto 2016Permalink