31 dicembre 2017 – Dopo lo squallore che il senato ci ha imposto il 23 dicembre

Appello al Presidente Gentiloni

Signor Presidente
potrà tranquillamente esimersi dalla lettura di questa lettera aperta che porta una sola firma, firma probabilmente inutile e che però corrisponde al vizio di affermare la propria competente responsabilità, almeno per la propria dignità se altro non rimane.
Ci sono principi cui non si addice il silenzio.
Ho trovato nel sito del senato il testo dell’Articolo 3 della Costituzione in una forma che ha il merito (per ogni termine che è definizione precisa di una condizione) di segnalare i successivi articoli che quel termine evoca.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Un solo termine manca di ogni riferimento, quello che suona ‘condizioni personali e sociali’.
Fra le tante ‘condizioni’ personali che è possibile evocare c’è anche l’età, un fatto oggettivo che oggi però ha la sua precisazione nell’art 7 della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che in Italia è legge (n.176 del 1991).

Art. 7
1. Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi.
2. Gli Stati parti vigilano affinché questi diritti siano attuati in conformità con la loro legislazione nazionale e con gli obblighi che sono imposti loro dagli strumenti internazionali applicabili in materia, in particolare nei casi in cui se ciò non fosse fatto, il fanciullo verrebbe a trovarsi apolide.

Quindi il minore è portatore di diritti propri la cui garanzia è affidata agli stati (comma 2 dell’art. 7). Nello specifico ha diritto ad esistere.
Con la norma ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’ (cd ius soli) che il Senato non ha voluto approvare c’erano studenti della nostra scuola che – per poter vivere pienamente il loro diritto allo studio – chiedevano fosse considerato lo ‘ius culturae’ un principio nuovo, inserito in quella norma cui anche 29 senatori di un partito di maggioranza hanno voltato irrispettosamente le spalle.
E dico ‘irrispettosamente’ perché il diritto allo studio appartiene a tutti, anche ai ‘figli degli altri’ e non solo ai ‘figli nostri’, come vuole una cultura diffusa che cerca di obbligarci a un salto all’indietro che fa paura perché ci costringe ad affacciarci su un baratro di cui conosciamo i frutti perversi che hanno devastato l’Europa tutta.

In quella norma cancellata c’era però anche un comma (comma 3 dell’art. 2) che riguardava l’esistenza giuridicamente riconosciuta di ogni nuovo nato in Italia.

E’ bene ricordare che nel 2009 il ‘pacchetto sicurezza’ (legge 94) introdusse un principio nuovo che assicurava alla cultura del disprezzo e dell’odio la possibilità di rendere impraticabili due atti di stato civile: il matrimonio e la registrazione delle dichiarazioni di nascita (quella dichiarazione che assicura a ogni nuovo nato il certificato di nascita).

A sanare il problema matrimonio provvide la Corte Costituzionale che nel 2011, con sentenza 245, cancellò il permesso di soggiorno dai documenti necessari per presentare la richiesta di contrarre matrimonio.
Restavano i nati in Italia, figli di migranti non comunitari, irregolari perché senza permesso di soggiorno e a questi nulla fu perdonato, restarono e restano eredità disperata di un principio che dal quarto governo Berlusconi, ha attraversato inamovibile i governi Monti, Letta, Renzi per approdare al governo che Lei ancora presiede.

Se le Disposizioni fossero state approvate anche quel vulnus alla nostra civiltà sarebbe stato sanato e il suo governo non dovrebbe misurarsi con questa misura di inciviltà che invece anche Lei lascerà in eredità a chi uscirà vincitore dalle elezioni del 4 marzo
Il 23 dicembre infatti è paradossalmente sfuggito alla bocciatura, altrimenti operata dalle ‘Disposizioni in materia di cittadinanza’, solo l’articolo discriminatorio introdotto nel 2009 perché quello è legge – mentre tutto il resto, tutto l’impegno per sostenere il cd ‘ius soli’, tutti i concetti elaborati e discussi, tutta la passione di chi aveva capito il senso di quella norma e si era adoperato a sostenerla è stato radicalmente vanificato, flatus vocis avrebbero detto con sintetica efficacia i filosofi medievali.

L’approvazione mancata il
23 dicembre ha assicurato ai cristiani
un Natale di cui è protagonista indiscusso re Erode, lo stragista d’epoca. Gesù Bambino nulla ha da dire perché è stato nascosto e salvato con la fuga (nel caso d’epoca in Egitto).
Però, egregio Presidente, se il suo impegno per lo ‘ius soli’ è stato reale, conforma a quanto andava dicendo, c’è una cosa che ancora può fare nei tre mesi che sono a disposizione prima delle elezioni.

 

E così vengo, finalmente, all’appello

Quando fu approvata la lettera g del comma 22 dell’art. 1 della legge 94 (ormai presente anche nel Testo unico sull’immigrazione come art. 6 comma 2) persino il governo di allora (quarto Berlusconi) ricorse a una misura che lo tutelasse da penalizzazioni internazionali ed emanò immediatamente una circolare che, in materia di registrazione anagrafica, diceva e dice il contrario della legge, concedendo quindi, con misura amministrativa, il certificato di nascita che la legge negava e nega (Ministero dell’interno, circolare n. 19 del 2009).

Mentre ho la dolorosa consapevolezza che per ciò che riguarda lo ’ius soli’ tutto ormai sarà da rifare, so che l’articolo di legge negazionista resterà in vigore fintanto che altra legge non lo cancelli (e che lei – oggettivamente – ne sarà traghettatore alla prossima legislatura come i suoi predecessori sono stati per la sua) e che la circolare 19 resterà in vigore almeno per i prossimi tre mesi (non so se dopo le elezioni scomparirà o resterà).

In questi tre mesi se ne faccia garante, pubblicizzi la circolare 19, verifichi che tutti i comuni la applichino regolarmente, ne faccia consapevoli i soggetti interessati, assicuri loro una tutela se ci fossero comuni che ne ostacolassero il rispetto.
Quando altro non resta anche una sola vita salvata ha un senso.

Augusta De Piero
Udine

31 Dicembre 2017Permalink