24 luglio 2018 – Due articoli importanti e una mia premessa

Strani effetti di una lettura interessante:
“Quando è viva davvero la memoria non contempla la storia, ma spinge a farla. <…> Come noi… è piena di contraddizioni … non è nata per servirci da ancoraggio. La sua vocazione sarebbe piuttosto di farci da catapulta”. Eduardo Galeano scrittore uruguayano

Qualche volta però la catapulta esagera.
Figuratevi che mi è tornato il mente il discorso del bivacco in cui un certo signore il 16 novembre 1922 dichiarava «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli… ».
Chissà perché credevo continuasse “invece ne ho fatto un sito web”, cosa evidentemente impossibile dato perché nel 1922.la rete non c’era.
Così la mia sconnessa memoria molto senile mi ha proposto un’altra citazione :
«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto».
Ma questa che c’entra, ho detto alla mia memoria, questa risale al 3 gennaio 1925
E quella imperturbabile “il delitto Matteotti era avvenuto il 10 giugno 1924”.
Che sconquasso, nella mia testa s’intende. Meglio lasciar perdere

“Forse in futuro il Parlamento sarà inutile”. E’ bufera su Casaleggio
Il fondatore dei Rousseau definisce “inevitabile” il superamento della democrazia rappresentativa. Di Maio lo difende: “Sta a noi dimostrare il contrario”. Insorgono le opposizioni. Il Pd: “Che ne pensa Fico? Questo è autoritarismo”.
Proteste, richieste di intervento al presidente della Camera Roberto Fico, allarme per la tenuta della democrazia. Sta sollevando non poche polemiche, soprattutto da parte del Pd e delle opposizioni, il nuovo attacco al Parlamento sferrato da Davide Casaleggio. Per il fondatore dell’associazione Rousseau e uno dei leader del Movimento 5Stelle “tra qualche lustro” le Camere potrebbero non essere più utili. “Oggi grazie alla Rete e alle tecnologie – dice Casaleggio in una intervista alla “Verità” – esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”.

Certo, afferma il figlio del guru pentastellato, “il Parlamento ci sarebbe e ci sarebbe con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti”. Ma “tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Non è una novità per i 5Stelle e per Casaleggio ipotizzare un superamento della democrazia parlamentare in favore della democrazia diretta che – dice ancora – “è già una realtà grazie a Rousseau, che per il momento è adottato dal M5s ma potrebbe essere adottato in molti altri ambiti”. E infatti Luigi Di Maio non prende le distanze, anzi: “Di solito i Casaleggio ci prendono sempre quando parlano di futuro”, dice il vicepremier ospite di ‘L’aria che tira estatè su La7. E tuttavia precisa: “I cittadini già ci dicono che il Parlamento è inutile. Sta a noi, con atti concreti, dimostrare il contrario”.

Di “integrazione” parla un altro 5Stelle, il ministro per i Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro, chiamato in causa dall’intervista di Casaleggio: “La sua riflessione riguarda una sfida che abbiamo di fronte: valorizzare il Parlamento nell’ottica di una funzionalità rinnovata. Vogliamo integrare la rappresentanza con la democrazia diretta per restituire le istituzioni ai cittadini. E’ questo l’obiettivo del M5S”. Ma inevitabilmente oggi che i 5Stelle sono al governo e che uno dei loro più autorevoli rappresentanti, Roberto Fico, presiede uno dei due rami del Parlamento, le strategie di Casaleggio non solo mettono in evidenza una contraddizione ma gettano un’ombra pesante sulla considerazione delle istituzioni da parte di chi guida il Paese. E a denunciarlo è soprattutto il Pd.

“Non dispiacerebbe sul superamento del Parlamento e della democrazia rappresentativa vagheggiato oggi da un imprenditore sentire la ferma voce di Roberto Fico che di Montecitorio – la cui Aula non è nè sorda, nè grigia – oggi è Presidente” scrive su twitter Filippo Sensi, già portavoce di Renzi e poi di Gentiloni a palazzo Chigi. C’è anche chi, come Matteo Orfini, presidente dem, interpreta le affermazioni di Casaleggio come la conferma della identità di destra del movimento: “Prima capiamo tutti che tra l’autoritarismo del M5s e quello della Lega non c’è alcuna differenza, meglio sarà per la sinistra italiana” twitta.

Anche per il costituzionalista e senatore dem Stefano Ceccanti il Pd deve “stare alla larga da chi vuole distruggere la democrazia”. Ceccanti richiama piuttosto le analogie tra le parole del leader 5Stelle e il discorso del bivacco di Mussolini del 16 novembre 1922, che cita: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli, potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Il vice presidente della Camera Ettore Rosato sottolinea che quella dei grillini è “la teoria coerente di chi guarda alla Russia di Putin o al Venezuela di Chavez come modelli, ma l’Italia è un’altra cosa, è quella della Costituzione, della Resistenza”. Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera invece cita Pertini: “E’ sempre meglio la peggiore delle democrazie della migliore delle dittature”, mentre il collega di partito Arturo Scotto definisce “eversive” le parole del fondatore di Rousseau.

Ma non è solo il centrosinistra a insorgere. Anche Forza Italia contesta le parole di Casaleggio. Il portavoce dei gruppi Giorgio Mulè parla di “minchiata galattica”, mentre l’ex presidente del Senato Renato Schifani definisce “aberrante” l’ipotesi di abolire le Camere. “Soltanto qualche settimana fa Beppe Grillo aveva proposto la scelta dei parlamentari attraverso un’estrazione” ricorda Schifani, ora “pensare di sostituire disegni di legge ed emendamenti con algoritmi significa affidare la democrazia a meccanismi oscuri”.                                                   [Fonte 1]

23 luglio Davide Casaleggio: «Il Parlamento? In futuro forse non sarà più necessario»

Il fondatore dell’associazione Rousseau in un’intervista alla «Verità» parla della sua idea di democrazia e dice: «I modelli novecenteschi sono superati»                                                                                                         (segnalo senza ricopiare)
e ancora un articolo firmato

23 luglio 2018  Il Parlamento inutile di Casaleggio, il guru con la testa rivolta al passato

La fine del Parlamento non è una nuova forma di democrazia, è la fine della democrazia in quanto tale  di Pierluigi Battista

Si dice di Davide Casaleggio, esattamente come del padre, che sia un «visionario», con la testa rivolta al futuro. Forse, invece, la testa del guru ereditario dei 5 Stelle è girata all’indietro. Per esempio ai tempi della Rivoluzione culturale maoista, quando le Guardie Rosse pensavano di esercitare la «democrazia diretta» con il linciaggio dei professori costretti a indossare in piazza cappelli con le orecchie d’asino e a spedire brutalmente i dissidenti nei cosiddetti campi di «rieducazione». Ora, in un’intervista concessa a Mario Giordano per «La verità», Davide Casaleggio dice in modo più esplicito del solito che la democrazia diretta e non rappresentativa «digitale» è l’unico futuro della democrazia e che addirittura il parlamentarismo ha gli anni contati, soppiantato dalla Rete: «Tra qualche lustro non sarà più necessario». Ma la fine del Parlamento non è una nuova forma di democrazia, è la fine della democrazia in quanto tale.

Jacob Talmon, già negli anni Cinquanta e quando la rete certamente non esisteva, elaborò la figura della «democrazia totalitaria» messa a punto da Jean-Jacques Rousseau, infatti uno dei numi tutelari del Movimento che dà pure il nome al «sacro Blog» dei 5 Stelle in cui si pretende di superare i limiti della «democrazia rappresentativa» con le cliccate di qualche migliaia di militanti allineati e fedeli al Dogma. Rousseau, stella polare delle frange più radicali del giacobinismo rivoluzionario in Francia, mise a punto un concetto misticheggiante di «volontà generale» che prevedeva solo l’unanimismo fervente del popolo indiviso e la criminalizzazione di ogni opinione dissenziente e di ogni partito separato, bollati come sabotatori del «contratto sociale». Ogni rappresentanza veniva vista come particolarismo, ogni mediazione come corruzione, ogni dissenso come un attacco alla voce del popolo, organizzata e cristallizzata nel consenso totalitario a un potere che faceva finta di non essere più potere, ma immediatezza, unanimità: democrazia diretta, appunto.

La democrazia diretta di Rousseau oliò le ghigliottine del totalitarismo. Invece il parlamentarismo moderno, dalla Gloriosa Rivoluzione inglese del Seicento fino ai nostri giorni, ha irrorato la democrazia liberale, quella vera. Vera e piena di contraddizioni, incompiutezze, incoerenze, certamente. Il paradosso attribuito a Churchill secondo cui la democrazia è il sistema peggiore sinora conosciuto, ma «tranne tutti gli altri» non è solo un paradosso. Tutti i tentativi di «democrazia diretta» che avrebbero dovuto compensare i difetti di quella rappresentativa si sono rivelati rimedi alla luce dei fatti, nelle dure «repliche della storia», mostruosamente peggiori dei mali che avrebbero dovuto guarire: a cominciare dalla mitologia dei Soviet e dei «consigli» che ha messo capo a uno dei sistemi totalitari più longevi e oppressivi fino alla scorciatoia fascista e dittatoriale delle «corporazioni» che avrebbe dovuto eliminare i particolarismi della democrazia parlamentare vituperata da una buona parte della cultura del primo Novecento.

La predicazione di Casaleggio, così proiettata su un futuro che tutti dicono «visionario», si fonda malgrado la sua patina di novità tecnologica su una concezione mistica del popolo visto come entità indivisa e con una sola voce. La democrazia rappresentativa, invece, vuole appunto «rappresentare» un popolo che non è un mostro omogeneo, ma è diviso per interessi, opinioni, idee, classi, orientamenti religiosi e il cui pluralismo si riflette nella pluralità delle sue rappresentanze parlamentari. Poi ci sono sistemi democratici in cui il Parlamento ha una funzione più centrale, altri più debole, con sistemi elettorali e istituzioni diverse, ma nella storia non esistono democrazie rappresentative senza Parlamenti. E anche i sistemi che virtuosamente applicano, con i referendum, correttivi di democrazia diretta, non si sognerebbero mai di abolire il Parlamento e la democrazia rappresentativa. Ma non esistono nemmeno democrazie «dirette» che non siano totalitarie.

Casaleggio insomma non è un precursore, ma l’ultimo seguace, dotato di maggiori strumenti tecnologici, dell’antica e classica retorica antidemocratica. Che poi, certo, la democrazia vive una crisi terribile, le sue istituzioni appaiono svuotate, le politiche economiche, il cuore di ogni politica, sono sempre più sottratte al controllo della sovranità popolare. Il meccanismo della decisione sembra inceppato, generando frustrazione, rabbia e pulsioni verso forme più «dirette» di decisionismo autoritario. Una crisi che molti paladini della democrazia si ostinano a non vedere, anzi a negare alimentando come in un circolo vizioso le smanie antidemocratiche della «democrazia diretta». Ma il Parlamento è troppo importante per metterlo nelle mani dei suoi nemici. Con la Rete o senza, nemici della democrazia tout court, da sempre.                                                                                  [Fonte 2]

[Fonte 1]
https://www.repubblica.it/politica/2018/07/23/news/casaleggio_parlamento_inutile-202476029/
[Fonte 2]
https://www.corriere.it/politica/18_luglio_23/parlamento-inutile-casaleggio-guru-la-testa-rivolta-passato-306f9d3a-8ea6-11e8-a00a-fdaee410bf0b.shtml

 

24 Luglio 2018Permalink