31 agosto 2018 – Nella fine il mio principio_4

Sconsolate conclusioni

Non posso ignorare l’indifferenza dell’opinione pubblica alla possibile mancanza del certificato di nascita a nati in Italia, privati del documento loro dovuto, non per negligenza dei genitori ma dalla legge, una delle leggi nate con lo scopo di emarginare gli stranieri pur presenti sul territorio, usando della scelta abietta di renderli prigionieri di se stessi attraverso la paura consapevolmente indotta.
A conclusione della precedente puntate di questa sconsolata sintesi scrivevo, citando il Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1) , che la Convenzione stessa suggeriva: «di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori».
Era – ed è, occorre sperarlo – l’ indicazione pratica di un comportamento non risolutivo del problema ma almeno pragmaticamente garantista, se non virtuoso almeno non perverso, collocabile in un quadro di cui il già citato Terzo Rapporto scrive: «Rispetto … al diritto di registrazione alla nascita, si fa presente che l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello stato, avvenuta con la legge 15 luglio 2009 n.94 in combinato disposto con gli artt. 316-362 c.p., obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza delle irregolarità di un migrante. Tale prescrizione condiziona i genitori stranieri che, trovandosi in situazione irregolare, spesso non si presentano agli uffici anagrafici, proprio per timore di essere eventualmente espulsi».                                                                                                (NOTA 1)

Scivolamenti non onorevoli

Se l’opinione pubblica si è dimostrata stordita, confusa e anche sorda a precisi richiami, una forte responsabilità appartiene al Pd, partito di maggioranza in tutta la XVII legislatura.
Subordinare i soggetti deboli è storicamente la scelta della destra sia sul piano politico che sociale e sorprende veder praticare lo stesso discrimine da chi in qualche modo raccoglie una eredità complessa ma ricca qual è il filone pluriculturale della Costituzione.
Al cinismo che consente di adeguarsi alla legalitaria negazione del certificato di nascita non posso che opporre disprezzo per l’opportunismo consapevole e di comodo che consente di non entrare in rotta di collisione con il popolo della Lega (numeroso anche all’interno della chiesa cattolica), disposto a lasciarsi blandire dal riconoscimento incontrastato di un nemico che come tale gli viene proposto da una specie di leader, un nemico che può anche pesare tre chili ma sempre nemico è.
Certamente indifferenza e acquiescenza a questo tristo comportamento non appartiene solo al Pd che però non può sfuggire a una responsabilità primaria.

Etsi Deus non daretur

Nella Costituzione ci sono gli elementi per una costruzione laica del rispetto dei ‘piccoli’, tematica molto cara alla chiesa cattolica (che considero tralasciando altre chiese e altre religioni perché maggioritaria in Italia, tanto da essere spesso interpretata come voce religiosa esclusiva).
Penso al sogno europeo del fondamento della politica che sia non esercizio di potere e speculare subordinazione ma consapevole e responsabile ricerca del ‘bene comune’, caratterizzato da forti garanzie per chi non ha i mezzi per godere dei diritti che pur gli appartengono contando sulle sole proprie forze .
Già nel 1625 il filosofo olandese Ugo Grozio diceva Etsi deus non daretur per affermare un diritto che riteneva ‘naturale’, valido di per sé, che Dio esista o meno.
Ho l’impressione che in Italia il filone della responsabilità civile (che come tale è anche garanzia della libertà religiosa) sia poco considerato e alla costruzione della propria responsabilità sia preferita quella sicurezza che viene dall’appoggiarsi ad altri che sia riconosciuto affidabile.
Tanta è l’autorevolezza della chiesa cattolica che una decina di anni fa era linguaggio comune l’espressione ‘atei devoti’ . Non dimentichiamo che erano gli ultimi anni del papato di Wojtyla .

Una occasione persa dalla chiesa cattolica, credo irrimediabilmente
Certamente l’espressione trasparente di un interesse della chiesa cattolica al certificato di nascita – assicurato in termini di uguaglianza – avrebbe confortato coloro che non sanno farsi portatori di un principio senza ricorrere a padrini .
Ma la chiesa ha taciuto. Non ha scelto la politica del silenzio: ha taciuto, pervicacemente e ostinatamente, dall’alto clero ai fedeli, su questo specifico punto.
I neonati hanno bisogno di cure ma per assicurarle loro nella pienezza del possibile devono esistere: solo così potranno avere un’identità, una famiglia, una cittadinanza.
Il silenzio della chiesa è calato su tutto come un tradimento che ha probabilmente facilitato quello che – nel 2009 – sarebbe stato assicurato da una società incivile.
Nel 2015 la Conferenza Episcopale Italiana concluse il Sinodo sulla famiglia con un corposo documento, la Relatio Synodi, tanto particolareggiato sulle varie problematiche della famiglia da far apparire il silenzio sul rifiuto dell’identità e del legame familiare dei figli dei sans papier come una opportunistica scelta deliberata. (NOTA 2)
Come verifica a ciò che ho scritto sul silenzio della chiesa, al capitolo terzo della Relatio ( punto 26) si può leggere :
I bambini
26. I bambini sono una benedizione di Dio (cf. Gn 4,1). Essi devono essere al primo posto nella vita familiare e sociale, e costituire una priorità nell’azione pastorale della Chiesa. «In effetti, da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali.[…] I bambini ci ricordano […] che siamo sempre figli […].E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta» (Francesco, Udienza generale, 18 marzo 2015). Tuttavia, spesso i bambini diventano oggetto di contesa tra i genitori e sono le vere vittime delle lacerazioni familiari. I diritti dei bambini sono trascurati in molti modi. In alcune aree del mondo, essi sono considerati una vera e propria merce, trattati come lavoratori a basso prezzo, usati per fare la guerra, oggetto di ogni tipo di violenza fisica e psicologica. Bambini migranti vengono esposti a vari tipi di sofferenza. Lo sfruttamento sessuale dell’infanzia costituisce poi una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale. Nelle società attraversate dalla violenza a causa della guerra, del terrorismo o della presenza della criminalità organizzata, sono in crescita situazioni familiari degradate. Nelle grandi metropoli e nelle loro periferie si aggrava drammaticamente il cosiddetto fenomeno dei bambini di strada.

Mi sento costretta a concludere con una constatazione tale che solo pensarla mi amareggia: alla chiesa cattolica interessano coloro che hanno famiglia (o potrebbero averla se eventi tragici e imprevedibili non gliela avessero sottratta) non coloro cui è radicalmente negata, sia pur a seguito di una decisione normativa degna di un regime schiavistico, dato che la famiglia – per esistere – deve essere riconosciuta e riconosciuto chi vi appartiene.
Per i nati in Italia, figli di migranti irregolari, così non è e la conclusione non può essere che quella che anni di attenzione a questo problema mi hanno suggerito:
SE NASCI E NON HAI UN NOME, NON ESISTI. NESSUNO POTRA’ CHIAMARTI VICINO A SÉ                                                       FINE

(NOTA 1) Le stesse considerazioni sono state ricorrenti e ripetute nelle annuali pubblicazioni del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), un network attualmente composto da 91 soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupa attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, coordinato da Save the Children Italia. (www.gruppocrc.net).

(NOTA 2)
Synod15 – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015), 24.10.2015
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/10/24/0816/01825.html

Puntate precedenti:
1_ 11 agosto 2018_ https://diariealtro.it/?p=6015
2_ 18 agosto 2018_ https://diariealtro.it/?p=6029
3_ 21 agosto 2018_ https://diariealtro.it/?p=6044

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