21 giugno 2019 – Gli striscioni di Giulio Regeni: non lasciamoli strappare

Profeti dei nostri giorni                       [fonte 1]

e sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam!

Quando il potere decide di non diventare triste: la priorità del calcio.
Il tradizionale manifesto giallo di Amnesty International con la scritta “Verità per Giulio Regeni”  – il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto – è stato rimosso dal palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia in piazza Unità d’Italia, dove era stato esposto nel 2016.

i fantasmi del governatore
Il balcone del Palazzo del Lloyd, sede della Regione che si affaccia su piazza Unità a Trieste, dove è stato esposto lo striscione giallo di Amnesty International con la scritta “Verità per Giulio Regeni” a Trieste, 08 ottobre 2016.
ANSA/FRANCESCO DE FILIPPO

Alle immediate proteste – di cui danno notizia anche numerosi quotidiani italiani, notiziari radiofonici e televisivi – il governatore della regione FVG, Massimiliano Fedriga , replica e proclama: «Comunico che lo striscione non verrà più esposto né a Trieste né in altre sedi di Regione», anticipando, dice lui, «le polemiche che continueranno a susseguirsi ad ogni batter di ciglio».
Lo striscione è stato tolto per far spazio agli addobbi per il campionato calcistico europeo Under 21.
E proprio quella non casuale rimozione toglie invece all’evento che ci vorrebbe tutti allegri (un campionato calcistico!) ogni segno di gioia, come sottolinea l’immagine dove la rimozione è realizzata da due persone (gli striscioni non sono nuvolette leggere, pesano e non solo nelle coscienza cui fanno paura) ridotte a poco accattivanti ombre nere.
Non era ombra invece ma corpo ben visibile il capo del governo più lungo d’Italia che il 18 settembre 1938 vi si insediò per annunciare le leggi razziali.
Certo non era l’intreccio di immagini e ingombranti ricordi l’effetto voluto dall’indomito governatore ma è capitato in un momento in cui l’inconsapevolezza di una macchina si è fatta veicolo dell’innocenza del bambino della fiaba che grida ciò che vede: «Il re è nudo»                                                                                                      [fonte 2]

Una ragazzina lo ammonisce da 2000 anni…
… e precoce sposa gli ricorda che quel Dio che l’aveva voluta madre

Ha spiegato con forza la potenza del suo braccio,
i superbi ha disperso nei pensieri del loro cuore.
Ha rovesciato i potenti dai loro troni,
ha innalzato gli umili.                                                                                    [fonte 3]

Non mi risulta che un ministeriale tintinnar di rosari l’abbia zittita, spegnendo le speranze che la sua voce può suscitare se gli esseri umani sapranno farsene efficaci realizzatori, se decideranno di sfuggire al ruolo di scimmie sagge   cui, purtroppo, spesso si adeguano.

E scimmia saggia è stato il sullodato governatore quando lo scorso anno ha proclamato che
«per integrare bambini che vengono da paesi lontani non bisogna dar loro materiale ludico-didattico del paese d’origine. Questi bambini devono conoscere tradizione e cultura del territorio in cui si sono trasferiti a vivere. Questo è fare integrazione». [fonte 4]
Con questa grida il governatore Fedriga sosteneva una iniziativa del comune di Codroipo che limita l’accesso al nido dei piccoli dai tre mesi ai tre anni, se questi precoci bricconi si munissero di oggetti transizionali, quegli oggetti conforto psicologico al bambino che, nel momento del distacco sostituiscono progressivamente il legame madre-figlio nel cammino del piccolo verso l’autonomia che appartiene ad ogni essere umano. Gli esempi più comuni includono bambole, orsacchiotti o coperte.

linus

Bisogna riconoscere che la grida/Fedriga ha il merito di rendere chiaro il testo del regolamento del Comune di Codroipo che in sé risulta di complessa lettura .                                                                                                                               [fonte 5]
Dicono infatti gli articoli modificati del regolamento del nido di Codroipo:
Articolo 1 per cui il nido opera « …..con lo scopo di favorire in ogni bimbo la possibilità di svilupparsi ed esprimersi liberamente, contando su interventi educativi che gli consentano, senza inibirlo, di orientare le proprie energie verso comportamenti in cui egli riesca a stabilire proficue relazioni e a manifestare in modo costruttivo la propria iniziativa e inventiva, supportato da adeguati materiali ludico-didattici. »
E se non bastasse precisa all’articolo 2 che « Al nido ogni azione è svolta nel rispetto delle diverse fasi di crescita, dei personali ritmi di sviluppo di ciascun bambino garantendo a tutti i piccoli uguali possibilità di sviluppo e di mezzi espressivi e contribuendo a superare i dislivelli dovuti a differenze di stimolazioni ambientali e culturali. » [fonte 5]
Quell’ipocrita “rispetto delle diverse culture” richiama a un tema caro alla cultura diffusa dalla Lega non più solo nord per cui nel quadro di principi che si vorrebbero, nel rispetto della Costituzione, efficaci perché egualitari, si introducono invece, con i più vari pretesti, i germi della diseguaglianza.
I filoni di una nuova era di violenza anche istituzionale e che per me (non sono i soli, ma fra i tanti sono miei) hanno aperto una frana sempre più vistosa e pervasiva, cominciano nel 2009 quando il Ministro dell’Interno d’epoca –tale Maroni – estrapolò i nati in Italia, figli dei migranti irregolari – dal diritto al certificato di nascita altrimenti a tutti i nati dovuto.
Non finirò mai di dire che questo è offesa anche ai loro genitori che , in assenza del documento negato, tali giuridicamente non risultano perché non c’è luogo dove legittimamente tali possano essere dichiarati.
Di questa bestialità mi arriva la conferma dal successore dell’on. Maroni, tale ministro Salvini, che differenziando le madri rom dalle ‘altre’ considera la maternità come una concessione da condividere co n la prudenza che gli suggerisce il più turpe dei pregiudizi, quello che collega la colpa non al fare dell’individuo ma all’essere

Adulto confezionato a gloria dell’impero e a conforto di una cultura senza pudore

.
Mi permetto un lontano ricordo con l’immagine di una cartolina assicurata ai soldati italiani in Etiopia per corrispondere con i loro cari e per chi volesse saperne di più sull’opinione dell’on. Ministro in merito al discrimine ‘materno’ rinvio all’ultima nota.

[fonte 6]

 

E infine Giulio Regeni
Il ricordo di questo ragazzo massacrato ci è stato proposto dalla generosa costanza dei suoi genitori: un ragazzo che credeva nella forza della democrazia e forse, perché tale, fa ancora paura.

E per concludere, un video che ci riporta a quelli che ho chiamato “profeti dei nostri giorni”
https://www.youtube.com/watch?v=_TBwPcvfDWs

[fonte 1] Ho visto un re è un brano musicale con il testo composto da Dario Fo fu
pubblicato la prima volta, nel 1968.
La canzone fu censurata dalla Rai che vietò a Jannacci di
presentarla alla finale di Canzonissima del 1968
[fonte 2] Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore 1837
[fonte 3] Vangelo secondo Luca 1, 5 sgg.
[fonte 4 e 5] 14 dicembre 2018 https://diariealtro.it/?p=6278
[fonte 6] https://www.repubblica.it/politica/2019/06/19/news/salvini_tweet_maledetta_ladra_in_carcere_tolti_i_bambini_dati_in_adozione_famiglie_per_bene-229161848/?ref=RHPPLF-BH-I229167040-C4-P7-S1.4-F4

21 Giugno 2019Permalink