8 novembre 2020 – L’Università di Udine accoglie i bimbi invisibili – Terza puntata

SALA MADRASSI, 25 SETTEMBRE 2020

Intervento della prof Marina Brollo
È con vero piacere che do il benvenuto a tutte e tutti a questa iniziativa, che si inserisce pienamente nella attività di Terza missione del nostro Ateneo, che seguo in prima persona quale delegata del Rettore al Trasferimento della Conoscenza.
Pochi sanno che, in base alle recenti riforme, le Università devono assolvere a una cruciale funzione sociale, ossia assicurare la più ampia diffusione possibile delle ricerche e delle idee nel contesto sociale in cui esse operano. Questa attività di divulgazione ha la stessa dignità dell’attività didattica e di ricerca che siamo più abituate/i a riconoscere alle Università e impegna il personale docente nello stesso modo.
Ma questa sera sono qua anche in un diverso ruolo e lo cito perché è strettamente collegato con il tema dello spettacolo a cui stiamo per assistere. Coordino ormai da qualche anno un gruppo interdisciplinare di ricerca che abbiamo denominato Laboratorio lavoro e che ha sede nel nostro Dipartimento di scienze giuridiche.

A dispetto della denominazione, le colleghe e i colleghi che ne fanno parte non si occupano soltanto di diritto del lavoro in senso stretto, ma altresì della sicurezza sociale e più in generale della dignità delle persone. Tema peraltro a cui ci stiamo dedicando in particolare in questo periodo, concludendo un Progetto di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale.

Abbiamo deciso di sostenere la realizzazione di questo evento perchè siamo convinti che si possa – anzi si debba – parlare di diritti fondamentali attraverso un linguaggio accessibile a tutte e tutti come è quello di uno spettacolo teatrale. La democraticità di un paese si coglie non solo dal rispetto dei diritti fondamentali delle minoranze, ma altresì dalla consapevolezza diffusa dell’esistenza di quei diritti e della necessità della loro tutela.

La condizione di bambine e bambini, che pur nati in Italia, sono giuridicamente inesistenti, contrasta con una cultura inclusiva dei diritti prima ancora che con l’Agenda 2030 delle Nazioni unite, il cui sedicesimo obiettivo, è dedicato alla promozione di società pacifiche e inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, e si propone di fornire l’accesso universale alla giustizia, e a costruire istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli.

Il fatto che dei bambini siano esposti alla privazione del riconoscimento e del godimento di diritti fondamentali quali – solo per ricordarne alcuni – l’istruzione o la tutela della salute, perché una norma scritta male espone i loro genitori, in quanto migranti irregolari, al rischio di espulsione o ad altre forme di grave penalizzazione se si recano all’anagrafe per denunciarne la nascita, è del tutto inaccettabile.

Anche se non riguarda direttamente noi e i nostri figli, non ci sentiamo di tacere per quel senso di umanità che dovrebbe essere alla base di qualsiasi riflessione giuridica e di qualsiasi impegno civico.

Non ci illudiamo che questa serata possa risolvere il problema, ma certamente contribuisce a rendere consapevoli ciascuno di noi della esistenza di questo problema, che andrebbe affrontato e risolto senza battere ciglio nelle sedi competenti.

Contribuire alla crescita della consapevolezza collettiva di questioni come questa è il nostro compito come Università. È un compito che stiamo assolvendo e che intendiamo continuare a svolgere in maniera sempre più incisiva.

Consentitemi il mio personale ringraziamento a tutte le persone che hanno contribuito a realizzare lo spettacolo – sono tante e non c’è tempo per nominarle una ad una – e un grazie al nostro ospite, don Claudio Como che ci ha generosamente messo a disposizione questa magnifica sala.

Vi auguro buon divertimento, soprattutto per i più giovani… ma anche buona riflessione!

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Intervento del prof Francesco Bilotta

Quello di questa sera è il primo dei quattro eventi che si svolgeranno da oggi fino al 6 ottobre, organizzati dall’Università di Udine, che aderisce alla Rus (Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile) dal 2016, nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile in programma dal 22 settembre all’8 ottobre in tutta Italia. L’Università di Udine è per il quarto anno fra gli organizzatori degli eventi del Festival dello Sviluppo sostenibile, il cui principale promotore è l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).

Ormai ci siamo tutti abituati a seguire gli eventi anche on line, perciò chi fosse interessato può visitare il sito www.festivalsvilupposostenibile.it per conoscere i dettagli delle diverse iniziative che si svolgeranno on line. Il Festival propone complessivamente oltre 600 eventi finalizzati a far crescere la cultura dello sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale, ambientale e istituzionale.

Il Festival dello Sviluppo sostenibile si pone l’obiettivo di diffondere la conoscenza dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che concerne 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Italia si è impegnata a raggiungere, alcuni entro il 2020.

Il coinvolgimento del mondo universitario e del nostro Ateneo quindi è strategico, per la funzione e il sociale che hanno le università. Se si vuole promuovere un cambiamento culturale e diffondere nuovi modi di agire non si può pensare di confinare questi temi solo nella ristretta cerchia dei c.d. “addetti ai lavori”, da qui l’esigenza di aprirci alla società anche in modalità innovative come può essere uno spettacolo teatrale.

L’ambiente, la salute e gli sprechi alimentari sono i temi degli altri appuntamenti, mentre quello di questa sera riguarda al condizione dei figli nati in Italia dei migranti irregolari.

Se si pensa alla sostenibilità, automaticamente pensiamo soltanto all’economia e all’ambiente, ma il rispetto dei diritti fondamentali è imprescindibile se con l’espressione sviluppo sostenibile intendiamo la capacità di vivere, in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali da cui traiamo le risorse per la nostra sussistenza e senza oltrepassare le loro capacità di assorbire gli scarti e i rifiuti dovuti alle nostre attività produttive.

Vivere in maniera dignitosa ed equa, presuppone dal punto di vista del diritto essere riconosciuti prima come soggetti di diritto e quindi titolari di diritti e di doveri. Il nostro Codice civile ci dice che basta essere nati per essere titolari di diritti e di doveri, ma a guardare più da vicino la realtà ci accorgiamo che la documentazione di quel fatto “essere nati” è un passaggio imprescindibile e che condiziona tutta la nostra vita.

Tutti i servizi di sostegno alla persona, nello Stato sociale che immagina la nostra Costituzione, si fondano sulla premessa che io possa rintracciare quella certa persona e possa interrogarmi sui suoi bisogni. Ma se io non so neppure che quella persona esiste, come posso raggiungerla?

La documentalità – secondo il filosofo Maurizio Ferraris – è la dimensione della società contemporanea.

È necessario lasciar tracce: altrimenti non ci sarà niente nessuno in nessun luogo mai.

La società della comunicazione è in realtà una società della registrazione e della iscrizione.

Nel 2009 con la legge n. 94 (c.d. “pacchetto sicurezza”) l’art. 6 del Testo Unico sull’Immigrazione 286/98 era stato modificato, diventando una norma che, se interpretata restrittivamente, poteva impedire la registrazione alla nascita ovvero il riconoscimento del figlio naturale di cittadini stranieri irregolari.

Da più parti si è chiesto di chiarire che l’obbligo di esibizione del permesso di soggiorno come modificato dal “Pacchetto sicurezza”  non si applicasse alla dichiarazione di nascita ed al riconoscimento del figlio naturale, essendo questa l’unica interpretazione della legge, conforme alla Costituzione e agli obblighi internazionali che l’Italia ha sottoscritto.

Sono seguite circolari interpretative, che ovviamente non possono modificare la disposizione legislativa. Ciò vuol dire rendere incerto il rispetto di diritti fondamentali che tutti noi percepiamo come ineliminabili.

Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Udine

Marina Brollo    –
Professoressa Ordinaria di Diritto del lavoro
Delegata di area del Rettore al Trasferimento della conoscenza
Presidente dell’Aidlass.   Direttrice del Master in Inclusione delle Diversità –MIND

Francesco Bilotta
Ricercatore confermato presso il Dipartimento di scienze giuridiche
Insegna diritto privato ed è supervisore della Clinica legale in diritto antidiscriminatorio.
Rappresentante del Senato accademico

8 Novembre 2020Permalink