1 luglio 2021 – Ho un sogno 264

CIUFFETTO  e IO
Dopo anni di diffuso silenzio sul problema dei bambini invisibili qualche cosa si sblocca.
Nell’era precovid  uno spettacolo teatrale aveva dato una scossa alla scelta del silenzio socio/politico
ma poi il covid sembrava aver  fermato tutto.
Diarie altro continuava però a vigilare
Segnalo in particolare il post del 20 marzo dello scorso anno, in cui si intrufola CIUFFETTO, la creatura nata dalla fantasia di Giuseppina Trifiletti che è diventato il simbolo dei bambini fantasma.
In quel periodo si è consolidato il rapporto con  i creatori del sito Equal  Uniud e, con l’uscita del n 264 di Ho Un Sogno (che da anni segue il problema con costanza, avendo a monte seria documentazione), qualcosa di significativo comincia ad aprirsi e a rompere il muro del silenzio.
Ricopio  di seguito  gli articoli più pertinenti nel n. 264 del prezioso foglietto che  si trova  alla libreria CLUF  di via Gemona 22

FINALMENTE LA PROPOSTA DI LEGGE

Chi non c’è non si vede
e chi non si vede non c’è.

La prima legge organica in materia di migrazioni,  la cd Turco Napolitano,  istituendo il permesso di soggiorno aveva indicato  anche i casi in cui dovesse e in cui non  dovesse essere esibito e fra questi spiccava l’accesso agli atti di stato civile. Purtroppo questo indirizzo  venne rovesciato dalla legge 94/2009,  che ne impose comunque la presentazione, creando le occasioni  perché venisse svelata  nei fatti  l’irregolarità di chi di permesso di soggiorno fosse privo.
Uno di questi casi  –  forse il più significativo per chi si soffermi a considerarne le conseguenze –  è la richiesta della registrazione della nascita di un figlio in Italia. La legge 94 infatti trasformò il luogo in cui si afferma per ogni nato il diritto ad avere dei diritti  in una trappola per il genitore irregolare.
Lo segnalano gli annuali rapporti di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia.  Richiesta reiteratamente  la modifica della legge 94/2009 precisano che invece  “continua a essere in vigore, rischiando di indurre in errore genitori in posizione irregolare,  portandoli così a non provvedere alla registrazione alla nascita dei figli, per paura di essere identificati” malgrado le reiterate richieste di modifica.
E’ ben vero che contestualmente alla legge venne  emanata la circolare n.19/2009 che afferma – almeno per il caso di registrazione di nascita – non  doversi presentare il permesso di soggiorno ma la circolare (comunque strumento di rango inferiore alla legge) ha ormai undici anni,  è poco nota, sembra che neppure le associazioni che si occupano di cittadini stranieri irregolarmente presenti abbiano l’accortezza di informarne gli interessati.
Non possiamo quindi che accogliere con favore la presentazione di una  proposta di legge (AC3048 – prima firmataria on. Debora Serracchiani) – che, se approvata, rimedierebbe alla attuale confusa situazione inserendo gli atti di stato civile  tra quelli  per cui non devono essere esibiti i documenti di soggiorno.
Al termine ‘naturale’ della XVIII legislatura mancano due anni: se il parlamento vuole, la legge (che non comporta onere alcuno di spesa) può essere approvata .
Non c’è che da sperare in una decisione politica coerente e in una espressione forte di un’opinione pubblica non inquinata da pur diffusi pregiudizi.                                  ADP

DIGNITA’

Ho un sogno si occupa c on continuità del tema dei diritti delle persone, per esempio denunciando nel corso  di questi ultimi anni la norma che dal 2009 nega ai figli dei migranti irregolari il certificato di nascita e riguardo alla quale segnaliamo qui sopra l’avvio di un iter parlamentare che potrebbe portare al suo superamento, assicurando  una identità riconosciuta a ogni nato in Italia.
Da questo numero  iniziamo ad ospitare un approfondimento del tema dei diritti partendo da un’ottica diversa, quella della dignità.
Lo stimolo viene dalla pubblicazione di una raccolta di saggi, Lessico della dignità, a cura di Marina Brollo, Francesco Bilotta, Anna Zilli, pubblicata per i tipi di Forum Editrice Universitaria Udinese, che declina secondo diverse prospettive il concetto di ‘dignità’.
Ne affidiamo la presentazione a Francesco Bilotta, uno dei curatori del volume .

RIVOLUZIONE DELLA DIGNITÀ

La dignità è il valore di cui ogni persona è portatrice. È questa la conclusione cui si può giungere attraverso le riflessioni di intellettuali e filosofi moderni e contemporanei. Nel secondo dopoguerra, la parola dignità è entrata esplicitamente in molte convenzioni internazionali e in molte costituzioni, tanto da indurre Stefano Rodotà a coniare l’espressione “rivoluzione della dignità”. Si è trattato di una reazione agli orrori a cui l’umanità è stata esposta nel corso del secondo conflitto mondiale: la sistematica cancellazione fisica di bambini, donne e uomini nei campi di sterminio ha dimostrato che i precetti religiosi, la riflessione filosofica e perfino la persuasione morale erano stati presidi insufficienti. Ma che vuol dire tutelare la dignità delle persone?

Secondo il pensiero kantiano, la tutela della dignità umana coincide con la tutela dell’umanità dell’uomo. La violazione della dignità, in tal senso, coincide con la cancellazione radicale dell’esistenza umana, con l’abbrutimento violento e crudele, con la deumanizzazione assoluta della vittima. Tuttavia, la tutela dignità può non coincidere con la tutela “dell’idea” di essere umano, perché occorre considerare la persona nella sua quotidianità, nelle sue libere aspirazioni, sulla linea tracciata dalla Costituzione italiana, prima e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, poi. Dobbiamo distinguere, dunque, la dignità “umana”, che si riferisce alla persona in quanto appartenente alla specie umana dalla dignità “personale o individuale”, che mette in luce la dimensione relazione dell’essere umano e, infine, dalla dignità “sociale”, che rinvia all’appartenenza di classe, ai bisogni concreti, materiali di ciascuno. Il concetto di dignità ci consente di affrontare questioni come il rifiuto delle cure di fronte a una diagnosi di malattia terminale, la richiesta dell’accesso al matrimonio da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso, l’impegno dello Stato nella lotta contro la povertà e contro le discriminazioni.
O ancora, rende più comprensibile la  condizione dei c.d. ‘bambini fantasma’, ossia quei bambini nati in Italia da genitori che, non essendo in possesso del permesso di soggiorno, non si recano presso gli uffici anagrafici a denunciarne la nascita per il timore di ritorsioni nei propri confronti. La mancata denuncia della loro nascita determina una condizione di invisibilità sociale e giuridica che ci rende impossibile riconoscerli come persone portatrici di valore. Il concetto di dignità, dunque, assume un rilievo concreto per la nostra quotidianità, che è impossibile disconoscere e altrettanto impossibile affidare solo alle cure dei giuristi.

Francesco Bilotta – docente di diritto privato, Università di Udine

 A completamento del testo ‘dignità’ notizie sul portale Equal Uniud

Nel 2018, l’Ateneo di Udine ha investito nell’innovazione didattica promuovendo “un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento” per tutte e tutti (ONU, Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, obiettivo n. 4). EQUAL è uno dei risultati di quegli investimenti.
L’idea di costruire un portale internet è nata a margine di alcuni progetti sviluppati sia nell’ambito del Tavolo per l’innovazione didattica (TID), sia nell’ambito del Piano Strategico di Dipartimento (PSD) del Dipartimento di scienze giuridiche (DiSG) dell’Università degli studi di Udine.
Ideare EQUAL è stata la naturale evoluzione di un percorso di ricerca interdisciplinare che condividiamo da tempo, il cui focus principale è il diritto antidiscriminatorio. Proprio l’approccio interdisciplinare ha reso possibile il coinvolgimento di un gruppo di ricerca più largo e composito, da qualche anno attivo presso il DiSG di Udine, denominato Laboratorio lavoro, guidato da Marina Brollo.

Il portale ha due principali finalità:

  •  far circolare notizie, documenti, ricerche, anche non strettamente giuridiche, sulla lotta alle discriminazioni;
  • sollecitare i nostri studenti, in particolar modo quelli che animano la Clinica legale di diritto antidiscriminatorio, a produrre ricerche e scritti sul diritto antidiscriminatorio.

21 aprile 2021

Da qualche giorno la Forum editrice ha pubblicato il volume dal titolo Lessico della dignità, curato da Marina Brollo, Anna Zilli e Francesco Bilotta. Si tratta del frutto di una ricerca interdisciplinare, che ha coinvolto prima di tutto studiose e studiosi del Dipartimento di Scienze giuridiche di Udine, si è poi aperto ad altri Dipartimenti dell’Ateneo friulano e, infine, ha coinvolto ricercatrici e ricercatori che lavorano in Italia e all’estero.

Il Progetto di ricerca da cui nasce il libro si intitola “La dignità umana: colloqui attraverso i millenni” e si iscrive nell’ambito del Piano di ricerca del Dipartimento di scienze giuridiche di Udine, che l’Ateneo di Udine ha finanziato nel 2017.

Le Autrici e gli Autori hanno scelto un tema, utilizzandolo come lente per esaminare il concetto di dignità. In tal modo, è stato possibile restituire la pluralità degli approcci (anche disciplinari) riversati nel volume.

Il volume è gratuitamente scaricabile dal sito della casa editrice.

 DESCRIZIONE

Chi voglia ragionare attorno al concetto di dignità si trova immediatamente a fare i conti con una pluralità di categorizzazioni. In alcune letture la dignità è considerata un principio, in altre un valore, in altre ancora un diritto soggettivo. Per i non giuristi tutto ciò è poco significativo, però va subito chiarito che ogni opzione tra quelle ricordate ha un risvolto concreto nella quotidianità. L’approccio realistico allo studio del diritto, adottato in questa ricerca interdisciplinare, implica la necessità di farsi carico dell’impatto sociale effettivo delle proprie scelte teoriche. La pubblicazione, attraverso la forma del lemmario, mette in mostra le parole che danno senso e pienezza al concetto di dignità, dimostrando che le questioni oggetto di studio non sono appannaggio dei soli cultori del diritto. Optando per un uso della parola non specialistico, il Lessico si fa linguaggio comune e strumento di reciproca comprensione e vicinanza, invece che raffinato mezzo di distanziamento e controllo delle dinamiche sociali. Il Lessico ricorda a tutti che, se il diritto è il meccanismo attraverso il quale organizziamo la società, la dignità è il motore di tale congegno.

 https://forumeditrice.it/percorsi/storia-e-societa/tracce-itinerari-di-ricerca/lessico-della-dignita

 

 

1 Luglio 2021Permalink