7 dicembre 2021 – In consiglio regionale si chiacchiera di famiglia

Pro memoria: Alcuni giorni fa è stata approvata la legge di cui riporto due articoli e la relazione di minoranza

 Friuli Venezia  Giulia  –   LEGGE REGIONALE N. (148)
Disposizioni in materia di politiche della famiglia, di promozione dell’autonomia dei giovani e delle pari opportunità

Capo I  Disposizioni generali

Art. 1  (Finalità)

  1. La Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, in osservanza dei principi stabiliti dalla Costituzione e nel rispetto dei trattati e convenzioni internazionali, valorizza il ruolo della famiglia nel libero svolgimento delle sue funzioni sociali fondate su relazioni di reciprocità, responsabilità, solidarietà intergenerazionale, parità di genere e contrasto a ogni forma di discriminazione, nonché sull’equa ripartizione e valorizzazione dei compiti di cura.
  2. Per le finalità di cui al comma 1 la Regione promuove e persegue politiche integrate volte ad accompagnare i progetti di vita delle famiglie e dei loro componenti, a incentivare la natalità, a rafforzare l’autonomia dei giovani, a contrastare le disuguaglianze socioeconomiche ed educative, nonché a ridurre le disparità tra uomo e donna, anche attraverso il coordinamento, l’aggiornamento e il potenziamento degli strumenti di intervento previsti dalle politiche di settore, orientandoli al perseguimento delle finalità della presente legge.

Art. 2  (Sistema integrato delle politiche familiari)

  1. Per realizzare le finalità previste dall’articolo 1 la Regione, nell’ambito di un’azione di indirizzo e programmazione integrata, promuove:
    a) politiche e interventi mirati a realizzare le condizioni per incentivare la natalità e la crescita demografica della comunità regionale;
    b) politiche e interventi volti a valorizzare la genitorialità e i compiti di cura, educazione e tutela dei figli;
    c) la formazione di nuovi nuclei familiari e l’autonomia dei giovani, anche facilitando l’accesso alle opportunità lavorative, alle soluzioni abitative e al credito agevolato, al fine di contribuire a realizzare i loro progetti di vita;
    d) il rafforzamento dei legami tra le famiglie, le istituzioni, il sistema educativo formativo, sociosanitario ed economico produttivo nell’ambito del principio di sussidiarietà, quale elemento fondante della coesione sociale della comunità regionale;
    e) politiche volte a sostenere le responsabilità genitoriali, a rafforzare i servizi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e a valorizzare iniziative di welfare aziendale anche per promuovere l’occupazione femminile;
    f) iniziative volte a favorire l’uguaglianza di opportunità tra uomo e donna;
    g) lo sviluppo del sistema di offerta di attività e servizi dedicato alle famiglie e ai giovani in ambito culturale, sportivo, turistico e ricreativo;
    h) l’apprendimento intergenerazionale quale processo orizzontale volto a trasferire le conoscenze e le competenze proprie di ciascuna generazione verso l’altra in una prospettiva di crescita comune e della collettività;
    i) lo sviluppo di contesti di vita per un invecchiamento attivo e in autonomia

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Relazione del Consigliere Regionale Furio Honsell su DDL 148 “Famiglia, giovani e pari opportunità”

Questo disegno di legge presenta alcuni aspetti di pregio, dalla struttura redazionale alle risorse economiche che permette di attivare, ma è gravato da alcune pastoie ideologiche che purtroppo gli impediscono di diventare il Testo Unico regionale delle politiche a favore dei minori e dei giovani, nel quale tutte le forze politiche possano riconoscere quello strumento di emancipazione etico-sociale di cui la nostra comunità avrebbe profondo bisogno.

Nel corso delle preziose audizioni delle associazioni sindacali, della Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI, e dell’ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, vi sono state numerose sollecitazioni a rimuovere tali gravami. Molte di queste sono state riportate anche nelle osservazioni scritte pervenute ai membri della VI Commissione, che raccomanderei a tutti di leggere, e meritano una rispettosa considerazione in sede di approvazione dell’articolato. Alcune osservazioni potrebbero essere scambiate per meri ritocchi linguistici, quali l’uso di plurali: famiglie, uomini, donne, povertà educative, oppure l’enfasi sull’utilizzo della genitorialità in luogo di paternità e maternità, e soprattutto la proposta di utilizzare espressioni quali un più ampio contrasto alle discriminazioni per sesso e identità di genere in luogo della, linguisticamente più limitativa, parità tra uomo e donna.

In realtà queste osservazioni non sono mere riformulazioni lessicali. Qualora accolte offrirebbero l’opportunità di conferire alla legislazione regionale un respiro più ampio, dato dall’esplicitare la consapevolezza della pluralità di modalità nelle quali, sia il minore che i suoi genitori, possono sviluppare ed esprimere la pienezza della propria personalità, nel senso dell’Art. 3 della Costituzione. Questa consapevolezza, senza pregiudizi, è una delle cifre della Contemporaneità e si è venuta delineando negli ultimi decenni attraverso processi spesso molto dolorosi e difficili di emancipazione, di promozione dell’inclusione, di contrasto alle discriminazioni e di tutela delle diversità. Sono conquiste ottenute a seguito di battaglie di civiltà, non ancora pienamente affermate. Si pensi alla legge contro l’omotransfobia che la legislazione UE chiede che l’Italia recepisca già da un decennio.  Accogliere questo spirito non sarebbe un aspetto secondario per questa Amministrazione Regionale che si caratterizzò con una svolta oscurantista appena insediata, decretando come proprio primo atto amministrativo, nel maggio del 2018, l’uscita della Regione dalla Rete Re.a.dy- la Rete nazionale delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione.

Il senso della presente relazione di minoranza, e quello di numerosi emendamenti che intendiamo proporre, è proprio quello di evidenziare e di indicare, in un contesto normativo, come la Regione possa assumere quel ruolo di advocacy del contrasto ad ogni emarginazione, a cui una comunità emancipata e non abbruttita da ideologie dovrebbe aspirare. Non ritrovando ancora nel testo questo spirito, come Open Sinistra FVG, in commissione non siamo stati favorevoli a molti articoli nell’auspicio però che queste istanze vengano riconosciute attraverso il dibattito in Consiglio.

Questa legge presenta essenzialmente due elementi di pregio. Il primo è quello di proporsi come Legge Quadro/Testo Unico e dunque non costringendo a quelle acrobazie e corto circuiti normativi fatte di rincorse a tappe lungo intarsi e rimandi legislativi per comprendere cosa davvero intenda l’estensore. Va dato atto all’Assessore dello sforzo stilistico compiuto, anche perché non è certo pratica molto frequentata dalla Giunta in questa legislatura.

Purtroppo il corposo Art.39 delle Abrogazioni non è stato sufficientemente analizzato e c’è il rischio concreto che siano state abrogate inconsapevolmente situazioni che, ancorché residuali in termini numerici, non diventano certamente poco importanti nei casi specifici, soprattutto quando trattasi di minori.

Il secondo aspetto positivo di questa legge è l’Art. 6 (Dote famiglia) che, aldilà di un sottotitolo a nostro avviso infelice perché rimanda ad un vocabolo che caratterizzò la mercificazione delle relazioni umani, istituzionalizza da parte della Regione la possibilità di garantire ai minori appartenenti a famiglie, ovvero nuclei familiari, disagiate e a rischio di povertà, l’opportunità di accedere a contesti educativi, ludici, ricreativi, musicali, culturali importanti per realizzare il loro progetto di vita.  L’assessore ha parlato di una potenziale platea di quasi 100,000 minori nella nostra regione alla cui crescita socio-culturale attribuirebbe quest’anno ben 23 milioni. Non vi è dubbio che ci troviamo di fronte ad una scelta tutt’altro che scontata e che va apprezzata. Ricordo che, in scala minore, progetti simili non sono nuovi da parte dei comuni. Il Comune di Udine quando ero Sindaco, all’indomani della crisi economica del 2008, allorquando le famiglie precipitate repentinamente nella povertà furono costrette a far interrompere qualsiasi attività sportiva dei figli perché impossibilitate a pagare le quote, varò il progetto, tutt’ora operativo a Udine, denominato FAR SPORT oltre la crisi. Sono a conoscenza di progetti analoghi a Grado e presso altri comuni.

Alle modalità di sostegno attraverso la carta e la dote famiglia (Artt.5-6) il DDL 148 ne aggiunge altre, alcune anche piuttosto sofisticate e interessanti come la previdenza complementare all’Art.8, nonché il sistema integrato dalla nascita a sei anni Art.7 e ulteriori misure fiscali. Nei capi successivi della norma vengono poi delineati vari servizi, molti dei quali già operativi sulla base di normative preesistenti, ma qui inquadrati nel conteso di un Testo Unico/Legge quadro. Molteplici e opportune sono infatti le misure e azioni definite a favore dei giovani e volte alle pari opportunità, all’educazione alla genitorialità, e al sostegno sociale e socio-sanitario d’intesa con i Comuni.

Discuto quindi ulteriori aspetti specifici che richiedono a nostro avviso un affinamento.

Il primo è quello che relativo al requisito di 24 mesi di residenza continuativa nella nostra regione per l’accesso alla Carta Famiglia e a tutte le altre misure ad essa legate. Questo criterio numericamente arbitrario e discriminante non può che avere un riflesso estremamente pesante sui minori che ne verrebbero colpiti e pertanto emarginati rispetto ai propri coetanei. Immaginate come debba sentirsi un minore che partecipi alle attività sportive, anche come occasione di inclusione sociale, quando viene discriminato già all’iscrizione perché i suoi genitori si sono trasferiti da poco in regione! Questo prerequisito penalizzerebbe anche simbolicamente una regione che è al crocevia delle principali culture europee e anche storicamente è stata regione di frontiera accogliente, e che per giunta soffre oggi di un fenomeno di denatalità.

Il secondo aspetto critico riguarda il concetto di famiglia. Questa legge si riferisce molto frequentemente a tale concetto senza definirlo, però. A ben vedere non ne ha mai veramente bisogno rivolgendosi di volta in volta a nuclei anagrafici, anche monoparentali, all’interno dei quali vivono uno o più minori, o giovani. La parola famiglia spesso appare come ingombrante affermazione ideologica e si sarebbe potuta espungere senza che tante norme mutassero di valenza. Proprio per questo riterremmo opportuno dare una definizione di famiglia nel senso inteso proprio da molti articoli del DDL 148, ovvero quello più ampio definito dal DPR 223/1989, come precisato anche dalla L. 76/2016, ovvero come famiglia anagrafica, ovvero come insieme di persone legate da vincoli di: matrimonio, unione civile, parentela, affinità, adozione, tutela o vincoli affettivi, o convivenza di fatto. L’aggiunta di questa definizione non altererebbe il senso di nessuna delle norme ma amplierebbe il respiro sociale del concetto di famiglia. Famiglia è quel contesto che giustamente permette ai minori, ai giovani, ai genitori e indistintamente a tutti i propri membri di ampliare le possibilità di sviluppo di un proprio adeguato progetto di vita.

Il terzo punto riguarda la valutazione, come andiamo ormai predicando ad ogni DDL. Anche in questo caso, poiché molte delle misure si inquadrano all’interno di un opportuno programma regionale triennale di politiche integrate della famiglia (Art.3), è importante non limitarsi a cesellare chi fa parte del Tavolo regionale per le politiche familiari (Art. 4) ed è chiamato a elaborare o convalidare tale programma. Forse, ancora più importante, è prevedere che siano valutati gli esiti di tale programma, secondo modalità evidence-based. Per questo motivo proponiamo che ci sia un momento di valutazione nella rielaborazione triennale del programma, nonché proponiamo che sia inclusa anche una clausola valutativa nel DDL 148.

Nel giugno del 2021 abbiamo presentato come Open Sinistra FVG il PDL 139 <<Provvedimenti per la promozione, la valorizzazione e lo sviluppo della produzione musicale nel Friuli Venezia Giulia>>. Riteniamo infatti che la musica e la produzione musicale siano un momento indispensabile nella vita dei cittadini e, come scriveva nel 2007 Il Ministero della Pubblica Istruzione relativamente alla musica nella scuola, “La musica è componente fondamentale dell’esperienza e intelligenza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale indispensabile all’acquisizione di strumenti di conoscenza, cooperazione e socializzazione (…) allo sviluppo del senso di appartenenza di una comunità ma al tempo stesso all’interazione di culture diverse”. Non solamente la nostra regione ha una tradizione e una cultura musicale particolarmente ricca, ma la musica è linguaggio di emancipazione e la produzione musicale è opportunità imprenditoriale. Questa visione ci spinge ad enfatizzare in molti articoli accanto alle attività sportive anche quelle musicali, avanzando alcune proposte.

Un altro aspetto che riteniamo importante è includere nella presente legge l’impegno alla piena realizzazione nella nostra regione del traguardo 16.9 degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile 2030 dell’ONU, ovvero fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite. In Italia a seguito della L. 40/1998 come modificata dalla L. 94/2009 si prevede ancora che debba essere presentato il permesso di soggiorno alla richiesta di registrazione della nascita di un figlio, ancorché esista una circolare che ne dà un’interpretazione diversa. Questo Consiglio in data 01 ottobre 2019 approvò all’unanimità la mozione n. 92 “Sull’ottenimento del certificato di nascita per figli nati in Itala da persone non comunitarie irregolari” e nella successiva legge di stabilità la Giunta prese l’impegno con un ordine del giorno di “dare evidenza alla circolare interpretativa n. 19 del 2009 del Ministero dell’Interno al fine di assicurare un’integrale esistenza giuridica di ogni soggetto nato nel territorio”. Riteniamo pertanto qualificante per questo DDL/Testo Unico sui minori, riconoscere questo impegno alla luce del fatto che la nostra normativa nazionale è ancora gravata da questa aperta violazione della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) che l’Italia ha ratificato con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.

Infine, proprio per la ricchezza e complessità delle misure regionali di sostegno introdotte dal presente DDL che si aggiungeranno a quelle comunali preesistenti e ad ulteriori e, per certi versi, analoghe misure nazionali, ma con valori e parametri diversi, si suggerisce di potenziare la rete di sportelli informativi e di counselling per le famiglie, in modo che tutti possano trarre il massimo beneficio da questo spettro di opportunità. Potrebbe addirittura contribuire a creare una giungla normativa, con effetti paradosso, se non sufficientemente sostenuto da una rete informativa e di assistenza. A nostro avviso è insufficiente delegare solamente agli assistenti sociali o ad alcuni sportelli dei centri per l’impego tali compiti, senza prevedere un coordinamento di tutti questi soggetti erogatori. Diversamente il sistema complessivo potrebbe non dare i frutti che tutti noi auspichiamo, c’è sempre un rischio che il sistema sia dispersivo. Ricordiamo la formula sometimes less is more dell’architetto Ludwig Mies van der Rohe.

Con gli obiettivi sopra elencati proporremo emendamenti e ordini del giorno nel rispetto del ruolo costruttivo di consiglieri di opposizione che abbiamo sempre interpretato. Auspichiamo che possano esserne accolti alcuni in modo da poter sostenere questa legge quadro con pieno convincimento.

Testo di due  emendamenti proposti e respinti:

  1. Disegno di Legge n. 148 <<Disposizioni in materia di politiche della famiglia, di promozione dell’autonomia dei giovani e delle pari opportunità>>

PROPONENTE: HONSELL  Emendamento modificativo

Art. 1 (Finalità)

Al comma 2 dell’articolo 1 le parole <<incentivare la natalità>> sono sostituite con le presenti: <<sostenere una procreazione responsabile>>.                                                               HONSELL

NOTA: il presente emendamento non presenta ulteriori oneri per il bilancio regionale.

Considerazione  mia:  Questo emendamento non è stato direttamente bocciato perché l’art. 1 è stato riscritto ma la volgarità  di quel <<incentivare la natalità>> è rimasta.

  1. Disegno di legge n. 148 <<Disposizioni in materia di politiche della famiglia, di promozione dell’autonomia dei giovani e delle pari opportunità>>

PROPONENTE: HONSELL  Emendamento modificativo

Art. 2 (Sistema integrato delle politiche familiari)

Al comma 1, dopo la lettera i) viene aggiunta la seguente:

<<       i bis.)  azioni volte ad assicurare piena realizzazione del traguardo 16.9 degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile 2030 dell’ONU, ovvero il pieno riconoscimento ad un’integrale esistenza giuridica di ogni soggetto nato sul territorio del Friuli Venezia Giulia dando informazione della circolare interpretativa n .19/2009 del Ministero dell’Interno riferita alla legge 15 luglio 2009, n. 94. >>   HONSELL

NOTA: il presente emendamento non presenta nuove spese o maggiori oneri finanziari in quanto ha effetti normativi.

Considerazione  mia:  Intollerabile la bocciatura e soprattutto l’indifferenza con cui è stata accolta.

7 Dicembre 2021Permalink