17 marzo 2022 – Un nome, un numero, un asteroide

    HO UN SOGNO 267 marzo 2022

75190 SEGRELILIANA: L’IMPORTANZA DI UN NOME

Il numero che veniva impresso nella carne di ogni deportato non risparmiò una ragazzina tredicenne al suo arrivo nel lager di Auschwitz-Birkenau. Quella ragazzina, Liliana Segre, oggi è senatrice e porta quel numero «con grande onore perché è la vergogna di chi lo ha fatto».
Sopra di lei, sopra di noi, un asteroide in orbita fra Marte e Venere ora perpetua il passaggio dall’orrore della devastazione alla rinascita di un essere umano, con il suo nome che la violenza perpetrata non è riuscita a cancellare. Ricordando il suo lavoro schiavo, Liliana Segre precisa «Ci volevano far diventare disumani e il numero serviva per sapere quanti pezzi c’erano. Io sono stata un pezzo».
Un’altra donna ci ha recentemente proposto il significato del nome che a ognuno deve essere attribuito, che a ognuno appartiene e non può essere soffocato a morte da un numero.
Deportata con i genitori partigiani Lidia Maksymowicz racconta: «Avevo 3 anni arrivammo ad Auschwitz in un carro bestiame, il fatto di essere stata separata da mia madre è stato molto doloroso. < .... >
Mia madre veniva strisciando alla mia baracca per portarmi da mangiare e farmi ricordare il mio nome. Non ricordavo più il suo viso, ma solo le sua mani che mi portavano da mangiare».
Una mamma che sfidava le SS guardiane del campo per nutrire la sua bambina con i resti di cibo che le poteva offrire, le imponeva il ricordo del nome, l’unico legame con se stessa dalla nascita e identità riconosciuta nel percorso del suo breve passato.
Sul braccino della piccola c’era un numero che non è stato cancellato.
Su quel numero si è chinato papa Francesco, baciandolo “col pensiero rivolto a tutti i bambini morti nei lager”, ha raccontato Lidia.
Appunto a tutti i bambini. È un principio di uguaglianza che oggi in Italia sembra inapplicato.
Una legge infatti costringe coloro che registrano la nascita di un figlio ad esibire il permesso di soggiorno a un ufficiale di stato civile. La consapevolezza della propria eventuale situazione di irregolarità può indurli a non provvedere alla registrazione della nascita dei figli per paura.
La società civile, il parlamento italiano che la rappresenta non hanno bisogno dell’eroismo di mamma Maksymowicz per modificare l’art. 1 comma 22 lettera G della legge 94/2009. Dovrebbero solo rispettare la Costituzione italiana che dichiara all’art. 10: «L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute». Una di queste afferma: «Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi».
È la Convenzione delle Nazioni Unite, ratificata con legge nel 1991. Oggi rappresenta anche l’obiettivo 16.9 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite:
«Entro il 2030, fornire identità giuridica per tutti, inclusa la registrazione delle nascite».
L’Italia va controcorrente. Ci abitueremo. “Hanno pianto un poco, poi si sono abituati.
A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo!” Fëdor Dostoevskij in Delitto e castigo.

17 Marzo 2022Permalink